Posts Tagged ‘pazzia’

Breve aggiornamento e sommario per i somari


05 Jul

13 flowermoondeniro CarmeloBene

Falotico, il satiro, il man vero e parodistico


06 Jul

Sì, da più di un anno a questa parte, in verità dal lontano 2003, succedono accadimenti orribili. Dal 2003, sì, cioè il preciso anno in cui il mio hater Andy Cup, cioè handicappato acclarato, pervertito malato di mente spropositato e irredento, lui pensa, erroneamente, impunito, decise vigliaccamente, da leone da tastiera, alias agnellino senza pari e coniglione sesquipedale, di cominciare a diffamarmi, con ogni stratagemma possibile, tramite tutti i mezzi del web, io sono Lee Van Cleef di Per qualche dollaro in più. E, a proposito di dollari o di Euro, certa gente, ignorante più di una capra senza lana, dopo aver incassato un ingente bottino tramite Patreon, accusa gli altri, sempre e puntualmente, solamente tramite chat criminose o commenti che poi cancella o eliminò, di cose assurde. Ed è inutile che, tornando al mio hater imbecille, costui tenti di avere ragione. Cercando vanamente di provocarmi, ripeto, soltanto virtualmente, in quanto, essendo tale idiot savant un ratto agonadico, non ha assolutamente gli attributi per dire ed espletare, oso dire, evacuare coraggiosamente le sue oscenità dal vivo perché se la farebbe nelle mutande seduta stante con tanto di ambulanza che, per una sua incontrollabile e penosa crisi di panico, giungerebbe sul luogo, immantinente, per ricoverarlo al primo centro psichiatrico. Gettando poi la chiave. E rimarrebbe, in tale posto non certamente piacevole, vita natural durante in quanto la sua follia, certificata e acclarata inconfutabilmente, non sarebbe dovuta al bullismo subito o ad eventi estemporaneamente circostanziati. Antifona abbstanza chiara, nevvero, demente? Vuoi e volete la guerra, diffamatori e imbroglioni, cafoni e buffoni? Ok, però attenti. Sono molto più veloce e avanti di voi. E, peraltro, è facilmente comprensibile perché una certa personcina non riesca ad amare Michael Bay. Bay ha la Ferrari ed è un futurista, lui, invece, un retrogrado pseudo-comunista a parole, fascista nei fatti, che non riesce a essere salvato neppure dal suo commercialista, oberato infatti, com’è, da debiti allucinanti che non riferisce ai suoi aficionados poiché verrebbe fuori semplicemente la verità più ridicola e tristissima. E, ovviamente, ne rimedierebbe una figura, così come dicono a Bologna, barbina. Questa persona attacca i ricchi non perché, giustappunto, combatte per la giustizia sociale e la sana equità morale-economica, semplicemente perché è un frustrato fallito dei più patetici e, ribadisco, ottusamente incurabili. E si crogiola, così facendo ipocritamente, nel fortilizio di una trincea falsamente ideologica ed eticamente orrida. Io sono uno scrittore e un critico di Cinema. Questa gente, invece, non solo non lo è, è anche pazza e sprovvista di contezza e contentezza. Poracci(a). Questi poveri sfigati non hanno chiesto tutte le assistenze sociali eventuali e, come si suol dire, immaginabili (loro, ah ah, direbbero immaginarie, essendo analfabeti), la mano di qualche educatore che, semmai, non riesce neppur a educare sé stesso in quanto laureatosi in pedagogia coi punti della Coop, il 104 e il RDC? Ah, ma allora, adesso, avete capito contro chi vi siete messi. E, per piacere, non siate farisei, andando prima a messa e poi rinnegando, il giorno dopo, tutte le vostre vi(ri)li sconcezze. Ci vuole Il commissario Falò ed Er Monnezza, schifezze!

La malattia mentale esiste davvero non soltanto nel Cinema e in True Detective? Oppure è una fandonia creata appositamente dalla psichiatria a mo’ di spauracchio per chi odia i geni che non credono all’eugenetica della mi… a?


28 Jun

van gogh schnabel dafoe

Inizio spiritoso per poi arrivare al finale malato… di metafisica.

Ora, che c’entra True Detective? C’entra eccome.

Nella prima stagione, così come le altre due, scritte da Nic Pizzolatto, Rust Cohle/Matthew McConaughey è malato di mente. La sua non è però una malattia mentale socialmente pericolosa, anzi, tutt’altro. È lui che, grazie al suo fiuto da tartufo, in virtù del suo pessimismo cosmico da Giacomo leopardi ante litteram e, forse, rispetto a lui meno letterato ma probabilmente più lettore dei libri di criminologia non scritti da egregi, noiosissimi dottori, bensì da provetti, privati investigatori alla pari di lui espertissimi di assassini seriali, perfino rispetto a lui più intuitivi e migliori, in maniera prodigiosa riesce a catturare lo psicopatico pedofilo e a smascherare non soltanto il maniaco sessuale, bensì anche le false congreghe di ciarlatani affetti da manie religiose.

Rust non è un fanatico, non è neanche un esaltato. È proprio un gran figlio di puttana nella sua accezione più figa di Michelle Monaghan e di Alexandra Daddario.

Invece, il suo “partner” esclusivamente lavorativo, Marty/Woody Harrelson, non soffre di nessuna patologia mentale, non è uno psichico, tantomeno uno da internare in un centro psichiatrico.

Però, a vederci chiaro, è in effetti malato del seno della Daddario. Mentre Rust sodomizza sua moglie e poi scatta la rissa fra i due amici/nemici che si danno più colpi di quelli rifilati a Rachel McAdams da Ray Velcoro/Colin Farrell nella seconda stagione.

Anche Ray è malato.

Difatti, è tanto certosino e impeccabile nel suo lavoro quanto borderline e facile alle botte da dare non solo a Rachel, bensì a ogni ragazzino bullo, indubbiamente disturbato, che fa lo sbruffone con suo figlio “ritardato”.

Vince Vaughn, invece, è manesco, è un puttaniere conclamato ed è un fesso mai visto.

Sì, sua moglie è una fessa incredibile, nel senso meridionale del termine (fessa infatti, al sud, significa gran pezzo di patonza che, a sua volta, si dice in Toscana, maremma maiala!), eh già, Kelly Reilly.

Oramai specializzata in ruoli da mangiatrice di uomini, “rinomata” nella parte della bagascia di bell’aspetto che può cavalcare sia Kevin Costner, ovvero MrBalla coi lupi, di Yellowstone che un nerone come Denzel Washington di Flight.

Nonostante ciò, Vaughn la tradisce con delle meretrici di bassa sega, no, lega.

In ciò, va detto, assomiglia a Stephen Dorff. Uno che, alla pari di Bret Michaels, riuscì a fottere Pamela Anderson.

Mentre, in Somewhere, Stephen inchiappettò Laura Chiatti. Secondo me, non solo nella finzione.

Con buona pace del cornuto di Marco Bocci.

In True Detective 3, Stephen interpreta la parte, per l’appunto, del tipo piacione un po’ coglione e, nel finale, molto panzone ubriacone.

Stephen, in questa serie, non è malato di mente. Di bionde, nel senso stavolta di birre, sì.

Ha pure la parrucca biondissima!

Mentre Mahershala Ali diviene progressivamente demente e non ricorda più quasi niente.

Vi garantisco, comunque, che Carmen Ejogo è una passerona che non si dimentica facilmente.

Ora, perdonatemi. Non ho più voglia di scherzare e sdrammatizzare.

Avverto un blackout dietro di me, qualcosa di enormemente bergmaniano.

Negli ultimi anni, quasi tutte le persone a me care, purtroppo, sono morte.

E anch’io non mi sento bene.

Più che malinconico, sono nostalgico.

Ma forse qualcosa è rimasto, qualcosa echeggerà eternamente.

La mia anima vivrà per sempre.

Non è un testamento funebre ma una presa di coscienza lapidaria.

Ecco, detto questo, elenchiamo dei film ove i protagonisti sono, in un modo o nell’altro, dei pazzi.

Blown Away – Spazzato via:

Ecco che si riforma la coppia formata da Corey Feldman (identico nell’aspetto a un mio ex amico delle elementari e delle medie, Marco Trasatto) e dal compianto (da chi?) Corey Haim.

La loro patologia consiste in questo: perdono la testa per la stessa donna, cioè Nicole Eggert. In tale thriller erotico girato col culo. Un film, diciamocelo, del cazzo.

Non guardatelo, scaricatevi solo le clip in cui Nicole si mostra più e più volte generosamente ignuda.

Comunque, a Nicole Eggert e a Pamela Anderson, ho sempre preferito Marliece Andrada. Anche lei bagnina bagnatissima di Baywatch e sicuramente una che, come Alexandra Paul, soprattutto di Christine, può trasformare un nerd come Keith Gordon in Flash Gordon.

Proof:

qui, Anthony Hopkins, dopo essere stato il celeberrimo cannibale de Il silenzio degli innocenti, interpreta la parte di un genio matematico impazzito. Il quale non riesce neppure a capire che sua figlia, incarnata da Gwyneth Paltrow, la diede a Brad Pitt.

Dire, cazzo, che Anthony e Brad girarono assieme Vento di passioni. Anche Vi presento Joe Black.

Pare che Pitt e Claire Forlani non abbiano mai avuto alcun tipo di relazione sessuale e/o sentimentale.

Sì, questo lo andranno a dire a quella zoccola di Angelina Jolie.

Andiamo avanti…

Qualcosa è cambiato:

qui, Jack Nicholson interpreta la parte di un misantropo che scrive romanzi d’amore. Ma che significa?

Allora, odia l’umanità o non gliela fa? Lo sa Helen Hunt.

Per riuscire a farcela…, Jack prende le pastiglie, cioè gli psicofarmaci.

Molti di voi, invece, non abbisognano di pasticche come il Viagra.

Non gliela fate manco con questo/e. Ah ah.

Joker:

non so se ne siete stati informati. Questo film è la storia della mia vita.

La mia esistenza è stata plagiata da Todd Phillips e da Scott Silver.

Ho chiesto il risarcimento danni all’Infortunistica Tossani. Ma come? Ho pure vinto l’Oscar come miglior attore protagonista? No, l’ha vinto Phoenix.

Insomma, ‘na tragedia. Ah ah.

Rambo:

qui, Stallone, dopo essere impazzito a causa degli orrori del Vietnam, dà di matto.

Sicuramente meno, comunque, rispetto allo sceriffo e ai suoi scagnozzi fottuti. Non solo nel cervello.

Risvegli:

una malattia chiamata encefalite letargica. Un miracolo inaspettato. Peccato che duri pochissimo. Quasi quanto la corta durata di Stand by Me di Reiner. Una magia e un magnifico ricordo che finiranno solamente nel brevissimo, impercettibile tempo di un’estate bellissima.

A Beautiful Mind:

discreto film, assai retorico. Nemmeno una donna bella come Jennifer Connelly riesce a salvare un genio dalla follia.

Neppure il suo amore riesce a curarlo dai suoi demoni…

E che se ne fa John Nash del Nobel?

Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità:

forse l’arte, la fantasia, l’immaginazione salveranno il mondo da ogni aberrazione e da ogni ipocrisia.

Forse, la forza della grandezza artistica permetterà a Vincent di essere un grande uomo come il Pasolini descritto da Abel Ferrara. Ancora una volta, strepitosamente aderente al viso cristologico del leggendario Willem Dafoe.

di Stefano Falotico

THE FAN: per essere fanatici di me, Stefano, bisogna fottere i cretini come fa il grande Trent Reznor


01 Dec

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Scena della sauna di The Fan di Tony Scott con Bob De Niro e Benicio Del Toro.

Scena cult. Scena calda, scena freddissima, scena infervorata, scena dissanguata, scena scalmanata, scena girata con montaggio sincopato sulla follia oramai esplosa da psicopatico del personaggio di Bob, Gil Renard, fantozziano venditore di coltelli, forse anche usati, che impazzisce come Arthur Fleck/Joker dinanzi all’ennesima batosta devastante.

Dopo aver perso il lavoro, per fortuna, direi io, tanto era solo un subalterno, un sottopagato, sfruttato, umiliato e cornuto, diretto peraltro da un uomo che sembrava la brutta copia di Ed Harris di Americani, uh uh, dopo aver perso la moglie, vivaddio, meglio finire barbone piuttosto che stare con una donna così barbosa, dopo aver perduto l’affidamento del figlio, menomale, era uno strano incrocio tra il figlio di John Lennon e Yoko Ono e un tonto da giochi di ruolo, avrebbe al massimo fatto la fine dei pornoattori Juan El Caballo Loco e Jordi El Nino Polla (dei quali, comunque, vi consiglio le scene con Kendra Lust, avendo io di lei ogni dvd in HD), ecco…

Gil viene deluso dal suo campioncino, ovvero Wesley Snipes/Bobby Rayburn.

Devastato, per via del fatto che il suo pupillo, invero pollo, è stato rimpiazzato da un Benicio Del Toro già col panzone, combina un macello su musica umida dei Nine Inch Nails. Pura carne allo spiedo con tanto di tatuaggio strappato dalla pelle martoriata.

Sì, la gente fa presto a dirti fallito e pirla.

Non sa molto della tua vita. Ragiona di logiche superficiali.

– Ah, capisco, figlio di meridionali trapiantati al nord, quindi popolano da canzoni retrive, simpatiche per rincoglioniti, canzoni per gente con zappa e zampa di elefante. A lavorare nei campi! Il cognome la dice lunga, zotico! Sì, noi siamo rock, moderni, siamo gente cazzuta. Mica poveracci. Questi qua, ah ah, non capiscono un cazzo. Guardano i film e non comprendono mica nulla, poveri sempliciotti.

 

Chiariamoci molto bene, come dice Bob De Niro di Cape Fear.

Andate a prendere per il culo, nella prossima vita, qualcun altro.

Di mio, posso dire che guido a velocità supersonica, ho una bellissima voce, invece che prostituirmi al sistema e coprirmi della maschera cosiddetta dignitosa del patto sociale per cui, anche se sei una merda, basta che tu abbia uno stipendio da duemila Euro al mese e poi puoi puttaneggiare a tutto spiano, preferisco fare lo scrittore squattrinato.

Se non vi piace, andate sui viali e abbonatevi alla prostituzione di massa.

No, non cambio. Semmai solo le marce e ingrano la quinta, ti asfalto.

Non mi piego. Sai, forse ti spiego.

Sapete che vi dico? Anche il Cinema di Woody Allen m’ha stancato. Meglio Nicolas Winding Refn, allestitore di un Cinema arrabbiato, futurista come il mio giubbotto.

Tanto, abbozzando e facendo gli intellettuali, lo si prende solo nel culo. Il signor Pellegrini di The Fan deve invece pigliarlo in quel posto.

Gli piace giocare di ricatti ed etichette. A me invece piace giocare pesante, in maniera devastante.

 

di Stefano Falotico

MINDHUNTER: Is There Method in the Madness? Per molti di voi, no, nasceste pazzi e morirete, sperando nei sogni della vostra Hollywood, più che da Memento, da dementi


16 Aug

anna torv

pacino pomeriggio da cani

Innanzitutto, prendiamola a ridere subito. Sì, iniziamo con una battona. No, con una battuta.

Le donne meretrici ridono sempre. In verità vi dico che tristissimamente ne vedo tante per strada. Sono poverissime, non solo moralmente, eppure offrono sorrisi a gigolò, no, a gogò, ballando allegramente.

Ah ah.

Ora, molte di queste ragazze, a causa delle loro adolescenze da schizofreniche, nonostante si siano normalizzate col subentrare della loro vita adulta, sono però rimaste troppo indietro. Dunque, si sono date a prenderlo nel didietro completamente.

Piuttosto che farsi il culo, ritornando a studiare, hanno scelto la strada, appunto, più facile…

Sì, il loro inserimento sociale è ecumenico. Lasciano che tutti gli uomini più sistemati, cazzo, sistemino loro qualcosa d’inserente. Ah, è tutto un inserimento a vicenda. Tu me lo metti in quel posto, (s)cavalcandomi, io poi mi affilio al comunismo, vero cavallo di battaglia di chi, essendo stato trombato, combatte il sistema bastardo.

Uh uh.

Sabina Spielrein, interpretata da Keira Knightley nel film A Dangerous Method, sì, docet.

Se si fosse affidata alle cure mediche di Sigmund Freud, sarebbe rimasta fottuta. Ah ah. Per sua fortuna, incontrò Jung.

Sì, Freud e Jung ebbero un confronto-scontro riguardo la psicologia della posologia, diciamo, d’applicare a Sabina al fine che lei non diventasse isterica irrecuperabile:

– Carl, secondo me quella donna è incurabile. È come lavare la testa a un’asina. Si perde tempo e sapone.

– No, Sigmund. Non è incurabile. A mio avviso è inculabile.

– Cosa? Che vorresti dire?

– Voglio dire che vorrei praticare su di lei un esperimento mio sessuale per vedere se posso salvarle la vita e offrirle un sociale, oserei dire consenziente, solidale inserimento che possa donarle una vita meno speciale e più economicamente stabile.

– Ah, fai pure. Sei sicuro di quello che stai facendo? Fin dove vuoi spingerti…?

– Sigmund, stasera la metto a novanta. Tanto, più a pecora di così, la nostra Sabina non può stare. Sta malissimo.

Spingerò parecchio.

– Carl, non è che tu sei Andrea Roncato/Loris Batacchi del capo ufficio pacchi di Fantozzi subisce ancora?

– Un po’ sì.

 

Uh uh.

I giovani d’oggi si riempiono la bocca, parlando a vanvera della New Hollywood, sì, stando sdraiati al mare da palestrati e allenati alla panza piena, ah ah!

Guardate, io non sopporto Christopher Nolan. È tutto ciò che disprezzo, dal mio profondo del cuore, del Cinema odierno.

Un Cinema di pacchiana grandeur cucinato per un grande pubblico di spettatori che, dinanzi a questo venditore d’aria fritta, inchinandosi a quest’imbonitore di giochi di “prestigizzazione”, s’esaltano dirimpetto alle sue furbissime prodezze registiche, si fa per dire, basate sulla suggestione lobotomizzante di coscienze già marce.

Sì, la gente vive in una tale agiatezza che parla sempre di tristezza appena entra in contatto con storie più realistiche rispetto al loro distorto concetto di realtà probabilmente sofistico. O sofisticato?

La realtà di questa gente che, di fronte a Nolan, s’esalta e magnifica ogni sua iper-commerciale buffonata, consta di selfie su Instagram nei quali fan sfoggio di addominali-tartaruga e di culi spropositatamente più curati degli effetti speciali utilizzati da Christopher.

Sì, ieri pomeriggio son rimasto scioccato nel vedere la foto di una.

La scritta, da lei appioppata con tanto di font da blockbuster sbanca-botteghino, soprattutto la bottega del suo fidanzatino, era/è questa:

in quest’ano, no, in quest’anno mi sono fatta il culo e ora me la godo.

Sì, una foto con tanto di zoom sulle sue natiche fisicamente asciutte nonostante fossero bagnate dall’acqua marina e, a mo’ di collage, la miniatura di lei e il suo ragazzo con quest’ultimo che le bacia il fondoschiena, ancora vividamente in primo piano, da cui il famoso espediente cinematografico-televisivo definito   Picture-in-Picture e la faccia ridente di questo “lucky guy” su espressione loquace che pare dire da rapace e da uomo (in)capace:

stasera il mio non si rimpicciolirà, anch’io mi son fatto il culo e stasera me lo farò ancora, lavorando duro. Di brutto e di burro.

 

Sì, aveva ragione Arnold Schwarzenegger quando, in Danko, scopre che pure in Russia si sono corrotti. Entra nella sua camera d’albergo e in tv passa una scena inequivocabilmente pornografica.

Arnold, su sua consueta espressione granitica, pronuncia disgustato la lapidaria, secchissima parola… CAPITALISMO.

Sì, questa società (s)fatta di salute e benessere, questa società all’apparenza impeccabile, è una società schifosamente andata completamente a puttane.

E ora vi spiego perché.

Parlano tutti di crisi ma io questa crisi non la vedo.

Dopo lunghe meditazioni, ho compreso che il PD fa schifo. Il mio pc va cambiato, Salvini non v’ha salvato.

A me sinceramente il sesso fa schifo. Schifo, schifo, schifo, lo ripeto, ripetizione, schifo. Dunque, non prendetemi seriamente. Anche se combatto per un sistema egualitario, dunque anche se dovessi emanciparmi, ripugno sia le donne emancipate che quelle sottomesse, ah ah. Vi espugno. Viva le pugnette!

Sì, sento al massimo l’esigenza di noleggiarmi un porno come quello vede Schwarzy. Nel sesso virtuale, puoi essere “violento”. Meno del mondo cosiddetto reale, violentissimo davvero.

Nella realtà sociale e nel senso così carnascialesco e frivolo, in cui voi sguazzate a tutt’andare, il mio pesce è fuor d’acqua.

Sì, è sempre stato così. Da quando mollai tutto per annerirmi, dunque splendidamente vivere nel sottosuolo delle mie eterne memorie d’una vita da me già mandata a farselo dare nel culo.

Odiavo i miei coetanei, questi ragazzi già iscritti al codice fascista del classismo che frequentavano scuole ove, fra videogiochi da The Games Machine simili a Inception e canzoni dei The Cure, mi odiavano. Poiché, secondo questi pappagalli, io necessitavo di cure. Si attennero alle prescrizioni impartite loro da genitori il cui unico interesse era quello di educare i figli a essere dei prodotti da mercanzia, avviandoli al puttanesimo falso del raggiungimento ruffiano di titoli e referenze inutili, atte solo ad attestare una presunta superiorità e un suprematismo radicalchic di natura capziosamente culturale.

Per poter così soggiogare i cosiddetti deboli.

Sì, oggi uno come Pasolini sarebbe sbattuto e centrifugato, inculato e sedato in un centro di salute mentale.

Poiché i suoi discorsi contro l’omologazione di massa sarebbero visti come disturbo borderline o doppia personalità da aristocratico socialmente pericoloso che ha i soldi ma se la tira da stronzo.

Sì, Pier Paolo lo sottoporrebbero a demagogiche pedagogie per uniformarlo al porcile d’illogiche idiozie.

Soltanto dopo che avrà abiurato al consumismo delle carni Manzotin, solamente dopo che si sarà plastificato e piegato ai ricatti d’un sistema (ba)lordo, potrebbe continuare a girare film. Sì, però quelli di Nolan.

Perché è questo che la gente vuole.

Non vuole più storie perturbanti come ne Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, non desidera più Taxi Driver perché oggigiorno il motto è vivi sano e scemo. Non fare il coglione, appunto, goditela.

Vai alle feste, divertiti, ubriacati e poi, da bravo bambino, inchinati alle responsabilità adulte del nuovo fascismo ideologico, lavorando come un negro, stando zitto e aspettando il sabato sera per fare appunto il porco.

Oh, mi raccomando, non azzardarti a trasgredire l’ordine costituito, non dire per alcuna ragione la verità, sennò subirai nuovi terrorismi psicologici. Non piagnucolare! Sei un uomo!

Sarai minacciato di ricoverato psichiatrico.

Sì, prova solo a scrivere un libro come questo, Dopo la morte, e ti distruggeranno. Lo trovate in vendita a mio nome. Cercatelo e ficcatevi tutte le vostre bugie ove sapete che vanno messe.

Sì, questa gente filistea va anche a messa.

Mah, io più che Joker e villain, se mi fate incazzare, divento villano. Faccio casini della madonna e sveglio tutto il villaggio.

Questo è body horror, filosofia della nuova carne cronenberghiana.

Falotico, Scanner totale. Pensaste di far scoppiare il cervello a me ma non prevedeste che il mio nome è Stephen. Stephen Lack. Io vi vedo lungo. Voi invece ce l’avete pure corto. E ora sono cazzi vostri!

Abbiamo finito coi funny games? No.

Sì, guardate. In questi anni, ho visto un sacco di donne che si professano psicologhe. Ma di che? Queste qui, dopo aver passato tutte le estati a Ibiza, hanno imparato du’ nozioncine a memoria e le hanno applicate, peraltro malissimo, sui malcapitati pazienti loro di turno.

Ah, poi hanno dei turni in cui iniziano alle nove di mattina, alle due vanno in pausa-bagno col direttore del centro psichiatrico, alle sei e mezza devono già scappare perché devono fare l’aperitivo con le amiche.

Sì, devono darsela sempre a gambe levate. Sono impegnate. Più che altro, impregnate. E hanno pensato a come fare i soldi, sfruttando la dabbenaggine della gente normale che, in quanto normale, soffre questa vita animalesca e bestiale. Queste mentecatte vogliono solamente scopare e festeggiare con lo spumante.

Sono molto, molto cattivo.

Sono Matthew McConaughey di True Detective.

Non l’avevate capito?

 

di Stefano Falotico

JOKER Origins: al festival di Venezia vedrò davvero e dal vivo Joaquin Phoenix e De Niro – La mia vita ha rivisto la luce dopo il tunnel di un viaggio al termine della notte


15 Aug

Joker poster

Tutti quelli di cui avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito… ha vissuto la sua vita su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole. E vostro figlio ha cavalcato quel raggio… e voi due gli avete dato una vita che gli ha permesso di vivere quel sogno.

(Sean Penn, The First)

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti, purtroppo o per fortuna, è terribilmente vero

Ora, la situazione si fa merdosa.

Vi spiego bene, con molta calma. Datemi tempo. È quello che vi chiesi anni fa quando invece, standomi col fiato sul collo, mi faceste impazzire.

Dispongo già dell’accredito stampa per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove, come sappiamo, uno dei titoli di punta, sarà Joker di Todd Phillips.

Invero, ancora non ce l’ho. Ho pagato 60 Euro a Banca Sella, attenendomi alle oculate prescrizioni comunicatemi dalla direttrice dell’ufficio stampa, appunto, della Biennale.

Sì, chiariamoci. A meno che voi non siate uno del New York Times, vale a dire il critico pagato a peso d’oro più del cachet miliardario ricevuto da Phoenix e De Niro per essere rispettivamente il protagonista e il suo antagonista nella succitata pellicola su Joker, non potete permettervi di avere l’accredito gratis.

Sempre 60 Euro dovete e sino alla fine dei vostri giorni dovrete sborsare. Comunque, è un bel risparmio.

Anzi, pure di più. Il prezzo della benzina aumenta a ogni ora, ci vorrebbe Adriano Celentano di Svalutation per non farci credere che esista l’inflazione. Come dice Totò a Peppino ne La malafemmina… ah ah.

60 Euro comunque non sono, a ben pen(s)arci, una gran cifra, infatti senza… sarebbero circa 500 Euro, bonus permettendo.

Col mio accredito potrò, innanzitutto, sedere a fianco di critici di spicco ma soprattutto loro avranno l’opportunità di avere accanto a essi un uomo che forse non è un uomo. Sì, sono un essere anomalo, la peculiarità esistenziale fa parte della mia natura tanto fascinosamente abissale, in virtù del mio carisma a pelle bestiale, quanto rompiballe in modo insostenibile.

Mi hanno detto di salvare la ricevuta fiscale allegatami in mail, di stamparne il PDF e di presentarmi al Palazzo del Casinò con in mano tutta la documentazione.

Ora, sorge però più che un casino, ecco, un Casinò. Si potrebbe ovviare a questa sfumatura non da poco se io fossi l’incarnazione del capolavoro di Martin Scorsese del 1995, appunto, con De Niro, Sharon Stone e Joe Pesci.

Non è da una o accentata o no che la sostanza cambia. Casino in originale, Casinò in italiano, rimane pur sempre un tragedia di persone che, incasinatesi a vicenda, fanno scoppiare le loro vite che perdono tutto più di un incosciente alla John Malkovich di Rounders. Il quale, sopravvalutando le sue mosse, ritenendosi imbattibile, provetto gambler, ah che poveretto, scommette tutto al tavolo da gioco, convintissimo di avere in mano la carta vincente, ma scopre che il suo avversario ha la stessa mente di Will Hunting – genio ribelle.

Piovono soldi… sì, bisogna vedere da che parte, caro Teddy KGB.

Da circa vent’anni, forse di più, invero esattamente dall’anno successivo a quello in cui crollarono le Torri Gemelle (sì, le Twin Towers precipitarono l’11 Settembre, a festival già finito del 2001), l’intera zona attorno alla Mostra del Cinema, durante il periodo festivaliero, viene perimetrata neanche se fossimo in 1997: Fuga da New York.

Dunque, per poter accedere al Casinò, essendo quest’ultimo ubicato nella zona nevralgica e protetta da eventuali attacchi terroristici, prima bisogna consegnare la carta d’identità agli uffici della detectionreception.

Perciò, come farò a dimostrare, una volta che sarò dinanzi alla bigliettaia della baracchina della biglietteria del Casinò, che sono Stefano Falotico se, come dettovi, avrò appena lasciato in deposito le mie generalità al di fuori del “ghetto?”.

Sì, la Mostra è piena di gente che si dichiara appassionata di Cinema. Ma di che?

Alcuni hanno delle facce da criminali mai visti. Sì, vanno al festival solo per imbucarsi a qualche festino. Fra giri di prostitute e droga a tutt’andare. Sì, ne ho visto cose che voi non umani non potreste immaginare.

Critici che criticano solo i film dei sogni che s’erano fatti prima di diventare critici o pseudo tali.

Sì, il critico odierno, soventemente affiliato a giornali il cui caporedattore è ammanicato col produttore del film da recensire, sono dei falsi, dei corrotti e dunque, ça va sans dire, dei falsari della Settima Arte.

Scrivono che il film è bello soltanto perché altrimenti la loro vita non sarebbe più tanto bella. Eh certo, sennò li licenziano.

Ah, ne ho viste, vidi e spero di vederne tante… critici cinematografici che obiettarono sulle cosce della passerona Gwyneth Paltrow in passerella, sputtanandosi poi nei bagni dei parties con “reginette” decisamente meno belle di questa principessina sul pisello.

Sì, a Venezia v’è un giro di mignottelle e troioni pazzeschi. Indossano la maschera degli uomini irreprensibili e moralmente retti. Camminano tutti ritti. Tant’è vero che la prima mondiale di Eyes Wide Shut si tenne, appunto, a Venezia. E quest’anno riproporranno il capolavoro postumo di Kubrick…

Ho detto tutto.

Fatto sta che riuscirò a ficcarmi… per ottenere il pass.

Sì, per me, a dire il vero, questo problema non sussiste. Oramai mi conoscono tutti. Sono un personaggio sulla bocca di chiunque. Come si suol dire, un attore che non abbisogna di presentazioni.

Già, immagino la scena:

– Buongiorno. Guardi, dovrei ritirare la tessera, munita perfino di mia foto profilo, già precedentemente inviatavi nell’apposito formulario, da me pagata un mese fa. Son stato però costretto a lasciare i documenti fuori dalla Mostra.

– Ah, ma lei è il Joker Marino, alias Stefano Falotico.

– Sì, è vero. Come fa a conoscermi?

– Suvvia, bambagione. Lei è riconoscibilissimo anche a un miglio di distanza. La sua faccia da culo la conosce mezzo mondo.

Pigli questa tessera e buon Festival. Ah no, scusi solo un secondo. Lei, stasera, dopo aver visto il film, sarebbe disponibile per giocare un po’ con me? Lei è proprio un pagliaccio, sa? Poi, starmene chiusa qua dentro tutto il giorno con tutto questo caldo, vede, a notte tarda mi rende una monella.

Insomma, fra clown tristi la vita è più felice. Sì, io e lei, anzi tu, ti do del tu e poi te la darò tutta, siamo carcerati psicologicamente. Siamo un po’ come Steve McQueen e Dustin Hoffman di Papillon. Qui a Venezia c’è il mare, stasera che ne dici?

Andremo al ristorante, ordineremo delle vongole, faremo un giro in gondola, poi in albergo tu mi sfilerai la gonna e, tuffandoci nei sensi più profondi, prenderemo il largo a prua e a poppa.

Il mattino dopo, mi servirai la colazione con tanto di cornetto alla crema.

– Sì, ok cornuta. Ciao. Fottiti. Al massimo, posso invitarti a prendere assieme un caffè senza zucchero. Ci stai? Offro io, non ti preoccupare.

 

Invero, questa qua non era male. Però il mio albergo prenotato a Venezia è impresentabile. Non posso portare una bella donna in un tugurio fatiscente e diroccato. Perderei tutto il mio fascino alla Tom Cruise.

Sì, torniamo alla questione iniziale. Detta come va detta, non trovo un buco mango a pagarla, no, pagarlo.

Tutti gli alberghi del Lido, anche quelli più scalcagnati, sono già tutti occupatissimi.

Detto ciò, la tessera mi darà l’esclusivo diritto di poter vedere tutti, dico tutti, i film in Concorso e Fuori Concorso, quelli delle sezioni collaterali, i classici delle retrospettive e anche quelli senza una cinematografica prospettiva.

Sì, fra tanti film belli selezionati, ci saranno come al solito anche delle stronzate micidiali senza capo né coda, senza poetica e senza neppure una bella figa che valga, come si dice in gergo goliardico, il prezzo del biglietto. Insomma, i cosiddetti film improponibili. Oggettivamente da voltastomaco, messi lì per riempire gli spazi vacanti.

Sì, è praticamente impossibile assistere a un Festival qualitativamente omogeneo e perfetto. Ogni anno, su dieci film di grande livello, ce ne sono trenta che, se fossi stato il regista, non avrei mai mostrato, appunto, nemmeno a mia moglie.

Ora, Todd Phillips è sposato?

Ecco, credo che sua moglie abbia già visto, assieme a quelli della Warner Bros, il Joker.

Dunque, probabilmente la pratica di divorzio fra Phillips e la consorte è già in atto. Ah ah. Come no?

Se invece così non fosse…

Sala Grande, prima internazionale di Joker.

In verità vi dico che al pubblico sarà presentato il 31 ma la stampa lo vedrà il 30.

Finisce comunque la proiezione.

La follia, no, la folla è in visibilio, Phoenix è paonazzo dalla commozione, il neo di De Niro, da nero che è, diventa rosso per via del flash dei fotografi. Il pubblico sovreccitato si scalmana, una ragazza, fanatica di Phoenix gli urla: la tua interpretazione in Quando l’amore brucia l’anima è niente in confronto al mio calore per te, sto bruciando!

La gente applaude, insomma un’ovazione. Con tanto, appunto, di esaltati che, in barba a ogni pudore, hanno in diretta delle incontinenti eiaculazioni e donne ninfomani iper-appassionate di Joaquin in stato fermentante di febbricitante ovulazione.

Insomma, un delirio collettivo!

La moglie di Phillips però è sconvolta e, fra sé e sé, pensa… cazzo, è il film di mio marito.

Io pensavo che fosse un brav’uomo e invece ha realizzato la pellicola su un matto ma forse la pazza son stata io a sposarlo. Oppure siamo tutti impazziti.

In verità vi dico che dubito riguardo il fatto che De Niro possa presentarsi al Lido.

Innanzitutto, il suo ruolo è minore. Poi, per quanto io ne sia fan sfegatato, De Niro è uno stronzo.

Io e tutti gli altri stemmo ad aspettarlo dietro le transenne per Shark Tale.

Lui passò e non cagò nessuno.

In tanti anni di Festival è l’unico attore che non si è fermato a firmare gli autografi.

È il mio attore preferito. Sono uguale a lui.

Ho varie ammiratrici che mi scrivono su Facebook, sinceramente vogliono scoparmi.

Al che, mi decido a incontrarle dal vivo. Loro, alla mia vista, rimangono estasiate.

Io dinanzi a loro, manco per il cazzo.

E sparisco di nuovo nella notte come Travis Bickle di Taxi Driver.

Detto ciò, caro Travis, Cybill Shepherd ci rimase di merda.

La lasciasti in mezzo alla strada come una puttana qualsiasi.

E dire che, poco prima, combinasti un macello per rendere questo mondo più pulito.

Ma poi a che sarebbe servito? Jodie Foster, una volta salva(ta) dal pappone, comunque rimase fottuta. Perciò, per non farsi pappare dagli uomini lupo, non riuscendo a superare il suo trauma, studiò psicologia con il master in criminologia.

Da cui la sua Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti.

Be’, che vi debbo dire? O meglio che volete che vi dica?

D’adolescente, mi opacizzai nella notte più fosca. Smarrendomi come lo straniero Travis nei dedali della mia solitudine nera.

Mi consolai dallo stress nell’orgasmizzarmi. Sì, calato ogni sole, mi resi solare, registrando tutte le più grandi fighe che passavano, a luci rosse, via cavo.

E ora vi racconto questa…

Nel 2003, nonostante già fossi più colto di ventimila laureati a Oxford, m’iscrissi a una scuola di recupero.

Lì conobbi un certo Enrico col quale ci recammo a Chieti. Per diplomarci privatamente.

Nei giorni antecedenti il nostro viaggio, Enrico, nonostante io a quei tempi avessi già incontrato Roberta di Trieste, notando che ero molto triste, a inoltrata sera suonò a sorpresa a casa mia.

Svegliando i miei genitori.

– Ehi, che ci fai a quest’ora?

– Stefano, facciamoci un giro. Sono in palla.

– Ma è tardissimo.

– Appunto. La notte è lunga e io voglio renderla calda.

 

Indossai il giubbotto, afferrai le chiavi di casa, aspettai l’ascensore e, uscito che ebbi dal mio stabile, trovai Enrico nel mio cortile. Piuttosto instabile. Con una faccia arrapatissima:

– Stefano, stanotte ho voglia di darci!

– Ma tu non sei fidanzato con Micol?  (sì, la sua ragazza si chiamava Micol e non Nicole).

– Sì, ma ho voglia di qualcosa di più. Accompagnami. Anzi, sono talmente in tiro che voglio farti un regalo. Dai, seguirmi, entriamo in macchina.

 

Al che, spedito a tutta velocità, si fermò al Bancomat più vicino e io gli chiesi:

– Dove cazzo vai?

– Vado a ritirare i soldi che m’occorreranno per la donna che sceglierò, girando per istrada. Anzi, ritirerò anche qualche soldo in più poiché desidero che pure tu possa godertela. In poche parole, te la pago io.

 

A quel punto, salutai Enrico e chiamai un taxi.

Non sono mai andato a zoccole in vita mia e giammai vi andrò.

Andare con una donna di malaffare significa dichiararsi più che falotici, no, fallici, eh sì, falliti.

È un’umiliazione mortificante che non potrei sostenere. Cioè, fatemi capire bene. Voi pagate una purché vi renda contenti? E vi rende contenti dietro i contanti?

Io, al massimo, ho cinquemila film pornografici in casa mia. Ma sono un romantico.

Fatto sta che, pochi giorni dopo, salii nuovamente in macchina di Enrico. Che caricò me e due donne, una ragazza più piccola di noi e una signora di una certa età, per recarci nel luogo ove avremmo effettuato l’esame di maturità.

Anzi, ora che ricordo bene, in macchina con noi c’era anche Armando. Uno che in quel periodo cantava sempre ad alta voce il ritornello Anvedi come balla Nando di Teo Mammuccari, tormentone del 2004.

Enrico, come avrete capito bene, aveva quel vizietto lì. La sera prima degli orali, ecco, s’ubriacò e ancora con una puttana, segretamente, andò.

Gli telefonò la sua ragazza per sincerarsi se stesse bene e se fosse pronto per l’interrogazione del giorno dopo.

Al che, Enrico il telefono mi passò:

– Stefano, sono Micol. Enrico è impazzito? Che fa? Si sbronza la sera prima dell’esame?

– Sì, in effetti è un po’ brillo. Ma ora lo mettiamo a dormire.

– Stefano, tu sei molto sincero. Dimmi la verità. Enrico s’è solo ubriacato?

– Sì, certo. Perché?

– Ora, io credo che mi tradisca. Sai com’è… lontano da me potrebbe… ora, mi garantisci che ha solo bevuto?

– Vuoi la verità, Micol? La sai già.

 

Partì un urlo immane.

Be’, Enrico e Micol si lasciarono.

Ma non fu per colpa mia. Lei invero era già cosciente che Enrico amava molto incoscientemente le altrui cosce.

 

Ho trovato finalmente la sistemazione. Circa 500 Euro per sole 4 notti.

Ora, per molto tempo la gente pensò che io fossi Tom Hardy di Warrior.

Invece, ha scoperto che sono Joel Edgerton.

Sì, un tipo apparentemente fantozziano che non ha nessuna possibilità di vincere.

E invece, a differenza degli idioti, io faccio funzionare la testa.

Sono colui che ha ribaltato ogni prospettiva.

Dunque, mi spiace per il demente che continua a offendermi su YouTube perché non ci sta.

Che posso dirgli? Andasse a Lourdes.

Sì, davvero. Certe offese puerili sono accettabili se hai 16 anni. Alla mia età, fanno i ridere i polli come lui.

Capito? Questo s’è sparato un trip sulla mia persona mai visto. Se non appunto nella sua mente.

Adesso, vi spiego bene come vi vede lui. Sì, lui capisce tutto, non lo sapevate?

Mi grida che sono pazzo, solo, senza amici e una vita sociale. Che sono un disagiato, un mostro, un repellente abominio, come dice lui… un aborto.

Be’, in effetti un mostro ha bisogno della sua altra metà identica a lui di sola diversa desinenza femminile.

Mi pare dunque ovvio che il mostro vada alla Mostra. O no? Ah ah.

Credo che costui abbia sempre delirato su di me.

Trattasi di ragazzino gravemente disturbato.

Va a dire in giro… ma come fate a dar retta a quel Joker Marino? Ma non lo vedete che si filma sempre da solo? Non ha un cane. È un cretino.

Tale idiota di ciò n’è veramente sicuro?

Bene, se l’è andata a cercare… rendiamolo felice. Diamogli il contentino come si fa con gli scemini.

Dal 2003, costui non sa niente della mia via intima e privata, diciamo personalissima.

Nell’anno appena succitato, uscì il capitolo 1 di Kill Bill. Che costui mi creda o no, non chiedetemi, vi prego, come riuscii ad uscirne, ecco, uscii con una tizia che abitava in un paesino di Bologna.

Che si fa con una ragazza? La si porta a vedere un film.

Durante tutta la proiezione, questa ragazza rimase impressionata.

Non tanto dal film. Questa qui di Cinema non sapeva un cazzo. Rimase scioccata, più che altro, da me che non la cagai. Un altro, al mio posto, anziché concentrarsi su Uma Thurman, avrebbe pensato a qualcosa, diciamo, di più tangibile e corporeo.

Ora, questa qui non era bionda come Uma. Anzi, era mora. Ma non era male. No, no, no. Un bel bocconcino.

Lei, finito che avemmo di vedere il film, mi fissò negli occhi e, accortasi del mio turbamento, mi domandò un po’ allarmata:

– C’è qualcosa che non va, Stefano?

– Un po’ tutto non va. Ma sto bene. Non ti preoccupare.

 

In verità, la scena finale del film m’aveva pietrificato.

Lei m’invitò a casa sua. I suoi erano a letto. Ah, fra l’altro, non era la prima volta che io e questa qui c’eravamo incontrati. Il nostro primo appuntamento era avvenuto… in una zona losca del paese in cui abitava.

Lei mi portò in un pube, no, in pub.

Dopo dieci minuti, seduti al tavolo, uno di fronte all’altro/a, lei mi sospirò:

– Non hai caldo? Fa caldo, cazzo, fa molto caldo.

– Sì, in effetti questo è un pub di provincia. Ma non hanno i soldi per un ventilatore?

 

Lei scoppiò a ridere. Anzi, sogghignò…

In verità, s’era accorta che io non avevo per niente capito a cosa volesse alludere per alluparmi.

Ma uscì con me, come detto, ugualmente la seconda volta. Anzi, credo che le piacesse la mia ingenuità.

Che culo, infatti. Trovarsi di fronte a un ragazzo completamente vergine da ammaestrare a proprio volere.

Ma io avevo la testa da un’altra parte. Volevo vendicarmi, sì, volevo vendicarmi perché, a differenza di quello che questa qui poteva aver creduto, dopo aver visto Kill Bill avevo compreso tutto…

Cosa voglio dire con questo?

Facciamo un passo indietro. Torniamo al Joker.

Secondo voi chi è Arthur Fleck?

Io me l’immagino così. Dev’essere uno oscuratosi nella notte. Anche delle Stelle. Cioè degli Oscar.

Sì, durante l’adolescenza deve aver sofferto di disturbo ossessivo-compulsivo e, prima della serata di premiazione degli Academy Award, cazzo, questo qui si faceva pure il bagno come se dovesse essere lui il premiato con la statuetta.

Amici, quello che vi posso dire è di non assumere mai questi psicofarmaci:

1) Depakin: uno stabilizzatore dell’umore. I suoi effetti collaterali sono devastanti.

2) Risperdal: un neurolettico, adesso sostituito dal più “moderno” Invega. Gli effetti collaterali, se assunto in forti dosi, sono l’alterazione del metabolismo, una forte stipsi, un ingrossamento del fegato e un enorme calo della libido.

3) Fluoxeren: antidepressivo e antipsicotico terribile. Può provocare addirittura shock anafilattico, vomito, nausea e profonda sonnolenza.

Ragazzi, non assumeteli mai, per nessuna ragione al mondo. In ciò, ha ragione Eros Ramazzotti di Parla con me:

non si uccide un dolore, anestetizzando il cuore…

Ora, in caso di violenta sofferenza psicologica, i farmaci e i tranquillanti bloccano il dolore. Sì, ma fermano anche il piacere.

La persona può allora ammalarsi di catatonia, eccessiva rigidezza muscolare, fissità esagerata dello sguardo, oppure sconfinata apatia.

Mettiamo anche che si ammali in un’età troppo giovane in cui non possa autodeterminarsi e, intorno a sé, gli ruotino solo adulti superficiali e ragazzi indifferenti che preferirono appioppargli un’etichetta. Non volendo mai appurare…

Ma che appuraste? Più puro di Fleck non ce n’è!

Era ovvio che Arthur Fleck, una volta marchiato e stigmatizzato, sarebbe andato incontro, poi ripresosi, all’incomprensione degli ottusi.

Che, anziché stringergli la mano nel momento del bisogno, lo incriminarono persino per il semplice fatto di avergli rotto il cazzo.

Ecco, con questa ragazza non andò proprio benissimo. Con Roberta, sì. Anche troppo.

– Stefano, toglimi una curiosità. Tu e Roberta come vi siete conosciuti?

– Attraverso una chat.

– No, fammi capire bene. Questa qua è scesa da Trieste a Bologna per conoscere te? E tu chi sei Superman?

IO SONO IO.

 

Morale della favola: il mio calunniatore è rimasto molto, molto indietro. Quando mi scrive cose come… esci dal guscio…

Ah, il famosissimo guscio dello struzzo o del suo fare lo stronzo?

Comunque, l’assolvo. Lo compatisco. Trattasi di persona, oltre che a dismisura inconsapevole, gravemente sospettosa e diffidente.

Dovrebbe aggiornarsi. Invero, vergognarsi. Sì, a volte mi sembra un ignorante come Totò della famosa scena della lettera de… La malafemmina.

Dice a me che devo studiare e prendermi la LAURA…

Costui, il quale parla tanto di vita sociale, non è che sia un venditore del suo culo?

No, per chiedere, eh. Sembra, a sentirlo parlare, un maniaco sessuale. Non è che domani lo vedrò fra i protagonisti negativi della seconda stagione di Mindhunter?

Sì, questo qui non è mai sicuro che io dica la verità. Mi scrive sempre:

– Dov’è che sono queste donne? Fammi vedere.

 

Cioè, vuole che gli realizzi un porno. Più maniaco di questo guitto d’avanspettacolo, manco Charles Manson.

 

Finale: sì, ma Joker chi è?

Certamente, non io. Come ha detto il canale YouTube L’IMPERO DEL CINEMA, che qui ancora ringrazio infinitamente, Joker è un archetipo che noi tutti amiamo.

Simbolizza tutta la bontà più pura nella sua forma più splendidamente angelica ma allo stesso tempo è l’incarnazione di Satana.

Sì, ma perché lo amiamo?

Ora, il film di Todd Phillips, stando alle premesse e alla trama fornitaci, guardando il suo teaser, è impostato su un canovaccio scritto da Scott Silver, a prima vista, perfino piuttosto canonico da Bignami della psicopatologia.

Arthur Fleck, a quanto pare, è affetto da complesso di Edipo. Vorrebbe la sua vita ma, a livello inconscio, un po’ come fa Jason Miller de L’esorcista, non riesce mai davvero a staccarsi dal cosiddetto, a livello metaforico, cordone ombelicale. Per di più che sua madre è adesso malata e necessita con la vecchiaia di assistenza.

Forse, in un certo qual modo, è simile proprio a Travis Bickle. È uno “schizofrenico” esistenzialista.

Molti della mia generazione vissero parecchi stati di coscienza definiti vuoti a perdere. La generazione a cui io appartengo veniva infatti definita, oltre che generation x, quella del vuoto…

Ma poi siamo sicuri che questi ragazzi sognassero davvero di essere Re per una notte?

O questo invece fu il sogno dei loro genitori? I quali, non riuscendo a concretizzare le loro ambizioni, scaricarono le loro frustrazioni, idealizzando distortamente la vita futura dei figli? Pianificandone le scelte?

Sì, perché se Joker avesse voluto diventare un personaggio dello spettacolo, se ne sarebbe fregato della batosta ricevuta da De Niro. E avrebbe insistito come se nulla fosse stato.

Per quanto possa apparire, appunto, folle e insensato, grottesco e assurdo agli occhi della gente “normale”, Joker non vuole mettere su famiglia, non vuole nascondersi dietro la maschera della dignità sociale volgarmente intesa. Cioè non crede che il valore di una persona dipenda dal valore stesso che gli altri possano più o meno attribuirgli in misura del suo reddito e dei suoi trionfi.

Una tipica, retrograda, sbrigativa frase che viene rivolta ai “malati di mente” è la seguente: me non mi freghi, coglione. A cui vuoi darla a bere? Vedi di rimboccarti le maniche come tutti e ora ti becchi un sacrosanto calcio in culo.

Oppure: non fare il furbo.

Che poi è sostanzialmente la stessa cosa.

Quando invece stetti assieme a un’altra ragazza, mi ricordo di questo mio rapporto assai strano.

In quel periodo ero davvero un saltimbanco un po’ patetico. Come Sean Penn di This Must Be the Place. Un film a mio avviso concettualmente sbagliato nell’ultima mezz’ora.

Innanzitutto, caro Paolo Sorrentino, la vendetta non serve. Non si vendica un padre con la legge del Taglione. Il nazista ha già condannato la sua anima al demonio. Cioè è già morto.

Poi, Sean Penn/Cheyenne, ottenuta la catarsi vendicativa, torna da sua madre. Sua madre è pazza. Sean si presenta a lei con un taglio di capelli da perfetto uomo normalizzato.

Ah, che brutta caduta di stile, Paolo.

Cioè, fammi capire bene. Cheyenne ha rinunciato alla sua unicità, al suo magico candore per essere uno stronzo come tutti?

No, non ci siamo.

Peraltro, Sean Penn è uno degli uomini più affascinanti, misteriosi ed enigmatici di sempre, secondo me.

Cioè, fatemi capire bene. Questo qui ha un fisico da palestrato, è stato con Madonna, con Charlize Theron e chi più fighe ha più ne metta, ed è però amico di Terrence Malick, ha vinto l’Oscar per Milk e Mystic River, ha girato un film con Woody Allen?

Uhm, c’è qualcosa che non va.

Sì, Sean Penn non è l’omaccione che lui stesso, forse, vorrebbe far credere di essere.

The First è stata una serie televisiva piuttosto mediocre. Ma appartengono proprio a Sean Penn/Tom Hagerty le parole forse più belle di quest’anno di Cinema e tv.

Quando, dinanzi ai genitori distrutti per la tragedia occorsa al figlio, il quale doveva essere uno dei primi uomini a mettere piede su Marte, Sean Penn, con infinita saggezza, li consola, dicendo loro quella che è la verità.

Ecco amici e, come dico io, (a)nemici, s’è fatto tardi. Spero di aver detto delle cose sui cui io stesso possa riflettere.

Mi aspettano 5 giorni di Festival in compagnia.

Non mi credete?

Perdonatemi solo per l’audio molto basso. Ma ho registrato da WhatsApp. Potete scusarmi?

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di Stefano Falotico

Tutte le strade della pazzia portano a Roma e il Joker è un satiro che giocherella innocentemente coi capitalisti, da cui la capitale o Marx?


11 Jul

jokerberlusconi

 

Nicole+Minetti+Nicole+Minetti+Bikini+SIQ0fu1CfL4l

Già vi narrai, giusto, delle mie scorribande mentali, delle mie perdizioni nel mondo segreto della notte più profonda ove mi persi e soccombetti al lunare, acquiescente zampillio del mio cuore sommerso nell’opalescenza più linda della mia brillantezza offuscatasi?

E del mio miracolo avvenuto a Roma molti anni fa? Trovate molti scritti in merito a tale mia rinascenza.

Persone poco spirituali, invero solamente agganciate alla scientificità più spicciola e materialistica, non ammetteranno mai che si sia trattato di un evidentissimo miracolo. Di quello che, in psichiatria, viene definito uno dei pochissimi casi nella storia di ritorno alla follia della vita umana dopo la bellezza incompresa dell’esistenza dissipatasi nei meandrici sotterranei della pazzia comunemente intesa.

La pazzia è qualcosa che non si può toccare con mano, è intangibile, come si suol dire, è perfino impossibile diagnosticarla da parte della cosiddetta gente normale.

Lo sostiene anche quel matto di Tom Waits quando alla domanda di Matt Dillon, in Rusty il selvaggio, se sia possibile capire quando uno è pazzo, sebbene all’apparenza non lo sembri, il mitico Tom gli risponde che non sempre è appunto possibile riconoscere la persona malata di mente e attestare visivamente, da una semplice occhiata per intenderci, se ci si trova/i di fronte a un pazzo la cui pazzia sia appunto manifesta, oppure se la sua follia sia irriconoscibile a prima vista poiché il pazzo che ne soffre, purtroppo o per fortuna sua, non cela né dissimula la sua insania, semplicemente non ne è consapevole così come gli altri, pronti a giudicare se sia pazzo o no, non sono coscienti forse di essere loro stessi (i) pazzi. E viceversa, in un continuum (in)equivocabile di fraintendimenti reciproci appunto pazzeschi.

È quello che io sostengo da una vista, no, da una vita. Ancor prima di aver visto, moltissimi anni fa, per la prima volta Il seme della follia.

E anche Il medico dei pazzi con Totò.

Non fraintendete inoltre quanto nelle righe seguenti vi esporrò dall’alto della mia modestia talvolta superba.

Per tempo immane, incalcolabile e oserei dire incommensurabile, io mi credetti sano e anche coloro che frequentai quando io mi considerai savio, eh già, mi reputarono una persona priva d’ogni qualsivoglia ombra di anormalità. Anzi, a dirla tutta, fui sempre reputato un ragazzo cervellotico, sì, un falotico. Sin troppo dunque normale e timorato di dio.

Molti pensarono che, avendo un cervellone, non fossi interessato alle passerone. Ma questo è un altro discorso.

Perché mai si associa puntualmente la serietà comportamentale con le voglie sanamente sessuali?

Cioè, si crede che se uno sia una persona in gamba, debba essere necessariamente un prete? Cioè uno a cui non interessano le femminili gambe e tutto ciò che può condurre al paradiso molto prima di compiere miracoli e ascendere al cielo?

Eh sì, se incontri Naomi Campbell degli anni novanta, non hai bisogno di andare ogni domenica a messa e non abbisogni neppure di fare il missionario come Madre Teresa di Calcutta, non devi dunque passare attraverso le stigmate di Padre Pio per essere beatificato. O no?

Sì, chiariamoci su questo punto cruciale poiché da qui parte tutto il resto…

Sì, si sente dire così in giro.

Se uno, ad esempio, fa lo scrittore e commenta la foto di una, inserendo la lapidaria, onestissima frase sintetica… sei una grande figa, la figa chiamata in causa gli risponde che lui non è uno scrittore vero per colpa d’averle scritto una banalità come tutti gli altri.

È uno scrittore, forse un grandissimo poeta, mica un eunuco. Ecco, sono situazioni imbarazzanti che creano disagi oserei dire incolmabili. Vuoti da riempire molto a perdere…

Sì, le donne esigono l’uomo lirico e non da due lire che impeccabilmente scriva loro odi e sillogi magnificanti le loro forme estasianti, prodigandosi in componimenti talmente lunghi che, mentre il poeta si scervella per regalarle loro, loro la regalano a uno che le fa sognare con la villa, la Porsche e le collane dorate.

Da cui il famoso detto… buonanotte e sogni d’oro.

Sigmund Freud disse che il pazzo è un sognatore sveglio…

Charles Bukowski invece coniò due perle da premio Nobel, ovvero: l’individuo equilibrato è un pazzo e alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.

Ed è in virtù proprio di questi padri della mia psicanalisi che non sarò mai come Berlusconi ma un coglione qualsiasi.

Né pazzo né un Joker psicopatico, neppure un deficiente come quasi tutti.

Sì, Roma è la capitale di questa nostra Italia disastrata.

Nelle scorse ore, il litorale adriatico è stato sommerso da un nubifragio cataclismatico con epicentro Pescara, sì, diciamo un terremoto di acquazzone non vendibile al mercato Aiazzone.

Perché la gente ai supermercati dei grossi centri commerciali acquista solo uno dei film più brutti con Richard Gere, Come un uragano.

Sì, uno tsunami che le persone, alla sua vista, hanno urlato azz, ora sono cazzi amari.

Per forza, se piove di brutto, asciutti non potranno certamente esserlo.

A Roma risiede il Papa che giustamente pontifica in quanto pontefice.

Fellini vi girò Roma (evviva la fantasia per scegliere un titolo originale, diciamo) ma anche La dolce vita e altra roba, a Roma, Antonello Venditti filmò il suo cammeo sotto il cupolone de La grande bellezza e Sabrina Ferilli gigioneggia tuttora da ciociara, magnandosi un buon piatto di carbonara.

A Roma si concentrano i girotondini, godono i premier truffaldini e non poco volpini, sgallettano le vallette che svendono facilmente le mutandine ed è tutto un gran casino.

Solo il Joker vero e non quello finto, in mezzo a un mondo andato a puttane, formato perlopiù da pazzi, cammina tra la foll(i)a da vero cavaliere mascarato.

Ah ah.

Oh capitale, mio capitale, io non sarò mai capitano di niente.

Ma questa è la mia nave e non affogherò nel vostro oceano di porcate.

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di Stefano Falotico

L’irreprensibile, immutabile, irremovibile mia visione del mondo infrangibile, una visione da duro


08 Feb

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Sì, più passa il tempo e più divento assolutistico. Dogmatico in alcune convinzioni. Radicale eppur non islamico né radicalizzato. Ideologicamente schierato, barricato nelle mie verità inamovibili, perpetue, sacrosante, ribattezzate, sacramentate giorno dopo giorno in un continuo, tremendo forse trincerarmi nella schiettezza più disinibita oppure nel vivo, scorticante scoprirmi in quello che appare un misero fortilizio vulnerabilissimo, una prigione di vetro indistruttibile, inattaccabile da colpire duramente per risate sperticate e offese sguaiate.

E più ridete, più mi biasimate e compatite, più io vado fiero della mia freddezza e del mio stile impeccabile.

Inappuntabile!

E vi rimando a uno dei miei scritti migliori degli ultimi mesi, indiscutibile. Riveduto e corretto per l’occasione.

Ove credo, e lo affermo con estremo orgoglio, di aver azzeccato pienamente tutto. Indovinato le trappole ricattatorie a cui molti di voi abdicano e si conformano per non dispiacere a nessuno tranne a voi stessi, appunto.

Perché, in quest’illusoria, menzognera compiacenza frivola, mercantilistica, asservita e improntata al culto dell’apparenza più edonistica, pensate di vivere felici e invero, neppure tanto segretamente (e basterebbe adocchiare i vostri sfogatoi su Facebook per accorgersi che vi dilaniate in piaggerie e piagnistei patetici), soffrite immensamente nel vizioso circolo perennemente auto-ingannevole d’ipocrisie ruffiane, di vostri scambi di battute mortifere, fasullamente ridanciane ove, recitandovi a vicenda il giuoco e il giogo di leccarvi il culo, pensate qualche volta di aver trovato il vostro quieto porto. L’attracco sereno, libero da ogni angoscia sporca.

E oscenamente sbagliate, ancora una volta. Penosamente insudiciati da una mendace mascherata di baciamani cortesemente allineati a una massa insulsa, bacata, superficiale e facilona.

Io, in maniera ancestrale e abissale, sono incurabile.

Le provaste tutte. D’inganni, maligni sotterfugi, di trabocchetti e appunto ricatti, di proibizioni plateali o ancor peggio dicerie e sgambetti subdoli per adattarmi alla vostra visione del mondo.

E invece il mio no apertamente sbattutovi contro, anziché essersi affievolito…, oh sì, s’è enormemente irrobustito.

Esponenzialmente ingigantito. Tanto che ho assunto il nome di Joker per opporre, dinanzi alla vostra indifferenza inaudita, la mia burlesca scortesia altrettanto truffaldina.

Recito la demenzialità come un man on the moon strafottente, allo zenit di ogni possibile e immaginabile irriverenza e sfrontatezza verace ché, ingiustamente provocato affinché contro-natura cambiassi e beceramente mi omologassi, ai dettami del porcile e delle bieche animalità piamente e piattamente, abbattuto, m’attenessi, nel mio consapevole, onesto, bel delirio persevero e non c’è verso oramai che possa tornare indietro.

Mi affibbierete la patente di coglione ma sarò asceso in verità, vi dico, a omone, miei troioni.

No, non andrò mai col sorriso a trentadue denti a una festa nel fotografarmi, attorniato da veri, questi sì, pagliacci, assieme a delle belle gnocche con tanto di boccacce.

Meglio far il Boccaccio, il goliardico asinaccio dinanzi a tal vile umanità allo sbando, di fronte a un mondo di magnacci.

Sì, sono arrivato a considerare la pornografia ben fatta perfino superiore a Shutter Island. Pensate un po’.

Ora, parlo da uomo che ha adorato Scorsese alla follia, appunto, per tempo immemorabile.

Ma, sinceramente, possiamo prendere i suoi ultimi film e buttarli a mare.

Sì, non sto bestemmiando.

Oggi, avete fatto un gran casino perché sulla RAI hanno trasmesso The Wolf of Wall Street tutto sforbiciato e censurato.

A mio avviso, e non è sacrilega blasfemia, è un film davvero brutto. Pacchiano, interminabile, scontato, volgare.

Assistere a un Pinocchio che mangia, caga, dorme, scopa da mattina a sera, fa soldi sui poveri fessi e via dicendo.

Che palle. Ma questo lo sappiamo già. E il film non ha stile, è piattissimo, una noia micidiale.

Sì, vi siete stupiti della censura? Se fossi stato nel direttore del palinsesto della RAI, io l’avrei completamente censurato. Del tutto. Bruciatelo!

Via, questo film va cancellato. È una schifezza immonda. Ma non perché mostri sesso e cazzi vari, potte e figone, no, non per questo.

Semplicemente perché è una disgrazia cinematografica indicibile. Il punto stilisticamente più rincoglionito di Scorsese.

Ho accennato a Shutter Island. Altro film che, come dicono a Roma, non se po’ vede’.

Ora, Leo DiCaprio impazzisce perché torna dal lavoro e scopre che sua moglie, una specie di Annamaria Franzoni, ha trucidato quelle povere creature dei loro figli.

Ah, troppo facile. Non s’impazzisce in un nanosecondo. La pazzia abbisogna di anni e anni di eventi e circostanze funeste per stabilizzarsi nella doppia personalità.

Non è certo una tragedia a scatenarla di punto in bianco.

E, a proposito della Franzoni, oh, a me pare pure un’ottima figa. Quasi quasi una botta gliela darei.

Sì, è libera, dichiarata innocente. Ed ecco che i giornali vanno a ruba. La gente, che non ha un cazzo da fare, anziché preoccuparsi della propria vita andata a puttane, s’infoia per sapere la verità.

Impazzeranno altri programmi da sciacalli.

Saranno fatti della Franzoni se ha ammazzato o no? Eppure a voi che le puntate il dito e le dite che è un mostro… piace Le ali della libertà. Non capisco…

A proposito di pazze e pazzie. Anche A Dangerous Method è un mezzo film di merda. Ho scritto un libro, David Cronenberg – Poetica indagine divorante, ove poeticamente lo incensai.

Sì, perché è conforme alla poetica di Cronenberg e in questo senso un film magnifico.

Ma il film, preso esclusivamente nella sua sostanza, è una balla colossale. Non si cura la schizofrenia con inculate, carnali e non.

Io sono un esperto in materia. Ma non di schizofrenia e malattie mentali affini. Bensì di illuminata sanità totale.

Anni e anni d’idiozie psichiatriche mi hanno, e qui mi aggancio alla tesi mia iniziale, convinto che la psichiatria, anche la psicanalisi, non risolva nulla.

Di solito, se c’è un disagio preoccupante, il medico cerca, attraverso colloqui infiniti e potenti, col paziente, di risalire alle cause. Non sempre sono individuabili.

E, anche quando si accerta la causa, che cosa si risolve? Niente.

Anzi, peggio. Il cosiddetto “pazzo”, se la sua pazzia era innocua, se la godeva.

Una volta preso coscienza di essere pazzo, che cosa gli rimane?

Può essere che abbia sessant’anni, nessun soldo in banca, eccetera eccetera. Sai che roba.

Almeno prima si trastullava spensierato nella sua incoscienza.

Gli psichiatri, poi, sono unicamente allarmati soltanto da questo: del paziente, della sua salute appunto psichica, di conseguenza anche fisica, non gliene può fregare di meno.

A loro interessa solamente che i suoi “disturbi” non siano di danno a nessuno.

Sono dei poliziotti e tutori dell’ordine. Un mio amico mi disse… non si occupano di pulizia della mente, bensì sono la polizia della mente.

È tragicamente vero. Agghiacciante.

Se un paziente loro in “cura” diventa non un peso morto bensì un peso massimo di trecento chili e un vegetale perché bombardato di farmaci e sedativi allucinanti, agli psichiatri non frega nulla. Non sbatte, come si suol dire, un beneamato cazzo.

A loro importa solo di preservare una parvenza di pseudo-tranquillità tristissima, ripugnante, oserei dire criminosa, infame e delittuosa, azzerando una persona, inibendola, semmai pure castrandola, psicologicamente annientandola, al fine che non faccia più casini che potrebbero mettere in pericolo la sua incolumità e quella del prossimo.

Un abominio osceno.

Anziché curarla davvero, sensibilizzarla, valorizzarla, perdonarla se ha commesso involontariamente degli errori, la psichiatria viene usata a scopo punitivo, tamponante, ai limiti dei più inguaribili orrori lobotomizzanti e nazistici.

E in questo non si differenzia molto nel suo agire, sopprimere, castigare e frenare, alla società di massa.

Che ipocritamente zittisce chi la pensa diversamente col potere capzioso d’un inganno e di una slealtà che va a parare sempre sul sesso, sulla forza, sulla virilità e la femminilità, sulle apparenti debolezze e sulle intrinseche e non, presunte, pregiudizievoli fragilità.

Una visione del mondo adattatasi alla potenza del denaro, in poche parole alla forza… della maschera.

Perché pensate che molte persone si laureino, ad esempio? Davvero perché credete che abbiano semplicemente istituzionalizzato il loro sapere in una determinata e da loro designata disciplina?

No. O perlomeno è vero per chi, ottemperante a una referenzialità formale, applica le sue conoscenze per un fine superiore. Per un arricchimento emotivo e culturale che possa donare loro migliori strumenti interpretativi.

Ma i più sfruttano il pezzo di carta per sentirsi superiori e dettare, da dittatori, la propria privilegiata legge sul debole di turno, ricattandolo.

Si chiama fascismo, si chiama ignoranza, si chiama arroganza, supponenza, si chiama idiozia.

 

Ed è per questo che, nonostante tutto, io sono davvero il Genius.

E nella vita devo fare quello per cui sono nato. Scrivere di Cinema e non, non posso essere coglionato nelle sceme(nze) generali.

E poi… ieri il Frusciante ha esaltato JFK di Oliver Stone.

Ce la possiamo dire? Non è un granché. È cronachistico, documentaristico, uno sfoggio di montaggio purtroppo retorico, al solito spettacolarizzato, con mille attori importanti messi lì in cammei tanto per dire… ah, c’è pure Kevin Bacon, anche Pesci. Anche quell’altro. Come si chiama pure?

È un Cinema vecchio.

Invece io sono sempre più giovane.

 

E cammino spavaldo, grattandomi anche un uccello invidiato che sa il fallo suo. Sì, il fallo. Il Falò!

Un uomo che, sotto il suo bianco accappatoio, non ha niente da nascondere.

E, se nasconde qualcosa, è soltanto perché questo qualcosa spinge e potrebbe provocare turbamenti oltre il borghese senso del pudore.

E non va pene, no, bene. Invece, va benissimo.

 

 

di Stefano Falotico

Warriors cari, non invecchiate mai, evviva Hill, Scorsese, Friedkin, abbasso il nuovo, dunque vecchio Bellocchio


03 Nov

 

Un Friedkin identico al Falò

Un Friedkin identico al Falò

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Bellocchio era uno con le palle, un tempo, un uomo cazzuto, arrabbiato, delirante, sanamente aggressivo. Anche se non li avete visti, basta leggere i titoli dei suoi film per rendersene conto: I pugni in tascaDiavolo in corpoLa visione del sabba. Poi, negli ultimi trent’anni la Critica sussiegosa, la stessa che aveva snobbato i suoi film pazzi sui folli, sulle streghe, sui dolori della carne, il suo Cinema duro e controcorrente, da quell’obbrobrio de L’ora di religione ha cominciato a considerarlo un genio. Peccato mortale!

Da quel momento terribile, Marco, premiato dappertutto, insignito in ogni dove, ha dovuto dimostrare di meritarsi la nomea di regista “serio”. Ed è stata tutta una sfilza di film sopravvalutati, formalmente molto belli, da dibattiti per talkshow con le zoccolone sinistroidi e l’applauso del pubblico di ritardati, ma privi del pathos viscerale del Marco che fu. Film “educati”, accademici, di una noia micidiale.

Prima ci ha ammorbato con Buongiorno, notte sul caso Moro. Ci mancava solo una canzone dell’omonimo Fabrizio per fracassarci i marroni con la retorica facile.

Dunque, Vincere. Ovviamente su Mussolini e sulla sua porcata commessa ai danni della povera Ida Dalser, sbattuta a letto dal fascistone-porcone e poi ficcata… in manicomio assieme al figlio.

Perciò, come se non bastasse, ci ha propinato La bella addormentata sull’eutanasia e un altro caso fenomenale, quello di Eluana Englaro. Menomale che nel film c’è Maya Sansa, una bella patonzona sul cui seno scatenerei il samba con un po’ di salsa.

E ora, come se con questi biopic tematicamente importanti non ci avesse trivellato la minchia, il film su Tommaso Buscetta, interpretato dall’uomo di Sanremo e della pubblicità della Barilla. Favino! Sì, non l’hanno chiamato ancora per fare la parte di Padre Pio? A me vengono le stigmate appena lo vedo.

Mah, come diceva Checco Zalone… chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta? D’altronde, chi non conosce la Bouchet, aggiungo io, di suo “bianchetto?”.

Eh sì, cazzo, su YouTube, sino a qualche anno fa andavano forte i video per segaioli di Lorena Bianchetti. Ottima donna questa Bianchetti. Di cosce prelibate e succulente. Faccia da suora ma corpo da burro…

Di mio, sia la Bouchet che la Bianchetti, comunque, mi son sempre state sul cazzo. Barbara molto meno perché, quando iniziò la mia pubertà, lei era già un’anziana gallinella e non serviva al mio “brodo”. Ah ah.

Sì, non ne avevamo abbastanza di fiction abominevoli come Il capo dei capi, adesso anche Bellocchio fa parte della… Squadra… antimafia?

Sì, tutta colpa di quell’imbecille di Pietro Valsecchi con Giorgio Tirabassi. Ma chi è che guarda ’sta roba?

Gli adoratori di queste merdate appartengono a due categorie sociali: le casalinghe che, fra un tortellino, la besciamella e le polpette al sugo, amano strapazzare la maionese con qualche sparo in sottofondo per meglio mescolare la pietanza di “suspense” e dare un tocco siculo-piccante al tutto, così il marito, rincasato dall’ufficetto, si leccherà i baffi da Don Vito Corleone, oppure i super sbandati da Ragazzi di vita del Pasolini. Giovinastri scapestrati con la morosa tamarissima e in cuffia un rapper storpio da hip pop. No, meglio il popper che inala Al Pacino in Cruising. Un vero poliziesco crudele al massimo, che spoglia ogni certezza. Notturno, bastardo, psicopatico e geniale.

Anche Scorsese ha girato molti film “mafiosi”. Ma non sono bischerate da Canale 5 in prima serata! Sono film goliardicamente sporchi, cinici, perfino spassosissimi che uniscono al documentarismo di fondo una poetica pazzesca. Film anarcoidi, sgangherati eppur tecnicamente impeccabili. Recitati da Dio, con colonne sonore da brivido e pezzi giusti nei momenti topici della tensione.

Infine, vado a parare su Walter Hill. Sì, I guerrieri della notte è il suo masterpiece supremo. Purissimo come puri son i ragazzi che lo rendono vivissimo. Ove Michael Beck fa il gallo sessualmente forte da branco di mammalucchi nel quale i deboli scelgono come leader quello che pare abbia il cazzo più pronto e con più esperienze all’attivo, il più fighetto, e un James Remar omofobo a bicipiti nudi, in cui si respira l’atmosfera della mia adolescenza.

Che cos’è questa sbirraglia in giro? Che sono questi centri di salute mentale che avete messo su?

Questa cultura da carabinieri, da tutori dell’ordine, da donne che stirano e asciugano le forchette da pasti in famiglia?!

Ragazzi, avete mai letto Il cuore rivelatore di Poe?

Sì, la storia di uno il quale non è che non sopporti la vecchiaia, non tollera semmai quel rumorino rancido che gli dà fastidio, figlio di un cuore arrugginito.

Perché è giovane, non vuole rincoglionirsi, non vuole adattarsi a un lavoretto borghese, non vuole una donna che lo porti a Teatro a guardare pochade tristissime, una donna ipocondriaca che adora Il misantropo di Molière e che manco sa scopare come Dio comanda. Intendo il pavimento, sul sen(s)o dello scopare sessuale, credo che tal bagascia rinnegata sia andata avanti di toccatine e leccate di culo. Battutine e una passerotta acida e molto secca. Che allegria! Che simpatica!

Sì, io sono un ribelle. Lo sono sempre stato. E lo sarò fino al giorno della mia morte. Appena sento puzza di vecchiume, di gente paracula, di donnette isteriche, insomma di caga-cazzi, scendo nella mia notte.

Come in Taxi Driver.

Scorsese, Hill e Friedkin li stimo. Perché pur essendo delle cariatidi hanno ancora un cuore che batte dinamico, gagliardo, innovativo, forte. Vigoroso. Come piace a me.

Invece, gente come Bellocchio, oramai pedante, scolastica, da compitini… si deve levare dai coglioni.

E, assieme a lui, tutti questi stronzi bugiardi.

 

Sapete. Ieri notte, pensavo… be’, ho ancora quarant’anni per ridurmi ad aspettare la nuova “prodezza” di Ronaldo su Sky, e sono ancora troppo giovine, come direbbe Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo, per attendere il sabato sera e incontrare una troia commessa della Coop annoiata, raccattata in chat. Capace che dopo un bacio troppo lungo ti chiede il Bancomat per leccartelo, prosciugartelo, sostanzialmente incularti. E tu esplodi!

Se a voi questo mondo piace e volete continuare così di alti e bassi, prego. Tanto pregate già abbastanza di messe false. Avrete il rimpianto di non essere mai stati artisti ma solo copia-incollatori di recensioni altrui. Uff. Che palle!

Se volete aspettare la nuova posa del culo magnifico della modella strepitosa dal cervello zero su Instagram, fate pure. Ricordatevi però di telefonare al becchino della Certosa per prenotare il posto al cimitero e alle pompe funebri, oltre ai funerei pompini, per una cassa di legno. Tanto, mi sa che siete già andati…

Non fatemi perdere altro tempo in puttanate.

 

 

di Stefano Falotico

Lezioni di maschilismo continua: Il cacciatore è un film che possono capire solo gli uomini


19 Jun

Il cacciatore

Se andate da una donna e le chiedete qual è il suo film preferito, per farvi contenti, vi dirà Quarto potere. Ma è una spudorata bugiarda. Dice così perché è bello dire che “il più grande film del mondo” è il suo prediletto. Così salva la faccia.

Invero, la scoprirete col fazzoletto sulle note di Unchained Melody di Ghost, una delle più grandi boiate della storia dell’umanità, ma le donne ne vanno matte.

Se invece scoprirete un uomo commuoversi alla fine di questo film, state attenti al vostro culo, non è un uomo. Oppure è impazzito e dovete chiamare la neuro. Sì, l’uomo non può emozionarsi dinanzi al fantasma del compagno reincarnato in questa melassa strappalacrime.

L’uomo vero si emoziona con Il cacciatore. Chi sostiene che non sia un capolavoro assoluto, è giusto che si meriti le seghe che si spara. È un virtuale pippaiolo di minchiate. Non ha anima, e va spedito d’urgenza a un ricovero.

Film più che sulla guerra, come invece è Apocalypse Now, sugli effetti della guerra.

Che smembra e dilania le coscienze e irreversibilmente le martoria e annienta. Distruggendo tutto. Tragicamente micidiale.

Ora, a parte questa parentesi sull’amicizia virile, direi di spostare la nostra attenzione nuovamente sul gentil sesso. Che poi non è così gentile. Conosco molte donne che amano scoreggiare mentre ammirano il loro tatuaggio del serpente alato nel bagno dello specchio. E vi garantisco che di “gentilezza” hanno ben poco queste primitive. Sì, loro amano l’uomo da “sbatacchiarsi”, che sbaciucchiano come fosse un Mottarello, prendendolo a morsi nell’avido sciogliersi del loro rimmel al cioccolato su rossetto “alla panna”. Sono devastanti, uno spettacolo osceno. Dio ci salvi da queste. Sarebbero capaci di prendere un fisico nucleare e, dopo averlo “atomizzato” a base di esplosioni loro orgasmiche da dannate, annientarlo fotonicamente al grido di un amplesso inverecondo da urlatrici di tutte le loro frustrazioni iraconde. Il poveretto, schiacciato e travolto da queste virago, spappolato dalla loro villana arditezza scalmanata, sarà liquefatto in un nanosecondo. E lo andremo a trovare allo zoo ove, ridotto a babbuino, chiederà i vostri arachidi.

Sì, donne così vi distruggono, sono talmente zotiche da farvi regredire a stati protozoici, rimbambendovi nella demenza più scimmiesca.

Noi uomini, va detto, siamo dei cazzoncelli. Siamo personaggi da C’era una volta in America, dei malandrini, dei gangster da quattro soldi, dei burloni, pigliamo tutto a scherzo, e nella goliardia gongoliamo, divertendoci da Amici miei.

Che vi piaccia o meno, siamo poco evoluti, badiamo al sodo. Possiamo avere tutta la cultura del mondo ma dinanzi a un culo tornito si vanno a farsi fottere tutte le “buone educazioni”. Perché siamo istintivi, animaleschi, agiamo primordialmente. Siamo gretti com’è giusto che sia. Perché possediamo qualcosa in mezzo alle gambe e, al di là delle ipocrisie, questo qualcosa non può essere eccitato da Nicoletta Braschi. Ora, a Benigni la Braschi piace e probabilmente hanno sempre scopato come mandrilli. Ma perché Benigni è pazzo, nessun uomo normale ce la farebbe se, ogni volta, non venisse pagato venti milioni di dollari. Io credo che non ce la farei neanche col patrimonio di Rockefeller.

Sì, l’uomo è “homo”, altro che sapiens sapiens.

Sì, ecco che un uomo guarda il fondoschiena di Alessandra Sapiente, fidatevi, è “buona”, e “regredisce” del tutto, perdendo ogni sapienza, di folle insipienza smarrisce ogni pazienza e probabilmente bisogna tenerlo fermo con dei neurolettici pesantissimi. Il leone va addormentato!

L’altra sera, ad esempio, ero su Instagram. Al che ho segnalato una foto. Non era porno. No, era la foto di una giocatrice di basket, fotografata da dietro mentre schiacciava. In quello schiacciamento il fotografo aveva colto l’attimo idilliaco del suo culo paradisiaco, in totale slancio sudato ed “elevato”.

Ecco, foto così vanno bene a me ma un uomo “normale” potrebbe rimanerci secco. Va tolta subito affinché i diecimila follower che la seguono non possano finire al cimitero.

Sì, questo è un altro problema sessista. Se un uomo gira in mutande per strada, chiamano la polizia. Se una donna gira in minipants con stacchi di cosce ignude, al massimo le si dice che sta esagerando. E che molti cuori ne potrebbero risentire. Già.

Avete mai sentito una donna avere un infarto e un colpo apoplettico dinanzi a un nudo maschile? No, perché le donne guardano poco l’aspetto fisico, sono prese dal fascino mentale.

Gli uomini invece perdono la testa come Christopher Walken de Il cacciatore dirimpetto ad Azzurra Verde. So io chi è Azzurra, è una da bollino rosso…

È così. Io sono un maschilista, ed è giusto che le donne siano femministe.

Well, meeting adjourned, gentlemen.

La seduta è tolta. Scambiatevi un segno di pace e scambiatevi se siete scambisti.

Basta che non mi rompiate u caz’.

Ho da vedere un film. Allora!

Poi, vogliamo mettere la scena in cui Stanley chiede a Mike se la sua donna gli piace?

Puro maschilismo alla Cimino, che divenne una donna.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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