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Blood Work di Eastwood è un capolavoro, The Night Of è superiore a True Detective, Fino a prova contraria, super video


16 Feb

Blood Work

Iniziamo così, poi arriviamo a Clint.

Ribadisco e non me ne frega un cazzo.

Bohemian Rhapsody è un bel film, anzi, un gran bel film.

Io ne sottolineato i difetti. Che sono tanti, madornali. Ma mi spiace contestare la bischerata che ha detto Frusciante. Definendo questa pellicola una ciofeca imbarazzante con un Malek ridicolo e macchiettistico.

No, il caro Fede ha pigliato, come si suol dire, una cantonata tremenda. La sceneggiatura è, sì, in effetti, molto puerile. Sino a un certo punto, però. Ci sono molte scene sentite, vere e commoventi. E Malek mi ha indotto a trattenere le lacrime più di una volta durante la visione. È stato magnifico. Vulnerabile, fragilissimo quanto invincibile.

Grandioso, larger than life come quando, prima di morire, prende finalmente consapevolezza che la sua linea del tempo è giunta pressoché alla fine. E allora regala a tutti un concerto straordinario.

Perché Freddie Mercury non è nato per avere una vita “normale”. È nato per soffrire come un animale, per combattere ora dopo ora la sua diversità, lottando perennemente contro un mondo ostinato e testardo che avrebbe preferito che lui si adattasse ai dettami burocratici e impiegatizi di una vita “tranquilla”. Senza troppe inquietudini, soprattutto dell’anima/o.

E allora tutta la gente come lui, disperata e sconfitta si riunisce a Wembley e si esalta dinanzi a quest’uomo che, contro tutto e tutti, soprattutto sempre in conflitto con sé stesso, con le proprie contraddizioni, prende su il microfono, nonostante la sua malattia sia già in stato piuttosto avanzato, e ricorda a tutti cos’è la vita.

La storia è stata scritta, peraltro, da Peter Morgan. Che non è il primo scemo del villaggio.

E sul mio profilo Instagram ho inserito due scene tratte da Bohemian Rhapsody che mi hanno molto emozionato. Quella in cui Freddie, dopo la festona, capisce che è un uomo terribilmente solo. E non saranno i soldi e il sesso a consolarlo. E allora bacia Jim Hutton in bocca. Jim Hutton ricambia passionalmente ma poi gli dice che sarà davvero il suo amante soltanto quando Freddie Mercury, cioè LUI, avrà capito chi è e soprattutto quando Freddie amerà sé stesso. E non farà le cose per compiacere soltanto gli altri di cui forse di lui non importa molto. Trovando la forza delle sue scelte.

Alla gente interessa la maschera, il divo, la star. Ma non sa…

E la scena quando Freddie si trova nel suo appartamento di lusso, già perduto nella sua solitudine immensa. Come un Nosferatu di Herzog. E Roger Taylor/Ben Hardy va a fargli visita.

E rifiuta di cenare con lui perché ora il nostro Roger non ha più tempo da “perdere”. Ha famiglia e figli.

E Freddie accetta suo malgrado ancora di stare solo e non potersi confidare.

Peter Morgan…

Ha sceneggiato Hereafter di Clint Eastwood. E ho detto tutto.

Si è scatenata una simpatica discussione su Eastwood in zona Facebook.

Al che, all’improvviso qualcuno, sprezzante, entrando a gamba tesa, ha azzardato di offese pesanti contro il sottoscritto, del tutto gratuite e decisamente forti.

Io ho detto che chi non ama Blood Work necessita di operazioni al cuore. E lui, con villania inusitata, mi ha risposto:

– E tu necessiti di operazioni al cervello.

 

 

steele

 

Proseguendo nel vile affronto in maniera esponenzialmente invereconda. A far da paciere a tale duello infernale, ecco che sono intervenuti perfino dei luminari.

Io ho lasciato stare, preferendo glissare, in quanto la mia signorilità eastwoodiana non può scomporsi per quattro pomodori in faccia. Non siamo a Carnevale ma, da dietro un pc, diamo lo screanzato diritto a chiunque d’insultare in modo inusitato senza che costui voglia aprirsi a un confronto educato ma soprattutto reale.

Di mio, sì, sono surreale ma soprattutto irreale. Quello a cui state assistendo della mia persona ha del sovrannaturale, emana una forza sovrumana. Io sono Dio. Se non lo sapete è perché il diavolo vi ha fottuto. Ah ah.

Sì, come è stato possibile un equivoco “giudiziario” di queste proporzioni immani?

Ma è successo, purtroppo.

Io perdono ma non mi fate arrabbiare. Perché Clint sa, anche John Turturro aveva capito tutto dapprincipio.

Altro che le filosofie esistenziali di Rust. The Night Of è un capolavoro abissale. Se amate le “figate” di Pizzolatto, sì, son buone, anzi ottime. Anche la carne alla pizzaiola lo è. Soprattutto se servita da Nic, ma non Pizzolatto, Cage di Stregata dalla luna.

Ma son anche talvolta panzane sofisticate per pessimismi da quattro soldi, utili a teenager mal cresciuti con lo spirito nichilista fra vigliacche mura.

Mi stupisco davvero nel pensare a come possiate considerare The Night Of inferiore a True Detective prima stagione.

True Detective è un eccelso trip ma qui parliamo di una serie nerissima, spettrale, che ha scardinato il sistema giuridico americano dalle fondamenta, ha sbudellato lo schifo di una società marcia.

Che assolve e fa mea culpa oramai quando è davvero, davvero troppo tardi. Benvenuti, come diceva Plissken, nel mondo della razza umana.

La realtà è orrida, mostruosa, terrificante. Ed è sempre buio anche quando ci sono bagliori di splendida luce.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera.

Lo scrisse Quasimodo e io non sono quello gobbo di Notre-Dame. Non lo sono mai stato. Che questo vi piaccia o meno, questa è la verità. Guardiamoci in faccia. Ed è magnificamente grandiosa nella sua tremenda, sconcertante infinità.

Il genio! Quanto avrei realmente amato essere colui che volevate immaginare che fossi.  Quanto vorrei essere amaro, invece so stare agli scherzi.

Perché giammai avrei sofferto nel vivere in un mondo d’idioti, di superficiali, di frasi fratte e luoghi comuni. Fortunatamente, (vi) sono nato. E, nel quotidiano patire, ripartire e anche talvolta poltrire, rinasco sempre con più stile.

Dunque figlioli, se pensate che la vita sia solo rose e fiori, siete davvero fuori.

Se pensate che io non crollo mai, è proprio così. Perché sono più forte?

No, perché la realtà l’ho sempre conosciuta. Ed è bellissima oggi, domani tristissima, oggi una gioia e domani un dolore atroce.

Se rifiutate ciò, c’è sempre la casa di Big Jim. La trovate dal cartolaio sotto casa mia. Assieme ai pastelli, ai righelli, ai goniometri, alla carta bianca, immacolata contro la penna stilografica noir.

Amo immensamente le sfumature.

Grigio notte, plumbee, malinconiche, tetramente stupende.

E vago di notte con le scarpe tutte rotte, poi domani è un altro giorno e vi saranno nuove rotture di coglioni. E non ci piove. Invece piove. Soprattutto sulle vostre teste. Io ho oramai ombrelli collaudati, a prova di merde di piccioni e piccini.

Scusate, ora una barretta di cioccolato mi aspetta. La gusterò. Sì, sì, sì.

Sì, Debito di sangue è un capolavoro. Ma non perché si tratta di una storia di vendetta cazzuta. Ove Clint scopre che colui che considerava il suo miglior amico è invece colui che lo ammira così tanto da volerlo, paradossalmente, rovinare.

No, il film non è questo. Il film è un film sul TEMPO. Sul cuore che batte, sulla linea d’ombra.

 

di Stefano Falotico

 

C’era una volta la vita, non c’è più, c’è l’aldilà, super sparata alla Rust Cohle


27 Jan

truedetective

Questo. È di questo che sto parlando. È questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Durante le nostre quattordici ore filate a guardare corpi morti, questo è quello che pensi. L’avete mai fatto? Li guardi negli occhi. Anche in una foto. Non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli. E sai cosa capisci?

Che loro l’hanno accolta. Uhm, non subito ma proprio lì, all’ultimo istante. È un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati e poi hanno visto… hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciare, lasciarsi andare. Hanno visto in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà. E allora puoi lasciarti andare. Alla fine non devi aggrapparti così forte. Per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa. Erano semplicemente un sogno. Un sogno che si è svolto in una stanza sprangata. E grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Puzzolento: variante arcaica di puzzolente. Miei pezzenti.

La demenza della società di massa e la paura inflitta e restituita

Tutto sbagliato dalla A alla Z. Anzi, da teorema del delirio con tanto di Pi greco.

Un tragico sbaglio, una cosmica tragedia. Un momento duraturo di sbadiglio e le porte dell’inferno, nello strazio irrimediabile, irredento di fiamme ardenti, si spalancarono tremende.

No, tutto uno sbaglio. Sin da quando l’anima, dissociatasi dai miei coetanei, frivoli, carnascialeschi, immondamente festaioli, ossessionati da abissali, infime competizioni sessuali, da tribali rivalità malsane a base di giochetti adolescenziali immaturi, si spalmò nella notte, nel lucernario incandescente di un sogno languidamente malinconico.

Al che, con irruenza funesta, con ricatti maldestri, con provocazioni indigeste, ecco che adulti pasciuti, goderecci, insensibili, porci e lerci, con le loro clamorose allusioni, attentarono alla mia immacolata verginità. Stuprandola con imbecille, invereconda ottusità.

Provocando con far bieco e ipocrita. Al fine che smettessi di languire in una zona solitariamente ermetica ai confini dell’immaginazione più favolistica. E, come un bravo soldatino, mi attenessi agli ordini, alle prescrizioni di un mondo che non concede vacanze, eremitaggi, soste impreviste e passeggere sviste. E che t’inciterà, caudino, sempre a immiserirti nel porcile più suino e obbediente supino al lestofante, potente imbroglio. Perché anche tu, adattato e conformato alle istanze, piegandoti alle invettive, accetterai volente o nolente le comuni direttive. E, in questo filisteo patto sociale, non sia più di disturbo a nessuno con le tue sacrosante ire, con le tue inaudite verità considerate cretine.

Strozzato da un asfissiante lavoretto logorante ad attendere il tempo libero per cazzeggiare stolto nel cortile.

Corteggiando belle signorine a cui offrire rose e fiorellini, a tracannar birra in qualche localino, ad ascoltare musichetta in radio e a ridere scherzare, stupido e piccolino, come tutti questi falsi adulti che, invero, son soltanto sciocchi, presuntuosi, cafoni bambini.

No, non ha funzionato. E io sapevo che non avrebbe funzionato. Perché son sempre stato un tipo troppo sofisticato per potermi sbloccare solo con una squallida scopata.

Perché io sapevo che un ambiente carino e tenero non avrei mai incontrato. Bensì un lupesco pasto ingordo della mia carne e della mia anima divorata, smembrata, macellata e poi ancora screziata.

Così, platealmente schernito, non accolsi subito l’affronto, il lurido, cannibalistico, sporco vostro mondo.

E non mi ammutolii ma, scalciando, ribelle osai sfidare temerario l’immane povertà morale di questo triviale, frenetico e superficiale, puzzolento, infame posto sconcio.

E cominciarono altre punizioni. Inferte senza minimamente pensare alle conseguenze.

Una coscienza che si placa, addormenta o meglio s’è acchetata in un placido quanto nervoso dormiveglia candido, che poi si risveglia e urla furiosa non la si può zittire, sedandola con scriteriata superbia idiota. Non si può reprimere uno stupendo, vitale capriccio per ammansirlo nell’adattamento più meschino.

Perché, terminata la sedazione, finita la mostruosa punizione, non vi sarà più un bambino né un adulto.

Neppure un burattino

Ma un’implacabile titanica ira di Dio.

Come Dracula. È notte fonda, è cominciato il coprifuoco.

Se io perirò nella solitudine per colpa di spregevoli trappole ricattatorie e moralistiche, fuggirò ancora, ruggirò ancora, tremerò ancora.

Loro hanno riso e scherzato in maniera oscena quanto potevano ridere e scherzare.

Non si può scappare dalla verità.

Come dice il grande James Woods… ovunque andrai, io ti troverò, ti verrò a cercare…

 

di Stefano Falotico

Taylor Sheridan, nuovo talento delle sceneggiature, altro che Pizzolatto


16 Aug

Ebbene, probabilmente la terza stagione di True Detective, come “paventato” da qualcuno, non si farà. La HBO, infatti, ha annunciato un altro progetto avente come protagonista Robert Downey Jr., che sarà incentrato sulle moderne avventure d’un nuovo, “redivivo” Perry Mason. E lo sceneggiatore assoldato per questa serie televisiva sarà proprio Pizzolatto. Appare dunque improbabile che Nic si possa occupare d’una terza stagione dei suoi investigatori. La seconda stagione, va ammesso con dispiacere, nonostante la confezione lussuosa, il cast prestigioso e le valorose interpretazioni di Farrell & company, al contrario di quanto ostinati fan irriducibili dicano… è stata, sì, deludente. Non brutta come si dice in giro, ma nemmeno memorabile. Non diamo a Pizzolatto quel che stavolta non s’è guadagnato.

Ma mandiamo proprio, a dirla tutta, al diavolo Pizzolatto, decisamente, a mio avviso, sopravvalutato. In fondo, anche la prima stagione, ripensandoci, si “evidenziò” per la tetra ambientazione ed ebbe successo per il nichilismo pessimismo che la pervadeva. Ma erano tanti i difetti che, a ben vedere e rifletterci obiettivamente, la macchia(ro)no di parecchie imperfezioni imperdonabili.

Io terrei invece d’occhio il giovane Taylor Sheridan, già autore del brillante Sicario e del suo prossimo “seguito” Soldado, che sarà diretto dal nostro Sollima Stefano. Sheridan che sta mietendo consensi, in questi giorni, per Hell or High Water. Una scrittura secca, abrasiva, “corrotta”, sporca e onestamente più sincera di tante “filosofeggiate” alla Pizzolatto, alla lunga sterili e, diciamolo, nauseanti.

Ma sulla scrittura io son maestro e posso vantarmi dei miei libri, unici e di rara efficacia.

Sono un Sutter Cane. E me ne vanto.

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di Stefano Falotico

True Detective 3?


13 Jun

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Opinione lunga, “prolissa” all’insegna, anche Pino Insegno, del pessimismo

Io mi considero una persona realista, ma in termini filosofici sono quello che definiresti un pessimista.

Non vedo molte prospettive perché si realizzi e concretizzi, “pragmaticamente”, una terza stagione seriale-antologica.

Questa serie, specie la prima, ha inaugurato e fatto esplodere un “feroce” fenomeno di costume ove the man is the cruelest animal. Scatenando, immediatamente, deflagranti processi d’identificazione fra personaggi e spettatori. Ecco che allora la persona “traumatizzata” da una vita resiliente crede(tte) di essere Rust Cohle, vivendo “pienamente” nel suo an(s)imo le virtuose “par(ab)ole” di McConaughey, pronunciate nelle sue interiora con viscerale auto-sbudellamento d’una sua vi(t)a funestata da problematiche irreversibili. Il ragazzo di questa generazione maleodorante e putrescente si rispecchiò nel “corpus” non solo attoriale di Rust, condividendo, anche su Facebook, le sue “folli” dissertazioni sulla società “carnivora” e tritatutto, in quanto annichilito dalla sua tardo-adolescenza ancor purtroppo acerba e accidiosa, negativa e in totale, perenne contestazione con un mondo che lo “decotenstualizza” dal godimento. Il “nerd” medio delle sue illazioni buttate al vento, perso nel marasma proprio del suo essere (a)socialmente asmatico e poco amato. Vive di allucinazioni, di deliri, di nottate insonni, di crocefissi appesi alla sua caduca (r)esistenza irrespirabile.

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

È di questo che sto parlando, è questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. CI sono considerazioni più ampie all’opera… principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Li guardi negli occhi anche in una foto, non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli e sai cosa capisci? Che loro l’hanno colta. Non subito ma, proprio lì all’ultimo istante, un sollievo inequivocabile. Certo erano spaventati e poi hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciarsi andare. L’hanno visto in quell’ultimo nanosecondo. Hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi, in tutto questo grande dramma, non è mai stato altro che un cumulo di presunzione ed ottusa volontà e allora poi lasciarti andare, alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa, erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata e grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Banalità fatte passare per genialità da un Pizzolatto al “fulmicotone”, imbrigliato da una stagione successiva deludente, ove il nerd ecco che (non) s’identificò in Ray Velcoro/Colin Farrell, trasognando la sua disperazione nel “pub(e)” serale, con una canzone amara in sottofondo e una faccia da pesce lesso “drogato”. Vero “hard boiled” d’una vita “noir”.

Perché mai dovremmo sperare in True Detective 3? Per altri fe(ga)ti tristi?

Ma che “bella cosa” che ho scritto, illuminante. No, questa è Carcosa…

 

di Stefano Falotico

Colin Farrell per True Detective 2?


11 Jul

di Stefano Falotico

Ma no, ma che razza di notizia è mai questa? La serie televisiva più bella della storia, e non ci sono Twin Peaks e Breaking Bad che tengano, mi spiace per voi, che considerate queste superiori a True Detective, ebbene, stando a quel che riporta l’attendibile “Deadline”, potrebbe con tutta probabilità schierare fra i protagonisti l’“handicappato” Colin Farrell.

Ora, checché se ne dica, Colin è un ottimo attore, un professionista che sa associare all’aspetto tamarro da “burino” de Roma nato (poco) inglese ed esportato nella Magno(na) Hollywood, il “fascino” dello gigolò da “plaid” caldi nelle notti da playboy dei po(ve)ri, fra Oliver Stone, Michael Mann d’annata (Miami Vice “remake” docet), persino Woody Allen e varie altre collaborazioni più o meno importanti.

Quindi, non c’è molto da “scherzare”. Colin possiede “misteriosamente” un qualcosa che attrae i cineasti così come parimenti concupisce, al sol batter di sue ciglia nerissime da “tenebroso” bono (a nulla…) come mamma l’ha (s)fatto, le attricette con cui “ripassa”… il copione, copulandovi a (ri)petizione per raccomandarle dopo averlo in loro “accomodato”. Sì, non si “scomoda” più di tanto di “(ca)risma”, un vero mandrillo sempre rizzo e dagli occhi neri da Cupido moderno con molte frecce al suo arco, fra un “bacino” alla Pelvis e un birignao in sordina da “aplomb” che sa il cazzo suo.

Ma questa scelta, opinabilissima, di “sbatterlo” nella seconda stagione della serie creata da Pizzolatto, mi sembra campata per aria. Da mesi, s’avvicendano i rumors sulla possibile trama, sullo “sviluppo” dell’eredità lasciata da Cary Fukunaga. McConaughey e Harrelson han abbandonato, sfiancati dalle prime “riprese” che li han buttati al tappeto, eppur han fatto salir le lor quotazioni attoriali, appunto, da pugilatori d’un ring(hiare) immarcescibile da performer mai domi. Al che, dopo il successo stratosferico del primo “round”, ogni attore di Hollywood sta facendo carte false per far parte del prossimo (a)punt(ament)o.

Alcuni giorni fa, è stato nominato William Friedkin come possibile direttore di alcuni nuovi episodi, Pizzolatto ha intanto ufficializzato la nuova ambientazione, che si svolgerà in quel del sud della California più “afosa” e stronza, dando anche la news che i protagonisti stavolta non saranno due e neppure tre, come precedentemente annunciato, bensì 4.

La HBO dunque, stasera, dichiara che Colin Farrell è vicinissimo alla firma del cont(r)atto.

Spero si tratti di una bufala ma credo invece, purtroppo, che sia tutto vero.

Costernato, annuncio il mio ritiro dalle (s)cene, congedandomi con un triste “Abbiamo rovinato tutto”.

Sì, True Detective 2 parte coi peggiori auspici. Non potevano scegliere attore più sbagliato.

Se venisse confermata Jessica Chastain, comunque, dopo essermi ammosciato nel sentire della partecipazione di Farrell, lei potrebbe “tirare” su…

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