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ll comeback del più grande attore di Cinema del mondo, Brendan Fraser (non esageriamo e non è lui, ah ah), ed evviva i festival di Cinema da amare con brillantezza abissale


10 Aug

accreditato veneziaSì, periodo lieto, il mio. Tendente al falotico con tocchi di morbidezza sobria e amorosa, da gustare personalmente come un gelato prelibato molto zuccherato. Oserei dire da leccarsi i baffi in modo delicato.

A quanto pare, Brendan Fraser, per molti recenti anni osteggiato, boicottato, diffamato e ridicolizzato, in forma è tornato. Era a dismisura ingrassato, adesso è dimagrito e forse non è più drogato e alienato. Discriminato e dalla Hollywood che conta, eh già, in malo modo fu scriteriatamente allontanato.

Adesso, è di nuovo un toro scatenato…

Lo vedremo nel nuovo film di Scorsese con De Niro e il bel (mai quanto me, eh eh) Leo DiCaprio.
Nel frattempo, gli haters impazzano e dinanzi a me impazziscono, si perdono soldi e il portafoglio, quelli del partito dei Verdi vogliono un Green Pass più verde rispetto a quello elargito consuetamente, la gente va al mare a mostrare le chiappe chiare oppure in montagna e sulle valli verdi, da non confondere con le scarpe Valleverde che furono pubblicizzate da mr. Balla coi lupi, alias Kevin Costner, a me viene concesso il pass (una passera, no?) per la prossima Mostra del Cinema di Venezia in quanto oramai è assodato, sono diventato critico rinomato e assai ricercato, oltremodo forbito, non so se furbo o ancora leggermente spostato. Oramai il mio posto in sala, a Venezia, è prenotato, non spostatemelo, miei spostati.

Di certo son amante raffinato di quel capolavoro sconfinato, ahimè ancora enormemente sottovalutato, che è Open Range.

A proposito, inoltre, di alienazioni mentali e vite reclusesi, Brenda Fraser interpreterà praticamente sé stesso nella nuova opus di Aronofsky. Regista da non confondere con Bukowski e coi cristalli di Svarovski.  A proposito di western, Fraser sarà anche presente in Killers of the Flower Moon.

Mentre il qui presente-assente in passato ingiustificato, perfino stigmatizzato e ingiustamente attaccato, ovvero il sig. Falotico non so se azzimato, ovviamente acculturato, si presenterà al Festival di Venezia, affrontando come Sylvester Stallone di Over the Top tutti i più bravi critici del mondo. In effetti, Lincoln Hawk mi assomiglia parecchio. Quando le persone mi screditano e mi fanno davvero arrabbiare, cambio marcia, cambio anche faccia, come il miglior De Niro, non del Grande Match, eh eh, assestando di stilografica feroce e tagliente dei pugni potentissimi e ottimamente ficca(n)ti.

Per finire, a proposito di Stallone, vi piacque in Cop Land? E in Cliffhanger?

John Lithgow! Anche John sarà presente nel film di Scorsese con DiCaprio & De Niro. Vi ricordate la sua celeberrima freddura nel film di Renny Harlin appena citatovi?

Parafrasandolo: – Stefano, in tanti vogliono conoscere il suo segreto. Qual è?

– Fai la fila, prima ci sono io. Tu non solo ti fai i film, li vedi anche nei posti peggiori. Nella prossima vita, dovrai essere più bravo. Adesso, stai calmo e fai il bravo.

 

Ebbene, non credo sinceramente che i critici di Cinema siano affascinanti come De Niro. Non sono neppure versatili.

 

di Stefano Falotico

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Quando si possiede il fascino di Kevin Costner, si parla del grande Cinema dei prossimi mesi


01 Apr

Pezzo poetico a sublimazione dell’aver esperito l’esistenza in ogni tosta resistenza e l’amore vero in ogni sua sublime essenza02812428

Be’, di me tutto si può dire tranne che non sia un coraggioso. Talmente coraggioso da essere avventato. Ma so quando osare, quando spingere…

Molti anni or sono, nella landa desolata di Bologna, in questa felsinea città medioevale, vili assalitori attentarono alla mia purezza e al mio romanticismo innato, istigandomi a gesti scriteriati per colpa del loro bacato affronto smodato. Costernato, compresi che, se avessi dato retta alle maldicenze ostinate, presto sarei stato spacciato.

Allora montai sul mio cavallo, anzi, sulla sella mio unicorno e, al pari dell’intrepido Costner di Balla coi lupi, per impedire che s’incancrenisse la sparatoria alla mia anima in trincea, andai all’arrembaggio. Senza più alcuna codardia da baggiano.

Mi deportarono in una zona di confino. In una tundra piena di selvaggi e di uomini dalla scarsa erudizione. Ah, maledizione, tutto a causa di quella bollente rabbia poco da me controllata, di quella mia alzata di testa sconsiderata, di quell’indomabile eruzione rovente d’ira sconveniente ed esagerata.

Ma non tutto il male, come si suol dire, vien per nuocere. Conobbi ragazze dei fiori e c’odorammo in amori anche vicino al forno, nei giacigli segreti dei nostri istinti lupeschi, modellandoci, avvolti assieme, come argilla del tornio. Mangiando le noci, le castagne, le pesche e riscaldandoci in notti di plenilunio bianchissimo come le loro pelli morbidissime.

Fu dura, ragazzi. Amore ma anche immane dolore. E avvennero cavalcate persino ai confini della follia in tramonti rocciosamente ancorati al mio inespugnabile cuore per non morire di mancanza d’ardore. Ma, per fortuna, ringrazio oggi il mio fervore. Porgo, con tanto di riverenza e personale genuflessione, un grazie potente perfino ai miei deliri mistici coi quali sublimai le mille agonie di strazianti notti, senza luna piena, solo in bianco. E ora, ancor indomito, granitico e funambolico, sono il cowboy più eroico di questo mondo stupido e laido. Che io piglio al lazo e, da cavallerizzo, vi saltello dentro come carne alla brace cotta in un ruvido saloon di mie mille ansietà scoppiettanti. Non più m’arrabbio però se qualcuno, con insinuazioni screanzate, testardo vuole ledere il mio cuore e far sì che possa nuovamente dolermi nel rinunciare al mio dannato volere. Lontano da ogni fetore.

Detto ciò, Kevin Costner mi assomiglia. Un uomo che non può fare il professore. Si annoierebbe a morte dietro retoriche sinistroidi nell’ammaestrare allievi che tanto non puoi raddrizzare neppure se volessi. Un uomo che non puoi ficcare nemmeno in un ufficio con dei fessi. Perché la sua anima è viva, si sguinzaglia nel vento, fuma nelle umide sere il respiro dei suoi polmoni infuocati e ardenti. Affacciandosi dal terrazzo alle prime ore del mattino per assistere, sconsolato, a tanto umano scontento.

Ah, grigi uomini infedeli, scorati e fetenti. Siete gente infelice che crede di vivere, invece non sente più niente.

E volo nella fantasia più bella del tempo infinito, costellato da cieli nitidi, turgidi, magnifici. Illuminati da raggi solari fulgidissimi, non più ipocondriaci.

Insomma, miei mandriani e mandrilli, aspettiamo C’era una volta… a Hollywood e The Irishman. E viviamo nel frattempo, anche nei frutteti, tutti più felici e contenti.

Amici, dinanzi a me Dante Alighieri arrossisce, una bella donna si arrostisce e Ludovico Ariosto faccio arrosto in quanto sono un poeta rustico.

Rinascendo in men che non si dica.

Applauso.

Sì, voi mi fissate negli occhi ma io guardo altrove.

Mirando impavidi orizzonti stupendi in ogni dove.

Forza, al galoppo!

Vi saranno altre aurore e altre alcove.

 

 

open range

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Kevin Costner, l’eleganza di Hollywood


27 Jul

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Ed eccoci qua a parlare del sempre bel Kevin Costner. Il cui nome completo all’anagrafe è Kevin Michael Costner, nato il 18 Gennaio del 1955.

Un uomo figlio di un elettricista e di un’attrice. E dunque il nostro Kevin, attratto dal suo lato materno-artistico, con estrema baldanza si dà al Cinema, che quasi subito si accorge di lui. Ha un faccino pulitissimo, è elegante nei modi senza essere affettato, ostenta un’enorme sicumera. E a passi svelti scala i ripidi gradini di Hollywood, per agguantare già il successo dopo soltanto una manciata di film.

Invero, sin dai primissimi anni ottanta, ottiene dei piccolissimi ruoli in pellicole abbastanza trascurabili, imbroccando poi un film che all’epoca fece abbastanza clamore, Il grande freddo, ma le sue scene vennero eliminate dal montaggio finale. E finalmente nel 1985 azzecca da protagonista due film che lo portano alla ribalta, ovvero Fandando e Silverado. Il primo è firmato da Kevin Reynolds, col quale poi Costner lavorerà ancora nell’altrettanto apprezzato Robin Hood – Principe dei ladri ma anche nel “disastroso” Waterworld, il secondo invece proprio da quel Lawrence Kasdan che l’aveva cancellato dal Grande freddo.

Fandando diventa un piccolo cult, tanto da invogliare anche il nostrano cantante Luciano Ligabue a omaggiarlo a squarciagola in una canzone famosissima pressappoco di quel periodo, e Costner pare infermabile.

 

Nel 1987 è il compassato, intransigente, integerrimo Eliot Ness nel capolavoro The Untouchables – Gli intoccabili di un ispiratissimo e antologico Brian De Palma, che riunisce a sé un cast lussuoso (Sean Connery, Andy Garcia e Robert De Niro versione Al Capone), forgiando di afflato epico un’epopeica storia gangsteristica ai tempi del Proibizionismo.

Quindi interpreta due film minori rispetto a quello di De Palma ma che al botteghino vanno forte, Senza via di scampo con Gene Hackman e Bull Durham.

Nel 1989 è il magico, vellutato protagonista de L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson e nel 1990 esce col bruttissimo Revenge di Tony Scott, pellicola pseudo-bollente con una Madeleine Stowe molto avvenente, ma anche con la sua opera capitale, Balla coi lupi, da lui appunto diretta con inaspettata maestria, gusto sopraffino delle immagini, e interpretata con sofisticatezza “liberal” da uomo bellissimo, selvaggio ma al contempo sobriamente affascinante e impossibile. È il film che vale tutta una carriera e Costner ha “solo” trentacinque anni, incassa sette premi Oscar, sbaragliando l’agguerritissima concorrenza del superbo Quei bravi ragazzi. È un anno nel quale però la cinquina dei film candidati come Best Picture, fra lo Scorsese di Goodfellas e il Coppola de Il padrino – Parte III, annoverava anche l’abominevole Ghost!

Ma gli Oscar grandiosamente vinti son comunque meritatissimi, e potevano essere perfino molti di più.

Impazza allora a livello mondiale la Costner mania. E Costner fa la sua figura anche in un altro filmone, JFK di Oliver Stone, sebbene il suo fin troppo perfettino Jim Garrison sia stato incarnato da lui, sì, Costner, chi se no, con noiosa legnosità e pedante monotonia espressiva.

Nel 1992 interpreta una pura schifezza commerciale, Guardia del corpo, ma la colonna sonora e la voce di Whitney Houston elevano il film in gloria e la pellicola primeggia al box office. Consacrandolo ancora una volta come paladino del sex appeal di classe. Da vero, innegabile handsome.

Ma, all’apice apoteotico del suo splendore e anche del suo perlaceo, attoriale fragore, arrivano i primi passi falsi sonori, e si profila la temuta ombra minacciosa della débâcle più vergognosa. L’uomo del giorno dopo, la sua seconda regia, sebbene oggi sia stato leggermente rivalutato, allora fu stroncato in maniera impietosa, perché giudicato iper-retorico e fastidiosamente lunghissimo e pomposo.

Costner, fra romanticherie zuccherose e donne smancerose, si rifà un po’ la faccia, resa troppo insipida e liquorosa, con l’interessante Gioco d’amore di Sam Raimi, tornando di nuovo al baseball, sua inoppugnabile passione focosa…

Ma ne vogliamo parlare del pasticcio immondo La rapina? Oppure di Dragonfly? Filmacci!

E quando nessuno se l’aspettava, voilà, Costner se ne esce col suo stupendo terzo film da regista, Open Range, e dinanzi a questo suo colpo ci siam tolti il cappello, non solo da cowboy. Applaudendolo a scena aperta.

Eppure Costner arranca alla bell’è meglio o mal si arrangia, tra filmetti senz’arte né parte in qualche modo campa, i cosiddetti film alimentari, e poi in un istante rinasce da rapace, da uomo, checché se ne dica, indiscutibilmente capace.

 

E lo vedremo prestissimo in due serie televisive interessantissime, Yellowstone di Taylor Sheridan (negli USA peraltro già uscito fra controverse critiche) ma soprattutto in Highwaymen di John Lee Hancock.

Posso dirlo? Non sono una donna, ma a me nonostante tutto Costner piace.

E spero davvero che ci possa regalare altre sorprese!

 

di Stefano Faloticoattori-rinati-kevin-costner-02 attori-rinati-kevin-costner-01 attori-rinati-kevin-costner-03 attori-rinati-kevin-costner-04

Non tutti possono amare i film di Bertolucci: rivelazioni scabrose di un uomo che conosce il pudore


30 Apr

Zagarol

Sì, Bertolucci si è scagliato contro l’ipocrita moralistone Ridley Scott, per aver scempiato la carriera di Kevin Spacey. Spacey, come tutti sanno, lo scorso Ottobre ha potuto dire addio alla sua carriera di attore perché accusato di molestie sessuali e dunque è stato “evirato” da Tutti i soldi del mondo. Spacey, sebbene abbia tentato in forme lecite e illecite di nascondere la sua congenita, non so se “genitale”, attrazione per i maschietti, alla fine è stato deflorato nella verità. E ha dovuto confessare, facendo outing forzato e violentemente obbligato. Ma non si recriminò sulla sua omosessualità, altrimenti i movimenti gay pride avrebbero fallito, bensì sul fallo, no scusate, fatto che il suo “vizietto” di andare con dei ragazzini non fosse moralmente accettabile. Qui, mi trovate d’accordo, suoi fervidi denigratori, perché per nessuna ragione né erogena regione al mondo bisogna attentare alle fresche verginità dei ribaldi giovincelli, se proprio siete “froci” datevi a un concetto di “amicizia” più “maturo”. E lasciate stare i minorenni!

Ebbene, Bertolucci, specialista di “scandali”, che fra poco tornerà in sala con Ultimo tango a Parigi, è esperto di donne “burrose”, ah ah, alla Maria Schneider, e da sempre è predicatore assiduo del sesso libero e selvaggio, vivaddio umanissimo, lontano dai rigorismi bacchettoni dell’Italia casa e chiesa e poi porcellona quando si spaccia, falsamente empia, per “corretta”. Bertolucci provocò con gusto e classe, a incarnazione di un Marlon Brando “maledetto” che aveva capito che, dopo una vita di sacrifici, patimenti e auto-inganni castratori, doveva darsi alle gioie disinibite di un accoppiamento sto(r)ico.

Sì, Bertolucci, un uomo vero, un dreamer, un fomentatore di pura libertà, non un sobillatore come quell’osceno Larry Clark.

E dunque ha tenuto le parti di Kevin Spacey, aggiungendo che, dopo la porcata che Hollywood gli ha perpetrato, gli piacerebbe fare un film con lui. Sì, Io ballo da solo, biopic sulla vita adesso castigata del povero Kevin, che beve vino del Chianti ed è tutto un pianto, nel sognare le colline toscane, remoto dai soliti sospetti degli “integralisti”, dei chiacchieroni, piccini puritani pusillanimi. Sì, lì incontrerà un morente Jeremy Irons, e Irons gli farà capire ancor di più l’ingiustizia che ha subito. E assieme si leccheranno a vicenda, riguardando le loro performance titaniche. Spacey si complimenterà con Irons per il suo oscarizzato Mistero Von Bulow, mentre Jeremy gli stringerà la mano nel plaudere ad American Beauty.

Io, amici carissimi e anche nemici ostinati, sono un uomo che si fa i cazzi suoi. Oggi, ad esempio volevo comprare il Blu-ray di Open Range del Costner, perché lontano dai pecoroni, miei mandriani, sono un sognatore di praterie sconfinate, un uomo western che va dalla sua Annette Bening e le fa vedere le stelle anche nella stalla, da stallone che conosce il suo romanticismo da stella di Lattea, no, latta. E ad Annette si “allatta”, succhiando con grazia, perché lei lo medica e gli toglie la garza di una vita infetta, regalandogli tutto l’amore che oramai Warren Beatty, decrepito, non può darle manco a spingerlo di botte nel sederino. E, ciucciando, Annette mi consiglierà di vedere La tragedia di un uomo ridicolo e io invece le farò comprendere che sono come tè nel deserto, di grande Cinema dissero e di brio e brividini disseto la sua aridità sessuale da ultimo imperatore del mio amante da Novecento e una notte. Si dice mille e una notte? Io tolgo un cento in più che non sta a dire un cazzo e le regalerei, “regale”, mille Euro se le avessi. Ma scopro… che tutte vorrei scoprire eppur non essendo mai stato un conformista non ho molti soldi, e dunque neanche tanti “soli”. No, non mi sono mai adattato al porcile di massa e allora vado su Instagram, vedo una di cosce planetarie che si chiama Azzurra e le scrivo…

nel blu dipinto di blu, Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me… e allora quasi quasi perdo ancora il treno e “vengo”, vengo in te… spero che sia abbastanza lungo per una come te ma, se mi rifiuterai, al solito mi darò al faidate.

Sì, Azzurra, le tue forme toniche danno “lustro” alla mia giornata poco illustre, e “risplendo” spappolato nel gioir delle tue immagini di culo palestrato. Ah son un pollo arrosto ma te lo metterei in forno… a mille strati.

Domani è un altro giorno… per te un’altra notte da mignotta. Ma così va la vita. Almeno io dico la verità, mica come i gagà che fan i galantuomini e son poi dei figli di puttana.

Chi ha orecchie per intendere intenda, chi ha delle buone orecchiette al sugo le magni, chi è un invidioso ricchione si astenga a prendere oltremodo per il culo, chi ama farlo dietro le tendine ha qualcosa forse da nascondere.

E che la Madonna, sperando non sia la Ciccone, ché vuole solo carne “ballerina” per ringalluzzire la sua milf “peperona”, vi accompagni.

Siate uomini pimpanti… e ricordate: ogni vacca vuole il suo bestione di sudato testosterone, ogni cowgirl vuole l’andamento lento come una ballata romantica che soffice e permeante ti entra deliziosamente dentro. E via da me i bovari!

Siate uomini di poche parole che sanno quando andare dritti al sodo…

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di Stefano Falotico

Morando Morandini contro Kevin Costner


13 May

Morando Morandini la smetta di stroncarmi Costner Kevin: a nobilitarlo, basterebbero le sue calzature “Valleverde” da bell’uomo nel “Cantico” alle creature bionde su speroni del “Western” in borghese, mio Morando di lagrime!

Morandini ha sempre nutrito poca simpatia per il grande Kevin.

Più “in là”, sfoglierò per voi alcune sue critiche, anzi una, da poche stellette per lo sceriffo.

Ma, nel frattempo, voglio ringalluzzire i vostri ormoni, cinefili e “incalliti” nel “callo” dei tacchi d’una Donna per la quale spenderei parole e anche il mio “armamentario” di “grilletto” facile.
Codesta si chiama Elvia Giancaterino, giornalista di “Abruzzo nel Mondo”, Lei, “Portale” dal portamento a porgertela con così fantasiosa freschezza oratoria, ah, “orale” nel camminar già arrostita sul mio “abbrustolire”, aizzato come quaglia rosolata d’olio nel massaggiarla “fucilante”.

Recatevi su “YouTube” e digitate la sua nomea, una pantera del Centro-Sud a “orientartelo” nel sapor caraibico, da “carabina”, mediorientale per una Nannini d’occhi neri e “impossibili” come i saraceni.

Donna acida che mi “uccide” nel desiderio per cui la mia “verga” è Giovanni giovanissima.

Malavoglia!”. Maiala a farmi male.

Raramente veste in minigonna,  però di pere attillata in capezzoli prorompenti, mi ruppe anch’ieri nell’autoerotismo “di mani(era)”. Strappai più e più canottiere, dinanzi al suo corpo vigoroso da fiera.

E fu una “cannonata”.

Mentre la notturna Bologna fu invasa da saette con tanto di rane alla Magnolia, io abbaiai da cane per miagolarle il “lamento piovigginoso”:

Elvira, essenza femminea che io venero, adorazione che non attenuo ma me ne invaghisco di erotiche libagioni alla mia carne distrutta, arsa come candelabri nel seno di floridissimo esserne amore assatanato, come spargerle cenere e incendiarla di calore, come voluttà di tutti, eh eh, e il vederla nuda, amata, soggiogandola in gambe melodiche, a collo di sangue da invischiarla in tumescenze articolate, slacciarle ogni orlo e imprimerla ove illimpidisca Lei come la ricordo.

Crollai, a pezzi, precoce d’eiaculazione, soffiandomi un cappuccino della Mezzanotte inoltrata e ancor di Lei “scremata”.  E del mio “mezzo”… “cremoso” non dolce di cioccolata… “calda”.

Ma, dopo esser (s)venuto, mi venne alla mente l’uomo adatto a una così gatta “schiumosa”: Costner Kevin.

Morandini fu un porco a rovinargli la carriera, stigmatizzandolo in recensioni “nostrane” da Pater Noster poco parchi al suo “archetto”.

Sì, se il film non è un melodramma alla Amedeo Nazzari, Morando s’inalbera.

E dire che Kevin ispirò Ligabue di Fandango.

Morando, invece, lo copre di merda e fanghi.

Kevin t’incito alla Revenge! Fai capire al vecchiaccio come si ruba una Stowe Madeleine nel fruscio di gambe orgasmiche da balla coi lupi. Intingi Madeleine sul tuo mohicano di lave “vulcaniche”, suonando la cavalleria pesante di “trombe”.

Open Range, aprila per un fuoco duellante fra le sue cosce “saloon”. Spara più “colpi”, e inarcala come il tuo “dardo” sfrecciante da Robin Hood.
Tu sei un intoccabile, Kevin, ma Lei vuole il “ritocco”. Non sei solo chiacchiere e distintivo, Madeleine lo sa: dietro il doppiopetto, c’è un “indiano” di “reggimenti” per “scalpo” al suo “ardimento” peloso e da “tendine”.

“Sganasciala” in Toro Seduto, è solo una bagascia, attricetta che fece… perché “fotogenica” di figa per “carte igieniche”.
Sì, recita da far… cagare ma, se stimola la diuresi, pur d’espressione immobile è d’ammobiliare di tosto e “legnoso” Kevin “duro”. Little Big Man.

Morando che ne sai della Stowe, tu che stronchi e non lo rendi un “tronchetto?”.

C’è una prateria su cui “affumicarla” e tenderlo, non tenero, per stenderla.

Pigli la “sella” di Kevin cavalcante, e citi altri critici per “smontarlo”.

Ficcati questo Postman in culo:

questo western postatomico, scritto da Eric Roth e Brian Helgeland, è stato un disastro totale per incassi e accoglienze critiche. Insensato ibrido tra Mad Max di Miller e Alba rossa di Milius, seminato di metafore e impregnato di patriottismo, mal recitato (specialmente da K. Costner) e diretto ancor peggio, ha persino un messaggio incorporato: la circolazione delle notizie è alla base dell’idea stessa di democrazia.

Almeno, Kevin ha le “pallottole” per dedicarti le parole che non t’ha detto:

Ti dimenticherai presto di me, vero?
Ogni giorno
.
Morando, lascia stare Kevin, ricordati che è Mr. Brooks.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Superman: L’uomo d’acciaio (2013)
  2. Silverado (1985)
  3. L’uomo del giorno dopo (1997)

Kevin Costner, il fascino “mocassino” di un attore nei suoi jeans di “marchetta”


02 Oct

A parte l’occhio alla “Timberland” (sì, Kevin ha, nel codice genetico del bulbo oculare, un paio di scarpe “comode”) e  una “bellezza” d’acchiappo immediato, Costner non è mai stato così “pessimo” come si “sparla” a (s)proposito

Mi ricordo che la figlia della mia vicina di casa, Cristina partorita da Angela, ne andava di voglia “matta”.
All’epoca avevo, su per giù, undici anni e mi “costrinse” a sorbirmi un “polpettone” di quattro ore “integrali”, il 7 volte premio Oscar Balla coi lupi.
Però, la “durata” del film veniva sempre (sub)ordinata-“discinta” al suo “languorino” ed era, per i suoi ormoni tardoadolescenziali da già impiegatina frustrata (piegatissima dal fidanzato “saldatore” che, fra l’altro, sebbene abbia “inseminato”, incinta non “gliel’ha dato”… almeno, la prole già “romanticuzza” da “Stranamore” non s’è propagata d’altri demoni sotto la pelle), “fermoimmaginata” nel “fotogramma” a raggi x dei suoi occhi “fragolosi” della scena in cui Kevin, il “lupo” ballerino appunto, afferra l’indiana per il (ca)pel(l)o e, sotto la tenda, di “cappella-pelliccia” poi “la” stende da ex Tenente ancora “sull’attenti”. John Dunbar, che si schierò di “soldato blu” contro Wayne e Buffalo Bill, perché capì che Dustin Hoffman, il piccolo grande Uomo, era un idiota nella società “civilizzata” ma, a (con)tatto con la Natura selvaggia, si trasformava in una “pistola incazzata” di duro “caratterino” difficilmente indomabile eppur “dominante” da maschio bestiale, fra praterie di “muschi” e un mustacchio da “Sotto la capanna, il capriolo a pecora te lo fa crescere di capriole e, sopra, di panne ti screpola“.

Per non “par(l)are” del “cul-t” del “suo” Robin Hood.
Quando il nostro “Principe” si spoglia, di fondoschiena amabilissimo dalla femmina in calore (sì, la parte migliore dell’uomo chiamato cavallo è il lato B del “sapiens penis“) nel laghetto, e la Mastrantonio “ammira” il marcantonio sognando la sua “foresta” di “arco”.

Sì, Kevin Costner era l’attore preferito di Cristina.
Ascoltava Claudio Baglioni…

Ho detto tutto.

Comunque, Kevin è stato frainteso solo perché si scopava delle bonazze e gli hanno voluto male.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Untouchables – Gli intoccabili (1987)
    Toccami e ti denuncio.
    La battuta più “agghiacciante” è questa, quando il pagliaccio Al Capone urla ad Eliot Ness: “Tu non hai un bel niente, buffon’!“.Sì, la fine che farà quel “montato” del portiere della Juventus a fine campionato.
  2. Terra di confine – Open Range (2003)
    Dopo Gli spietati, Costner gira un capolavoro con Duvall per sfide all’O.K. Corral.
  3. Waterworld (1995)
    Costner capì che Michael Douglas, sebbene basic instinct, non aveva sodomizzato bene Jeanne Tripplehorn.
    E allora “la” illiquidisce del tutto.
    Di scioglimento…Che mostro questo Kevin. Mentre fotte Jeanne, urla alla bambina Tina Majorino: “Me la inculo a terra!”.

    Lo shock sarà devastante, infatti quest’attrice l’abbiamo persa nell’intelligenza artificiale.

Sette film sull’amicizia (virile)


21 Jul

 

Amicizia, friendship.

Altro che love story e tanti “matrimonietti” che poi, fra piatti “(s)lanciati” e vettovaglie “divorziste”, alimentan solo già inconciliabili differenze, peraltro “ingiallite”, sin dall’inizio, di alibi e sospetti, e di “lei” che credo se “la” faccia con l’albino.

“Amare” un amico non pretende il tuo orgasmo, ma soddisfa sinceramente di più.

Sono l’Uomo che non “rosica” se il mio amico “approderà” sulle tette di Kate Upton o “slinguazzerà” nelle a(r)mene cavità “sondabilissime” di Kim Kardashian.

Sì, poi mi ricoverano perché il mio fegato s’è sventrato di “lune” alcoliche per placare il “dolorino”, ma vale la pena “sorreggere” un compagno del viaggio.
Basta che non scopi me, e può inculare tutto il Crazy Horse.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chi trova un amico trova un tesoro (1981)
    Film imprescindibile dell’infanzia, da rivedere anche alla nostra età, nei momenti in cui la vita, in “avaria”, si vorrebbe abbandonare a un “rilassante” giro in barca.La strana coppia Spencer-Hill, al solito s'”arruffa” d'”azzuffate” e scherzettini. Hill, l’atletico e dritto, sfrutta la dabbenaggine del gigante buono Spencer e, navigando per il mare, la stretta di mano è un’ancora di salvataggio.
  2. Windtalkers (2002)
    Prima visione: pessima.
    Seconda: rivalutazione.
    Terza: forse un capolavoro indiscutibile, indicibile, anzi, da discuterci sopra.John Woo, il Re delle sparatorie ove gli amici si scambian la “pistola”, allestisce un coreografico balletto bellico.Nic Cage, qui quasi quasi melodrammatico senza imbarazzanti smorfie, e un indiano di una Cultura diversa.
    Non si capiscono, e il marine osserva, (dis)incantato, le superstizioni del “muso seduto e riflessivo-magico” mentre combattono i musi gialli.Poesia, commozione, quasi John Ford.
  3. Le ali della libertà (1994)
    Ma, allo spettatore, interessa davvero la “colpevolezza” d’un Tim Robbins mai così viscerale nella nostra empatia?Fuggirà da una prigione di massima sicurezza, con calma premeditata, “artefatta” in Rita Hayworth, la rossa per cui vale la pena di vivere e sognare la pioggia in una Notte dallo scroscio “piovigginoso” e catartico.Alla fine, Lui e Freeman s’incontreranno vicino alla riva marina delle (dis)illusioni.
  4. Ronin (1998)
    Io salvo la vita a te e tu a me.Ci ritroveremo, dopo tanti “inseguimenti” e una Nizza argentata nel plumbeo e nei “piombi”, in un bistrot parigino, guardandoci negli occhi e augurandoci, sulle strade del destino, “Buona fortuna”.Il sapore melodico della malinconia di Frankenheimer.
  5. La versione di Barney (2010)
    Amici per la “pelle”, con uno stronzo che si fotte tutte le tue donne.L’hai ucciso? No, forse no, sarà “inciampato” per un tuffo battesimale nel lago.Ma tu hai tradito l’unica che amavi davvero.
    Ma chi se ne frega.
  6. Pulp Fiction (1994)
    Travolta e Jackson, gangster che s’appoggian di “minchiate”.Ne succedono di tutti i colori su “salsa” pulp, e si esce poi da una tavola calda ma “freddissima”, vestiti come due cazzoni.
  7. Terra di confine – Open Range (2003)
    Qui, mi sembra si sia “sconfinato” parecchio.
    Addirittura (ci) han ammazzato un povero Cristo che non faceva del male a nessuno.E allora, amico Duvall, grande mio mentore, ritorniamo in città.
    E la Notte sarà loro “illuminante”.

 

 

 

E tu che ne sai di Kevin Costner? Mentecatto!


15 Jul

 

Sì, mi “sdoppio” fra Clint Eastwood e Lee Van Cleef, e accendo il mio “sigarino” sulla “gobba” di Klaus Kinski, provocandola “a iosa”. Lui diventa iroso e incazzato, ma “glielo” scazzo sparandolo “a freddo”

Sì, sapete, credo che il “componimento” di Blue Morgan negli end credits di Million Dollar Baby, sia quanto di più commovente, “musicalmente parlando”, la Settima Arte c’abbia regalato in anni di pellicole in cui, “in culo”, a “farlo” da padroni son stati i filmetti adolescenziali di fighi e smargiassi, di gel su “andatura” rizzata per la tettona “pappona” che te la dà solo se sei un “bagnino” di bacino.

L’adolescenza è un periodo tribolato per tutti. Le “racchie” non hanno scampo, e son “preda” dello “scalpo” del “branchetto” indiano con gli scalpiccii su coda da cavallo. I “timidi” vengono presi in mezzo, anche lì fra le gambe, per opere di “castrazione” alla loro sessualità, invero florida o lì lì per “sorgerlo”. I professori “fucilano” le coscienze più svelte, “antipatizzandole” d’inchiostro “simpatico” che cancella, di “bianchetti”, le loro ribellioni “pericolose”. Gli psicologi s’arricchiscono “indementendo” chi, invece, per troppa bontà, non si ribella proprio mai, o quando “schiuma”, gli “starnutiscon” in bocca, sì, di “pilloline”, per una tumefazione delle pa(pi)lle gustative dei neuroni potenti, “dritti” da intirizzir di schiaffi con la torta in faccia ad “addolcir” il ghignettino “furbetto”, forse troppo scaltro, o già scattato in piedi a “menarlo” in adorazione della propria sanissima maschia irruenza.

Ma, il western rimane lì, ci torneremo, fidatevi, outlaw di questo Mondo selvaggio e “imbastardito”, barbarico e, diciamocelo, un po’ barboso.
Le donne non te “la” offrono più come una volta, adesso pretendon che il “grilletto” sia stimolato, non solo dalla stella di latta(nte), ma anche della leccatina Magnum di cioccolato “fondente” coi baiocchi del “profiterole” che “pen” se ne approfitta di “crema” pasticciera su “forchettate” governative da “gustoso” potere da “maialin” porchettaro.
Il prosciuttin, della sua magrezza da modella, ben “cruda” ma saporitissima, stuzzica il “grissino”, con un po’ di “pere” e melone…

In tutto questo “lodabile” pot-pourri, la carne “stufata” vien “potata” dalle patate, recisa di “fiore secco”.

E allora, ricordatevi del grande Kevin Costner, bifolchi del saloon.
Kevin è Uomo che, “di punto in bianco”, fa saltare “il” casino, pigliando lo sceriffo e i suoi ceffi, e riempiendoli di “ceffoni” a base di bang bang (im)mortali, sulla “lapidaria” frase: “Ehi, tu porco, levale le mani di dosso!“.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  2.  The Untouchables – Gli intoccabili (1987)
    Ridi, pagliaccio!
  3.  Balla coi lupi (1990)
    Rinascere e amare, nella purezza delle grandi praterie “antiche”.
  4.  Terra di confine – Open Range (2003)
    Ora, cazzo, quei banditi avran pan(na) per i loro denti!
  5.  Ritorno al futuro. Parte III (1990)

 

 

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