Stanotte, ho fatto un sogno che mi ha turbato. Comodamente avvoltolato dalle lenzuola, nel freddo di questa Bologna piovigginosa, la mia pelle si sciolse in Morfeo, coccolandosi di visioni dapprima voluttuose e quindi repentinamente preoccupanti. Sì, nel bel mezzo della notte, mentre qualcuno là fuori gufava, sognai che nella Luna più godereccia delle donne concupiscenti venissero a bussare alla mia porta, allietando il mio “spettro” decadente nel fiorir di orgasmi davvero succosi. Sì, una sfilza di donne, di varie proporzioni, dalle fatture (ah, c’eran anche le fattucchiere, altro che fate, mie strafatte…) più deliziose, giunsero al mio giaciglio e al mio capezzale fecero… sì che potessi gustarle in ogni “disamina” viscerale e letiziosa, suggendo alla fonte muliebre dell’esserne mai ebbro. Il mio capezzale in mezzo a quei capezzoli sprizzava di gioia nelle lor gole frizzanti in tanto mio “rizzante”, ma il godente immergermene svanì presto nel feroce, cupo inoltrarmi in una “selva oscura”. Sì, un signore mi chiamava per un appuntamento inderogabile e io mi precipitai a incontrarlo con la mia macchina sgangherata. Nello sgarrupato guidare, incrociai vari pedoni che mi alzavano il dito medio, e speravano che presto mi schiantassi. Sgarrupato esiste, è una parola di “gergo” napoletano usata per definire qualcosa di malandato, buffo e al contempo atipico… Anche se sarebbe più italianamente corretto dire scarrupato. Il vostro word vi darà errore ma abbiate fede, le vostre vite bislacche impareranno un altro temine da Io speriamo che me la cavo… Ebbene, incontrai quest’uomo che a sua volta mi volle far conoscere un altro uomo, un mezzo nano che lavorava in un parco, un parco intervallato da edifici senza tetto ammobiliati a mo’ di uffici, con tanto di segretarie scosciate che gironzolavano giocando a frisbee. Fra quelle “gatte lavoratrici”, c’erano anche dei dipendenti cani, che si dimenavano a porger loro delle battutine, nella speranza di poterle fornicare nei prati. Io stavo lì, e quei due signori sparlavano di me, cercando però in ogni modo lecito, illecito e ricattatorio di indirizzarmi alla retta via. Ah, vogliono (maledetti vogliosi…) raddrizzarmi e dire che poco prima piacevolmente drizzavo “qualcos’altro”. Io, uomo smarrito e talvolta marino, che tanto gli obblighi inutili marinai per approdare alla saggezza del sognatore più ambito dalle donne frustrate che in me vedono la panacea ai loro mali coniugali. Sono l’uomo che può “inebriarle” e condurle per lidi floridi del godimento libero dalla burocrazia degli adempimenti da coniugi. Sono un amante amato sebbene non possegga soldi per regalar loro preziosi diamanti E nel mio adamantino piacere devo districarmi dalle botte dei loro mariti cornificati al fine di non venire, sebbene molto “venga”, troppo “affinato” da pugni “smagrenti”. Sì, vogliono maciullarmi e disossarmi mentre io, “spolpante”, rendo sanguigne le voglie sane delle mogli di depressione malate… dolcificandole con brio nello “scioglimento” di pene…
Ah ah! A parte gli scherzi, ho sempre sognato di essere come Arthur Rimbaud e stare su un ramo di una quercia secolare a gettar pigne in testa ai cretini che non sanno vivere e apprezzare le cos(c)e belle, dall’alto del mio “saperla” lunga.
Finirei con una filastrocca: il menestrello è uomo di buon uc… l’, dà ai contadini il rastrello e lui tutte le rastrella, fra una brutta e una più bella, fra cotte e crude, è uomo talvolta pivello ma comunque un funzionale pi… o.
di Stefano Falotico