Mare(e), e la salsedine lecca la tua pelle mentre una donna si sveste in riva nella spiaggia della sua solarità piccante.
Eppur questa compagnia, che potrebbe farsi se lo volessi, non mi attizza e preferisco abbronzarmi in desideri più immaginati, anche più rimuginati, ruminando in altro arrovellarmi nella grigliata del mio bronzo di Riace, probabilmente del mio incapace eppur di capa rapace.
Rinvengo le frasi del Nietzsche, e le recito mentre i raggi solari fan sì che non mi ottenebri in simbiosi con tali constatazioni amare. Eh sì, andate al mare quando siete soli e amari, anche se una donna non vorrete amare nel Sole dei vostri peccati cocenti.
Parecchi uomini sono così abituati a star soli con sé stessi, che non si paragonano affatto con gli altri, e continuano a intessere la loro vita monologica in una disposizione lieta e tranquilla, fra buone conversazioni con sé stessi e perfino con riso. Se invece li si induce a confrontarsi con gli altri, essi inclinano a sottovalutare sé stessi con ragionamenti lambiccati: al punto da dover essere costretti a riapprendere solo dagli altri una buona, giusta opinione sul loro conto; e anche da questa opinione appresa vorranno sempre togliere, detrarre qualcosa. Bisogna dunque lasciare a certi uomini la loro solitudine e non essere così sciocchi, come spesso accade, da compiangerli a causa di essa.
Insomma, non compatitemi se talvolta preferisco le tenebre al Sole nel mio voler star solo, rintanandomi ove i bui della mia anima son così tanto illuminanti da impedirmi di offuscarmi nelle false compagn(i)e a me poco sollazzanti. Meglio di notte la campagna…
Metto il sale sul riso, e rido, rido di tante banalità e di chi mi dà la patente del matto maniaco ossessivo.
Ben vengano le mie manie, sono smanioso di ordine e precisione, in esse, mi mantengo disciplinato alla bellezza della vita lontana dal chiasso e dal caos, e mi astengo dall’essere un sessuale maniaco.
Fermi con le mani, non aggreditemi se preferisco raggrinzirmi, impigrirmi e forse anche da solo, senza Sole, compatirmi. Sono però di te compassionevole, che delle persone vedi solo l’apparenza “raggiante” e non ami le persone “raggrumanti”. Sì, mi raggrumo e alle limonate degli scemi e delle scimmie prediligo gli agrumi del mio star lontano dalle frasi fatte e dai soliti, mal giudicanti costumi.
Mi spoglio di me stesso e adesso guardo quella donna che vorrebbe le fossi scostumato. Ci togliamo il costume e rimaniamo ignudi.
Mentre qualcosa “sale” e dolcemente fa su e giù non solo di risate ma di un ah ah che ci piace.
di Stefano Falotico