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Ça va sans dire: OSCAR ISAAC non è e non sarà mai come AL PACINO, non vincerà nemmeno un Oscar


08 Sep

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OSCAR ISAAC, protagonista del nuovo film di Paul Schrader, è più giovane di me di qualche mese ma io sembro un ventenne da Oscar, lui invece pare da Armageddon Time


18 Jun

oscar isaac

Subito la freddura nel titolo. Tanto per scaldarci, ah ah.

Sì, Oscar Isaac va forte presso i grandi registi. Ma non è ancora stato candidato all’Oscar. È del ‘79 come me ma sembra vecchio quasi quanto Paul Schrader. Mentre io conservo un fascino ambiguo ed inquietante da Willem Dafoe (co-protagonista di The Card Counter con Isaac di Paul…) de L’ultima tentazione di Cristo, miscelato all’essere ammaliante in quanto non tanto sono un ricco possidente oramai dissipatosi, cioè sputtanatosi totalmente in un’esistenza depravatamente poco integrale moralmente, bensì solamente possedente un neo diametralmente opposto, cioè sull’altra guancia, rispetto a quello di De Niro di Taxi Driver.

Presto, Isaac e De Niro reciteranno assieme nella nuova fatica di James Gray, ovvero Armageddon Time.

Sul sito lascimmiapensa.com, qualche pseudo-giornalista insipiente o forse poco dotato di Occidentali’s Karma da Francesco Gabbani, orridamente, dunque erroneamente scrisse mostruosamente che Armageddon Time sarà il sequel di Ad Astra.

Invero, i siti di cinematografiche news americane/i scrissero soltanto che Armageddon Time sarà la pellicola followup del regista di Little Odessa.

Guardate, l’autore di quest’articolo, cazzo, potrà pure scoparsi due più fighe di Gwyneth Paltrow e di Vinessa Shaw di Two Lovers ma, secondo me, farà la fine di Joaquin Phoenix nel Joker se continuerà a vergare… certe puttane, no, puttanate.

https://www.lascimmiapensa.com/2020/06/17/ad-astra-sequel-armageddon-time-robert-de-niro-cate-blanchett/

Allora, tale Matteo Furina mi querelerà? Macché. Tanto lo sa che non è solo farina della sua sacca scrotale, no, sacco a pelo assieme forse a quell’ex burina di Giorgia Surina, ribattezzata da me l’eterna teen girl molto suina. Vale a dire una che all’apparenza sembrò e sembra una suorina, invero mostrò sempre le sue coscine.

Comunque, fu e rimane una brava ragazza, molto buona. Sì, non è una di quelle bone di culo, gambe e tette ma oscene di faccia per cui, schifandoti per l’appunto in viso, devi mettervi sopra un cuscino.

Credo di aver visto tutti i film dei fratelli Coen. La gente falsa e cattiva m’identifica in un essere fantozziano alla A Serious Man. Di mio, posso dirvi che la mia lei sa che, con me, non è più frigida come Julianne Moore di Boogie Nights? No, del Grande Lebowski.

Io e la mia lei siamo assolutamente “pazzi”… d’amore.

Isaac non è la prima volta che recita/i con Dafoe. A proposito, Paul Gauguin e Vincent van Gogh se lo diedero nel culo sulla soglia dell’eternità? Mah, forse lo saprà Julian Schnabel. Un pittore à la Basquiat con velleità artistiche della minchia. Sì, è un panzone che affresca la sua donna sicuramente meglio del protagonista de Lo scafandro e la farfalla.

Ora, a parte gli schizzi. No, gli scherzi. In passato, sia Isaac di A proposito di Davis che Javier Bardem di Prima che sia notte mi assomigliarono non poco.

Guardate, ragazzi, passai dei momenti di malinconia da Mare dentro più agghiaccianti di Bardem di Non è un paese per vecchi. I ragazzi della mia età guardarono Beautiful, di mio non riuscii neanche a identificarmi nel Bardem di Biutiful.

Poiché la mia vita fu così brutta che nemmeno Charlize Theron de L’ultimo sguardo sarebbe stata capace di spronarmi a una “missionaria” da ormonale caldo equatoriale con lei, sudafricana che stette assieme a The Gunman. Sì, Sean Penn, uno dei più grandi puttanieri del mondo.

Per la Madonna!

Ecco, Sean Penn è un grandissimo attore, due volte premio Oscar. Ma per essere arrivato… deve aver leccato il culo non solo della Ciccone. Si sa…

In Mystic River, comunque, fotté il suo miglior amico, un Lupo solitario. In Milk sicuramente non leccò nessuna figa.

La mia lei come fa a stare con un tipo come me?

Semplicemente perché non credette mai alla diagnosi psichiatrica a buon mercato effettuatami da un certo Isacco.

Ce la vogliamo dire senza se e senza ma?

La “cantante” Alessandra Amoroso, più che una donna solare, incitante alla joie de vivre, mi pare una disperata irrecuperabile.

Chi asserisce che The Irishman sia un film mediocre, eh sì, è meglio che fra 2 min. si butti giù dalla finestra.

Significa che ha vissuto poco, non è un uomo vissuto, non sbagliò mai in vita sua, non si vergognò e neppure adesso prova sensi di colpa per una telefonata terrificante poiché è troppo giovane, troppo bambagione, è solo un povero coglione.

E C’era una volta a… Hollywood non è un capolavoro, è il film di un Tarantino in tal caso davvero cazzone.

I capolavori di Tarantino sono altri.

Se tu, per questa mia affermazione, mi consideri un cretino, mi sa che farai la fine di Sebastian Maniscalco, alias Joe Gallo.

Sono più “Crazy” di te. Fanculo a mammata!

Non s’era capito?

Sì, hai veramente rotto il cazzo.

Finisco, dicendo questo:

Oscar Isaac è un bravo attore ma io non voglio essere un attore.

Voglio essere io. Infatti, sono più giovane sia di lui che di De Niro da giovanissimo. E ho detto tutto…

Oh, se vi sentite già morti dentro, posso consigliarvi una bara. Voi avete la panza piena. Non fatemi la fine di Domenick Lombardozzi, miei “troiazzi”, e di Action Bronson. E voi donne… Finitela di fare le sante come Anna Paquin. Sapeste benissimo che vostro padre fu una merda. Ma non lo denunciaste alla polizia poiché vi garantì un posto fisso. Siate sincere. Fate come Stephanie Kurtzuba. In The Wolf of Wall Street, la “diede” a Jordan Belfort/DiCaprio pur di non finire sul lastrico. In The Irishman, fu stufa di fare la cameriera.

Come ben disse Totò, la serva serve…104706589_2988904677831980_7477066196485844003_n

 

di Stefano Falotico

Ryan Gosling di DRIVE, un titano: la più grande, vendicata storia di violenza psicologica di tutti i temp(l)i


19 Jul

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Tempo fa vidi Drive di Nicolas Winding Refn per la prima volta in vita mia e, devo dirvi la verità, non ne rimasi particolarmente entusiasta.

Lo considerai troppo giovanilistico e, a parte la meravigliosa Nightcall che furoreggia in post-apertura del film sugli smaglianti, psichedelici titoli di testa, reputai Drive una mezza, loffia patetica imitazione del miglior Cinema meglio sviluppato e più ramificato di William Friekdin miscelato alle atmosfere melanconicamente forzate da Takeshi Kitano.

Un film perciò alquanto dozzinale nella sua stilizzata, reiterata reificazione d’una ingiustizia impunitamente crudelissima, vendicata in maniera potentissima da un Ryan Gosling out of control come l’omonimo hit storico dei Chemical Brothers.

Un mio grande nuovo amico m’ha definito in questi sintetici termini:

rappresenti la sublimazione reificata dei più reconditi meandri dell’animo umano. Là dove il mondo cela, tu porti alla luce.

Peccato che molta gente stupida abbia pensato esattamente il contrario.

Invero, come potete vedere dallo screenshot, lui ha scritto due volte dei.

L’ha fatto apposta, non è una ripetizione. Io e lui sappiamo la verità… dei rappresenta a sua volta sia l’articolo indeterminativo suddetto che il plurale di dio.

Oddio, mio signore!

Sì, questo mio amico mi reputa una sorta di angelo sterminatore divino, anzi, divinatorio. Un po’ come Bacco, divinità simboleggiatrice del vino. Portatrice di buon umore, personificazione della guascona gagliardia in un mondo oramai bruciato in ogni senso, per filo e per segno d’ogni candido sogno più stupidamente, giustamente utopistico.

Sì, il mio amico è molto preso dalla Politica. Al che, gli ho proposto di creare un partito poco egoistico chiamato Utopia.

Il cui motto innalzato in gloria nell’alto dei cieli sarà… anche a Losanna, Osanna, Rosanna e Rossana odieranno ogni retorica da pettegola, falsa zia poiché noi siamo cherubini birichini come in City of Angels e, a Los Angeles, tutti sanno che adoriamo Mulholland Drive nella nostra Inland Empire sventolante la chimera lontana da ogni bandiera bianca!

Sì, Drive è un film futurista. Dunque, se nel 1909 nacque il Bologna Football Club, la squadra che tutto il mondo tremare fa, eh, come, no, se fu partorito anche il futurismo da Marinetti, perché noi nel 2019 non possiamo contrastare Di Maio il cretinetti, Salvini il panzerotto vivente, i figli troioni di ogni Berlusconi ed essere invece Colin Farrell di Miami Vice anche se quel figlio di zoccola di Flavio Briatore non lavora più per la Formula 1? Miei deficienti?

Sì, in questo gran baccano disumano, io brindo alla vita, malgrado non sia mai un uomo pietistico da Miserere…, in quanto sono l’incarnazione reale e regale di Richard Gere de Gli invisibili, capolavoro sesquipedale con tanto di accelerata scena super malinconica nel rush finale, poi lentissimamente immortalata in maniera tristemente realistica in quanto grande pellicola lievissima, però pauperistica.

Sì, non si sevizia così un paperino solo perché a tredici anni già disgustavo le oche e non guardavo Paperissima.

Di mio, infatti, ho sempre amato leggere Topolino e ce l’avevo già precocemente contro ogni Banda Bassotti che prendeva per il culo, di bullismi e nonnismi, le mie papere da Pluto.

Da allora, estraniatomi che ebbi dai miei coetanei, ancora fermi al Manuale delle Giovani Marmotte, cioè saccenti ragazzini pubescenti e di sé pienotti che sognavano il seno di Folliero Emanuela ma non venivano cagati neppure da Mariotta, la ragazza più brutta, invero molto mignotta, dei loro licei del cazzo, divenni un indagatore dell’incubo, ovvero Dylan Dog.

Nelle mie notti insondabili ed enigmatiche come Martin Mystère, mi celai in maniera tetra e cimiteriale.

Quelli della mia età sospettarono della mia sessualità ambigua da Rupert Everett. In realtà vi dico che ero e sono tuttora solo Sylvester Stallone di Nighthawks.

Sì, nonostante fossi depresso forte, quasi uno zombi da George Romero, Falchi Anna di Dellamorte Dellamore mi tirava sempre su.

L’ho rivista l’alta sera su Instagram. Ancora spinge…

Anna curò, sì, ogni mia presunta castrazione e attrazione verso Thanos, no, Thanatos grazie al suo seno sprigionante florido Eros pimpante su sue poppe esaltanti e sul suo culo molto piccante, assai sodo da pompare furibondamente in modo robustamente ficcante. A dispetto del mio autoerotismo peggiore di quei cazzoni che si fanno ora le seghe mentali sul significato esegetico della saga degli X-Men, sognando Scarlett Johansson di Avengers, io ero già talmente avanti che lo presi nel didietro.

Sì, la mia vita s’oscurò e la gente pettegola e maligna pensò perfino che fossi Black Dahlia, quindi mi trattò da lazzarone, ridendosela da matti.

Fra Di Lazzaro Dalila, Sansone e Maciste nella valle dei farmacisti, ancora nessuna mi resiste. Infatti, mi dà un calcio nelle palle ancora prima che possa lei fare l’ipocrita, leggendo a letto la Holy Bible dopo che s’è fatta fottere da Nick Nolte di Cape Fear.

Sì, esistono donne che (non) amano gli uomini come King Kong, donne come Jessica Lange. Le quali desiderano crescere le figlie nella dolciastra ruffianeria da Cinema di Muccino.

Che grande, Ryan Gosling.

Avete visto che coerenza, che statura morale impressionante?

È solo come un cane, s’innamora della dolcissima vicina di casa, Irene/Carey Mulligan.

Al che, ritorna il marito di lei dopo aver scontato il carcere. Ryan, di nome Driver come De Niro/Travis Bickle appunto di Taxi Driver e come Driver l’imprendibile di Walter Hill, diviene una sorta di Stellan Skarsgård nell’animo, ah, Le onde del destino.

Rinuncia, da quel momento in poi, a ogni avance carnale nei confronti della donna di cui s’è perdutamente innamorato.

Sublima la paralisi sua sessuale, dovuta al fatto che è amico di Oscar Isaac, eh già, gli amici non si tradiscono mai, assurgendo a eremita sceso in terra.

Poi, ammazzano il suo migliore amico, Isaac, appunto.

Al che, l’autista con un’espressione da semi-autistico, Gosling, non lo ferma più nessuno.

Come si suol dire, manco Cristo.

Solo dio perdona e siamo Too Old to Die Young…

Nella vita esistono molti uomini e donne “diverse” come Carey Mulligan.

Uomini come Gosling di Stay, sognatori come in First Man, uomini perfino antisemiti come Gosling stesso di The Believer. Questi ultimi però non si pentono mai, non si redimono e continuano all’infinito con le porcate. Distruggendo i migliori anni in fiore delle persone.

Maltrattandole, nazisticamente, da ultime ruote…

A quel punto, si scatena la rabbia vendicatrice di Gosling di Drive? No, non siamo epici, suvvia, biblici sì.

Mosè docet.

Tanti anni or sono, fui estremamente profetico e signorilmente chiarissimo.

Dissi contro chi volle farmi passare per matto che abbisognava di pesanti sedazioni farmacologiche, ecco, dissi imperiosamente: provateci, fatelo e si abbatterà su di voi una punizione divina.

 

Ora, non piangete.

Sono sempre stato sensitivo, d’una sensibilità unica. Questa magia e quest’unicità mia vollero che si appiattisse nel carnaio volgare di massa.

Per esempio, io sono un intellettuale, forse l’ultimo degli umanisti.

Non credo alle terapie psichiatriche né mi convincono, essendo io di natura scettico e razionale, oserei dire illuminista o forse illuminato, le storie buoniste del tipo… se soffri, ti curi e poi tutto andrà a posto.

Perché sono troppo intelligente per credere realisticamente alle utopie, appunto, sono Ryan Gosling de Il caso Thomas Crawford.

A me gli psicopatici omicidi che insabbiano i loro scheletri nell’armadio stanno sul cazzo.

Comunque, idioti, non ammazzerò proprio nessuno.

Potete dormire sogni tranquilli, cullati dalla vostra demenza narcotizzante.

Ma per il Festival di Venezia, sì, inizialmente avevo deciso di comprare una palandrana da Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo per fare un po’ il Joker di turno, ma ho cambiato repentinamente idea.

Ho appena pagato Amazon per ricevere a breve, a casa mia, questa.

Che taglia ho scelto?

Non lo so, non sono un cacciatore di taglie…

 

di Stefano Faloticomio cugino vincenzo pesci palandrana gosling drive

giacca di drive

Venezia 74, i peccati di Suburbicon e questo Clooney padre dei Coen e dei gemelli


02 Sep

sub

Clooney è visibilmente dimagrito, bene deve avergli fatto la “cura” con la moglie avvocatessa Amal (si chiama così? Son cazzi loro, ma lei lo ama, insomma Amal è una buona amante?) che gli ha regalato la coppia di pargoletti tanto cari, carissimi, infatti pare che stia perdendo un occhio della testa, anzi di due “testoni” piagnucoloni, per “educarli” già alla sua visione liberal ove ci sarà poco spazio per le patatine di Mc Donald’s e già pero problemi bulimici da infanzia con la pancetta. Due bac(h)i, che bacon. Camerette, giocattoli, biberon e trenini. Insomma, Clooney, dopo la sfilza “millenaria” e milionaria con tante donne di varia estrazione sociale, fra cui la nostra cafonissima Elisabetta Canalis, è convolato a nozze, si è dato una regolata e ha messo l’uccellino al solito posto, cioè in “quella” della consorte. Ma Clooney, che non è un fraterello, ama anche i fratelli Coen. Epocali oramai le sue collaborazioni coi due maledetti geniali, tant’è che questo film è stato scritto da loro, un noir sui generis con “puntate” nella commedia sofisticata, forse screwball, forse solo un po’ stronzetta, che anticipa gli USA di Donald Trump, rivelando gli scheletri nell’armadio di un’America falsamente perbenista, impeccabile solo di facciata, invero al solito appunto peccaminosa e bugiarda, cattiva e “oscura”. Al Mereghetti, fanatico di Clooney, in cui ha sempre proiettato le sue voglie di essere come LUI in deliri “orgasmici” da ammiratore che fa sorgere in noi qualche dubbio sulla sua eterosessualità “pelata”, è piaciuto abbastanza e ne parla come di un ottimo film che non sfigura affatto in Concorso. Più caustico e severo The Guardian, accompagnato da The Hollywood Reporter. Entrambe le testate lo stroncano senza pietà, riconoscendo a Clooney la professionalità ma dicendoci anche che essere grandi registi, di film che davvero lascino il segno, ce ne vuole.

Ma Clooney, in fondo, chi è? Proprietario di una semi-reggia sul Lago di Como, ove spesso invita De Niro e compagnia bella, anche brutta, è stato un idolo delle donne di mezza età, “accalappiando” le fantasie proibite di molte casalinghe di Voghera, attratte dal suo fascino emancipato, cortese ed elegante, incuriosite dal suo sex appeal mai volgare e sempre posato. Vinse l’Oscar come non protagonista per Syriana e in alcuni film, va detto, è stato effettivamente notevole, vedi Michael Clayton e Paradiso amaro. Eppur si continua a parlare di lui in termini, sì, decorosi, ma mai grandiosi, come dire che, nonostante il Cecil B. De Mille Award alla carriera (?) non è ancora fra i giganti della Settima Arte. George fa il bello… e cattivo tempo, sorride, è gioviale, compassato, si attornia di star appetibili e si concede ai fotografi con grazia “deliziosa”. Insomma, un signore.

Lo inviterei a prender un caffè con me questa sera, prima di Spagna-Italia, ben accorto però a non farmelo mettere in “rete”. I maligni infatti ancor sostengono, nonostante i due figlioletti, che George sia dell’altra sponda, non “lo” dà a vedere, eppur tutti incula.

 

di Stefano Falotico

BATMAN & ROBIN, Elle Macpherson, George Clooney, 1997, (c)Warner Bros.

BATMAN & ROBIN, Elle Macpherson, George Clooney, 1997, (c)Warner Bros.

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