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21 GIUGNO 2020: primo giorno di un’altra estate regalata a Sharon Tate da Tarantino o i migliori film dell’anno secondo la rivista FILMTV e il mio giustamente rivederla senza pazzi da Charles Manson?


21 Jun

sbirro boss bionda de niro thurman

1003978_4831360784764_66765104_npacino tarantino hollywoodOra, quest’anno cinematografico è stato certamente particolare.

Il COVID-19 ha bruciato almeno tre mesi abbondanti di possibili nostre visioni cinematografiche.

Molti di noi, però, durante la quarantena, hanno avuto modo di revisionare la propria vita, riflettendovi al fine di non farsi più pena.

Ciò sarà accaduto, c’è da scommetterci, a molti di voi. I quali, “in odore” di eventuale, mondiale ecatombe imminente, hanno fatto mea culpa ipocritamente dei propri errori-orrori del proprio passato invero tuttora irredento.

Sì, davvero, roba da costernare perfino il Tarantino più cinico e disfattista, romanticamente pessimista o forse solamente genialmente realista.

Tarantino è un nullista. No, non credo che sia un nichilista, eh già, c’è una sottilissima differenza, bensì Quentin è uno che resetta molte falsità date per certe in questo mondo di merde. E reinventa la Storia a piacimento. Reinventandosi a ogni giro, rivivificando il Cinema o forse annacquandolo nel troppo suo esuberante fare il paraculo quando gli va a genio. Ah ah.

Ora, C’era una volta a… Hollywood non è un granché. E non me ne frega nulla dell’allure “indossata” da Anton Giulio Onofri di Close-Up che lo definisce così, appioppandogli cinque stellette “per difetto”. Poiché gliene avrebbe date un’infinità (http://www.close-up.it/cannes-2019-once-upon-a-time-in-hollywood).

Il pezzo di Onofri a seguire… Mia nonna materna, la quale mai ascoltò Mozart, morta da qualche anno, comunque ebbe un amico di nome Onofrio… ma suonò l’ottava, a letto, solamente con mio nonno.

«Il Nono film di Quentin Tarantino, inizia come l’ultimo movimento della Nona di Beethoven, che prima di lanciarsi nell’Ode alla Gioia, cita rapidamente i tre movimenti precedenti. Tarantino, prima di abbandonarsi alla sua smisurata Sinfonia Hollywoodiana in lode all’Olimpo californiano del Cinema del 1969, inserisce richiami ai suoi titoli degli anni passati: Jackie BrownInglourious BasterdsDjango, per introdurci nel mondo del cinema di serie B che da sempre corteggia, argomento centrale, stavolta, di Once Upon A Time In Hollywood, ode sinfonica e corale alla gioia, o meglio alle gioie (così come ai dolori) che il cinema regala sia a chi lo guarda che a chi lo fa. Quel cinema che nel 1969 conobbe l’irripetibile apice di un’età dell’oro, interrotta brutalmente dall’efferato omicidio di Sharon Tate, moglie incinta di Roman Polanski (che ai tempi era in Inghilterra per motivi di lavoro), barbaramente uccisa la notte del 9 agosto insieme ad altri quattro amici nella sua casa di Beverly Hills dai seguaci di un criminale imbecille (morto due anni fa a 83 anni) che gode ancora oggi di simpatia e ammirazione per le sue idee esoteriche da guru del Male Puro. Uno di quegli eventi paragonabili all’11 settembre 2001, dopo i quali, cioè, il mondo non è più lo stesso di prima.

È praticamente impossibile spiegare le autentiche ragioni dell’immensa grandezza del nuovo film di Tarantino senza rivelare l’idea che sta alla base del suo intero impianto narrativo, ma si farebbe un doppio torto sia agli spettatori (stiamo infatti parlando di uno dei più clamorosi colpi di scena della storia della drammaturgia universale) sia al film stesso, che da essa stessa trae la propria sostanza e ragion d’essere di evento artistico».

Innanzitutto, caro Onofri(o), questa sua recensione inizia assai male, sa? Dopo il soggetto, in un predicato verbale, la virgola non ci sta manco per il cazzo.

Quindi, lei, esimio-egregio-altissimo-aristocratico, avrebbe dovuto scrivere… Il Nono Film di Quentin Tarantino inizia…

Il resto della sua recensione è opinabile ma, stringi stringi, mi parse una mezza stronzata come il film stesso di Tarantino.

Il colpo di scena finale sarebbe clamoroso?

Macché? È super telefonato. Poi, la dovremmo finire con la storia… che Brad Pitt assomigli(a) a un dio greco.

Ma che schifo! Anche Il Nettuno, ubicato nella piazza a lui intitolata qui a Bologna, è un dio greco. Sì, ma sta sempre fermo impalato col forcone in mano. Qualcuna fornica?

I bolognesi, comunque, sono delle buone forchette. A Bologna esistono a tutt’oggi molte ochette e molti uomini, riferendosi a Brad Pitt, dicono… oh, quello lì deve avere una grande oca.

In Piazza del Nettuno si esibisce ancora Beppe Maniglia? Suonava bene la chitarrina.

Grande oca che non è grande Giove detto da Christopher Lloyd di Ritorno al futuro…

Tradotto… quello deve darci “dentro” come un matto. Sì, ci dà di martellino, parafrasando Andrea Roncato, felsineo di origine controllata, in Acapulco, prima spiaggia… a sinistra.

Attenzione, C’era una volta a… Hollywood contro i puntini di sospensione di… a sinistra.

Basta col mettere i puntini sulle i. La figlia della mia vicina di casa, da adolescente, ebbe i punti neri sul viso. Classica acne post-puberale. Mentre il film di Tarantino ha molti buchi nella sceneggiatura. Un Tarantino non all’acme, diciamo, propriamente più fenomenale. Semi-scoppiato a causa del suo egocentrismo puerile più da sé stesso scopato d’uno spomp… to teenager schizzato…

Tarantino ha annunciato Kill Bill 3. Scusate, chi sarà Bill, dato che David Carradine morì, non tanto ammazzato da Uma Thurman con mosse da Ken il guerriero, bensì semi-suicidatosi a causa di un giochetto erotico comunque più eccitante delle ultime porcate di Quentin?

Facciamo piazza pulita di questo film e buttiamolo nel cesso assieme a La casa di Jack.

In questo film di von Trier, peraltro, la prima donna a venir… assassinata è Uma Thurman.

Sì, Kill Bill 3 avrà come protagonista Matt Dillon che, salvatosi dall’Inferno alla Alighieri Dante, con un colpo di scena da Sex Crimes – Giochi pericolosi, riappare sulla “scema” e le urla Tutti pazzi per Mary!

Ecco, dopo questa mia puttanata, elenchiamo seriamente i film che valsero il prezzo del biglietto.

Ah, scusate, Henry è sempre di John McNaughton ma vale mille volte di più rispetto al film di Lars.

E Uma Thurman de Lo sbirro, il boss e la bionda è sicuramente più bona di quella di Nonno, questa volta è guerra!

Perché mai accettò di girare questo film di Tim Hill? Forse perché De Niro, non solo nel film di McNaughton appena eccitato, no, citato, se la bombò pure nella vita reale?

A Hollywood si scambiano i favori. Quindi, fatemi il favore. Non sapete un cazzo di Cinema, secondo me manco di figa.

Sì, mi spiace per voi. Ma sono ancora giovanissimo, forte, veloce e ho finito da un pezzo di annoiarmi con le elegie malinconiche anche se The Irishman è un capolavoro!

di Stefano Falotico

A Bologna vive molta gente alla buona e io li rabbonisco, strozzandoli di tortellini!


26 Sep

Maometto, di montagna ferrea e “rampicante” la sua ancestrale energia, smonterà pezzo per pezzo quel pazzo di dar la vita ad andarla in Matt(e)o

Molta gente bigotta, turlupinata dalle “gioie” effimere della bigiotteria, agghindata di retorica, con “oral” sboccar volgare non crede oramai più, se mai credette, ai profeti.
I profeti non sono dei folli, esistono e (s)compaiono tra la folla. E taglian ogni ottuso fallo…

(Parola del Signore, versetto del capitolo intitolato “Vendetta punitiva”, 13 del 79 a cura di Ezechiele il lupo…)

Non credo al buddhismo, perché preferisco cremare la mia magrezza in cremose “dolcezze” aggressive come un cucchiaino che (of)fende il budino. Ai bambini offro delle caramelle e infilo loro in bocca una sigaretta Camel, a torta “Cameo” per rinforzarli col nutrimento “ruvido” del già fortificare i loro polmoni in vista della vita “adulta”.  Le comparse non servono! Meglio subito che aspirino l’amarezza dai retrogusti aciduli, ché non smaltino le labbra nel “burro” di cacao baciante le impudicizie delle più agre ragazzine ad abboccarli. Altrimenti, giunti a trenta, il lor uccello si rimpicciolirà in un ruolo “invisibile”.

Sì, con integerrima (im)moralità, perseguo la vita (dis)innamorata a ludico sfottò rivolto contro la piccola borghesia (s)fottente, fetenti ostinati e dalla testardaggine lenta come le testuggini lumache dei loro odiosi, inutili attestati per approvarsi “superiori” di quel che m’appare sol carta igienica da parati del culo.

Non m’ammal(i)ano con le lor moine, non ammansiscono e non ammainerò la mia indole “diligente” a porger loro una “riverenza” di me rinomato, amante dell’ammattirmi soprattutto di primi matt(in)i quando il Sole levriero si leva a Oriente nel mio ilar pensiero che va fresco nella fierezza fra le giocose ebbrezze dello spensierato insultar tali olezzi.

Sì, “adulti” cafoni soffrono di meteorismo e così evacuano cazzate dallo sfintere per sfinire i “peti” disturbanti dei giovani più a(l)itanti. Ma con me non attacca la flatulenza. Son io che di finezza affino a puntin’ il mio ritorcer loro ogni (r)espi(r)ante mongolfiera della loro mentalità da mongoli. Sono la Muraglia Cinese invincibile e appuntisco i più sottili arnesi nel bucar il loro “pulito” bucato d’an(n)i miei che rubarono.

Io faccio… crollar ogni Muro di Berlino. E v’iberno miei nazisti!

“Soffian” ad aprir bocca su tutto con frasi fatte del luogo comune più “a cul” di pigliar la vita come una stronzata. Specializzati infatti, “in fallo” sempre te(r)so e “orgoglioso”, nell’issare le frivolezze boriose. Ma, dai venti boreali d’una illesa potenza aeroplanante, con “pianezza”, sorvolai fin “lassù” al buchino di tanto lor (s)fiatare.

Pavoni della Bologna “bene”, giullari da Corte Isolani, asmatici di però logorrea che m’induce alle diarree, appunto… fenomenali bugiardi da circo dell’“orrorificio” sempre solipsista agli ombelichi e dunque ai “gioielli” fra tanto cagarle dagli orifizi, regalan alle lor “donne” degli adamantini “omaggi”, cioè pietre del lor cuoricino anaffettivo sol per farle… a fette di maiali dietro il cort(e)o del “rubin(ett)o” che tutte inganna a tracannarle.
Poi, dopo averne preso il sedere e inchiappettate di “(s)caricarle” come degli scarti a “cioccolatine”, tutte prima “scioglienti” e adesso smerdate con “gentile” glassa “fondente”, questi grassoni  ne adescheranno una dal “frigorifero” per “testare” la sua glaciale frigidità a friggerla “impanata”. Quante ne scannano e “scavano”.

Sboccati eppur “laureati” con un bicchierino di vinello e birra che sgorga da ogni por(c)o.

Lor sì che sanno vivere. Eh già “signore”. Questa è la moderna “signoria”.

Ma io, di principesca signorilità, continuo inesausto a sfiancarli.

Li tormento durante le notti loro “calde” nel raffreddar subito quei tanto a me schifosi (ro)venti an(n)ali, angustio le lor case “buie” a movimentare la Luna del mio lupo.

Così, freno i loro spiriti bollenti.

Vado da un bollito e lo marchio, impaurendo ancora la sua calma “piatta” quanto la sua “donna” vacca. Mentre la tromba, e nell’altra stanza sua figlia fa la rumba con un mezzo Rambo tamarro dei poveri, ecco che il suo cazzo “duro” ruzzola sgretolante nell’uscir esterrefatto… dalla cavità di quella di figa sfatta col “visone”, intesa non sol di faccia mostruosa ma specie… di pelliccia non depilata, e “(am)mira” il mio “spaventapassere”.

Indosso il passamontagna e lo “bendo” nell’urlargli senza freni la sua nuda (s)cena da bovaro come quello lercio nel fienile.

Sono il fantasma oscen del palcoscenico. Quando meno se l’aspettano, ecco che il lor amplesso trema di nuovo “(av)venente”.

Contattano telefonicamente un CSM per accusarmi ancora di demenza ma non c’è nessun intervento se non un “bisturi” ficcato alla loro esistenza da chirurghi plastici.

Sì, li torturerò a deformare ogni lor atroce sconcezza, ad agghiacciarli anche quando il lor cam(m)ino sarà, a cantuccio e a cuccia, segregato in cantina come morti viventi arsi.

Ah sì, miei Asinelli… ah ah!

Ciuccerò la lor idiozia da babbei, quindi babb(uin)i, nel rabbuiarli di tante bue.

Sono un bove? No, un “buono”.

E ti butto giù dalla Torre più “alta” del tuo volar “basso”.

 

 

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