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Edward Norton, un attore che mi assomiglia molto


25 Mar

tutti dicono i love you

Amici, fratelli della congrega cinti in raccoglimento, giungono notizie confortanti in merito al coronavirus.

Noi comunque, lupi della notte, abituati a stati perfino bradi di solitudine e alienazione devastante, anche se i divieti saranno prorogati, già auto-limitammo le nostre libertà, complicandoci la vita da soli. In ogni senso.

Uomini spesso, infatti, fummo senza molti soli. Giornate trascorremmo senza sole. A dirla tutta, senza molti soldi.

Ma resistemmo e ci arrangiammo. Fra collaborazioni giornalistiche di ampio raggio e qualche tocco geniale che giammai guastò. Quando si dice, sbarcammo il lunario. Armstrong sbarcò sulla luna, incassando miliardi. Va be’…

La notte s’illuminò.

Ma non perdiamoci in amene discussioni sterili più di una pianta che, deprivata dei solari raggi, lentamente appassisce e, atrofizzata nella sua linfa vita, senza clorofilla, perde il suo smalto botanico.

Possiamo al momento, uomini e donne, soltanto coltivare il nostro orto.

Dunque, quale occasione migliore di parlarvi di un grande attore che precocemente germogliò, quindi s’eclissò, un po’ se la russò e con un grande film, in modo raggiante, risorse e ritornò?

Sì, vi parlo stasera di Edward Norton, ohibò. Un uomo che, in queste notti nostre cupe e scure, è come un falò…

Famoso per le sue relazioni con Salma Hayek e Courtney Love, da cui il film Tutti dicono I love you e non solo Kurt Cobain, ah ah, e qui sono Woody Allen, negli anni novanta parve destinato a un futuro, per l’appunto, radioso. Collezionando candidature agli Oscar a raffica.

Matt Damon, in Rounders, lui salvò. No, fu il contrario. E Teddy KGB in quel posto lo pigliò.

Si redense in American History X ma non riuscì a salvare suo fratello omonimo, interpretato da Furlong Edward.

Uno che, in Terminator 2, combatté la resistenza, essendo il mitico John Connor ma che, nella vita reale, non so quanto ancora camperà, a giudicarlo dal suo stato di salute piuttosto precario. Dovuto non al coronavirus, bensì ai suoi vizi smodatamente trasgressivi e anomali…

Ogni uomo, seppellitosi vivo come Michael Keaton di Birdman, necessita di un partner che gli regga il gioco.

Anche se il Norton di Birdman prima se la fece con Naomi Watts e poi pure con Emma Stone.

Ah, bell’amico…

In passato, devo esservi onesto, patii molte sindromi psicologiche. A un certo punto, tutto credettero che addirittura fossi morto. Cioè divenni la Sacra Sindone.

Invece resuscitai. Non al terzo giorno ma dopo molte notti insonni.

E questo è quanto.

Sparatevi il video e riapritevi al mondo quando finirà questo calvario.

 

di Stefano Falotico

 

edward norton rounders

Dopo accurate riflessioni e ponderati risparmi, ho deciso: vado alla FESTA DEL CINEMA DI ROMA come accreditato stampa ed evviva i cherubini Jovanotti!


29 Sep

71189224_10214586776565989_3022707642582695936_nmoretti ecce bomboNo veramente non mi va, ho anche un mezzo appuntamento al bar con gli altri. Senti, ma che tipo di festa è, non è che alle dieci state tutti a ballare in girotondo, io sto buttato in un angolo, no, ah no: se si balla, non vengo. No, no, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi cri quarantametto così, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate:

– Michele vieni in là con noi, dai…

E io:

– Andate, andate, vi raggiungo dopo. Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao, arrivederci, Nicola.

(Michele Apicella, alias Nanni Moretti di Ecce Bombo)

 

Sì, qui è sempre una rincorsa contro il tempo.

Ma alla fine, nonostante la mia economia non sia delle più esaltanti, non posso tradire gli amici da me incontrati al Festival di Venezia. Che trepidantemente m’aspettano a Roma.

Allora, sì, vengo. Spero anche d’incontrare Cristina Quaranta, sì, la super figa di Non è la Rai. A me ancora attizza, non poco, che porco. Ah ah. Da tempo immemorabile, sogno di venirle… in cor(po). Uh uh.

Le ho pure scritto ieri una mail. Sì, la bellissima Cri ha messo la sua mail su Instagram. E io ho colto l’occasione per lanciarmi a volo d’angelo.

Sarà una figura di merda catastrofica ma almeno mi sarò fatto il viaggio.

Sì, come canta Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti:

ho la pressione giusta, stratosferica, dimmi che non è un miraggio, che stasera partiremo insieme per un grande viaggio.

 

Sì, la sua mail è cri.quaranta@gmail.com. Questa la mia epistola sfrontata:

 

Ciao Cri,

sono Stefano Falotico.

Colui che, arditamente, ti scrive spesso dei commenti su Instagram. Anche oggi pomeriggio ne ho inseriti un paio col link a uno dei miei funambolici, intrepidi video “folli”.

Sì, te lo dico qui. Non so se questa sia la tua mail o quella del tuo ufficio stampa ma, in onore alla tua bellezza inaudita, vorrei regalarti dei miei libri.

Sì, sono uno scrittore, splendida Cri. Da tempo anche critico di Cinema e scrivo per Daruma View. Quest’anno, in veste di accreditato stampa, sono stato al Festival di Venezia.

Sì, in veste di critico, vorrei svestirti e poi scriveremo assieme la recensione.

Quanto mi darai? Quattro stellette? Dove lo facciamo? In un albergo a 5 stelle?
Tu per me sei indimenticabile. E ti garantisco che, dopo aver visto il mio film, sì, comprerai anche il Blu-ray della nostra notte d’amore. Mettendo in pausa nei momenti top.

Per rievocare quegli istanti romanticamente sanguigni della nostra passione incendiaria. Sì, nei momenti di sconforto, ormonale scombussolamento e di scoramento, Cri, rivedrai questa splendida pellicola e, trasfondendotene come James Woods di Videodrome, ripensando intensamente alla nostra congiunzione psicofisica, impazzirai d’amore e perderai la testa come in Scanners.

Ti seguo sin da quando, pre-adolescente e puberale, mi piacevi da morire e vedevo ogni puntata di Non è la Rai nella quale sensualmente ballavi, incantandomi.

Sinceramente, eccitandomi. Non dovrei dirtelo ma oramai non ho più peli sulla lingua, tranne i tuoi.

Sei la donna più bella del mondo, secondo me.

So che riderai, sogghignerai dinanzi a questa mia sperticata affermazione senza fronzoli. Un po’ da Fonzie.

Ma mi sto leccando i baffi come nella pubblicità dei Fonzies. Pregustando la delicatezza del momento affamante delle gioie nostre sensualmente sgranocchianti.

Potrei però finire surgelato e mi sbatterai in freezer. Bruciando ogni mio erotico slancio con un calcio nelle palle. No, non elettrizzante, bensì refrigerante. Nel senso che io volevo cucinarti la mia bistecca al sangue ma mi tratterai da Pinguino De’Longhi.

So solo che, appena ti vedo, mi diventa lungo. Sono pingue ma tu mi asciugherai tutto.

Sì, mi allungherò sin a Roma per rendere più corposo e soprattutto cremoso questo mio capriccio bollente come la besciamella delle lasagne dopo 40° nel microonde.

Presto, sarò alla Festa del Cinema di Roma. Tu accetteresti di bere un caffè con me?

Dimmi di sì. Vado a prelevare subito altri 100 Euro col Bancomat e potrò offrirti anche il mio gelato all’amarena.

Cri, basta leccarlo dolcemente e si scioglie in bocca.

Cri, approfitta di un uomo così, non perderti il suo profiterole.

 

Ah ah.

Sarà molto dura piacerle. Spesso sono Edward Norton di Motherless Brooklyn. Faccio ciò delle espressioni, a prima vista, da mezzo spastico.

Ma Cri, lo so, ha la mente elastica. Non è una nazista con la svastica. Detta come va detta, vorrei che me lo mastichi.

Cri sa che la vita di noi tutti è una sega, no, un’epica saga come The Irishman.

Sì, potrei essere il Joker vivente anche se, onestamente, Joaquin Phoenix di Her è uguale a me.

Insomma, la faccia da cupo, no, da culo è questa.

 

di Stefano Falotico

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Festa del Cinema di Roma: evviva The Irishman e Edward Norton. Che casinò!


25 Sep

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Nella vita vince Sam Ace Rothstein o Matt Damon de Il giocatore?

Sì, mi sa che mi toccherà il Festival del Cinema di Roma.

Sto impazzendo, l’euforia è incontenibile, la pressione sale vertiginosamente, l’ansia sta ciclopicamente ascendendo alle stelle. Sì, chi vincerà la notte degli Oscar?

Scrivo, come sapete, per due riviste di Cinema. Dunque, dopo aver visto in anteprima mondiale uno dei film più belli del mondo, Joker, in Sala Grande alla 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dopo aver festeggiato il mio compleanno, ora come Martin Sheen di Apocalypse Now mi richiamano di nuovo all’ordine. E sono cazzi!

Potrei, sì, andare a Roma a metà Ottobre in veste di accreditato stampa. Dovrei sborsare solo una cifra simbolica per avere l’accesso a tutte le proiezioni della Festa.

Per potermi imbucare in tutte le conferenze stampa e incontrare dal vivo Ed Norton, semmai stringendogli la mano nel porgergli qualche domanda (in)discreta con tanto di microfono intonato al mio papillon da saltimbanco colorato. Edward, attore di risma e di pregiato carisma, altolocato, uomo raffinato laureato a Yale. Mica un bambagione qualsiasi. Questo Ed sa il fallo, no, fatto suo.

Presenterà il suo Motherless Brooklyn.

Roma però costa. Dovrei perciò pernottare in albergo e trovare altresì un hotel che non disti eccessivamente dal luogo ove si terrà la manifestazione.

In un certo senso, Roma è più scomoda del Lido di Venezia. Infatti, durante il periodo della Mostra, passa un autobus ogni quarto d’ora sino a tardissima notte. Proprio per la ragione per la quale si tiene il Festival, quindi i trasporti pubblici s’adattano alla circostanza della kermesse per non scontentare il pubblico e via dicendo. Insomma, per non deludere tutti coloro che si trovano in loco per i film in concorso, fuori concorso e delle sezioni collaterali.

Sì, molte persone vanno al Festival solo per vedere qualche bella figa ai festini, spacciandosi per critici, ma è un altro discorso.

Peraltro, molti di questi farabutti vengono spesso stroncati e male recensiti dalle donne balorde che hanno raccattato fra un’ubriachezza, il flop dell’essersi fatti il film ancora prima di “vederle” e il voto assolutamente insufficiente dello scarsissimo “montaggio” con tanto di loro dissolvenza in nero dell’aver immortalato solamente l’attimo d’una eiaculazione precoce più imbarazzante d’una pellicola di Giovanni Veronesi. Te lo do io il Manuale d’Amore! Io so che a Manuela piaccio e non necessito di vedere Emmanuelle per avere con lei una donna di cannamele, di accesa candela. Sì, che bello il miele, lei sente leggermente male, sto spingendo. Si sente. Lei mi perdona e poi mi sussurra, dolcemente, che fa niente. Come faccio niente?

Sono uno scrittore che si spacca il culo, ho realizzato una monografia letteraria su John Carpenter e ho appena completato una trilogia noir-erotica che avercene.
Tu sei un impiegato e ti rompi la schiena? Va bene, io sono un artista ed è giusto che ti timbri subito in testa il mio cartellino, mio pinco pallino. Sono un pallone gonfiato? Sì, ho sempre amato andare in mongolfiera, è sempre meglio che frequentare i mongoli. Persone che della loro limitatezza vanno pure fieri. Ah, bella roba. Sì, rigirano tutte le frittate. Soprattutto, hanno dei giri di donne che fanno schifo al cazzo. Sì, queste loro donne vanno con tutti. Ma questi lor uomini sono felici.

Ho detto tutto.

Questi non sono critici di Cinema, sono onestamente soltanto uomini a cui Paolo Mereghetti dovrebbe assegnare il “pallino vuoto”.

Con la chiosa finale… sì, la bagascia che hanno circuito, oh oh, poteva anche valere il prezzo del biglietto ma poi lei capì che questi sedicenti critici finto-saputelli non conoscono Whore – Puttana.

E confondono il regista Ken Russell con la protagonista Theresa Russell.

Quest’anno avevo l’albergo a Venezia. Poco male. Una volta preso il vaporetto, dopo essere sceso dall’autobus addetto, diciamo, arrivavo a pochi passi dall’imbarcadero dei traghetti. Anche i traghetti, per il discorso appena sopra scrittovi, sfilano uno dopo l’altro. Quindi, in meno di un’ora ero già in albergo.

E potevo spaparanzarmi al letto. Per notti in bianco un po’ insonni in cui fantasticai sulla passerona in passerella di Scarlett Johansson di Storia di un matrimonio.

Sì, a proposito di Joaquin Phoenix. Il suo personaggio di Her mi fa un baffo. Ah ah.

Tutte le strade portano a Roma? Siamo sicuri?

Io so che se svolto da Via Zanardi per Via della Ca’ Bianca, ove abito, a meno che non faccia retromarcia e m’avvii per la tangenziale, poi per l’autostrada, arrivo solo alla mia proprietà privata.

Sì, la dovremmo finire coi proverbi.

Del tipo… chi è causa del suo male pianga sé stesso. Mah, io so che se uno mi dà un pugno in faccia senza motivo, eh già, non è colpa mia. L’aggressore se la ride pure.

Poi semmai lo denuncio e l’arrestano. Ma lui, anche in carcere, non piange.

Per forza, lui in galera trova la sua pace. Visto che è uno psicopatico, nel mondo normale, si sente in gabbia.

Ho detto tutto…

Sì, lui si sente soffocato nel mondo adulto degli obblighi, delle scadenze e delle responsabilità. Non si sente capito. Viene respinto da tutti, da uomini e donne senz’eccezione alcuna. Poiché crede di essere superiore agli altri. Non si è mai posto il dubbio che potrebbe essere il contrario? No, sbraita, dissennatamente strilla, cerca giustizia, inventa a ogni ora nuovi capri espiatori, accusa chiunque di essere stato il cagionatore delle sue sfighe. Della sua fogna. Anche delle sue siringhe e del fatto che, a forza di sballarsi, non riesce più manco ad allacciarsi le stringhe.

Al che, solamente sotto le docce della prigione, nel gioco delle saponette prova quella delicata, ah ah, sensazione intima del “vero” uomo ficcante, probabilmente inculato a sangue. Con tanto di bagnoschiuma rinfrescante

Ah ah.

Sì, un matto io lo individuo in tre secondi netti.

È il classico tipo che dalla vita potrebbe avere persino onori e gloria. Anzi, perché solo Gloria di Umberto Tozzi? Pure Susanna tutta panna nel portarle a letto di mattina, durante la colazione, un cornetto alla crema rifilato al suo “maritozzo”. Invece no. Si crea un delirio. Soffre così tanto, un disagio tremendo, fidatevi… che paradossalmente, per quanto ciò possa apparire inconcepibile, in maniera sadomasochistica nel suo delirio vi sguazza. Vi gode. Ah, beato lui.

Vi faccio un esempio. Va sempre dello psichiatra poiché, per l’appunto, sta male e abbisogna di “sfigarsi”, no, sfogarsi ed espellere il suo malessere.

Va bene, ci può stare. Allora perché vi ritorna? Dopo aver vomitato il suo piagnisteo nel fazzoletto, dopo essersi depurato da ogni scoria tossica della sua anima addolorata, fa come quegli idioti che vanno a messa di domenica, confessano l’Atto di dolore per essere scagionati dai loro peccati ma il giorno dopo nuovamente combinano porcate. Guai a dire loro la veritas. Essendo costoro degli impostori mentitori, ovvero degl’ignobili solipsisti, cioè avendo adattato il mondo a loro immagine e somiglianza, credono appunto di essere dio. Dunque, tutti devono allinearsi alla loro dogmatica visione del mondo. Se oggi sono tristi, tutti i loro amici devono essere parimenti tristi, se domani sono felici, tutti i loro amici devono brindare anche se uno dei loro amici è appena morto.

Tutta gente che non vale nù caz.

Stanotte uscirà il trailer integrale di The Irishman.

Motherless Brooklyn uscirà invece il primo Novembre. Ah, giornata allegrissima, cazzo.

Sì, che storia, ragazzi.

Ed Norton/Lionel Essrog vuole vederci chiaro. Qualche figlio di troia ha ammazzato il suo mentore, il suo miglior amico.

Ma come farà a risolvere il caso, visto che è “matto?”.

Cioè si trova in uno stato di vulnerabilità psicologica ove chiunque può coglionarlo come gli pare e piace.

Siamo sicuri che sia matto?

Sì, la trama di Motherless Brooklyn assomiglia a un’altra storia assai simile.

Edward Norton e il Falò sono campioni veri.

Tenetelo ben a mente.

Mentre il demente che continua a bombardarmi d’offese e infamie su YouTube, il quale mi crede matto, dunque incapace di sapermi difendere adeguatamente, s’è beccato appena due denunce, una dalla polizia postale di Torino e una da quella di Bologna.

Voglio vedere la sua faccia da “genio” quando i carabinieri gli busseranno alla porta.

Non è che mi farà la faccia di Ed Norton del finale di The Score?

Eh, secondo me sì.motherless brooklyn poster

 

di Stefano Falotico

 

MOTHERLESS BROOKLYN di e con Edward Norton – TRAILER REACTION: guardate che charisma jokeriano, brandiano, oserei dire deniriano, deppiano, appunto nortoniano


23 Aug

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Sì, si nota che sono particolarmente in forma?

Abbastanza, no?

Il prossimo 13 Settembre compirò quarant’anni. Ma dove?

Ho un viso diabolicamente angelico, sì, non ho età.

Per anni, a causa della superficialità altrui, fui scambiato per un ragazzo semplice, cioè elementare.

Molti invece, oggi come oggi, sono convinti che io sia un personaggio non solo monumentale, bensì elementale.

Sì, la mia vita è stata talmente assurda, rocambolesca, grottesca, imprevedibile e inaspettata che nessuno si riesce a spiegare come sia possibile che io possegga un viso così delicato, un viso che induce a lievi baci e poi a un crescendo rossiniano di amori vigorosi e irrefrenabili.

Sì, so che molti di voi sono invidiosi e mi addebitano patologie mentali abbruttenti e invalidanti come la sindrome di Tourette della quale soffre Norton in questo film.

Ma vi va sempre male.

Io assolvo ogni vostra malignità, volando nell’aldilà. Soprattutto amando un’altra ragazza al settimo cielo con estrema qualità e in particolar modo in quantità.

Sì, sono insaziabile. Le ragazze devono chiedermi di fermarmi perché altrimenti finirebbero al reparto di rianimazione. Da non confondere con l’animazione.

Sì, sono conigliesco come Roger Rabbit per ogni Jessica in carne e ossa di puro, potentissimo live action.

Sì, malgrado le batoste devastanti, la malinconia iper-pesante, i miei trascorsi disagi inauditi e sesquipedali, riesco a conservare un carisma pari a quello di Johnny Depp, di Joaquin Phoenxi, di Robert De Niro, di Marlon Brando, di Al Pacino e, appunto, di Edward Norton.

Sta succedendo il finimondo.

Su Instagram, ho delle fan giovanissime. Mi chiedono d’incontrarle ma, se le incontrassi e accadesse quello che sapete, i loro padri mi verrebbero a cercare anche in capo al mondo.

Nel frattempo, in queste giornate super frenetiche, sembro Ray Liotta nel pre-finale di Quei bravi ragazzi.

Tutto sudato, devo districarmi fra mille impegni. Sì, mia madre s’è assentata e devo prepararmi da solo le polpette al sugo, dieci amici su Facebook mi chiedono dei favori, un altro mi chiede una recensione, l’albergo presso cui ho prenotato per il Festival di Venezia mi bombarda di messaggi su WhatsApp, chiedendomi continuamente a che ora arriverò.

– Le ho detto il 27.

– Falotico, sì. Ma il 27 quando? A che ora, a che minuto? Di mattina o nel pomeriggio?

– Forse il pomeriggio. Anzi no, prima di mezzogiorno.

– A chi devo chiedere, scusi? Il 27 è martedì, mancano pochissimi giorni.

– Sì, ma devo anche andare a ritirare l’accredito stampa al Palazzo del Casinò. Mi hanno comunicato gli orari in cui posso ritirarlo. Ma sa com’è. Ci sarà una fila pazzesca. Se riesco a sbrigarmi, le ripeto, entro mezzogiorno. Però, devo anche pranzare.

Facciamo alle 14. Anzi, no. Non lo so. Le faccio sapere domani.

 

Che casino!

Per fortuna, il mio talento e la mia calma olimpica, come no, da Ed Norton… mi mantengono sempre al top.

Lo sapevate? L’avreste mai detto? Edward Norton è laureato in Storia e Cultura Orientale.

Sì, è un filosofo zen. Come me.

Come no?

Un mio amico del cazzo cerca però di demoralizzarmi:

– Stefano, tu ti fai troppi film, sai?

– Tu invece non ti fai né troppi film né qualcos’altro.

 

Ho ragione io? Credo proprio di sì.69884924_10214334681903780_6856932583897300992_n 69948506_10214334761145761_6321778885721587712_n69593008_10214334661863279_906795624865726464_n 69348605_10214336266103384_6768732136234024960_n

MOTHERLESS BROOKLYN, che poesia noir: sono Birdman e ci fu un tempo in cui accarezzai Takeshi Kitano dal vivo, vedere per credere!


22 Aug

 

Mickey+Rourke+SMASH+Global+VIII+Night+Champions+AWNH2PyKppDl

IL RE LEONE

Fervono i preparativi per il Festival di Venezia, le memorie di tutta una vita son rimbalzate dall’oltretomba del mio core, io quasi baciai Takeshi Kitano, guardate!

Eh già, osservate che bel leoncino che ero tanti anni fa. Non mi ricordo che anno fosse. Credo il 2005. Visto che capelli cotonati quasi da criniera, appunta, leonina?

Ero seduto, come potete notare palesemente, su una delle scalinate del Festival di Venezia. Credo che si trattasse di quella antistante il Casinò.

Al mio fianco, il mitico Mario Carta, fan super sfegatato mai visto di Takeshi Kitano. Che è sempre stato un habitué della Mostra. Anche Leone d’oro per Hana-bi. Praticamente, titolo più titolo meno, Takeshi, da quando vinse a Venezia, presentò tutti gli altri suoi film al Lido.

Sì, se non vado errato, solo Brother non fu presentato a Venezia.

Sì, ci sono i super sfigati invisibili e i super fanatici che sol io conosco, vidi e vedrò. Voi no.

Io ho un sacco d’intrallazzi. Nemmeno George Clooney conosce tutte le persone che conosco io.

Mario Carta, da anni, gestisce uno dei più grandi fan club dedicati a Takeshi. Anzi, ne è il fondatore assieme a Renato Quinzio. Io, modestamente, conosco entrambi.

Siamo stati anche al ristorante cinese-giapponese forse con uno yakuza a servirci una coreana con gli occhi non solo a mandorla ma con le iridi verdi come quella di Grosso guaio a Chinatown.

Se voleste infatti cliccare su questa pagina, potete infatti vedere me vicino addirittura a Kitano. Se non avete voglia di cliccare, vi metto la foto qua e state zitti.

kitano falotico

Vi ripropongo questo video. Video, oserei dire, cult. Forse ghezziano, forse una faloticata in pura salsa Takeshis, sì, il film “sorpresa” dell’edizione del 2005

Ora, facciamo chiarezza. Io e Mario Carta, da non confondere invece con quel bambagione del cantante quasi suo omonimo, ovvero Marco Carta, sediamo fianco a fianco nella foto sopra mostratavi, nel 2005.

Ma era il 2003 o 2005? Faccio confusione. Nel 2003, Kitano presentò a Venezia Zatôichi. 

Mario è un donnaiolo. Mi prendeva sempre per il culo, giustamente. Al Lido infatti, soprattutto di sera, quando il plenilunio arde lassù nel cielo, sfilano sulle strade delle ragazze niente male.

Ragazze che, se le fissi per troppo tempo, rischi di entrare in stato catatonico e assumere la stessa espressione semi-paralitica di Beat Takeshi!

Io camminavo sempre con la testa fra le nuvole e Mario:

– Scusa, devi guardare le ragazze. Diventerai un grande come Takeshi. Se invece continui a fare il Genius-Pop, assumerai le sembianze dell’uomo di Dolls.

 

Ah, che serate. Una volta, nel mio appartamento, invitai anche Mauro. Gozzovigliammo assieme a un altro, idolatra invece del Cinema di Fincher.

Avete capito chi sono questi due? Riguardate il video. Uno è seduto alla mia destra, nella tavolata, l’altro a sinistra.

Chi è Mauro? Quello che mi fa il faccione al min. 1:17 o quello che mi alza il dito medio, poiché non voleva essere ripreso, al minuto 1:21?

Con uno a questo tavolo feci anche a pugni. Ora, Mario e Renato non possono essere. Nemmeno la coppietta davanti a me. Avete capito chi è quello con cui venni alle mani?

No? È facilissimo. Fa pure il gesto… come dire, ah, allora sei uno zuccone.

Sì, come si suol dire, io conosco quasi tutto il Cinema a memoria. Conosco vita, morte e miracoli di ogni attore ma non sono mai stato lontano dalla realtà. Anzi, io sguazzo nel mondo, ultimamente anche in donne stupende, sì, le inondo con romanticismo talmente inverecondo, veemente e furibondo che loro impazziscono di gioia in maniera quasi immonda.

Anzi, conosco appunto anche Gesù Cristo, come dice il detto. Metaforicamente, anche metafisicamente, strinsi amicizia col figlio di dio quando fui iper-depresso. Sì, mi ricordo una mia notte insonne e da brividi.

Forse, in quella notte da lupo, fui posseduto dal demone Pazuzu de L’esorcista. Al che pregai iddio di salvarmi l’anima. Afferrai il rosario e cominciai ossessivamente a pregare come un dannato.

In verità vi dico che forse sarebbe stato meglio uscire di casa e fare l’amore con una di nome Rosaria.

Anche Rosalia sarebbe andata bene. Celentano Rosalinda, invece, no. Ah ah.

Si riparte!

Sì, oramai ci siamo.

Sto limando gli ultimi dettagli.

Per la prima volta in vita mia, andrò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in veste d’inviato specialissimo della rivista online Daruma View Cinema con la quale sempre più frequentemente collaboro in veste di giornalista freelance, eh sì, oserei dire impari.

Poiché la mia prosa, checché se ne dica, si discosta da chiunque. Nelle mie recensioni sono ravvisabili echi dei più grandi letterati della storia. Anche di Umberto Eco? Si va da Edgar Allan Poe, quando pongo e appoggio il mio sguardo sui noir più torbidi dalle trame più contorte, ove do libero sfogo alla mia creativa fantasia esegetica, addentrandomi nei misteri profondissimi di pellicole dal sapore detection d’antan come nell’imbattibile capolavoro, uno dei tanti, proprio di Edgar. Ovvero l’intramontabile I delitti della Rue Morgue, lungo racconto che, in alcuni punti, potrebbe ricordare il film From Hell dei fratelli Hughes con un magnetico Johnny Depp ma che, alla fine, dopo tanti climax al cardiopalma, dopo tanta suspense da Brian de Palma, no d’inarrivabile giallo da Agatha Christie, diviene Shock the Monkey di Peter Gabriel. Ah ah.

Sì, sono l’Hercule Poirot della critica italiana.

Sì, l’altra sera, il regista Daniele Misischia, autore del controverso The End? L’inferno fuori, ha lanciato su Facebook una provocazione giusta.

Daniele s’è scaldato con una frase bomba.

Subito accolta da Federico Frusciante che gli ha dato corda. Anche il sottoscritto s’è unito al coro dei risentimenti, no, dei risentiti.

Affermando con protervia e sano spirito battagliero che è dall’età che si nota, eccome, se uno può asserire con certezza di sapere qualcosa non solo del Cinema, bensì della vita.

Sì, nemmeno Orson Welles a vent’anni avrebbe potuto capire Quarto potere, diciamocela! Ah ah.

Così come Woody Allen, soltanto dopo aver ricevuto inculate pazzesche dalla realtà, dopo la sua adolescenza in cui fu trattato da infante in quanto non fu bello e sexy come i suoi coetanei, optò per il Cinema.

Sublimando ogni delusione d’amore in Io e Annie. Però Diane Keaton…

Quindi, che ne può sapere di Cinema quella pischella di 19 anni di nome Anna, figlia unica che non ha ancora mai visto Hannah e le sue sorelle?

A costei porrei una domanda da film The Millionaire. Deve rispondermi senza andare a controllare su Wikipedia.

È pronta la zoccola? Ok, la domanda da Lascia o raddoppia, anzi da Rischiatutto, è:

– Cara Anna, chi interpretò la parte di Anne nel film The Miracle Worker, da noi tradotto col titolo, appunto, Anna dei miracoli?

Allora, Anna, se lei risponderà senza leggere gli appunti, a differenza di ciò che fece in diretta questa signorina, sarà un miracolo.

io e il butcher

Bene, la domanda è…

Anna è Anne Sulllivan, interpretata da Anne Bancroft o è Helen Keller/Patty Duke?

Ma soprattutto Sant’Anna per quale miracolo fu fatta santa?

Ah ah.

 

La ragazza non rispose e si dichiara però ancora critica del Corriere della Sera. Sì, nel senso che critica questo quotidiano perché l’hanno licenziata.

Bene, sbattetela in manicomio.

Ah ah.

Sì, sto parlando su WhatsApp con Davide Stanzione. Io e lui ci conoscemmo tramite Facebook qualche anno fa.

Lui doveva ancora diplomarsi al Classico. Quindi, si laureò al DAMS.

Oggi, scrive per Best Movie.

Di mio, sono il Mickey Rourke della Critica.

Sì, come Mickey, sono imprevedibile. Secondo me, Rourke è un genio.

Oh, uno che recitò con Coppola, con Michael Cimino, con Liliana Cavani, con Alan Parker, persone serissime e poi è stato protagonista di porcatone come Orchidea selvaggia.

E soprattutto di questo.

Un uomo senza regole. Invincibile.

Io e Davide, comunque, concordiamo che, sebbene qualche volta pure noi c’inabissiamo in notti alcoliche, forse anche in donne bucoliche o da Bukowski, non saremo mai Mickey.

E chi vuole esserlo?

Intanto, i ragazzi mi contattano. Si sentono soli, i loro coetanei non li capiscono. Chiedono conforto a me, dicendomi… tu ce l’hai fatta a uscire dal buio, aiuta anche noi.

Sì, sono Mickey Rourke di Francesco.

O forse Ed Norton di Motherless Brooklyn…

Mamma mia che bello questo trailer, ragazzi. Ovviamente, sempre su Daruma, son stato uno dei primi in Italia a darne la news.

Oh, cazzo, questo film di Ed dura due ore e mezza. Uh uh, Norton punta forte stavolta. Film molto, molto ambizioso.

Ora, chiariamoci, oltre a Bob De Niro, Mickey Rourke, Matt Dillon, Al Pacino, Clint Eastwood, uno dei miei attori preferiti è sempre stato Edward Norton.

Edward però è uno pigro. Per molto tempo s’è anche buttato via in pellicole non degne della sua bravura.

Sì, io ed Edward siamo la stessa persona.

Anche i personaggi interpretati da Ed mi assomigliano parecchio.

Edward avrebbe dovuto interpretare anche Al di là della vita di Scorsese. Sì, fu la prima scelta di Martin ma poi la produzione impose Nicolas Cage.

Sì, posso sforzarmi ad apparire pazzo o scemo come Norton in The Score. È impossibile che lo sia.

Sono troppo intelligente per diventare come voi. Sì, diciamocela, voi siete da mettere tutti dentro. Ah ah.

Sono innanzitutto l’investigatore della mia anima.

Io so chi sono, come urla Mickey Rourke di Angel Heart. Ah ah.

Sì, una moltitudine di psichiatri, dopo un mio infinito calvario, sono giunti alla conclusione inappellabile che di delirio soffrirono gli altri.

Sì, molta gente arrivò a pensare che fossi Ed di Fight Club, quello di Schegge di paura, perfino un sovversivo nazi come in American History X.

Mi diedero del criminale come Ed/Monty Brogan de La 25ª ora.

Mi diedero persino del ciarlatano poiché pensarono che volessi stupirli con gli effetti speciali delle mie bugie. E mi dissero: inutile che racconti balle, sei solo un disgraziato, altro che The Illusionist.

Ah sì, guardate, ci fu anche un tempo in cui divenni Ed di Stone.

Insomma, l’invidia fa brutti scherzi.

La gente, pur di volerti rovinare la vita, ti vuol far passare per schizofrenico.

Mi spiace per voi.

Le vostre malvagità non hanno funzionato. Per un po’, obiettivamente mi hanno inculato, incastrato e quasi castrato. Sì, ero talmente giù che non andava su manco per il cazzo. Ah ah.

Sono un uomo romantico che, quattamente, cammina nell’ombra dei suoi tanti spettri e naviga fra le strade come Rufus Sewell di Dark City.

Amo le atmosfere di Manhattan da Woody Allen migliore ma anche Brooklyn non è male. Ad Harlem, sta nascendo un nuovo pornoattore da sito blacked.com. Sì, perché un tempo i negri venivano sfruttati, ora l’America ha capito che possono usarli per fare soldi. Beati loro!

Sapete che vi dico?

Continuo a credere che Bronx di Bob De Niro sia quasi un capolavoro.

Naturalmente, Fuori orario è nella mia top ten.

Non state parlando con un uomo solo, bensì con un uomo da incubo kafkiano come il grande Griffin Dunne del quartiere di Soho.

Sì, anche io spesso parlo con strafighe su Instagram.

Ma sento sempre il bisogno di scivolare nel buio…

O forse, più che Ed Norton, sono davvero Birdman.

 

 

di Stefano Falotico

re leone

IN THE MOUTH OF SADNESS – Un mio cortometraggio e finalmente Motherless Brooklyn del grande Ed Norton


21 Aug

motherless brooklynSì, non mi sono sbagliato. Scusate, se John Carpenter girò In the Mouth of Madness, da noi ribattezzato Il seme della follia, perché io in mezzo a tanta pazzia umana non posso ammettere che sono triste?

Sì, questo mio cortometraggio apparentemente non ha senso. Lo ha per la mia mente che, in un lontano oramai passato da me ampiamente superato, eh già, un brutto scherzo mi cacciò.

Se a ciò aggiungiamo gli scherzi quasi omicidi e d’istigazione al suicidio di gente malevola, cazzo, la frittata fu fatta.

Ma fortunatamente la mia mente, così come si perse nei meandri notturni d’una solitudine lupesca, avvinghiando la luna come una dolce principessa, allo stesso modo risorse dal torpore di tanto melanconico candore, voi lo chiamereste squallore. E resuscitai dalle viscere dei miei ricordi, elucubrando ogni momento d’un tempo giammai abbandonato dalla mia imbattibile, intatta memoria da vagabondo. Molto iracondo.

Io possiedo un cervello mnemonico da far invidia agli hard disk del Pentagono. Rimembro con esattezza il giorno e l’ora esatta in cui una certa ragazza non volle il mio membro, smembrandomi in un oceano d’amarezza da fratturare ogni mia speranza e intristirmi precocemente in un’apparente senilità infinita.

Invero, la mia giovinezza è ancora smisurata, ieri mi pare oggi e rammento ogni preciso momento della mia infanzia, ogni minuto della mia adolescenza, ogni lugubre mia apatia e anche ogni istante della mia incurabile malinconia.

Molte persone pensano che io menta. Domandate a psichiatri in gamba e vi confermeranno che le mie bugie non furono mai di gambe corte, fu il mio fiuto, il mio intuito a far sì che evitassi il tragico lutto.

Ora, il cosiddetto complotto ai miei danni, sì, ordinato a cagione della mia persona con tanto di provocazioni atte a far sì che mi dessi all’impiccagione, in effetti ci fu, sebbene si fosse trattato d’una bambinata un po’ troppo tirata per le lunghe. Niente di preoccupante.

Non saprò mai chi fu il responsabile d’una tragedia scampata per miracolo.

Se quel Calzolari o la mia ex, molto più figa di Bice di Folco Portinari. Sì, n’ero gelosissimo e lei, per appurare se n’ero innamorato, mi telefonava a tarda notte, fingendo l’orgasmo, facendomi credere che per caso era partita la telefonata dal cellulare mentre un altro stava spingendo tutti i suoi tasti con la “suoneria”.

Soltanto se, dall’altra parte del telefono, le urlavo incazzato, mi confessava che stava scherzando.

Chissà, forse stava solo schizzando…

Ah ah.

Era ora di smetterla assai prima senza scatenare rivali faide, urla e cagnare, ricoveri e casini vari.

Eppure, dal dolore di tanto mio assopimento, dopo tanto nero mio ammorbamento, dal mio Mare dentro riemerse Nettuno e ora credo che non ce ne sia per nessuno.

Neanche per nessuna poiché sono già state tutte prese. E io ancora una volta lì l’ho preso.

Ieri, v’ho detto che io e una certa Alice stiamo entrando in confidenza. Alice è lesbica ma questo problema è risolvibile.

Ecco, io adoro Edward Norton. Da un bel po’ non faceva un cazzo. Et voilà!

Se ne salta fuori con la sua seconda opera da regista nella quale interpreta la parte di un uomo che soffre della sindrome di Tourette.

Sì, la sindrome di Tourette incasina parecchio il cervello.

A volte, ancora ho io stesso dei momenti da Memento.

M’è successo anche oggi pomeriggio.

Stavo guardando una clip su YouTube, sottotitolata Tre volti di Jennifer.

Ho dovuto rileggere questo titolo tre volte poiché, a prima vista, avevo capito… le tre volte di Jennifer.

Alla quarta volta, ho capito che forse sono davvero La donna che visse due volte.

Peccato che il mio fare la primadonna per troppo tempo fece sì che la mia prima volta avvenne con una che se n’era già fatti parecchi.

Era troppo matura per me. Fu una botta troppo forte.

Un bel casino, ragazzi!

Ah ah.

Comunque, a Settembre, finto il Festival di Venezia, tanto non me lo faccio tutto, soltanto cinque giorni, mi sa che devo pensare seriamente al mio futuro.

Forse è tardi. Ma posso laurearmi in filosofia teoretica o in Letteratura arcaica prima del previsto. Coi miei libri pubblicati, mi abboneranno 7/8 esami.

Vado a dormire. Sono le 3 e 56 di notte.

O forse vado a ballare.

di Stefano Falotico

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