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Toni Servillo sarà Berlusconi per Sorrentino, e Berlusconi come sarà a Sorrento? Riflessione falotica


09 Apr

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Credo che Silvio Berlusconi abbia sempre rappresentato la mia nemesi. Lui, uomo gioviale, di grana grossa, che si è sempre “addolcito” con “gentili” signore di “bocca buona”, pie a elargirgli pompini a tutto gas(ato). E lui accondiscendeva con indubbia cialtroneria della sua sfacciataggine ero(t)ica da “cavaliere” distinto, mentre io sono un asceta d’istinto. Non uno stinco di san(t)o ma nemmeno uno da tanti pezzi di “sticchio”. Sì, Berlusconi… se ne “avallava” di vallette, piluccando con godimento inesausto da vero maialino che fu premiato da altri italiani porcellini a divenire premier. E dire che, quando costui fu eletto, io compravo la rivista francese Premiere e, mentre lui “calcava” le passerone, io sognavo una passerella, invero conducendo una vita da San Francesco che parlava non tanto al suo uccello ma decantava i passerotti. Oggi, sul davanzale del mio balcone, s’è poggiato un piccione, caro Berlusconi, che hai fatto carriera grazie ai picciotti e, nonostante tu di altezza sia sempre stato un piccino, leccavi tutte le tettine e i balconcini. Il piccione mi ha chiesto del cibo ma a me non son rimaste nemmeno le briciole, cari (b)ricconi e sono uno scrittore che vive delle sue ispirazioni, mentre Silvio, a ottant’anni suonati e a mille ani trombati, continua con le “pressioni”, riducendo l’Italia alla fame mentre lui “le” sorseggia, e LORO ne succhiano… con tanto di aspirazioni. La vita è un percorso a spirale, non sperate in altro. Non mi puzza l’alito e non ho la puzza sotto il naso, eppur amo La grande bellezza.

In verità vi dico che, stufo delle mondanità, mi son dato alle mondine. E cavalco l’onda mentre Silvio vien sempre più macchiato di cattiva onta. Insomma, scrofe, son un uomo non servo dello Stato, ma forse ho la stessa cadenza meridionale di Servillo.

Ed è un piacere cadere, cari cascamorti.

 

Stasera ci sarà un’altra festa, io non vi andrò come al sol(it)o, ma mangerò e guiderò una Fiesta.

E tutti, mentre festeggiano, io infesto. Speriamo non m’investano… non voglio investimenti né investiture, io sono la iattura. Non amo neanche tanto vestirmi. Ma, per non aver pagato la Fiesta al supermercato, mi arriverà la fattura in questa degli animali fattoria.

Insomma, sono un factotum.

Alcuni mi chiamano fallito, altri mi chiamano Falotico.

 

Sì, Berlusconi ama il mar di Sorrento e tu ami sorrata.

SET DEL FILM "LA GRANDE BELLEZZA" DI PAOLO SORRENTINO. NELLA FOTO TONI SERVILLO E CARLO BUCCIROSSO. FOTO DI GIANNI FIORITO

SET DEL FILM “LA GRANDE BELLEZZA” DI PAOLO SORRENTINO.
NELLA FOTO TONI SERVILLO E CARLO BUCCIROSSO.
FOTO DI GIANNI FIORITO

 

di Stefano Falotico

Sorrentino dirigerà un film su Berlusconi con De Niro (?)


06 Sep

La notizia, bomba, è rimbalzata da Variety ai maggiori quotidiani locali. Ebbene, Paolo il genio Sorrentino, creativamente vulcanico, fervido osservatore della sua atea “religione” ortodossa al variopinto pigliar la vita con funambolica danza della macchina da presa, straziante e gioiosa, dirigerà questa biografia.

E già si fa il toto-casting. Io, naturalmente, sceglierei De Niro, viso beffardo e iconico, capace d’interpretare questo “libertino” con far “politicante” delle sue smorfie fra il corrucciato e l’ecletticamente puttanesco, sì, De Niro sarebbe il volto “ideale” per quest’uomo senza ideali, un De Niro che si guarda allo specchio e nel suo You talkin’ to me? si domanda quante Minetti si farà, quanti etti deve smaltire il suo trucco nel coagulamento della sua incognita Mediaset. Trascorrendo le sue giornate a difendersi dalla sinistra col suo “aplomb” destrorso, tra “orsacchiotte” che glielo leccano e FEDE-li che glielo piluccano televisa-mente sciupati, nello stile del Sorrentino da grande bellezza. Un miscuglio di espressioni torve, plastificate, “etereizzate” nello stupore “papale” di un man, di una “mano” che poteva tutto, a cui eran concesse vill(an)e magniloquenti di maggiorata… cos(ci)a da Bagagli(n)o.

Un De Niro ci vorrebbe, trasformista della sua “mission”.
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di Stefano Falotico

The Young Pope di Sorrentino: svelato il cast completo e io, invece, non venni, diventai Pap(p)a(molle) e mona(co)


05 Aug

 

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Sorrentino: «I segni evidenti dell’esistenza di Dio. I segni evidenti dell’assenza di Dio. Come si cerca la fede e come si perde la fede. La grandezza della santità, così grande da ritenerla insopportabile. Quando si combattono le tentazioni e quando non si può fare altro che cedervi. Il duello interiore tra le alte responsabilità del capo della Chiesa Cattolica e le miserie del semplice uomo che il destino (o lo Spirito Santo) ha voluto come Pontefice. Infine, come si gestisce e si manipola quotidianamente il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore disinteressato verso il prossimo. Di tutto questo parla The Young Pope».

 

Il CAST:

Jude Law è Pio XIII – Lenny Belardo

Silvio Orlando è il Cardinal Voiello

Diane Keaton è una SUORA!

Ludivine Sagnier, Madonna santissima che bontà, è Esther, moglie dello svizzero guardiano

Cécile de France è Sofia! Ah, è div(in)a.

 

Come ne Il nome della rosa, compresi il sacrificio dopo una delusione di mora, di amor perpetuamente (in)cast(rat)o.

E, predicando in piazza ai fedeli pazzi, senza cazzo, (non) impazzii.

Dalla lettera di San Falotico alla (mal)san(t)a:

 

Lauretta, non voglio disturbarti, turbarmi e intubarmi oltremodo, ma mi hai bloccato inspiegabilmente su Twitter, quando si stava dialogando amichevolmente di Calcio. Scalciamo le ipocrisie. Cristo! Repir(iam)o.

Ora, devo scoprire le carte, dopo aver visto una tua foto, in cui radiante sprizzavi gioia ormonale da tutti i por(t)i, incantandomi dinanzi al tuo viso estatico, mi son soavemente innamorato di te. Sappilo, è misteriosamente strano tutto ciò ma io credo nei colpi di fulmine e non voglio che la verità si adombri in una meschina falsità da giocoliere delle parole per conquistarti e volerti, sì, debbo averti, avere avere avere e di te non sarò av(ar)o. Maria, Ave, Pater Noster! Anche se, non conoscendomi, avanzerai pregiudizi disarmanti, disamorati, altresì offensivi nei miei riguardi. Guardami! Intingi la manina.
Sono un poeta che ha da offrirti, sbaciucchiandoti di sfoglia(re), sfogato e sfigato, le sue opere amorevoli, le sue scritture poetiche, vergate nel sangue delle astratte visioni talora cerebrali del mio cuor potente e le emozioni cavalcando di furia inesausta an(s)imate.
Ti (br)amo, concedimi un sorriso e ti sarò felice.
Non darmi uno schiaffo, dama, (d)am(m)i.


Ora, st(r)ingetevi un segno di PECE.

 

di Stefano Falotico, in odore di san(t)ità!

 

 

La giovinezza, il nuovo film di Sorrentino con protagonisti Michael Caine e Harvey Keitel


09 May

di Stefano Falotico

L’altra giovinezza di Sorrentino, Youth, un film alla Francis Ford Coppola?

Adoro Coppola perché la giovinezza lui sempre rimpiange e dev’essergli rimasta “intrappolata” in gola, come se gli fosse sfuggita e, attraverso il suo far Cinema in maniera mastodontica (talvolta anche “manieristicamente” ridondante ma pur sempre d’alta scuola), volesse perennemente ricordarcela e, come dire, imbrigliarla per tener a freno appunto il rimpianto in sue elegie nostalgiche innalzate a grido perpetuo, immolato dunque all’infrangibile, (r)esistente, (s)fiorita, vigorosamente riaffiorata gioventù… mai stanca e mai davvero abbandonata.

Sono tanti, infatti, i titoli di Francis incentrati sulla giovinezza (non) andata, riacciuffata per un soffio… anche al cuore da “coma” di Kathleen Turner, seppur con differenze “tematiche” di varie versioni, cioè variazioni sullo stesso tema, appunto, fra “compitini” in classe proprio di Peggy Sue…, erroneamente giudicato un film minore mentr’io sempre lo adoro e via via, col passar degli anni, sarà che come Coppola invecchio e (non) piango, maggiormente so ammirarlo (e non ha prezzo, diciamocelo, quel da voi poco apprezzato Nic “nepotista” di ciuffo di banana da simpaticissimo imbranato), fra il suo Dracula senescente, ammantato quanto ammanettato da un’apparentemente orrida, spettrale decadenza che, invece scosso all’improvviso dalla fiamma romantica rinata, miracolato dal risorto, reincarnato amore della sua amata riapparsa, vien vivificato e ringiovanisce dopo tanto immemore “dormire” nelle bare del già seppellirsi vivo, da non morto, fra la malinconia proprio di Un’altra giovinezza e tanti Jack più o meno sbagliati o (il)lecitamente criticabili.

E allora, ecco che il nostro regista proprio più coppoliano perché, come Coppola, è l’unico italiano veramente, “eccessivamente” ambizioso tanto d’attrarsi le peggiori antipatie e le più cattive invidie, Paolo Sorrentino, annuncia l’inizio delle riprese del suo nuovo film, confermando il cast delle grandi occasioni (non) perdute. Vedi? Inizialmente, doveva intitolarsi In The Future, oggi invece è stato “rilasciato” il titolo, fin a prova contraria e ripensamenti dell’ultima ora, definitivo, semplice e immediatamente ricordabile, La Giovinezza.

Sarà girato fra l’Italia, naturalmente, la Svizzera e l’Inghilterra, e annovererà, oltre al confermato Michael Caine, il sempreverde e “internazionale-naturalizzato oriundo italico”, Harvey Keitel, così da me ribattezzato dopo il milionesimo, ennesimo ruolo dai nostri registi compatrioti assunto, Rachel Weisz, Paul Dano e la rediviva Jane Fonda. Qualcuno vocifera anche Willem Dafoe.

Sarà la storia di due uomini che s’incontrano sulle Alpi per riflettere assieme su quel che è stata la loro vita e su quella che ancora è, e per l’eternità, giovanissimamente, sempre sarà. L’incontro eccentrico, a vite “concentriche” ma non bisogna ancor chiudere il cerchio perché la vita appunto deve andare avanti sin alla fine da combattere a morte, fra un ex direttore d’orchestra (Caine), rassegnato a essersi ritirato dalle scene, e un regista un po’ in là con gli anni (Keitel), però attivo come non mai.

Promette faville. Cinema vivo!

Evviva Sorrentino!

Toni Servillo è il Punitore!


11 Mar

Toni Servillo, Punisher alla Falotico bukowskiano e anche bucolico, a bucarli tutti, in quanto bucaniere a cui tutte le (ciam)belle vennero col buchino…

Sarà ora che vi ribelliate alla borghesia italiana e in modo fottuto, distruttivo, imperioso, senza batter ciglio, ferino, amputante, logorante, macellante, inesausto, imperterrito, calzante e cavalcante, intrepido, agguerrito, mai schivo né schiavo di nessuno, a non guardarli in faccia ma picchiarli con clangore di ossa, con fratture multiple, con inceder violento, abrasivo, graffiante, colpente, a muso duro schiaffeggiante, inculante, anche saccente poiché siam superbi stronzetti e non perdoniamo i figli di puttana, in maniera forte, orsù… petto in fuori, robusto, cazzuto, e vaffanculo!

Entrandovi di soppiatto, quatto quatto in lor acquette, sguazzai per lidi mansueti delle fighe più umide, accalorandole da maschio di altra specie, razza oramai in estinzione, cioè quella del malinconico cazzone. E del mio calzone, inondandole di tutto pigliarlo, da cui il detto del chi dorme non piglierà il vivo pesciolino, son fiero tra queste imbrunenti mie stagioni di (a)more. Alcune non me la danno eppure io te le do. Le più b(r)ave, succhiandolo di gran rizzato sciolto, come lo stecchino del ghiacciolo me lo leccan di labbra gocciolanti, mangiando anche la liquirizia a colante del caramello in bocca di rossetto, rossissimo ch’era e ora è prosciugato esangue, in tutto goder sbavante. Sbevacchiano sin a rinsecchirmelo. Al che, mi rivesto di tutto “pugno”… lor in faccia, non le pago, e scappo via per altro “triste” scopare per Trinità dei “muli”. Mettendo a segno un altro punto fra tali puttane. Meritano solo me, inutile che chiedano la confessione nella chiesa di peccatori più ipocriti.

Eppur sono tragedy come una canzone dei Bee Gees. Ancor coi buchi del mio pigiama stracciato da topo nelle top(p)pe, ah, devo far il bucato, cazzo, di questo retrogusto alla stracciatella, con la canottiera unta e affumicata in una sigaretta a stropicciarmi i polmoni, esco di casa in piena notte, come uno stregone con le scarpe tutte rotte. Cammino sconsolatamente, eppur sempre odorante di cioccolata fondente…, sin al Colosseo, e ammiro la sua architettura macerante il mio orgasmo già (s)venente in adorazione da galateo del mio gran signore. Parsimonioso, ne magnifico… la già grandiosa magniloquenza, scrollandomelo poi ai fori imperiali con qualche lupa nera della già mulatta sera a prenderlo… ancor nel sedere.

Sì, sono la carne macellata dai piccolo borghesi, dalla Roma capitolina che seppe sol capitombolare dinanzi all’essermi già seppellito nella tomba. Tombola, 47 morto che parla! In quanto aldilà… d’ogni sconfinata amarezza immaginabile, nato diverso per congenita divinazione del concepirmi nella Vergine, la rivale di Maddalena… oh mia bella Madonnina…, che scopai di ultima tentazione, ma che non sarà mai come questa “perla” di nostra mater terra(gna), cioè l’Italia, popolo di ippopotami-popò… di calzette, di puttanieri dal piccin cazzetto che però, sai che “purè” di “patatine”, dinanzi a me impallidirebbero perché, se tanto si crogiolano d’esibizioni bla bla bla di lor pall(in)e da tori, al mio (cos)petto da pollo non han altro da chiedere come clienti al b(r)ancone dei macellai.

Sì, Roma è come Bologna. Ove, a tredici anni, le ragazze della mia generazione vestivan orologi Swatch ma eran leste di sempre “orale”, ops scusate orario, a ticchettarli in tocchettini del magnarseli di sveltine. Eh sì, assai precoci e davvero “cotte” codeste “destissime”. Oggi, dopo tanto faticare ed esser ficcate, dopo tanto piegarsi sui lib(e)ri, son tardone da lauree con lo(r)de come loro. Eppur han ottenuto carta bianca e sfotton anche chi pulisce i cessi, simili al marito che si son “dovute” sposare per far felice papà, uno che le “educò” a base di sculacciate e “Mangia come parli… anche se ti ho messo il bavaglino…”. Un buon part(it)o. Auguri e che sia maschio.

Sì, so che può far schifo ciò che io, Iddio, vi dico. Eppur duca dica, dica duca.

Sì, Servillo è come Totò. Due grandissimi che han fatto bene a far sempre la parte degli amari.

Noi siamo la pura amarezza, ebbrezza di maree e dei greci fra le bellezze al mai.

Se Dio ti tradisce, Martin Lutero è tuo fratello


22 May

 

Non ho “religione”, sono ateo, tu sei un apostolo degli atti impuri? Credo e rinunzio!

Continuo ad annoiare tutti ma ad avercela con quei “qualcuno”, teppistelli della peggior feccia, sempre a sparger infamie ché “affamati” da burloni-maniaci sessuali e invece da “sbullonar” in quanto bulli

Di mio, apro la patta, “modero” uno “slinguazzarlo” modernissimo tendente all’instant classic dello “staccartelo” nel distaccato “Steccolecco” a mia realtà ipere(g)ale, insacco le lor “sacche” e, “a pelo”, li addormento, quindi tiro… fuori dal frigorifero lo zucchero filato donatomi da tua sorella in una Notte di “veli” e lo riscaldo in bocca, “frastagliando” il gusto mieloso all’amarezza che t’ha ingoiato, nel  “fuorviare” la devianza che m’accusò di succosa “perversione” da viali.

Son sempre stato questo, inutile chiedere al Papa di scomunicarmi.  Comunico più Io con Dio di te, “reverendo” a cui m’inchino irriverente.

Lo incontrai a Roma, vicino alla Fontana di Trevi, a buttar monetine per credere a un “ricco” Cristo migliore del suo… predicarlo. Mah, saprà il latino ma adesso ha il rimpianto di non aver fatto la “Comunione” con una extracomunitaria latina-sudafricana di Ostia.

Eh sì, era pasoliniana quella e ben il pisellino dei suoi pistolotti spronava per la “ricotta”.

Era tarda Notte, libero da sguardi indiscreti di “Famiglia Cristiana”, noto settimanale che uccise il Piacere del sensuale “cioccolatino” Novi, per aggirar il figliol prodigo dall’ultima tentazione di Cristo , “Sua Signoria” stava lì contemplativo come Toni Servillo de La grande bellezza. In cerca della sua Maddalena o solo d’una infantile regressione per le altalene? Suonan le campane, din don dan. Il rintocco… dunque “toccati”, onanismo della superstizione cattolica.

Su sguardo vuoto nel prendersi per il culo oppure “Novella 2000” dell’evangelista retorico come le colonne sonore diVangelis. Fra una metafisica-Terrence Malick delle coste di Sorrento e un Cinema “voyeur” da Sorrentino.

Eh sì, un blade runner per un Paradiso perduto. Questione di John Milton, Al Pacino o spauracchio della Chiesa “purista” contro i libri dell’avvocato del Diavolo?

Ah, a dar retta alle bolle, neanche “quelle”… acqua e sapone, solo Benedicta Boccoli in sagrestia per un “balconcino” da ex Botticelli. Benedicta ballava, il Papa mai bollò. E oggi è bollito.

Che brodaglia, che bavetta, che liofilizzato!

Mah. Michelangelo dipinse la “cappella” pur Vergine sino alla morte, tua madre indossa la sesta da chiatta, e la “Sistina” non è vincente. Perciò, l’Enalotto te l’ha piazzato come San Pietro di “chiave”.
Meglio un unno per le mammelle dell’Inno di Mameli!

Stai cadendo a pezzi, cazzo. Che fai? Il cazzo deve rialzarsi, oh. Non è che è un cazzo pazzo? Eh, Cristo! Almeno laCiccone si veste fetish. Che zoticona!
Lo ammoscia, a questo punto meglio la Madonna!

Ora, come puoi far il parroco se la Monaca di Monza indossa Fra Cristoforo? Ah, i famosi “fori” romani, di cui è specialista Ferilli Sabrina, eh sì, Sabrina è “a gattoni” delle sabine per la saliva del ratto che conta le sue prostitute “alla romana”. E se le “fuma” con accento rauco in quanto Franco Calif…ano.

Mah. Di mio, so che l’Italia è un paesello di pastasciutta. A Napoli, c’è la Barilla, a Barletta son grasse di tette con tanta “besciamella”, a Torino delle Grissin Bon anche se dovrebbero essere (ri)forma-te a Reggio Emilia, perché mangiano la mortadella prima d’aver spruzzato la panna sulle tagliatelle. Eh sì, in Italia vige la Legge del Taglione.
Memore dei “fasti” fascisti, eh… la Patria e l’Altare…, come volevasi dimostrare da Teorema “Cogli la prima mela, spezzando il pane e le pen(n)e… avvinazzate all’arrabbiata”, Adamo ed Eva son oggi marito e Lele Mora.

Intanto, Max Gazzè canta dei poveretti e ha tre figli con tanti soldi.

Infatti, Fabrizio Corona è in carcere, e ha le spine di “aureola”. In quanto, pozzo nero della sua Croce tamarra dallo splendore “aureo”.

Di mio, preferisco mandarvi a pisciare.

Anche perché, se andaste a cagare, non pulireste il cesso del vostro “bagno”.

I romani costruirono le “Terme”, e tu sei terminato in quanto affogato nel fango.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Motel (2013)
    Sì, una nottataccia con John Cusack e questo Bob col cotonato.Se avete dei dubbi nella vita, un riposino con la valigetta pericolosa, una puttanina per dissipare la puttanata assicurata.

    Ah, se poi non avete alcuna assicurazione, rivolgetevi al portiere, sempre che non sia impegnato a rubarvi la macchina.

  2. La grande bellezza (2013)
    Il film è stato stroncato a Cannes, la presenza di Verdone e della Ferillona ha reso Servillo un servo della commediuccia ispirata a Fellini ma invero fallita e basta.
  3. Inside Llewyn Davis (2013)
    Oh, ecco i Coen. Questo è Cinema, non cazzi di Soderbergh col candelabro.

“La grande bellezza”, teaser e trailer italiano


19 May

Anche San Silvetro è stato celebrato celermente senza celerini, cerini e cerotti


01 Jan

Aspetto questi “capolavori” del 2013, definiamoli semplicemente “film stronzata”

 

Abbiamo festeggiato di panettone “salato” con tanto di salamoie e “salame” nell’augurio del bacetto d’una donna “apprensiva”, speriamo in un buon anno dai mille propositi e non da prostata.
Mi curai dal “Cancro”, sverginandomi nel “Pesce” di moltiplicazione “Gemelli”, ma rimango teso:

– Tesoro, cosa c’è che non va?
– La tensione si sta “ammosciando”.
– Ma ci sono qua io a “tirarti su”.
– Siamo sicuri?
– Sì, basta toccare nelle zone “affievolite” e malate, ferite e affrante, poi “tutto” sarà visto in modo positivo.
– Da quale posizione?
– Io sotto, tu sopra.
– Si potrebbero evitare questi “ribaltoni” da “zabaione?”. Preferisco il cornetto “croccante” senza “crema” che potrebbe “debordare”. Sì, precauteliamoci dal macchiarci. Già, c’han sporcato la faccia, “cioccolatizzandola” di “gelatina”. Quindi, sebben tu “voglia”, io non ne ho più.
Ho già dato, ora mi devo dar ad altre…
– Fottiti, stronzo.
– Sì, in mancanza di qualcuna, mi sa che finirò con l’autoincularmi. Tanto da una vita “va” così.
– Ecco, guarda le stelle.
– Prima la stall(on)a.
– Porco schifoso, a che vuoi alludere?
– Alla Luna?
– Non sarò la tua lupa. Ulula in altre “trapunte”.
– Voglio solo il tuo “firmamento”, non filmerò il nostro “video” per guardoni al “telescopio” che “microscopizzeranno” noi che scoperemo al “finissimo” di “scoppiarselo”. La galassia è lattea, tu alletti, sai?
– Il mio letto non l’avrai mai. Datti al gagà.
– Rosso di sera, bel Tempo si spera. Io ce l’ho sempre di questo colore. Quindi, mai disperare, mai bramare ma di porpora imbrunire…
Il tramonto incontrerà una da montare.
– Bastardo, basta!
– Puttana, svestiti!
– Come ti permetti?
– Mi permetto questo e “altro”. Dai, racchia, dalla a chi ti merita!
– Ti denuncio!
– Ma che vuoi denunciare. Tu vorrai solo il mio uccello dietro queste provocazioni del tira e molla. Ma, fra il dire e il mare, io non sarò il tuo amante amaro. Pigliati la cannuccia dell’aperitivo e sgonfiati quel canotto di seno siliconcello, mia cara coglioncella.
– Chiamo il mio ragazzo.
– Quale?
– Che vorresti dire?
– Manco solo io all’appello. Tutte le altre “cappelle” si son già “inginocchiate” nella tua “benedetta”. E, bene-dando, li hai maledetti.
Dio mio, che non si dica in giro. Ché non si dia se il dì vuoi che non ti dannerà per un ano che solo di fegato t’analizzerà.
– Sei proprio una merda.
– Di mio, lo so. Di tuo, non Credo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quello che so sull’amore (2012)
    Muccino Gabriele. Come ha fatto costui, che tartaglia, compra il Kinder e accavalla da Bruno Vespa meglio della Brambilla, a farsi “valere” a Hollywood? E soprattutto perché queste tre superfighe pazzesche (Biel, Thurman, Zeta-Jones) hanno accettato di rendere e ridurre il dur Butler come Silvio, il fratellin piccino?Il dubbio sarà sciolto nella melassa quando verrà “rilasciato” il 10 Gennaio.
  2. All You Need Is Kill (2013)
    Serial killerizza la famosa canzone dei Beatles sul “Love”, in una Guerra e Pace senza fine.
    L’andrò a vedere per una sola ragione. Ogni Giorno, Cage (come, Nicolas? Ah no, Tom Cruise… di nome Bill) ripete infatti la stessa battaglia. Fra le sparatorie, spero che ci ripropongano tutte le volte che si “bomba” Emily Blunt. Scena ripresa da vari “punti di vista”.
  3. Joe (2013)
    Ecco proprio il nostro Nicolino, in versione “fallita” come sempre.
    Ora, credo che potremmo trovarci di fronte a un signor Cage. Il migliore, quello pazzo e nevrotico.
    Se sopporterete due ore di frustrazioni e alberi tranciati, potreste reggere e brindare un “Andò così, domani sarà joe-viale, sui viali con Giovanna, ancora”.
  4. La grande bellezza (2013)
    Sono un fanatico patito di Sorrentino ma che c’azzeccano Verdone e la Ferilli? Mi ricordo di quando “calendarizzai” il culo di Sabrina nel mio “spogliarello scudettato mentre Lei, appunto, sculettava nei “fori” romani, e di come anch’io usavo il borotalco.
    Ma sono “cresciuto” e adesso amo Servillo. Come me, scrittore che bazzica un po’ qui e un po’ là.
    Con tanto d’ombra da Pasotti Giorgio a ricordarmi che non devo eccedere in quanto, come Giorgio, per molto Tempo senza ricotta.
    Sì, un pasoliniano.
  5. Terza categoria (2012)
    Tutte le donne accorrono quando c’è Stefano Accorsi.
    Anche quelle del “corso” A voglion passare al suo “piano” da lato B maschile eccitante su sorriso “Laetitia Casta”.Film infimo, d’ultima…
  6. RazzaBastarda (2012)
    Gassman Alessandro come regista.
    Peraltro, nella vita privata va a zoccole, e qui fa il reietto.Che ve lo dico a fare? Si può prendere sul serio uno così?
    Si desse alla Ferrarelle. Dai, dai. Bollicinizzasse!
  7. Passione sinistra (2012)
    Mah, più che sinistra, Valentina è una che va “politicizzata” nel “mezzo”.
    Senza troppe “elezioni” ma, appunto, erezione.

“This Must Be the Place”, il Trailer americano


09 Sep

Magnifico!

 

(Stefano Falotico)

Il “pagliaccio” Penn è sempre impennato, e “imparruccato”, forse (s)truccato


28 Oct

 

Pomeriggio uggioso, quello di ieri, nelle autunnali “cadenze” malinconiche d’una Bologna nel suo Ottobre “sgocciolante” e agli “sgoccioli”.

Con i miei genitori… ah, pare che a una certa età sia proibito guardare un film assieme alla famiglia, mi son recato allo The Space Cinema, ex Medusa, di Bologna, per “improfumarmi” con l’ultima fantasia “scombiccherata” della premiata ditta Paolo Sorrentino-Sean Penn, il già celebre & celebrato This must be the place.

Su una scala, com’è “abitudine” morandiniana, da 1 a 5, in termini di stellette, gliene assegnai quattro, col lecito dubbio che potrei aggiungerne una, o “sottrarla” alla prossima visione.

Tant’è, che… “evocandomi” in Lui, l’ho recensito così…

 

Lagrime glam d’un trucco pindaricamente pittato

La vita… turbinii polverosi d’anime, infrante nelle proprie “scogliere”, nel veleggio autunnale d’una fierezza che, ardimentosa, svanì in nottambule nuvole dal color “raggrinzito” in foschie letargiche, o della lentezza melodica che s’è incatenata e “crepuscolata” nelle zone “oscure” che (s’)abbaglian di lucentezza, effuse nel proprio tergerla metafisica in armoniose grida smorzate in un’opaca realtà dai tenui colori aggrottati nel silenzio che la “balbetta”, o agghindati nell’incantevole manto che le abbacinerà d’un altro etereo assaggio o grido, d’una lacerazione che si (s)fregia di sé, nella ferita irrimarginabile d’una “pacata” vendetta dal mistico sapore della Luna inferocita, nei suoi auscultati impeti.

Dublino… “mieleggia” funerea, nelle soavi carezze d’una fotografia che imprime il Giorno d’una vivida stravaganza, “attempandolo” d’una densità atemporale, nelle “tempie” appannate di chi gironzola “claudicandola” o nel sonante, anche solar, gracchio della sua friabilità, purissimo nitore di nuda trasparenza, che s'”incenerisce” nelle torbide canzoni del suo Cuore e se n'”aleggia” amando un suo proprio arcobaleno di variegata, “cosmetica” evasione, forse l’identità nascosta ch’è “insuperbita” dal “vaneggiar” vanitosa in un trucco che gli “morde la coda”, che s’inerpica nelle rughe da celar con un cerone “pietramellare”, un rossetto che sbava l’infantile laconicità saggia di chi ne respira i gusti, in teneri dosaggi che lo smaltiscano e lo smaltino d’un perpetuo viaggiarsi, prigioni dell’anima che si sfiora “masturbatoria” in un amore affiliato alle maternità, idrofilo cotone che detergerà il ruvido “sgretolio” d’una apparenza ch’è intatta, tonante bagliore di se stessi.

Forse, Cheyenne, magnifico Penn in tutte le sue autocompiaciute, “apatiche” smorfie, si denuderà “vestendosi a modo”, acconciato per chi non giudicherà più la sua (non) maschera d’acconciature, e peccherà forse d’essersi tradito per accordarsi alle pigre “musicalità” dai “toni” più visibili e immediati.
La sua criptica enigmaticità che non (si) intimorirà, in quella prostrazione, sì lo è, violenta che ne “metamorfosizzerà” il suo profumo, il tocco, da altri, come dico io, b(l)andito, e or ne ossequia “valori normali” per mostrarsi com’è.
Con un bomber e uno smagliante, m’ancor “furfante & fuorviante” sorrisetto tra il serio & il faceto, l’incupirsi ch’occhieggia birichino d’una irrinunciabile malizia.

Sparito il ciuffo che “fischiettava” tra rosse labbra vivide, l’andatura sbilenca dal “clowneggiarla” un po’ zombi, e l’abbigliamento fuori moda che lo disegnava meravigliosamente “fuori sincrono”.
Nelle linee di tutti e, forse anziché errare in quel vitale vagabondaggio d’un sé che “permanentemente” si strugge(va), attracca a un pragmatico essere, “imperfettamente”, erroneo come tutti, o sonno dei suoi sogni.

Non so se Sorrentino abbia scelto bene questo finale, “pennizzando” Cheyenne in un metacinema aderente al “vero”, dunque dissimulatore, Sean.

Qualcosa, Egli non sa esattamente cosa… l’ha turbato, quel rumor d'”ossa” che s’eran “inibite” nella sparizione del suo “abito”, nelle corrugate piogge ermetche della sua “folle” solitudine, fra chiacchiere che si “rincuorano” e un Passato che lo rincorre(rà).

Spietata vendetta ch’è il prolungamento dell’ossessione del padre, il perseverarla nell’attimo propizio che ne “immortala” l’atrocità e gli orrori di Auschwitz, quasi in un “Taglione” perché il criminale muoia nell’istante fatale del suo imperdonabile, inestirpabile abominio.

Incontri casuali, “virginali” consapevolezze danzano notturne, tra “squilli” di fiamme e paesaggi, eternamente lividi anche quando son creaturali tramonti nelle loro fluenti eternità.

Sean Penn, primo piano perenne in mezzo a dolly, campi lunghi, prospettive, lentissimi zoom, cadenze perfino respiratorie, d’asma, di ventricoli o del sospiro delle nostre anime.

Come Cheyenne, la perplessità del (suo) giudizio, vaga ancora in me, e non si stabilizzerà…

(Stefano Falotico)

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