Un discorso cupo, forse neorealista da uomo che è stanco degli equilibrismi, di questa società artefatta, arretrata, in realtà è finita.
Sì, con estremo cordoglio, anche con gioia annuncio la fine dell’umanità comunemente intesa.
Sì, con gioia. Poiché, se debbo assistere a questa processione di morti viventi, fidatevi, è meglio farsi zombi davvero.
Non è difficile. M’hanno detto che basti riesumare la salma di Romero e chiamare il demone Pazuzu de L’esorcista.
Sì, un mio amico, il quale è molto preso da questo film sopravvalutato di William Friedkin, tempo fa contattò Friedkin stesso.
Chiedendogli:
– Il demone Pazuzu esiste davvero?
– Certo, lo conobbe Padre Amorth.
– Ah sì? Sarebbe possibile avere il suo numero WhatsApp?
– Sì. Un attimo che trovo il bloc–notes ove l’ho appuntato e glielo riferisco di dettato. Intanto, si munisca d’una penna. Ha preso la penna? C’è l’inchiostro? Perfetto, il numero è 6666scemo a credere al diavolo.
– Ah, capisco. La parte non numerica necessita degli spazi o va tutta attaccata?
– No, con gli spazi. Poi, all’unisono, invii anche un SMS con la scritta: caro Pazuzu, mi raccomanda Friedkin.
Così, le abbonano la chiamata.
– Grazie mille.
Dopo tre minuti:
– Pronto? Chi parla?
– Parlo con Pazuzu?
– Sì, lei chi è? Stavo guardando un film della Disney. Che vuole?
– Dunque lei esiste davvero? Non è una stronzata inventata per intimorire gli spettatori facilmente suggestionabili?
– No, in verità sono uno psichiatra.
– Ah sì? Lo psichiatra Pazuzu?
– Sì, certo. Laureatosi per il rotto della cuffia. Grazie a Cristo, riesco a praticare.
– Quindi, lei è un mezzo ciarlatano.
– Sì, come tutti gli psichiatri. Fanno credere alle persone non adatte a questo mondo di bestie di soffrire di qualche malattia mentale. Così, queste persone si rabboniscono, sono circuite dietro quest’inganno abissale e vengono sedate con psicofarmaci per cui, se prima provavano paura a vedere L’esorcista, nel loro delirio allucinante e allucinatorio per il quale s’auto-suggestionarono, adesso potrebbero vedere pure la Madonna e pensare che siano stati miracolati.
– Ah sì? Sono rincoglioniti forte, allora.
– Eh, abbastanza.
– Come mai vanno dagli psichiatri?
– Semplicemente perché l’umanità è animalesca. Tutto ciò che l’uomo fa è proteso, inconsciamente e non, al soddisfacimento dei beni primari, anzi da primati.
Vale a dire vivere per mangiare, dormire, scopare e coprirsi di un lavoro migliore, economicamente più soddisfacente, per mangiare, dormire e scopare di più.
– Ah, funziona così?
– Eh certo. Puoi pure essere bello come Brad Pitt. Ma se non ti assumono a Hollywood, col tempo diventi brutto. Perché non hai i soldi nemmeno per avere il tempo di guardare l’ultima puttanata di Tarantino.
– Ah, quindi a lei non è piaciuto il nono film di Tarantino?
– Guardi. Le spiego una cosa. Se questo film l’avessimo girato io e lei, c’avrebbero rinchiuso in manicomio. Se lo gira Tarantino, la gente, anziché celebrare la vita, esalta la malinconia dei sogni perduti sebbene abbia solo vent’anni.
La gente è pazza.
I ragazzi di quindici anni amano i film nostalgici di Fellini perché sono stati imboccati da padri che, non essendo riusciti a concretizzare i loro desideri, in maniera immaginifica magnificarono eternamente le loro giovinezze di colorati Amarcord.
– Ma il Cinema è sublimazione, l’arte è elevazione della coscienza per trasfigurare la realtà in modo sognante.
– Anche no.
– Che vorrebbe dire, Pazuzu?
– Ha visto che generazione di minorati che è stata prodotta? Una generazione di gente che deve sempre essere felice, altrimenti viene guardata con sospetto, discriminata, colpevolizzata per non essere adatta a un mondo, per l’appunto, di scimmie camuffate in abiti borghesi.
Adesso, abbiamo pure le trailer reaction. Persone poi che, a proposito di Tarantino, anziché dire Margot Robbie, dicono Margot Robbins e nelle loro recensioni sono profondamente ambigui come il viso di Eva Robin’s. Non si sbilanciano.
Abbiamo poi gli speaker radiofonici. Dei poveretti che leggono notizie gossipare scritte da gente più incolta di loro. E propugnano banalità a buon mercato.
Si è accorto di come siano ripetitivi?
Se un uomo, per esempio, ammazza qualcuno, dicono puntualmente:
tragedia. L’uomo era affetto da disturbi psichici.
– Sì, cazzo, è vero. Non approfondiscono le ragioni, giuste o sbagliate che siano, che possano aver indotto l’uomo a impazzire.
– No, alla gente non interessano le ragioni. La gente si basa sui fatti. Gliel’ho detto. Puoi essere William Shakespeare ma se non guadagni almeno diecimila Euro al mese, eh già, sei trattato dalla società alla pari di un demente.
A quel punto, hai due scelte. O soccombi e accetti psicologicamente di morire nell’anma, andando appunto da uno psichiatra che ti certifichi una diagnosi di questo tipo:
per via del suo disagio, lei è invalido e lo Stato le passerà i soldi della pensione.
Ciò però presuppone una vita di prese per il culo devastanti.
Oppure combatti come fece Pasolini.
– Non esiste la terza alternativa?
– Sì, la tragedia.
– Definisca tragedia, in questo caso.
– L’uomo decide di ammazzarsi ma prima ammazza tutti coloro che l’hanno portato ad arrivare a questo.
Sì, è una realtà veramente penosa. Patetica.
È il mondo occidentale che avete creato.
Poi, non lamentatevi se qualcuno ha il coraggio di diventare Joker.
– Ma no! Arthur Fleck potrebbe avere una vita appagante. Un lavoro, la domenica sportiva, una donnetta che gli prepara da mangiare e accompagnare i figli a scuola affinché diventino più matti di lui, considerate tutte le stronzate sulla competizione e la rivalità che adulti ritardati instilleranno loro.
Lei tradirà Arthur, Arthur tradirà lei ma assieme agli amici ascolteranno Ed Sheeran.
Mi tolga una curiosità. Ha visto True Detective?
– No, ma sto vedendo lei. Non è che sia, diciamo, molto in forma. Ha una brutta cera, sa? Lei è talmente pessimista che, solo a guardarla, viene voglia di andare dall’estetista.
di Stefano Falotico