Prosegue (inde)fessa la mia cavalcata fantasiosa nella mia (dim)ora e non scocc(i)a quest’or(t)o da uom fatale senza femmine fatali, senza fate, di mio/a fan(atismo) in-compreso, a volte in compresse quando la tensione mentale si fa stress “occipitale”, comunque lontano, per mentalità, chiamatela pur demenza se vi fa star più nelle cosc(ienz)e “tranquill(ant)i”, dalla civiltà bieca e occidentale, sempre “accidentale”, sempre attaccata ai sol(d)i, a cacciar accidenti se all’altro va “dritto/a”, di “mio” va nelle pene. E sprofondo nel De Profundis, segregato nel mio custodito segreto e perennemente nel mio er(em)o, fra ricordi del passato mio tormentato che ancor, alle (s)volte, mi tormentano, mi pietrificano in una dimensione che oramai, forse giammai, mi appartiene/erà, alzando io la band(ier)a dello star in panne, del ripen(s)ar (im)morale mentre tutto va allo sfascio, forse son solo dei fascisti.
Mi affaccio alla finestra e degli operai rischian di cadere nel baratro del loro “buco”, e fra uno spinello e l’altro mangiano un panino per meno di 1000 Euro al mese. Come siamo messi?
Ma la gente se ne frega e va a messa, benedicendo d’ipocrisia un’altra Domenica “fer(i)ale”.
Proibizionismi nel 2016, libertà turlupinate, minate e chi non si “allatta” al sis(te)ma” vien reso disadattato dallo sguardo perentorio dell’arroganza di massa, ove bisogna rispondere a dei can(n)oni di uniformità glaciale. Che brivido, che “brio”.
Meglio allor la mia digitale biro che continua a scrivere libri per esser tutti più liberi, presto pubblicherò il mio Il cavaliere di San Pietroburgo, terz’avevntura del Clint a cui ne seguirà una quarta. Quadrilogia, forse sarà una cinquina vincente.
Intanto, fra un caffè e l’altro, per Sabato ho subito “piazzato” una scommessina alla SNAI sul Leicester già vincente ma che spero vinca ancora.
È la solita vi(s)ta, una mer(da).
di Stefano Falotico