Da quando vidi Jack Nicholson, scoprii di essere più pazzo nel cazzo di lui, anche più wolf, e amai ogni tuffatrice nello sciacquio dei miei ormoni zampillanti su sopracciglia grottesche
Sì, questo Jack malsano che prende l’ascia e tormenta il sonno dei familiari, minando la sanità mentale del suo stesso cuore, dapprima morbido come un plaid, poi infervorato come l’uomo duro che non si schioda e inchioda i buonismi al loro “attaccapanni” sporchi. Rivelando il vero sé, cattivo, come nacque malevolo, danzante fra stanze tappezzate del suo sangue vivo, divorante ogni bugia e fluttuando tra camere da bagno su allucinazioni di donne decrepite e asciugamani torbidi ove il senso del peccato è un culetto “asciutto”. Egli, voluttuoso di donne gloriose, succhiante di labbra sottili, freneticamente furibondo e “schizzato”, un uomo che se ne frega della religione e inneggia alla pornografia col “caldo” in mano di questo “salice” sociale, sputtanando tutti, sia i bambini sgridati da maestre fetenti e sia le stesse maestrine da lui “imboccate” su “bacchetta” ardente.
Egli è Jack, io esagero di più, fottendomene. Andando in piscina e gettando l’amo di mio “pesce” a una che fa “dorso” su mio “scialacquarmelo” di gran sbattimento, in quanto son annoiato, non sarò principe ma di “rana” son libero, le “annodo” nelle “bollicine” della doccia fredda ai borghesi che invidiano il mio “inabissarlo” su suo “inalberare” il pompaggio e quindi lo “affogo” a un’altra bagnata.
Ho sempre preferito il virtuale alla realtà “comunemente” (in)tesa. Virtualmente, puoi far quel cazzo che vuoi, senza donne che chiedano in cambio il tuo uccello e senza altri cazzi maschili per la testa. La pen(s)o così e credo sia una visione un po’ del cazzo ma sostanzialmente fottuta.