Ho una certa impressione che, col passare del tempo, si sta acuendo e solidificando. I perdenti che non combattono più per i loro sogni cominciano solo a essere cinici. Cioè falliti.
Il quarto capitolo della saga di Rocky è stato spesso ridicolizzato. Soprattutto quando Ivan Drago/Dolph Lundgren pronuncia, nel nostro doppiaggio finto russo, Ti spiezzo in due.
Frusciante, critico (forse) youtuber di Cinema e Musica, almeno ciò è sostenuto da lui, credo che non abbia capito una scena apparentemente esagerata e cretina come questa.
A me Stallone piace, mi spiace se Fruscio non ha lo stesso fisico.
Il mondo è pieno di hater. Io e il mio redattore di Daruma View Cinema abbiamo da poco rimosso, per esempio, un commento offensivo che è stato già segnalato alle autorità.
La gente, dietro un pc, pensa di poter attaccare chiunque. Persone poverette, mi spiace per loro che della vita non hanno capito nulla.
Perseverano in lotte e rivalità patetiche. Dimostrandosi inette quando devono lottare davvero.
Sapete, quando si è belli e io indubbiamente lo sono, sebbene non sia superbo, solamente oggettivo, quando si possiede un talento letterario notevole e una voce magnifica, ci si attira le invidie di chi non può permettersi mai di vincere.
Parlerà solo di Cinema e di Musica in trincea. Ma non combinerà nulla, non saprà neanche amare la madre, figurarsi una donna.
Sono molto triste sapendo che esistono scemi del genere.
Detto questo, ecco le mie considerazioni sugli Oscar e le mie prove atletico-vocali.
Aggiungo inoltre che vincerà Boseman ma Anthony Hopkins è un gigante.
Un gran signore, che classe.
Da brividi (la ripropongo) la sua vittoria agli Oscar.
Jodie Foster (anche lei vincitrice) ebbe un orgasmo, sebbene sia lesbica.
Per finire, se uno è più bello e bravo, vince lui. Ciò è inevitabile. Prima perderà totalmente come Rocky. Poi, come Rocky, vincerà di nuovo.
di Stefano Falotico
Cliccate a questo link e v’incarnerete, incanalerete nella spasmodica vocalità di un uomo ai confini dell’irrealtà. Se siete incancreniti, oh, fratelli della congrega, grazie al Falò voi v’incanterete.
Il Falò possiede una voce melodiosa che, grazie alle sue morbide, carezzevoli, fluenti tonalità sfumatamente vertiginose e avvolgenti, leggerà squisitamente per voi i testi scritti dalle migliori teste più coraggiose e ardimentose, poetiche e deliziose.
Testé, tosto e con ottimo gusto, cioè taste, inspirando e ispirato, di diaframma respirante ritmi poliedrici del suo vivente diapason, il Falò si presenta al grande pubblico con la sua cangevole voce ora candida ora romantica, quindi aromatica, dunque frenetica e nuovamente pacata.
Egli sfiora il plettro della sua anima come il grande Elvis Presley, modulando poi cambi di frequenza anche rochi oppure rock da Jim Morrison reincarnatosi nella bellezza stoica del suo essere già storico.
Lontano dai canti e dai cani, soprattutto, remoto da chi non canta mai fuori dal coro ed è oramai immoto o burino con la moto, traendo spirito dalle ancestrali e oscure profondità del suo corpo fluorescente in tal mondo decadente e perso nel cosmico vuoto, di gran cuore il Falotico illumina la migliore musica delle vostre più sognanti, tonitruanti, splendidamente suonanti notti, miei suonati e rintronati.
Il Falò è come Joker, alias Joaquin Phoenix o semplicemente un’araba fenice.
Se sarete infelici, lui caldamente animerà il vostro esservi della vita disamorati grazie ai virtuosismi del suo aver ribaltato ogni certezza, data per assodata, per merito del suo volteggiare alato in mezzo agli sconsolati e alle donne che oramai mangiano solo l’insalata, da cigno nero svoltatosi, anzi svelatosi in tutta la sua potenza incontrastata.
Sentite per credere, oh, miscredenti.
Un’altra vita da noi è ora qui amata.
Il Falò è come il mitico Jean-Claude Van Damme di Lionheart.
Quando oramai tutti persero la speranza, scommettendogli contro, ecco che arrivò una mirabolante spaccata imprevista, un cambio di rotta allucinante come un calcio devastante di Jean-Claude servito in faccia a chi sbagliò, scagliato a chi lo volle già vinto e vigliaccamente lo invise, dandogli dello scalognato, senza però avere la forza di affrontarlo ad aperto viso.
Signore e signori, THE VOICE.
di Stefano Falotico
Sì, il mio teorema è presto spiegato. Non ci vuole un mostro delle equazioni come Albert Einstein. Uno che, fra l’altro, inventò la teoria della relatività ma non seppe rivoluzionare la sua faccia bruttissima.
Oh, va detto. Che c’è di male? DiCaprio, ad esempio, è un bel ragazzo, Kate Winslet deve adesso smaltire i chili di troppo, Albert era fisicamente un cesso. Non voglio mettere in discussione la sua mente ma, in quanto a sex appeal, non oso immaginare se Matthew McConaughey di Interstellar fosse stato suo padre.
Cazzo, accende la videocamera e, anziché beccarsi Casey Affleck, si cucca Albert.
A quel punto, Matthew capisce che non conviene tornare sulla Terra. Meglio fottersi Anne Hathaway. Sperando che nasca un uomo meno cerebrale di Albert ma più appetibile fisicamente che possa piacere a Jessica Chastain.
Sì, i genitori vogliono sempre il pene, no, il bene dei figli.
E spesso invece sbagliano tutto. Basti pensare a Mario Brega di Un sacco bello. Aveva educato il figlio a sani principi di modesta operosità sociale e invece s’è trovato un figlio senz’arte né parte.
Di mio, tutti nel corso degli anni hanno cercato di educarmi a una vita corretta. Ecco, più volevano approntare correzioni alla mia vita, da costoro ritenuta (di)storta, più io rispondevo loro con altrettanta ipocrisia stronza.
Ecco allora che se uno mi diceva di guardare L’ultimo bacio di Muccino, io guardavo invece Gli amanti del Pont-Neuf. Poi, se uno a quel punto voleva istruirmi su tutti gli altri film di Leos Carax, ecco che mettevo su un filmetto con Lilli Carati.
Sì, non ho rimpianti. Alla mia età, quasi tutti i miei coetanei sono sistemati e sposati.
Sai che bellezza. Come diceva Al Pacino di Scent of a Woman, una volta che avrete trovato un lavoro stabile e una compagna fissa, il grande sogno sarà bello che finito. Sarete fottuti.
Le altre donne non potete più guardarle. O meglio, sì, potete pure guardarle ma, ogni volta che ciò accadrà, la vostra lei vi ricatterà, urlandovi che potrebbe domandarvi il divorzio, chiedendovi gli alimenti, privandovi dei vostri figli poco abbienti.
I figli… so’ pezzi ’e core e cresceranno coi musicarelli di Mario Merola, Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio.
Insomma, questi qui prevedo che diverranno assai presto affiliati a Gomorra…
No, non dei camorristi, ci mancherebbe. E neppure faranno la vita di Ray Liotta, Bob De Niro e Joe Pesci di Quei bravi ragazzi.
Credo però che passeranno tutta la loro misera esistenza a gridare sguaiatamente contro la moglie perché avranno scoperto che lei li tradiva con uno strozzino.
Ma non illudetevi, eh no. Non andrà meglio pure se ascolterete Nick Cave per fare gli anticonformisti di maniera e fingerete di amare il Cinema di Jim Jarmusch quando, invero, so benissimo che adorate Mira Sorvino de La dea dell’amore.
Oppure, visto che vostra moglie vi obbliga a stare con lei, mentirete a voi stessi. Perché, in cuor vostro, siete ancora amanti dei Metallica ma lei vi costringe, per amore, solo per amore, a farvi piacere Alvaro Soler.
Dai, suvvia. Siete tipi da Vitali Alvaro, non siete dei falsi romantici.
E quelli che, appunto, essendo sposati, dunque oramai (in)castrati, se la tirano… ora da intellettuali che, non avendo niente da fare, celebrano l’arte tutta e passano le domeniche pomeriggio nei musei?
Ma che musoni, dei mausolei.
Poi ci sono i fascisti fanatici ancora di Mussolini, dunque di Salvini.
Sì, donne ambiziose senza vergogna, pur di avere un seggio in parlamento, si appaiano a questo pazzo da reggimento.
E voi credete davvero che lavorare dieci ore al giorno possa donare dignità a un uomo?
Credete realmente che andare a messa tutte le domeniche vi renderà persone migliori di Al Pacino di Scarface?
Non ci credete voi, non ci credo io. Non ci crede nessuno.
La vostra vita è una farsa, una recita parrocchiale, una terribile pantomima, una mascherata da Eyes Wide Shut.
Per quanto mi concerne, che io mi ricordi, ho sempre voluto amare Bob Dylan.
Sì, ne ho viste troppe per credere che Salvatore Quasimodo si sia meritato il Nobel.
Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole,
ed è subito sera.
Mah, io lo sostengo dalla prima elementare ma non mi hanno mai dato né mi daranno il Nobel per questa poesiola banale con la rima quasi baciata peggio di tua sorella che nessuno limona.
Nella mia vita ho visto ragazzi in gambissima sedati come cavalli soltanto perché ebbero il coraggio di dire al loro professore di psicologia che doveva curarsi.
E ho visto psicologi malati di mente più dei barboni ai semafori.
Ho visto cinquantenni pasciuti venirmi a fare la morale, dicendomi che loro sono filantropi e hanno lavorato nelle ambulanze.
Sì, adesso sono ricoverati in manicomio.
Quindi, mi tengo i miei incubi, le mie notti cimiteriali, mi tengo i miei bui esistenziali, mi tengo la mia angoscia.
Mi congedo con questa, concedetemela. Anni fa, incontrai una tizia:
– Ah, Clint Eastwood è un uomo che, certo, avrà pure la sua età ma che fascino, cazzo. Io me lo farei anche se è vecchietto, diciamo.
Le risposi appunto alla Clint:
– Sì, ti credo. Indubbiamente Clint è un uomo senz’età. Bisognerebbe però vedere se Clint volesse venire a letto con te.
– Che vorresti dire?
– Niente. Stasera ridanno I ponti di Madison County in tv. Continua a sognare…
di Stefano Falotico
Il mio omaggio a Lou Reed: sono orgoglioso di essermi vendicato e il massacro ci sta(va), video di murder incorporated, quello è il Boss e io odio i crimini omertosi!
Ora, lunga è la storia, crudele e mostruosa ché il calunniatore non s’arrese mai dinanzi alla purissima evidenza. E, di tenacia davvero “lodabile”, lordò perseverante per cacciar sempre negli altrui sederi. Lui, “emerito” da bocche di rosa, carnale “maschietto” con troppi “grilletti” nella testa, più bugiardo però di Pinocchio a invadere le altrui dignità con ingratitudine da lasciar rabbrividenti. A costui interessa(va) solo sgraffignare, e goder di chi, troppo d’indole arrossente, si ficcò… in testa d’umiliare. Che “egregia” nobiltà davvero di “nobiltà”. Un signore da metter “paura” anche a chi voleva murare.
Ma stavolta, dal cilindro del suo coniglio, pescò un duro che mai avrebbe lontanamente sospettato. Tanto architettò il suo omicidio, con “dosi” insistite di menzogne e ignobili appunto “congetture”, che lo iettatore è ora bianco come i denti da latte e nero nelle mutande.
Molte volte l’avvisai ma continuò d’altro volermi avvistare e “segnalarmi” per avviare un delirio tutto personale, da vetusta caccia allo “stregone” che proprio non poteva sopportare. L’invidia nasce dal nulla, si può invidiare anche un miserabile migliore di lui soltanto perché ha degli occhi affascinanti. E volerlo acce(r)c(hi)are d’odio e induzione allo spargimento di sangue. Ma il cattivo s’è dimenticato d’un particolare.
Il Buono non dimentica e il duello è di nuovo (ri)partito.
Dostoevskij sosteneva i riti delle inquietudini, di mio rimango Travis Bickle e non muto, anzi sono sempre più il mutismo fra mutazioni deniriane.
Parte prima: l’inculata va dosata con calma apparente
Io sento di antenne d’alienato. Sono antenato! Innatismo falotico sfanculante! Menefreghista a (s)fregarmelo!
In tanti attentarono ai miei equilibri psichici, che ho perseguito con abnegazione sacrificale durata offese banali di “Sei uno sfigato”. Ma nessuno è riuscito ad abbattermi. Anzi, più loro suonano la carica per spronarmi e più io mi (s)carico. “Celebre” batteria con “basso” versione chitarra melanconica su catarro e opacizzarmi “cieco” in cataratte per non vedere appieno l’orrore del Mondo.
Dostoesvkij, che detta fra noi era uno che abusava dei suoi masochismi più di Aldo Busi, una volta scrisse che si può incontrare per caso una persona e scoprirla quando meno te l’aspettavi. Sì, questa sua racchiude la sua (s)contentezza.
Fra Leopardi e Dosto, non so chi era più sognatore. Malati di pessimismo su farsi le seghe al “colpo di fulmine”. So per certo, ho le mie “fonti”, che venivan presto eiaculanti anche se onanisti. Per contenere tali “fontane”, riversavano la “tensione” in scritti vergati e mai sverginati. Un continuo farsi… male.
Di mio, so che ebbi solo una (s)figa nella vita, la bionda di Taxi Driver.
Sbagliai l’ultima mossa prima che me la potesse dare. Inizialmente, le avevo azzeccate tutte.
Il mio “tampinarla” orgasmizzante stava per raccogliere il suo “frutto”.
Poi, la condussi a vedere The Canyons al cinema.
Non è un porno, è lo specchio della società di oggi, una merda.
Se non le piace, si attenga alle letture buoniste e al ruolo della signorina Silvani di turno.
Ogni stronza ha la sua scrivania.
Cosa penso del Cinema di Paul Schrader? Tortura, angoscia, non molla l’osso, scarnifica, s’incula. Come me.
Capitolo 2: l’umorismo ci salva dalla gente comune, sono tutti umorali, cambiano sempre “amori”
La gente vive nell’ignoranza, son colui che scoperchia le frasi fatte e se le fa a fasi.
Afasia o apatia? Questa è consonante che fa, può alterare.
Vivo di allucinazioni, ieri fui Robert De Niro, domani anche.
Nel frattempo, devo andare dall’estetista. Prima, il mio neo piaceva, adesso si sono annoiati.
Buonanotte.
Capitolo 3: due più due fa tre? E il terzetto viene dopo il duetto? No, è un triangolo con un duo, senza picche ma di “spaccata”
Su questo titolo stronzata, chiedo di riflettere.
Domani, potreste (non) esserci. Quindi, non pensate troppo.
Gli uomini fanno sesso? Si sa, ma tua moglie non te lo dice.
Capitombolo
Capita d’incontrare chi te lo fa a strisce… pedonali, poi ti spacca di nuovo il cranio se non te l’ha ammaccato parimenti al tuo “pneumatico”
Capa tosta uguale tua testa a testicoli spappolati
Sì, McConaughey gira con Scorsese per Dolce & Gabbana. Per un paio d’inquadrature, riceve milioni. Se vado in giro io, in macchina, con quello sguardo da ebete innamorato, non mi lavano neanche i vetri e mi lanciano, più che una Johansson, vari ortaggi.
No, non credo nelle streets of dreams, meglio quelle fire di Walter Hill.
Insomma, agli ebeti, cioè il 90 per cento… una mogliettina e qualche trombatina da tromboni con delle prostitute a p(r)ezzo d’oro. Carati o cariatidi.
Di mio, ho qualche carie ma non ti sarò “caro”.
Adesso vado a masturbarmi, come Jena Plissken.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Pëtr Il’ič Čajkovskij, figura emblematica della Musica, genio e compositore indimenticabile.
Ottavio Plini e Alberto Luchetti hanno pensato d’indagare sulla sua misteriosa morte, girando questo corto straordinario, che ospito qui nel mio sito e di cui sono anche la voce inquisitrice.
Centoventi anni fa, la notte del 6 novembre 1893, Piotr Ilic Čaikovskij moriva a San Pietroburgo, nell’appartamento del fratello. Le cause della morte sono a tutt’oggi misteriose, con almeno tre ipotesi molto diverse fra loro. Cosa accadrebbe se fossero chiamati tre testimoni vicini al compositore negli ultimi giorni a raccontare ciascuno una di queste versioni? E chi, se non Čaikovskij stesso, potrebbe avere l’ultima parola sulla questione? Le note della sua sesta sinfonia, conclusa poche settimane prima, ci saranno compagne in questo viaggio, dischiudendoci le estreme verità di questo grande uomo.
Regia di Ottavio Plini e Alberto Luchetti da un soggetto di Ottavio Plini. Fotografia di Alberto Luchetti e Marco del Rosso. Aiuti operatori Tommaso de Brabant e Andrea Prandini. Interpreti: Giacomo Beria, Valerio Vannini, Attilio Costantino, Monica Maria Seksich, Stefano Falotico.
Recensione di Stefano Falotico
Ipnotico, “breve” capolavoro che racchiude, in lirismo d’immagini fuori d’ogni epoca, l’assoluta anima di un genio “vergato” nei patibolari ultimi suoi giorni prima dell’addio definitivo ma immortale per l’umanità. Magnetiche presenze s’intersecano a gravitar di congiura e testimonianze discordanti, diluite in plumbei nitori fra inquadrature accorate, soffuse, “al liquore”, avvinghiate all’enigma per sempre misterioso, aura di fascino “arsenico”, dolce-amara visione del Tempo scandito nelle lucenti, incantevoli note della sua impareggiabile colonna sonora colore Bellezza.
Spettralmente, appare dalle nebbie L’Inquisitore, figura “mascherata” flamboyant, voce gotica che s’incarna (in)visibile dalla penombra, si sviscera dalle e dentro le tenebre profonde di quest’indagine maestosa. Quindi, sfilano i suoi amici, i suoi conoscenti, i suoi “assassini”. Il rimpianto dell’amore e di una vita sacrificata per un bene altissimo, estremo. Poi, il Cielo lievissimo s’increspa nella Notte.
Complimenti a tutti gli interpreti, con particolare menzione per il protagonista, nel cui “vegliardo” volto brilla la saggezza vivida di un grande Uomo, per Valerio Vannini, perfetto, stupendo sentire ad aderenza del dolore così elegantemente espresso, e a Ottavio, “fantasma” inquietante da “lugubre” cerimoniere.
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