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Il Falò, un GENIUS, pure Pop! – Attore, imitatore, narratore, recensore, scrittore, cari untori!
Dall’antro mesmerico del suo Principe imbattibile, soprattutto per sé stesso, Arthur Fleck/Joker dice la sua contro chi non amò il film di Todd Phillips e contro chi voleva sbatterlo al muro, cioè Maria Sharapova
Sì, sono un battutista. Non lo sapevate?
Un mio amico su Facebook mi chiede se amo/i il tennis.
– Un tempo lo praticai dai dilettante. Ebbi pure i miei idoli, ovvero Pete Sampras, Boris Becker e quel matto di Andre Agassi. Comunque, in confronto ad Agassi, io sono John McEnroe. Ah ah.
Mi riesce però duro guardare le partite con le donne. Appena vedo Maria Sharapova, per esempio, ho voglia subito di arrivare al match point con la mia racchetta a colpi di dritto assai diretto e rovescio ficcante.
Non saprei però se farlo con lei a letto o sulla terra rossa come il Roland-Garros.
Comunque, il Grande Slam ci starebbe tutto con tanto di super slurp.
– Per quanto riguarda, invece, il Calcio?
– Lo praticai a livello agonistico. Adesso ne sono agnostico. Preferisco al credo calcistico, fare il Buffon con Ilaria D’Amico.
Sì, sono un pagliaccio.
Una volta, nel paese natio dei miei genitori, scommisi con una combriccola del paese che sarei riuscito a compiere mille palleggi in mezzo alla strada con la gente di passaggio che m’intralciò l’impresa.
Se avessi perso e la palla fosse cascata prima dei mille palleggi, avrei pagato loro la cena al ristorante.
Se avessi vinto io, per una settimana intera, loro mi avrebbero pagato la cena ogni sera.
Vinsi io e a loro cascarono le palle.
Tutto vero, non vi dico balle.
Ora, Joker è un capolavoro e Richard Jewell un gran bel film.
Arthur Fleck, quest’uomo macerato dalla solitudine, sprofondato nella melma dei suoi pensieri angosciosi, quest’uomo che vive angustiato da mille dubbi amletici e abita in una casa angusta.
Un uomo che sa che la società è ingiusta e non si sa se la nera sua vicina davvero se la gusti. Un uomo che spinge, che crepita nel livore delle sue ansietà profumate di candore. Poi esplode di tutto calore, dopo tanto esistenziale pallore, ma ancora una volta s’incula a causa del suo esagerato fervore.
Un uomo poco di sé sicuro che un po’ fa pena e molta paura, in verità è un mezzo genio a cui vollero rifilare una grossa, irrisarcibile, impagabile fregatura ma se lui ne fotte degli sgambetti e degli stronzi abietti.
Tirandosela falsamente da cazzone quando in verità ha un cervellone e anche qualcos’altro più dotato di tanti impotenti ignorantoni. Ah ah.
In questa società infetta ove impazzano gli inetti, ha ora solo da pensare che le uova, un tanto all’etto, costano sempre di più di anno in annetto.
Le donne lo cercano per via del suo fascino affascinante da uomo melanconico aitante eppur sanamente inquietante, gli uomini vorrebbero smascherarlo ma, di suo, Joker gigioneggia a tutt’andare con far brillante e occhio languido assai ammiccante.
A dirla tutta, questa vita fu una stronzata. Tanto vale allora trovare un blues brother e fare del casino sino a notte tarda.
Adesso, si è fatto tardi mentre tu, tardo, al solito non fai un cazzo e odi gli altri, lanciando loro solo offese innocue come un bambino coi petardi.
Per quanto mi riguarda, puoi anche fartene tante.
Ma, se ancora insulterai in maniera gratuita e arrogante, ricorda anche che altrettante ne prenderai e, solo davanti a me al buio, te la farai subito nelle mutande.
Sono infatti stanco dei dementi, degli psicopatici e di quelli che dicono agli altri come si sta al mondo con prosopopea da rincoglioniti fintamente sapidi e, invero, ridicoli solo a guardarli.
di Stefano Falotico
JOKER: THAT’S LIFE e le Luci della città si tingono mansuetamente di candidi effluvi nell’ira sopita
Rifletto, scuoiando i miei turbamenti nella discernenza d’una ritrovata immacolatezza.
Ogni rabbia oramai ho smarrito, tergendola nell’etereo struggimento della mia impalpabile vaghezza. O forse è solo smemoratezza che, riscaldata in notti di morbide nuvole e nuove fresche brezze, nell’ebrezza della mia candidezza giammai svanita, oh sì, si rispolvera come se ieri mai fu e il domani si svela semplicemente come il presente d’un torpore romantico assai fluido. Probabilmente soltanto furbo, invero, a esservi sinceramente melanconico, debbo confessarvi che giacqui nelle catacombe del mio cuore incancrenitosi eppure non del tutto inariditosi ché, fulgidamente riertosi in gloria, di vita ancora potente mi fulmina.
Se i miracoli esistono, io ne incarno la quintessenza poiché, laconico per non dire taciturno, diciamo muto, sepolto dalle mie apparentemente inguaribili tristizie, vagai con vista quasi daltonica nella beltà d’oscuri ma sognanti, splendidi deliri non so se allucinanti, sicuramente un po’ farneticai e ai miei coetanei risultai ingombrante.
Posso comprenderli. Erano anch’essi assorbiti dalle loro problematiche adolescenziali senza tante vie d’uscita. Perché mai avrebbero dovuto capirmi? Io, per caso, capii loro?
Soffrimmo tutti di mancanza d’empatia. Obbligati e obliati, castigati e complessati, compressi in corpi e anime troppo ancora tenere per potersi congiungere amicalmente unite e robustamente vere.
Ieri dunque vivacchiai, anzi, scomparii dalla vita e mi tacqui ermeticamente come un sottaceto, affogato dal veleno delle mie stesse ansie nelle quali annegai quasi come un’ameba nella melma. Annacquato e soffocato, riemersi in maniera fantasmagorica e brillante.
Malgrado, qualche volta, ancora sparisca come un fantasma per poi riapparire turgidamente gagliardo alla maniera d’un magnifico pagliaccio che, dopo tante nottate all’addiaccio, non ha per niente però intenzione di venir vinto dalla tenzone dei panzoni. Poiché costoro, già nell’anima troppo falsamente preti o periti, non sono dei buoni pastori, bensì soltanto dei cattivi impostori.
Energico come Jeff Goldblum de La mosca, mentre loro persero e ancora perdono, io perdono ogni vile affronto e rinunzio, da grande uomo, a ogni vendetta da Eric Draven.
Poiché come Charles Chaplin, chiamatelo e chiamato anche Charlie, so che il mondo è dominato da irredimibili dittatori e non possiamo, amici, sconfiggerli con la stessa presunzione.
Possiamo solo ballare e ridere felici, liberi da ogni malvagio untore. Con una piccola, lacrimevole goccia di malinconia che ci squaglia il viso nella venustà del tempo che non esiste, eppur nuovamente si patisce, quindi si gioisce.
Poiché io sono l’uomo che visse, morì, rinacque e ancora forse creperà ma, dai sepolcri del mio perpetuo sonno senza respiro, risorgo sempre come un’araba fenice.
Buona vita a tutti.
Ai miei parenti morti che sono lassù, a chi non c’è più, a chi c’è e forse non sa ancora di essere.
JOKER Origins: al festival di Venezia vedrò davvero e dal vivo Joaquin Phoenix e De Niro – La mia vita ha rivisto la luce dopo il tunnel di un viaggio al termine della notte
Tutti quelli di cui avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito… ha vissuto la sua vita su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole. E vostro figlio ha cavalcato quel raggio… e voi due gli avete dato una vita che gli ha permesso di vivere quel sogno.
(Sean Penn, The First)
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti, purtroppo o per fortuna, è terribilmente vero
Ora, la situazione si fa merdosa.
Vi spiego bene, con molta calma. Datemi tempo. È quello che vi chiesi anni fa quando invece, standomi col fiato sul collo, mi faceste impazzire.
Dispongo già dell’accredito stampa per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove, come sappiamo, uno dei titoli di punta, sarà Joker di Todd Phillips.
Invero, ancora non ce l’ho. Ho pagato 60 Euro a Banca Sella, attenendomi alle oculate prescrizioni comunicatemi dalla direttrice dell’ufficio stampa, appunto, della Biennale.
Sì, chiariamoci. A meno che voi non siate uno del New York Times, vale a dire il critico pagato a peso d’oro più del cachet miliardario ricevuto da Phoenix e De Niro per essere rispettivamente il protagonista e il suo antagonista nella succitata pellicola su Joker, non potete permettervi di avere l’accredito gratis.
Sempre 60 Euro dovete e sino alla fine dei vostri giorni dovrete sborsare. Comunque, è un bel risparmio.
Anzi, pure di più. Il prezzo della benzina aumenta a ogni ora, ci vorrebbe Adriano Celentano di Svalutation per non farci credere che esista l’inflazione. Come dice Totò a Peppino ne La malafemmina… ah ah.
60 Euro comunque non sono, a ben pen(s)arci, una gran cifra, infatti senza… sarebbero circa 500 Euro, bonus permettendo.
Col mio accredito potrò, innanzitutto, sedere a fianco di critici di spicco ma soprattutto loro avranno l’opportunità di avere accanto a essi un uomo che forse non è un uomo. Sì, sono un essere anomalo, la peculiarità esistenziale fa parte della mia natura tanto fascinosamente abissale, in virtù del mio carisma a pelle bestiale, quanto rompiballe in modo insostenibile.
Mi hanno detto di salvare la ricevuta fiscale allegatami in mail, di stamparne il PDF e di presentarmi al Palazzo del Casinò con in mano tutta la documentazione.
Ora, sorge però più che un casino, ecco, un Casinò. Si potrebbe ovviare a questa sfumatura non da poco se io fossi l’incarnazione del capolavoro di Martin Scorsese del 1995, appunto, con De Niro, Sharon Stone e Joe Pesci.
Non è da una o accentata o no che la sostanza cambia. Casino in originale, Casinò in italiano, rimane pur sempre un tragedia di persone che, incasinatesi a vicenda, fanno scoppiare le loro vite che perdono tutto più di un incosciente alla John Malkovich di Rounders. Il quale, sopravvalutando le sue mosse, ritenendosi imbattibile, provetto gambler, ah che poveretto, scommette tutto al tavolo da gioco, convintissimo di avere in mano la carta vincente, ma scopre che il suo avversario ha la stessa mente di Will Hunting – genio ribelle.
Piovono soldi… sì, bisogna vedere da che parte, caro Teddy KGB.
Da circa vent’anni, forse di più, invero esattamente dall’anno successivo a quello in cui crollarono le Torri Gemelle (sì, le Twin Towers precipitarono l’11 Settembre, a festival già finito del 2001), l’intera zona attorno alla Mostra del Cinema, durante il periodo festivaliero, viene perimetrata neanche se fossimo in 1997: Fuga da New York.
Dunque, per poter accedere al Casinò, essendo quest’ultimo ubicato nella zona nevralgica e protetta da eventuali attacchi terroristici, prima bisogna consegnare la carta d’identità agli uffici della detection–reception.
Perciò, come farò a dimostrare, una volta che sarò dinanzi alla bigliettaia della baracchina della biglietteria del Casinò, che sono Stefano Falotico se, come dettovi, avrò appena lasciato in deposito le mie generalità al di fuori del “ghetto?”.
Sì, la Mostra è piena di gente che si dichiara appassionata di Cinema. Ma di che?
Alcuni hanno delle facce da criminali mai visti. Sì, vanno al festival solo per imbucarsi a qualche festino. Fra giri di prostitute e droga a tutt’andare. Sì, ne ho visto cose che voi non umani non potreste immaginare.
Critici che criticano solo i film dei sogni che s’erano fatti prima di diventare critici o pseudo tali.
Sì, il critico odierno, soventemente affiliato a giornali il cui caporedattore è ammanicato col produttore del film da recensire, sono dei falsi, dei corrotti e dunque, ça va sans dire, dei falsari della Settima Arte.
Scrivono che il film è bello soltanto perché altrimenti la loro vita non sarebbe più tanto bella. Eh certo, sennò li licenziano.
Ah, ne ho viste, vidi e spero di vederne tante… critici cinematografici che obiettarono sulle cosce della passerona Gwyneth Paltrow in passerella, sputtanandosi poi nei bagni dei parties con “reginette” decisamente meno belle di questa principessina sul pisello.
Sì, a Venezia v’è un giro di mignottelle e troioni pazzeschi. Indossano la maschera degli uomini irreprensibili e moralmente retti. Camminano tutti ritti. Tant’è vero che la prima mondiale di Eyes Wide Shut si tenne, appunto, a Venezia. E quest’anno riproporranno il capolavoro postumo di Kubrick…
Ho detto tutto.
Fatto sta che riuscirò a ficcarmi… per ottenere il pass.
Sì, per me, a dire il vero, questo problema non sussiste. Oramai mi conoscono tutti. Sono un personaggio sulla bocca di chiunque. Come si suol dire, un attore che non abbisogna di presentazioni.
Già, immagino la scena:
– Buongiorno. Guardi, dovrei ritirare la tessera, munita perfino di mia foto profilo, già precedentemente inviatavi nell’apposito formulario, da me pagata un mese fa. Son stato però costretto a lasciare i documenti fuori dalla Mostra.
– Ah, ma lei è il Joker Marino, alias Stefano Falotico.
– Sì, è vero. Come fa a conoscermi?
– Suvvia, bambagione. Lei è riconoscibilissimo anche a un miglio di distanza. La sua faccia da culo la conosce mezzo mondo.
Pigli questa tessera e buon Festival. Ah no, scusi solo un secondo. Lei, stasera, dopo aver visto il film, sarebbe disponibile per giocare un po’ con me? Lei è proprio un pagliaccio, sa? Poi, starmene chiusa qua dentro tutto il giorno con tutto questo caldo, vede, a notte tarda mi rende una monella.
Insomma, fra clown tristi la vita è più felice. Sì, io e lei, anzi tu, ti do del tu e poi te la darò tutta, siamo carcerati psicologicamente. Siamo un po’ come Steve McQueen e Dustin Hoffman di Papillon. Qui a Venezia c’è il mare, stasera che ne dici?
Andremo al ristorante, ordineremo delle vongole, faremo un giro in gondola, poi in albergo tu mi sfilerai la gonna e, tuffandoci nei sensi più profondi, prenderemo il largo a prua e a poppa.
Il mattino dopo, mi servirai la colazione con tanto di cornetto alla crema.
– Sì, ok cornuta. Ciao. Fottiti. Al massimo, posso invitarti a prendere assieme un caffè senza zucchero. Ci stai? Offro io, non ti preoccupare.
Invero, questa qua non era male. Però il mio albergo prenotato a Venezia è impresentabile. Non posso portare una bella donna in un tugurio fatiscente e diroccato. Perderei tutto il mio fascino alla Tom Cruise.
Sì, torniamo alla questione iniziale. Detta come va detta, non trovo un buco mango a pagarla, no, pagarlo.
Tutti gli alberghi del Lido, anche quelli più scalcagnati, sono già tutti occupatissimi.
Detto ciò, la tessera mi darà l’esclusivo diritto di poter vedere tutti, dico tutti, i film in Concorso e Fuori Concorso, quelli delle sezioni collaterali, i classici delle retrospettive e anche quelli senza una cinematografica prospettiva.
Sì, fra tanti film belli selezionati, ci saranno come al solito anche delle stronzate micidiali senza capo né coda, senza poetica e senza neppure una bella figa che valga, come si dice in gergo goliardico, il prezzo del biglietto. Insomma, i cosiddetti film improponibili. Oggettivamente da voltastomaco, messi lì per riempire gli spazi vacanti.
Sì, è praticamente impossibile assistere a un Festival qualitativamente omogeneo e perfetto. Ogni anno, su dieci film di grande livello, ce ne sono trenta che, se fossi stato il regista, non avrei mai mostrato, appunto, nemmeno a mia moglie.
Ora, Todd Phillips è sposato?
Ecco, credo che sua moglie abbia già visto, assieme a quelli della Warner Bros, il Joker.
Dunque, probabilmente la pratica di divorzio fra Phillips e la consorte è già in atto. Ah ah. Come no?
Se invece così non fosse…
Sala Grande, prima internazionale di Joker.
In verità vi dico che al pubblico sarà presentato il 31 ma la stampa lo vedrà il 30.
Finisce comunque la proiezione.
La follia, no, la folla è in visibilio, Phoenix è paonazzo dalla commozione, il neo di De Niro, da nero che è, diventa rosso per via del flash dei fotografi. Il pubblico sovreccitato si scalmana, una ragazza, fanatica di Phoenix gli urla: la tua interpretazione in Quando l’amore brucia l’anima è niente in confronto al mio calore per te, sto bruciando!
La gente applaude, insomma un’ovazione. Con tanto, appunto, di esaltati che, in barba a ogni pudore, hanno in diretta delle incontinenti eiaculazioni e donne ninfomani iper-appassionate di Joaquin in stato fermentante di febbricitante ovulazione.
Insomma, un delirio collettivo!
La moglie di Phillips però è sconvolta e, fra sé e sé, pensa… cazzo, è il film di mio marito.
Io pensavo che fosse un brav’uomo e invece ha realizzato la pellicola su un matto ma forse la pazza son stata io a sposarlo. Oppure siamo tutti impazziti.
In verità vi dico che dubito riguardo il fatto che De Niro possa presentarsi al Lido.
Innanzitutto, il suo ruolo è minore. Poi, per quanto io ne sia fan sfegatato, De Niro è uno stronzo.
Io e tutti gli altri stemmo ad aspettarlo dietro le transenne per Shark Tale.
Lui passò e non cagò nessuno.
In tanti anni di Festival è l’unico attore che non si è fermato a firmare gli autografi.
È il mio attore preferito. Sono uguale a lui.
Ho varie ammiratrici che mi scrivono su Facebook, sinceramente vogliono scoparmi.
Al che, mi decido a incontrarle dal vivo. Loro, alla mia vista, rimangono estasiate.
Io dinanzi a loro, manco per il cazzo.
E sparisco di nuovo nella notte come Travis Bickle di Taxi Driver.
Detto ciò, caro Travis, Cybill Shepherd ci rimase di merda.
La lasciasti in mezzo alla strada come una puttana qualsiasi.
E dire che, poco prima, combinasti un macello per rendere questo mondo più pulito.
Ma poi a che sarebbe servito? Jodie Foster, una volta salva(ta) dal pappone, comunque rimase fottuta. Perciò, per non farsi pappare dagli uomini lupo, non riuscendo a superare il suo trauma, studiò psicologia con il master in criminologia.
Da cui la sua Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti.
Be’, che vi debbo dire? O meglio che volete che vi dica?
D’adolescente, mi opacizzai nella notte più fosca. Smarrendomi come lo straniero Travis nei dedali della mia solitudine nera.
Mi consolai dallo stress nell’orgasmizzarmi. Sì, calato ogni sole, mi resi solare, registrando tutte le più grandi fighe che passavano, a luci rosse, via cavo.
E ora vi racconto questa…
Nel 2003, nonostante già fossi più colto di ventimila laureati a Oxford, m’iscrissi a una scuola di recupero.
Lì conobbi un certo Enrico col quale ci recammo a Chieti. Per diplomarci privatamente.
Nei giorni antecedenti il nostro viaggio, Enrico, nonostante io a quei tempi avessi già incontrato Roberta di Trieste, notando che ero molto triste, a inoltrata sera suonò a sorpresa a casa mia.
Svegliando i miei genitori.
– Ehi, che ci fai a quest’ora?
– Stefano, facciamoci un giro. Sono in palla.
– Ma è tardissimo.
– Appunto. La notte è lunga e io voglio renderla calda.
Indossai il giubbotto, afferrai le chiavi di casa, aspettai l’ascensore e, uscito che ebbi dal mio stabile, trovai Enrico nel mio cortile. Piuttosto instabile. Con una faccia arrapatissima:
– Stefano, stanotte ho voglia di darci!
– Ma tu non sei fidanzato con Micol? (sì, la sua ragazza si chiamava Micol e non Nicole).
– Sì, ma ho voglia di qualcosa di più. Accompagnami. Anzi, sono talmente in tiro che voglio farti un regalo. Dai, seguirmi, entriamo in macchina.
Al che, spedito a tutta velocità, si fermò al Bancomat più vicino e io gli chiesi:
– Dove cazzo vai?
– Vado a ritirare i soldi che m’occorreranno per la donna che sceglierò, girando per istrada. Anzi, ritirerò anche qualche soldo in più poiché desidero che pure tu possa godertela. In poche parole, te la pago io.
A quel punto, salutai Enrico e chiamai un taxi.
Non sono mai andato a zoccole in vita mia e giammai vi andrò.
Andare con una donna di malaffare significa dichiararsi più che falotici, no, fallici, eh sì, falliti.
È un’umiliazione mortificante che non potrei sostenere. Cioè, fatemi capire bene. Voi pagate una purché vi renda contenti? E vi rende contenti dietro i contanti?
Io, al massimo, ho cinquemila film pornografici in casa mia. Ma sono un romantico.
Fatto sta che, pochi giorni dopo, salii nuovamente in macchina di Enrico. Che caricò me e due donne, una ragazza più piccola di noi e una signora di una certa età, per recarci nel luogo ove avremmo effettuato l’esame di maturità.
Anzi, ora che ricordo bene, in macchina con noi c’era anche Armando. Uno che in quel periodo cantava sempre ad alta voce il ritornello Anvedi come balla Nando di Teo Mammuccari, tormentone del 2004.
Enrico, come avrete capito bene, aveva quel vizietto lì. La sera prima degli orali, ecco, s’ubriacò e ancora con una puttana, segretamente, andò.
Gli telefonò la sua ragazza per sincerarsi se stesse bene e se fosse pronto per l’interrogazione del giorno dopo.
Al che, Enrico il telefono mi passò:
– Stefano, sono Micol. Enrico è impazzito? Che fa? Si sbronza la sera prima dell’esame?
– Sì, in effetti è un po’ brillo. Ma ora lo mettiamo a dormire.
– Stefano, tu sei molto sincero. Dimmi la verità. Enrico s’è solo ubriacato?
– Sì, certo. Perché?
– Ora, io credo che mi tradisca. Sai com’è… lontano da me potrebbe… ora, mi garantisci che ha solo bevuto?
– Vuoi la verità, Micol? La sai già.
Partì un urlo immane.
Be’, Enrico e Micol si lasciarono.
Ma non fu per colpa mia. Lei invero era già cosciente che Enrico amava molto incoscientemente le altrui cosce.
Ho trovato finalmente la sistemazione. Circa 500 Euro per sole 4 notti.
Ora, per molto tempo la gente pensò che io fossi Tom Hardy di Warrior.
Invece, ha scoperto che sono Joel Edgerton.
Sì, un tipo apparentemente fantozziano che non ha nessuna possibilità di vincere.
E invece, a differenza degli idioti, io faccio funzionare la testa.
Sono colui che ha ribaltato ogni prospettiva.
Dunque, mi spiace per il demente che continua a offendermi su YouTube perché non ci sta.
Che posso dirgli? Andasse a Lourdes.
Sì, davvero. Certe offese puerili sono accettabili se hai 16 anni. Alla mia età, fanno i ridere i polli come lui.
Capito? Questo s’è sparato un trip sulla mia persona mai visto. Se non appunto nella sua mente.
Adesso, vi spiego bene come vi vede lui. Sì, lui capisce tutto, non lo sapevate?
Mi grida che sono pazzo, solo, senza amici e una vita sociale. Che sono un disagiato, un mostro, un repellente abominio, come dice lui… un aborto.
Be’, in effetti un mostro ha bisogno della sua altra metà identica a lui di sola diversa desinenza femminile.
Mi pare dunque ovvio che il mostro vada alla Mostra. O no? Ah ah.
Credo che costui abbia sempre delirato su di me.
Trattasi di ragazzino gravemente disturbato.
Va a dire in giro… ma come fate a dar retta a quel Joker Marino? Ma non lo vedete che si filma sempre da solo? Non ha un cane. È un cretino.
Tale idiota di ciò n’è veramente sicuro?
Bene, se l’è andata a cercare… rendiamolo felice. Diamogli il contentino come si fa con gli scemini.
Dal 2003, costui non sa niente della mia via intima e privata, diciamo personalissima.
Nell’anno appena succitato, uscì il capitolo 1 di Kill Bill. Che costui mi creda o no, non chiedetemi, vi prego, come riuscii ad uscirne, ecco, uscii con una tizia che abitava in un paesino di Bologna.
Che si fa con una ragazza? La si porta a vedere un film.
Durante tutta la proiezione, questa ragazza rimase impressionata.
Non tanto dal film. Questa qui di Cinema non sapeva un cazzo. Rimase scioccata, più che altro, da me che non la cagai. Un altro, al mio posto, anziché concentrarsi su Uma Thurman, avrebbe pensato a qualcosa, diciamo, di più tangibile e corporeo.
Ora, questa qui non era bionda come Uma. Anzi, era mora. Ma non era male. No, no, no. Un bel bocconcino.
Lei, finito che avemmo di vedere il film, mi fissò negli occhi e, accortasi del mio turbamento, mi domandò un po’ allarmata:
– C’è qualcosa che non va, Stefano?
– Un po’ tutto non va. Ma sto bene. Non ti preoccupare.
In verità, la scena finale del film m’aveva pietrificato.
Lei m’invitò a casa sua. I suoi erano a letto. Ah, fra l’altro, non era la prima volta che io e questa qui c’eravamo incontrati. Il nostro primo appuntamento era avvenuto… in una zona losca del paese in cui abitava.
Lei mi portò in un pube, no, in pub.
Dopo dieci minuti, seduti al tavolo, uno di fronte all’altro/a, lei mi sospirò:
– Non hai caldo? Fa caldo, cazzo, fa molto caldo.
– Sì, in effetti questo è un pub di provincia. Ma non hanno i soldi per un ventilatore?
Lei scoppiò a ridere. Anzi, sogghignò…
In verità, s’era accorta che io non avevo per niente capito a cosa volesse alludere per alluparmi.
Ma uscì con me, come detto, ugualmente la seconda volta. Anzi, credo che le piacesse la mia ingenuità.
Che culo, infatti. Trovarsi di fronte a un ragazzo completamente vergine da ammaestrare a proprio volere.
Ma io avevo la testa da un’altra parte. Volevo vendicarmi, sì, volevo vendicarmi perché, a differenza di quello che questa qui poteva aver creduto, dopo aver visto Kill Bill avevo compreso tutto…
Cosa voglio dire con questo?
Facciamo un passo indietro. Torniamo al Joker.
Secondo voi chi è Arthur Fleck?
Io me l’immagino così. Dev’essere uno oscuratosi nella notte. Anche delle Stelle. Cioè degli Oscar.
Sì, durante l’adolescenza deve aver sofferto di disturbo ossessivo-compulsivo e, prima della serata di premiazione degli Academy Award, cazzo, questo qui si faceva pure il bagno come se dovesse essere lui il premiato con la statuetta.
Amici, quello che vi posso dire è di non assumere mai questi psicofarmaci:
1) Depakin: uno stabilizzatore dell’umore. I suoi effetti collaterali sono devastanti.
2) Risperdal: un neurolettico, adesso sostituito dal più “moderno” Invega. Gli effetti collaterali, se assunto in forti dosi, sono l’alterazione del metabolismo, una forte stipsi, un ingrossamento del fegato e un enorme calo della libido.
3) Fluoxeren: antidepressivo e antipsicotico terribile. Può provocare addirittura shock anafilattico, vomito, nausea e profonda sonnolenza.
Ragazzi, non assumeteli mai, per nessuna ragione al mondo. In ciò, ha ragione Eros Ramazzotti di Parla con me:
non si uccide un dolore, anestetizzando il cuore…
Ora, in caso di violenta sofferenza psicologica, i farmaci e i tranquillanti bloccano il dolore. Sì, ma fermano anche il piacere.
La persona può allora ammalarsi di catatonia, eccessiva rigidezza muscolare, fissità esagerata dello sguardo, oppure sconfinata apatia.
Mettiamo anche che si ammali in un’età troppo giovane in cui non possa autodeterminarsi e, intorno a sé, gli ruotino solo adulti superficiali e ragazzi indifferenti che preferirono appioppargli un’etichetta. Non volendo mai appurare…
Ma che appuraste? Più puro di Fleck non ce n’è!
Era ovvio che Arthur Fleck, una volta marchiato e stigmatizzato, sarebbe andato incontro, poi ripresosi, all’incomprensione degli ottusi.
Che, anziché stringergli la mano nel momento del bisogno, lo incriminarono persino per il semplice fatto di avergli rotto il cazzo.
Ecco, con questa ragazza non andò proprio benissimo. Con Roberta, sì. Anche troppo.
– Stefano, toglimi una curiosità. Tu e Roberta come vi siete conosciuti?
– Attraverso una chat.
– No, fammi capire bene. Questa qua è scesa da Trieste a Bologna per conoscere te? E tu chi sei Superman?
– IO SONO IO.
Morale della favola: il mio calunniatore è rimasto molto, molto indietro. Quando mi scrive cose come… esci dal guscio…
Ah, il famosissimo guscio dello struzzo o del suo fare lo stronzo?
Comunque, l’assolvo. Lo compatisco. Trattasi di persona, oltre che a dismisura inconsapevole, gravemente sospettosa e diffidente.
Dovrebbe aggiornarsi. Invero, vergognarsi. Sì, a volte mi sembra un ignorante come Totò della famosa scena della lettera de… La malafemmina.
Dice a me che devo studiare e prendermi la LAURA…
Costui, il quale parla tanto di vita sociale, non è che sia un venditore del suo culo?
No, per chiedere, eh. Sembra, a sentirlo parlare, un maniaco sessuale. Non è che domani lo vedrò fra i protagonisti negativi della seconda stagione di Mindhunter?
Sì, questo qui non è mai sicuro che io dica la verità. Mi scrive sempre:
– Dov’è che sono queste donne? Fammi vedere.
Cioè, vuole che gli realizzi un porno. Più maniaco di questo guitto d’avanspettacolo, manco Charles Manson.
Finale: sì, ma Joker chi è?
Certamente, non io. Come ha detto il canale YouTube L’IMPERO DEL CINEMA, che qui ancora ringrazio infinitamente, Joker è un archetipo che noi tutti amiamo.
Simbolizza tutta la bontà più pura nella sua forma più splendidamente angelica ma allo stesso tempo è l’incarnazione di Satana.
Sì, ma perché lo amiamo?
Ora, il film di Todd Phillips, stando alle premesse e alla trama fornitaci, guardando il suo teaser, è impostato su un canovaccio scritto da Scott Silver, a prima vista, perfino piuttosto canonico da Bignami della psicopatologia.
Arthur Fleck, a quanto pare, è affetto da complesso di Edipo. Vorrebbe la sua vita ma, a livello inconscio, un po’ come fa Jason Miller de L’esorcista, non riesce mai davvero a staccarsi dal cosiddetto, a livello metaforico, cordone ombelicale. Per di più che sua madre è adesso malata e necessita con la vecchiaia di assistenza.
Forse, in un certo qual modo, è simile proprio a Travis Bickle. È uno “schizofrenico” esistenzialista.
Molti della mia generazione vissero parecchi stati di coscienza definiti vuoti a perdere. La generazione a cui io appartengo veniva infatti definita, oltre che generation x, quella del vuoto…
Ma poi siamo sicuri che questi ragazzi sognassero davvero di essere Re per una notte?
O questo invece fu il sogno dei loro genitori? I quali, non riuscendo a concretizzare le loro ambizioni, scaricarono le loro frustrazioni, idealizzando distortamente la vita futura dei figli? Pianificandone le scelte?
Sì, perché se Joker avesse voluto diventare un personaggio dello spettacolo, se ne sarebbe fregato della batosta ricevuta da De Niro. E avrebbe insistito come se nulla fosse stato.
Per quanto possa apparire, appunto, folle e insensato, grottesco e assurdo agli occhi della gente “normale”, Joker non vuole mettere su famiglia, non vuole nascondersi dietro la maschera della dignità sociale volgarmente intesa. Cioè non crede che il valore di una persona dipenda dal valore stesso che gli altri possano più o meno attribuirgli in misura del suo reddito e dei suoi trionfi.
Una tipica, retrograda, sbrigativa frase che viene rivolta ai “malati di mente” è la seguente: me non mi freghi, coglione. A cui vuoi darla a bere? Vedi di rimboccarti le maniche come tutti e ora ti becchi un sacrosanto calcio in culo.
Oppure: non fare il furbo.
Che poi è sostanzialmente la stessa cosa.
Quando invece stetti assieme a un’altra ragazza, mi ricordo di questo mio rapporto assai strano.
In quel periodo ero davvero un saltimbanco un po’ patetico. Come Sean Penn di This Must Be the Place. Un film a mio avviso concettualmente sbagliato nell’ultima mezz’ora.
Innanzitutto, caro Paolo Sorrentino, la vendetta non serve. Non si vendica un padre con la legge del Taglione. Il nazista ha già condannato la sua anima al demonio. Cioè è già morto.
Poi, Sean Penn/Cheyenne, ottenuta la catarsi vendicativa, torna da sua madre. Sua madre è pazza. Sean si presenta a lei con un taglio di capelli da perfetto uomo normalizzato.
Ah, che brutta caduta di stile, Paolo.
Cioè, fammi capire bene. Cheyenne ha rinunciato alla sua unicità, al suo magico candore per essere uno stronzo come tutti?
No, non ci siamo.
Peraltro, Sean Penn è uno degli uomini più affascinanti, misteriosi ed enigmatici di sempre, secondo me.
Cioè, fatemi capire bene. Questo qui ha un fisico da palestrato, è stato con Madonna, con Charlize Theron e chi più fighe ha più ne metta, ed è però amico di Terrence Malick, ha vinto l’Oscar per Milk e Mystic River, ha girato un film con Woody Allen?
Uhm, c’è qualcosa che non va.
Sì, Sean Penn non è l’omaccione che lui stesso, forse, vorrebbe far credere di essere.
The First è stata una serie televisiva piuttosto mediocre. Ma appartengono proprio a Sean Penn/Tom Hagerty le parole forse più belle di quest’anno di Cinema e tv.
Quando, dinanzi ai genitori distrutti per la tragedia occorsa al figlio, il quale doveva essere uno dei primi uomini a mettere piede su Marte, Sean Penn, con infinita saggezza, li consola, dicendo loro quella che è la verità.
Ecco amici e, come dico io, (a)nemici, s’è fatto tardi. Spero di aver detto delle cose sui cui io stesso possa riflettere.
Mi aspettano 5 giorni di Festival in compagnia.
Non mi credete?
Perdonatemi solo per l’audio molto basso. Ma ho registrato da WhatsApp. Potete scusarmi?
di Stefano Falotico
Le riprese del Joker con Phoenix sono terminate: ecco l’ultima foto dal set di effetto blu notte
Sì, le riprese di Joker sono finite così come sono finite, per fortuna, molte delle vostre vite. Finalmente, dopo un’intera vostra esistenza passata a lamentarvi, avete compreso in un attimo di lucidità imbarazzante che siete giunti al capolinea.
Giunti che siete a tale conclusione, per un attimo pensaste di non suicidarvi. Semmai noleggiandovi un film scacciapensieri con un’ottima passerona che, per trenta secondi, sì, tanto non durate di più, vi ha rallegrato di una masturbazione lievissima. Tale che, in quel mezzo minuto da uomini minutissimi, credeste davvero che la vita è bella e la vostra condizione umana fosse migliorabile. No, è stato solo uno zampillo, un’esplosione… momentanea, un istante abbastanza breve di gioia e fazzoletto sporcato.
Invero, dopo esservi puliti in bagno, vi siete specchiati, ancor più consapevoli della vostra pochezza.
Al che, accendeste Facebook in cerca di quelle frasi consolatorie che vanno tanto di moda, del tipo: se pensi di essere stato sminuito, tirati su, tira fuori le palle, fottitene, è il momento di essere Mel Gibson di Braveheart.
Oppure, sì, nella vita hai subito batoste devastanti ma ricorda che a fine del prossimo anno uscirà nei cinema Rambo 5. No, non è ancora arrivato il tempo di morire. Venderemo cara la pelle e le palle.
O frasi da donnette del circolo del cucito: ricorda che lui tornerà da te perché solo tu sapevi farlo ridere e gli preparavi un buon risotto con le patate…
Sì, tutti sanno che Babbo Natale viene solo una volta all’anno. Cazzo, per gli altri 364 giorni, con l’eccezione del bisestile, manco si tira una sega. Roba che il Dalai Lama, in confronto, è un pervertito.
Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle, ne ho viste tante… ragazzi che studiavano al Classico e resero ricco Valerio Massimo Manfredi. Perché erano convinti che sarebbero passati alla Storia.
Oggi, coscienti che non saranno mai Alessandro Magno, sono depressi e bulimici. Magnano come dei porci di Roma con tanto di macedonia!
Mezz’ora fa, son stato al bar. Sono entrati una nonna tanto simpatica e suo nipote di forse dodici anni.
E ho pensato: beati loro, questa ha già un piede nella fossa, il ragazzino invece ha ancora cinque sei anni per poter essere spensierato. Poi capirà che dovrà andare dal gastroenterologo.
Eh sì, il mio condominio è pieno di fegati amari.
Oggi, hanno recapitato a ogni singolo condomino le tasse appunto condominiali. È stato un delirio. Il signor Lucchi, uno dei miei vicini di casa, quello che nel mio video su Basic Instinct bussa contro il muro, chiedendomi di abbassare il “volume” della registrazione, ha avuto un mezzo infarto quando, aprendo la ricevuta, ha letto la cifra da pagare.
Ora, vi racconto questa. Sì, non sono un grande appassionato della Serie A. Ma non ho bisogno di essere abbonato a Sky per sapere quando il Bologna ha fatto goal. Se il sabato, in caso dell’anticipo, o la domenica il signor Lucchi urla come un dannato, significa che il Bologna sta vincendo. Se poi l’urlo diventa come quello di Tarzan, capisco che la partita è finita e il Bologna ha vinto.
Sì, sua figlia non stava messa molto meglio. Mi ricordo che, moltissimi anni fa, saranno state le tre di notte… ero lì che mi stavo dolcemente masturbando su Patricia Arquette di Strade perdute. Quando, al culmine della mia eccitazione, nella scena in cui Patriciona, di tette abnormi nel deserto, si mostra totalmente ignuda con tanto di effetto lynchiano, sono tremate le pareti. No, non fu il terremoto ma il peto ciclopico della figlia del Lucchi. Che, durante la dormita, l’aveva mollata di brutto.
Sì, non riuscii a reprimere l’eiaculazione galoppante e, per lo smottamento dovuto alla flatulenza frastornante, mi tagliai la cappella con l’unghia del pollice tutta spappolante. Ah, che orgasmo. Da film horror demenziale.
Nonostante il dolore tremendo, roba da Ben Stiller di Tutti pazzi per Mary, tutto tornò al suo posto. E il mio glande si riparò in un paio di giorni con tanto di pene alla penicillina.
Invece la figlia del Lucchi è passata dalle scoregge alle lavande gastriche. Eh sì, fa le seratine…
Insomma, la faccia di culo è questa: o l’accettate com’è o son cazzi vostri.
di Stefano Falotico