Avidità, di questa parole There Will Be Blood, si nutre il mio Sean Penn, tatuato di crocefisso e s(ac)cheggiato, ove le (sp)onde del mio ardore son già sepolt(ur)e.
Qui, vergo il mio venturo suicidio d’avventuriero in tal vita (a)nemica di mendaci, mentecatti, cagne e gatti(ne), ove anche i mecenati, che in tempi rinascimentali aiutaron me, Michelangelo, a esser angelici, e invece oggi perseverano al diabolico mercimonio, incul(c)andoti ansie e demoni (im)battibili, ecco, anche questi son dal sottoscritto (s)fottuti perché, in tal Independence Day o thanksgiving dei vostri cazzi, a gallo di miei occhiali da sole, tenebrosi come un Kevin Bacon che c’entra a Eastwood quanto i cavoli a merenda nella zoccola di tua sorella, essendo un attore pollo e invece il Clint un tacc(hin)o di tutto (ris)petto, (e)levo il mio uomo e (a)scendo le scale.
Tremors!
Io, peccatore, tornato in forma come Ulisse, afflitto da mille e più angosce ché sol ieri, collegandomi a YouTube, scoprii una Elena di Troia, sì, miei ciccilli e mie ciccine, mie cacche, non scaccolatevi, “siete” di “coccio” nella Di Cioccio dalle belle, lunghe cosce in “mio” (lungi)mirante e (s)vestito, discinto di tutto “pugno”, ove i miei punti delle ferite son apice dell’erezione più cafona di Mala Educaxxxion…
L’elmo di Scipio è la solita tarantella dell’inno al vostro (sub)issarlo in seghine come canzonette per la mezza calz(ett)a. Tale Elena, naso “pornografico” per il maschio medio che non vola tanto “lungo” eppur è “duro” come il marmo.
A Carrara, ho sempre preferito togliermi i jeans Carrera. Ai carri armati, quelli del vin(ci)to(re).
Mameli, questi voglion le mamme(lle) e desiderano che io, uomo “rozzo”, “venga” tozzo come questi stronzi da “biscotto”, (ri)cotte e leziose colazioni a “bagnar” i marit(ozz)i.
Che cornuti, traditori, sarete bruciati! A me non brucia, a me sbuccia.
Questo si chiama genio, uomo che sa come prender pel culo la vostra società di pel(l)i.
Carnali, non siamo a Carnevale e questa Elena ha un nasino più storto del Cinema “perverso” di Almodóvar.
Sì, donne sull’orlo di una crisi di nervi, cioè i vasi dilatatori dei ma(s)chi alla Banderas tricolore degli orgasmi tanto per le “spagnole” inneggianti quanto, io vi dico, assai poco san(t)e così come fu Rossy de Palma.
La “d” non è di Domodossola, qui minuscola e da puzz(ol)a… sotto il…?
Rivoglio la mia femme fatale, che son queste imitatrici racchie del Cinema depalmiano, Brian, se ci sei, batti queste battone con uno Scarface. Ma quali bacini, rivogliamo uno alla Al Pacino!
Così, passeggio in tal pomeriggio opaco e mi fermo a un bar pieno di cani. Bevo un cappuccino, poi mi “scappello” con una cagna nella latrina e assieme latriamo, quindi esco dall’atrio e, dopo averle pisciato uno e tri(n)o in altre quattro succhianti il mio succ(hiott)o, nonostante la scopata a terra (non) ci sia(n) Estathé, in quanto lei “serva” in mio sedere da stronzo a (s)premerla come un pom(pelm)o di A(da)mo, dopo le urine, la notte è sempre a me (di)urna. Tale a Dracula, è appena iniziata la (s)figata. Proprio uno con quella di cu(cu)lo. Dio di un Eva! Ma quali volp(on)i e uva, ma quale vulva, ma quale vo(g)l(i)a!
Anziché andar a letto, in “bianco” il mio “uccello” metto in gabbia… e, gabbandomelo da solo, senz’autoerotismi che “tengano”, mi seppellisco vivo quanto il finale nero di Mystic River.
Di un’allegria spettrale, d’un Penn che ride tanto per non pen(s)are che Non ci resta che piangere è un film decisamente al caso mio…
La storia di un uomo, cioè, alla Benigni, un “mostro”, che a ca(u)sa dell’esser anche puro alla Troisi, potrà pur esser più geniale di Leonardo ma tutti e tutte voglion tagliarmelo da moralisti alla Savonarola.
Scrivo (a) voi, non tanto avi, la mia letter(in)a, sperando che possiate darmi, in cambio, delle “letterine”. Nessuna Ave Maria per farmi perdonare, io non mi faccio pregare, ve lo dono inondante. Din don dan, vieni a me, Campanellino.
Ecco il Pater Noster di un superman che, dopo aver (e)letto la fav(ol)a di Peter Pan, vi farà anche pena eppur sa che ti piace la panna. Montata!
Opterei, più che per lo stretto di Gibilterra, per “quella” di Giulia Calcaterra, ecco fate “strisciar”, ver(m)i uomini, la notizia che io, il “novizio”, non (di)pen(d)o dalle novelle del Cristo, bestemmiatemi del porco, ma io credo al mio Dio, cioè a un cazzo. Uno ne ho e basta con le caramelle. Se volete scoprir l’America, solo acqua calda di vecchie babbione bolli(re)te…
Di “mio”, ho sempre preferito alle caravelle quelle senza veli.
A Cristoforo, preferisco Pasquale, uomo che sposò mia madre sulla navata “trionfale” e andò a nozze su abside del partorirmi a voi messi d’anale in lati b sfonda(n)ti, alle colombe, prediligo il “cattivo” tenente Colombo perché sembra che, come me, sia “strabico” e invece è Falk di cervello d’aquila e scopa anche quelle che guardan Uccelli di rovo.
Insomma, sono un uomo rovinato, rovente, eppur le donne me lo scalando nel ventre.
Pret(acc)i!
Ecco, questo si chiama “brucior” di stomac(hev)o(le), cari stucchevoli, io le st(r)ucco e quindi, dopo lo “zucchero”, ancor più sale.
Non mi salverete, se tutto va bene, che pene… mi fa.
Alla vostra vita penosa di grandi (la)menti, onestamente, preferisco un sincero fanculo da “demente”.
Prendimi per fesso e, di soppiatto, nella fess(ur)a entrerò quatto di gatta.
E, quando dico Così fan tutte, significa che t’ho già preso per una puttana tutta di mio “tutto”.
Si chiama lutto, forse lupo, ricordate:
l’importante è non farne una tragedia.
Lo è ma devo fingere come Meg Ryan in Harry ti presento Sally.
Mi chiedete come sto e io “recito” che godo, in realtà, vorrei essere Billy Crystal per sapere che il mio Analyze This rimane comunque un rispettabile Boss.
Qui, invece, mi dan solo della terapia, sai che pall(ottol)e.
Non si riesce neanche a dormire in questa casa di “cura”, fanno un manicomio… le ninfomani vanno coi dottori(ni) “tromboni”, le vecchie son state oramai trombate, ma che strillano? I bambini non sanno che, una volta diventati “grandi”, se non rispetteranno i p(i)atti, vedran il lor “glande” recidersi dalla patta.
Prendete una decisione prima che sia troppo tardi, meglio “venir” subito, l’eiaculazione precoce sa i cazzi suoi come tua sorella che, da me, ne volle tanto/i.
Ho chiesto all’infermiera se, dopo averle dato la mia “iniezione” di “bontà”, mi possa dar una siringa e quindi possa, di (sup)posta, non di posate ma avendola spossata e disossato/a, buttarla giù dalla finestra… a più non (p)osso!
Olé, un salto osé!
Insomma, per “farla” sveltina, siate (a)stringenti, la vita si fa stringata e domani, anziché limonarvi, potrete non aver neanche i soldi per noleggiare la vostra Arancia meccanica.
Sono un uomo cinefilo, piaccio perché son anche cinofilo. Cari pastori tedeschi, io fotto qualsiasi nazista. Ma che abbaiate? Io son rabbuiato! Bau bau e pure bis!
Nessuna armistia. Vi stia e basta(rdi).
Volevate mettervi alla bocciofila, invece io sempre più (s)bocc(i)ante, voglio un altro bocchino senza psichiatr(i)e e senza un cazzo da fare.
Come lo dovete pigliare uno così…?
Per un uomo che, gira che ti rigirano, sempre ve le fa… girar’.
Non è inculabile, talvolta incula(to), spesso è (s)finito.
Non (tras)curatemi!
Su con la vita, toglitela e mostra(mela…).
Che faccia da “sberla”…
Cioè, avete voluto combinarmelo/a grosso/a e non avevate capito il finale di Gran Torino.
Sono nato Vergine, (a)scendente in (oro)scopo te che credi a questo mondo di fiabe, fate, al Fato.
Credi a Falotico.
Non avere altre verità, testa di cazzo.
Questa mia sparata, sia di lezione a gente fintamente buon(ist)a che voleva castigare una giovinezza e (in)castrarla, sia di monito a tutti quei panzoni, falsi educatori che spar(l)an da tor(ni)i e non san nemmeno leggere e scrivere un bugiardino minuscolo, nel voler dare (ri)petizioni da muscolosi del cazzo, coi loro pet(t)i in f(u)ori, (s)colpenti di fiore(llini), i ragazzi che vollero (s)fiorissero troppo presto, sfiorandoli in modo molto (per)forante e non tanto pulito-intimo.
Di mio timido, un uomo che li ha distrutti coi suoi tomi. Mi prenderanno ancora per un coglione, mi appendessero e (s)fottessero. Me ne fotto. E, soprattutto, anche sotto, fotterò, ridendo sotto i baffi delle vostre beffe? No, son donna baffuta sempre (dis)piaciuta. Mi faccia il piacere! Nessun paciere!
Pace agli uomini di buona “voluttà”. E pece agli uomini ché a me tu non piaci. Non sei un uomo, sei un “uovo” e vai fatto Fritto(le)! So’ cazz’ amari!
Eppur sanno che lo hanno preso, in cuor loro di pietra.
Pietà! Essi, fissati col più raccapricciante, lercio sesso, gli ossessi(onati), gli o(r)moni che attacca(ro)no gli omosessuali e fan loro i (di)versi, i razzisti, gli intolleranti quando non sanno neanche comporre un verso tollerabile, loro di bili(ardi) e dardo che prendon in giro, assieme alle lor battone, con battutine vecchie come il cucco, su Gigi il troione, chi a lor sta sul culo per raggirarlo e fargli far la fig(ur)a del pirla.
Io sono di parola.
Tutto potevan aspettarsi tranne uno che di nuovo li porterà in tribunale.
Si chiama sala di (as)petto.
Si chiama la tua osteria.
Faccia di merda!
E a La Mer ho sempre preferito forte come la montagna!
Se non ti piace, mi spiace, dovevi pensarci prima. Sei sempre stato uno di cattivo (in)g(i)usto.
Si chiama smorfia, sempre meglio che quella scema della tua smorfiosa.
Ecco, visto che sei bravo a sbatter(t)e(ne), questo lo sbatti o pensi stavolta che ti (s)batterà, battone sempre bravoso-bavoso, bravino-bimbino a sbottonarti oltre il (ris)petto e il (con)sentito?
Non sapevi, suonato che fosti e prima che immagini, che s(u)ono, oltre alla car(ic)a, anche la batteria? Ti è piaciuto suino?
Facciamo scarpetta o sughino? Sciocchino!
Battaglia. Cocco lo vai a dar alla tua noce. E che ti sia in calce, tutto in nuce. Non nuocere. Da solo, mi cuocio. Son ciuccio e con me, muro, hai trovato un mulo. Non dovevi ridere del mio muto.
Non apprezzi questi giochi di parole? Suvvia, maestro, allora insegnamela, se ci (ri)esci e finirai dentro per le tue ostinate (male)fatte.
di Stefano Falotico