Ecco gli Oscar contenders, alcuni (mi sa…) che son stati scartati dalle candidature, o sbaglio?
Mah.
Ecco gli Oscar contenders, alcuni (mi sa…) che son stati scartati dalle candidature, o sbaglio?
Mah.
Vota “Lincoln” per l’Oscar perché Daniel Day-Lewis è Dio! E non perdonerà! Vota Jennifer Lawrence e il tuo “lato positivo” alato sarà nell’orlo argenteo delle sue “nuvole”
Sabato mosciarello, Sabato al Mottarello, per la glassa di cioccolata fredda come i miei ormoni appesi nel centro commerciale più incasinato, fra reparti frigoriferi, un villoso calorifero e Nicole Kidman smutandata al banco delle lasagne con la besciamellona
Un mio amico giudica Daniel il più grande attore vivente. Adducendo che, tralasciando che non si scompone in film alimentari, è proprio mostruoso ed enorme.
Replico che, indubbiamente, è un po(p) po d’attoron’ ma che anche altri, De Niro il quale fu a parte, meritano tale podio “presidenziale”.
Concordo dunque solo in parte. Il bottino va spartito. Le botte anche, se qualcuno oserà sfidarmi.
Avverrà un duello a Mezzogiorno nel suo “fuoco” sparato in mezzo alle gambe. “Spartizione” di quel che sta in mezzo ai testicoli che, di testacoda-esplodendo, si “coaguleranno” nel pipin spaccato.
Javier Bardem, ad esempio, lo metterei, oltre che nella Cruz, come gerarca della Crusca recitativa.
Non l’avrei mai sospettato a inizio suo carriera. Giracchiava film in cui se “lo” tirava, commediole “spagnole” erotichelle. Poi il grande “balzo” a Hollywood. Coen e tutti gli autori a (ri)cercarlo.
Mickey Rourke, ritengo la sua “vecchia” spontaneità indubitabilmente pazzesca.
Se Hollywood investisse su uno così, che alla sua età, quand’è in forma e non deforme, fa la sua “porca” figura(ccia), avremmo il nuovo DiCaprio rifatto per uno Scorsese melodrammatico ed esistenzialista della sua chirurgia più bradipa e shutter.
Nick Nolte, a iosa di qua e di là. Non si ferma, non lo placate, in passerella picchia i fotografi solo perché non gli hanno “abbaiato” un “Cane!”, ed è presenza scenica da far impallidire anche Berlusconi.
Perché Silvio usa il cerone, Nick ha una cera “incenerita”. Nero, bianco, giallognolo, ingrigito, rugoso, spugnoso, morbido fra le cosce, vellutato nel liuto della sua classe “armonica”, salvo scompensi rabbiosi da “Rompo le ossa a tutti! Per la Madonna!”.
Il sinistro mancino del piede san(t)o
Si può vincere un Oscar sacrosanto, recitando solo con un piede?
Sì. Daniel confuta il luogo comune “Questa cosa è fatta coi piedi”.
Il mohicano che non è arrivato per ultimo
Atletico, aitante, in Madeleine Stowe (com)battente, “la” abita sotto le cascate, abbatte i nemici, salta, scopa, galoppa, in groppa al cavallo e, di cavallina, sempre più capellone.
Senza shampoo, liscio nel pelo che stuzzica…
Il boxer…
Un Uomo “in mutande” che non è un indumento intimo da calate brache. Sbraca sul ring, piange a dirotto, non si fa corrompere, s’arrampica sulla Watson, se la rifà ma i “grandi” non ci stanno.
Finirà macerato.
Le Gang dello Yorkshire
Il macellaione di coltello. Vuole Cameron, la guarda “monocolo”, mezzo monco, vuole storpiare DiCaprio, “claudica”, cazzeggia, taglia le fette di maiale, butta fuori gli insipidi, “insanguinandoli” al pollo-arrosto.
Dimesso, poi nessun lo farà fesso.
S’ingigantisce, fa paura, neanche Al Capone fu così raggelante.
Daniel Day-Lewis è come me, “ciabatta” a Firenze, solfeggia quando alcun donnette da manicomio, come stamattina, nei pressi della Certosa di Parma, fingendo di non vedermi, piansero i loro obbrobri, camminando a passo svelto con aria “insostenibile” nel pensare “Mi tocca servir il pranzo a mio marito, che sposai dietro lauti compensi amorevolissimi, giustificandolo delle sue corna perché mi permise lo shopping e anche il mio sciopero della fame sessuale da sfatta presto sfrattata-che frittata, gratificandola nelle graticola d’altre, pagate di salumificio “a zampetta” mentre ho le rughe da gallina, ho allevato una pollastrella che, dopo un’adolescenza in cui la spelaron, ora è figlia sperduta in una provincia amabilissima dai posaceneri amari su suoi balletti domenicali, l’altro mio figlio è un ritardato che vien tutt’ora plagiato da degli idioti, dei pasciutelli bimbetti con ebefreniche mani-e adultone nelle adultere-durone di cui uno tartaglia, l’altro se lo taglia fra amene ragazzotte che ciclostila di stile notevolissimo, e gli altri se ne s-fottono. E mi sa che canterò con Domenico Modugno per rallegrare le sere meravigliosissime del mio rossetto”.
Votatelo: beccatevi, trombatevi!
Ecco, ironizzo ma sono uno sfegatato, metaforicamente e anche “forato” degli Oscar. Sfigato è tuo padre, Uomo John Cusack, non ci son scuse che tengan. E spero che Bob De Niro lo piazzi nel deretan’. Ora, la concorrenza è agguerrita. Tommy Lee Jones è il favorito ma la Malavita si vendicherà…, Besson Luc sa come Robert friggerà Tommy.
Philip Seymour Hoffman merita ogni bene, ma il suo “dottor” Dodd non è carismatico come Burt Lancaster. Burt non ha mai pensato alla psicanalisi, Philip invece fa il trombone che tutte vuol trombare, e ha una pancia sconfinata da troppe teorie senza pratica di vere “natiche”. Egli pretende la profondità, m’affonda sol nel suo culo neanche tanto parato. Visto che non ha nessuna laurea, è un cialtrone e in galera finirà, con tanto di brandina a pensare “Sono Hoffman, recito meglio di Brando, riuscirà il lettino a reggere il mio peso prima che ingrassi più dell’anziano Marlon?”.
No, l’Oscar ti dice “Vaffanculo!”. Non sei degno della sua leggerezza.
Waltz Christoph. Tanto l’italiano medio lo chiama “Christoph-er”. Che cazzo! Non è Walken, l’unico Cristo che io conosca. In quasi tutti film, anche dove è un vincente, il suo occhio febbrile nasconde più traumi di Joaquin Phoenix/Freddie Quell. So io come salvare la vita a questo Quell.
Non è un delinquente, ha bisogno d’un maestro alla Guzzanti, uno da “Quelo”. Mica come quel buonista di Paulo Coelho. Meglio James Paulina, una che ti prende l’uccellino “dolce” e te lo fa diventare Everhard.
Arkin Alan è troppo vecchio. Quindi è solo per Grudge Match.
Lo Zio andrà a Robertino.
Quindi, ficcatevela!
Ricorda: tua sorella non è una suora. Va presa a suole!
Al suolo va data.
Datemi del suonato, di mio ho già scopato.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Anche gli spettatori dopo questa scena sporca-ta.
Joaquin Phoenix: Facce, smorfie e labbro leporino da Oscar.
Ma Daniel Day-Lewis è il favorito.
Davide Stanzione illustra questa lotta “all’ultimo sangue” da statuetta rush finale.
Phoenix ti si abbatte addosso come un furibondo tornado e ti si sedimenta dentro per restarci e non uscirne più. La sua è un’interpretazione destabilizzante che annichilisce e sgomenta per l’inquietante, malsana potenza che trasuda e la luce malata che l’illumina. Day-Lewis sarà anche MOLTO più accademico nell’approccio, ma lo trovo non meno portentoso… si riconferma il migliore attore del Pianeta con una prova che non fa pesarti il metodo o l’exploit da Actor’s Studio attraverso una mimesi e un’interiozzazione anch’essi sedimentati e assolutamente non ostentati, con un’adesione che non urla mai per mettersi in mostra ed emerge pienamente sulla lunga distanza. E, così facendo di Lincoln, riesce a catturare anche le sottigliezze caratteriali, lo humour peculiare, ti sembra quasi di scorgerne i PENSIERI… insomma, scelta DURISSIMA quest’anno.
Il consueto appuntamento degli Oscar è stato, come al solito, prerogativa “esclusiva” di Sky.
Vi posto quello che ho pensato io, di questa Notte tanto ipercelebrata, ma davvero amata?
Anch’io, da cinefilo incallito, anche della Notte più “buffonesca” dell’anno, trepidamente “avvolto” nel mio divano con yogurt in bocca, mi son sorbito, “sorbettizzandola”, il cerimoniale, un po’ “sacerdotale”, hollywoodiano di “stelle” & paillette, e inevitabili “papere”, quali Jennifer Lopez e Cameron Diaz, campionesse di “fondoschiena” birichimo mostrato con zoom, “da dietro”. Oltre al culo, inteso anche in senso lato, c’è di più? Non molto.
Sky Cinema Uno, da qualche anno, c’ammorba con questo Castelnuovo da Prima Comunione, un posato Gianni Canova, “stroncatore” di banalotta ironia, e una Martina Riva, sempre scosciata, quanto immeritatamente “inscrivaniata” da iscritta all’albo “giornalistico”. La sua posa giuliva, da casalinga con ammiccamenti sexy e occhietti civettuoli su magrezza “accigliata”, forse attizzerà l'”uomo” di mezz’età da cruciverba, io le preferisco la vicina di casa. Presenza, dunque, stoltamente “esornativa” di una vanità “infronzolata” quanto mai sciocca, quasi quanto il tifo “giugulare” di volgarotti ragazzini coi loro messaggi facebookati e twitteriani.
Un’interminabile “passerella”, collegamento alle 22.55 che si protrae a dismisura sin quasi verso le 2, quando finalmente si “aprono i battenti” al Kodak Theatre.
Tre ore circa, quindi, d’interviste a una manciata di soli(ti) ignoti e il “noto” George con la sua Barbie sbaciucchiante.
Un Clooney un po’ più nervoso del solito, che, dietro la sobrissima “camuffa” d’un capello cortissimo, scalpita già per la tanto agognata statuetta, mai così vicina… Candidato in varie categorie, resta a mani vuotissime, mascherando l’immensa delusione dietro la sua “piacioneria” di facciata.
In compenso, “contentino” per la sceneggiatura di Alexander Payne.
Billy Crystal, si dimostra il miglior conduttore della manifestazione. Giusto, rimarcarlo, evidenziare la sciagurata “performance” dei due presentatori stoccafissi della passata edizione. Un James Franco mai così a disagio, e un’Anne Hathaway imbarazzante nonostante un “capezzolo” che avemmo voluto vedere di più.
Crystal, prima si (di)mostra e si “mostrifica” nel solito omaggio-parodia sulle pellicole candidate, poi manda in brodo di giuggiole la platea (s)canzonandola, nel vero senso “canoro”.
E strizza al Jack Russell…
Parte a spron battuto Hugo Cabret, col sacrosanto Oscar a Dante & Francesca… Ma, l’iniziale entusiasmo, sarà poi attutito dalla rimonta prevedibilissima di The Artist.
Un pisolino “ristoratore”, ieri pomeriggio, doveva “alleviare” il sonno… invece, mi cade la palpebra, perché, eccezion fatta per le acrobatiche fantasmagorie del Cirque du Soleil, è tutta “roba” moscia, anzi, diciamocelo… mosciarellona. Fra stangone-mozzarelle e un Robert Downey Jr. che non ha fatto, stranamente, ridere nessuno, a dispetto della sua proverbiale verve.
Tutto secondo quanto già “scritto” dai bookmaker. Tutto “liscio”, troppo.
Gli unici a salvarsi sono Tom Hanks col pizzetto “somalo”, direttamente dal “galeone” di Paul Greengrass, e un Michael Douglas definitivamente “miracolato”.
Nick Nolte & Martin Scorsese, reggono bene (?) alle provocazioni di Billy, e Plummer diventa l’attore più vecchio a “intascarselo”.
Puntavo molto su Michelle Williams. Vince, un po’ a sorpresa, invece Meryl Streep, che “accarezza” la sconfitta, “trucidata” e rammaricatissima Viola Davis. Un’occasione irripetibile che potrebbe non più capitarle. Data per favoritissima, viene “bruciata” da una veterana da standing ovation.
Che parte malissimo col suo discorso, e si riprende un po’ retoricamente ringraziando il Tempo che le è stato benevolo e i tanti amici che l’hanno fortificata divina.
Sì, amici, Angelina Jolie, fa quasi il colpaccio con uno spacco “molto studiato”, ma poi la videocamera s’avvicina e si prova quasi “ribrezzo”. Le braccia sottilissime, la carnagione da “vampira”, le labbra “rinsecchite”, un teschietto che, tolti gli occhi, e la sua “nomea”, ci spaventa perché temiamo per la sua salute.
Alla fine, vince Dujardin. Fra i “litiganti”, se “lo” gode davvero il più bravo e simpatico?
Mah, ho molti dubbi.
Quanto aver “snobbato” Scorsese… per la “Miglior Regia”.
Tom Cruise, consegna l’ultimo premio.
Anche Lui è cambiato.
A forza di spassarsela con compagne sempre più giovani, il volto s’è particolarmente “rimbambinito”, con tanto di guanciotte un po’ “botuline”.
Si fanno le 6. Blocco la registrazione, e penso che è tutto business.
Forza, ci aspetta la vita vera. E i film che amiamo non hanno bisogno di queste premiazioni noiose.
Intanto, nel viaggio, tre “scavezzacollo” m’accompagnarono, fra una minchiata e l’altra…
(Stefano Falotico)
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