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Le immani differenze abissali fra i “vecchi” di The Irishman e i vecchi rimbambiti della nostra Little Italy


15 Dec

escape from alcatraz

The Irishman non è un film sulla vecchiaia, puntualizziamo doverosamente.

Esigo silenzio e forse necessito anche di rivedere Silence.

In questa società, negligente all’ascolto delle frasi pronunciate da profeti come Pasolini, in questo caravanserraglio da carnevale ove tutti si pittano il viso da falsi Joker quando in verità vi dico che sono soltanto degli esibizionisti dei loro facilmente smascherabili trucchetti da mezze calzette, io uso solo il bagnoschiuma, repello il dopobarba e adoro tagliarmi le basette con un rasoio elettrico che fa pelo contro pelo alle vostre inestinguibili doppie punte. Quanto siete puntigliosi!

Vidi maschioni col mustacchio, eh già, leccare una donna più di un gelato al pistacchio soltanto per farle gustare il proprio yogurt… nello “sticchio”. Accipicchia!

Vidi poi costoro ficcare la testa a posto, come si suol dire, mettendo su famiglia ma, nel tempo libero, all’amante infilandolo di vedo-non vedo che io, appunto, ravvisai e ben avvistai. Ben vi sta!

Poiché non mi si può imbrogliare e so che tradiste non solo vostra moglie ma metteste le corna pure alla vostra amante poiché lei ama Gianna di Rino Gaetano ma a voi piace di più la sua brutta copia, Brunori Sas, uno che vorrebbe fare il Franco Battiato ante litteram ma scrive testi più banali non solamente di un neolaureato, bensì d’un illetterato del Bangladesh.

Sì, poi la dobbiamo finire pure coi Boomdabash. Conoscevo la tribù Apache, gente oramai (e)stinta che non lavò i panni sporchi in famiglia col Dash e non sa neppure chi sia il regista di Buffalo Bill e gli indiani, fregandosene delle occidentali satire da M*A*S*H.

Scusate, pausa da John Belushi con battute sulla “peluche”:

lo sa chi fa l’indiano come si chiama/i, forse come si chiavi, non da Altman bensì da Piccolo Grande uomo di Arthur Penn, la panterona del GF2?

Si chiama Ferri Mascia, una che uno prendeva e uno lasciava ne La casa nella prateria del suo seno non da valletta bensì da Vallelata per l’uomo nudo e crudo simile a Kevin Costner di Balla coi lupi che, di Open Range, la pasturò, pastorizzando di formaggio “alla pecorina” la popolana acqua e sapone tanto burina, appunto, mungendo di burrata le sue grosse tettone ma anche cavalcando l’imbattibile ignorantona grazie al suo peloso stallone.

Andiamo avanti…

Sì, Non è un paese per vecchi… l’Italietta.

Non è infatti vero che i vecchi siano rincoglioniti. No, assolutamente, di più.

Per esempio, acclamano Cristiano Ronaldo e compagnia bella. Adorano la Serie A e ancora tifano per Buffon, ex della Seredova. Cioè, spendono l’unico giorno libero della loro settimana lavorativa, ovvero la domenica, per ammirare giovani buffoni, a parte Buffon, che pigliano a calci un pallone e che, grazie all’accalorato tifo di tutti i coglioni, fanno le vacanze in Costa Azzurra ove, peraltro, si fanno sullo yacht tante mignott’.

Complimenti. La “CGI” del processo di ringiovanimento, attuato dai vecchi, è una deaging peggiore dei libri di Marcel Proust.

Sì, il tifo calcistico è lo sport nazionale. Ovviamente. Sì, vai di nazional-popolare, uomini depressi bipolari! Forse solo fessi stupidamente ilari!

Tifoni… non solo del nostro Belpaese, bensì di quasi tutta la Coppa del Mondo di un’umanità ottusa, quindi sferica, formata da pneumatici dementi assai cafoni.

Questi qui, capisci, mia Ilaria D’Amico, no, amico mio, riempiono gli stadi e soprattutto di soldi queste troie ma disprezzano la nostra Generazione di fenomeni da Stadio.

Ferrei, mangiano il cioccolato Ferrero e duri come Ferri Mascia, eh già, ascoltano pure Tiziano Ferro.

Uno che, con canzoni oscenamente lagnose come In mezzo a questo inverno, riuscirà ancora per molte quattro stagioni, la pizza preferita dall’uomo medio-puttanone, a comprarsi tante griffate magliette di lana e cotone, pigliando tutti pel culo da furbacchione.

Poi, abbiamo ancora quel vecchione di Luciano Ligabue con le sue passatiste, quasi sessantottine, inascoltabili canzoni da gran cazzone. Uno che prima parlò di disagio giovanile in Radiofreccia e, da ipocrita volpone, ora vuole pure fare il figone in là con l’età d’addome piatto, i capelli brizzolati da George Clooney “de no-atri” ma scrive testi geriatrici ove si strazia e la gola strangola più di Dustin Hoffman de Il maratoneta nella scena della tortura dal dentista mascalzone. Cioè Laurence Olivier, attore scespiriano che sapeva, fra un monologo e l’altro, come riprendere fiato, anziché urlare alla Eros Ramazzotti, uno che abbisognerebbe di un laringoiatra.

Evviva invece Frank Sinatra!

Molti giovani comunque, ahinoi, dissero che The Irishman è un film lento.

Per forza, hanno venticinque anni e ne dimostrano settanta. Quando arriveranno a 103, forse, capiranno che Kirk Douglas nel cervello è più fresco e lucido di loro anche nell’uccello.

L’Italia è un posto ove la mafia sembra apparentemente scomparsa. Ma, a dirla tutta, qui da noi… se uno non saluta per distrazione, i vicini di casa gli praticano la castrazione. Sì, nelle riunioni di condominio decidono, ad assoluto plebiscito, che tale traditore vada quanto prima sbattuto in cantina assieme alle peggiori zoccole del palazzo scalcagnato più di un puzzolente scantinato, cioè tutte le condomine che usano soltanto, appunto, il Condom con l’amante che ha l’attico e se ne frega dei lamenti di Al Pacino di Quel pomeriggio da cani che, poco lontano, inneggia ad Attica, richiamando tutto il vicinato. Poiché l’amante è un finto trasgressivo “liberal” che fa sesso come Robert Redford de I tre giorni del Condor. Poi, queste brave mamme prendono il Concorde e sanno ogni dettaglio concordare senza conoscere invece che, in Home Alone, v’è uno che pare un bambino come Macaulay Culkin ma non lo può fregare manco Joe Pesci. Non solo di Mamma, ho perso l’aereo o il Bufalino di The Irishman, miei bufali da faide e western metropolitani. Costui lo chiamarono tutti Stefanino poiché sono ancora dei nani e, in maniera onanistica, si fecero un viaggio sulla vita di uno che, in realtà, è matto solo quando ammira un film di Scorsese e non vede l’ora che, il prossimo anno, zio Marty giri Killers of the Flower Moon. Per quanto riguarda il resto, come Bud Spencer, Io sto con gli ippopotami, sì, sono pachidermico a mo’ di Sly di Cop Land, ma non fatemi girare le palle, sennò sarete voi a perdere il senno, il seno e anche la faccia. Lo chiamavano Bulldozer e Bomber sono due dei miei film preferiti dell’infanzia. A esservi sinceri, la mia infanzia non è ancora finita poiché Fuga da Alcatraz è un capolavoro sconfinato.

Cristo, che razza di infanzia hai avuto?

Breve.

Sì, non dovete credere che io non menta, io mento eccome. Sono infatti malato di mente. Ho anche il cervello piccolo. Al supermercato, non so mai se scegliere le caramelle dell’Alpenliebe o una mentina balsamica all’eucalipto. Sapete che vi dico? Fatevi i pompini a vicenda, io lecco un Calippo e continuo a non sentire le vostre moralistiche filippiche e a non guardare la De Filippi.

Se invece, siete tristi perché Cameron Diaz si è ritirata, posso dirvi cheforse dalla vita volete una scema con la faccia di Nonna Papera e un discreto paio di gambe da The Mask.
Ma io sono stanco delle cubane, di Kurt Cobain, della Coin e pure del cubismo, delle cubiste e di film come In Her Shoes – Se fossi lei.

Anche perché a Nadia Cassini ho sempre preferito i mocassini.

Non sarò come Rupert Pupkin/De Niro di Re per una notte.
Poiché vissi-non vissi, diciamo sopravvissi nelle mie notti lontane dai vostri squallidi, pettegoli giorni monotoni (s)fatti di ero(t)iche fisse e di pseudo-intellettuali retoriche lesse.
E sono pure stufo della ripetitiva mia vita e vostra.

Fatevi il segno della croce, buon Pater Noster e ora, a mezzanotte e dintorni, lasciatemi in pace.
Altrimenti sono cazzi vostri.

Insomma, morale della favola nerissima: tutti pensarono di avere di fronte un debole e invece si trovarono dirimpetto al più forte.
Fa veramente molta, molta paura, cari miei mostri. E non vi basteranno punti di sutura.

Una paura oscura che vi siete andati a cercare finché morte tutti non ci s(e)pari a causa di questa fottuta fregatura che è stata la vita impartitavi al cul(t)o del più duro.

 

di Stefano Falotico

Un grande attore è nato, forse, Miles Teller


23 Jun

Miles+Teller+Old+Die+Young+Photocall+72nd+Ueiz_JYOHzblNon so se state guardando la serie tv, si fa per dire, di Amazon Prime, Too Old to Die Young.

Una serie che, invero, serie non è, così come ho scritto nella mia recensione. Inizia in maniera turbolenta, con una scena alquanto disgustosa che può ricordare, più che Il cattivo tenente di Abel Ferrara, la versione remake di Werner Herzog con un Nicolas Cage viscido da fare schifo.

La scena in cui il corrotto Cage ricatta i due ragazzini fuori dalla discoteca e poi scopa la ragazza del tipo davanti a lui, cazzo, è veramente vomitevole, moralmente parlando.

Ecco, nell’incipit diToo Old to Die Young non assistiamo a uno stupro “legalizzato” bensì forse a qualcosa perfino di peggiore. I due sbirri, fra cui il protagonista, ricattano una ragazza. Il nero macho osceno le dice che lui e il suo collega chiuderanno un occhio se lei acconsentirà a dar lui un bel gruzzoletto.

Altrimenti, con l’accusa di detenzione di droga nel bagagliaio, la ragazza sarà spedita per direttissima in carcere, avrà la fedina penale indelebilmente macchiata e potrà immantinente dire eternamente addio ai suoi ambiziosi sogni da reginetta della città.

Un patentato motherfucker mai visto. Ma anche il suo amichetto, l’apparentemente innocente Martin, eh già, non gli è affatto da meno, è infatti parimenti al bastardone suo collega, cazzo, un lurido figlio di puttana porcellone da denunciare per criminosa umiliazione inflitta gratuitamente, previo mancia onorevolissima per disonore di oltraggio al pudore più intimo, alla castità emozionale dell’incastrata, ingenua sprovveduta, molto figa ma in tal contingenza sfigatissima.

Chiariamoci, una ragazza viziatissima, probabilmente non tanto affetta, ah ah, diciamo da immacolata verginità, una sciocchina che sta rincasando da una calda, scalmanata sera di bagordi. Dopo suoi amplessi con ragazzetti insetti molto balordi, dopo opportune sue precauzioni per non venire, in maniera venerea, infetta. Però, sebbene lorda, non meritava quest’illecito affronto virile davvero netto e poco lordo, figlio degenerato dei marci abusi di potere di una polizia merdosa e soprattutto assai vile da farci rivoltare la bile.

Cosicché, incassati i soldi che la ragazza, da loro tenuta psicologicamente in ostaggio, ha elargito ai falsi tutori dell’ordine, i due manigoldi col manganello si spartiscono il bottino, abbandonando la poveretta in mutande… economicamente parlando.

Succede un casino, un macello ed ecco che assistiamo, episodio dopo episodio, alla scalata al potere di Martin, alias Miles Teller.

L’attore spettacolare della serie è però William Baldwin. Qui, sorprendentemente, alla sua migliore prova recitativa di sempre. Sebbene appaia po’ imbolsito con una pancetta ottimamente dissimulata in camicie di manica larga… eh sì, è un riccone e il suo maggiore scopo nella vita è proteggere la figlia minorenne dalle violenze e dalle crudeltà di un mondo oramai andato a troie. Regalandole ogni lussuria, no, lusso e privilegio.

Anche se non gli fa né caldo né freddo che la sua ragazza dai capelli d’oro, ex enfant prodige come Dakota Fanning, sia stata trombata da nientepopodimeno che da Martin. All’inizio, il Baldwin non ha capito bene chi sia davvero questo Martin. Certamente non uno spiritualmente elevato come l’omonimo Scorsese. Questo Martin non sa neppure, peraltro, chi sia Jung.

Sì, è uno che bada solo a farsi il culo. Non si è mai posto domande esistenzialiste sulla vita, non ha mai psicanalizzato sé stesso per sviscerare l’escremento vivente, il verme solitario che vegeta nella sua pancia da testa di minchia. Al che Martin/Miles Teller incontra lungo il suo cammino, ecco, Freud, ovvero Mortensen di A Dangerous Method? No, John Hawkes, detto semplicemente Viggo, uno che deve aver imparato a memoria tutti i libri di Sartre e deve essersi immedesimato troppo nel cinismo della poetica pessimistica dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi.

Poi, in questa serie ne vediamo davvero delle belle.

Pezzi di gnocca inauditi come Cristina Rodlo. Nell’episodio 2, il regista Nicolas Winding Refn pare che voglia fare l’amore con lei attraverso la cinepresa. Vi è una scena interminabile in cui Refn inquadra Cristina semi-discinta in primissimo piano lunghissimo. Cristina in questa serie interpreta al top la parte di Yaritza. E a noi maschietti, vedendola così topa, diviene sinceramente lungo e rizz’.

In questa serie abbiamo anche la gnocca Jena Malone. No, non Gemma, Jena come Kurt Russell…

Jena Malone, da non confondere con Jim Malone/Sean Connery de Gli intoccabili.

Siamo schietti, signor Connery. Lei, nel capolavoro di De Palma, interpretò la parte di un metronotte integerrimo. Ma se, sul suo ponte, fosse passata Jena, non il ponte del finale di 1997: Fuga da New York, avrebbe abbandonato subito chiacchiere e distintivo per una serata da mezzanotte e dintorni, baciandola tutt’attorno. O no?

Dico! Siamo uomini o caporali?

Ebbene, questa serie è un noir, Miles Teller ha gli occhi chiari e io invece ce l’ho… come un nero? No, neri.

Sia il sottoscritto che il personaggio di Miles in questa serie, cazzo, spiccichiamo parola ogni era geologica. Roba da fare un baffo a Celentano, roba che intanto lo spettatore medio nostro interlocutore può finire in prigione, scontare tre anni per averci trattato da autistici e minorati mentali, poi può uscire con la condizionale, farsi pure un giro in tangenziale, riapprodare finalmente nella sua home sweet home e, solo allora, sentirà la nostra risposta.

Ma che carisma questo Miles.

Io e Miles, onestamente, siamo molto diversi. Lui è stato appena ingaggiato per recitare nel prossimo film di Sean Penn, Flag Day.

Di mio, tutti i giorni sono uguali con poche variazioni. Varie Jena Malone mi contattano su Facebook. Vorrei fotterle ma mi fotterei la vita.

A differenze di Martin/Miles, ho troppi sensi di colpa e scrupoli di coscienza.

La gente, da non confondere con l’agente, mi dice che dovrei fottermene. Ma è la stessa gente che di me, in fondo, se ne fotte.

Veramente una figata, cazzo.

Una situazione imbarazzante.

 

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2019+Vanity+Fair+Oscar+Party+Hosted+Radhika+FQqeefGTxB9l

 

di Stefano Falotico

Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

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Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

giphy

 

 

Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Non è un Belpaese per vecchi, per allocchi e per signorinelle o(r)che, per piccolo borghesi di scarso fringuello e nemmeno per le scimmie come Fedez


10 Oct

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Sì, il degrado morale dell’Italia è oramai sotto gli occhi di tutti. Anzi no. Sotto gli occhi di quel piccolissimo, invisibile 20% di persone che, ostinatamente, non hanno votato i 5 Stelle.

What just happened? Anzi, what happens? Un tempo, in una landa desolata dell’entroterra materano, chiesi a un insegnante d’inglese come si diceva appunto in inglese cosa succede? E lui mi rispose what happens.

Io, essere che dubita, in quanto giustamente sempre critico e perciò dubbioso, replicai:

– Siamo sicuri che si dica così? Ci vuole il do, non il DO musicale, sì, quello ausiliare inglese.

 

Naturalmente lo provocai per instillargli the doubt, come a Meryl Streep nel finale del film col compianto Philip Seymour Hoffman, diretto da John Patrick Shanley.

Quindi, a proposito di non aver nessun dubbio, che fine ha fatto quella passerotta di Gwen Stefani?

Sì, secondo me, nella sua casa allestisce, di notte, dei festini a luci rosse perché dovete ricordare la frase di Ronin: quando c’è il minimo dubbio, non ci sono dubbi.

 

E io non ho nessun dubbio che sia una zoccola.

Eh sì, Gwen fa le ammucchiate, lo so per certo. Ero sotto il suo letto l’altra sera. E stavo per essere schiacciato dal materasso che ondeggiava là sopra di su e giù.

Voi ancora dubitate che io sia una persona normale? No, non credo di esserlo. Mentre i miei coetanei guardano i cinecomic peggiori, io me ne sto sul divano a gambe accavallate a riguardarmi il capolavoro dei fratelli Coen. Elucubrando di teorie cinematografiche. Sì, come da me scritto nella recensione, Anton/Bardem altri non è che il grande Lebowski degenerato. Lebowski è diventato un fottuto menefreghista sognatore perché disilluso da un’America che l’ha tradito, Anton invece si è animalizzato perché totalmente bruciato nell’animo.

Stamane, ero in macchina a sorseggiare il “caffè” dei miei nervosismi, al che in radio è passata la nuova oscenità di J-Ax, uno dei maggiori decerebrati ipocriti dei gusti modaioli di massa, dei ragazzi sbandati, dei disoccupati cronici, degl’impasticcati depressi insalvabili, soprattutto il prodotto becero della nostra “moderna” cultura italiana.

J-Ax, amato da imbecilli che ancora guardano Beautiful e, con le pezze al culo, sognano di avere una villa lussuosa come Bill Spencer Jr.

Guardate invece le fotografie fantasiose dell’artista JR, sì, l’autore del cortometraggio Ellis con Bob De Niro. Perché la vostra vita è oramai più ectoplasmatica di questo De Niro.

Credo che i problemi siano partiti con la De Filippi. Una che, se non sposava Costanzo, che manco se la scopa perché non gliela po’ fa’ con quel panzone, l’avrei vista bene a doppiare Jame Gumb/Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Sì, Buffalo, un uomo che vuole diventare una donna perché è un maniaco diventato tale per averlo preso troppo in culo da un mondo cinico e cattivissimo.

La De Filippi, invece, è una donna androgina con una voce da scaricatore di porto che inneggia al buonismo fetido, alla gioventù più cazzona, intontendo i ragazzi nell’istradarli al culto del falso successo.

Sì, dei manichini ammaestrati, col talento di cantare pezzi scritti da un figlio di Berlusconi pieni di retorica fradicia, avviati all’edonismo e alla plastificazione delle coscienze.

Puri ebeti telecomandati dal marketing delle reti Mediaset.

Ecco allora che il nuovo idolo giovanile è divenuto Fedez, nome d’arte (?) di Federico Leonardo Lucia.

Avete presente le scimmie dei film di Tarzan con Johnny Weissmuller? Sì, la sua Jane è Chiara Ferragni.

Fedez, tatuato come un mezzo australopiteco di Rapa Nui ma, a differenza del buon selvaggio da film di Truffaut e da Jean-Jacques Rousseau, è semplicemente un troione.

Che offre la sua “banana” in maniera chiarissima a Chiara e che, alla fine dell’anno, nel modello 730, neppure confessa i suoi cinque miliardi di Euro guadagnati a far puttanate, eh sì, a Chiara “lo” dichiara eppur evade. Bisogna essere fiscali con questo.

Sì, un tempo gli idoli giovanili erano personaggi davvero rabbiosi e trasgressivi come Jim Morrison. Un pazzo, ovviamente, ma un pazzo con le palle.

Non come Fedez, un pupazzo per dei pazzi che lo acclamano.

Comunque, no, il problema è partito molto tempo fa. Quando vi masturbavate sulla bombastica Pamela Anderson di Baywatch, sperando che vi facesse una pompa. E ora siete spompati perché, a differenza di me, non sapete cantare neppure Boombastic di Shaggy.

Leggete i grandi libri, non ascoltate i grandi idioti.03720009 vis

 

di Stefano Falotico

 


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Il grande Gatsby canta Shaggy

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Ammazza la vecchia col flit – Ogni anno, al Lido di Venezia, m’imbatto nella mia “affittacamere”, un’anziana da racconto horror


12 Aug

 

Mafalda, la donna che non t’accalda

Anche codesto anno, in data pomeridiana del 27 Agosto, partirò alla volta (un po’ Alessandro, quello che “ridava” la carica alle batterie ammorbate dai batteri del “daterro sociale, dolce di “succhiotto” e acido di retrogusto ) del Festival di Venezia.
Ma, fra Leoni, gallerie, personaggi da galera, le galee della Regata Storica e qualche bella “patonzina” per un filmato “hard” alla Brian De Palma più “ambiguo” d’occhio “maligno” nella sua “doppia personalità“, dovrò sfidare una che lo ammoscerebbe anche a Javier Bardem di Prosciutto prosciutto, rendendolo uova d’oro.
Una così ti spacca le palle del cervello, e ti rende il mare dentro “paraplegico” dell’ Amenábar più “menomato”.

Sì, da due anni “pernotto” il suo appartamento, amenissimo con vista sugli scogli con tanto di “spaghetti ai frutti” del ristorante adiacente “Ostrica che troia quella trota!”.

Codesta è una scassaminchia di livello sesquipedale.
La scorsa “stagione”, mentre stavo “armeggiando” con una nella doccia del suo bagno, da me ribattezzato “Gocce dacquolina sull’impietrito rovente“, fece, sì, anche nel senso escrementizio, irruzione con un’eruzione da “rapina a mano armata” mentre ci stavamo amando: – Alto là, la casa è mia, non “imbrattatela!.
– Stavamo colorendo l’arredamento scialbo, dando un “tocco” di “pennellone”.
– Sentite, marpioncini, questo è il forcon! Perché stavate fornicando?
– Be’, non è un male “insugare” un po’. Lei crede che stavamo “insudiciando”, non è vero, è un’insinuazione. Era solo “insinuato”.
Sono il bambino del re nudo. Lo so, fra un pompin e l’altro, ci posson “scopar” dei figli, ma è colpa di tale “signorinella”. Mi spogliò senza chiedere permesso. Che poi io “lo” abbia immesso non son “falli” che riguardano le sue messe.

Al che, mi sparò “lì”.
Ed è per questo che, ogni Settembre, c’è Takeshi Kitano alla Mostra. Lui è l’Uomo che dà il suo genio senza darle a vedere.

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Outrage Beyond (2012)
  2. L’estate di Kikujiro (1999)
  3. Takeshis’ (2005)
  4. Gocce d’acqua su pietre roventi (1999)
  5. 007 Skyfall (2012)
  6. Non è un paese per vecchi (2007)
  7. Mangia prega ama (2010)

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