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Sogno un remake di Suspiria con Sharon Stone nei panni di una strega educatrice cattiva e Danny Trejo nella parte del monachicchio


07 Jan

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Ve ne ho già parlato del monachicchio, vero? Idolo del folclore lucano. Infatti, mio padre è della Basilicata.

E mio nonno paterno, quando d’estate andavo da lui in vacanza e facevo il bambino cattivo, tirando i capelli a mia cugina, mi diceva che non mi avrebbe punito ma a punirmi c’avrebbe pensato il monachicchio. Un essere buono e caro ma infido al momento opportuno. Che si aggira fra i vicoli paesani di notte e, da dietro i colonnati, spunta all’improvviso e ti fa il culo.

Ah ah.

Ho commentato questo bellissimo video…

Dario Argento è sopravvalutato?

Io ho l’ho ascoltato solo nelle interviste. Su molte cose ha ragione, è un teorico del Cinema ma forse si pone male e risulta antipatico. Ci sono interviste, anche disponibili qui su YouTube, in cui afferma delle cose nelle quali mi trovo d’accordo. Cose che oggi dicono tutti ma che tanti anni fa in pochi dicevano. Ad esempio, che certo Cinema era già superato all’epoca. Ovvero il Cinema basato su “storie vere”. Disse che, a parte qualche eccezione, un film col titolo based on a true story è già sbagliato in partenza. Perché spesso è una storia romanzata, agiografica, falsata rispetto agli accadimenti appunto reali a meno che non la si filtri con la propria poetica. Disse anche come dice tuttora che molto Cinema è “borghese”. Ovvero fatto per piacere, ricattatorio, ipocrita e falsamente mieloso. E che invece il Cinema vero, o almeno stimolante a livello inconscio, deve essere disturbante, spiazzare e disattendere le aspettative e non accontentarle per il facile applauso, deve incutere paura e inquietare. Perché la vita di tutti i giorni è già abbastanza monotona di per sé. E il Cinema, e la penso allo stesso modo, deve generare storie al di là del mondo tangibile. Essere metafisico, trascendente, onirico. All’inizio di carriera, in gran parte è riuscito a essere fedele alla sua visione cinematografica. Poi, sì, si è preso troppo sul serio. E non si è mai aggiornato, rimanendo vecchiotto nel modo di girare, perfino scontato e pacchiano, anzi inguardabile. Il Cinema di Argento va collocato, credo, in quel periodo storico. Noi, spettatori odierni, siam cresciuti con la violenza, la suspense e l’orrore. Dunque, anche i suoi vecchi film ci appaiono sopravvalutati. Ma all’inizio degli anni settanta non erano in effetti tanti i “coraggiosi” come Argento che giravano storie di streghe, di killer e psicopatici assassini, almeno in Italia. Infatti, mio padre ancora oggi, quando vede uno per strada con una faccia da mettere i brividi, urla: – Ah, se lo vede Dario Argento, lo scrittura subito!

Ah ah. Sì, mio padre spesso di Cinema non capisce moltissimo ma se ne salta con trovate geniali. Tipo che Danny Trejo di Machete è uno scartellato. Scartellato, nel suo dialetto, significa uomo impresentabile, brutto forte, un cesso. Ma non un uomo ripugnante, anzi, amabile e perfino tenero e affabile ma buffo e ridicolo. Uno che, se non avesse i soldi, non si scoperebbe neanche una di novant’anni. Sì, secondo mio padre, Danny Trejo è uno scartellato.

Detto ciò, chi è invece il Falotico, ovvero il sottoscritto? Non lo so e non ne posso parlare con obiettività, in maniera oggettiva, diciamo, poiché il giudizio di me stesso è inficiato da come vedo io il mondo. E perciò, essendo noi tutti esseri diversi gli uni dagli altri, anche dagli Unni, non avremo della mia persona mai e poi mai una versione corretta. Perfino dei fatti. E dei miei falli.

Sì, a dodici anni avevo già visto quasi tutti i film di Scorsese. Be’, forse ne avevo quattordici. Fatto sta che la gente era impressionata dal sottoscritto. E mi dicevano tutti che ero un genio. Già molto in là. Tanto in là che infatti ora mi sembra stare nei Viaggi di Gulliver. Reputato un gigante anzitempo, sì, come Stallone di Rocky III, gigioneggiai da coglione per un tempo siderale, basandomi solo sul mio campione già acclarato che non aveva bisogno di dimostrare nulla e infatti si ammalò di adorabile misantropia e di DOC come Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, annoiato a morte, decaduto in stati di atarassia emotiva da far impallidire gli zombi di Romero. Roba che Dostoevskij de Le notti bianche mi avrebbe portato in trionfo per come incarnavo ogni suo disagio simile a Le memorie de sottosuolo trasfuso nell’inquietudine esistenziale da Travis Bickle di Taxi Driver. E Paul Schrader conosce molto bene questo Dosto…

Sì, un enorme dormiveglia di notti fosche fu quella mia adolescenza cupa da solitario lupo, ero anche Nicolas Cage di Stress da vampiro, fidatevi. In quel periodo e patibolo, non mangiai mai uno scarafaggio vivo ma lo “scarface” ero io, e sognavo di leccarla a Jennifer Beals, distrutto da non riuscire a ballare con lei una flashdance.

Notti insonni, di dolori devastanti, di desideri inappagati, di bulimie incredibili per soddisfare la fame mai saziata del mio nevrotico essere-non essere pazzesco.

Così, un bel giorno mi risvegliai e fu un bel bordello. Sì, divenni un invasato, un posseduto, anche Glenn Close mi sembrava una figa sesquipedale. E dilapidai un patrimonio sui siti porno, diciamocelo.

Mi sverginai pure ma non servì a un cazzo. Ebbi crisi ciclopiche, persi la bussola e sbattei… una donna? Sì, un’altra, sì. Ma non godetti moltissimo, tutt’altro. Soffrii immondamente di maggiore testa di minchia.

Ora, sono tornato abbastanza in forma.

E voglio reinventare il mio Suspiria.

Sì, non so se l’avete notato. Sharon Stone, dopo essere stata fiera paladina del sex appeal più altolocato e piccante, dopo esser assurta a vetta pressoché irraggiungibile della sensualità angelica mista a uno sguardo atrocemente diabolico, con l’invecchiamento ha assunto una fisionomia da fattucchiera porca. Raggrinzita in volto, nonostante i tanti lifting, smagrita in maniera innaturale per via della menopausa galoppante che sta alterando il suo metabolismo non più voracemente potente, oggi appare fottutamente ossuta, cerea in viso, macilenta e dai tratti sempre più spigolosi. Si abbiglia da signora di classe, elargendo a tutti il suo sorriso tumefatto eppur ancora smagliante, con doppie punte d’una capigliatura intirizzita, addomesticata nell’amarezza più inaudita, foriera delle tristi rimembranze dei tanti maschili membri che aizzava con la sua figa calda di attizzante permanente inchiodare gli ormoni virili in quella strategica sua zona erogena, poco santa. Come si evince nell’epocale accavallamento platinato della sua fenomenale scosciata in Basic Instinct. Una che, come si suol dire, metaforicamente e non, ti faceva pelo contro pelo e ti bruciava vivo. Deflorando, di suoi fori essiccanti, ogni pudico resisterle con tutte le nostre forze asceticamente calme. Sì, una predatrice sessuale (ig)nobile, di alta scuola sopraffina, specializzata nella seduzione più peperina da imbattibile provocatrice a cui bastava inarcare le sopracciglia per alzare le temperature bollenti degli uomini ardenti già prostrati e inchinati dinanzi alla sua dea tanto scalpitante, succhiante e a(l)itante sospiri roventi in amplessi morbidamente pompanti.

Sì, dopo Alida Valli, Joan Bennett e Tilda Swinton, è lei che designerei per un altro remake di Suspiria, da me sceneggiato, un horror demenziale dai toni grotteschi, un incubo a luci rosse, nel senso di atmosfere torbide, eroticamente purpuree e proibite, molto cazzuto e schizzato su gore truculento e succulento.

Trama…

Siamo in una cittadina dell’Umbria, regione ove svettanti si ergono castelli medioevali e in cui la natura selvaggia è ancora incontaminata. Terra di stregoni e maghi, di zoccole e puttanieri che però credono a San Francesco d’Assisi, ove Sharon, mangiando i baci Perugina, oramai in pensione, alloggia in una ricca magione gotica alle pendici del Gran Sasso. Qui, nel Corno Grande, dopo aver reso vedove molte donne col suo enorme sesso cornificante, inducendo i loro fraudolenti mariti a tradirle, anche solo virtualmente, su onanismi alla Sliver, Sharon passa le giornate a ricordare i tempi d’oro in cui Michael Douglas la cavalcava. E, fra una nostalgia e l’altra, prepara il brodino e cucina degli ottimi pasticcini cremosi.

Nel pomeriggio, dà ripetizioni ai bambini delle elementari. Lei, maestra insuperabile e donna (s)fatta, che educa i bambini a crescere in fretta…, invogliandoli e imboccandoli prematuramente a scoperte sessuali degne di Henry Miller.

Al che, i genitori dei bambini, capendo che gli sguardi dei loro figli son ora divenuti perversi come in Villaggio dei dannati, credono che siano stati posseduti dal diavolo e chiamano un esorcista. Attraverso una seduta spiritica, evocano Gabriele Amorth. Ma Amorth è bello che morto e vuole essere lasciato in pace. Così, grida a costoro: – Perché avete turbato il mio sonno? Ero lì che sognavo Sharon Stone ignuda nella valle del Signore e stavo per esserle buon pastore nella sua pecorina.

Al che, sconvolto, dall’aldilà grida assatanato con tanto d’imprecazione dialettale: – Vaffanculo a voi e Chi v’è muort!

I genitori, scomunicati e demonizzati da Amorth, decidono di rivolgersi a Matthew McConaughey di True Detective. Perché credono che in città si aggiri un mostro attentatore delle giovanissime verginità violate.

McConaughey, invece, risponde loro che la parte è andata ora a Mahershala Ali e non ha più voglia di farsi il culo come un negro.

Disperati, non assistiti, se non dal reddito di dignità di Di Maio, non contenti degli ottanta Euro del decaduto Renzi, ché non serviranno a nessun altro zainetto, i genitori e le ziette optano per una vendetta punitiva.

E, in piena notte, si recano mascherati sotto la casa stregata abitata da Sharon.

La quale, dopo aver assunto delle pastiglie contro le vene varicose e alcune pesanti per il diabete, impaurita da tutto quel casino, chiama la polizia.

Ma la polizia non fa in tempo a soccorrerla che i genitori di quei bambini traviati sfondano la porta e la trivellano a colpi d’ascia e all’urlo di Christian De Sica… beccati questa, ah buzzicona d’una zoccolona!

Aiutati da Danny Trejo, ora sagrestano pagano della parrocchia locale, che la divelle in due.

Insomma, una tragedia.

I genitori assassini e cannibali vengono spediti in manicomio, nel peggiore e più duro ospedale psichiatrico giudiziario.

E i bambini, liberi e felici, senza più rotture di palle, guardano IT alla tv.

Godendosela da matti.

E finalmente capiscono che Sharon Stone è stata furbissima a stregare non solo loro ma Hollywood. Perché, nonostante cinquemila film da lei girati e malgrado tanti uomini raggirati e coglionati, ficcati e poi sfanculati, l’unica pellicola in cui ha recitato come Dio comanda è stata Casinò.

Il resto è una puttana, no, puttanata.

Capolavoro!

Oscar alla Migliore Sceneggiatura originalissima eppure non Originale perché ispirata alle due precedenti opere dell’Argento e del Guadagnino.

Di mio, ora devo prepararmi il tè e ficcare il prosciutto crudo nel panino.

Sono la “schizofrenica” Susie Bannon?

Ma che state a di’?

Voi vi giocaste il cervello, fidatevi.

Cosa ne penso di Dakota Johnson?

Sì, una buona passerona ma, essendo io erede del santo già succitato, nato a Giovanni di Pietro di Bernardone, non credo che Dakota parlerà col mio uccello.

E ho detto tutto.

Ma comunque è ancora presto per esalare l’ultimo Suspiria, anche se la mia vita è un De profundis.

Ma non quello del sottotitolo del Guadagnino e nemmeno l’opera omonima di Oscar Wilde. Perché non sono omosessuale.

Sono solo un uomo profondo, tanto profondo che, a forza di pensare e sognare, non ho più fondi.

Andrò a scommettere sui cavalli, ricordando quei momenti irripetibili in cui adorai quelle cosce immani di Sharon, che cavallona.

 

 

 

di Stefano Falotico

La vita ideale è forse quella “inguinale”, sì, mie linguine allo scoglio… c’è anche l’inguine di pene… scagliatevene e “squagliatevela”…


29 Jan

Basta che funzioni

Molti vivono di ideali e ne rimangono schiacciati. Preda delle loro ideologie bacate, di continui risentimenti, di faceti sentimenti, avvoltolati in vite all’apparenza linde e in verità centrifugate nei soliti odi. Anche iodi, plurale di iodio. Sì, cazzo, le piscine sono olezzate da quel maledetto cloro. No, forse lo è il mare. Fatto sta che la gente è umorale, tutta in tinto coro, emozioni come le maree, oggi affogano nelle banalità e nei falsi perbenismi, domani si accapigliano per un nonnulla. Al che si fan la lotta, coltivano il loro orticello, preoccupati solo dei lor mal di pancia. Di mio, non ho il mal di mare, ma sono un uomo di mar-essere. No, avete capito bene. Non malessere. I miei periodi inquieti appartengono a Goethe, adesso ridono le mie gote, infatti sono la Gioconda. Ah ah. Sì, sono un mentitore imbattibile, un creatore di stronzate per alleviarmi dal mal di vivere. Oggi sono simpatico, domani sono l’antipatia fatta persona, emblema mutevole di una personalità cangiante come un bel, soffice culo di donna basculante che adesso te lo tira su e, non dandola, ti mette a novanta. Ah ah.

 

Citerei a tal proposito due “monologhi” esemplificativi. Uno di Andrea Costanza, mio amico scrittore, l’altro di Basta che funzioni.

 

L’ipocrisia del mondo sinistrorso è indecente. Non li sopporto più. Fanno i cantori della buona morale, gli internazionalisti apologeti di un umanitarismo solo parolaio e mai davvero sentito e applicato nelle cose quotidiane, cianciano e s’infervorano sulle ingiustizie del mondo e poi magari sono i primi che guardano avanti, con magnetica indifferenza, con le loro sciarpette color arcobaleno, sulle disgrazie del dirimpettaio o di chi sta loro accanto. La verità è che sono un bluff. Sono della stessa pasta rispetto a quelli che dicono di voler combattere, i piccoli-borghesi, i piccoli-borghesi sempre, in quanto travestiti da avanguardia progredita. Ma non è vero. Loro non sono progrediti. Sono solo dei gran bugiardi, perché anche loro sono affetti dal morbo dell’iper-individualismo, e si credono ammantati dal candore di chi si crede moralmente ed eticamente superiore. Sono lupi travestiti da agnellini, dicono di rifarsi a un certo armamentario ideologico di cui, andar bene, sanno poco o nulla; ad andar male, lo tradiscono, e lo tradiscono perché lo hanno sempre tradito in nome della fuffa. Sono fabbricatori di stronzate. Sono nient’altro che il cane da guardia di un potere che ci vuole tutti quanti servi automi di uno spettro totalizzante, lo spettro cioè del capitale, che abita il mondo governandolo nelle fondamenta, livellando ciò che c’è da livellare, corrompendo ciò che c’è da corrompere, comprese le anime. Non ci sono superstiti. Siamo tutti morti.

 

 

Ma qual è il significato di tutto? Niente! Zero! Nulla! Tutto finisce in niente, anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me, io la visione ce l’ho, sto parlando di voi, dei vostri amici, dei vostri colleghi, dei vostri giornali, della tv. Tutti molto felici di fare chiacchiere, completamente disinformati. Morale, scienza, religione, politica, sport, amore, i vostri investimenti, i vostri figli, la salute… Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta e verdura al giorno per vivere… non voglio vivere! Io detesto la frutta e la verdura! E i vostri omega tre e il tapis roulant e l’elettrocardiogramma e la mammografia e la risonanza pelvica e, oh mio Dio, l-la colonscopia… e con tutto ciò arriva sempre il giorno in cui vi ficcano in una scatola e avanti con un’altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre si è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano e lo potete biasimare? Con l’orrore, la corruzione e l’ignoranza e la povertà e i genocidi e l’AIDS e il riscaldamento globale e il terrorismo e quegli idioti dei valori della famiglia e quei maniaci delle armi. «L’orrore» dice Kurtz alla fine di Cuore di tenebra, «l’orrore».E beato lui non distribuivano il Times nella giungla. Eh, se no l’avrebbe visto l’orrore. Ma che si può fare? Leggete di qualche massacro nel Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere e attaccate “oh, mio Dio l’orrore!” e poi girate pagina e finite le vostre uova di gallina ruspante, perché tanto che si può fare, si è… si è sopraffatti. Anche io ho tentato di suicidarmi, ovviamente non ha funzionato. Ma perché mai volete sentire queste cose? Cristo, avete già i vostri di problemi! Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari. “Ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo… se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo ci avessi provato con quella donna…” Se questo, se quello… Sapete una cosa? Risparmiatevi i vostri “avrei potuto” o “avrei dovuto”. Come mia madre diceva sempre “se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza”. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure la signora ha partorito una mente brillante. Mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica come ogni altra finta onorificenza. Detto tra noi, non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato. Ho sposato una bella donna che era ricca di famiglia, per anni abbiamo vissuto a Beekman Place. Insegnavo alla Columbia, teoria delle stringhe.

 

Di mio, posso dirvi che è meglio un riso agli asparagi oggi piuttosto che prendere uno spago e impiccarsi, gli spaghi vengon bene alla carbonara. E sui carbonari avrei da dirvene… sulle carbonare invece sta la mia pancetta e “fila” bene di “formaggio”.

 

La gente si fa sempre i cazzi tuoi. Alcuni ne hanno molti, io sono normodotato, ne ho uno. Alle volte funziona, in altre giornate sono moscio.

 

Dovete darmi una spinta. Eppur vengo trafitto dalle spine. Sì, stasera faccio gli spinaci.

 

di Stefano Falotico

 

Al Pacino di oggi è più horror degli orrori in quel di Bruxelles


22 Mar

635939855535560598Una foto di Al Pacino che inquieta più degli attacchi terroristici a Bruxelles. Una vecchiaia che fa spavento, un mito decade(nte), eppur quella donna non me la racconta giusta.

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