Introduzione a mo’ di riflessione, un po’ goliardica, un po’ scacciapensieri, un po’ piccante, spero molto brillante
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!
Chi fu peccatore, invece, con quella donna di nome Petra, continui pure. Perché Petra non crede a San Pietro ma ama essere amata da colui che con lei peccò, pecca e ancora peccherà.
Ebbene, appuntamento pasquale, miei uomini forse natalizi. Dunque con l’inclinazione a donare al prossimo liete felicitazioni speciali.
La colomba volò alta in cielo nel pre-finale di Blade Runner quando, il grande e compianto Rutger Hauer, l’olandese per l’appunto volante, considerato da molti sondaggi, oserei dire eletto il miglior attore natio dei Paesi Bassi di tutti i tempi, si congedò dall’umanità, recitando dinanzi al basito Harrison Ford un monologo fenomenale. Diciamocela, memorabile.
Un uomo, Roy Batty, imbattibile Ovvero il personaggio (dis)incarnato da Rutger, disumano, oserei dire superomistico, androide cibernetico in un mondo spento e ingrigito da un’impiegatizia, burocratica, fasulla e meschina normalità borghese. Incupitasi in notti senza dio, sommersa dalla pioggia, forse anche biblica, del proprio progresso paradossalmente regressivo. Ove fu dato ampio spazio alla tecnologia e si costruirono uomini bionici e robot come in Terminator ma si persero di vista le “macchine ribelli”. Le creature più nitrenti, nella propria intima, sacrosanta selvaticheria, la vividezza adamantina della propria suadente emozionalità brillante. Non reprimeteli, amateli. Coccolateli.
Uomini-non uomini dagli occhi vitrei! Occhi magnifici e iridescenti, cuori battenti e riflessi nello spazio d’una immensità traslucida come la venustà immortalata di una donna assai amata, forse davvero mai avuta, soltanto immaginata oppure sia fantasticata che, sinceramente, piacevolmente fottuta. Attimi godibili e consenzienti di pace dei sensi scalmanatasi poi, vigorosamente e carnalmente, nell’ardimento di piaceri brucianti che si perderanno nell’infinitezza di un languido bacio indistintamente inafferrabile come la fuggevole beltà onirica delle nostre anime dannate, ancora d’annata, fulgide e pregiate, potenti. Malgrado il Covid-19 stia mettendo a dura prova i nostri terminali vivi più resilienti.
Tu chiamale se vuoi… emozioni cantò Battisti. Vo foste battezzati? Credete nell’Altissimo che risorse al/il terzo giorno così come dicono le Sacre Scritture o, ammalativi di nichilismo animale, essiccaste la vostra incontaminata, candida bellezza spirituale a favore forse d’un buddismo utopico oppure di un budino ipercalorico assai stomachevole?
Eh sì, non più v’accalorate come un tempo per quei sentimenti lindi e liquidi che, compenetranti, fecero sì che all’amore consacraste la vostra vita, sposando non solo una donna, bensì abbracciando anche la morbidezza del Creato e del mare, dunque ripudiando ogni ingannevole male e il diavolo tentatore.
Sono qui, amici e nemici, fratelli della congrega ma soprattutto sorelle a me così inchinate in segno d’affetto empaticamente letizioso seppure non malizioso, bensì ecumenico, goloso e glorioso, per augurare a tutti voi una serena giornata benevolente e giocosa.
Poiché chi vuole davvero sa amare con furore e non più si duole nei falsi fervori.
Basta, adesso, però. Plachiamo subito gli entusiasmi e non c’infervoriamo più del dovuto poiché, sì, è Pasqua. Mica però Natale, ah ah. Quindi il giorno in cui si festeggia il Cristo risorto e non si prepara a pranzo solo un risotto, bensì anche una faraona, forse ex moglie di Ramesse. Ovvero Yul Brinner de I dieci comandamenti.
Sì, attenetevi alle disposizioni intraprese con creanza, senza dar di panza come qualcuno dell’opposizione, non fuorviando al di là delle restrizioni.
Sebbene i dieci comandamenti, a cui s’aggiunsero altri tabù e decreti di natura mondiale, dovrebbero essere nove.
In verità vi dico che bisogna, eccome, desiderare la donna d’altri. Bisogna essere protestanti riguardo questa legge più disumana di Roy Batty.
Voi siete cattolici o adepti del culto di Martin Lutero? Sì, In Utero nasce la vita, sebbene Kurt Cobain cercasse il Nirvana ma si suicidò sei anni prima di compierne trentatré.
Invece, molte persone credono che non ci si possa arrendere bensì combattere per le proprie libertà.
Trentatré trentini andarono a Trento, trotterellando.
Altri girano il mondo, semplicemente trollando.
Quest’anno sarei dovuto andare al Festival di Cannes come accreditato stampa. Ma la quarantena costrinse la kermesse a chiudere i battenti e io ora mi mordo le mani. Sbattendo ogni dente.
Sì, da un anno e mezzo a questa parte, rividi con più gioia la luce del giorno. Sebbene abbia trascorso molti miei recenti sabati sera in locali dell’entroterra imolese ove, se non fosse stato per la mia incrollabile fede all’amore puro, onestamente avrei voluto sconsacrarmi con ragazze anche giunte dal modenese per giochi onestamente un po’ sanamente luridi.
Sto dimagrendo quotidianamente e presto sarò un grissino torinese. Nonostante tutto, mangio ottime cotolette alla milanese.
Bene, ora parliamo di Cinema.
Scorsese girerà Killers of the Flower Moon. Le cui riprese furono rimandate per ovvie ragioni da noi tutti conosciute.
Un tempo, pensai di essere più bravo di Robert De Niro. Mi spiace ammetterlo. Col tempo si matura e si cresce. Quindi, mi scoccia disilludervi. Oggi come oggi, sono più bravo di lui. Ah ah.
Inizialmente, Scorsese propose a De Niro la parte di Gesù ne L’ultima tentazione di Cristo. Poi andata a Willem Dafoe. Un anno prima, De Niro interpretò Mission. Ora, molte persone schizofreniche, le quali s’identificano col Messia, adorano The Passion di Mel Gibson. Non so se siano di Chiesa ma abboccano a chicchessia. Ma per cortesia! Gibson non è James Cameron, che è comunque un megalomane. Gibson è solo un mitomane. Oserei dire, forse, un sobillatore. Ma quale Apocalypto! È meglio una caramellina all’eucalipto. Domani forse, nonostante siamo nel 2020, riprogrammeranno alla tv Ben–Hur. Il film più oscarizzato della Storia assieme a Titanic. Ecco, quando nella vita, persone che consideraste fratelli di sangue dovessero tradirvi, non affondate come un transatlantico dinanzi alla loro freddezza da iceberg. Ribellatevi e non siatene più schiavi. Al che, Messala non crederà ai suoi occhi. Prima diede dello schiavo a tutti, trattando ogni persona come una messalina, gridando strafottentemente al prossimo… ma come sei messo?
Agnelli o leoni che siate, qui si celebra Messa. Parola di Dio.
Rendiamo grazie.
In verità vi dico che mi accontento di una donna soltanto, non voglio molte grazie o graziose. Basta che di domenica possa fare un giro con La Grazziella. Graziano fu graziato? Marzia invece ama vivere sulla Terra come se stesse su Marte?
Questo è quanto. Finito il lockdown, comunque, ci sarà da farsi il culo.
Mi pare cosa buona e giusta.
Le migliori scene di una stagione cinematograficamente finita troppo presto
Ebbene, per via del Coronavirus, da tempo i cinema sono chiusi. Inseriscono film solo su Netflix.
Ma, ufficialmente, la stagione è terminata.
Ora, non amai molto, anzi quasi per nulla C’era una volta a… Hollywood. E alla fine non mi commossi.
Credo, infatti, che i capolavori di Quentin Tarantino siano altri.
Continuo invece a pensare, malgrado molti miei ripensamenti, che The Irishman sia un capolavoro.
Lo sto riguardando minuziosamente in queste settimane. È finita la quaresima?
– Padre, è Natale?
Che dispiacere immane non vedere Bob De Niro fra i candidati come miglior attore protagonista agli Oscar.
Non credo che avrà un’altra possibilità. Comincia ad avere una certa età anche lui.
Frank Sheeran, un miserabile. Si fida dell’amico sbagliato e ammazza l’amico giusto.
Una tragedia.
Pari quasi quanto quella di Richard Jewell e di Joker.
La scena però sorprendentemente migliore dell’anno appartiene a I due papi.
Grande film.
Se devono esserci lacrime, facciamo che siano lacrime di gioia.
Tanta gente, non so se illusa, crede in Dio.
E forse è giusto che ci sia qualcuno che, a prescindere dai possibili insabbiamenti di Ratzinger, sia il portavoce della fede cristiana.
La vita è un’illusione.
La morte anche.
Forse nessuno di noi mai esistette.
O forse risorgerà.
di Stefano Falotico