Posts Tagged ‘Nicolas Cage’
Chi trova un amico trova un tesoro?
Il grande o piccolo Cinema smentisce uno dei più infimi luoghi comuni. Cioè quello secondo cui due uomini non possano essere soltanto grandi amici pur frequentandosi assiduamente. Perché qualche malalingua potrebbe pensare male, alludendo ad altro. Ah ah. Basta, davvero. Basterebbero, infatti, questi film e queste coppie storiche per distruggere tali oscene chiacchiere da bar e queste retrive, tristissime, abiette dicerie figlie delle peggiori menti malate più bigotte.
TITANIC è un capolavoro, voi no!
Bisogna abbattere la Critica cinematografica assai vetusta, dunque parziale, superata e logora, bisogna scardinare i luoghi comuni, non solo sulla Settima Arte più raffinata, anche di noi stessi…
Ancorati a una visione vecchia, dobbiamo svecchiarci e ringiovanire tutti assieme appassionatamente.
Evviva la retorica? No, la veritas.
Ebbene, con lo spopolare del web, tutti si stanno dilettando a far i tuttologi, anzi i dietrologi.
No, gli psicologi, i cardiologi, pure i virologi. E questo morbo è più virale del fantomatico Covid-19.
Su cui avrei da dirvene, anzi, già ne sparai parecchie nel mio libro Bologna HARD BOILED… in vendita sulle maggiori catene librarie online (questa dicasi, ah ah, pubblicità occultissima).
Sì, i potenti stanno occultando la verità, seppellendola in un mare d’inganni. Noi, circuiti, traviati, adesso tutti vaccinati.
Ci allarmarono e terrorizzarono, incatenandoci in quarantene figlie dell’oscurantismo più medioevalistico.
Così è, non voglio sentire ragioni. Da un po’ ci si può spostare, fra l’altro, tra regioni. Anche erogene? Oh, finalmente si può fare all’amore senza la profilassi delle precauzioni?
Ciak, azione. Cos’è un film con Siffredi Rocco? Macché. Oramai, Rocco è andato… e non solo con quelle… da tempo immemorabile. Rocco è fottuto, moscissimo. Bisogna pensare al nuovo. Ci siamo induriti e rotti le palle a causa dei lockdown esagerati.
Uomini e donne, eh eh, siate accalorati. Negazionisti, non negateci però il piacere dell’amoroso contagio più letizioso, oserei dire sfizioso, per la donna cremoso e per il maschio voglioso.
Basta, adesso. Non facciamo all’amore, facciamo i seri. Sì, le persone troppo serie non sanno amare neppure il Cinema con gusto e quella sana impudicizia che fa rima con godibilità malata soltanto di fottuta, superba malizia.
Che voglio dire con questo? Sono affetto da anti-moralismo, da ermetismo, oppure da poetico decadentismo? Non lo so.
Voglio dire che i veri amanti del Cinema e non solo di questo, eh sì, non hanno alcun pregiudizio.
Sono capaci di amare un film abbastanza mieloso e sdolcinato come Paura d’amare con Al Pacino e Michelle Pfeiffer, in quanto romantici come quel frustrato di Giacomo Leopardi, e allo stesso tempo sanno adorare anche Julia Roberts di Pretty Woman.
Ecco, se sei Richard Gere del succitato film di Garry Marshall (anche quello con Al, eh eh, lo è), vieni reputato figo. Se sei un cassaintegrato, vieni considerato un miserabile che deve pagarla, sennò non arriva/i a niente! Ah ah.
Di mio, sono Al Pacino di Serpico. Non mi vendo. Amo le donne ma posso giurarvi che non ne pagai mai una alla pari del grande Charles Bukowski. Allora, non capisco perché i perbenisti vogliano farmela pagare. Che ho fatto di male? Ah, ma allora sono dei moralisti falsi. Sono dei maniaci. Ah ah.
Comunque, io non sono un monaco. Detto questo, Capodanno a New York, sempre del Marshall, non è affatto male. A parte il fatto che abbiamo un Jon Bon Jovi nelle sue ultime, musicali performance decenti. Poi, abbiamo un parterre di donne capaci di risvegliare un morto qual è De Niro alla fine del film (spoiler!) Dunque, il film è vedibile, eccome. Ah no? Halle Berry, Lea Michele, ancora Pfeiffer Michelle, Sofia Vergara (cioè la controfigura e la “brutta” copia dell’ex pornoattrice Esperanza Gomez), Jessica Biel, Katherine Heigl e Sarah Jessica Parker? No, quest’ultima è racchia. Ex del Cage? Mah, contento lui…
È sempre assomigliata, molto vagamente, a Barbra Streisand. Con l’unica differenza che Barbra è una cantante che, pur esteticamente impresentabile, grazie alla sua voce melodiosa, riusciva a essere la Maga Circe. Insomma, non certo fisicamente una sirena. Ah ah.
Ah, mi son dimenticato di Hilary Swank. Ora, ha delle gambe magnifiche ma ci sarà un motivo se interpretò Boys Don’t Cry? E ho detto tutto.
Arriviamo a noi. Tanto, con queste qua, pezzi da novanta…, non potremo arrivare a una beneamata minchia. Ah ah. Sono inarrivabili. Vi arriverete soltanto se siete ricchi come Richard Gere. Ah ah.
Oppure se le vedrete nelle loro scene di sesso. No, non sex tape, cavolo! Pensate sempre a quello? Mi riferivo ad Halle Berry di Monster’s Ball unrated. Ah ah.
Sì, siamo uomini e donne angariati da una vita ladra e puttana. Al che, per compensare le mancanze e il vuoto interiore, non riuscendo a riempire e tappare i buchi…, ci diamo al Cinema, dando ancora più soldi a Richard Gere. Ah ah.
Be’, col tempo, compresi di essere demenziale come Mel Brooks. Cioè, in una società di matti e dementi, sono stato l’unica persona al mondo capace di distruggere un intero ordine psichiatrico, emulando, contro ogni strizzacervelli, il Mel di Alta tensione.
È vero, non sto mentendo. Mi credete? Miscredenti, atei, creduloni? Sì, un plurilaureato in Freud, ah ah, pensò che fossi da manicomio. Al che gli chiesi con estrema nonchalance:
– Mi tolga una curiosità, primario e luminare. Qual è la percentuale di guarigione dei pazienti in quest’istituto ove sono internati i suoi curati…?
– Una ogni morte di papa.
– Uhm… sarebbe la morte cerebrale di Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo?
Dopo questa risposta, fui dimesso e tutti gli psichiatri furono radiati dall’albo.
Ora, prendiamo un regista che è sempre stato fissato coi manicomi. Ovvero John Carpenter.
Io sono l’unica persona al mondo capace di guarire Amber Heard di The Ward e Sutter Cane de Il seme della follia (eh già, il matto è lui, non Sam Neill), in virtù del fatto che sono il bambino sano di Village of the Damned. Comunque, non sono albino, non sono neanche un alpino. Però sono una cima. Ah ah.
E dire che fui scambiato per Fantozzi/Paolo Villaggio. Be’, in effetti, se mi fossi attenuto ai metodi psichiatrici, sarei divenuto Christopher Reeve dopo la sua caduta da cavallo.
Sono rimasto lo stesso… Superman. Ovviamente.
Comunque, complimenti di nuovo ai medici. Mi scambiarono per Fracchia la belva umana e invece non riuscirono a capire che fui e sono Clark Kent. Ah ah.
Voi credete nell’imponderabile? Non tutto ha una spiegazione scientifica nella vita.
Sì, credo in tutta sincerità di possedere poteri paranormali. A mo’ di Chris Walken de La zona morta e di Jude Law di The Young Pope. Più che altro, quando sono in vena, riesco a entrare in telepatia, no, in empatia-sintonia col prossimo. A meno che lui non soffra, nei miei riguardi, di preconcetti e consequenziali antipatie. Ah ah. E vi garantisco che non c’è bisogno di essere laureati in psichiatria per capire che, se una persona si vuole suicidare, è perché è caduta in un profondo stato di apatia o melanconia. Oppure, non più gli tira a causa dei farmaci assunti. Oppur ancora vuole andarsene via in mezzo a tanta pazzia.
Io sono cinico? No, realista.
Un mio ex amico mi domandò:
– Stefano, secondo te, se la tua ragazza (la sua, oh, non la mia, suvvia) ti lascia, non bisogna farsene un cruccio? Anzi! Forse non era quella giusta! Sì sì, è così.
– Come no… Forse invece era quella giusta. Ma tu non eri quello per lei, giusto? Sbaglio? Per lei eri per di più sbagliato.
– Quindi, mi devo suicidare?
– No, ti dico la verità. Se vuoi consolarti, leggi le frasi dei baci Perugina.
– Sei troppo pessimista.
– Invece tu sei troppo ottimista.
– No, dico solo che non bisogna farne una tragedia. Me ne troverò una migliore. Sì, la troverò. Però, che (s)figa!
– Vuoi che ti sia sincero?
– Certo.
– Non la troverai.
– Perché mai?
– Hai la stessa età di Richard Gere ma, a differenza di Richard, non hai i suoi soldi.
– E che significa?
– Significa che, al massimo, troverai una vecchia di settant’anni!
Perché sopra scrissi… ex amico? Perché si ammazzò. Lo uccisi io? No.
Ecco, che c’entra tutto questo con la cinefilia e i luoghi comuni attorno al Cinema? C’entra, eccome se c’entra. Se invece non entra, significa che non te l’ha data. Ah ah. Solitamente, tutti quelli che dicono che Nicolas Cage sia/è inespressivo (si fottano i congiuntivi del cazzo, ah ah), non hanno mai recitato neppure nel suo film peggiore come interprete, ovvero Zandalee. Però, vi avrei messo la firma per essere al posto suo. Il suddetto, molto sudaticcio film, eh già, fa schifo per l’appunto al cazzo ma Nicolas Cage, in tale pellicola, ha un paio di scene da Siffredi. Capisc’ a me!
Nel Cinema e nella vita vera, senza falsità o consolazioni, si fa tutto un altro campionato. E io sono stanco di passare il tempo a fare le classifiche. Continuate, pure, a farvi le seghe. A fare le distinzioni. Volete essere uomini distinti. Fidatevi, è meglio Basic Instinct. Non desidero per nulla fottermi nel discutere col prossimo se sia più bello Taxi Driver o Al di là della vita. Film metafisici par excellence. Nel primo vi fu Cybill Shepherd, nel secondo, Patricia Arquette ma, rispettivamente, entrambi i protagonisti non è che se le scopino molto. Diciamocela! In Taxi Driver, De Niro salvò una prostituta minorenne. La gente lo elevò ad eroe. Dopo aver portato la Shepherd a vedere un porno, lei lo scambiò per un pervertito e lo mandò a farsi fottere. Alla fine, gliel’avrebbe data tutta ma lui la mandò a fanculo. Ah, bella roba, ah ah. Nella vita reale, comunque, Cage la sbatté in quel posto a Patricia molte volte. Nel frattempo, girò pure City of Angels. La verità è una sola (l’accento ficcatelo voi, a piacimento!). Nicolas Cage è un grande, Richard Gere è un grande (guardatelo ne Gli invisibili, eh eh, incapaci).
E, secondo me, chi parla ma non fa mai nulla, se la fa solo sotto. Per esempio, da un punto di vista prettamente cinematografico, Over the Top con Stallone è un film puerile. Cioè, avreste preferito che avesse vinto o vincesse Bull Harley? Ah ah.
Col passare del tempo, ho capito che Titanic di James Cameron è un capolavoro. Sì, lo è. In poche parole, Cameron voleva arrivare allo spettacolare e devastante climax dello scontro con l’iceberg del transatlantico ma, per tre ore abbondanti, non ci raccontò questo.
Cioè, noi sapevamo già come sarebbe andata a finire ma volevamo vedere come sarebbe finita, cosa fu quella storia. Questo si chiama genio.
Cameron ribaltò il concetto secondo cui la trama sarebbe importante. No, la vicenda narrataci può essere anche apparentemente banale e sdolcinata. Niente è banale e dolciastro se chi dirige la storia sa come emozionarci, sa come viverla… sa come tenerci col fiato sospeso. Soprattutto perché volevamo vedere integralmente le tette di Kate Winslet ma Cameron ci fotté.
Dunque, sapete chi dice roba del tipo… oramai è stato già detto e inventato tutto? I falliti. Quelli che parlano e criticano. E basta. Oppure, peggio, esaltano e magnificano i “maestri” perché loro non lo sono. Ma, idolatrando i maestri, si sentono meno stupidi e meno inetti.
In giro, sento un sacco di cazzate. Sento che il mondo è peggiorato, che la società fa schifo. Che gli uomini e le donne sono imbarbariti. Mi spiace deludere questi tristissimi luoghi comuni.
Sembrano Harvey Keitel sia di Taxi Driver che di Holy Smoke.
Sono peggiorati quelli, coloro che fanno certi discorsi. Perché non sanno fare altro. Solo chi fa, sbaglia. Rimedia figure di merda e non. Altrimenti, siamo soltanto zombi. E molti di voi lo sono ma non lo sanno.
Di mio, posso dire che ho una certa faccia da culo.
Infatti, le donne mi guardano e pensano: quel ragazzo va fottuto a sangue.
Sì, molte donne vogliono, in tempi di pari diritti, farselo come un uomo.
Un tempo, solo gli uomini lavoravano.
Oggi come oggi, il culo se lo fanno anche quelli che non sono omosessuali attivi.
Insomma, come dice Peter Boyle, chi più chi meno, siamo tutti fregati.
Dunque, fottetevi, ah ah.
Su questa cazzata, vi lascio alle vostre porcate.
Domani, devo farmelo ancora.
Invece per voi saranno cazzi amari.
di Stefano Falotico
Chloé Zhao, è nata una grande regista – NOMADLAND: un film che mi ha scioccato, immensamente doloroso e al contempo soave, il grande Cinema distruggerà ogni tempesta pandemica, ogni turbinio traumatico
Prefazione acrimoniosa verso i lockdown morbosi
Ho assegnato quattro stellette su 5 a Nomadland. Ma mi sono mantenuto cauto. In attesa di dargliene sei. Ah ah.
Film magnifico, uno dei pochi, veri capolavori da me visti recentemente. Anche perché il 2020 è stato funestato da qualcosa di terribile che c’ha schienato, schiantato, lasciandoci tumefatti e disossati, spellati nell’animo e infreddoliti.
Giunse infatti dal cielo, forse dal laboratorio di qualche cinese scienziato pazzo, un virus influenzale assai sottovalutato. Dicesi, fantozzianamente, no, dicasi Covid-19.
Morbo virale che contagia anche di depressione abissale, svuotandoci dentro e imprigionandoci in quarantene uguali agli arresti domiciliari. Opprimendoci in casa ad allietare la melanconia, si fa per dire, più che altro ad allentare la noia esistenziale, imbrigliandoci nell’oramai fievole speranza che qualcosa cambi. Quando si suol dire, ah, c’auguriamo che a ciel sereno un fulmine ci miracoli e folgori… chi sbagliò a non chiudere la Lombardia e tutti i fronti. Poche frottole. A frotte siamo segregati. Sudiamo freddo di fronte rugosa, sdrammatizzando a mo’ di Non ci resta che piangere, ambientato nell’immaginaria Frittole.
Nel frattempo, rannicchiati e ibernati nelle nostre case, patendo un freddo polare da eschimesi negli iglù, altri bocconi amari mandiamo giù e la vita non va up. Però, lecchiamo un dolce tiramisù.
Molte donne, sull’orlo dell’assideramento, azionano il riscaldamento… del marito e “aspirano” calorosamente qualcosa di più duro d’un ghiacciolo fortemente “resiliente” d’un mondo intirizzito, oserei dire stizzito, insomma incazzato.
I ristoratori stanno morendo di fame poiché non hanno più i soldi per comprare il cibo da dare ai figli, non quello dai loro cuochi cucinato alla gente oramai ridotta come una pera cotta. Sì, scioperano al contrario. Cioè fanno i cremini, no, i crumiri e si ribellano non al padrone, bensì allo Stato che ha tolto il lavoro anche ai mega-direttori galattici coi super attici.
Al che, mentre io sono impossibilitato a incontrare la mia lei poiché abita fuori regione e non siamo ufficialmente conviventi, canto l’intramontabile Clandestino di Manu Chao ma ugualmente patisco dei momenti di frustrazione incredibile. E, con enorme “decoro” da John Travolta di Pulp Fiction, vado di là e… avete capito.
Anche perché la mia lei è più bella di Uma Thurman e dunque, uomini, come potete biasimarmi? Quando ho terminato di darmi da fare, leggo un fumetto nell’attesa che Bruce Willis mi ammazzi. Forse, Bruce Venture, pornoattore che non vale un cavolo…
Comunque sia, sono Die Hard. Anzi, Willis di 58 minuti per morire. Fuori si gela, c’è il Coronavirus e, qui a Bologna, sembra inoltre di stare in Fog di Carpenter. Raggomitolati nelle nostre trappole di cristallo…
Accoccolati e accovacciati nel tepore delle nostre nostalgie mai sopite.
La nebbia agli irti colli (bolognesi da Cesare Cremonini?) piovigginando sale…
Ah, vita mia salita, ancora salata. Addolcita, rabbonita, riassestata dopo tanti tormenti e spiacevoli, burrascose tormente. Dopo mille afflizioni, è ora giunta per me la definitiva resurrezione, la beltà dell’infinita, immacolata illuminazione.
Cosicché, fra un’amarezza zuccherata con della Nutella in mancanza del cioccolato della mia bella, fra un gelato all’amarena e un’emotiva, glaciale marea, mangio pure un cornetto, sperando che lei, lontana, non mi renda cornuto. Spingo quindi di streaming e mi pappo Nomadland.
Mica un polpettone. Comunque, i polpettoni di mia madre, fidatevi, sono più buoni de Il paziente inglese.
Kristin Scott Thomas di questo film perse contro Frances McDormand di Fargo.
E fu premiata da Nicolas Cage di Arizona Junior. Grande Frances! Da non confondere con Coppola Francis… Ford, zio di Nicholas Kim Coppola…
NOMADLAND, a proposito di Quarto potere e Mank, è questo il film che vincerà tutti gli Oscar possibili e immaginabili!
Questo film mi ha distrutto, sì, Nomadland.
Da tempo, forse dai tempi di Cuore selvaggio, no, di Una storia vera di David Lynch, non piangevo alla fine d’un film.
Durante la giornata, invece, piango sempre come Bob Wells di tale capolavoro inaudito di Chloé Zhao.
Sì, il mio dolore è immane. Sognai di essere Nicolas Cage ma, mi spiace per lui, la mia bella è più bella della sua ex Patricia Arquette. Eh eh.
Sì, possiedo una fortissima ironia cinica da fratelli Coen. Uno dei due sta con Frances. L’altro con chi sta? Con nessuna? Però scrive e dirige i film col fratello. Che gli vuole bene.
Sì, Ethan Coen è come il fratello di Christopher Nolan. Uno incassa, cioè quest’ultimo, l’altro si fa il culo ma non si fa nemmeno la McDormand.
Ora, Frances è bruttina. Anche se, ai tempi di Fargo, l’avrei riscaldata dalla sua neve. Ammantandola di delicate carezze, amandola anche in modo turbinoso e nevoso, no, nervoso, focoso. Donna deliziosa, donna che sa rendere un uomo qualcosa di emozionante come Nomadland, film davvero eccezionale. Poche palle… di Natale.
Film intimista, film neo-realista, pubblicato dalla Rizzoli, no, con una locandina da Adelphi e musica di Ludovico Einaudi. Un film meraviglioso.
Che ve lo dico a fare?
Date questo terzo Oscar alla McDormand.
Anche se Vanessa Kirby di Pieces of a Woman non scherza.
Sì, la Kirby è mille volte più bona di Frances. Ma Frances è l’attrice par excellence.
Donna che lavorò con Bob De Niro in City by the Sea, film nel quale interpretò l’amante di Robert. Il quale stava per perdere suo figlio.
In Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Frances perde chi? L’avete visto? Me, invece, mi vedeste. Ove di vista mi perdeste?
In Nomadland, è vedova.
Perde anche il lavoro di Amazon ma è grintosa e volitiva come un’amazzone.
Recita una poesia da pelle d’oca a un ragazzo rimasto solo e ascolta, commossa, il racconto di Bob Wells.
Ma che bello. Bob Wells qui interpreta un “guru” che non avendo potuto salvare suo figlio dal suicidio, cerca di resistere, aiutando gli altri. Riunendoli attorno a sé con dei camper frastagliati in mezzo alla nudità di deserti punteggiati da roveti e da selvatiche piante simili ad erbe delle Pampas.
Le riprese non sono da peggior Terrence Malick di To the Wonder, cioè da National Geographic, il film non incede in inquadrature fighe e paesaggistiche su leccata, ruffiana musica cool e finto-grezza dei Pearl Jam come nell’estetizzante Into the Wild, qui viaggiamo veramente su altri livelli molto fini, poco grunge, imbattibili.
Alcuni reputarono Kurt Cobain un genio. Moderiamoci subito. Mozart non lo vide neppure. Per forza, morì prima. Ah ah.
Metafisica celestiale, lacrimosa immensità allo stato “brado” più alto.
Mi sono commosso. Capolavoro!
Signore e signori, dopo Jane Campion, abbiamo trovato finalmente un’altra grande regista donna, cioè Chloé Zhao.
Roba da annientare Shinya Tsukamoto, uomo sopravvalutato, e Banana Yoshimoto, scrittrice stupenda, con atmosfere che non vedono neanche cagate come Tetsuo, c… zi affini e Amrita.
Ah ah.
Ma quale Parasite, parassiti. Film furbissimo più di una volpe imprendibile. Cioè il sottoscritto, ah ah.
Diciamocela, Frances McDormand è la più grande attrice vivente. Mi fanno ridere quelli che osannano Margot Robbie. Quelli che ancora ci tediano con Meryl Streep. Quelli che strepitano per Kate Winslet. Anche se, a proposito della Campion, Holy Smoke docet…
Tornando a Chloé Zhao. Ha soltanto 38 anni. Amatela, custoditela, appoggiatela. Siamo dinanzi forse a tutto ciò che Kurosawa immaginò di essere ma non possedette mai il cuore di questa donna straordinaria. Smettiamola anche con Yasujirō Ozu.
Ma quale Ozu. Ma quale Zizou, cioè Zidane. Ehi, Zhao, mica Zorro.
McDormand di Nomadland, da non confondere con Promised Land. Se non vi piace, amate vostra moglie. È brutta e non è due volte premio Oscar. Quasi tre… quasi record. Credo inoltre che Einaudi sia più bravo al piano di David Strathairn in questo film straordinario.
E che scena è quella in cui Fern va a trovare il personaggio interpretato da Strathairn perché ne è segretamente innamorata? Mamma mia, che classe, che pudore, che candore!
Scende le scale e, di nascosto, lo osserva suonare. Ma non riesce a dimenticare suo marito e, malgrado fuori si geli, nonostante abbia bisogno di essere abbracciata e avvolta dal calore di un uomo, lascia stare…
Poi, prima della fine, piange ancora con estremo decoro e pudicizia. Ma s’incammina nel vuoto così come il grande Bob De Niro del cortometraggio Ellis. Sparendo nel suo furgone.
Mentre lentamente, cullati da Einaudi, piangiamo anche noi spettatori. Nomadland, un film gigantesco.
Ripeto, il racconto di Bob Wells è da pelle d’oca. Sa che suo figlio non tornerà più ma sa anche che, un giorno, lo incontrerà per strada.
Perché la vita è un sogno, un incubo, una tragedia, è piacere e sofferenza. Dai, stavolta vinciamo anche noi, italiani. Perché la colonna sonora di Ludovico Einaudi, ribadisco, è immensa!
E Nomadland è uno dei più grandi film della storia del Cinema! Date il terzo Oscar a FRANCES! Grande attrice, grande donna. Come la Zhao!
di Stefano Falotico
Se parliamo di belle donne, Monica Bellucci è stata invincibilmente la più bella, ora assai meno, se parliamo di Cinema, non è un’attrice ma tanti pseudo-critici sono più brutti dei film che stroncano senza guardarsi allo specchio
Una brutta moda sta serpeggiando e prendendo sempre più, ahinoi, piede. Non è la pessima moda esibita a Piazza Navona da qualche stilista Valentino dei poveri. Bensì la moda, poco elegante da sfilata di classe, di stroncare registi e attori un tanto al chilo.
E dire che c’è gente amante di Robert Altman che ha da ridire anche su Prêt-à-Porter. In effetti, ha ragione. È il peggior film di Altman in assoluto. Oggettivamente, fa schifo. Ah ah.
In tale succitato film del regista de Il lungo addio, v’è anche una delle donne più brutte di tutti i tempi, ovvero Rossy de Palma.
Secondo Pedro Almodóvar, il quale la ficcava… sempre nei suoi film, è stupenda. Per forza, lui è omosessuale. Ora, io non sono omofobo ma le preferisco Liv Tyler. Anche se, a dirla tutta, ne La fortuna di Cookie è meno bona rispetto a Julianne Moore. Non solo di questo film. Anche di America oggi.
Film nel quale compare Madeleine Stowe ma in cui c’è anche Lily Tomlin. Pure Lili Taylor.
Stendiamo un velo pietoso su quest’ultime. Come attrici pure, sono fenomenali. Come donne sexy, lasciano molto a desiderare…
In Prêt-à-Porter v’è Chiara Mastroianni. Figlia di Marcello de La dolce vita e di Sophia Loren?
Sì, credo sia così. Anche se Catherine Deneuve sostiene che il neo alla Bob De Niro di sua figlia Chiara sia il segno distintivo del suo DNA. Ora, Robert De Niro e Catherine Deneuve furono “amici” quasi quanto Marcello e la Loren.
Girarono assieme anche una scenetta in Cento e una notte. Che voglio dire?
Non lo so ma, in questo film della compianta Agnès Varda, Bob e Catherine romanticamente si baciarono in gondola…
Ecco, la Varda fu una grande regista. Sì, senza dubbio. Anche una grande racchia.
Detto ciò, Monica Bellucci fu insindacabilmente bella. Ora è sempre bella. Certamente… Con tre chili di fondotinta, però. Ah ah.
Ora, molti critici che fanno tanto i belli, eh sì, sarebbero da struccare. Anzi, da stuccare. Per esempio, molti di essi considerano David O. Russell un regista sopravvalutato.
Gli stessi che considerano brava e bella Jennifer Lawrence mentre non amano Jennifer Lopez. Da codesti ritenuta una burina. Sì, perché le analfabete con cui stanno cosa sono?
Di mio, le sbatterei entrambe in un film se mai sia dovessi avere i soldi per poterle valorizzare alla pari.
Il povero David O. Russell fu perfino accusato da Amy Adams di averla psicologicamente violentata sul set di American Hustle. Come mai invece Rocco Siffredi non viene accusato da nessuna “attrice?”. Mah.
Quindi, da allora non lavora più con O. Russell. La verità è una sola. Quando Amy Adams perse l’Oscar per American Hustle, accusò O. Russell di non averla pubblicizzata a dovere a mo’ di Harvey Weinstein.
Diciamocela! Ah ah. La finisca, eh già, la signorina Adams di fare la suorina de Il dubbio.
Sì, la Adams non è Morticia Addams.
Indubbiamente, le gambe di Amy Adams valgono tutto il prezzo del biglietto. Ma non è brava come Anjelica Huston…
Ora, se volete passare tutta la vita ad accapigliarvi contro il prossimo poiché non la pensa come voi in merito a un film, fate pure.
Ci sono cosce, no, cose molto più interessanti da fare. Voi siete esperti di seghe mentali. Si sa.
Secondo me, siete talmente frustrati che nemmeno quelle mentali vi bastano e accontentano. O no?
E ho detto tutto…
David O. Russell è un genio.
Un regista balzano, eccentrico, sperimentatore di tutti i generi. Sembra anche, dal viso, un transgender.
Ma non dobbiamo essere superficiali. Non dobbiamo essere e basta. L’essere porta alla carnalità, alla ruffiana socialità, alla più bieca competitività. Insomma, alle inculate e alle leccate di culo.
David è un uomo dalla cultura spaventosa e dal viso simile a quello dell’ex pornostar Peter North.
Mah, ne vedo tanti in giro di critici dei nostri cog… ni.
Questi attaccano Nicolas Cage poiché lo reputano un inetto. In Cuore selvaggio non lo fu. Neppure con Jenna Jameson.
In The Family Man, invece, avrebbe recitato meglio vostro marito. Sì, è vero, non mento. Sono un mentore, miei mentitori.
È Verissimo da Silvia Toffanin. Di notte, il vostro consorte diventa più bravo di De Niro. Dice a voi, mogli, che deve uscire per buttare la spazzatura. Rincasa dopo tre ore.
Voi non vi accorgete di nulla, semplicemente ve la dormite. Considerate perciò credibile la sua “prova recitativa”, diciamo che fate finta di non vedere le sue prestazioni “straordinarie”. Di mio, fui malvisto in passato. Ah, per forza. Non mi facevo vedere da nessuno. Infatti, è un miracolo che m’abbiano solamente stroncato. Che film di me si fecero, dato che fui inesistente? Eh sì, la gente parla e sparla, fa e disfa ma non sa fare una beneamata min… ia. Di mio, mi presento così. Con voce da Adriano Celentano de no’ a(l)tri, mista a un camaleontismo vocale da Christian Bale di The Fighter su accenni e accenti da Lino Banfi misto ad Andrea Roncato, quindi nuovamente roco e incazzato, caldo e spiazzante, in una parola devastante. Se non vi sta bene, Pino Insegno vi chiederà diecimila Euro per iscrivervi al suo corso di doppiaggio. Non diverrete doppiatori mentre lui diverrà sempre più ricco. Ci siete arrivati o devo farvi un disegnino come si fa con i bambini deficienti? D’altronde, Insegno viene… eccitato, no, citato nel mio Bologna insanguinata. Oh, lui fu Vacca nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Mica cazzoni vari, eh. Dunque, marmittoni e bambagioni, è arrivato il momento di tirare fuori i mar… ni come direbbe Roncato. Avete sinceramente stancato coi vostri “spiegoni”. Datevi a un piatto di cannelloni e lasciate stare, per piacere, i filmoni. Non toccateli, voi vi toccate, fidatevi. Siete tocchi e non siete un bel tocco di fig… n’. Per molto tempo, pensai di essere De Niro. Anche di Brazil. Ho scoperto invece di essere più pazzo di Terry Gilliam. Anche di Tom Waits di America oggi e più saggio dello stesso Waits di Rusty il selvaggio. Sono il diavolo di Parnassus. Per questo motivo, vorreste imprigionarmi come Waits del Dracula di Coppola?
Che poi, a mio avviso, Gary Oldman/Dracula vecchio, con la Bellucci e le altre due patonzolone, stava meglio senza ringiovanire per Winona Ryder. Sì, come il buon vino dannato, no, d’annata… stagionando io miglioro. Mentre la Ryder di Stranger Things, di stagione in stagione, diventa sempre più brutta e mezza matta.
A dircela tutta, era bruttina e pazza pure trent’anni fa. Se pensate che non sia così, farete la fine di Sean Astin nella seconda stagione di Stranger Things. Fottetevi.
Se vi sto sul cazzo, salutatemi a sorrata!
di Stefano Falotico
Adoro Nic Cage, non mi picchiate – The Unbearable Weight of Massive Talent
Adoro Nicolas Cage, per noi, suoi fan, detto Nic. Così, infatti, auto-ribattezzatosi nello strambo biopic in fase d’allestimento e di riprese immediate intitolato The Unbearable Weight of Massive Talent.
Sì, Antonello Venditti andò matto per Milan Kundera e il libro di quest’ultimo più citato dagli italiani, ovvero L’insostenibile leggerezza dell’essere.
L’italiano medio cita a sproposito libri dei quali ha sentito “dire” ma di cui non ha letto nemmeno una sola parola.
Conosce almeno il lessico o solo il cane Lassie?
Molti italiani, peraltro, tifano per l’Inter e non sanno neppure chi sia Kundera. Venditti invece, ovviamente, tifa per la Roma e ha letto, no, a letto, una sua ex amante non più segreta, Monica Leoffredi, tifò per lui in maniera accalorata, diciamo.
Voi invece avete mai visto The Unbearable Lightness of Being di Philip Kaufman?
Ecco, per un uomo sanamente eterosessuale, è difficile rimanere impassibile dinanzi a Juliette Binoche ignuda. Sì, assolutamente impossibile. A meno che non siate Daniel Day-Lewis al suo minimo storico, cioè tragicomico come nel film Fergus O’Connell – Dentista in Patagonia oppure quello di My Beautiful Landrette. Se invece siete il Daniel de L’ultimo dei Mohicani e di The Boxer, eh sì, la vedo dura che non vi diventi d… ro.
A dirla tutta, qualsiasi maschio normodotato, dirimpetto a Juliette, non può essere Nic Cage di Adaptation.
Cioè uno sfigato come Charlie Kaufman. Eh sì, i gemellini… Anche se foste a pecora, come si suol dire, vale a dire fortemente demoralizzati, Juliette subito vi tirerebbe su e ringalluzzirebbe “a bestia” a mo’ di Donald.
Sì, per molto tempo fui identificato col Nic Cage di Matchstick Men.
Invero, scoprii di essere Sailor Ripley di Cuore selvaggio. Irrequieto, pazzo scatenato nel senso più romantico del termine e adoratore di Elvis.
Adoro Gran Torino di Clint Eastwood e anche Joe di David Gordon Green. Eh sì, si fa presto a dirmi boomer.
Quando mi girano, ecco, sono capace di sfoderare monografie dedicate, per l’appunto, a Nicolas.
Come questa: https://www.ibs.it/nicolas-cage-attore-vampiro-libro-stefano-falotico/e/9788891136107
Ora, Federico Frusciante, gestore e proprietario della nobile, mirabile Videodrome di Livorno, sostiene che Cage sia un incapace e un cane. E che qualsiasi uomo possa essere un grande attore se riesce/a a fingere di non venir… arrapato dalla Binoche? No, che possa risultare bravissimo a recitare se diretto da cineasti come Brian De Palma, Ridley Scott, David Lynch e/o Scorsese.
Adesso, non diciamoci puttanate. Che Nic sia stato raccomandato più del figlio di Umberto Bossi, il Trota, lo sanno anche a Bernalda, cittadina dell’entroterra lucano ove mia cugina Laura di Pomarico, paesino vicino Matera, no, la cugina di Cage, Sofia, la regista de Il giardino delle vergini suicide, si sposò con tanto del Padrino di suo padre, vale a dire Francis Ford, più il testimone Nicolas Cage che, fra un lauto primo e un ricco secondo a base di ostriche, champagne, prosecco e caviale, intrattenne l’allegra compagnia, riunitasi a desinare fino al tramonto, cantando peggio che in Via da Las Vegas.
Ora, se Achille Lauro azzecca una canzone su dieci, in forma quasi parimenti direttamente proporzionale, Nic Cage indovina un’interpretazione su quindici film da lui interpretati. Essendo, Nic, assai stacanovista, girando cinquemila film (vai di iperbole) all’anno, mi pare ovvio che sia un grandissimo.
Scusate, la matematica non è un’opinione. Ah ah.
Oh, su 30 film, quattro sue performance sono di certo memorabili. Ah, cavolo, non solo non leggete libri. Neppure avete mai aperto un libro di algebra.
Nic Cage interpretò di tutto. Girò con Giuliano Montaldo, assieme a Ricky Tognazzi e Giancarlo Giannini, Tempo di uccidere, tratto da Ennio Flaiano.
Alla fine delle riprese, Montaldo urlò a Nic: – Sparisci, lebbroso!
Mentre, in Nato per vincere, Nic incarnò la parte di uno dei fratelli campioni di canottaggio, sì, gli/l’Abbagnale, con una faccia da salame peggiore di Sylvester Stallone nel terzo Rambo e un’espressione da pesce lesso maggiore rispetto a quella da lui stesso esibita in Con Air.
Sì, a livello di physique du rôle, Nic c’è tutto. Nulla da dire, gran fisico. A livello di “figo”, non sempre.
Di mio, che posso dirvi?
La mia attuale lei è più bella di Patricia Arquette ma, soltanto da un anno a questa parte, conduco Una vita al massimo.
Durante tutta l’adolescenza vissi come Nic Cage di Birdy. Diciamo, non propriamente un’esistenza esaltante.
Feci per la prima volta all’amore, comunque, con una ragazza più bella di Jennifer Beals di Stress da vampiro. Difatti, impazzii per lo scompenso psicologico dovuto alla botta pazzesca ricevuta e datami dopo anni interminabili di castità madornale e divenni così stupido da farmi piacere anche Flashdance.
Ora come ora, la situazione è stabile.
Dunque, se vogliamo dire che Nic Cage, in Ghost Rider, faccia schifo, è vero.
Se vogliamo invece affermare, falsissimamente, che costui (sotto mostratovi) non sia un grande scrittore, è meglio che non vi azzardiate a fare i grandi attori.
State mentendo spudoratamente, non siete affatto credibili nel dirmi che non sia vero.
Adesso, diciamo che posseggo un certo fascino alla miglior Nic Cage di sempre.
Sono un uomo, infatti, da Falò delle vanità. Anche se Omicidio in diretta è meglio.
E De Palma, ribadisco, è un genio.
Se non vi sta bene, vi offro da bere e una torta Saint Honoré.
Per piacere, non fatemi però la fine di Nic Cage nel remake, firmato da Werner Herzog, de Il cattivo tenente.
Film in cui Nic filmò una scena disgustosa con Stephanie Honoré.
Sono un uomo di gusto e giusto. Se voi volete invece essere degli schifosi, lasciatemi perdere.
Altrimenti, perderete ancora di più. Ah ah.
Insomma, non sono un uomo soltanto da pizza e Il mandolino del capitano Corelli, cari fratelli e care sorelle. Ah ah.
di Stefano Falotico