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Test Falotico, scoprite se siete vecchi o vi tira ancora alla grande


05 Oct

mag20Un test forse testicolare.

Si capisce che tuo padre è invecchiato quando cerca su Google l’altezza degli attori del passato e le ragioni della loro morte.

Sì, mio padre fa così. Dopo aver fatto la spesa e imbottigliato il vino, si siede e “accende” Google.

Ha scoperto, con sua somma sorpresa, che Gene Hackman, il prossimo 30 Gennaio, compirà 89 anni e da circa quindici anni non fa più film. Che Stallone è del ’46, mentre Bruce Springsteen è nato dieci giorni dopo di lui, il 23 Settembre del 1949. Mio padre, allora, si guarda allo specchio e comprende che il Boss è più gagliardo perché alla sua età sa ancora reggere un concerto di tre ore e invece lui non sa tenere per più di quattro minuti in mano la sigaretta. Perché la fuma nervosamente in trenta secondi.

A mio padre è sempre piaciuto Sean Connery. Ma non solo come attore. Proprio come uomo. Sì, mio padre non è omosessuale, altrimenti io non sarei qui a scrivere ciò, ma è pelato come Sean. Dunque, per affinità “elettive”, considera Connery un grandissimo. Sapete quella leggenda metropolitana secondo la quale gli uomini più calvi sono sessualmente più dotati? Mio padre è sempre andato in giro a dire a tutti che lui è pelato perché fra le gambe ha una specie di albero di Natale. Con tanto di palline colorate, di luci fluorescenti a intermittenza sul rosso vulcanico. Ah ah.

Mio padre si consola quando guarda le foto di Jack Nicholson alle partite di basket dei Los Angeles Lakers.

– Guarda lì che panza. E anche la faccia oramai è in stato avanzato di putrefazione. Sì, Jack si sta decomponendo. E non è molto più vecchio di me. Dunque, sì, io mi porto benissimo i miei anni.

 

Da un po’ di tempo a questa parte, mio padre è anche diventato un mezzo maniaco. Sì, alle volte andiamo al cinema assieme. A vedere film che possono piacergli. E mi sono accorto che, quando fa il biglietto alla cassa, scruta con far un po’ perverso le ragazzine tutte “attillate” che vanno a vedere i film mielosi…

– Che guardi? I culi delle ragazze?

– Macché. Penso che hanno ancora una vita davanti. E rimpiango quando me la godevo, fottendo di brutto.

 

Sì, con la vecchiaia si diventa un po’ bavosi. Soprattutto quando si è ancora sposati. Mio padre, credo, che non abbia mai tradito mia madre. A tutt’oggi nemmeno. Quando rincasa tardi la sera, è solo perché ha trovato una zoccola… in cantina e ha perso due ore ad ammazzarla, scopando poi tutto il porcume…

Mio padre si è fissato con Clint Eastwood, ch’è alto più di un metro e novanta. E, secondo lui, vista l’altezza, ha avuto sempre una bella, notevole “oca”.

– Quel Clint lì, eh sì, fa sempre la parte del buono. Ma chissà a quante bonazze ha mostrato la sua Magnum da Callaghan. Sì, è per questo che ora sembra un teschio ambulante. L’hanno spompato. Comunque, sta morendo ma ci ha dato…

 

Mio padre non ha mai amato Nanni Moretti. Perché secondo lui, dietro quei modi raffinati e moderati da uomo di Sinistra, si nasconde un mezzo frocio persino fascista. Ma non capisco perché, allora, sia sempre stato fan di D’Alema.

 

– Chi? Moretti? Nanni uguale nano. La smettesse di prendere in giro Pacino di Heat. Non vale un cazzo. Si spaccia per un genio e invece il suo Cinema, a mio avviso, è bassissimo. Non mi emoziona, non trasmette nulla se non lo smog della sua Vespa in Caro diario.

– Ma è un omaggio sentito a Pasolini.

– Mah, Pasolini. Un altro… Indubbiamente gran pensatore ma anche un rotto in culo. Pasolini uguale pisellini. E quella scena di Nanni mi ha sempre fatto addormentare. Sì, ora vado a farmi un pisolino.

Poi, stasera mangerò pasta e piselli.

 

Da vent’anni a questa parte, e non è che abbia tutti i torti, non gli piace nemmeno De Niro.

– Ma perché De Niro, ultimamente, sembra sempre quello di Flawless? Fa le smorfie con la bocca storta. Non è che ha avuto un ictus?

 

Per quanto riguarda le attrici, mio padre è ancora più lapidario.

– Sophia Loren? Un cesso. Cioè, sì, per quei tempi, ove le donne poco si curavano e non andavano in palestra, aveva indubbiamente un seno che avrebbe allattato un plotone di marines. Ma ha sempre avuto una faccia da mezzo uomo, sembrava un lupo della steppa.

– Paola Cortellesi ti piace?

– Sì, credo che non abbia trovato però il lavoro adatto alle sue caratteristiche.

– Cioè?

. Andare a far la pasta sfoglia. Sì, cucinasse un paio di tortellini.

– Ambra Angiolini?

– Ma chi se l’incula? Solo quel fruttivendolo di Allegri e quel volpone di Gianni Boncompagni. Che le ha dato una bella spinta, la classica bottarella, per metterla lì. Io la vedrei bene a fare lo scontrino in un bordello di Salerno. La verità è che non vale niente né come donna né come attrice. E ti dirò di più, figliolo. Non serve a nulla neppure come puttanella.

– Luisa Ranieri?

– Meglio suo marito.

– Ma sei frocio?

– No, mi piace Montalbano…

– E degli attori italiani del passato… chi ti piace(va)?. Gassman?

– Un esaltato, er tigre… ma de che? Soffriva di balbuzie.

– Mastroianni?

– Per l’amor di dio. La faccia da prete bugiardo per antonomasia. E, tornando alla Loren, non ho mai creduto che fossero solo amici. Ogni volta che, tutt’ora, la Loren parla di Marcello, si allupa ancora di più…

 

Ho detto tutto… Quindi, giovani, non scoraggiatevi se scrivete un libro come Arthur Rimbaud e i vostri padri leggono invece le offerte della Conad.

Comunque, dovete sapere che mio padre a trent’anni era identico a questo qui.

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E ora invece? È uguale a questo.

 

 

Kyle+MacLachlan+Alfred+Dunhill+Links+Championship+aq106QvIuAjl

Morale: mio padre non cambierà mai.

Ma nemmeno voi.

Prima almeno eravate giustificabili perché puri. Adesso, siete solo dei rincoglioniti. E la vostra vita, fidatevi, è andata a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

Dopo tanta resilienza, lotte e giustificazioni, voglio sinceramente affogare nella mia morte allegra


25 Jul

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Sì, per me il sesso reale ha coinciso col totale disfacimento esistenziale, con l’impazzimento totale, con la perdita di ogni contenzione morale, con la lascivia più nichilista, screanzata, provocatoria, col vuoto più abissale.

Di solito, accade il contrario. Un ragazzo vergine, al concretizzarsi della copulazione, spesso agognata durante un’adolescenza tormentata, improvvisamente sorride alla vita e con grande nonchalance non vede l’ora di cibarsi ancora… d’intessere il suo corpo, ignudo e proteso all’accoppiamento, con vivo ardore e slanciato nitore. Fottendosene…

L’uomo, sì, arrivato a questo punto fatale della sua inoppugnabile vita escrementizia, dimentica ogni metafisica e, semplicemente, diviene un animale, mascherato in un sembiante umano, che vive per la figa. E, per procurarsela, s’impegna con abnegazione in un lavoro il più possibile redditizio che gli permetta, visti i competitivi canoni occidentali, di presentarsi a essa ottimamente e in garbato stile. Per non apparire scalognato e infinitamente miserabile, gioendo a trentadue denti e fauci spalancate della carne della sua stessa fame divorante.

A me invece è accaduto l’inverso. Allo scricchiolare delle mie pudiche barriere, allo sventolare del mio fringuello avidamente bramato dalla mia bella, succhiato, snocciolato, incuneato e duramente nel suo (di)letto ammorbidito, mi sciolsi nel senso letterale del termine. Mi squagliai, pietrificato da tanto putrescente, sessual fetore.

Al che, gli amici mi apparvero delle arpie, dagli sguardi cupidi e lestofanti, ammiccanti e provocanti, a invogliarmi a essere un “grande”. Grande, nella nostra società, significa essere un figo, un trivellatore, un puttaniere di classe, uno che non va certo a puttane ma sa vendere bene la sua immagine e la offre, bellamente pimpante, alle donne che ne fruiscono con smaliziata maturità troia andante…

E ciò mi sconvolse. No, non dovete compassionevolmente intenerirvi dinanzi alla mia sfacciata sincerità. Per me, la vita sessuale, lo ammetto, mi avete scoperto, trombato e inculato a sangue, è qualcosa di terrificante. D’incenerente e puzzolente.

Vedo donne sfilare in tacchi per le strade che dicono d’insegnare ai bambini autistici la via dell’apprendimento, curatrici dei loro deficit, che poi alla sera corteggiano la loro stessa prostituita bellezza, mercificandola al direttore della Ferrari.

E vedo uomini, un tempo sognatori, che si son dati al più bieco porcile dei loro cuori traviati. Sbudellati dall’ineludibile necessità di scopare come cavalli. Ben azzimati, profumati e, io vi dico, intimamente spappolati, spogliati di ogni decoroso contegno. In una parola insuperbiti e decadenti. Totalmente deficienti. Offrono immagini estremamente dignitose di sé, parlano forbiti e sono sempre aggiornati sull’ultimo film del regista israeliano-curdo-islamico, ma amano tinteggiare le loro noie con gli stuzzichini e gli aperitivi, sbirciando i piedi femminili da feticisti dei loro festini.

Sì, sono indubbiamente malato. E amo rallegrarmi nel mio desertico viaggiare senza meta, fra un umore felice e un altro disincanto magnifico.

Per molto tempo ho frequentato gente a posto, normale, salvo poi addivenire che queste persone erano solo traditrici, pronte a cornificarmi con derisioni degne delle più basse meretrici.

Quindi, mi son affiancato a dei veri pazzi. Ma nemmeno con quelli sono andato d’accordo. Perché, in quanto pazzi, non avevano coscienza della realtà e contentamente brindavano da mattina a sera con le pezze al culo. Lagnandosi oggi e ridendo domani, in un mare d’inconsapevolezza spaventosa.

Invece, ahimè, io ho sempre saputo qual è la verità.

Ed è una tragedia.

Nella vita, c’è la depressione se sei un cesso, ma c’è anche la fine se, miracolosamente, hai successo.

Fidatevi…

Adesso, vado a ordinare un panino col bacon perché ho voglia di carne.

di Stefano Falotico

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La morte di Umberto Eco


20 Feb

Di lui ho letto, a dir il vero, poco. Ma non me ne vergogno.
Molte volte ne ho omaggiato il talento letterario e fantasioso e credo che Il nome della rosa rimanga il suo libro più ambizioso e al contempo meno pretenzioso, un bestseller picaresco, avventuresco, un Indiana Jones in vesti talari, Eco è, fu oramai, il suo Guglielmo, e accosto la sua figura culturale a quella di Sean Connery. Non ho altro da dire, chi ha orecchie per intendere, intenda, chi non capisce si astenga.

Ma ritengo opportuno che sia il Corriere, il maggiore quotidiano italiano, a dargli il definitivo saluto.

Non vinse il Nobel ma vi andò vicino, antipatico personalmente per la sua creazione della cosiddetta semiotica, branca pseudo-scientology-stica a cui mando un sereno fanculo.

Credo di essere e lo sarò sempre, già ora, uno scrittore altissimamente superiore a lui e alla sua boria da trombone.

Ma, evidenzio, ancora, capitemi bene, che Il nome della rosa rimane una lettura imprescindibile. Nel bene, appunto, o nel male.

Il RISO!Umberto Eco Corriere della Sera

Eros? Meglio il Thanatos, anche il Kamasutra


02 Nov

Ho di nuovo voglia di morire, non è una novità, non vi allarmate, nacqui morto e domani sarà Sunday Morning

Basta con questi crisantemi da 2 Novembre

Sfogo solitario, e non è una sega, è light


Surrealismo t’invoco


Imboccai strade mie consumate d’apatia sovrana, e non me pento ché dei castighi sono solo la redenzione ad “affrangermene” con più scrosci come le onde abbattute sulle scogliere innevate di Dover. Arti(sti)co, pilucco la “normalità” appunto irridendola, sfottendo a destra e a manca, bellamente in gravità d’ingravidarmi onirico, lontano dal consumismo, non fosse per la mia mania cinefila da collezionista. Il mio cervello registra, a velocità paurosa, ogni frammento di “spezzarmi” in retine oculari fradicie di edonismo visivo, che poi trasmetto al corpo, digitalmente flettendolo in addominali robusti, spaccaossa, trivellanti gli abomini sociali, a cui (r)esisto, nel recidere le giugulari dei frivoli a me antipatici. Quando vi sveglierete, udirò un vostro fischio oppure dovrò flagellarvi il cranio nell’assordante frastuono di tempie a me odiate? Oh sì, abbassatevi i calzoni, in prostrazione leccatemi il cazzo e voi, puttane, non coloratevi la faccia di schifo “profumo” trucchetti. So che vi piace la banana nei tempi anoressici di magra, so come vi stizzite se il gorilla non ve lo da rizzo, lo stesso “troglodita” che tanto b(l)andite ma invero ne andate matte ché vi mati, oh quanto impazzite che vi spupazzi e di liquidi vi sia sfacciato nel farvele aberrante ma anche di burro al “calorifero” nei ferri corti dello stirarglielo. E vai di spogliarello?! Poi, torna dietro gli sportelli e apri… l’ombrello, porcella. “Tira” e ammiralo… questo buttafuori che ti sbatte nelle tue depressioni alcoliche da frustrata cioccolataia del “cuore”, che copri di glasse a base di citazioni da poetessa dei miei coglioni. Se ti faccio… schifo, chiama il manicomio, verrò a trovarti. Se mi sputi, chiama l’operatore ecologico, “opereremo” di scassartela a poltiglia per poi gettarti nell’immondizia, assieme a tutta la frutta marcia. Vedi di marcare il cartellino, altrimenti sarai espulsa. Potete disgustarmi ma sono lungimirante, “raggiante” quanto tua sorella che piange, e da me avrai, “elegante”, soltanto che pedate e la tua “patata” sbucciata. Tu, che t’arruffi i neuroni, quanto sei buffo. Copi le recensioni dai giornali di “partiti”, già belli che andati son quei cazzo di giornalisti. Preferisco il giornalaio, lavora già all’albeggiar del giorno e di Notte maiuscola è fottuto in sogni che tu non sognerai mai.

Il giornalaio ama i culi delle riviste, li ritaglia con cura e strappa la biancheria in totale solitudine senza resto e mancia. Egli sì che sa come guadagnarsi il cibo, tu invece mangi disonesto e bugiardo alle (s)palle delle tragedie altrui, verso cui “verghi” retorica per quattro fessi che t’applaudiranno con tanto di “Bravo!”. Ma vai a fare in culo, appunto. Hai appena incrociato chi t’entra nella tastiera e te lo tasta di “desktop” nelle tue topine. Mi chiamano il “salvaschermo” e non salverò il tuo sperma sporco di birrine “bionde” che si fa le bevute alla faccia dei vagabondi. Chiara l’antifona o ti debbo spaccar il muso, previo museruola? Tu lavorerai da cane, e tracannerai d’ora in poi solo le mie sodomie, “gradendo” come t’imberrò ficcato a “ciclostilato” del “fotocopiartelo”.
Poi, ne vogliamo parlare dei palazzinari? Considerano pazzi quelli che vivono sui monti, cioè gli eremiti. Per forza, lor sì che sono “Re Mida”. Mica delle mosce minchie. Sanno anche come “scaccolarsi” con gli anelloni delle poc’agnelle “coccolanti” a lor svendute fra una copertina dietro leccatina e un “primo tempo” per la “diretta” in esclusiva degli amplessi (in)confessabili. Già, finita la porcata, “servito e riverito” il “gioielliere”, lo ricatteranno sulla “ricotta” dei loro sex tape. Anche a queste sol che calci nel sedere.
Sì, mi hanno stufato tutti, senz’eccezione alcuna. Non sono uno qualunque. Se mi fai girare, accusando di girarmi i pollici, ti stronco con quello giù… e devi stare zitto e “buono”.
Vado da una commessa e la metto a novanta nel reparto “abbigliamento”, regalandole lo scontrino “fiscale” che il marito non le dona a Capodanno.
Ecco il “montone”.
Festeggio, dipingendo il Mondo per quello ch’è, unendo il realismo al prenderlo su “schizzare” un migliore impossibile. Basta, questi ragazzi sboccati che ingurgitano bacon e hamburger, poi “trombano” i film con ariette musicali che confondono Sean Penn con Chopin, Chaplin con dei clap clap per du’ paia di chiappone. A codesti darò proprio nulla. E lo mostrerò alla mia mostarda.
Se proverai a far sì che mi getti dal balcone, vomiterai di “caduta libera” nel cesso di tua testa “rinfrescata”. Si chiama rigetto.

La fine è meglio della figa brutta

Viene uno da me e mi chiede se, adesso, ho una donna. Gli rispondo che n’ebbi qualcuna, andò male perché scopavo bene. Si sa, le donne vogliono solo i soldi. Comunque, lo rassicuro. Gli dico che ho il culo assicurato e, al momento, ho tutte le donne che sogno. Lui mi ride in faccia ma, tre minuti dopo, è all’obitorio.
Insomma, di mio sono un cazzo ma meglio di tua madre.

Sul suo profilo Twitter, Nina Hartley inserisce come “descrizione” la parola “femminista”…

Zoccola è più adeguato. Da me altri calci nel culone.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. A morte Hollywood! (2000)
  2. Disastro a Hollywood (2008)
  3. 007. La morte può attendere (2002)

Nelson Mandela è morto, la gente occidentale andrà a vedere “The Lone Ranger”, stronzata universale del Depp che fu


03 Jul

Mandela Day. La canzone? Sì, passerà in tutte le radio per circa due mesi per arricchire le biografie scritte di getto dai ghost writer sul leader sudafricano deceduto. Poi, dimenticheranno il (com)pianto tutto e gireranno altri mondiali, omologati filmacci, spacciandoli per ecumenici

Voltiamo pagina, torciamo il braccio a Depp

Johnny Depp è meno “bravo” di Nic Cage? Dentro le virgolette troverete l’applauso alla vostra guancia! Scrosciante! A doppi palmi sberla!

Prefazione “normale”, senza grassetto, neretti, corsivi e corsetti, una corsetta e una “giostra volante” al suo cinquantenne: ritratto dell’erede di Marlon Brando, prima che si rincoglionisse d’antipatico nonostante incasserà di simpatico, pasciuto nel blockbuster. Bloccatelo, prima che si possa perdere. Non perire, Johnny! Chiamate l’ambulanza, ha la crisi cardiaca da “I soldi gli escon anche dai ventricoli”. No, hanno sventrato Johnny, e Johnny s’è svenduto. Sto (s)venendo! Ah, non respiro!
Occorrono le flebo. Sta andando. Una volta dichiarato grande, ha mollato di brutto eppure è sempre belloccio! Dovete salvarlo!
Ah, cazzo. Ventilai che Johnny sarebbe arrivato a necessitare della respirazione bocca a bocca molti anni or sono del suo “didietro”. Soffrirà, fra un po’, d’aerofagia? Ah, è sempre stato un culone Johnny. Mica come voi, emulatori e cloni! Siete dei clown!

Prima che si “sputtanasse” con la Disney, amai Johnny Depp nel gotico suo più dark, ma il Tempo ha reciso il mito nelle forbici… di Edward? No, oggi Depp naviga di pepite dopo un trentennio circa di film da “zingaro”. Ah, combatteva in Cinema di qualità, mentre adesso la fiacca batte ma il suo conto in banca è imbattibile.
Per guadagnare la pagnotta, si mangian anche solo fagioli ma, ottenuta la celebrità da “noti”, la nottata è verde dollarone a sbiancare i poveretti che credono nella Trinità. Tagliategli le palle, questo Depp è da censurare!

Terence Hill dei tempi d’oro. Picchiali!

Vedevi Depp nel Kusturica “indie”, fra cineasti taglienti e brave, scavati nella sua anima bruciante d’attor di razza. Purosangue cavallo pregiato, unicorno bellissimo, sensualità debordante, s’è oramai ridotto a lauti assegni e già “rassegnato” nel “Finché mi paga così Jerry Bruckheimer, perché impegnarmi più di tanto?”.

Un altro film da “grandi magazzini” (come canta la strofa… per grandi e per piccini…), esportato in modo interplanetario per incassi galattici. Lo stellar carisma dell’indiano, appunto, con lo sceriffo solitario dopo le avventure nei Caraibi da pirata.
Lì era caricaturale e “sbilenco”, una forza nel claudicante d’occhiolino torvo spadaccino, qui è semi-“mascarato” da “pezzato” su torso nudista da “Visto? Reggo l’età, io rimpinguo i soldi ma son ancora magro più di voi con la pancia piena”.

Come dico io, chi non lavora ma è attore, più guadagna alla faccia dei fessi. Già, riempite le tasche dei “potenti” e poi dovete curarvi dall’impotenza. I pantaloni van stretti, al large sarai di nato con la camicia ma ora di maniche corte? Non perché è Estate, ma perché ti s’è ristretto versione “minuscola” dell’importante muscolo. Tu dai a “lui”, e il “tuo” non si sviluppa. Datti alle scialuppe, più che una cannuccia da granita, prevedo grandine sotto gli “ombrelloni”.
La donnicciola ha troppo caldo. Allora, scopasse la medusa al largo. Quella appioppa e col vento a prua odia però le ammuffite prugne. Sì, la medusa è pungente. Se non v’accontentate, danno ancora La Piovra, il “Placido” mediterraneo. Michele era rassicurante, il duro italico del maschio verace. Ah, faceva sesso. Espressivo come un sasso, dialettale nel comune volgo, piacione quando il nostro femminil Stivale adorava gli uomini rasati ma profumo non devi chiedere mai.

Ah, le donne… si dichiarano ancora fervide ammiratrici di Al Pacino. Ma guarda Omar quant’è bello, ispira tanto sentimento… Totò? No, meglio mangiare uno “scarafaggio” che bersi queste annacquate Pfeiffer da “ferri corti”. Un Tempo, Michelle mi piaceva, era un’algida bionda che stimolava l’uccello “volante”. Incontinenza da sogni sessuali intercontinentali. Oggi, anche Lei lecca solo i gelati Algida, il marito però l’è “fondente”. Insomma, non confondetemi con le “mass(ai)e”. Da cui il film The Family di Besson. Non avremo Alfredo ma un Bob scorsesiano di Capone alla De Palma.

Mah. Preferisco un “affogato” all’amarezza del “chocolat”.
Se codeste galline rompono, uno scarface appunto di “amore livido sfacciato untouchable e Carlito, basta carini”. Sono il paniere. Il funny games alle uova. Ecco, a ben vedere, il primo “cedimento” avvenne proprio con Juliette Binoche. Quel film è una ruffiana pasticceria pubblicitaria del messaggio subliminale.
Osservate la locandina. Juliette “imbocca” il Depp e il Johnny la guarda con far “delicato” per infilarglielo nell’inguine “di sottecchi”. Mah, dal profilo delle loro iridi “addolciti”, pare che da un momento all’altro possano “incarnarsi” in un porno. Combaciano per la scopatona del dietro le quinte formato extra.
Sì, nel gioco della seduzione, lo Sguardo alla Depp è tutto. Depp ha gli occhi dell’impossibile ma “Da possedere”. E Johnny vi ficca nei sederini. Basta che alzi le sopracciglia e la donna si bagna, nascondendo l’eccitazione alzata per “a novanta” gradi. Oculari? No, da sbattimi centrifuga, la lavatrice smacchierà la fede nuziale.
Non parlo solo delle sue relazioni famose, in tempi non sospetti d’interprete “affamato”. Quindi della Winona Ryder e bona combriccola. Mi riferisco alla forza “penetrante” del suo bello col look “trascurato” in-colto eppur da oscurar a luci rosse.
Depp, il fascino di chi fu anche chitarrista per gli Oasis, “sporco” da catarro chic. Quando il performer è rock alternativo.

Sì, le donne vanno tutt’ora matte per il Depp. Già, se volete conquistarle, affidatevi a un disegnatore delle riproduzioni topografiche per il vostro “ritratto” da tope figone con contorni sfigati da lettori del “Topolino”.
Il disegnatore cesellerà una Gioconda uguale al Depp, da proporre nelle chat erotiche come falso profilo in mancanza di cartucce e di carta igienica dopo tanta masturbazione. Una papera la troverete. Attenti però a Zio Paperone. Quello è come Berlusconi. Si finge benefattore ma vuole solo che farsele in vasca di gettoni.

Sì, come Uomo non si discute mai il nostro Depp. Come attore, sta inanellando una serie di puttan(at)e. Oltre ad Amber Heard che, a giudicare dalle interviste, mi sembra Jo SquilloOltre alle gambe, c’è di più?
Mah, io vedo sinceramente solo due da calci nel culo. Anche se una botta potrebbe starci. A entrambi? Sì, da ambo le parti, Amber è bambola. E giocan di “carambole”.

Avete riso? No? La mia “battuta” è sempre meglio del Depp che oggi dovrebbe far ridere nel suo voler unire il talento al divertimento. Tanto per far contento il Depp, va detto questo: la botte è piena se la moglie è ubriaca? No, non sono ancora sposi. Ubriachi da “coglioni” sì, invece. I coglioni del Depp nelle vostre teste di cazzo.

E con questa andate proprio tutti in quel posto.

Fra il Depp odierno e il Nic Cage ancora “australopiteco”, scelgo il Cage. Tanto, se dobbiamo regredire, almeno imbarbariamoci al peggio.

O no? Sì, Big Jim va con Barbie. La scimmia va con una che mastica le gomme del pneumatico, il gorilla è messo a pecorina. Il buttafuori le prende dal nerd veloce di sparatutti della Playstation.

Il barbone va con le barbabietole e la barbetta di Depp concupiesce l’umanità buonista e “depilata”.
Forza, idioti. Pilates, patatine, sciocchine e peperine. Soprattutto da me palate!

Io rassodo i vostri glutei. Io sono il tonificante alle s-chiappe!

Ah ah!

Insomma, Nelson Mandela ha fatto tanto per sbloccare le mentalità razziste e voi avete distrutto da piattezza globalizzata.

Complimenti. Mi raccomando. Eleggete Rocco Siffredi a nuovo Presidente africano e abbiamo completato questo Mondo ancora (s)proporzionato.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Lone Ranger (2013)
  2. Rocky IV (1985)
  3. Blow (2001)
  4. Chocolat (2000)
  5. Invictus. L’invincibile (2009)
  6. Donnie Brasco (1997)
  7. Ed Wood (1995)

Stefano Falotico è morto


03 Mar

Pochi minuti fa, Stefano Falotico è morto: ne dà notizia l’esorcista che lo ebbe a “cuore”, prima che svanì sottoterra nel Lovecraft

 

Eh sì, dopo trentatre anni di autoimpiccagione, l’Uomo migliore del Cristo pare che sia defunto.
La notizia, sconcertante, ha scosso appunto il Mondo intero che, appresa la tragedia, ha subito “recato” al suo recapito, Via dello Scarabocchio n. non so quanti finocchi, vari messagg(er)i di condoglianze, consegnati alla mia amante “filante”, di nome Filomena,
 da una commare non tanto secca ma grassa come Giuliano Ferrara, di cui vi citerò, da questo aldilà “tene-b-roso”, i più “sentiti” e a me vicini in questo momento d’ascesi delicata. Garantisco, “dall’alto dei cieli”, che la situazione è al momento sotto controllo. Infatti, San Pietro m’ha consegnato la “chiave”:

Educational channel

Scherzo da prete: Falotico è schiattato in seguito a complicazioni causate dalla sua ero-t-ica complicatezza

Parlo in vece, e non invece (le veci), di Stefano, deceduto ieri Notte dopo un’inevitabile sciagura di decadimento psico-fisico. Ne rinvenni il cadavere presso un lago fangoso d’una periferia isolata in quel delle colline toscane ove pare che, dopo aver scovato il vero mostro di Firenze, e non il “povero” Pacciani, accusato ingiustamente, “entrò” in colluttazione con la polizia che voleva seppellire la verità. Uno sbirro, dinanzi a un Falotico giustizialista alla Charles Bronson, gli sferrò una pall(ottol)a letale e, dopo l’autopsia, il referto del “nostro” corpo, sterilizzato alla eyes wide shut, presentò vari punti “non chiari”. Questo il “bollettino medico”:

La ferita ha provocato un dissanguamento che un’infermiera, apprensiva, giunta sul “delitto” m’ancor sudicia, causa “sudarsela” col marito carabiniere sudista, asperse con del cotone idrofilo. Una filantropa da “Berta filava davvero”. Ma il sangue incontenibile s’accorse che non valeva vivere per un Mondo ove le infermiere sono delle drogate da siringhe, dette anche “cannoni del maritozzo”, non anestetizzate. E accettò quel colpo di “spranga” in totale donarsi a “lei” d’ultima spiaggia. L’infermiera, infatti, con “avvenenti” carezze massaggiò il rigor mortis di qualcosa di molto “erectus”. E urlò: “Beh, sarà morto, ma non è tanto molliccio! Che cazzone! Ancora qualcosa, di mo-l-to, mi può dare! Mi son intenerita in ambulatorio, aiutando i barboni a gettare le molliche, guarda come deambulo ora da dura, non sono una rammollita, sebbene ho le mollette ai capelli, questo pelo è ancor arzillo”.

Quindi succhiò…, “precautelandosi” di non addolorare però il suo “piacerino”.
Intanto, arrivarono le guardie giurate che quindi giurarono da garanti della “privacy”: “Carmela”, tale il nome dell’infermiera, “Pulizia è stata fatta. Ora, togliti dai coglioni. Lascia fare… a noi”.

Il capo dei capi, un mafioso “intimo” di biancherie da ex “intoccabile” affiliato alla famiglia Capone Al, consegnò la reliquia a Napoli per “posta ordinaria”, ordinando al parroco di tentare un miracolo in extremis da San Gennaro.
Il prete “annaspò” nel “blob” dei pus, disinfettò e “ovattò” fra un’ostia e una manina “morta” alla suorina “benedetta”.
Ma concluse il “rituale” in un mare di lagrime: “Non c’è verso, versiamo solo dei versetti”.

Quindi, fui consegnato a un cazzo d’ospedale fiorentino, ove mangiarono i rimasugli come una fiorentina.
Con tanto di vino dei colli, bevendo a collo le ultime “piastrine” del mio plasma.

Ecco, dunque, riassumibile il cordoglio in frasi da “posteri”:

“Mi spiace, mi piacevi”, “Era bono, ammazza, come mai l’hanno ammazzato?”, “Questo era da spararselo su un letto di chiodi”, “Che buco in pancia, peccato. Volevo il suo fucile nei miei buchi”, “Cristo di Dio, che Diavolo della miseria è mai questa porcata?”.

No, non sono morto. Posso mangiare una mortadella?
Non si può?

Invece sì.

Finale col “naso”…
Ai colloqui di lavoro, cari Pinocchi, so che siete “bianchi” bugiardi e “lo” raccontate di farlocche pose per ambire alla segretaria da “Balocchi”. Sono Lucignolo, non avrai nessuna scrivania, mio nero (ar)cigno

Arcimboldi! “Poeta” matterello meglio dei pennivendoli da mercato ortofrutticolo!
Egli tinse tele nelle sue pantacalze di “foglie morte” alla Mariolino Corso, piazzando capolavori “in corsivo” su suoi deliri “al pompelmo”, e fregandosene delle corse all’oro delle “limonate”. Egli privilegiò il suo orticello, senza l’orco ma orchidea selvaggia da Mickey Rourke di “mela” Otis “cotogna” senza Toto Cutugno, da italiano verace

Lasciatemi cantare”, il pittore, già, canticchiava, mentre suonava la “chitarra” delle sue banane, sbucciando l’albume d’una bontà matura. Coltivata da (al)levatore dell’olivo al suo “ramoscello” di “pennello” che intingeva. Sì, egli “pennellava” quadri di suoi autoritratti con “pomat(t)o” nel suo pomo d’Adamo, e s’allettava con Eva, detta “La pescatrice”, ché di pesche era sua amante nel letto colorato d’occhi strabuzzati fra “pomate” e pomiciate con tanto di “Pomì” e salsa di “pompin’” al “serpentone”.

Arcimboldi non era da Massimo Boldi, odiava già i cinepanettoni, ma condiva le sue opere con dei “canditi”. E, per di più. “metteva il dito”, pastrocchiandole tutte. Egli se ne stropicciava, un Van Gogh ancor più erotico di feticismo da il mio piede sinistro su pene “palombella” alla Pelè. A pelle, un artista di pancia, di palle, fra i polli… costui pittava e “imbrattava” le imbranate, e dall’ampolla era Apollo per “appollaiarlo”. Arcimboldi non era casto e non apparteneva alle “caste”.

Oscar Wilde fu (in)castrato ma, dal carcere, sprigionò Letteratura “Silvio Pellico”. Nonostante l’inguaribile ferite a cui nessuna penicillina diede fine alla sua pena.

Egli, non scopando, impennò di più, sorvolando su chi volle che il suo non v(i)olasse.
Oscar dava fastidio perché era scomodo a chi non aveva più sogni nel cassetto, e cioè la società vittori(an)a degli anziani, anali tenzoni.

Oscar non fu un Academy Award, e mai accedemico, infatti, vinse un “premio”.

Egli salì pur se “scese” nel mondaccio in cui viveva.

Oggi, le cose non son cambiate. Dai una mano a uno e si prende il braccio, abbracci una donna e si piglia un gelato sapor “bacio”, poi ti (ar)rende la vita in bianco e nero come la stracciatella.

– Amico, sei uno straccio. T’ha stracciato i coglioni quella lecchina, vero?
– No, le stracciarono il contratto nell’azienda in cui “lavorava”.
– E che azienda del cazzo era mai?
– Non so. Me n’accennò Tempo fa. Se non ricordo male, è molto “ambita” per “far carriera”. Quasi tutte le politiche del nostro “governo” fan la “gavetta” lì.
Dovrebbe chiamarsi così…, sai, un’intestazione lunga, d’altronde quelle lì son “lungimiranti”, lo pretendono non solo lungo ma anche grosso per portagogli grassi… “Azienda ove lo zio ti dà lo stipendio se loro alzano l’aumento. Prima guadagnatela, poi te la riempirai di più”. Sì, in Parlamento, la Carfagna è la lasagnona per le “besciamelle”.
– L’aumento di che?
– Della minchia.

Al che, disgustati, io e il mio amico andammo a “pinocchieggiare” con Lucignolo alla locanda “Caldeggiamoci a vicenda con del vino da volpi per grappoli d’uva”.

E, senza Antonello Venditti, afferrammo una vecchia appassita, e gridammo: “Prendilo tu questo frutto amaro!”. Vogliamo rimanere dei “parassiti!”.

Al che, finito lo “show”, esigemmo il “dolce”.

Sì, un affogato per darci foga.

Si sa, la figa vuol il “fico”.

Ho detto tutto…

Di mio, m’accontento di una cotoletta. Se posso “impanarti” è meglio.

Vorace dissipatezza d’un lesto nelle brezze a sbriciolar chi non ti dà le briciole ma Giuda di baci

La mia cantilena è ostinata, io mal tollero, essendo lor “torello”, chi vuol sculacciarmi. Di mio, amo scudisciare e anche il cuscino. Il cuscino non è male, quando “accoccoli” le tue guanciotte belle rosate e, dopo tanta fatica, senza una figa scassacazzi, t’inabissi “precipitevolissimevolmente”, nel cullante Morfeo, “termosifone” del sonn(ifer)o. Come ti “legifera” Lui, nei suoi voli pindarici quando chiudi gli occhietti vispi e vivaci, neppure una sinfonia di Vivaldi.
Morfeo lo conobbi millenni fa, prima che Larsson scrivesse la trilogia “Millennium”. Sì, sono un millenarista, anche un millantatore. Se voi, piantagran(at)e, minate le mie mine vaganti, allora ascoltate Mina con le vostre “olivine” ascolane. Ho sempre “tifato” per Tonino Carino da Ascoli, e odio le “carinerie”. Perché son squisitezza, infatti mi chiamano “Sua Altezza”. A volte, quando do di “testa”, suono il “Re” minore di Caparezza”. E caccio dei “botti” alla Radiofreccia. Sì, mi ficco le cuffie e le sparo allo Stefano Accorsi  più autentico senza una Casta Laetitia a distorcerlo dal Ligabue incazzato che sente dentro di sé su rovesciate alla Bonimba.

Il mio nome è Stefano, omonimo-martire di “Santo”, poco “Maxibon”. Sì, alla rivista dei puttanieri, “Max”, ho sempre preferito “Ciak”. Con tanto di provocazione alla “Ciappatelo qui, mio quaquaraqua”.

“Max” esibisce culi sodi in “pietra (a) vista”, di tutto il casellario delle “curve” pericolose.
Salvo pochi numeri, essendone un collezionista di “ossa”. Alla Ferilli Sabrina da mammasantissima, opto di sega per il “sedile posteriore” di Arcuri Manuela, da cui l’assonanza “Madonna che culo”. Un culo che si “sgraffignò” anche quel figliol di Garko Gabriel, attorucolo che in mezzo alle gambe ce l’ha come Golia Gabriella, scema da rucole e “insalate acide”. Insomma, a me Garko è sempre parso un eunuco che s’attornia di gnocche ma, “stringi stringi”, non c’è “nulla” là in mezzo.
Infatti, è sempre protagonista di “fiction” come Con onore e con l’onorevole, di Odore profumo maschio col mustacchio, di “capolavori” come Oltre alla tromba… di Eustachio, dammi lo “sticchio”. Sì, Gabriel è “come” l’Arcangelo, egli fa “ricchione” da mercante.

Non Shylock di Shakespeare, ma scemo da rosso di sera, spera che intanto sei solo senza soldi e in perizoma.

Fidatevi. L’altra Notte, ad esempio, ero alla prima “imperdibile” della sua interpretazione coi “fiocchi” di Cristina D’Avena. Nel “filmone”, Il cacciatore dell’acido lattico per guerre stellari fra le mutande delle “piccole” stelle,  fa la parte del “portabandiera” dell’aviazione alla “fiamma”. Un ruolo in cui fa sognar le ragazzine fra le nuvole, col suo “broncio” su fisico da bronzo di Riace “rapace” e “cola a picco” nello “sciolto” (a me dà la diarrea…) in vesti(ti) astronauta che perde la bussola delle escursioni termiche, “calde”, delle sue ammiratrici a guardarglielo “alto”, e precipita al Polo Nord, ove gli orsacchiotti lo usano come pupazzo di neve. Sì, lo “investono” di “firma(mento)”.

Diciamocela, è una società d’imbecilli.
Ne ho sempre avuto coscienza. Per questo ottenni poche “cosce”. D’altronde, i “romani” divoran quelle delle pollastrelle, i romantici amano Michael Mann, i romanticoni, invece, Muccino Gabriele.

Vedi? Inverti il cognome e il fattore non cambia. Questa è una fattoria d’animali ove “c’entra” sempre ‘sto Gabriele.

L’origine del nome Gabriele deriva dal greco, e significa “Uomo forte”.

Continuo nella mia tesi. Più che forte, mi sembra uno che, se ce non l’ha, non va bene, se l’uccello è, comunque sia, va tagliato di forbici.

Sì, Gabriele non deve fornicare. Non vogliamo altra stirpe da costui.

Il mio nome è Stefano.

Spacco le befane dopo il 26 Dicembre.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico in quanto fallace di morte, falce di vita)

  1. Tenebre (1982)
  2. Mortacci (1989)
  3. 47 morto che parla (1950)
  4. Il settimo sigillo (1957)
  5. L’armata delle tenebre (1992)
  6. La casa (1982)
  7. Il silenzio dei prosciutti (1993)

Anche(ggiando) Neil Armstrong era dop(pi)ato, sì l’oppio che l’allunò nel total recall


26 Aug

A Neil preferisco il nulla.

“Memoriando” le imprese memorabili dei ricordi di tutta una vita, fra una meteora che ti saluta, allietando il blu dipinto di blu e la NASA forse col “bugiardino” delle “istruzioni per l’(ab)uso” d’un naso che mentì, allungandosi come Leslie Nielsen de L’aereo più pazzo…, spupazzando il satellite (che s-a-etta satanica) su cui una bandiera americana “sciovinista”, di nazisti “monopoli” capitalisti, piantò le radici del suo sfruttamento e dello schiavismo, opponendosi ai sogni lunatici dei russi con una guerra fredda a base d’eruzioni missilistiche e “aviazioni guerrafondaie-fondamentaliste” (qui, “c’azzecca” Ignazio La Russa, comunque) per il fondamento che affondò i “valori” della società “odierna”, “millenaristica” nel “puttanesimo” globale con le stelle di Hollywood tra festini e Tom Hanks di Apollo 13 che arranca nel seno di Rita Wilson, perché ora è un big (boss man?)si va in rampa(nte)…
Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata.

Sì, in seguito a complicazioni al “cuore”, è morto il primo ”uomo” sulla Luna. Una persona a cui van le mie condoglianze perché capì, come Kurt Russell di Stargate, che questo Mondo non val la pena soffrirlo, altrimenti se ti ribelli alle “tragedie” ti dan quella “capitale”, con tutta l’“America” ad aspettar l’attimo “inderogabile”, fino a prova contraria, della tua morte in diretta, ripresa da videocamere “piazzate” in culo, per la “gioia” di Homer Simpson nella sua villina a schiera, con la birra a urlare: “La mia panza se ne frega, ammazzate subito chi osò sfidare la mia scemenza!”. Sì, impazzano porno in Internet che non richiedono l’iscrizione, il tuo estratto conto di “strozzinaggio” sì però (capperi!), peggio delle violenze mascherate di queste gran fighe sfruttate a mo’ del “manubrio” guardone che un po’ è reattivo e un po’ rallenta la corsa del rutto va in vacca.

Ieri sera, conversai con un mio amico al telefono:

Lui: – Stefano, sei mai stato in un cinemino a luci rosse?

Io: – Ora, il mio nick è Travis Bickle ma mi tocca “igienizzare” già le poltroncine dei tamarri di The Space Cinema, “famoso” ritrovo di villici che “friggono” il pop corn, di cornee cornutissime, del “ragazzo” d’ordinanza, “ordinatissimo” a sbevazzar fra un film di cui capisce il suo cazzo e una tastatina nella sua patta un po’ “distratta” dalla visione, anzi “visibilissimo” ché, mentre “lei” smuove le palle, “lui” sbuffa “Pallosa questa roba”. No, solo sedermi su quelle “sedie”, ove porci e animali hanno appena consumato “chilometri” di sperma, mi costringerebbe a un bagno “caldo”, praticamente bollente, senza patata ma abrasivo dopo che “fu” corrotto.

Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità.

Sì, questa leggendaria impresa è sotto gli occhi di tutti. Infatti, dai grandi sogni, l’umanità “inte(g)ra” è passata a Luana.

Che non gira attorno alla Terra ma ti “rigira”, atterrando sulla tua “propulsione”. “Sparato” con tanto di video privato da “YouTube” casareccio.
Bello, eh? Sì, più che “darlo” a questa qui, “piissima”, scelgo di “darmelo” come sempre a gambe, in gambissima, e alla “negrona” metto su i Negrita, gruppo musicale italiano che viaggia davvero nello spazio della fantasia.

  1. 2001. Odissea nello spazio (1968)
  2. Capricorn One (1978)
  3. Apollo 13 (1995)
  4. Moon 44. Attacco alla fortezza (1990)
  5. Stargate (1994)
  6. Mission to Mars (2000)
  7. Atto di forza (1990)

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