In questa società, io riconosco le mie colpe, ammetto i miei sbagli e, come dico io, i miei sbadigli. I miei esistenziali assopimenti. Mentre molta gente censura, ricatta, boicotta e, con le intimidazioni, vuole piegarti al loro solipsismo, al loro egoismo, al loro arrivismo. Come vedete, posso fingere di aver accettato le regole ma, al solito, riacquisisco coscienza e mi ribello giustamente. Sono infermabile e vero, cari esseri falsi, bugiardi, mentitori che vi spacciate per influencer e mentori. Siete deboli e patetici. Vi leccate in modo vergognoso, vi appoggiate in modo schifoso.
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Festa del Cinema di Roma: s’inaugura col grande Ed Norton di MOTHERLESS BROOKLYN
I segreti di una città…
Vai, Eddie.
Eh sì, Ed Norton, laureato a Yale, questo pezzo grosso di Hollywood dal viso spesso corrucciato, arrogantemente presuntuoso, questo bellimbusto alto quasi un metro e novanta che pare non invecchiare mai poiché forse è dotato d’una genetica cromosomica per la quale a cinquant’anni suonati, talvolta, sembra lo stesso ragazzo spaurito e fuori di zucca di Schegge di paura, presenterà a Roma, fra pochissime ore, la sua seconda prova registica dopo Tentazioni d’amore di circa un ventennio or sono.
Edward Norton è sempre stato uno dei miei attori preferiti. Sin dall’inizio o quasi. Credo che il primo film che vidi con lui protagonista fu American History X. Per la cui prova magnetica e magistrale fu giustamente candidato all’Oscar come migliore attore protagonista nell’anno in cui, a prescindere dal nostro tifo campanilistico per il piccolo diavolo nazional-popolare, fu per l’appunto battuto in maniera ingiusta da Roberto Benigni!
Un’ingiustizia. Poiché, con tutta la simpatia e la stima possibili da noi riserbate eternamente a Roberto, menestrello saltimbanco geniale e corrosivo, folle demonio ammantato d’infantile candidezza e innatamente, dannatamente dotato di gran cuore, quell’anno non avrebbe dovuto vincere lui l’Academy Award.
Bensì, Nick Nolte di Affliction. Ah ah. Sì, manco Norton.
Ora che, parafrasando l’incipit de Il nome della rosa di Umberto Eco, Nick Nolte è vegliardo e canuto, forse spesso solo in casa con una bianchissima canottiera macchiata solo da qualche goccia di caffè, bussate a tarda notte alla sua porta.
Nick è celebre per essere un misantropo. Quindi, può sicuramente darsi che, anche se busserete al suo uscio di casa con la stessa dolcezza d’un bambino nella notte di Halloween, lui non lo prenderà come uno scherzetto. E chiamerà la polizia, dopo avervi preso a sprangate ed essersi slacciato la cintura per frustarvi.
Ecco, dicevo… se riuscite a entrare nel suo ricco e lussuoso appartamento poiché, a prescindere dal fatto che Nick ami Kurt Vonnegut, profeta beat dell’antisistema, da tempo immemorabile è benissimo sistemato. Con tanto di pantofole vellutate e un variopinto, liscio foulard da Hugh Hefner.
Dicevo, se Nick vi farà accomodare, semmai servendovi pure un tè, abbiate il coraggio screanzato di fare il Michael Pitt di turno di Funny Games. Chiedendogli, proprio mentre Nick sta sorseggiando la calda bevanda, leccandosi i baffi e la barba incoltissima da uomo colto, quale sia l’uomo che odia di più sulla faccia del nostro pianeta.
Sì, è Benigni.
Nick, in modo poco benigno, se negli Stati Uniti danno in tv la replica di Daunbailò, urla inacidito e indiavolato come Giuliano Ferrara, augurando a Roberto la galera! Ah ah.
Vuole riempirlo di botte poiché da quella notte delle stelle, cazzo, Nick canta con Eduardo De Crescenzo:
perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te.
Il te è rivolto all’Oscar rubatogli.
No, non voglio dire che da allora Nick non scopi, ci mancherebbe. Però, quando tromba sua moglie, finito l’atto sessuale, così come accade a molti uomini malinconici con forti rimpianti, estrae una sigaretta dal cassetto del comodino e, nel silenzio del buio profondo, bestemmia.
La stessa cosa che, con ogni probabilità, fa Edward Norton dopo aver amoreggiato caldamente con la sua attuale consorte, ovvero Shauna Robertson. In quanto Ed lo prese tre volte in culo agli Oscar.
Sì, fu candidato per i già succitati Schegge di paura e American History X. Entrambe le volte perse.
E, come dice il detto, non c’è due senza tre. Infatti, venne sconfitto anche per Birdman.
Comunque, non ha molto da lamentarsi il signor Ed. Prima di Shauna, un mezzo cesso, diciamocela, trascorse non solo un Dal tramonto all’alba con Salma Hayek, alias Satanico Pandemonium.
Corre voce anche che sia stato con Cameron Diaz, Drew Barrymore, Courtney Love ed Evan Rachel Bell.
Qui ci sta proprio l’espressione alla faccia dù caz’. Ah ah.
A differenza del suo personaggio in Motherless Brooklyn, non sono affatto affetto dalla sindrome di Tourette.
Sebbene debba ammettere che durante l’adolescenza soffrii di fobia sociale, di disturbo ossessivo compulsivo, di semi-schizofrenia con auto-idolatria e auto-inculata incorporata, soffrii di nevrosi, nevralgia, ipocondria e può anche essere di letargia con un sovrappiù d’afasica bulimia mista a pessima anoressia su stress che può distruggere ogni uomo sano di chiesa e chicchessia.
Qui qualcuno ha fatto lo stronzo.
Io so chi è ma me ne fotto.
Insomma…
di Stefano Falotico
I peggiori film del prossimo anno saranno certamente meglio dell’ultima pellicola di Tarantino
Eh già, tutti fanno previsioni sui possibili film migliori della prossima stagione.
Ma è troppo facile puntare sui registi di qualità, sui cosiddetti cavalli di razza vincenti.
Ora, chiariamoci, C’era una volta a Hollywood di Tarantino, secondo me, come già profetizzai, sarà una delle solite, ultime gigionate anemiche e poco emozionanti di Tarantino.
Tarantino è un bel tipino. Ha da sempre impostato la sua carriera, girando film pieni di citazionismi che a loro volta omaggiano film del passato da lui idolatrati e adorati, quindi shakerati secondo la sua visione spesso volgarmente pulp o pacchianamente grindhouse.
Ripeto, ciò aveva un senso per i suoi primi tre film, ovvero Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown, perle che non si toccano.
Le perle non vanno assolutamente toccate. Così come le gambe di Catherine Zeta-Jones, donna ora sposata a Michael Douglas, il quale le regala tuttora collanine d’oro neanche se fosse Bob De Niro di Casinò con la sua bagascia Ginger, dunque dovete tenere ben a mente il comandamento… non desiderare la donna d’altri.
Io la desidero eccome ma Michael Douglas non lo sa perché è rincoglionito. Catherine invece sa tutto.
E non mi spingerei oltre.
Torniamo a Tarantino e non perdiamoci in freddure da Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più.
Sì, diciamocela, Kill Bill 1 e 2 valgono solo per la scena finale del capitolo uno quando un ispirato Michael Madsen recita cimiteriale, con soffice farsela nelle sue mutande, la celeberrima… merita la sua vendetta.
Sì, una battuta di dieci secondi in un film che dura quasi due ore.
Il capitolo due invece dura quasi 140 min ma non ha neppure dieci secondi di gloria.
Quindi, secondo voi questo dittico sarebbe un capolavoro?
Se la pensate in questi termini, David Carradine deve prepararvi un panino con le sue mani lerce e servirvelo con tenerezza così come fa con sua figlia ancora innocente e incosciente.
The Hateful Eight è una spossante esibizione di attori che vogliono dimostrarci di saper recitare monologhi interminabili.
E perfino la scena finale che dovrebbe risultare rivelatrice e dunque emozionante, cazzo, non sta in piedi neanche ad attaccarla con la colla.
Scusate, uno riceve la lettera di Abramo Lincoln e, anziché conservarla come la reliquia di San Gennaro, la illiquidisce nel sangue più purulento e gore?
Il bifolco Samuel L. Jackson dovrebbe prendere lezioni d’igiene da Al Pacino di Danny Collins. Il quale, a differenza sua, coccola l’epistola recapitatagli da John Lennon neanche fosse Yoko Ono.
Sì, l’accarezza con estrema delicatezza, eccitandosi come Lino Banfi di Al bar dello sport quando, contando le banconote della vincita della sua schedina miliardaria, pare che stia massaggiando arrapatissimo le cosce di Milly Carlucci dei tempi di Pappa e ciccia.
Eh, Milly è invecchiata ma all’epoca attizzava ogni uomo pugliese di verace Calore! E anche froclen, come diceva Pasquale Zagaria, dinanzi alle gambone di Milly aveva attimi assai dubbiosi riguardo la sua senile omosessualità.
Detta come va detta, la Carlucci è sempre stata una bella donna moralmente discutibile. Sì, prostituitasi a filmacci pecorecci pur di arrivare un giorno a una vita da Ballando con le stelle.
Contenta lei, contenti quelli che son stati nel suo letto per farla ascendere ai primati dei massimi ascolti della Radiotelevisione Italiana. Scommettiamo che… andò proprio così?
Sì, so che Milly è sposata da anni.
Sì, da qualche anno, da un decennio. Da un ventennio? Da un trentello? Sì, se me lo passasse su PayPal, non avrei bisogno di partecipare ai telequiz di Mediaset. Un tempo patrocinati da Mike Bongiorno, da una vita sostenuti invece dal peso extralarge per eccellenza, soprattutto nel portafoglio, cioè Gerry Scotti.
Capisco, ora Milly è sposata. Perfetto, non ci proverò, Tanto adesso è pure rifatta.
E qui alla mia vita è stata (s)fatta una frittata! Ah ah.
Sì, sono l’unico uomo della storia che, anni addietro, finì nei centri di salute mentale. Dopo che tutti appurarono che non necessitavo di alcuna Cura da Franco Battiato, ho capito che non mi piaceva manco la filosofia sempliciotta di Lucio Battisti.
Ah, ma è tutto un battistero. Sì, prima mi chiesero di recarmi ed entrare in chiesa a confessare i miei peccati, poi vollero sconfessarmi. Qui viviamo di baci di Giuda come ne Il padrino – Parte II.
Non va bene, eh? V’è un’ipocrisia dilagante, figlia appunto della moralità piccolo-borghese di cui è, ahinoi, intrisa la falsa cultura radical–chic nostrana da farisei Pater Noster e fasulle Bibbie come se fossimo in Cape Fear di Scorsese.
L’Italia, l’unico Paese al mondo ove primeggia negli incassi Checco Zalone, ove andavano forte i film banfiani, una nazione di Cornetti alla crema, di Ciccio perdona… io no!, un posto malfamato di religiosissimi mafiosi ove tutti ammiccano e provocano con pessime, equivocabili battute scontatissime sul sesso manco se ci trovassimo, appunto, nello studio dentistico della pellicola Vieni avanti cretino col compianto Gigi Reder nella stravista, abusata parte d’una spalla fantozziana di Luciano Salce.
Tarantino è figlio della nostra peggiore italianità. Non è come il grande, succitato Scorsese, appunto. Uno che in Mean Streets ficcò in colonna sonora Renato Carosone non per fare, come Tarantino, il citazionista piacione molto cazzone, bensì perché in quei bar fetidi di Little Italy nei juke–box passava davvero il Carusone. Il suo vero cognome.
Statem’ buon’, a casa tutti bene? Come ti sei sciupato. Hai mangiato? Vuoi ancora un po’ di polpette?
Sì, le madri italiane amano i figli e i loro picciotti come se fossero bravi ragazzi…
E tu invece? Stai sul timiduzzo? Henry, perché non parli mai?
Sì, in Goodfellas passa, nella stupenda scena della presentazione dei vari personaggi, Il cielo in una stanza poiché i piccoli manovali della criminalità adoravano realmente Mina.
E può darsi che su un barcone di sballati sia andata on air veramente Gloria di Umberto Tozzi così come si vede in The Wolf of Wall Street quando Margot Robbie, scatenata e smutandata, qui sembra Sharon Tate e nel film di Tarantino no.
A proposito, secondo voi, Roman Polanski, prima che Sharon fosse oscenamente trucidata dalla banda di Charles Manson, cantò mai alla sua Tate Ti amo?
Mah, secondo me vi può fornire una risposta esaustiva in merito, eh già, Brudos di Mindhunter.
Ecco, a mio avviso i peggiori film del prossimo anno saranno dei capolavori in confronto alla super porcata mai vista di Tarantino.
Quentin, hai davvero rotto il cazzo col tuo Cinema autoreferenziale, leccaculo, auto-imbrodante.
Ha ragione l’attuale moglie di Polanski, Emmanuelle Seigner. O fai un film alla David Fincher incentrato esclusivamente sulla tragedia di Sharon Tate, oppure, se devi ficcare la storiella di contorno per altra carne al fuoco, vai a fare in culo.
Scorsese ha fatto solo una scelta sbagliata in vita sua.
Ha avuto ragione Nick Nolte a non applaudire Elia Kazan nella notte degli Oscar in cui, al regista di Fronte del porto, consegnarono l’Oscar alla carriera.
Certamente, immenso regista, Elia, ma non dovevi fare il maialino.
Sennò sei (stato) solamente un figlio di puta peggiore di Clint Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo.
Ve lo dice Wallach Eli.
Ora, se non ero a Cannes, se C’era una volta a Hollywood non è neppure uscito ancora negli Stati Uniti, chi sono io per dire questo?
Be’, sono il padrone di un mulo a cui non piace la gente che ride…
E soprattutto i puntini di sospensione nel titolo, cazzo, Sergio Leone non li avrebbe mai usati.
Fanno proprio schifo.
di Stefano Falotico
A volte, anzi spesso, penso di essere Robert De Niro e Spike Lee, un mio video che vi lascerà esterrefatti
Ora sento parecchie castronerie.
Ad esempio, sento dire che Adam Driver e Timothée Chalamet sono gli eredi di Robert De Niro e Al Pacino.
Sì, Driver e Chalamet sono molto giovani e indubbiamente molto bravi.
Poi, il signor Driver sta azzeccando un film dopo l’altro. Un’incetta di grandi pellicole.
Ieri sera, ad esempio, essendomelo perso al cinema, ho visto finalmente BlacKkKlansman.
Non so se sia un capolavoro ma Spike Lee, dopo qualche anno di appannamento, ha veramente indovinato comunque un filmone.
Cattivo, che ha il coraggio della verità. E aggira tutte le trappole delle retorica per inscenare un film che, sotto l’apparenza di un thriller molto divertente e scanzonato, diventa una chiarissima denuncia e una potentissima requisitoria, senza mezzi termini, contro il razzismo e ogni forma di linciaggio psicologico.
Driver è stato ottimo. Tant’è vero che si è cuccato la nomination all’Oscar.
A proposito, il signor Lee deve odiare molto Donald Trump che sta a Washington, alla Casa “Bianca”.
Però, dopo essersi affiliato per anni con Denzel Washington, ah, adesso ha beccato John David Washington. Va be’… ah ah. In effetti è il figlio.
Oh, il razzismo è brutto, orribile.
E questo film di Lee è anche contro il nazismo, soprattutto ideologico. Infatti, Driver interpreta la parte di un ebreo.
Davvero complimenti Mr. Lee. Se non ci fosse lei con la sua sana cattiveria giusta sempre sbattuta in faccia al falso puritanesimo e perbenismo bigotto, statunitense e non, il Cinema e non soltanto la Settima Arte sarebbe stato schiacciati dalla melensa scemenza di massa che oggi tanto impera.
Sì, è uno spettacolo sconsolante. Ti rechi ad esempio su Instagram e noti un fiorire d’idiozie da lasciare allibito anche un bambino di otto anni.
Una falsità talmente sfacciata e ipocrita da indurti al suicidio perché ti accorgi che viviamo in un’era di buonismi assurdi. E non abbiamo molti strumenti per contrastare tutto ciò se non opponendocene da intellettuali, da pensatori.
Ove modelle discinte si mostrano in tutto il loro indubbio splendore fisico, oh certo, non metto in dubbio che siano bellissime ma poi, nelle didascalie citano Shakespeare quando non hanno neanche mai letto in vita loro un fotoromanzo o, ancora peggio, su una loro foto inequivocabilmente provocante, mettono come sottofondo musicale una canzone della Disney.
Veramente, roba da rabbrividire.
Spike Lee non ha mai avuto paura di denunciare cinematograficamente questo sistema osceno di finte apparenze, di bugie, di edonismo e cervelli vuoti. Ove vince quello che più “forte”, l’ariano appunto, e tutti gli altri sono relegati all’emarginazione, allo schiavismo psicologico, all’apartheid, alle razziali scremature per colpa di mentalità ottuse, testardissime. Che combinano danni a tutt’andare.
Stamattina, in radio, ho ascoltato una battuta che mi ha fatto morire…
Salvini pesava 90 kg e ora ha perso dieci chili. Sì, e noi abbiamo perso dieci anni di vita…
Sì, Salvini ha fatto il lavaggio del cervello a molta gente. E stiamo tornando indietro al fascismo.
Ve l’ho già detto. Nel mio palazzo abitano vari neri. Tutti simpaticissimi. Sono fra i pochi che mi salutano sempre.
Gli altri, per via del mio stile di vita molto particolare e non allineato ai loro canoni borghesi, sì, mi salutano. Ma mi guardano anche male.
Insomma, che ce ne facciamo di questa gente bianca tanto agiata, piena di soldi e “acculturata” se poi non sa rapportarsi educatamente col prossimo o, peggio, è educata soltanto dietro finte gentilezze che invero, sotto la parvenza di sorrisini ipocriti e compassionevoli, blandiscono puntualmente, crudelmente la tua dignità con ammiccamenti e allusioni di pessimo gusto?
Figlie della loro educazione, appunto, fascistoide?
Ecco, invece tornando ad Adam Driver, sì, è bravo. Ma non avrà mai il carisma dell’interprete di Taxi Driver.
Inizialmente, Martin Scorsese doveva dirigere Clockers con Robert De Niro protagonista. Alla fine, optò per Casinò. Ma di Clockers rimase produttore. E, fra l’altro, lo sceneggiatore di Clockers è stato il grande Richard Price.
Sceneggiatore di alcuni film stupendi di Scorsese. E de Lo sbirro, il boss e la bionda.
Film che ha fatto incontrare Robert De Niro e la giovanissima Uma Thurman. Voi sapete almeno che De Niro è stato con la Thurman? Ah, questo lo sapete.
Una sua delle pochissime donne bianche. Ora, Bob e Uma sono rimasti soltanto molto amici. E li vedremo in War with Grandpa. Dovevamo vederli anche nella serie televisiva di David O. Russell, bloccata per il fallimento di Harvey Weinstein.
Avreste inoltre mai pensato che un uomo come De Niro, un BIANCO di origini irlandesi e italiane, ai tempi di Cape Fear potesse amare Naomi Campbell? Be’, a essere sinceri, una nera non tanto “normale”. Eh eh.
Sì, Bob ha sempre amato più le nere. Dicendo in merito a questa sua scelta sessuale: perché le nere sono più vere.
Quindi, d’ora in poi non voglio più ascoltare discorsi ipocriti contro i “diversi” da parte dei Nick Nolte di turno dell’appena succitato film col Bob. Sì, Bob in questo film non è esente da colpe, anzi, ma anche Nick, nonostante la Bibbia sul comodino, è un bel porcellino… Dunque, amici, se subite una palese ingiustizia immonda, partorita dall’invidia e dalla cattiva coscienza della gente, recitate la battuta di Max Cady a ogni ora dei vostri giorni…
Leggo meglio di voi. Imparo meglio di voi. Ragiono meglio di voi. E filosofeggio pure meglio di voi! E durerò più di voi! Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro? Dovrai fare uno sforzo molto più serio, avvocato, per dimostrare che vali più di me!
Insomma, per farla breve. Ho scritto un libro su Robert De Niro che potete trovare sulle maggiori catene librarie online. Sì, molta gente gelosa della mia vita da uomo libero, di sana pianta, ha voluto farmi passare per una persona sofferente di disturbo delirante. Al massimo, posso soffrire di DISTURBO DENIRANTE. Se invece, qualche idiota è afflitto da disturbi di testa e d’intelligenza, si andasse a curare. E subito! Non si trovano, oggigiorno, molti uomini camaleontici come De Niro e con una voce più bella di Amendola. O no?
di Stefano Falotico
Tu chiamale se vuoi emozioni, ho visto Cristiano Ronaldo dal vivo, è quasi più bello di me, ah ah, e riflessione sulla vittoria di Malek all’Oscar
Sì, cazzo, non sto scherzando. Ero in giro in macchina. Dalle parti di Casalecchio di Reno, amena frazione provinciale di Bologna. Anzi, Casalecchio è una cittadina. Abbastanza rinomata. Popolata da molti cinesini. Sì, io vado d’accordo coi cinesi.
Alcuni dei miei registi preferiti sono cinesi. O comunque orientali.
Vado d’accordo anche con le loro gatte, tutte pechinesi. Adoro però fare sesso a due, quindi a tre, in maniera siamese.
Con tanto di “maionese”.
Sono un lupo comunque addomesticato. Cagnesco, latrante, sbraitante, ululante quando mi trasformo in Wolf Man.
Sì, gli amplessi io li gusto in posizione a garrese. Oggi faccio l’amore con Agnese, domani con una giapponese, poi con una coreana, una rumena, una statunitense e, perché no, anche con una russa.
Sì, continuate a russare, voi.
E non fate i moralisti. Ma che volete moralizzare? State sempre lì a giudicare. Col dito puntato, tutti intirizziti, sofisticati della minchia, eppure mai rizzanti. Vi vedo sull’ammosciato andante. Siete spenti. Sapete?
Io sono un uomo superiore. Va detto, va ammesso. E va messo anche quando lei ti domina e tu vieni inculato metaforicamente fornicando. Sì, lei ti usa da inferiore, ti umilia. Non è male però come umiliazione.
Nella vita, bisogna essere fottuti. Diciamocela.
Solo allora, nel momento topico dello stupro da Demi “topa” Moore di Rivelazioni, quando lei ricatta Michael Douglas e lo usa per i suoi porci comodi, Mike capisce che è un uomo “promosso”.
O no?
Funziona così. A te non funziona? Non ti sei piegato al sistema? Il sistema, se non vuoi farti fottere, è ricattatorio. Tu rilasci un favore, e anche qualcos’altro, che comunque è sempre ben accetto, sì, goduto pienamente, dunque dalla società troia apprezzato, ed ecco che sua signor(i)a borghesia ti spalanca le porte del piacere e anche di un lavoro più soddisfacente. Poi, basta solo prenderla… come viene.
Sarai svuotato ma almeno ti sarai “elevato”.
Goditela, che cazzo stai a pensar troppo? Non penare, impenna di pene. A chi non si adatta. Che avevi capito? Ah, ho visto della malizia in te, curati! Sennò ti diranno che sei, oltre che pensoso, davvero penoso.
Prendete quel Cristiano di Ronaldo. Sì, il Bologna ha giocato con la Juventus. Mi trovavo dalle parti dello stadio. Che palle. Un traffico della madonna.
Al che, avvisto a pochi metri di distanza dalla mia autovettura, il pullman zebrato. Con tanto di polizia a far da guardaspalle ai giocatori scendenti dalle scale eppur, in questa società meritocratica, ascendenti, no, già ascesi al paradiso.
E guarda un po’ chi vedo? Ronaldone. Col tutto il suo gel e la sua faccia da zabaione.
Indubbiamente, un bell’uomo. Come infila lui le palle, nemmeno quel centravanti di sfondamento di Manuel Ferrara.
Nel suo carnet di zoccole di ottimo “livello”, ci sono donne magnifiche. Sì, sembrano Daryl Hannah di Blade Runner. Delle androidi. Fisicamente perfette, con gambe chilometriche, movenze stupende, bacini tonici, culi stratosferici.
Sì. Ma dopo aver fatto goal alla domenica, Ronaldo, quando è a casa con la sua Georgina che, per rilassarlo dallo stress, gli rifila un massaggino… d’impuro relax, che cazzo fa oltre alla spremitura del limone?
Insomma, il succo di questo mio discorso qual è?
Sono personaggi miliardari ma vuoti. E voi li avete eletti a eroi.
Avete abdicato. Avete davvero creduto che in questo mondo possa esistere gente che, per tirare… a calci una palla e soprattutto il vostro stipendio, possa spassarsela di più. E ancora e ancora e ancora.
No, non sono populista. E nemmeno un invidioso qualunquista, retorico e nichilista.
Sono un vero realista fottutamente buonista.
Cinico perché nessuno a questo mondo merita di guadagnare più di mille persone normali messe assieme, neppure se fosse realmente Dio, e dunque io non gli dirò mai bravo. Anche se dovesse alzarsi a tre metri sopra l’erba e sforbiciare un pallone scagliatogli, di cross calibrato, a 300Km/h, infilandolo, spiazzando il portiere, nell’angolo alto dei vostri coglioni.
Sì, che viziatone, Ronaldo! Ed è pure vizioso. Ozioso forse no. Oh, si allena come una bestia…
Anche io lo sono, viziatissimo. Ma solo quando ordino il dvd di Fuga per la vittoria e, per colpa di una spedizione mal imballata, mi arriva una confezione tutta spappolata. Ah ah.
Sì, cazzo. Lì divento molto capriccioso e infantile. Cristo, ho speso venti Euro per ricevere un cazzo?
Potevo contattare l’amica di Georgina e aggiungere solo altri dieci Euro. Sì, l’amica di Georgina, per trenta Euro ti mette al tappeto.
Ma io la pago… sempre eppure non pago nessuna. Soprattutto non le plagio.
Non è normalissimo tutto ciò, no? Infatti è scandaloso! Vergogna! Andate a confessarvi, su, da bravi bambini!
Sono talmente moralmente retto da fare schifo veramente a Dio.
Sì, Dio ha peccato varie volte. L’olocausto degli ebrei e anche quello atomico, sì, devono essere stati dovuti a un attimo di pericolosità sociale del nostro creatore dei fessi.
E degli stronzi.
Dio non è stato, in questi casi, accusato d’infermità mentale e sottoposto a una cura riabilitativa? No, per chiedere, eh. Ma chi è stato quel genio del suo avvocato difensore? Buddha?
Sì, il Buddha dev’esser andato dal giudice dell’universo e deve avergli sbolognato una patacca. Pura new age di puttanate del nirvana… e del perdono cosmogonico. Grazie a una corruzione interplanetaria davvero galattica. Roba di un altro mondo.
Ecco, dicevo. Sono cinico e al contempo buonista. Cinico perché se un idiota vuole farmi credere che nel Cinema e nella Letteratura è meglio di me solo perché ha più soldi del sottoscritto nel conto in banca, no, non credo. Anche perché sono ateo. Ancora peggio se mi vuole ricattare psicologicamente, appunto, dicendomi che lui è laureato e le mie conoscenze me le posso ficcare dove dico io.
Buonista perché comunque non spetta a me convincerlo delle sue presuntuose convinzioni. E dunque sono per il motto vivi e lascia vivere. Solo se la merda non lascia vivere me, gli spacco il culo.
Se volete dire che avete sbagliato tutto, è così.
Se poi mi volete dire che forse sono bello più di Ronaldo e ho molto più cervello di lui, ovviamente ciò è chiarissimo.
Però allora Dio qui ha sbagliato ancora una volta.
Se volete dirmi che Rami Malek è stato più bravo di Christian Bale, no, non è così.
Se invece mi dite che ha vinto l’Oscar perché ha interpretato in maniera ottima, per carità di Dio, non lo metto in dubbio, Freddie Mercury, un idolo amato da grandi e piccini, e la sua vittoria farà lievitare ancor più alle stelle le pre-ordinazioni del Blu-ray di Bohemian Rhapsody, è così.
Anche perché sono sicuro che il patron degli Academy sia forse amico del direttore della 20th Century Fox.
Potrebbe vagamente essere così?
Sì, cazzo, è così.
Detto ciò, ho già pre-ordinato gli steelbook sia di Bohemian Rhapsody che di Vice.
Perché io sono Dio. E ho tutto…
Ah ah.
Sì, ho detto tutto…
– Oh, vedo che una “sana” curetta ti ha fatto crescere tanto. Oh, però attento a non diventarmi De Niro di Cape Fear. Sono contento. Hai seguito dunque la notte degli Oscar. Che forza. Non cambi mai tu, eh? Coi tuoi ideali, le tue utopie. Sei un sognatore. Sei un grande. Sai, mi stai convincendo. Anzi, mi hai convinto. Sei un genio.
Complimenti, adesso sei pure un bell’uomo.
– Anche quindici anni fa lo ero, caro Nick Nolte.
Scusami ma, al pari di Nick Nolte davanti a Elia Kazan, nella notte degli Oscar, quando De Niro e Scorsese, ahimè, consegnarono la statuetta onorevole a Elia, no, io non posso salutarti.
Mai, mai più.
– Perché?
– Guarda, al più posso stimarti per il tuo lavoro. Ma come uomo sei un maiale che ha distrutto tante vite. Con me, però, non ci sei riuscito.
Ma fottiti lo stesso.
E se vuoi spaventarmi… ti potrei fare qualcosa che non ti piacerebbe per niente, qui, adesso.
di Stefano Falotico
TOP TEN Nick Nolte
Oggi, amici e (a)nemici, voglio parlarvi di quello che a mio avviso, e io ho sempre ragione, è uno dei più grandi attori di tutti i tempi e anche di tutti i templi. Sì, a costui, dopo la sua morte, eleveranno statue altissime negli anfiteatri perché Nick Nolte è l’incarnazione di una tragedia di Eschilo.
E, nell’Arena di Verona, a tre mesi dalla sua scomparsa, tutta la gente canterà in memoria di questo bestione che da giovane aveva un fisico da Dio greco, per un Festivalbar all’insegna di Nick, uomo del Nebraska come uno dei più bei album di Springsteen. E infatti, tra la folla esultante, apparirà il Boss col suo volto roccioso a spronare le condoglianze con delle ballate dolci e anche amare (sì, tanto poi la gente, finito il cordoglio, fottendosene, andrà al mare, mangiando focacce) come l’ultimo film con Nick protagonista: Head Full of Honey.
Quest’attore titanico, scandalosamente candidato agli Oscar soltanto tre volte, due come protagonista per Il principe delle maree (Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti lo sbudellò in maniera cannibalistica) e per Affliction. Ma assurdamente fu sconfitto da Roberto Benigni de La vita è bella. E all’annuncio di Roberto come vincitore, Nick ci rimase di sasso e pensò in silenzio: ma guarda un po’ se me lo doveva mettere nel culo uno nato a Castiglion Fiorentino, un tipo da Castiglione delle Stiviere, uno che se non imbroccava la follia sua giusta l’avrebbero internato in manicomio. Ma cose da matti!
Poi come non protagonista per Warrior. Ma Christopher Plummer ancora una volta lasciò Nick a bocca asciutta. E Nick, finita la cerimonia, rilesse il suo autore preferito, Kurt Vonnegut. Pensando stavolta: sì, è tutta una puttanata questa vita. Tutto è capovolto. Che vita di merda.
Ecco, ma quali sono le dieci migliori performance di Nick?
Andiamo a casaccio.
I guerrieri dell’inferno, 48 ore, Addio al re, New York Stories, Cape Fear, Il principe delle maree, Affliction, La sottile linea rossa, Triplo gioco e il cammeo di Run All Night.
Questo è quanto.
Vedete di andare a prendervelo nel culo.
di Stefano Falotico
Mi son commosso davanti a me stesso e ho riso tantissimo
Improvvisamente, nuovamente, scopro che piaccio moltissimo alle donne. Ora, non dovete dar retta a tutte le panzane che vi rifilo. Io ne ho avuta qualcuna, anche se ho sempre avuto il dubbio che non fossero donne. Non è che erano delle cangurine? Sì, ci sono, vivono in Australia e, pur d’incontrarmi, hanno attraversato l’oceano, zampettando fra le onde. A parte gli scherzi, fu dilettevole sperimentare la parte affettiva di me, spesso da me stesso rinnegata. Quando mi do, so di soffrire molto, perché l’amore vero richiede sacrificio totale e significa accettare il gioco, la sfida, con sfacciataggine estrema. Allora crollano i pudori, i residui dubbi si sfaldano, la maschera scivola e le incertezze devi lasciar da parte se vuoi “sfondare”. Ecco, qui ho calcato la mano, e so di aver peccato. Mi perdoni, padre, mi assolva con tre Ave Maria.
Sì, mi ricordo di tantissimi anni fa quando “scelleratamente” mi masturbai, al che in tutta fretta mi recai alla basilica di San Luca, perché talmente “grande” fu il mio peccato che andava obliato in un’abluzione quasi battesimale, per estirpar la colpa e far sì che m’intingessi nella purezza profonda del mio esser spoglio davanti a Cristo, in remissione sincera.
Ricordo i patimenti mistici di quelle giornate deliranti, sospese fra l’adulazione all’aldilà inattingibile e la carnalità adolescenziale unta e bisunta. So che all’epoca i brufoli s’addensarono sulla mia pelle efebica, e rammento ancora come la “rammendai”. Sì, ne faccio qui ammenda, e vi chiedo scusa se in quel periodo mi presentai con quella faccia simpaticamente escrementizia.
Da anni immemorabili, non credo a Dio. Perché soltanto un pazzo potrebbe credere a un’entità superiore che domina i destini di poveri disgraziati, qual siamo noi tutti, in questa condizione umana che spesso ci rattrista e penar ci fa tra dilemmi, il proceder lemme lemme e la flemma, appunto, davanti a una donna elegante per non apparire troppo surriscaldati. Sì, conservate la calma quando lei accavallerà in modo birbante, e annuite solleticanti eppur maliziosi dirimpetto alle sue pose così vogliose. Attendete l’attimo nel divenire e poi verrete di tutto venare, no, peccato veniale. Eh sì, i vasi dilatatori…
Lo conoscevate il verbo venare? Ah, ma andate sverginati, no, svernati!
Devo esservi onesto. Io non sono un campione nel corteggiamento, anzi, spesso mi faccio sopraffare dalla figa, no, foga, imbarazzato esito talmente tanto da indurre la mia preda a mollar subito la presa e a mollarmene una. No, non una sberla, proprio una scoreggia che sdegna la mia esagerata cautezza. Perché la donna media ama l’uomo arrogante che, già imbestialito dalla sua sensualità dirompente, procace, a dir poco avvenente, è zotico e gorgheggia infoiato l’amplesso subito desiderato, ponendosi già troppo accalorato. Le donne dicono che uomini così a loro fanno sesso, a me fanno schifo. L’amplesso va pacatamente desinato, gustato con l’antipasto sfizioso di una chiacchierata che può durare per ore. Sì, perché più durano le frottole, più fra una banalità filosofica e l’altra si mordon le frittelle, tese solo a farlo diventare terso, tesissimo e fritto, no, ritto, più lei non si accorgerà che avete “sbottato” precocemente. Ah ah. Che spiritoso che sono, sono un discolo.
Nessuna donna, ma anche nessun uomo, crede che io abbia 38 anni, anzi, a Settembre ne farò trentanove. Vorrei farmene quaranta, ma trentanove mi spettano di giusti ani, no, anni. Perché, quando mi sbarbo e non assumo robaccia antidepressiva che appesantisce il mio ventre, sembro un trentenne a dir molto.
Invero, la mia apparenza non mente sulla reale età anagrafica ma credo che chiunque, guardandomi nell’anima dei miei occhi, scorga che sono giovanissimo. Non son vergine ma il mio sguardo emana lucentezza viva, scevra di ogni corruzione adulta. Sì, esprimo romantica dolcezza anche quando me la tiro da stronzo. Perché non si addice alla mia natura genetica, estetica, esegetica del mio cuore, essere un figlio di puttana. Sì, alle volte sbraito, do di matto, molto meno rispetto a prima, anzi oramai mai, perdo facilmente la pazienza e sbrocco, ma non perché sono una schiappa e un brocco, perché sento troppo e mi è complicatissimo gestire il turbinio abissale delle mie emozioni voraci, veraci e anche, non so, trovate voi un aggettivo che faccia rima baciata con la mia sibillina autenticità smodatamente limpida e pugnace.
Sto riguardando tutti i Blu-ray che avevo comprato e mai avevo visto. Film che avevo già visto ma non ancora in Blu-ray.
Sto rivedendo Cape Fear e i suoi contenuti speciali.
Sto parlano del remake di Scorsese, sì, il promontorio della paura.
Ecco, a chi saltò in mente di affibbiargli questo sottotitolo? Promontorio è stupendo. Potevano tradurlo anche con cima, capo, sommità, sai che merda…
Vi devo essere obiettivo. So che vi stupirà questa mia affermazione, ma Cape Fear è un ottimo thriller con ambizioni metafisiche, ma non è un grande film, per niente.
È sorretto da una suadente colonna sonora, riciclata penso, sì è così, e lo sceneggiatore Wesley Strick ha cancellato troppi eccessi della prima versione, ma non ha tolto alcune scene che secondo me sono fastidiose. Come quando (in tv raramente passa integralmente) De Niro mangia la guancia di Illeana Douglas. Abbastanza vomitevole e di cattivo gusto. Max Cady è uno psicopatico ma non sino a questo punto così barbaramente mostrato.
No, non è un grande film. Ma comunque va guardato in lingua originale. Con tutta la stima per la buonanima di Ferruccio Amendola, la voce originale di De Niro, con le giuste intonazioni, i tintinnii lievi della testa e la pettinatura leonina così ben “acconciata” alle sue ottimamente cadenzate corde vocali, rende appieno giustizia alla grandezza della sua interpretazione.
Poi, perché citate quella frase… imparerai che vuol dire perdere?
Dice in effetti You’re gotta learn about loss. Che potremmo tradurre più appropriatamente con hai da imparare sulla perdita. Sul senso della perdita. Perché in galera Cady ha perso la sua anima. Non soltanto degli anni.
E lui non dice… roba tipo… ci voleva qualche vizio per ricordarmi che sono un uomo.
Uomo, virilità e il concetto di perdente appartengono alla nostra cultura italiota. Alla nostra folle visione fra bianchi vs neri, fra vincenti e vinti. Roba tutta fottutamente, laidamente italiana. Lui dice… per ricordarmi di essere umano. Perché sì, Cady ha stuprato e si è macchiato d’infamia, ha lordato la sua coscienza, ma ha perduto soprattutto la sua umanità. Ed è per questo che è un fan di Nietzsche e di altre teorie superomistiche che comunque lui distorce a piacimento.
Sono dettagli importantissimi, cazzo.
Ora, vi siete accorti che è forse l’unico film di Scorsese che indugia sui tramonti rosati e le stelle cadenti?
Perché la fotografia è del lynchiano Freddie Francis. E The Elephant Man e Una storia vera vi dovrebbero dire qualcosa in merito.
È in questi scorci che Cape Fear diventa metafisico.
Perché il significato intrinseco della vita è nel profumo delle stelle.
Perché ci svegliamo ogni mattina, nonostante tutte le sfortune del mondo, e continuiamo a emozionarci? Perché, come sostengono Freud e Jung, fin dalla nascita possediamo una sorta di coscienza sociale figlia della nostra genetica emozionale? No, una grande balla.
Perché Dio non esiste, ma credo fermamente che esista qualcosa che ci rende unici. Qualcosa di profondamente inquietante, a ben vedere, che non ci permetterà mai di essere delle scimmie, neanche se lo volessimo.
E io non posso essere pazzo neppure se m’impegno dannatamente talvolta per sembrare tale.
Da tempo poi, devo confidarvi, che sono terrificato dall’idea della morte.
Forse, siete troppo occupati nelle vostre competizioni balorde e nelle vostre stronzate ignobili quotidiane per capire ciò che sto cercando di dirvi da una vita.
Oggi muore un tuo amico, domani la donna che ami o ti eri illuso di amare, domani i miei genitori, ieri i miei nonni. E noi perdiamo, giorno dopo giorno, qualcosa.
Quel qualcosa che ci rendeva simili a Dio. Nella nascitura onnipotenza della nostra innocenza.
T’insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.
(Pier Paolo Pasolini).
In verità, noi tutti siamo già uomini quando abbiamo tredici anni ma siamo obbligati, giocoforza, a nanizzarci perché non abbiamo indipendenza economica, i genitori ci attanagliano perché pensano che una vita programmaticamente corretta sia quella sana, nessuna quarantenne farebbe sesso con noi, non sarebbe moralmente lecito, veniamo imbrigliati da retorici retaggi e ricatti scolastici per essere indirizzati…
Un’immane, orrenda ipocrisia. Come quella di Nick Nolte.
Voi non smettete di guardare alla vita con la vostra poesia.
E non avrete più paura di niente e di nessuno… anche di uno che guadagna centomila Euro al mese e v’impone sadico e smargiasso la legge del più forte…
Adesso vi mando a cagare e mando a fanculo anche me stesso. Ah ah ah.
Buonanotte.
Buona visione.
di Stefano Falotico
Attori bolliti: Eddie Murphy, toccato dalla grazia… trasformava tutto in oro…
Oggi, è il turno di uno stracotto, iper-cotto, super fritto più di una sogliola, Edward Regan Murphy, nato il 3 Aprile del 1961 a Brooklyn, cinematograficamente conosciuto semplicemente come Eddie Murphy.
Un nero spritosissimo, spuntato dal nulla che subito a inizio anni Ottanta fa un botto clamoroso con due pellicole fenomenali, che diverranno immediatamente dei classici intramontabili, ovvero 48 ore di Walter Hill e Una poltrona per due di John Landis. Film quest’ultimo che, come sappiamo, oramai è un appuntamento fisso e inderogabile della notte di San Silvestro e, almeno qua da noi, è diventato il film per eccellenza che inaugura l’anno nuovo. Come dice Eddie in questo film, con la strepitosa voce del compianto Tonino Accolla e la sua risatina che diverrà un marchio di fabbrica irrinunciabile, bello anno a lei…
Nel 1984, cioè soltanto l’anno dopo, Murphy, che in quel periodo era toccato dalla grazia e trasformava tutto in oro, azzecca un altro film campione d’incassi stratosferico, Beverly Hills Cop di Martin Brest, un film che, se vogliamo giudicarlo col senno di poi, è certamente divertente ma del quale onestamente, ad anni di distanza, non comprendiamo il successo quasi imbarazzante ed esagerato.
Ma Murphy, con questo terzetto, quando ancora non ha, pensate, nemmeno venticinque anni, ottiene tre nomination consecutive ai Golden Globe e s’impone ineludibilmente come uno dei migliori e più brillanti performer del mondo.
Poi, di colpo l’incantesimo svanisce e arrivano subitaneamente i primi flop incredibili, La miglior difesa… è la fuga e Il bambino d’oro.
Ci pensa John Landis ancora una volta a tirarlo su. Girano Il principe cerca moglie, un film che sbanca immensamente, ma del quale personalmente non ho mai capito come abbia potuto suscitare tanto clamore, perché a mio avviso è un film abbastanza noioso e sopravvalutato. Metacritic, in questo, mi dà ragione, e gli assegna un 47% di media recensoria.
Comunque sia Murphy riagguanta il pubblico e lo conquista nuovamente.
Gira Ancora 48 ore, sequel del fortunatissimo suo film d’esordio, e poi tutta un’altra serie di film fallimentari. I distributori italiani affibbiano al film Boomerang il titolo Il principe delle donne, come specchietto per le allodole per attirare il pubblico che aveva amato e idolatrato il succitato film di Landis. Una mossa pubblicitaria comunque irrisoria. Il film è davvero volgarissimo e non fa ridere nessuno.
Poi Murphy esce con uno stranissimo “ibrido” di Wes Craven, Vampiro a Brooklyn, e spiazza tutti, soprattutto il botteghino. Altra pellicola forse incompresa ma micidiale e letale per la sua carriera. Un disastro commerciale e di Critica vertiginoso.
Murphy però sa sempre reinventarsi e l’anno dopo, nel 1996, fa di nuovo sfracelli con Il professore matto, tanto da scatenare dei seguiti. Altra candidatura ai Golden Globe.
E non va malissimo neanche con Il dottor Dolittle. Almeno a livello di pubblico. Ma in verità il film qualitativamente più bello è la geniale commedia Bowfinger del grande Frank Oz, ove duetta meravigliosamente con Steve Martin.
Nel 2002, lui e Robert De Niro credono che basti girare un assurdo film sui reality show e la polizia, un buddy cop movie insomma della Warner Bros, per resuscitare il tema nostalgico della strana coppia da 48 ore, ma il loro Showtime non se lo fila nessuno. Non è poi così disdicevole come si dice, ha ottime scene d’azione e un buon ritmo, ma segna un altro passo falso per Murphy.
Per non parlare di Pluto Nash e Le spie.
Nel 2006 però Murphy stupisce ancora tutti, e ottiene addirittura una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista per Dreamgirls di Bill Condon. Potrebbe essere la volta giusta per rilanciarsi?
Macché!
Arriva nei cinema con Tower Heist assieme a Ben Stiller ma il film non viene affatto amato.
Nel 2016 infine esce con Mr. Church, un film da noi ancora inedito, e per questo suo ruolo riceve numerosissime candidature dalle varie associazioni di critici statunitensi. E il regista Bruce Bersford era uno che un tempo sapeva il fatto suo. Murphy è in forma ma il film non lo guarda nessuno e la Critica lo boccia sonoramente.
Murphy dovrebbe girare, non si sa quando, il seguito de I gemelli con Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito, Triplets, e un biopic su Richard Pryor. Ma al momento è piacevolmente in vacanza e se la spassa con la sua bellissima biondona Paige Butcher.
Ma è pazzesco che uno che a soli ventun anni è stato re del box office, dopo circa quarant’anni (eh sì, siamo nel 2018), non si sia più ripetuto a quei livelli.
Abbastanza sconsolante e triste.
Su, Eddie, non hai neanche sessant’anni… hai ancora, visto che la vita media si è allungata, ancora una trentina d’anni per regalarci altre cazzate immonde.
Sarai prestissimo protagonista di Dolemite Is My Name per Netflix. Forza!
di Stefano Falotico
Sfacciato
Pecco di molti “sbandamenti” con guide brusche nel bermi il Lambrusco di sigaretta avvinazzante e briosa, mi segnalano perché suono ai campanelli ma “spingo” d’altri “posteriori”, detto enorme fottersene…
Stamane, dopo una lieta colazione dal grondar fra un’occhiatina alla scosciatrice del tavolo 3 su profumo “Chanel n. 69” e una dotata matrona slinguazzante un panino con la porchetta e il suo compagno impiegatino già “insalsicciandolo” dell’annusargliela con “zucchero” mescolante occhiolini per il suo muscolino da “cappuccini”, dopo un girello “mascalzone” in questo lazzaretto di cittadella, torno a casa e vorrebbero rovinarmi la mattina, perché di sveltezza mi spoglio in nuda sfacciataggine del mio pisello avanti a me specchiante su eretto petto robusto e fiero, ma ricevo una telefonata che vorrebbe rendermi scalzo. Di nuovo, eccola là, gatta ci cova, una mezza matta psichiatra depressa del CSM, che mi chiama a colloquio perché renda conto, rendiamocene…, d’una segnalazione a me perpetrata, non a mio danno come desidererebbero ficcarmelo nel sedere, bensì ad altro incularli d’anno in ani. Che nani sono se vogliono fregare un gigante come me?
Mi presento a dissertare di tal sciocchezzuola formale in abiti poco consoni all’ambiente.
Odorante sperma della sera prima fra le mie mutande, da qualcheduna “inzaccherate” in “losco” affondarlo e poi esplosa nel goderselo, propagante questo sudato odor di maschio inaffondabile (eppure sfonda…) e “pennellante” affreschi memorabili alle mie donne imploranti impagabili “tinte”, mica le parrucchiere… la mia lozione pettina il pelo e irrobustisce nel “rinfoltirla”, non sbianco ma incalzo, lei s’incazza e io, sempre con spavalderia invidiabile, espongo per filo e per segno di come taluni delinquenti, gelosi della mia autentica, vera libertà golosa, che mai sarà contraffatta per svendersi alla prostituzione del porcile, ambiscono ancora allo spegnermi con “denunce” formato cazzo di cani che sono.
Sarei, a detta di tali egregissimi, “colpevole” di tale “accusa”, quindi totalmente consapevole di non poter essere toccato e averli solamente che fatti, nel fegato, ribollire, rimestando nel loro specchio della vergogna tutte le gonnelle che di falsità pregano sotto la “cappella” perché s’innalzi nell’osanna di alleluia. E dagliela, dai!
L’abbiamo avvistato sotto casa con una sigaretta in bocca e una posa da Humphrey Bogart, s’è sporto poi dal finestrino, salutandoci con la manina, ha azionato il motore e ha svoltato in modo sgommante. Forse, in bocca, aveva anche una gommina da masticare. Divincolandosi dalle buche, quindi, s’è eclissato al buio. Apparendo, riapparirà e questo ci fa paura. Perciò, abbiamo ritenuto “obbligatorio” rivolgerci al reparto competente ché possa “ricoverarlo” di castrazioni chimiche e sedanti le sue impennate…
La psichiatra non con-testa (eh, è una strizzacervelli) e constata la mia totale lucidità mentale, non predispone nessun intervento “chirurgico” né momentanee lobotomie, l’assistente infermiere mi fissa e trattiene la risata, poi non resiste e platealmente scoppia in un liberatorio: “Stefano, come lo piazzi nel culo tu a questa gente standotene solo fermo nella piazzetta del cortiletto, neanche Max Cady di Cape Fear quando sta appollaiato sul muretto dell’avvocaticchio della minchia…”.
La psichiatria rimane basita dinanzi a tale megalomane menefreghista. Perché non ho commesso nessun reato, d’alcuna infrazione ho trasgredito, e perciò posso perfino agire legalmente assieme al mio avvocato, Gregory Peck.
Morale: nella vita faccio quel cazzo che mi pare e, con beffardo Travis Bickle, “orgasmizzarmi”. Se provi a farmi male con espedienti “rabbonenti”, curo la tua demenza e paghi un risarcimento per danni morali. Chiaro, porcellino attentatore?
Insomma, con classe, guida “manubriante” da James Dean, li ho fottuti.
Ciao, ciao.
Adesso, mi aspetta un gelato alla stracciatella, detto anche scioglimento del cioccolato bianco in una nera appetitosa. Non una con cui va questa gente, ma una modella di glassa succosa.
E succhiandomelo… fra il “dito” e il farmela “normale”, da dietro lo ficco in total sco(m)par(ir)e. Ecco, sta scappando! Sì, rimettilo dentro! Ah ah!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)