Ebbene, oramai la sfida per gli Oscar è circoscritta a tre pellicole, ovvero Joker, The Irishman e The Ballad of Richard Jewell di Clint Eastwood.
Eh sì, a sorpresa, Clint esce il 13 Dicembre nei cinema americani con la sua ultima opera. Spero non ultima in senso di definitiva.
Colpo di scena!
Ma io lo sapevo. Clint fa sempre così.
Intanto, ieri è stato presentato The Irishman. I critici ne parlano come di un capolavoro, esaltando soprattutto la prova di Pacino e sottolineando che Bob De Niro, negli ultimi trenta minuti, sfodera una classe melanconica da far piangere tutti.
Un film sulla vita, la mortalità, le amicizie tradite, le risse, gli sbagli, insomma sull’esistenza.
Eppure, nei sottoboschi felsinei, nella grotta dei suoi ricordi e delle sue emozioni mai sopite, vive un uomo spesso inconsapevole di esserlo. Che ammicca, vaneggia e volteggia. Ammiccando a man basta d’occhio lesto. In mezzo agli uomini funesti e a quelli oramai sperduti nella foresta, quest’uomo non ama molto le feste ma emana magnetismo a pelle. Sguscia, appare, scompare, si rintana e ancora non l’acchiappi. Forse lo inchiappetti ma lui se ne fotte, ah ah.
Dalla purezza intonsa, un uomo fantomatico che conosce il sapore falotico del tempo (in)esistente.
Un uomo dal camaleontico trasformismo capace di passare dal fascino intellettuale di Nanni Moretti a quello bestiale di Tom Cruise in due battiti di ciglia e un istante netto, forse in tre secondi eretto. Ah ah.
Rimanendo sempre, nonostante tante cazzate, eternamente pulito. Probabilmente solo esternamente o forse ancora fuori di mente.
Chissà.
di Stefano Falotico