Posts Tagged ‘Nicolas Cage’

70th Venice Film Festival – Joe


01 Sep

Sentieri

Dopo il successo ottenuto all’ultimo Festival di Berlino,dove ha vinto il premio per la miglior regia, David Gordon Green (Strafumati, Snow Angels, Lo spaventapassere) debutta nel concorso veneziano con Joe, il suo personale ritorno al dramma indie. Ad accompagnare il regista di fronte alla stampa internazionale c’era il cast del film, capitanato da un Nicolas Cage in forma smagliante. Dopo tanto cinema mainstream, cosa l’ha portata a tornare al dramma indipendente? David Gordon Green: Io amo le southern stories, forse perché sono cresciuto in quelle zone. La mia vita si è svolta principalmente tra il Texas, la Lousiana e altri stati del Sud, quindi quando ho il bisogno di tornare a casa, in un luogo sicuro, torno là. Il film, poi, è tratto da un romanzo di Larry Brown, un grandissimo autore che ho avuto la fortuna di conoscere. Secondo lei il tema centrale del film è la crisi socio-economica e morale che stiamo vivendo? Nicolas Cage: Sinceramente se lei ha visto questo nel film è giusto che rimanga nelle sue convinzioni. Per me è stata solo l’occasione di mettermi alla prova e di lavorare con un grandissimo cast e un ottimo regista che ammiravo da tempo. Signor Cage, anche nel film i conflitti alla fine vengono risolti con le armi. Perché voi americani pensate sempre di mettere mano alla pistola per risolvere i problemi? Nicolas Cage: Veramente lei vuole che sia io a rispondere a questa domanda? Non mi sento assolutamente in grado di parlare di questo argomento. Non sono un portavoce per il diritto al possesso di armi da fuoco. Cosa ti ha attratto del personaggio Joe? Nicolas Cage: Joe mi dava la possibilità di lavorare con delle persone fantastiche. La mia scelta dei copioni è molto selettiva, ci metto anche un anno per scegliere un progetto. Quando mi è arrivato lo script l’ho amato immediatamente. Inoltre sono un fan di David sin dai tempi di Snow Angels. Lei invece cosa prova per Joe? David Gordon Green: Joe è un personaggio che amo. Mi sento vicino a lui come lo è, nel film, lo sceriffo. Io trovo che i personaggi come lui, degni di ammirazione ma segnati da fratture fatali, siano grandiosi. Joe è coerente, ha un suo codice morale che non infrange mai, anche quando le conseguenze sono terribili. Mentre stavamo creando il personaggio con Nic ci siamo detti che Joe è un western sulla redenzione, un film dove un uomo prova ad espiare i suoi peccati diventando una figura paterna. L’attore che interpreta il personaggio del padre è straordinario. Sappiamo che è deceduto subito dopo le riprese del film. Ci vuole parlare di lui? David Gordon Green: Gary Poulter era una persona meravigliosa. L’ha scoperto per caso un direttore del casting e sin da subito ci ha aiutato portando sul set la sua umanità. Si vedeva che c’era in lui una forza che doveva esprimersi in qualche modo. Ha avuto una vita incredibile ma era pieno di speranza e di ottimismo. Era un volto da western, lo vedevo come il padrone del saloon. È stato un onore e un’avventura lavorare con lui. Nicolas Cage: Mentre lo guardavo sul set mi ricordava tantissimo Richard Farnsworth. Dopo Via da Las Vegas questo è un altro suo personaggio legato all’alcolismo. Si è rifatto al lavoro di preparazione di quel film? Nicolas Cage: Sono passati tanti anni, ero una persona diversa. Per preparare quel ruolo, come anche quello del Cattivo Tenente di Herzog, ho pensato molto a come mi dovevo comportare. Io non amo il termine recitare perché nasconde sempre una sfumatura di finzione, di menzogna. Io voglio regalare sincerità. Allora come oggi ho sempre puntato a ricreare le sensazioni e i sentimenti dell’euforia di quei momenti. Non significa che mi ubriacavo sul set ma se serviva dover girare per ore per stordirmi lo facevo. Sei d’accordo nel considerarlo un film su un loser? Nicolas Cage: Ripeto, non voglio condizionare l’idea che vi siete fatti di Joe. Io, personalmente, non l’ho mai considerato un perdente, ma un uomo coerente con la propria legge. Perché proprio Nicolas Cage? David Gordon Green: Io ammiro tanto Nic, lo considero un artista con cui ho molto in comune. Entrambi accettiamo le sfide, ci mettiamo in gioco, cerchiamo sempre di oltrepassare i limiti. Quando ho saputo che aveva accettato il ruolo, se il mio corpo me lo avesse permesso, avrei fatto un salto mortale. È stato un onore Nicolas Cage: Io invece, quando ho saputo che mi cercava David, stavo per fare un quadruplo salto mortale! Io faccio cinema da 35 anni ma questa è stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Come inserisce Joe nella sua carriera? David Gordon Green: Se dovessi prendere singolarmente ogni mio film farei anche io fatica a trovare una logica nella mia carriera. Forse quando avrò girato più di quaranta pellicole sarà facile trovare dei temi comuni. L’unica cosa che lega tutti i progetti che ho affrontato è la passione con cui ho lavorato per renderli possibili. Joe era un romanzo che mi era entrato in testa da tanti anni e mi ha accompagnato per molto tempo. Realizzarlo è stata un’avventura resa possibile solo da un cast e una troupe perfetta. Come per le mie opere precedenti questa esperienza mi sarà utile per il prossimo film.

 

 

 

Joe o Paul Schrader?


31 Aug

Ecco svelato l’arcano della rivalità fra due apparentemente agli antipodi

Se ciò che mi narri coincide con la realtà, rabbrividisco atterrito perché mai prima d’ora ho udito una storia dell’orrore di proporzioni così spaventose!

La memoria mi redarguisce, le guarnizioni dalla ferita si laceran in grido straziante. Avvolgo il mio “smunto” teschio in una preghiera delle più mistiche e ascetiche al mio inconscio. Lo penetro, l’affliggo per rinvenire l’odore dello smalto “corrucciato”, corrugato, d’apparenza levigato in sorriso ancor fanciullesco. Digrigno i denti, furibondo il mio viso si contorce in una raccapricciante smorfia d’adirati nervi allo spasmo.
Un’acquiescenza “torva” che mi scuote, sì, come una scossa. E rammento le tenebre dell’attimo rifulgente più cataclismatico a una miracolosa, luccicante resurrezione. Un tremito di lancinante “ribrezzo” che, a ebbrezza del me sbronzo dalle crudeltà inflitte, patite, sofferte a sdrucito “cuoio” dell’anima in raschiante morso al lupo che incarno nel noi tutti siamo animaleschi se feriti nell’intimo, rabbiosissimo divelle il sereno. E straccia, squarciante ossa a “car(tilagi)ne” di mia “adunca” nostalgia ischeletrita dalla viltà più ingiusta.
Fremito, odore di “cancrena” a rimbalzo termodinamico dai vulcanici polsi del mio Cuore reciso.
Evocazione del mio spettro… ove sparì e nella Notte espiò l’innocenza della cristallina adolescenza scheggiata, schernita, d’odio e insulti smorente alle baldorie del lor facile, superficiale “eloquio” di “cortesi” lodi?
Lordato, sì, piansi a tempesta del mio sonno o forse sol “dormiveglia” dolentissimo, oh dolenze segre(ga)te in nascosti sogni, desideri e propulsiva voglia romantica frenata, rapimento e incauto castigarla ché, casta, mi (in)castrò in un fantasma!
Ma il fantasma si rierse e allora io, l’ectoplasma, sentii i nemici-finti amici, che sin ad allora mi blandirono, urlare in allucinato grido di paura.
Fulminato… dai ricordi assopiti a scandirli cautamente in riesumata voce “muta” per innalzarla melodica a potenza ancor più (sof)ferente. A me, “masochista” dei carnali godimenti, e a loro punitrice di sottile, parimenti perfido sventramento.  Che svenimenti…
Loro… i “viventi” canterini, frivoli a balda “gioventù”. Ché già arsi esperiron sol già l’incendio delle tristi, mortifere abbuffate!
Brucia(n)tissima vendetta. Revenge “sregolata”, definitela voi “fini” così…
Che cos’accadde di così “orrendo” da stupire e tanto “ammattire?”. Che l’agnello, mangiato vivo nei suoi anni migliori, spalancò l’urlo degli assalitori. “Finemente”, d’inganni sbranarono ché m’arroventassi in melanconie stagne.
E ben loro sta eterno che il fulmine a ciel sereno, come un’aquila “ladra”, rubò per sempre il lor “bianchissimo” sorrisino smorfioso.
Così, questi peccatori moriranno dal tormento. E, uccisi lentamente dal ricordo della loro inaudita oscenità, durante una cena “festiva” rinverranno… domani l’Uomo che non (s’)aspetta(va)no.
Neppur mi mossi, camminai da Principe quella sera. E li vidi paralizzati in occhi trafitti.
Poi si scatenò il putiferio ma questa è un’altra storia…
Storia di “stupri”, violenze psicologiche, banditismi di teppistelli mocciosi che attentarono col terrorismo e videro undead man walking “bussare” fuori dall’uscio della lor mostruosa abitazione.
Così, mi recai loro solo per “intimorirli”, dopo tanto minarmi e intimarmi al suicidio, e loro affilaron le armi più cattive. Appiccarono il fuoco.
Una Gran Torino… reduce dal first blood.
Morto… lo sapevo in quale guaio di lupi, in quale tana-“gattabuia” mi sarei andato a caccia(to)re.
Ma non ascoltai nessuno perché proprio a nessuno posso permettere un orrore di tal “diabolica” architettura. Né allora né mai.
Il loro pian(t)o… pian pianino crollò. “Perfetta” elaborazione di quel che è ora l’impagabile, irrisarcibile lutto. Ritorsione ché non possono ripristinarsi.
Questa è stata la mia vendetta. A costo di pagar(n)e ogni sacrosanta “ribellione”.

Nicolas Cage

Scusatemi tanto se v’ho annoiato con l’annotarvi ancora il “breve” resoconto della mia resa dei conti.
Quando credettero che mi sarei arreso, furono presi in trappola. E il “topo” mangiò “a gattoni” i “felpati” cagnacci!
Gnam gnam…
Leggo di recensioni entusiastiche in merito a Joe. In modo particolare, viene concentrata l’attenzione sulla “sorprendente” di Nic interpretazione. Piovon applausi meritati? E qualcuno lo paragona a Clint Eastwood/Kowalski.
Avevate forse dei dubbi che Nic non sia un grande?
Lo so, talvolta l’ho preso in giro. Talora esagera di eccessi, e altre volte invece ha occhi da fesso. Ma non è pesce lesso. Bollito affatto…
Nei suoi occhi, infatti, son sempre scorse le “vene” schraderiane del viscerarsi dostoevskijano.
Vi ricordate il suo Frank “Don Chisciotte” di Al di là della vita?
Oh già… non è Travis Bickle. Non possiamo paragonarlo a quel De Niro. Eppure io ravvisai un ottimo Nic, nonostante tutto e qualche suo “sbandare” da paramedico sovreccitato nella “Pietà” con qualche “caricarlo” di troppa “effervescenza”. E poco moderare in alcuni istanti quell’istantaneo spingersi sull’acceleratore che neppure Scorsese poté “ammortizzare”.
Nic Cage è un cazzone ma, quando vuole, sfodera performance da lasciarti secco. E che puoi fargli?
Ucciderlo? Ah ah.

Paul Schrader e The Canyons

Tanti fischi, altri invece rimangono meravigliati, dichiarandolo l’apice, la silloge, il “canto del cigno” di Paul Schrader.
Perché v’ha turbato? Perché siamo in Italia, paesaccio di moralisti e “credenti”.
E il “porno” d’autore fa gridare!
Ma Taxi Driver cos’è se non la sceneggiatura… pornografica delle anime più “straniere?”.
Il resto è evoluzione… epigoni.
Quanta ignoranza!
Per voi, o meglio per molti di voi, la volgarità “ripugnante” consiste in un James… che sia Dean e non “storpiato” in Deen. Altrimenti ridete.
Che senso strano del ridicolo voi avete!
Vi dico io cos’è volgare in questo Mondo. Cosa mi fa ridere amaro.
Cosa mi provoca turbamento.
Io non vedo “orrore” nella pornografia. La pornografia ha un solo “obiettivo”. “Concretizzare” seppur “virtualmente” (ma cosa non è virtuale oggi giorno…?) le fantasie onanistiche. E quindi? Questa è cosa buona e giusta? Altrimenti, se non ce l’hai che fai? Te lo attacchi? Non te lo “stacca”.
… Ritraendo molto più “realmente” il sesso di quanto potreste immaginare… La volgarità è negli occhi di chi guarda e del come si guarda l’altro. Questo è volgare!
Prendiamo ad esempio una bella donna. Ben co(n)sc(i)a di essere appetibile. E allora fa la puttana ma la dà a un riccone con tre neuroni e però molti soldini…
Nel frattempo, spedisce le foto del suo culo ai suoi studenti. Sì, è un’“insegnante” della “buona” borghesia.
Sotto mentite “spoglie”. E sa che, negli spogliatoi dei maschietti con la bavetta, le sue foto passeranno di mano in mano… una passerona, leggermente più vecchia ma molto formativa. Molto formosa, più che altro.
Poi, uno degli studenti suoi più “fighi”, quando il riccone è in vacanza, lei seduce in casina… e glielo scassina. Incasinandolo come leggerete.
Gli alza… la media e lo “promuove”. Di tutta “interrogazione”. Un’orale da “maturità”.
Con la clausola che lo studente non faccia… voce d’esser stato, “in fede”, nelle “veci” del corpo… professorale.
Al che, lo studente però s’innamora. E la “perseguita” di letterine. Non è lei laureata in “Lettere” alla Bocconi? Una bocchinara di tal oratoria, eh… ha anche il “Master”. Aula Magna…
Lei lo denuncia addirittura per stalking… insomma lo fotte due volte. La prima “godibile” e alla seconda lo sgoleranno in carcere.
Questo è “elegante?”.
Eh sì, è una donna galante. Tutta sgocciolante…, truccante, scosciante e “croccantina”.
Come diceva Totòma mi faccia il piacere…!
“Quella” non ha né la faccia e diciamocela… neppure è fica!
Permettetemi di congedarmi nel ricordarvi appunto che la feccia vera è ove le cosc(i)e(nze) sembrano pulite e senza “neo”.
Ho detto tutto…
Questo è inquietante? Ti ha infastidito, piccolo borghese ritardato di merda?! Volevi da un “insegnamento?”.
Ma quale “segnalazione”. Non ci stai…?
Ah sì? E allora prenditi altre “botte”.
Ora, fratelli della congrega, tornerei alla parabola d’inizio “predica”.
Il Principe passeggiò tranquillissimo mentre l’idiota urlò.
Al che, il Principe a uno dei “nemici” si avvicinò proprio vicino al b(r)ancone. Vicini vicini da buoni amici…
– Ora, vi ammazzo tutti! – pronunciò il Principe.
– Non sei il tipo… – replicò il “prete”.

Il prete ascoltò, prima della tragedia, la “confessione” di “Una passeggiata perfettta”…
E già comprese…
Infatti, non sono il tipo. Segnai l’idiota in maniera terrificante. Quello è solo da fogna, da forca.
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato. Ora scambiatevi un segno di “pace”. Buona Notte.
Chi ha orecchie per intendere, intenda.

A noi intenditori… poche parole a vostro porcile.

Eh già… il “fucile”.

Agli altri, i tendoni da circo. Ora, scopate placidi nelle tende.

P.S.: andate a circuire vostra madre che v’ha messo “in tenerezza”.

Certo…

Ciao…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Point Break. Punto di rottura (1991)
  2. Gran Torino (2008)
  3. Joe (2013)
  4. The Canyons (2013)
    Di mio, credo che la Lohan sia peggio di Lina.
    Ho detto tutto.

“The Dying of the Light” ritrova la “Luce” con Cage diretto da Paul Schrader


01 Aug

From The Playlist:
With “The Canyons” wrapped, packaged and now ready to hit theaters and VOD this weekend (you’ll see our review soon), Paul Schrader is already looking ahead to his next project. Last night at the New York premiere of the film, when asked if he would ever do a movie like “The Canyons” again (a low-budget indie), Schrader said he would, but it would have to be under the right set of circumstances. He then went on to reveal his future plans, which include a project with a bit more financial muscle behind it. “The next movie I’m doing is with Nicolas Cage and it’s a much more conventional process,” he shared. So what is that movie?

When we spoke to the director last month (full interview coming soon), he revealed that his next directorial effort was “The Dying Of The Light,” a project that Nicolas Winding Refn was originally gearing up to direct a couple of years back. “I’m gonna make that this winter,” Schrader told us, adding: “I think Nic Refn will be exec producer or something, [and] we have gotten an A-actor for that. He’s agreed to the terms, but we’re still negotiating the perks. I’ll do that film starting at the end of the year.” It’s likely safe to say that Cage is the actor he was lining up.

The story centers on a C.I.A. agent who starts to become afflicted with blindness while on his last mission, and Refn’s incarnation infamously fell apart when he couldn’t convince Harrison Ford (who was set to star alongside Channing Tatum) about the fate of his character. But presumably, Schrader—who also wrote the script—will have no such trouble here with Cage on board.

According to Roger Friedman, the project is set up at Red Granite, the upstart production house whose upcoming slate includes Martin Scorsese’s “The Wolf Of Wall Street” and Scott Cooper’s “Out Of The Furnace.” More details likely to come, but with five years since his last feature, “Adam Resurrected,” it looks like Schrader isn’t wasting a moment in utilizing his newfound momentum.

Società uguale fascismo degli imbecilli!


20 Jul

Esistono vari modi d’interpretare la realtà- Il metodo migliore è (non) guardarla per quello che è, infatti tu ce l’hai piccolo e io “la vedo” in grande, forse uso il binocolo “allungandolo”

Ci sono varie percezioni della realtà in assoluto. Anche un autistico ama, forse con più intensità, concepiamo gli alieni in modo antropomorfo, adattandoli alla nostra visione “umana”, per nulla umanistica. E se invece fossero senza testa e arbusti pensanti? Se le piante rampicanti la piantassero di aggrovigliarsi, forse intreccerebbero la casalinga con la piantina sul terrazzo in modo “innaffiante?”. Se anche nello spazio, in qualche Pianeta lontano, esistessero farabutti che seminano il panico fra grattacieli kamikaze? E se lo sfigato fosse un genio ed Einstein avesse invero rubato le formule della relatività al compagno di banco del “Liceo”, ove lo bocciarono in matematica, appropriandosene i meriti una volta che l’amico morì suicida in seguito ad aver partorito solo un figlio lobotomizzato? Questa è la vita, chi ha soldi per scommettere, li perderà se scommette troppo. Così va, è un casino. Da cui Casinò di Scorsese. Ieri arrivi dal nulla, poi “vieni” in Sharon Stone, domani ti fa il culo Joe Pesci, che si beccherà solo mazzate. Da cui i morti ammazzai e “Sharon Stone t’ammazzava di seghe senza botte”. Fidatevi. Come diceva Totò: “Andiam tutti lassù un Giorno. Oggi tocca a te, domani a lui, domani all’altro”. E io, essendo totoiano, sono immortale.

Chi più “spamma”, più non impalma ma, sotto le palme, va il “Panda”, vecchio proverbio cinese che significa questo:

Se di Facebook abusi, aspettati la “condivisione” dei pugni in faccia. Aprirai la chat e spunterà, nella calma piatta, un gorilla della protezione animali per garantirti asilo presso il WWF, acronimo a sua volta di “Viva il Wolf”, licantropo dalle unghie graffianti, tanto ungulato che non ululerai mica tanto.
E, durante la Luna piena, ne prenderai tante. Causa il tuo carattere megalomane che senza criterio offese ma scatenò il vulcano dai crateri.
Per stasera, la play finisce qui.

Perché sì.

Ogni altra visione, mi precludo perché voglio chiudere gli occhi. Abbiamo superato lungamente la Mezzanotte. Spero solo che, avvenisse un incubo notturno, non sogni una puttana che me lo mozzerà durante la polluzione.

Poi, mi sveglio di “sobbalzo”, colgo le palle all’occasione balzante e quindi balzano aggredisco con violenza pervicace gli idioti.
Responsabili, però giudicati “incolpevoli”, di fraudolenti imbrogli, del sotterfugio più mentecatto, dell’esser così “gioviali” da voler ammazzare, sadicamente ridendoci sopra d’altri scherzi, chi non vuole, non vuole e non vorrà mai vivere come loro!

Li attacco “a man bassa” e non me ne pento. Anzi, strappo le gambe del tavolo della cucina e le userò a mo’ di paletto invertito!. Sì, le gambe delle donne italiane son bianche ma abbronzate d’Estate quando le “dischiudono” al Sol cocente.
Tramite creme appunto solari, sollazzano i cazzi impiegatizi e si alzano dalle repressioni annuali in tal bollente ozio. Aprendosi… alla calda detergenza del buco dell’ozono.
Quei raggi, limpidi, sottili, “penetrano” e le femmine in calore ne “rabbrividiscono” d’ingropparseli, mescolando il costumino fra bagnetti al largo con acqua gelata, leccante lo steccone della gelatina. Eh sì, allargano e io mi ripeto di calembour, “menefregandome” a tutto spiano di queste m(ed)use. Appioppo loro il mio polipo.
Chi va piano, vive in pianura per scongiurar le mie freddure ma io oso di più e lo freddo quando s’accalora in villetta delle sue emozioni stagne. Meglio la mia carta stagnola che tappa la bocca rispetto ai falsi, contro chi non rispettò e si tuffa in piscina.
Meglio le mie braccia di questo “vivo” braccio della loro morte.

Tanto non cambierete. Ieri sera, ho urlato come un dannato. Un mio “schizzo” d’annata, anche se si sta perpetuando a scadenza settimanale.
Il Venerdì, infatti, prima del weekend di voi balordi con gli aperitivi in ubriachezza da storditi, capita sempre che disturbi la quiete del palazzo. Tanto, i miei condomini sono pazzi.
Dopo aver cenato, mi reco in bagno, mi guardo allo specchio, lo specchio mi “terrorizza” di troppi complimenti, dunque mi scaldo appunto in eccessiva autostima e ridesto il mio “topo” in “cantina”.
Sebbene abiti in appartamento, mi ritengo uno che vuol farsi la topaia sua, senza zoccole d’ordinanza. Adoro smaltarmi la barbetta con un po’ di cotone idrofilo e sciogliere i suoi peletti nel fioc(o).
Perciò, dopo l’ovattarmi, molto sbraito, spacco di rompere i timpani dei vicini. Gente da spaventare nel silenzio “spaparanzato” post fine settimana lavorativa.
Chiamo io stesso il 113, risponde la polizia e dico loro che possono spazzarmi il culo. Pensano sia una barzelletta e spostan la chiamata ai carabinieri.
A tali forze dell’ordine, ordino con impellenza di spellarmi, “recapitando” tramite cavo il mio indirizzo “incivile”.
Stranamente, giungono puntuali, dopo una decina di minuti. Quando, che ne so, avvengono liti coniugali in cui ci scappa il morto, arrivano sulla “scena” dopo il “delitto” autodistruttivo del suicidio, successo dopo l’omicidio. Spesso, trascorrono dalle ore dal complesso di colpa che ha indotto al gesto finale della tragedia completata.
Sì, avviene così. La moglie, “eminente” portavoce dell’insegnamento alla Bocconi, docente “intoccabile”, riferisce al marito che da trent’anni lo tradisce con tutti gli “elementi apprendisti”, prendendoli d’accoglienza “istruttiva” con tanto di “ripetizioni” e amplessi in cattedra per “ampliare” le prospettive del “guardarla” dentro un’altra dimensione. Di tutte le dimensioni è “fisica quantistica”, secondo la legge dell’entropia: “se lo bocci, crescerà nelle bocce”.
Il marito, fra l’altro pedissequo “abitudinario” di quelle sui viali, non resiste all’affronto e la “infila”, moltiplicandole i “buchi”, leggasi coltellate d’espansione cul… turalmente “aprendola”.
Torniamo a noi, non sono panni sporchi di nostra fica, ah che feccia. Davvero delle persone “in gambissima”… Degli intellettuali ficcanti! Finissimi, al taglio!
Apro a due carabinieri, entrambi di Napoli. Sì, mi raccontano la loro storia. Non trovando lavoro sotto il Vesuvio come pizzaioli, “esportarono” la loro verace indole “impastante” qui a Bologna. Dalle salse a infornare in carcere i responsabili degli spargimenti di sangue.
Da partenopei puri, son patiti della pizza tant’è che, quando ci son dei diverbi domestici, intervengono loro “addomesticanti”, “masticando” il ribelle di turno con pizze alla sua amante capricciosa.
Il più “bullo”, con manganello vicino alla pistola, con far sicuro d’una protuberanza sospetta fra i pantaloni “a righe”, m’assicura che posso rigar “dritto” e non devo temere nulla.
Anzi, m’incita a farla “sporca”, purché “legale”. Sì, mi consiglia questo: “Se la tua ragazza ti sta sulle palle e la troverai legata al letto con un altro, denunciala ma prima assicurati di avere il cellulare per scattar loro… una foto con tanto d’uccello-corpo del reato.
Sai Stefano, voglio divorziare da vent’anni, non vedo l’ora di beccare, con le mani nella sacca… scrotale, quella puttana che ho sposato. La sto scrutando da an(n)i, sono provatissimo e che danno sapere che così la dà, ma non ho prove per farla cadere in fallo… Magari,, magari facesse… una mossa sbagliata. La pratica di divorzio ha bisogno di dati tangibili… per poter appurare le impurità che han scatenato l’incazzatura. Ah, mai dovesse (ac)cadere, quella del piano di sotto posso scoparmi senza nascondere l’evidenza. Per adesso, non ho il permesso perché sono un tutore…”.
Mi fa firmare il proforma, gli preparo un profumato caffè, vi “svuota” dentro dieci zollette di zucchero. Quindi, si rivolge al suo collega e gli dice: “Be’, possiamo andare. Fra l’altro, il turno è finito. Rechiamoci alla pasticceria aperta… di Notte. Ingozziamoci di bomboloni e poi facciamo un giro per via Stalingrado. Troveremo qualche coppietta che si droga nei parcheggi. Ricatteremo tutti i ragazzi, minacciandoli d’arresto se non ci faranno trombare ogni zoccolina loro”.
Il collega, entusiasta, urla: “Allora che stiamo aspettando, cazzo?! Altrimenti, si fa tardi e, se rincasiamo al mattino, i nostri figli capiranno che siamo dei cattivi tenenti e non capitani”.

Morale della favola: questa società di moralisti ipocriti, da me solo che segnalazioni da non militante fra questi “giusti” militareschi.
Meglio il giullaresco.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il cattivo tenente (1992)
  2. Scuola di polizia (1984)
  3. Una pallottola spuntata (1988)

Habemus Papam


17 Feb

Lettera a Cuore Aperto del Papam, a volte in panne, Falotico, perso fra la panna montata e i pannolini d’un ospizio che m’aspetta se la finirete d’oziare. Ora cambio dicitura e la dico, porco D.!

Sfogo sincero, che potete saltare se vi arreca disturbo:
Carnevale, pappa reale, i regali Papa, i papponi e ci son sempre più puttane “a tutt’andare”.

Sì, la vita è come l’ascensore. A volte non funziona, e i vicini ti appioppano un cartello, “incazzato” fra i carrelli della spesa, con la scritta: “Ci scusiamo per il momentaneo disagio”, detta anche presa per il tuo “Alt” in attesa dell’ascensione per l’Inferno di luce verde illuminante-sblocca-marchingegno diabolico del mio saliscendi umorale.

Avete voluto l’Italia di bicicletta nell’esser “raggi-anti” da limonate ingiallite? E allora beccatevi il mio Calippo, ghiacciolo che lecco di mio senza esser un lacchè ma in jacket

Le istituzioni italiane sono come Sanremo, un happening annuale d’aperitivi varie-età fra cariatidi per canzonette “carine” e oche per un fascista Fazio in abito da commendator Zampetti

Sì, fratelli della congrega, ricordo i tempi in cui, di “sanapianta”, saltavo fra le rupi di Matera, Sassi miei d’una mente ancor rocciosa che non puoi permeare nonostante sia permaloso.

Psichiatri, addobbati con puttane a “detergerli” nelle salviette alla loro ghiandola salivare, provaron a privarmi del mio genio ma, anziché indebolirlo con sedativi che sputai a sputtanarli, han solo che rafforzato il mio sodo esser colui che non coverà fra le vostre gatte.

Il mio cane ha più aguzzo ingegno di tali mammiferi (f)lauti da pifferai magici a uccider le tope nella burocrazia coi burri del burron’.

Applauso!

Prendo il papillon al balzo, e salgo sul palcoscenico alla Rupert Pupkin, memore del De Niro menefreghista a distruggere le sanità con la sua lingua appetitosa di doppi sensi allusivi al lupo d’occhio beffardo nella Notte da “buffone” anziché da pecorone di retorica eterna “leonina”. Un teatrante della comedy per lo “sbando” fra le sbarre di chi rise della sua “comicità”. Ma, da tali manicomi errori giudiziari dei dati d’ascolto-pascolante allegro-andiam’, risalì la (vari)china e ancor più rosso esibì una “palandrana” di tinta unita da Unità.

La gente, disgustata, urlò “Per carità e oh, Signore mio!”, deturpandolo d’ortaggi coltivati dal loro allevamento di porcile.

Ma ciò mi rende sol che più forte e ostinato a chiuder le lor boccucce, e la mia apertura mentale non si lamenta di “barche che vanno” e andar vostro mostruoso in vacca, ma mandarli a fan…, come sempre fanno, d’affanni, in cul’.

Un mio amico di Facebook viene “seppellito” d’offese perché ebbe solo il coraggio di scagliare la prima pietra, incolpevolmente, sul Papa da dimissione e da messe vetuste del Medioevo più nero oggi ancor di moda nonostante i volti “mascarati” di “candor”.

Vanno solo che massacrati!

(In)consapevole del “danno” provocato “alla leggera”, tanto nessuno darà credito a ciò (non) scritto e mai letto, sarà da chi di “dovere”, continua nell’attacco.

Lo assediano e si barrica nel post-o più protetto al fine d’ergere il profilattico a contraccettivo giusto e “Me lo meno” contro quest’amena umanità di “uomini” ancor indottrinati dai riti cattolici.

Per tutta la settimana, parati di lavor-“avorio” che copre le magagne da magnoni a “imbiancarle” di pezze e “Che gran pezzo…”, si nascondon per poi rito(r)nar canterini, come l’usignolo fra le gambine dopo gli sgambetti, nel Giorno festivo, oggi propiziato d’intera settimana sanremese.

Sanremo, atroce esibizione della medietà più assoluta dell’italiano che canta con la congiuntivite della camomilla alle meningiti e usa i congiuntivi con “assoluzione” a ogni carognata che compie nel gravissimo non capirci un cazzo “decoroso” di tutta, in tutina, inculata del suo “Avanti e volontà, se no datti al volontariato”, sì, un incosciente ch’ammira le cosce delle vallette con la latticina mozzarella del ritornello Grissin Bon-a”

E allora la dico io. Vero, Ratzinger si vergogna degli scandali sessuali, e non ha le palle per mandare al rogo inquisitorio questi vescovi pedofili.

Così, ha assunto il chirurgo di Mickey Rourke, per assumere le sembianze “addolorate” da patibolo “recitativo” d’un tramonto che fu “Capostipite” delle nove settimane e mezzo più fighe Basinger in cui cementò la base del suo trono “durato poco”.

Sì, ora basta.

Volevate me?

E io violento voi, volenti o nolenti, sarete appesi all’albero della mia cuccagna!

Quindi, il cane si fionda da Jim Morrison lucertola e impicca gli idioti, quasi tutta l’Italia in Generale.

I caporali rappresentano l’esigua percentuale d’una maggioranza totale che dà del minorato.

Eh sì, cantavano con Mino Reitano!

Preferisco la mia minchia ai minchioni.
Dato che, anziché mischiarmi agli stronzetti, privilegio un pigiare nell’elevazione di coscienza. Molti “machi”, con le damigiane, adesso voglion spremermi di “Sei come la favole della volpe e l’uva”. Sì, io, alle vulve per un “ramoscello” secchi(o)ne, ammirerò di più la vendemmia di pestaggio con tanto di “spaccarti” alla Van Damme.
Io aro i falsi oro e i falsari, rubo i gioielli di famiglia alle donne che non meritano l’anello ma un anulare e vivo di complanare, abbrustolendo il mio “pene” nel pomodoro da schiacciarti sul naso, mio bugiardone gran maial’.
E stai attento che non t’afferri e ti stiri. Perché poi “tirerà” solo il tuo carro funebre. Il pelo di figa?
Diamoci un “taglio” subito. Faccio un baffo a Jack squartat(t)tore, di mio proprio me ne sbatto, senza star a patire i guai per queste “guaritrici” con arie da infermiera.
Mi tenessero fermo se non vogliono che le “raffreddi” di piazzato rovente. No, non le fotterò lì, proprio le butterò nel cesso, di tir, appunto…, allo sciacquone e alle sciacquette.
Mi chiamano “Lo squalo”. Una provò a squagliarmi. Se l’è squagliata dopo averlo visto “venire” in mille quaglie. Sì, io mai raglio, tu sì. Quindi, impara a guardar ove cammini se ancor vorrai che “voli”.
Avviso importante per i miei amici. Le femmine sono come la cristalleria. Se rompi, scassano e devi scoparle a terra. Dedico una poesia sensuale a una, che replica di “ripicca” per impiccarmi e dar fuoco alla mia erezione.

Perché, perché hai 50 anni? Ne dimostri venti di meno ma, quest’inesorabile differenza d’età, m’induce a esser cauto, a calmare anzi il fuoco che sento sibilare nelle mie vene, ché “sguaierei” il mio corpo per annusare la tua femminilità suprema. Bionda, in gonnella “permalosa” al vento, nera ad avvolgere, impermeabilmente-penetrandomi, gambe amorevoli già di svenimento adulatorio, fra mani a “brancolare” per non ovattare la forza del mio sesso, e ti lustrerei di passeggiate bollenti, osservandoci in un viale di ricordi, smorendo fra gli alberi d’un bosco al pertugio dell’odor selvatico. (T)ssere “retorica” tra le foglie, sfilarti gli slip e intingere il tiepido mio innalzare il calore a scroscio di “lagrima”.

“Ella” risponde che mi piscerebbe in faccia, in quanto, reputandomi un cafone, mi dà della merdaccia.
Eh sì, vai a esser sincero con queste troie ipocrite. Ne rimedierete solo un buon pasto “caldo”.
Ripeto per i miei amici più intimi il messaggio sottostante, che “rinverrete” sopra, e stia solo zitta la mentecatta, d’errata corrige la scoreggerò senza mutande, ma evacuandolo così:
“Non mi pareva d’averti s-fatta in modo indelicato, anzi. Era solo un assaggio, mignotta. T’ho adocchiato l’altra Notte, ne stavi gustando tanti, e a me non va giù che fai schifo al cazzo”.

Il discorso del “Pappa e ciccia”

Dopo lo sfogo dovuto e “dovizioso”, Domizia, amica delle “liquirizie”, ascolterà il mio “goffo”,
non gufate!

Scrivo in orario 18.07 di tale Sabato di Carnevale, ove a Venezia si mascherano in Piazza San Marco mentre i piccioni cagheran in testa a un Johnny Depp di The Tourist.
I turisti devon star accorti, c’è sempre un Christopher Walken per trappole di Cortesie per gli ospiti.
Quindi, inutile miei omosessuali fingervi fighi quando siete già stati inchiappettati come il bisessuale Rupert Everett.
Fra Rupert Dylan Dog, preferisco Catwoman.
Rupert ha sempre avuto fama di sciupa-ossobuchi, eppure ispirò Tiziano Sclavi per la Bonelli.
Infatti, a(n)ni fa, lo fotografarono con Tyra Banks.
Eh sì, la vita è un bordello. Oggi un uccello, domani un altro.
Oggi tocca a te, domani a me mai.
Io tocco eppur di mano morta mi “arrocco” d’allocco. Finto nelle finte e nella fibbia “affabulo” da lupo.
A parte le s(c)emenze, inaspettatamente vengo corteggiato da molte ragazze. Sta “tornando” il corpo mio che si fermò ad Eboli, e non bollì molto. Ah, tante bolle di sapone a bollir in pentola, ma poche “cotte”. Già, mi scottai per “averlo adoperato” d’olio in padella.
Anche in Pannella, identificandomi nei suoi discorsi sull’aletrità da politico contro gli altarini ma poco al(a)to nell’impennarlo.
Sempre arrabbiato, di “penne”, quanto masochista di digiuno della “fame”.
Insomma, un “Gesù mio!”.
Ieri sera, discussi con un mio amico del detto “Sei un povero Cristo da latte alle ginocchia”.
L’aggiunta del “parzialmente scremato” l’ho buttata io in mucca io per rinverdir la valle di lacrime.
E di creme da noi nel formaggio…
Cristo, asserì il mio amico, fu invero un viveur, soltanto che era predestinato alla verginità, quindi, sebbene Mel Gibson gli abbia piazzato le tette della Bellucci, (non) ebbe passion…
Monica sta ora con Cassel, un francese che si crede Robert De Niro.
Tanto che, nel terzo Manuale d’amore, il Bob spronò il vecchietto mai domo, e la mise incinta, con tanto di Giovannino…
Ah, ce n’è da raccontare. Non c’è fretta. Miei fedeli, non abbiate fiducia.
Le elezioni s’appropinquano e Berlusconi sta già pubblicizzando la sua oratoria con prediche da oratorio per poi, di pube, sempre orale ad acchiappar altre chiappettone. Pare che abbia “imbucato” anche Barbara Chiappini, con tanto di “seggio” da scrutinio segreto nel “voto di castità”.
Berlusconi è un cazzon’ e questo si sa. “Identico” al quartiere in lui incarnato di Spinaceto, loculo romano ove va a coglier le innocenti e ingenue quando il frutto non è “maturo” ma per lui già durissima.
Sì, pare che raccolse le “nespole” della Carfagna in tale periferica “zona nera”, malfamato la fiutò e, alla locanda “Tre peti per l’uomo in pectore”, ben di prugna la “espugnò”.
Con tanto di dolce finale, il marzapane per darle “manforte” di raccomandazione dietro “biscottino”.
Costui, deve star solo che rinchiuso ove Napoleone morì.
Mi tengo la mia “isola” da Peter Pan e non mi deve rendere un Uncino. Altrimenti, gli toglieremo anche l’ultima cena e lo spolperemo nella sua testa di rapa, offrendogli il desiderio del condannato a morte: “Una banana in segno di specchio alla sua che ammaestrò le scimmiette, un caco da verbalizzare…, e due mandarini come le sue palle sempre in mezzo a Meloni, pompelmi, Maroni, tromboni, Sgarbi e Brambilla-bambine varie. Sì, si chiama natura morta”.
Sono il Caravaggio.
Avanti coi carri armati!
Se tu sei nato con la camicia, non usare la forza.
A morte!
A parte gli scherzacci. Concluderei così, questo è il Conclave…

Non Morto un Papase ne fa un Nosferatu Batman

Ora, pare che l’ultimo episodio della saga di Nolan sul “pipistrello” non sia piaciuto, anzi abbia scontentato in parecchi. Avevan già apparecchiato, con tanto di nonno sull’apparecchio ma non “sentirono” soddisfazione, terminato il “lutto”.
Quindi, ci sarà un nuovo film, da me diretto e interpretato nelle vesti del Bruce Wayne.
Sarà, posso darvene un’anticipazione, una storia senza senso.
Nel 1995, tal Stefano Falotico era un bel ragazzo, spigliato e brillante, poi fu spogliato da dei polli e stava per esser cucinato.
Quando la tavola del bandito sembrava imbandita per il sacrificio “supremo”, qualcosa accadde.
E caddero tutti giù per terra.
Ora, la trama è ridotta al massimo di me ma, la figuraccia dei figuranti, che poco potevan competere con il sottoscritto, “Il più grande”, non ha eguali nella Storia.
Ho detto tutto.
Anzi: il lavoro nobilita?
Sì, certo. Ma, se vuoi ammazzare uno solo perché sei un pensionato con la panzona piena, può succedere che lavorerai ai forzati. Già, prima del lavoro, c’è la vita.
Ricordatelo.
Fratelli, chi ha orecchie per intendere, intenda.
La serva serve.
Servitù, sono Artù.
E dunque, ivi, narro voi quanto v’inaridiste e di narici non aspirate il profumo della Donna quando Ella, al (cos)petto di me, “sfoglia” il suo corpetto e mi rende corpulento, attenuando le mie aspirazioni da Dalai Lama nel nutrirla di “bacco” prelibato come Dio quando donò a Eva la mela del Peccato, “luciferizzando” per ottenebrarla nel momento in cui abboccò dalla bocca d’un Adamo illuso e severamente punito nel piantonarlo, da piagnone, nella Terra dei “meloni”.

Come Artù, estraendo la spada e infilandolo nella “fessura” di Ginevra, assunsi (altro che Assunzione di farmaci e Immacolata) il “potere” del suo leviatano “elevarlo”, per poi togliersela e far sì che lo tradisse, di prova d’Abramo, al Lancillotto, suo “apostolo” peperino che leccò le sue pere

Artù son io e ne ho viste di “cotte e di crude” in tal nuda realtà. Di prostitute Maddalena che al calar del Sole “ercolizzarono” un alcolista per abbindolarlo dentro la “su(sin)a”.
Di giovinastri tutti stropicciati dietro musica americana che storpiarono “adattandola” alla loro dislessia da “grammar you need”, con le gommine da masticare su “pneumatici” vuoti mentali del fracassarsi dopo una festa un po’ “alticcia”.
Di liceali, figli di cotanta borghesia, davvero “egregia”, già istruirti ad ammansire il gregge delle “pecore” per giochi pseudo adult(er)i d’una perversione precocemente latente, di come se n’allattarono, grondando e “inondando” nel “Dammela e bela-bevitelo” fra “benedette” d’una Domenica menzognera nel din don dan delle campane del parroco e fra boccole d’arricciar di “primo pelo”.
Davvero ragazzi “primizia”, alcuni dei primini, altri proprio dei “primati” da Guinness rossa su ingurgitarsela con tanto di botto petomane sulle ninfomani drogate ed Ecstasy d’estati a Riccione con tamarro a car(ic)o per una bottarella in compagnia d’orge “lodevoli” di 110 in una volta sola su 90-60-90 del “trenta” centimetri.
Ragionieri autocastratisi fra un castrato a Natale e un “alberello” che non è tanto “addobbato” di lucine multicolori, oserei dire “erogenemente” poco incandescenti al groviglio selvatico delle spine senza “rose”.
Psichiatri a cui ho solo dato dei calci “rassodanti” di Pro(teine)Zac taglia suggestione al chimico lor “amputartelo” e, d’occhio per occhio, dente per dente, rubar loro la moglie che fa l’amore Milf più figlia del dottore con le civette sul comò.
ho visto navi da combattimento non abbattermi per mari e per monti, ché scalai l’Everest e salii in vetta al Sinai, scippando i dieci comandamenti e redigendoli a mio modo di “vederla tutta” da a-sceso Illuminato.

1) Non avrai altro idiota al di fuori di me, mia Donna. Gli altri non sono Io.
2) Nomina l’Innominato ed egli ti salverà mia Lucia Mondello. E, da mondina, imparerai la montatona.
3) Ricordati di ficcare anche quando non c’è la festicciola. Puoi rimediarla senza bisogno di bicchierini e piedini da combriccole. Ti daran del briccone, ma godrai d’una gnoccolona, prima o poi.
4) Onora il padre e la madre di Sidney Lumet. L’unico che ha avuto il coraggio di mostrarci il culo di Marisa Tomei, “Sodoma” come avete sempre sognato. Quando vedo un B di tal livello, non ho rispetto per me, e abbaio.
5) Non uccidere ma alle megere servi il “gore”. Nel senso di sangue e non di Verbinski, uno che fumettizza troppo e non affumica.
6) Commetti atti impuri e non te ne vergognare. Altrimenti, se agogni a quella e lei non si toglie per te la gonna, come potresti rimanerci? Almeno, sparati una sega.
7) Non rubare e non regalarle un rubino. Poi, ti chiederà un diamante. Non hai i soldi neanche per la “pompa” di benzina…
Ottovolante) Non dire falsa testimonianza. Sii come Pacino di Scarface, “Io non mento mai, neppure quando dico le bugie”. Uno stronzo che ha i coglioni a differenza delle mummie.
9) Non desiderare la donna d’altri. Scopatela e basta. Quel che importa è che non lo sappia il marito. Se no, saran amari.
10) Non desiderare la “roba” d’altri. Finirai eroinomane.

Lunga vita ad Artù!
E congedo di tal aneddoto.
Un Principe elevò la coscienza per non immiserirsi fra i cretinetti, ma uno stupido volle violentemente ritrascinarlo nella merda dei suoi prosciutti:
– A me stanno antipatici i principi. Quindi, da domani mattina, ti alzi di buon’ora e te lo fai. Altrimenti, la prossima volta che uscirai, troverai il mio cane fuori dalla tua porta a sbranarti.
Il mattino dopo, codesto, sempre destissimo, sveglio moltissimo, morì d’infarto.
Non aveva compreso che la non violenza di Tom Stall, la sua “dolcezza”, era un modo per vivere al di sopra delle frivolezze collettive, pregne e malate di stupri “candidi”, di gente che telefona alla tua ragazza e la minaccia carnalmente perché si allontani da te.
L’orco non aveva previsto che il cane sarebbe stato strangolato dal licantropo. Nessuno può arrestarlo.
E, terrorizzato dall’Uomo lupo, crepò prim’ancora che potesse toccarlo con un dito.

Ora, guardate Nic Cage, passano gli anni ma diventa sempre più un androide. Patisce alopecie androgenetiche, si professa telecinetico e al cinema tutti lo adorano in quanto esemplare della faccia di cazzo dei loro limiti.

Io non ho alcun limite. Son io che (l)imito te e, se non ti va a genio, lo divento di più.
Io do il buon esempio fra le tempie e gli stempiati. Come Cristo ammaestro nel Temp-i-o, e ti fotto anche con piogge di sperma piovigginose di tempesta. Sì, non appestarmi se non vuoi esser (s)pelato.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Re per una notte (1983)
  2. The Score (2001)
  3. Killer Joe (2011)
  4. I cannoni di Navarone (1960)
  5. Papillon (1973)
  6. Il braccio violento della legge (1971)
  7. Insider. Dietro la verità (1999)

“Superman Lives” di Tim Burton con Nicolas Cage


26 Jan

Vi ricordate che Tim Burton, per la Warner Bros, doveva girare la sua versione di Superman? Ecco, era già stato designato il protagonista, Nicolas Cage. Eh sì, proprio il “grande” nostro “beniamino”. Ora, a ben vedere, nei panni di Clark Kent sarebbe calzato a pennello, rimanendo in tema di pittoriche affabulazioni burtoniane. In quelle del Superuomo assai meno, forse perché la sua “dinamica” facciale, se così perfettamente intonata al pesce lesso del tonto, è, sì muscolosa d’ottimo fisico, ma carente sul piano dell’espressività scenica da “mantello”.

 

Costui, un nerd spuntato dal nulla, ha “raccattato” ogni informazione sul progetto non andato in porto. Alla fine, la Warner bloccò tutto per esagerato budget e altri problemi consequenziali.

E “licenziò” anche Sandra Bullock. Indovinate “nominata” per quali panni?

 

Sempre costui sta preparando addirittura un documentario di tale “oscuro” retroscena, un dietro le quinte a mostrarci un film mai visto.

 

Appunto, vedremo.

Anche San Silvetro è stato celebrato celermente senza celerini, cerini e cerotti


01 Jan

Aspetto questi “capolavori” del 2013, definiamoli semplicemente “film stronzata”

 

Abbiamo festeggiato di panettone “salato” con tanto di salamoie e “salame” nell’augurio del bacetto d’una donna “apprensiva”, speriamo in un buon anno dai mille propositi e non da prostata.
Mi curai dal “Cancro”, sverginandomi nel “Pesce” di moltiplicazione “Gemelli”, ma rimango teso:

– Tesoro, cosa c’è che non va?
– La tensione si sta “ammosciando”.
– Ma ci sono qua io a “tirarti su”.
– Siamo sicuri?
– Sì, basta toccare nelle zone “affievolite” e malate, ferite e affrante, poi “tutto” sarà visto in modo positivo.
– Da quale posizione?
– Io sotto, tu sopra.
– Si potrebbero evitare questi “ribaltoni” da “zabaione?”. Preferisco il cornetto “croccante” senza “crema” che potrebbe “debordare”. Sì, precauteliamoci dal macchiarci. Già, c’han sporcato la faccia, “cioccolatizzandola” di “gelatina”. Quindi, sebben tu “voglia”, io non ne ho più.
Ho già dato, ora mi devo dar ad altre…
– Fottiti, stronzo.
– Sì, in mancanza di qualcuna, mi sa che finirò con l’autoincularmi. Tanto da una vita “va” così.
– Ecco, guarda le stelle.
– Prima la stall(on)a.
– Porco schifoso, a che vuoi alludere?
– Alla Luna?
– Non sarò la tua lupa. Ulula in altre “trapunte”.
– Voglio solo il tuo “firmamento”, non filmerò il nostro “video” per guardoni al “telescopio” che “microscopizzeranno” noi che scoperemo al “finissimo” di “scoppiarselo”. La galassia è lattea, tu alletti, sai?
– Il mio letto non l’avrai mai. Datti al gagà.
– Rosso di sera, bel Tempo si spera. Io ce l’ho sempre di questo colore. Quindi, mai disperare, mai bramare ma di porpora imbrunire…
Il tramonto incontrerà una da montare.
– Bastardo, basta!
– Puttana, svestiti!
– Come ti permetti?
– Mi permetto questo e “altro”. Dai, racchia, dalla a chi ti merita!
– Ti denuncio!
– Ma che vuoi denunciare. Tu vorrai solo il mio uccello dietro queste provocazioni del tira e molla. Ma, fra il dire e il mare, io non sarò il tuo amante amaro. Pigliati la cannuccia dell’aperitivo e sgonfiati quel canotto di seno siliconcello, mia cara coglioncella.
– Chiamo il mio ragazzo.
– Quale?
– Che vorresti dire?
– Manco solo io all’appello. Tutte le altre “cappelle” si son già “inginocchiate” nella tua “benedetta”. E, bene-dando, li hai maledetti.
Dio mio, che non si dica in giro. Ché non si dia se il dì vuoi che non ti dannerà per un ano che solo di fegato t’analizzerà.
– Sei proprio una merda.
– Di mio, lo so. Di tuo, non Credo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quello che so sull’amore (2012)
    Muccino Gabriele. Come ha fatto costui, che tartaglia, compra il Kinder e accavalla da Bruno Vespa meglio della Brambilla, a farsi “valere” a Hollywood? E soprattutto perché queste tre superfighe pazzesche (Biel, Thurman, Zeta-Jones) hanno accettato di rendere e ridurre il dur Butler come Silvio, il fratellin piccino?Il dubbio sarà sciolto nella melassa quando verrà “rilasciato” il 10 Gennaio.
  2. All You Need Is Kill (2013)
    Serial killerizza la famosa canzone dei Beatles sul “Love”, in una Guerra e Pace senza fine.
    L’andrò a vedere per una sola ragione. Ogni Giorno, Cage (come, Nicolas? Ah no, Tom Cruise… di nome Bill) ripete infatti la stessa battaglia. Fra le sparatorie, spero che ci ripropongano tutte le volte che si “bomba” Emily Blunt. Scena ripresa da vari “punti di vista”.
  3. Joe (2013)
    Ecco proprio il nostro Nicolino, in versione “fallita” come sempre.
    Ora, credo che potremmo trovarci di fronte a un signor Cage. Il migliore, quello pazzo e nevrotico.
    Se sopporterete due ore di frustrazioni e alberi tranciati, potreste reggere e brindare un “Andò così, domani sarà joe-viale, sui viali con Giovanna, ancora”.
  4. La grande bellezza (2013)
    Sono un fanatico patito di Sorrentino ma che c’azzeccano Verdone e la Ferilli? Mi ricordo di quando “calendarizzai” il culo di Sabrina nel mio “spogliarello scudettato mentre Lei, appunto, sculettava nei “fori” romani, e di come anch’io usavo il borotalco.
    Ma sono “cresciuto” e adesso amo Servillo. Come me, scrittore che bazzica un po’ qui e un po’ là.
    Con tanto d’ombra da Pasotti Giorgio a ricordarmi che non devo eccedere in quanto, come Giorgio, per molto Tempo senza ricotta.
    Sì, un pasoliniano.
  5. Terza categoria (2012)
    Tutte le donne accorrono quando c’è Stefano Accorsi.
    Anche quelle del “corso” A voglion passare al suo “piano” da lato B maschile eccitante su sorriso “Laetitia Casta”.Film infimo, d’ultima…
  6. RazzaBastarda (2012)
    Gassman Alessandro come regista.
    Peraltro, nella vita privata va a zoccole, e qui fa il reietto.Che ve lo dico a fare? Si può prendere sul serio uno così?
    Si desse alla Ferrarelle. Dai, dai. Bollicinizzasse!
  7. Passione sinistra (2012)
    Mah, più che sinistra, Valentina è una che va “politicizzata” nel “mezzo”.
    Senza troppe “elezioni” ma, appunto, erezione.

Nicolas Cage’s Oscar, immeritatissimo


28 Dec

 Però Kevin Spacey s’è alzato in piedi. Mah. Io avrei “alzato” la Shue.

“Con Air” – Recensione


28 Oct

Il volo della libertà, di ali Po(ll)e

Ah, c’è poco da ridere, inghippi d’incastri e giustizie ingiuste.

Cameron Poe, un pleridecorato al valore, il Rambo di turno. Che, a detta dello stesso Cage, ha assunto il cognome dal Re dell’horror, no, non Stephen King, ma appunto il suo progenitore, Edgar Allan… ecco, bravi. La “mimesi” con l’indagatore dei nostri “mostri”, il creatore della suspense e dei meccanismi “gialli”, non è propriamente identica. Edgar fu sempre malaticcio, di volto scarno e capelli corvini ben folti, almeno così ce lo ritraggono le poche immagini di chi tal lo “dipinse”. Cage, invece, sebben possieda una vampiresca “nervatura” orientata al tetro, nel 1997 c’apparse davvero muscoloso, tanto che, in un’intervista, uno dei suoi antagonisti più “aged“, Sly Stallone appunto, gli “decantò” i bicipiti e l’addome piattissimo nelle succinti “vesti d’una canottiera da far invidia al più “sbrindellato”, smidollato e fury Bruce Willis.

Il John McCalne è qui un Cage in orbita “aeroplanica”.

Rincasa dalla solita “guerra” anonima, “medagliato” per riabbracciare sua moglie incinta. Vanno a festeggiare il “coming soon” del pupetto in un'”Osteria numero uno...”, si strafogan anche di baci “piovigginosi” ma, all’uscita dal locale, degli sherri un po’ rissosi provocano il nostro eroe. Si viene alle mani e a Cameron “sfugge” l’omicidio accidentale, incidente di cartilagine nasale “soffocante”, un gesto inconsulto “preterinzionale”, dunque da “processo per direttissima” al penitenziario.

In questo luogo non adatto all’involontarietà del suo “assassinio”, si allena su riflessioni buddhiste, lasciando che il suo bulbo cresca mai “sbarbato” su una faccia che, incancrenita dal complesso di colpa, si “ramifica” davvero un po’ ergastol-ana. Egli però è un romantico e non s’arrende. Dalla mattina alla sera scrive poemi epistolari d’amore alla sua Barbie, nella speranza d’esser “dimesso” dall’accusa (in)fondante per potersene ricongiungere quanto prima.

Finalmente, arriva la sentenza assolutoria, e Poe fa le “valigie”.
Viene “imbarcato su “Con Air”, il “passeggino” dei prigionieri, della peggio(r) razza, a cui farà “capolino” Cyrus Grisson, il sanguinolentissimo Malkovich in versione ghignante di “criminal mind“.

Se per il Vasco nazionale, l’orgoglio ne ha ammazzati più del “petrolio”, Cirus ne ha sbudellati più del Cancro.

E così il viaggio “tranquillo” comincia a turbarsi di “turbolenze” e cambi di rotta. Cyrus aveva infatti pianificato un’evasione assieme agli altri deportati. Per dirottar il nostro “jet” e “sbancar” a Las Vegas. Un’atterraggio di rottami in cerca del Paradiso nel Deserto delle seconde chance.

Ahia, il ritorno, per il nostro Poe, si complica non poco.
Ma lui sta apparentemente al gioco e asseconda Cyrus, fingendosi perfino il suo braccio destro, un po’ come Clint Eastwood “amico” dell’Indio.

Fra quei luridi porcelletti, si salvano in pochi dalla forca e dalle fogne.
La stagionata Rachel Ticotin è ancora donna “calda” da total recall delle fantasie sporcaccione del Danny Trejo meno galante e solo “Machete” di “birbantissimo”.

Cage penerà non poco per far fuori tutti, compreso il villain Malkovich, “pestandolo a sangue”, letteralmente, nel finale “spaccaossa & cranione rasato da cagnaccio”.

Lascerà “in pace” solo Steve Buscemi, un “fantoccio” alla Hannibal Lecter, perché indubbiamente sta simpatico “a pelle” a ogni spettatore con un po’ di sale in zucca.
Lo scarno Steve, infatti, incarna il cannibale Garland Greene, un poveraccio a cui va dato il “nulla ost(i)a” delle ossa e delle “briciole”, almeno.

Poe/Cage, tutto sporco e (s)macchiato, si scoperà un’altra volta la moglie Tricia. E la sua prole sarà uno (più due?) col fiocchettino azzurro o una con le trecce?

Chissà. I promessi (già) sposi si risposeranno forse proprio a Las Vegas, in un casinò, come piace al nostro cuore selvaggio.

Un filmone, “checch-é” ne dicano i (de)trattori…

(Stefano Falotico)

Ma soprattutto chi è John Malkovich?

“Al di là della vita” – Recensione


14 Oct

Arcana “letargia” dell’anima 

Torreggiante malinconia “sapida” di “malincuore”. Deragliato in uno stato di “trance” mortifera, Frank Pierce, paramedico di New York, avvolto nei nitori “squillanti” di sirene “asfaltate” nel naufragio mesmerico a una perenne “chimera” trasparente e “traspirante” di carne sua corporea dissolta, anzi purpureamente “dileguata” e “sghemba” fra “tagli” inferti nei fotogrammi densi di “liquori” nervici, d’una sbronza febbricitante di nervi tesi, “conciliati” solo a un complesso di colpa di tormentato “corto circuito”, “sinaptico” al dolore, ai tremori, alle allucinate “sovraimpressioni” d’uno Scorsese “notturnissimo”, “circense” in un’inquadratura che “blatera” di delirio, “confabula” coi fantasmi riemersi da memorie “piangenti”, su “lieve”, detonante e “dormiente” ticchettio scandito in un Cuore che brucia selvaggio. Stupito, “impudico” nelle sue “urla” sedate dagli occhi d’un Nic Cage “invertebrato”, overacting stavolta “accor(d)ato”, appunto, alla tetra vacuità “zampillante” e disinibita d’una eterna Notte profonda, affliction nei “bruciori” delle vene, della “flebo” smarrita “diluita” dentro “sventrate” sue cangianti iridi azzurre di cieli intorpiditi dal marcio d’una città violenta, prima dell’opera di “risanamento” del sindaco Giuliani, che la “deturpò” del suo fantastico “imbizzarrirsi” anche nelle “orge” dei suoi folli, dei barboni, degli emarginati, dei “vigliacchi”, ecco… deambulanti.

“Ovatta” che, invece, sanguina… ancora più fragorosa, perché “ammutolita”.

Ove personaggi “infermieristici”, di “donchisciottesca” reminiscenza ai “mulini a vento” dell’assurdità più grottesca, “afferrano” i pazienti più “pazzi” e insanabili, appunto, su “spranghe” che ne stuprano l’innocenza, marmorea, candida, “infreddolita”, come “carta vetrata” al velo troppo “zuccheroso” di chi ha deciso d'”assopirsi” per non contrattare con Satana il proprio Faust mercificato e “prostituito” ai frivoli abbagli, alle “allodole”, ché tanto lo specchietto retrovisore, “tassista” dostoevskijano “incarnatissimo” nei sospiri mai ammortizzati dell’inquietudine più sfrenata e “out of control“, è combattiva “crocifissione” a un Mondo falso da (s)lavare senza mai sventolare bandiera bianca.

Ottusa “utopia” o salvezza?

Scorsese resuscita i morti“, i demoni e i “mostri” del tuo sonno leggero da Paul Schrader.

Sì, un Light Sleeper fra gli spacciatori dei raggi (dis)persi. Fra chi brulica e, da b(r)uco “tossico”, non evolverà mai nei livori d'”ardori” apparenti, perché non vuole.

Dalla novella “biopic” di Joe Connelly, trasposizione tutta personale ch’echeggia di Frank Sinatra, delle sue “stranezze” di night, d’un “punteruolo” ghiacciato che spacca e distrugge tutti gli “antibiotici”, che si slabbra in amori sognati, per una Patricia Arquette vitalisticamente (ir)reale che deve fuggire prima d’essere uccisa o di venire “scarnificata”.

Eccentriche solitudini della downward spiral con una colonna sonora che “esagita”, “shakera“, esaspera, di Clash “suonati”, bastardi, incazzati, di grandi pezzi storici mentre un “verme” penzola da un cornicione, s'”arrampica” nel suo “orlo” lì a precipitare e viene all’ultimo momento “preso per mano”, sui fuochi artificiali d’una splendida decadenza tutta di Martin, tutta “martire”, tutta “matta”.

Svenata Bellezza. Attimi d’antologia, di grande Cinema.

Un cast eterogeneo di caratteristi “impresentabili”. Il “placido” John Goodman, “pasciuta” placebo che “oscura” e cela i suoi casini personali, Ving Rhames mastodontico “stregone” dei suoi Voodoo (ir)religiosi, nero ectoplasma “ridicolo” da “stregone ciarlatano e “ciarliero”, Tom Sizemore più grasso del porco che combinò sua “moglie” per le feste, Marc Anthony, il latino amante che fu di Jennifer Lopez, qui “scemo” al “punto cotto”.

Robert Richarson in “cabina” macchinista di sprazzi, di alterazioni “igieniche” alle immagini, illuminate, poi a spegnere il “lumicino”, poi a colorire il viaggio.

Mary, Mary Burke è la Madonna? La locandina cristologica, “intrappolata” nel rosso che vive dei suoi incubi, “(e)spiati”, “(ri)morsi” dentro…

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)