Posts Tagged ‘Onanismo’

Il nuovo spettatore, o pseudo tale, cinematografico… è aberrante, terrificante, mortificante, accendiamo un altro falò!


04 Jan

mh17

Over the course of three consecutive evenings, the Academy of Motion Picture Arts and Sciences will trace the history and evolution of motion picture formats from the silent era through the current digital age in ÒBehind the Motion Picture Canvas: Film Formats through the 21st Century,Ó beginning on Wednesday, September 9, at 8 p.m. at the Samuel Goldwyn Theater in Beverly Hills.  The presentation will continue with screenings of ÒManhattanÓ (1979) on Thursday, September 10 and ÒThe Black StallionÓ (1979) on Friday, September 11.  Both screenings will begin at 8 p.m.  Academy Science and Technology Council member Rob Hummel will host each evening. Pictured: Diane Keaton and Woody Allen in a scene from MANHATTAN, 1979.

Over the course of three consecutive evenings, the Academy of Motion Picture Arts and Sciences will trace the history and evolution of motion picture formats from the silent era through the current digital age in ÒBehind the Motion Picture Canvas: Film Formats through the 21st Century,Ó beginning on Wednesday, September 9, at 8 p.m. at the Samuel Goldwyn Theater in Beverly Hills. The presentation will continue with screenings of ÒManhattanÓ (1979) on Thursday, September 10 and ÒThe Black StallionÓ (1979) on Friday, September 11. Both screenings will begin at 8 p.m. Academy Science and Technology Council member Rob Hummel will host each evening.
Pictured: Diane Keaton and Woody Allen in a scene from MANHATTAN, 1979.

Sì, con lo spopolare della democrazia data a chi non ne conosce neppure il significato, spadroneggiano i tuttologi. Gente che perde ore a inanellare disamine campate per aria su questo e quell’altro argomento, sfoggiando una sfacciataggine abominevole, degna, dunque indegna della nuova evoluzione involutiva dell’uomo moderno troglodita, uomo sempre a cazzo duro coi neuroni di pastafrolla, e della donna contemporanea inauditamente fottuta, allineata allo sgambettante mostrarsi brillante con tre chili di rimmel soprattutto nelle mutande del suo cervello più annacquato di una pornostar cretina ed esuberante.

In questo putiferio di massa ove ognuno espone la sua contrabbandata merce, io dico avariata già dalla nascita, in questo movimento “stellare” di populisti ignorantissimi, di banalità assortite vendute al mercato planetario dell’omologazione plebiscitaria ove, per essere notato, basta che spari la stronzata migliore e più “figa”, ogni becero beota sta diventando un dio, assecondato da un gregge di pecore altrettanto stordite e perse se non più cafone di lui.

Al grido, acclamato, inneggiato, in trionfo issato, dell’idiot savant elevato a guru.

Allora, abbiamo lo studentello del DAMS, laureatosi dopo aver imparato la pappardella scritta su un libro redatto da uno più stupido di lui, acculturatosi, si fa per dire, alla stessa maniera sbrigativa e ruba-voti di J-Ax, che non ha mai visto un film di Kubrick ma scrive che è un genio perché è giusto e corretto dire che lo sia stato. Che lo sia stato, credo di sì, ma dirlo senza aver visto nulla di suo mi pare quantomeno screanzato!

Appena ricevuta la laurea del cazzo in mano, dopo l’alloro in testa, vive appunto sugli allori, iniziando prosopopeico ogni frase sua declamatoria con Allora… parliamo di questo film.

Ma che vuole parlare? Ma che vuole dire? Dice che il film voleva dire e non l’ha neanche sentito. Perché non ha l’anima per leggerlo.

Ché poi… ecco, sì, abbiamo quelli che non leggono un quotidiano neanche in Internet, da dieci anni non hanno aperto neanche il libro con la favola bignami di Biancaneve, rubacchiano le frasi dai critici valenti o fantomatici tale, e fanno un potpourri di loro personalissime recensioni a culo, infarcite di luoghi comuni, estratti dei loro emisferi cerebrali totalmente bruciati nel calore d’una siccità ideologica lor impersonalissima capace di essere più ardente e cocente del sole all’equatore allo zenit del suo mezzogiorno focosamente deficiente.

Sì, come potete pretendere di saper leggere e interpretare un film se non vi degnate, da tempo immemorabile, di sfogliare, almeno quello, tre pagine di un libro? Guardate che non costano molto. La Newton Compton vende tutto Dostoevkskij a meno di dieci Euro.

Come farete a comprendere la complessità e l’intelaiatura fine e variegata di una sceneggiatura ottimamente congegnata, se sapete solo urlare: Lynch, un genio, delirio immaginifico, sognante, Cinema altro. Mi fa sborrare!

Ma che state a di’? Dove le avete pescate queste superficiali esaminazioni di un’opera d’arte? Al massimo vi siete fidati e affidati alla sciocchezza scolastica più disarmante. Io, onestamente, vi darei in affidamento.

Sì, con un cagnolino fido a controllare che non latriate, dalla vostra latrina, altre ignobili manfrine. Fidatevi, vi serve un cane e forse anche una donna cagna. No, non una di queste lamentose tremende che aprono bocca su tutto. E sul significato, anche significante di “tutto”, in senso lato, su e già, avanti e indietro, avrei io da dirvene. Eh sì.

E a proposito di sesso e di tutto… ciò che non avete mai osato chiedere.

Ecco l’altro. Woody Allen non si tocca. Sempre oltre. Sì, infatti ha più di ottant’anni e presto, e comunque me ne dispiaccio, sarà sottoterra. I suoi film non si toccano, qualcuno sì, però. Woody sarebbe da stimare soltanto perché da sempre fautore della tesi che poi argomenterò, ovvero la masturbazione, mentale e non. Idolatra dell’onanismo totale.

Un intoccabile amante delle toccatine.

Eh sì. Vedete le donne come l’hanno combinato? L’hanno accusato di molestie e non esce più… A Rainy Day in New York. Che tristezza, che giornate uggiose. Che malinconia, ragazzi.

Tripudio d’imbecillità si susseguono in un’agguerrita deflagrazione di patetiche vanità sbandierate, fra zotiche che si credono attrici solo perché hanno un bel culo, sì, quello non glielo togliamo, sì, si togliessero le mutande e ce lo mostrassero più espressivo di Meryl Streep, e scemi del villaggio talmente scemi da credersi più intelligenti poiché al di là della scemenza generale.

Loro hanno capito tutti. Quelli in gamba sono dementi perché invece loro, non credendo oramai a niente, hanno capito che la vita è un inganno e poveri i fessi!

Loro sanno come inchiappettarsi la gnocca più prelibata grazie a due attestati di rinomato incularla nel prenderla per il culo dietro la maschera della referenza più sodomizzante, e sanno che sanno senza sapere che non hanno mai saputo.

In mezzo a tanta sapienza, sventolo bandiera bianca. E ricordate: il fazzoletto è bianco, lo sarà ancor di più dopo un’altra mia masturbazione pallida.

Ah, io non me la tiro affatto! Ah ah.

La mia vita è sempre migliore delle vostre. Spinge di più, diciamo.

È più saporita, più autentica, più candidamente meno spocchiosa, più sofficemente granulosa, morbida e cremosa, leggiadramente son ancora puro come la tua rosa.

È così come dici tu? Non è così.

È come dico io? No, perché non sono presuntuoso e non faccio il maestrino.

Carpenter è un maestro? Molte volte lo è stato, The Ward fa cagare. Fidatevi. L’ho pure scritto nel mio libro. Roba per cui bisogna aver le palle, roba che un fanatico di Carpenter ti sbatterebbe in manicomio col dottorino più matto di lui. Sì, credo d’averlo scritto apposta. Mi sbatteranno nel nosocomio e lì mi sbatterò Amber Heard. Butta via… sì, questa è una falsa pazza, questa ti strapazza.

Sì, lo contesto quasi tutto anche se io non faccio testo, io qui lo attesto e ti prendo pure a testate, giornalistiche e non.

Questo mio scritto è follia? È genialità?

No, non è nulla.

Insomma, la gente ti dice… non preoccuparti, non è niente, mica tanto.

Quel film, caro, l’hai visto? Com’è? Mah, non un granché.

Quella lì, seduta vicino al camino, ci sta? Dovrebbe spostarsi dal camino e, incamminandosi, scottarsi nel tuo fuochino fatuo. Per una grigliata di carne abbrustolita, ben rosolata. Sì sì.

Si è presa una cotta?

Non lo so. Potrò saperlo se ci proverò? Non lo saprò neanche se me la darà. Sì, quella è una donna che sa unire al fuoco della passione bagnata e sgocciolante la detonazione orgasmica scrosciante. Sì, è umida come una vogliosa terragna. Prima l’acqua, poi fuochino, fuocherello, fuochissimo e, zac, tutto ritto e liscio, nella sua ventosa sventola e, finito il pompaggio, si dà ancora delle arie. Ah ah. Sventolona!

Sì, questo è un casino perché ogni uomo e ogni donna non sanno un beneamato cazzo anche quando sembra tutto bello, goduto, soddisfacente. Tranquillo e asciutto.

Su questo ne sono sicuro. Sul resto, anche sul Cinema, io vaglio, giammai raglio eppur non ci do un taglio.

Oggi mi piace, fra un anno no, oggi sì, domani forse. È la vita. Va così.

Una stronzata. Come un film ritenuto capolavoro.

Dunque, evviva un falò e fanculo a chi non vuole bruciarsi con me.

Tuffiamoci nei sogni, sprofondiamo al centro gravitazionale di ogni ficcarcene fottutamente.

Sì, Tarkovskij fu regista spaziale ma mi son rotto le palle delle metafisiche depressive, meglio le super fighe passive.

Ma voi, toglietemi una curiosità, credete davvero a tutte le minchiate che vi rifilo?

Sì, lei signora mi crede? Ottimo, allora mi rifili la sua puttanata. Sì, condividiamo puttanate alla penombra.

Sì sì.

 

di Stefano Falotico

Non sono intollerante al lattosio o allergico al polline, ma mal tollero le vite penose di chi sceglie di stare assieme a qualcuno/a, ah, avrete solo pene


29 Nov

 

MV5BOTE5Mjg4NGItNDI0Ny00OWQwLTk1YzMtZGU5NTc3M2Q0MTcyXkEyXkFqcGdeQXVyNjUxMjc1OTM@._V1_

Sì, io oso sempre controbattere i luoghi comuni. E l’Italia n’è pregna, incinta da secoli di oscurantismi ideologici difficilissimi da estirpare.

Dunque, sebbene ancora una volta mi creerò gigantesche antipatie e odi raccapriccianti, nonostante scatenerò moralismi ingordi della mia pelle e rischierò il linciaggio, ancorché sarò ancor più discriminato e incriminato per aver detto platealmente come la penso, benché mi attirerò le ire dei preti, delle persone sposate e piccolo borghesi, e malgrado sarò perseguitato sin sopra il K2 o sulle nevi del Kilimangiaro, ecco, la sparo con onestà (im)morale che lascerà basita la mentalità ottusa di questo nostro Belpaese legato a valori vetusti e a visioni assai ristrette della vita e anche della figa.

Siamo uccelli liberi! E voliamo alti. Senza cattivi aliti.

No, anni fa, quando decisi di avventurarmi, dopo vari esili, nuovamente nel mondo, la gente assai limitata s’illuse che avessi fatto giusto dietrofront rispetto alle mie scelte semi-eremitiche e autoerotiche molto radicali da me già intraprese in primissima adolescenza e che, come ogni comune mortale, nell’esperire i piaceri carnali e gioiosi del sesso, nello sperimentare nuove sensazioni emotive, affettive e perfino lavorative, sarei cresciuto da uomo “normale”.

Ebbene, a distanza oramai di un ventennio da questa mia avventata e tragica scelta di aver rinunciato alla mia virtù per voler omologarmi, squallidamente conforme, alle regole di massa, posso altresì affermare con estremo orgoglio, che le provocazioni, le pressioni psicologiche che balzanamente m’indussero estemporaneamente a distaccarmi dal mio stile di vita da auto-recluso, da auto-esclusosi, da uomo apparentemente chiuso e invece apertissimo d’idee nella mia libertà autarchica, solitaria e da fiero anacoreta, non sono servite proprio a un cazzo.

Se prima di questo miserabile avermi ributtato nella mischia e nel porcile, ero convinto che non sarei cambiato, se non simulando una finta giovialità di facciata, ora, dopo tante prese di coscienza maturate nel mio intatto animo turbato, asserisco vanagloriosamente che preferisco di gran lunga farmi le seghe e mandare a fanculo chi non rispetta la mia insindacabile, irreversibile, irriducibile scelta. Lo so, è una scelta molto invisa e osteggiata, attaccata e vilipesa ma, per quanto possiate schifarla, per quanto la sgradiate e infamiate, credo fermamente che sia la scelta giusta. L’unica possibile per come sono fatto. E voglio farmi.

Sì, anni fa, mi piovvero addosso sfrontate, vergognose reprimende atte a castrarmi e punirmi se quanto prima non mi fossi attenuto a una planimetria esistenziale ipocritamente (cor)retta. Rimproveri, castighi e ignominiosi insulti che si tacquero per un po’ perché, dando io a essi orrendamente retta, asservendomene come un bravo scolaro e come un eterosessuale accettabile, oscenamente rinnegando la mia natura innatamente ribelle, per compiacere tale fascistico affronto sconsiderato alla mia anima e alla mia non condivisa sessualità, m’instradai nell’apparente, pacato e noiosissimo perbenismo beota.

Al che incontrai una ragazza. E durò… anche miracolosamente troppo. Un an(n)o abbondante… la nostra sorta di relazione. Ma lei mi spazientì perché voleva sempre leccare il mio petto, anche qualcos’altro, e invece io avevo bisogno in quel momento di scaldarmi un uovo al tegamino.

Poi pure un’altra, la mia rovina totale. Che, per bonificare le mie sanissime aggressività, mi dava da leggere scemenze buoniste e mi stava facendo diventare fan di Riccardo Scamarcio! Perché mi voleva come lui, il ritratto del perfetto idiota. Dalla presenza macha, simpatico come il culo, uno con le palle.

Gli esiti di tale educazione malsana, come detto, furono nefasti, agghiaccianti.

Così, dopo mille e più crisi depressive, sono ancora abbonato a Celebrity Movie Archive e a Game Link, ove posso scaricare tutto il materiale “godibile” per cazzi miei che perseverano in un irredento atteggiamento masturbatorio verso questa vostra vita pornografica di carezze cretine, di culi su Instagram e pose esibizionistiche da animali allo zoo.

Sì, affermo e qui sottoscrivo, senz’alcun ripensamento, che è sempre meglio tirarsela… che recitar la parte di uno che, normalizzato e di sesso-successo, va in giro tirandosela.

A me fa alquanto ribrezzo il cosiddetto sesso reale. Mi ero già ampiamente espresso su questo. Perfino, esplicando e sbudellando ciò in altre sedi psichiatriche più attendibili di tal documento della mia anima. Che esigo venga messo agli atti, impuri e non.

Basta coi lavaggi del cervello e altre purificazioni del mio uccello.

Sì, ma come cazzo fate a sopportare per tutta la vita la stessa donna, gli stessi odori, le stesse puzze e scoregge, le stesse isterie, le stesse urla da matta?

Molto meglio il silenzio di una vita appartata che “lo” sa lungo…

 

Questa mia villania inaudita, questo mio profondo sgarbo impertinente, serva di lezione a chi mi parlò di amarezze.

Per me, nella solitudine, vi è solo dolcezza. Senza stress e, appunto, rotture di coglioni.

E, come dice Yul Brinner de I dieci comandamenti, così sia scritto e così sia fatto.

Adesso, vado a cucinarmi una bella faraona.

 

In fede,

Stefano Falotico

 

Il Genius è semplicemente un grande, bello, armonico, amante… di De Niro, scrittore e recensore di razza, video a gogo! E non è un gigolò!


28 Sep

Lautrec


Visualizza questo post su Instagram

E luce fu

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

De Niro collection Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Eh sì, nella mia vita, per via del mio stile di vita molto discreto, ponderoso e ponderato, fui imponderabilmente malvisto da molti. E calunniato a iosa. Anzi, ricoperto di rose, perché pensavano fossi un tenerone pazzerello e indifeso come nella canzone del Cristicchi, spine appuntite e punzecchianti, spinose per far sì che si dissanguasse il mio amor proprio e mi tediassi in bergmaniane depressioni da lupo mannaro, appaiandomi al più patetico Woody Allen.

Sì, mi hanno addebitato ogni tipo di patologia psichiatrica: fobia sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, schizofrenia delirante, paranoia cazzeggiante, tristezza galoppante, demenza auto-inculante. Perfino cazzone mal eiaculante.

Sì, gli invidiosi della mia bellezza, dissero che in certi momenti ero un elephant man, e per via del fatto che non sono altissimo… be’, sostennero che fossi affetto da una sorta di “osteoporosi” (o)nanistica da Henri de Toulouse-Lautrec.

Queste ed altre balle create dalla malignità di gente piccolissima.

Secondo me questi sono froci.

Poi, sono abbastanza ascetico e non sono, a differenza degli edonisti materialisti lerci, un maniaco del sesso. Al che, essendo invece molta gente affetta da carnali voglie capricciose, libidinosamente schifose, essendo delle scimmie imborghesite che, pur di trombar ogni notte, si comprano i pezzi di carta per poter fregare le illibate ragazzine fighe ma ingenue, fui additato, io, come puttaniere.

– Eh sì, non è normale un’astinenza del genere. Ah, non la racconta giusta. Poi, nei suoi libri, questo qui parla spesso e volentieri di amplessi. Son pensieri scabrosamente troppo forti ed è impossibile che possa esprimerli con tale dovizia di particolari se, in verità, di notte non va a mignotte. Sì, è un porco, un viziatissimo vizioso, una merda. Un parassita come in The Thing. Un troione! Adesso gli facciamo il culo!

 

Mah, di mio mantengo una bellezza da Andy Garcia dei bei tempi, con risata strafottente del De Niro più glorioso, una voce da far invidia a Pannofino e Luca Ward, delle movenze feline da John Travolta quando era un magistrale ballerino, qualche volta, sì, sono un volpino ma, fra le gambe, ho un bell’affarino…

E come cervello vi vedo sugli arretrati.42521859_10212147302740668_3151657923906633728_n

 

 

di Stefano Falotico

Il grande Cinema e l’Arte pura sono sempre autoreferenziali e onanistici, mi stupisco di come molti non l’abbiano capito


14 Jul

Mona Lisa

Da tempo, scrivo per un sito ma non so se continuerò a scrivervi perché, all’improvviso, dopo le fatali, fatate sinergie che si erano create con chi lo gestisce, la magia si è spezzata.

Perché gli propongo i miei scritti e, puntualmente, li boccia. Ma non perché siano scritti male, tutt’altro, è proverbiale la mia cura nel redigerli, la puntigliosità nel cercare sempre, per quanto mi sia possibile, termini pertinenti all’emozione che tento di descrivere e trasferire nero su bianco e trasferire anche nell’anima di chi, semmai, la leggerà.

Il caporedattore ritiene che i miei scritti siano autoreferenziali, e non possano interessare granché a un “pubblico” vasto.

E mi trova in disaccordo su tutta la linea. Gli chiedo che senso voglia dare al suo sito, se quello di una raccolta diaristica di vita vissuta e filtrata dall’ottica dei suoi autori, oppure se desideri uniformarlo a una linea “editoriale” di storielle fumettistiche, di storie che, per quanto spassose, divertenti, originali e colorate, lasciano invero assai poco nell’anima dei potenziali lettori.

Lui mi dice che, semplicemente, devono esservi scritte delle storie ma non devono essere personali. Assolutamente.

E io:

– Ma tu pensi davvero che anche il più spicciolo, frivolo intrattenimento puro non sia autoreferenziale? E figlio di colui che l’ha creato?

Ti parlo di Cinema, perché mi riesce bene. Pensa a John Carpenter. Ora, tu mi dirai che lui non è autoreferenziale. E io ti rispondo che invece è uno dei più autoreferenziali che io conosca. Le sue storie sono “mascherate” da altro, ma tutti i suoi fil sono delle invettive, dei j’accuse chiari e inequivocabili sulla società, e nei suoi film tornano sempre gli stessi temi. L’amore tra diversi, le specularità fra buoni e cattivi che cattivi non sono, il labilissimo confine sulle moralità falsamente imposteci dai potenti, che vogliono tenerci nell’ignoranza e in scacco dietro dettami subliminali trasmessici ingannevolmente, sul libero arbitrio e sulla realtà illusoria che realtà invece lo è solo del distorto pensare comune ricattatorio, ad esempio.

Quindi, Carpenter è autoreferenziale al massimo, così come lo è Woody Allen, così come lo è Paul Scharder, che cambia le ambientazioni, il nome e il lavoro dei suo personaggi, li ubica in spazi-tempi apparentemente lontanissimi fra loro, ma rimane fedelissimo a sé stesso, lui più di altri perché, della Fede fraintesa, equivocata, personalissima e trascendentalmente concepita, è maestro superbo. Che piacciano o meno le sue opere, sono turbative, spiazzanti, e incentrare su uomini spesso soli, sbandati o perversi, malati o crocifissi dalle loro intimissime, intoccabili, rispettabilissime afflizioni.

Ve lo vedete Paul Schrader che dirige un film con Paola Cortellesi? La regina tristissima dell’italiota ruffianeria e della “carina” stronzaggine? Suvvia.

Cambiano le storie, ma Tim Burton continua a fare lo stesso film da una vita. Un film sui diversi, film sulla marginalità, sulla grande bellezza delle anime che si sentono un po’ straniere in questo mondo uniformato e globalizzato, ove tutti pare che siano ossessionati nel parlare la stessa anonima, incolore lingua del cuore. Che orrore!

E, come già detto, la dovreste finire di disdegnare Sorrentino perché secondo voi è estetizzante, pedante, aneddotico e altre puttanate che devo stare a sentire. Perché il Cinema di Sorrentino è di Sorrentino. Se non ti piace non lo guardare ma non mi venire a dire che Garrone è meglio perché è più “umano”. Ma vai a dar via il culo!

Garrone è ancora più autoreferenziale di Sorrentino! Se è per questo!

Carmelo Bene ha fatto un film dove si scrive le lettere d’amore da solo, pensa te… e Branagh rende Hercule Poirot un personaggio di Shakespeare!

Quindi, per l’amor di Dio, non mi venite a dire che costoro sono onanistici. E raccontano storie. Le loro storie… anche quando tratte da altri.

Anche Jim Morrison lo era, onanistico, tutti lo sono. E confutare questa verità mi sembra assurdo.

Provate a vedere meglio i film, a leggere tra le righe un libro e lo capirete.

 

– Vedi, Stefano. Sì, lo sono, ma ci raccontano storie che possono essere prese per quello che sono, cioè delle semplici storie.

– Cioè per delle idiozie.

– No, sono appassionanti.

– Non vedo cosa ci possa essere di appassionante in una storia senz’interesse, e l’interesse nasce dalla visione, esplicitata o meno, che l’autore ha infuso alla storia stessa, per quanto banale di primo acchito possa sembrare. E se, invece, sono storie e basta, queste sì che sono fini a sé stesse, tediose e prive di alcun significato. Non veicolano nessun messaggio ed è come leggere un articolo di giornale di cronaca, rosa o nera che sia. Storie senza personalità e senza sguardo, oggettivamente insulse, senza prospettiva. Giornalistiche, non artistiche.

Quindi, è giustissimo che Falotico non si svenda, e scriva storie personali. Perché tutte le grandi storie sono personali. Sempre.

Pensate a qualsiasi grande film e poi venite a dirmi, dopo avervi riflettuto attentamente, se non è figlio dell’anima del suo regista.

Quindi, per piacere…

Non rendiamo questo mondo piatto e tutto uguale.

 

Ora, vi scrivo comunque una storiella.

Il gatto era sul tetto e fece la popò, che cadde dal camino e sulla testa di un bambino scivolò.

Il papà, davanti a quella popò e al pianto del suo bimbo che frignò, se ne fregò e andò a mangiarsi un babà.

Fine della storia.

Che storia di merda.

 

 

di Stefano Falotico

Onanismo e il nano


22 Dec

Appuntamenti al buio di un fantasma nel tuo incubo elevato al culo, sette desideri proibiti che scardinai a femmineo aroma mascolino del mio “muscolo”

Sì, sono rimasto con l’Idraulico Gel(ato) in mano e, di (n)ano, nel congelatore.

Sono un patito delle donne e del loro compatirmi nel pianto fra le piantine, collezionista ed erborista oltre ogni dire e non dare di pianoforte nella succosa melina di rinfrescante mia “mentina”, ridondo in doni al “mio” stanco, afflosciato, “fasciato” e (non) pompato. Da poppante grande mica tanto eppur notevole di salivari ghiandole su tornito glande al torroncino, “innaffio” come i giardinieri a potarmelo, e il mio portamento sbuffa a modo d’una caffettiera che stantuffa il suo domestico ufficio ove, non addomesticato, amplio il pipistrello schizzando sulle piastrelle e m’esercito nel rinforzar gli addominali del vivere pigramente da dromedario.

A tutti i folli faccio un baffo perché in confronto a me son ovattati e, dinanzi a “cotanto”, mi pulisco le orecchie di cotton fioc, arruffandolo.

Scaldo le cene di patate che s’azzuffan per un “pelo” di petto di pollo in più e il mio sorriso è un pulcino crescente in gallo cedrone se la tacchina alza la gonna dell’insalata “fredda”, con far acid(ul)o come le olive ascolane del mio “pascolarmelo”. Ingurgitando pastasciutta, mi conservo di fisico asciutto e di figa mia cruda al prosciutto, origlio il frigorifero pieno di origano per masturbarlo al peperoncino in maniera salvifica grazie al “whisky” che vi verso sopra contro ogni vitale conversione da stronze. Si chiama giuramento al duro tenerlo. Altro che i tenenti.

Non sono delicato con le donne, in quanto ombelicale cazzone di mia danza del ventre e avventato di quel che, a ventaglio, sta appena sotto del da me movimentarlo.

Vengo anche sul pavimento. Non abbiate spavento, è solo un organico sparo dei “granuli”, anche se vorrai bombarla di granate e sol li sgran(chisc)o fra donne che non sgranocchio eppur adocchiandole non sono come i finocchi.

“Agito” con (in)discrezione e scruto con calore a pelle d’un viso mio spudorato in tanto spugnettarmelo, previo spugnette detergenti l’igiene del tensivo mai spupazzato eppure (s)gonfiando.
Sono la bile e insopportabilità di fegato corroso nell’album(e) dei ricordi. Da piccolo, ce l’avevo grosso. “Crescendo”, si è rimpicciolito a forza di svilupparmelo con toccarmi liscio, assottigliante fra un ammirare la modella-sottiletta e il mio topo in piena forma. Penoso di pene o forse impennerà alla puttanesca.

Sì, l’usura e il freddo lontano dalle ars(ur)e han assiderato le calorie.

Comunque s(t)ia, salutami la suora. Ovunque in segreto e in “sagrestia”. Evviva le sangrie!

E le sette camicie sudano.

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)