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IT Can’t RAIN All the Time – Pioggia eterna e micidiale per i dementi and VERS Un AVENIR RADIEUX!


04 Jun

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Terribile, devastante presa di coscienza per ogni mio hater ottuso e deficiente. La serie a cui mi riferisco, verso la fine del video, è When They See Us. Comunque, Hollywood bianca è venuto prima di Noir Nightmare. Buonanotte ai ritardati e ai tonti. Per la cronaca? Loro, assai nera, oso dire agghiacciante.

Tutto quello che non sapete degli ultimi miei quindici anni, e vi mostro in video storici, un j’accuse pazzesco, alla Jack Nicholson


28 Nov

Sì, negli ultimi quindici anni, ne sono successe di tutti i colori. E qui, senza sprezzo della vergogna, in un falotico funambolismo mai visto, esibisco tutto il mio fregolismo da uomo dapprima fregato, spappolato nel fegato, quindi sfregiato e poi, di poetica altezza nobiliare, di grandi successi fregiatosi dell’aura criptica di un Nicholson maudit oltre ogni convenzione umana.

Sì, io credo di non avere mai avuto un’infanzia. Ero già molto avanti. Quando i pargoletti miei coetanei guardavano i puffi, io m’identificavo in Gargamella. Ah ah.

Sì, Gargamella era un uomo calvo, leninista, un po’ alla Bersani, sì, il “pazzo” della Sinistra.

E tutti quei giochini con le bamboline già mi avevano annoiato. Ero diventato un fanatico del wrestling. Il mio idolo era Hulk Hogan. Sì, il suo incontro vendicativo con Undertaker fu qualcosa di epico.

Sì, poi verso gli otto anni, i bambini della mia età andavano matti per film come La storia infinita. Sì, s’identificavano con Atreyu, invece io ero precocemente un Bastian… contrario. E m’identificavo nel lupo della foresta poiché ero sempre incupito e ululavo di notte fantasie erotiche troppo premature per un ragazzino ancora molto immaturo. Sì, all’epoca andava forte Ritorno al futuro. Nel secondo episodio di questa trilogia, Jennifer Parker è interpretata da quella passerona esagerata di Elisabeth Shue. Lei divenne una delle mie fighe preferite dell’adolescenza. Ah sì, come invidiai Nic Cage in Via da Las Vegas quando le succhia quel seno magnifico. Sì, la “smaltò” tutta, se la sbaciucchiò dalla testa ai piedi e si cuccò pure la statuetta smaltata. Insomma, Elisabeth prima glielo dorò e poi Nic, alla premiazione degli Academy Award, dedicò il premio alla sua ex moglie, Patricia Arquette, con parole di adorazione. Eh sì, Nic par che penò parecchio per conquistare Patricia. E dovette regalarle perfino l’autografo di Salinger per convincere tale Arquette a farsi sbattere da lui sulla moquette. Ah ah. Quando si dice un uomo Al di là della vita.

Furono anni miei di profonda inquietudine. Divenni una creatura da film di Bergman. Odiavo il contatto fisico, ero molto suscettibile e spesso tremavo come Michael J. Fox. Sì, non quello di Zemeckis, ma quello odierno col Parkinson. Ero sempre funestato da dilemmi amletici e vagavo di notte al plenilunio come un licantropo.

Mentre i miei coetanei, dopo aver leccato il culo ai genitori, imparando latino e greco a pappardella, trascorrevano i sabato sera con qualche pischella che leccava tutti i loro sconci piselli e poi andavano a vedere porcate come The Watcher, io me ne stavo tranquillamente sul divano ad ammirare Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show.

Sì, adoravo la metafisica di Terrence Malick e le super gnocche che, di notte, registravo nel mio catodico penetrarle da James Woods di Videodrome.

Quelli che mi frequentavano mi ricattavano perennemente. Addebitandomi varie malattie mentali, un campionario di maldicenze ignobili: fobia sociale, depressione con manie ossessivo-compulsive, schizofrenia delirante, paranoia da teorie del complotto e altre infami stronzate derivate dalla loro ignoranza più calunniosa e probabilmente figlia di una mentalità assai invidiosa.

Come dire? E che sei Alain Delon, il più bello, per fare quel che cazzo che vuoi mentre noi dobbiamo sopportare le angherie di nostra madre che ci educa al perbenismo più bigotto e mentiamo spudoratamente, da marci ipocriti in erba, sognando invece di copulare con qualche zotica in sporchissimi pub per ebefrenici? Dopo esserci presentati a lei come bravi ragazzi, no, non goodfellas, ma figli di papà fighettissimi? Sì, siamo delle merde ma trattiamo da merda te, che hai il coraggio magnifico di esserti estraniato da questo mondo puttanesco e miserabile.

Dunque, sostenni la leva, non mi riformarono perché, ovviamente, sono l’uomo più bello del mondo. E mi ficcarono a fare il servizio civile nella Cineteca di Bologna. Ecco, dovesse capitarvi un giorno di recarvici, sappiate che l’archivio di manifesti, locandine e poster è stato interamente da me allestito. Stavo a contatto da mattina a sera con ex sessantottini maniaci di Lou Reed. Il mio capo reparto era un ruffiano inaudito. Pigliava tutti a pesci in faccia, aveva sulla scrivania una statuina di Superman/Christopher Reeve in miniatura e poi, da uomo piccolissimo, invitava sempre una certa Manuela, un’altra data entry, a far colazione al bar antistante. Credo che quest’uomo fosse sposato ma non disdegnava lo zucchero schiumoso al suo “cappuccino” con Manuela, poiché amante del “cornetto”.

Sì, finito che ebbi di farmi un culo come l’Everest, decisi d’inquadrarmi. Ma quelli attorno a me, spazientiti dal mio spirito libertino e anticonformista, ascetico-buddista affatto moralista con tendenze mie mai rivelate da angelico satanista fancazzista, cominciarono davvero a rompermi il cazzo.

Coprendomi degli appellativi più ignominiosi: parassita, omuncolo, castrato, maniaco sessuale (ah ah, un maniaco sessuale vergine io non l’ho mai visto, voi sì?) porco, puttaniere, criminale. Eh sì, il piccolo borghese, allineato appunto all’ipocrisia più mendace da Domenica a messa e lunedì all’inferno, prendendo per il culo chiunque, percepisce come Johnny Boy di Mean Streets chi è fan di Scorsese. Si capisce…

Sì, mi dissero che mi credevo Robert De Niro e avevo perfino ambizioni rivoluzionarie, utopistiche da Che Guevara e da Fausto Bertinotti.

Sì, solo perché non amavo il Cinema di Muccino e non coccolavo qualche scemina, mi consigliarono il film Paura d’amare con Al Pacino.

E giù di altre offese, dalle più accettabili alle più infamanti: sì, da sfigato a pazzo, da illuso a idiota, in un crescendo rossiniano d’immonde falsità discriminatorie.

Una volta, telefonai alla madre di uno di questi per chiedere spiegazioni a riguardo di tal comportamento così vile e mostruoso. Lei mi rispose in questi esatti termini:

 

– Hanno fatto bene. Sei un senza palle, un coglione immenso, su, sparati in testa. Levati dal cazzo.

 
Io, l’aggredii verbalmente, dicendole che impotente lo andava a dire a suo marito. E ribadii con fermezza signorile: – Guardi, veda di trattare così sua figlia. E state ben attenti che non v’inculi tutti a sangue.

 

Partì un’altra denuncia di “stupro preterintenzionale”.

Avvenne anche un episodio da Dogman. Sì, un altro demente bastardissimo, che aveva trent’anni ed era assolutamente fuori corso a Scienze Politiche, perché passava il tempo a voler “uccellare” a destra e a manca, mi apostrofò così:

 

– Senti, Stefano. Domani, tu vai anche a pulire i cessi. Se ti azzarderai a varcare il portone di casa per farti un tranquillo giro in macchina e continuerai a volertela tirare da poeta, stai davvero in guardia. Lo vedi questo dobermann al mio guinzaglio? Ti faccio sbranare da lui.

 

Li mandai tutti a fanculo.

Perciò, per strane circostanze del destino, conobbi una ragazza di Trieste. Alla notizia di questa “novità scandalosa”, piovvero altre oscenità: mi dissero che mi recavo sin a Trieste per fare sesso lercio con una della minoranza slovena.

Accuse vergognose!

Alla fine la rabbia esplose devastante. Un cretino di psichiatra disse che soffrivo di psicosi paranoica e mi prescrissero un TSO, con tanto di sequestro di persona e deportazione da ebreo nei “campi di concentramento”.

E tutto un percorso “pedagogico” (in)degno da Vincent D’Onofrio di Full Metal Jacket. Semplicemente perché avevo avuto i coglioni, finalmente, di ribellarmi a tali maialate.

 

Dopo un calvario infinito, ingiustificato, atroce, scabroso, ho addirittura scritto un libro intitolato Dopo la morte. Altra potentissima sputtanata a un sistema terrificante!

 

E questo? Non è male!

 

Insomma, ecco a voi l’uomo che non sa “affrontare la realtà”, che dà del lei da signore educatissimo a uno più giovane di lui, che risponde a domande indubbiamente imbarazzanti, facendo finta che siano domande “cinefile”, e che con enorme ironia sostiene che la letteratura sia “depurativa”. Che testa di cazzo! Ah ah.

Insomma, questo è Jack Nicholson. E guardate come adotto/a una parlata “in falsetto”.

Ah ah.

Eh sì, mi sa che sarà questa la mia fine.

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Volete rimediare altre figure di merda?

No, non ho ancora capito come si sta al mondo.

NO, NO, ASSOLUTAMENTE!

 

Adoro la mia pazzia!

“Noir Nightmare” su Bookshelf e 10Libri


13 Feb

Un genio inconfutabile su videointervista televisiva ché la vita è come un “omicidio in diretta” contro chi complottò, e io, voyeuristico, capto ipnotico e da gatto li catturai, dunque…

 “Inguatto” i guitti!

Film del “Buongiorno” a Mezzanotte e dintorni: Omicidio in diretta di Brian De Palma che ringrazia Iddio ad Atlantic City, mangiandosi, nel “Mannaggia”, uno snack food a base di vapori nei ravioli d’una “viola”

Il mio amico Frusciante, come ogni dì, ci solleticò su Facebook, deliziandoci del trailer alla Snake Eyes. Ma osò azzardare di Nicola Coppola, senza timor reverenziale, dunque sfilò la “nuziale” Gugino Carla, donna sempre in zona “sifilide”, e la spalmò sul “ring” dell’incontro al buio “truccato”, urlando, durante l’acme dell’amplesso, “Ecco che arriva il dolore!”.

Invero, trattasi di “cagata pazzesca” ma ottima, con un Cage, a dispetto dei santi e delle sue puttane, non male. Come si dice in gergo, “Non malvagio”. Anche se non sai, dalle prime inquadrature, se è un cattivo stronzo o smidollato con le anelle al mignolo di cafone m(in)uscolo.

Insomma, parte tamarro che sbraita nell’adrenalinico incontenibile su rilascio d’endorfine erotiche alla rossa in prima fila, la fulva vulvona Fulton, sua ex moglie che lo indebitò dopo averglielo succhiato con tanto di “figlioccio”, poi si calma, si tira su il bavero, si pulisce dalla bava, sebbene osservi la Gugino per “sfondarla” fra i cuscin(ett)i, controlla i nostri schermi (tele)visivi, quindi pensa che non si sia trattato d’uno scherzo ma d’un mastodontico complotto con tanto di spolverino-polvere da sparo nel Gary Sinise che soffre un po’ di sinusite. Infatti, assoldato come guardia del corpo, è già corrotto e infettato, non più curabile. Cage “annusa” col suo nasone, e perciò vuole “ingollarglielo” ma viene distratto da Carla, “tanto bona e cara(ti)”, da perdere la bussola e perfino le palle s-quadratissime su camiciona floreale.

Ci son molti de-trattori che non amano questo film, bensì, già alla sua uscita (di sicurezza…),vollero raderlo da mietitrici, pensando che il mentore Brian si fosse indementito nel troppo “guardone”.

A ben vedere, invece, la pellicola funziona ed è efficacissima di manierismo esagerato. Fin dall’inizio, ri-montato in pianissimo… sequenza senza molto senso ma fluttuante nei seni delle spettatrici, poi oscillante e adamantino con tanto di “rubino” finale.

Invero, il final cut prevedeva un’end “rubinetto” turbinante contro i turlupinanti.

Un’onda anomala, causa uragano, doveva travolgere il casino/ò e “insabbiare” tutti i colpevoli.

Cage che, per tutte le due ore meno mezza, starnazza e non ci capisce un cazz’, si salva la faccia con un gesto eroico da poliziotto coi controcoglioni.
Tanto che rischia perfino di “raschiarlo” dentro Carlona, la gran ficona.

Voto a questa depalmiata: 3 palmette senza Palma a Cannes.

Picchi… di genialità “genitale” male(in)fica

Da quando risbocciai, amo anch’io le boccione, prima prendevo in giro i bocciati, spedendoli di bowling alla bocciofila. Ah, quei fifoni meritavan solo il mio fischietto con tanto d’infiacchirli per mangiarmi le pere… del fisico d’una “melina”. La melina è la classica “tarantella” fra un pollo nel mezzo e chi lo “gioga” attorno. La storia della mia s-figa.

A un certo punto del mio cammin di “rotta” vita, sviai nel vicolo dei “ratti”. Nel vicoletto, puoi scovare una cat per pelo “allisciabile” con tanto di “raccattarla”. Mica come gli accattoni che, quatti quatti, fan i signori e poi son ignoranti anche con le mignotte.

Il ratto, di suo, è “scarpetta” conclamata come gli zitoni della Barilla, per una mollica che non molla, anche se poi scoreggia con del vino rosé ad arrossare gli altri astanti. Si credon aitanti e di cotanto sdegno nei dentini stuzzicanti. So, per certo, che la loro è una cena da cretini. Quindi, meglio un criceto.
Costa poco e puoi coccolarlo, a differenza delle zoccole… Quelle voglion solo un lupetto impettito con lo stomaco villoso da fegato alla Vasco Rossi.

Non posso negarmi alla Natura, che m’ha voluto cerbiatto e anche volpe Antichrist che urla “Il caos regna!”. Sì, miei ragni, in quest’esistenza, arrangiatevi!

Vi profumate nel deodorante che adora il maschio d’addome sull’idioma, sudato-ascellato, da idioti puri senza von Trier che tenga. Voi, omaccioni, andate matti per il tanga, e la vostra lei, intanto-“nel ventre”, balla il tango con un Orango. Quando voi siete assenti, “giustificati” nel punire la segretaria, lei vi dà “pen” per focaccia e si svende al figone con tanto di “borraccia…” nel “Pigliamola in compagnia”. Beviamocela a collo con tanto di tracolla e lei che collasserà.

In questa società d’imbecilli e di bellimbusti, di fustini da lavatrice, solo un Uomo può “darvelo” nel dirvela: tua moglie fu mia quando ancora ascoltava Mina, adesso canta forever mine con le mine del generale vagante e vacantissimo.
Aspettando i funerali dei figli, di cui non vede l’ora di levarseli dalle palle.
Eh sì, il femminismo ha prodotto “donne” con gli attributi, castratrici come po(r)che.

Dopo aver trombato tutta l’azienda, oggi han trovato la consolazione che fa al “cazzo” loro: Facebook.

In quel bordello di massa e “massime” estrapolate da scrittori minimalisti, esse animaleggiano di sculettate, fra chi tifa Juve per lo Scudetto e chi Bukowski per altri etti di bovaro, con video “supposta” di Ligabue, lo spronante zotico che si crede Springsteen ma a cui, invece, schitarrerò di catarro.
Avare, quindi, van a teatro per ipocondriache vis(i)oni da Molière mule nei mulini a vento col ventaglio, millantando d’aver recitato nella parte della protagonista agnostica fra le ostriche dell’oste, cioè la maschera migliore della messa, quello che strappa il biglietto e pure le mutande, tanto se lo licenziano, non può perdere la faccia. Sì, interpreta Arlecchino, quindi non ci sarà Pirandello a renderlo Pulcinella, né “coccinelle” a farglielo nero. Egli è mille colori e ne vuole un milione ad appannaggio di un appannarlo nel dietro le quinte di terzetto-triangolo con le ballerine sulle punte nel seno di seconda al medio. E, mentre s-monta baracche, vacche e burattini, fra il burro e Balanzone, grida “Vai in Mona Lisa!”.

L’altro pomeriggio, un “contatto” m’ha cancellato. Chiesi spiegazioni:

– Scusa Elena, perché mi hai alienato?
– Sei lento. Non dovevi allentare la tensione.
– Ti stavo am-mirando e basta.
– Ecco, tu contempli e io, nel contempo, suono il mio “pianoforte” col dottor Bontempi.
– Eh. Sei un’angioletta da “Botticelli”, c’è sempre un Boncompagni che ti venera. Attenta, poi rimani delusa…
– A parte “tutto”. Puntavi solo su “quello”. Cercavo una relazione di testa. Non sono come Angiolini Ambra.
– E una tastazione di “tosto”, no? Per, resistente, rendermelo ombra in te diavoletta?
– Cioè?
– Ecco, datti al rotocalco. In copertina, c’è Massimo Vincente, fratello dell’Interrante, che è terrone quanto tu sei terragna. Però, tifa per il Milan. Dovresti saperlo, è berlusconiano, infatti, per accaparrarsi i tuoi voti, compra Balotelli, detto il cedrone-limone delle “belline” che belano col suo uccellone tricolore ma importazione di rigore.
– Che dici?
– Io non dico. Io do, a te no.

E ricorda, puttana: Stan Laurel fa Stanlio perché l’umanità è pasciuta nell’Hard-y che mi par troppo grasso per me. Sai, stupido è, chi lo stupido fa.

– Sei Forrest Gump?

– No, con me, la “tua” foresta non sarà bosco di glup!

– Sei un rospo!

– Sputa su un “altro”. E vedi di lavare il pavimento. Troppi tuoi dementi han dimenticato d’esser s-venuti senza pulirti.

Storie di ripicche infantili d’un pachiderma, malato di mente d’epidermide e odio a pelle, che si massaggia d’olio nella sua esecrabilissima vita da cocco su noce moscata del suo roditore con c-rapa

Nel quartiere, sono uno smargiasso e, se qualcuno rompe il…, lo sedo e lo “rassereno” subito, ficcandogli una lobotomia sapor non attenuato, ma “tenerissimo” di carta igienica a smerdarlo da Tenderly.

Ah, quanti ne abbiamo. In questo Mondo di “tenori”, ove tutti voglion far valere la propria vocina (stesera inizia Sanremo, ce risemo cogli scemi), alzando la cresta, mangiano i Teneroni e pretendono poi, perlopiù-meno a meno(a)marti, con tanto di pet(t)o scatologico, di scassarti e “gelatinizzarti” come la Simmenthal, appollaiati al porcile ove sgallettan per il pollo da far arrosto.

Ho sempre disprezzato costoro e, ciò che mi rende semplicemente geniale, è il “fallo” senza fair play. Sì, il mio (com)portamento è corpulento su dinamiche dinamitarde. Quando bombardano, io, con un bombolone “cremoso” su zucchero (af)filato, rifletto se bombarmi la loro moglie, spalamndole il Nutellone quando mi è nuda e umida nelle papille. Ci medito ma non mi (con)“viene”. Donnetta di malaffare da confettini, preferisco altre confetture, affettando i maiali di parimenti “affetto” alla lor boria affettata.

Prendiamo, ad esempio, una famiglia di morti di fame.

Ne abbiam già discusso, anche in sedi più opportune, cfr. tribunale causa oltraggi al mio pudore vigliaccamente “vilipeso” ché agognaron d’appendermi ma furon sgozzati e da me(nte), con delle lenticchie “portafortuna”, conditi a rosolarli come lo zampone di San Silvestro.

Sì, sono Titti, non lo sapete? Canarino tanto “carinuccio” che tira fuori gli artigli da canini. Di mio, non ho mai tollerato Audrey Hepburn e le colazioni da Tiffany. Ho sempre prediletto, senza preti a disfarmi i letti, “tuffarlo” nell’ano. Per un pasto nutriente e notturno di mia brioche ad allattarmi-immerso su dimensioni immense.
Basta con la mensa e i brodini! Messalina, mettiti a novanta e sbrodola!

Afferrando poi uno con una “risata da zafferano” e suonargliele di zampogna.
Lo sfianco mentre sfiato nei fianchi della sua “suina”, tanto asinina, da bue del presepino nel riscaldarla dal freddo e dal gelo, e “scende dalle stelle”, senza Mulino Bianco ma bianchissimo mentre “la” rabbonisco da stallone nella stalla.

Dopo questa digressione a regredirli e a erudirli, tornerei, toro-sverginatissimo, sulla famiglia tanto “tornita” quanto presto, nuovamente (eh sì, li rimetteremo a nuovo, son delle uova marce da soldatini in marcia nel “marchiare” così come ora marcati a brace, senz’abbracci), a torcer il loro braccio “violento”.

La madre, sicula rinnegata da un padre manesco che la riempiva di “miele” a smaltarla, “ammaliante”, nell’incesto smielato, da pedofila pentita divenne una “professoressa” compunta/ina troiettona a introiettarli di lezioncine per farli crescere da piccini a grandoni in lei aggradata e ben vezzeggiata.
Dalla Sicilia emigrò a Bologna e, dopo un paio d’altri “calzoni”, sposò un trombone da “tromba di culo e sanità di corpo”. Brevemente, glielo “allungava” al fin di salvarla con “salive” eccitanti quanto Calcutta, poco cicuta, simil Madre Teresa in uno “teso” sulla sua cute ad “accudirla” nella fog-n-a. Le lezioni orali del labiale ac-cul-turato nel cinturarla su erezione uguale alla minzione del suo panzon. Eh, il recinto delle pecorine.
Da tale accoppiamento forzato, nacquero due gemelli, ibridi fra i lombrichi e i vermi schiacciati perfino dalle lumache più “cammelle”.

Indirizzati alle Guido Reni, già allora il pater gliele spaccava, congestionando la loro minchia al Minghetti, liceo di bambagie a capo d’insegnatucoli barbogi e barbosi.
Presto, invecchiarono precocemente secondo il teorema ribaltato di Nietzsche: “Ciò che non ammazza, rende più forti”.

Sì, dal romanticismo candido dell’infanzia al cinismo in-dotto(rino) dopo tante tirate d’orecchie. Ah, se “lo” tirano, fra un onanismo fantasioso d’una diva americana da cui pendon dalle labbra e un dar del lebbroso alle lepri, razza a cui m’annetto senz’ammanettarmi a questa stirpe di sterco già innevato. Io, tali inetti, li inietto e li aborro. Che aborto! Ci voleva il cesareo di congiura a non dar al Mondo quel che non è umano. I miei nervi son aguzzi, e corro fra le praterie, indossando un ermellino comprato a Prato, capoluogo toscano ove John Malkovich mi regalò un cappotto di cashmere, fibra tessile delle loro industrie soffici per il mio “caprone” sbattuto in faccione a questi Al Capone, contro i quali mi scornai, e che sconteranno senza saldi una solo pelliccia: la penicillina di quando, in carcere, saran spelati. Spolpateli! Inneggiavano ai baci profumo pompelmo e, invece, saran spremuta!

Sì, se incontro dei fascisti, fascio le loro bocche. Non metteranno più becco al mio dire e ardimentoso indurirmi per indebolirli. Chiameranno psichiatri con la pipa ma mi siederò sul loro divanetto di pelle, sparandomi una pippa mentre leggo le avventure di Pippo.

E poi saltando addosso allo sciacallo delle anime, inveendogli così: “Ah, credevi fossi un Topolino, invece ho visto Full Metal Jacket e sono un Joker. Quindi, vedi d’addolcire la paziente che si spazientisce se non le fai il “depot” di somministrazione, “somma”, intramuscolare nella sua vagina, e lascia stare Edgar Allan Poe. Altrimenti, dementone, te lo piazzo io di terrore. Non darmi caramelline e torroncini. Torrido sarai da me inorridito”.

Chiara l’antifona? Se non v’è stata illuminante, il “luminare” andrà al solito con le lucciole e gli spengeremo anche lo “spinterogeno”.

Che volete farmi? Bruciarmi la casa? Non si può, è maledetta.
E lontana dai maldicenti. Al bisogno, son un bisonte di bis(cotto).

Son io che dico, son io che t’addito e te lo infilo:

 

– Stefano, non ti cambia neppure Gesù Cristo, sei incorreggibile.
– Certo, è ovvio.
– Come mai?
– Cristo sono io. A volte, quando soffro d’onnipotenza, le do al mio Creatore, ne assumo le sembianze, divento Dio e scaccio il Diavolo a botte di calci.
– Finirai all’Inferno.
– Meglio di questo “Paradiso” in terra. L’umanità non s’è evoluta da Adamo ed Eva. Adamo è rimasto uno che voleva solo fottersela, ed Eva lo condannò a e-spiare Lucifero, mentre si lucidava le unghie con un ungulato “grosso”.

Ho detto tutto.

Ora, silenzio!

Anzi no. Alcuni, ascoltando la mia voce, mi han paragonato a Fausto Paravidino. Di mio, so che non sono un tipo da Daria Bignardi, ma gioco a Calcio vicino a Villa Pallavicini, ove le stendo, nel campetto-erbetta, queste micine vicinissime.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Faust (2010)
  2. Videodrome (1983)
  3. La zona morta (1983)
  4. Scanners (1980)
  5. 15 minuti. Follia omicida a New York (2000)
  6. Crash (1996)
  7. Omicidio in diretta (1998)

Stefano Falotico intervistato a “seScrivendo” per il suo “Noir Nightmare”


08 Feb

   Ecco la mia intervista a “seScrivendo”, in merito alla presentazione della mia ultima opera letteraria. Munendomi di videocamera Sony, “sonnecchiandola” nel montaggio frusciante, “videodromizzando” nell'”etere” della televisione sintonizzata ai  sogni, incubi e “incubatrice” al Babau Freddy Krueger, mito inossidabile dallo “sfregiato” Cuor angelico, cari sfigati, il sottoscritto vi narra di tal avventura, arcuato nell’arder chi non è poeta ed elevando la sua mistica a modello inarrivabile di sublime vetta e vita

 

Lionel Messi infilò il Poker


08 Jan

del “Pallone d’oro” della FIFA, io, oggi alle 14, nell’arena romana, ho presentato il mio quarto capolavoro letterario

Che gran “
CAOS Film” può esser la vita

Ecco che, dalla giungla, un Tarzan dalla mente stupefacente, con “cecità” talora da “strabismo di Venere” alla Greystoke/Christopher Lambert, ritorna in città e, per di più, nella Capitale dell’Impero.

Un gladiatore, un Uomo dato per disperso nelle “legioni” delle sue regioni da “orogenesi” alpina, “albino” d’anaffettivo derivato dal suo olfatto già oltre il sentir comune, che ritorna al Colosseo per tutto sfoggio di sua mastodontica robustezza ancora eroica. Ah, è anche parecchio erotico, come ogni Uomo dopo una rasatura Gillette dal pelo grezzo di spartane guerre “indemoniate” con Apollo e, soprattutto, con la sua pelle. Spesso poco “spalleggiata”. Dal sesso opposto poco di “pollice opponibile” nel baciamano e “Tienilo caldo qui”.
Raffreddato e nella sua cold mountain più smarrita nel naufragar m’è dolce in questo mer-doso.

Un Uomo dal giubbotto secco come l’occhio sinistro su ghiaccio lastricato dalle delusioni, eppur non eluso d’esilio definitivo poiché è lupo che sa quando, alla sua bella, di “bestia” alludere.
Anche “illudendola” per poi darsi di nuovo alla macchia. Sì, Lei mi dà la… “mancia” e io m’ammanico senz’ammantarla. Lei lo vorrebbe…, ma il mio “malto” d’… orso preferisce i biscotti col tè a questa qua che desina, asina, sol di latte nel succinto su succhiotti da “ciucciotto”.
Imbrigliatevela voi, ciuchi. Anche se apparirò eunuco, la mia nuca merita d’entrar… in empatia con una più figa, intellettivamente “diluendolo” nello “scioglilingua” dell’antistress eppur che chezzz’!

Tornando a “falli” più odierni delle mie notturne avventure spesso sventurate, ieri Messi ha messo a segno la quartina. Sì, dopo 91 goal, infrangendo ogni record (dis)umano nell’apoteosi dell’esultanza di massa, rimbambita dai suoi dribbling “arzigogolanti” di serpentine fendenti da “fondina” nel sacco e affondi a sfondar la porta (anche di “sfiancamento bombardante” sulle Escort pagate di baloon…), Lionel (eh già, un leone) ha vinto il Pallone, appunto.

Battendo tutti. Un argentino che, come già “dato”, se ne fa di battone “brasiliane” durante le pause da un numero dieci a una rumena da diecimila Euro a botta.

Messi se “lo può” permettere.

Il Genius, invece, nonostante passati calcistici superiori anche a costui, s’accontenta oggi d’essere il più grande scrittore della Storia dell’umanità. Candidato sicuro al prossimo Nobel, lo guadagnerà in tutte le categorie sudate e suddette:

1) per la Pace perché, nonostante averlo trattato da Cristo, è un diavolaccio che vuol castigarle.

2) Per la “Penicillina su pennichella da pene appeso” perché, dopo una miriade “conturbante” d’onanismi, rischiò che un nano lo superasse anche in “quello”.

3) Per le Risorse “umanoidi” perché, dopo esser stato Superman, si stancò di salvare il Mondo e non saltare in qualche “immonda” per “risorgerlo”, nonostante lo spompato senza nessun pompin’.

4) Per il Robert De Niro migliore perché, dopo averlo appoggiato anche nelle stronzate sue più invedibili, adesso spera che vinca l’Oscar quest’anno. Per anal ficcar ogni detrattore che non gli resse il “pipino”. Di Cancro alla prostrata s’ammalò, di crostrata in cul’ ti amputerà le gambine per un’immediata cancrena.

Siate presenti, fratelli.

Voglio le vostre sorelle.

Stefano Falotico ha pubblicato “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”


27 Sep

 

Lo straordinario esistenzialismo di un Uomo leggendario

Ventricoli alla “rinfusa” di fuse accorate a un ventre che s’obnubilò, di boati “lagrimò”, intrecciato a una mistica incendiara d’imbruniti riflessi e arcane libagioni, soffuse nei teneri liquori di “spigliata” oscurità, buio inacchetabile, assetato di Luce nelle profonde maree di Lune oscillanti, pagliaccesche di beffardo Cuore alla Georges Méliès.
Quando un razzo scheggerà anche le vostre anime, illuminandole di magia e lindi ardori nelle iridi che s’appannarono di troppe palpebre assonnate, “appartate” nelle prigioni dei sensi.

Passeggerei nudo per strada, e m’addobbo solo per non incupirmi nello “spogliarello” d’una massa “farfallona” d’impiegatizio incravattar il “sospiro” della gola.
Soffocati dentro, “appariscenti” di soliti rituali per ingraziarsi facili applausi retorici, “telecomandati”, sospettabili di falsità e e mendacissimo buonismo sdolcinato.

“Svenevolezze” e la solita smorfia di smanceria. “Macerati” soltanto, solitari in una foll(i)a che li corteggia e li carezza di lusinghe ipocrite. Ma paion “appaiarsi felici”, e appagarsi di tal “letizie feline”. E tutto (s)corre, maratoneti della superficialissima corrività. Manichei col coltello dalla par(e)te del manico “(s)par(l)ato”.

No, le mie scelte di vita han gioito di notti bislacchissime e adamantine senza prostituirmi mai nello schiavismo da facili lacchè. Quelli che son contenti… “a conti fatti”. Quanta insoddisfazione. Ammettelo, disfatevene. Non sbuffate e non “stufatevi”.

Tanto non cambierete mai. Arrivisti per amarezze ipocondriache, malati immaginari, “saggi” dell’ultima ora della “scatologia” triviale di battutina volgare, appunto, “cotta” di “ricotte” per “stemperare” l’idiozia di fondo che “raschia i barili” della bile soprattutto, della carne in scatola “cranica” di teste appallottolate nel “mito” delle “palle”.

Oh, ma che “attributi”,  io vi tributo sempre un “No” perentorio e ingrato, “sgradito” che scardina e scoordina le vostre certezze aggrappate sempre a manuali di psicologia spicciola(ta) di “cioccolate” e forme fisiche esteticamente “attraenti” quanto repellenti. Pelli, sì, (s)tirate “a lucido”, nel “look” che strizza l’occhio per piacere a uno più brutto di voi. Nel dentro che avete ucciso da tantissimo Tempo.

Lotte intestine, politicanti corrotti, “cerotti”, cerume, già.
E il solito balletto ove si sfoggiano inamidate facce d’emozioni bugiarde.

In questo posto, deputato all’isteria collettiva, dunque deturpato, sommerso in modo “sommesso” nel chiasso, “innalzato” alle tribali maldicenze e al luogo comune delle immonde dicerie, un Uomo è venuto a voi in segno di Pace.

Dilaniando le bugie, da Joker che brinda sotto i ponti.
Egli è favola sua eccelsa e cosmica cometa che vi libererà dal dolore e da ogni trauma.

Lo chiamano “Il più grande di tutti”.
Poiché lo è.
Eternamente…

NOIR

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Taxi Driver (1976)
  2. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  3. Apocalypse Now (1979)
  4. The Master (2012)

Marilyn Monroe – 50Th Anniversary


05 Aug

 

Scocca il 5 Agosto, ed è il cinquantesimo anniversario di Marilyn Monroe.

La rear window End User, il nostro gestore, mi contatta privatamente perché diffonda l’esclusiva “certezza”, attestata da People, secondo cui, sarebbe proprio vero, con tanto di prove, che la Monroe si suicidò.

Dobbiamo credere a People?

 

The story made headlines around the globe: Marilyn Monroe, the world’s most celebrated starlet, had apparently committed suicide. 

 

But many who knew her didn’t believe she’d take her own life, and as the 50th anniversary of her death at age 36 approaches, her tragic end remains shrouded in mystery.

 

In the new issue of PEOPLE, guest writer J.I. Baker – author of The Empty Glass, a new murder thriller based on her death – uses his research and fresh reporting to explore the truth.

A Mysterious Death

On August 5, 1962, Monroe was found dead in the bedroom of her Brentwood hacienda.

 

Toxicology reports showed high levels of Nembutal and chloral hydrate in her bloodstream, and her death was ruled a “probable suicide.” But why wasn’t her body turned over to medical examiners for more than five hours after it was discovered?

 

Forensic pathologist Cyril Wecht tells PEOPLE he has “a strong suspicion she might have been injected,” given the lack of pill residue found in her stomach – but by whom?

 

Why did not-yet-tested tissue samples go missing, along with Monroe’s phone records? And were Jack and Bobby Kennedy, with whom she was rumored to have had affairs, involved?

 

For more questions and answers surrounding Monroe’s mysterious death, pick up the latest issue of PEOPLE, on newsstands Friday.

 

Quale occasione migliore per questo “diario?”.

 

Marilyn, mito inossidabile d’immarcescibili “ossigeni” anche metacinematografici.

A imbiondarci, come la platinata sua chioma schiumosa, di fiammeggiante eternità.

Eterea, perché solo e mai più Lei.

 

 

5 Agosto 1962, uno dei giorni più scioccanti per il Mondo, la sua morte.

 

Oramai, ci siamo tutti “wikipediazzati”, e quindi ne estrarremo proprio tal “memoriale”:

 

Le circostanze della sua prematura morte, dovuta a un’overdose di barbiturici, sono state oggetto di numerose congetture, sebbene il suo decesso sia ufficialmente classificato come “probabile suicidio”. La successiva sparizione di tracce e documenti dalla casa dell’attrice, dove sembra fosse stato anche Bob Kennedy la sera della morte, nonché innumerevoli omissioni e varie incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni e nel referto autoptico, hanno dato adito a molteplici dubbi sugli eventi di quella notte. Tra le varie versioni formulate, la più plausibile vede ipotizzata la complicità dei Kennedy, che vedevano in Monroe, dettasi pronta a dichiarare pubblicamente le loro relazioni con lei, una minaccia per la loro carriera politica.

 

“Sfogliacchiando” questo raggelante “reportage“, mi balza alla mente, angosciandomi, la Dalia Nera, fonte d’ispirazione letteraria, in primis James Ellroy col suo capolavoro macabrissimo, e l’omonimo film d’un incompreso Brian De Palma.

 

Come Dalia, forse, una “vergine” santa ma prostituita alla seduzione del Potere, ch’ella stessa seduceva in ammalianti pose ammiccanti d’impudiche esibizioni sensuali di dolcezza.

 

Il suo cadavere, un terrificante mistero che continua ad affascinare, irrisolto, su cui fantasticare e inventarsi più e più storie. Stessa sorte ingrata affiliata a molti eterni, leggendari, immortalati d’icona ancor più maliarda e invincibilissima nella forza evocatrice, appunto, dell’immortalità di chi è asceso nel Paradiso degli dei.

 

Marilyn, forse non so, non una grande attrice, ma perfetta per la società puritana dell’America sull’orlo delle rivoluzioni sessuali, mangiauomini che ossessionava sol sbirciando di occhi pittati, d’uno Sguardo malizioso travestito da ingenuità bambina. Di svolazzanti gonne per un vedo-non vedo ipocrita, accaldato, guardone, “mansueto” e incantato dalla sua pelle di pesco.

 

Culto infinito d’intere generazioni, pietra di paragone, tutt’ora, per qualsiasi Donna che voglia varcar la soglia della reggia splendente ove aleggiano le divinità intoccabili.

Incarnazione femminea d’ogni podio conturbantemente enigmatico. Impercettibile come un fantasma erotico d’abbagliante splendore, di suo sangue bianco e lucente nelle nostre vene.

 

Così, immagino lo scrupoloso, maniacale e perfezionista J. Edgar, in un’apparizione contemporanea del suo fiuto da tartufo, a gironzolar in macchina per Los Angeles, salire su Mulholland Drive, toccare, timido, le scale del desiderio, entrar “di sottecchi” nella proprietà privatissima della limpida villa di Marilyn, e ammirarla, con gli occhi languidi, perdutamente innamorati, mentre “danza” delfina nella sua ultima doccia.

 

Nuda, si avvicina a J. Edgar, lo bacia e gli consegna la “dinamica”-dinamite della sua morte.

 

Edgar annota sul taccuino l’allucinante, inconcepibile retroscena, spaventoso, glacialissimo.

Poi, la saluta, porgendole un occhiolino color benedizione.

Sale sulla sua cabrio, ingrana malinconicamente la marcia, si ferma vicino al “dirupo” della collina dei sogni, brucia una sigaretta amara tra i bagliori ardenti del sottostante panorama liquido di gorgoglii brillantemente artificiali, e “lancia” al vento la verità.

 

Incamminandosi nel noir omertoso di chi troppo ama la Bellezza per sporcarla…

 

E, con una smorfia corrugantemente (ir)ridente, svanisce nel traffico del Mondo, come Lei.

 

 

A 50 anni dalla misteriosa morte, Stefano Falotico “formula”, non solo le ipotesi, ma un suo lynchiano video inquietante “dietro le quinte”.

 

E sbirciamo anche un “Noir Nightmare…”.

 

(Stefano Falotico)

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