Sì, Hayden Christensen/Anakin Skywalker merita il mio Darth Vader. Prendetelo e ficcatelo nel water.
Sì, io adoro Kenneth Branagh.
Lo persi per un po’ quando un mio sedicente amico volle persuadermi che Enrico V fosse un brutto film.
Non dovevo dare retta a quel sedicenne lì…
Mi accusò di essere Johnny Depp/Edward Ratchett di Assassinio sull’Orient Express.
Edward, detto Cassetti, ovvero un lercio farabutto dall’anima sporchissima.
Fui io stesso, dopo indagini e pochi atti probatori a mio favore, a smascherare il vile impostore che indusse, grazie alla sua malvagia manipolazione, tutti i passeggeri della carrozza estemporanea di quella mia adolescenza in viaggio di tal (r)esistenza da carrozzone da zoccolone, eh già, a darmi addosso.
E non fu una singolare tenzone, mica pugnette, solo pugni e calcioni.
No, non soffrii di nessuna teoria del complotto amletica. Purtroppo, tutti quanti presero un abbaglio.
Sì, mi ricordo che, a quei tempi, trascorsi le notti ad ammirare le forme di Shannon Tweed, regina dei soft–core e ancora attuale moglie di Gene Simmons dei Kiss.
Quando, al tambureggiare dei miei capricci sessuali e dei miei turbamenti risorti in gloria dopo tante notti in cui ottenebrai i miei ormoni, immalinconendomi disperato, divellendo il mio candore, nel cantare a squarciagola Perdere l’amore, fui anche scambiato per Massimo Ranieri de La patata bollente. Detto il Gandi. Senza h.
Poiché apparve assai strano che, giunto che fui oltre la maggiore età, nel mio lungo peregrinare lungo le strade mal asfaltate della mia città soventemente piena di scostumati, uno come me potesse smarrirsi in qualche bar malfamato, sprecando le sue giornate ad ammirare la venustà altrui da tempo immemorabile oramai esaltate, sputtanandomi ad acclamare gli idoli hollywoodiani, dimenticando invece d’impugnare la mia bella statuina dorata.
Sì, fui costretto a smerigliarla e a non tirarmela più… da anarchico zen. Fui obbligato, giocoforza, a sverginarmi con la prima biondina di Donnie Brasco che mi fosse capitata, per l’appunto, a tiro. Per dimostrare che fossi un uomo e non un cazzone qualsiasi. Ah ah.
Ancora rammemoro quella notte nella quale la mia lei, con ardire della sua f… a ardente, attentò poco delicatamente alla verginità mia e, deflorando il frutto mio prelibato e da lei succhiato, da lei stessa presto sconsacrato, apparendole meritevole di forte svezzamento, in quanto sorprendentemente le fui provetto con far insospettabilmente caliente, urlò piacevolmente e volle di nuovo gustarlo svenevolmente, scopandomi ancora e ancora poderosamente, in ogni senso posteriormente.
Avvenne, eh già, l’indurimento e vi entrai dentro profondamente, oserei dire brillantemente. Sì, all’interno di questa vita carnascialesca che scordai, solamente allo squittire post-puberale della mia superata infanzia oramai andata a puttane, sentii vibrare nel mio animo un irresistibile desiderio di fottermi da solo, platealmente fottendomene, ché non puoi mai dire mai fine alla (s)figa e arriveranno, state tranquilli, altre botte pazzesche, fondendovi e confondendo l’uomo eretto in voi ché credeste d’averla fottuta rittamente, scoprendo invece non lei, bensì denudando la verità inequivocabile d’esser stati inculati bellamente.
Sì, tempi bui ove caddi nella depressione più nera, denominata selva oscura da Dante Alighieri, tempi immacolatamente (im)puri ora deturpati e irrecuperabili, eppur riempiti dal gaudio della mia poesia al(a)ta.
Sì, dopo la prima volta, fu un macello. Soprattutto ai danni del sottoscritto. Soprattutto danni e basta. Colei che mi sverginò, eh sì, dopo avermelo proteso, pretese che usassi il dopobarba e vestissi elegante come un dandy. Insomma, per farla breve, volle precocemente (in)castrarmi negli ingranaggi delle sociali maschere carnevalesche a me da sempre risultate scabrose e scioccanti e, altresì, volle “adultizzarmi”. Adulterando pure l’indole mia eternamente fanciullesca da Johnny Depp di Tim Burton.
Sì, non sposatevi e non figliate, ragazzi. Le donne v’inchiappetteranno, pretendendo da voi lo snaturamento della vostra emozionalità gioiosa, giocosa e intimamente cremosa poiché, dinanzi alle amiche, vorranno vantarsi di aver scelto come compagno un Cicciobello qualsiasi.
Meglio invece ancora perdersi nella notte come Owen Wilson di Midnight in Paris e non seguire più nessuna cura da Franco Battiato.
Non fatevi inculare… dal sistema, rimanete felicemente schizofrenici come Keira Knightley di A Dangerous Method.
Vedeste cosa le combinò quello Jung? Per curarla dalla sua nevrosi, s’incarnò nella fantasia erotica di ogni teenager smorfiosa, sì, Michael Fassbender.
Le donne adorano Fassbender. Lo percepiscono come uomo forte, sicuro di sé, insomma un macho col mascellone da Ronn Moss di Beautiful eppur l’occhio da Shame. Cioè, diciamocela, un bel porcello.
Sì, le donne sono spesso ipocrite, miei fringuelli. A differenza di ciò che affermano nel quotidiano, ove fanno le san(t)e, vanno matte più di Keira… per un uomo dallo sguardo perverso. Lo reputano affascinante se lui le guarda di traverso. Che fesse…
So soltanto che Fassbender, ne L’uomo di neve, è veramente bollito e sexy quanto Val Kilmer dello stesso film. Ho detto tutto…
Di mio, che posso dirvi? Qui, le donne cercano le linguine, non solo allo scoglio, attenti allo scolo, quagliano poco ma vi vagliano e, se non spedite loro molti dispendiosi assegni, al massimo fantasticheranno di amori impossibili come in Uccelli di rovo. Ma, sostanzialmente, poco ovulano e friggono solo le strapazzate uova.
I maschi non stanno messi meglio, oggigiorno. Impazziscono, più della maionese, per la pornoattrice Brandi Love.
Poi, abbiamo pure le psicologhe. Donne che, prima di diventare tali, cioè mai, poiché crebbero solo con cazzi per la testa dopo quelli (ap)presi fisicamente nei liceo pedagogici, ora vogliono curare, cioè inculare i pazienti che guardano i film di Rainer Werner Fassbinder e di Herzog Werner.
Fottendoli a base di pasticche. Intanto, dopo aver sedato i loro pazienti, vanno a ballare col burino che le impasticca. Uomo analfabeta che però può garantire loro la bella villa, la bella vita e un po’ di divertente idiozia, si fa per dire, per far ridere le loro facce dal colore lilla.
Donne di siffatta (s)fattezza giudicano gli uomini come Pasolini non adatti a una società ove il valore maggiore è avere l’addome più piatto da esibire su Instagram.
Gli uomini vanno pure (di)dietro a queste. Poiché così è l’andazzo e allora pensano che sia meglio sbattersene… il cazzo.
Ecco, vorrei concludere con questa mia intuizione ficcata qui come viene…
Una volta, chiesi a un mio amico:
– Mi mostreresti, per piacere, sempre che per te non sia di troppo disturbo, la collezione dei tuoi libri, dei tuoi cd e dei tuoi film preferiti?
– Certo. Perché no? Ma non capisco il motivo di tale tua richiesta. Che vuoi vedere? Cosa vuoi appurare?
– Da ciò che ami, anche virtualmente, capirò com’è la tua anima.
– Suvvia. Che stupidaggine. Sarebbe come dire che, se mi piace Bob Marley, sono uno che sogna pace e libertà utopistica.
– Già, è così. Che poi tu ti trova nelle condizioni, anche economiche, per cui sei diventato cinico e realistico, è un altro discorso. Ma, in cuor tuo, batte la selvaticheria dell’uomo puramente ruspante e speranzoso che il domani sia egualitario e per tutti allegro e migliore. Insomma, scintillante!
– Dunque, seconda questa tua teoria, io sarei come Ryan Gosling di Drive solo perché ne ho il Blu-ray?
– No, in realtà non lo sei. Ma, istintivamente, a livello inconscio, ti sei riconosciuto nelle atmosfere e nella poetica di questo film.
Non sei uno stunt e non sei violento. Ma in te, nel tuo arcano spirito profondo e ancestrale, non v’è un uomo, qual sei, spaurito e forse dimentico della tua grinta oggi sparita.
Quando cala la notte e sarai solo, amico, guardati allo specchio e non mentirti.
Non sei Gosling di Drive, altrimenti ti arresterebbero. Ma in verità lo sei, eccome. Mio scioccone. E non fare lo scroccone.
Lo so. Siamo tutti dei coglioni, non fare neanche il marpione. Io sarò pure un volpone ma tu certamente sei proprio un bambagione.
Ecco, l’artista, bravo o scarso che sia, magnifico o impresentabile, aspirante tale o fallito tal dei tali, è colui che è riuscito, perlomeno ha provato, a scorporare l’interiorità della sua anima e del suo misterioso sentire per ricrearla di flusso estetico-emozionale, forse anche etico, educativo o non, propedeutico o meno, persino nichilistico o apparentemente osceno, a un’altra anima a cui offrire, si spera empaticamente, il suo esser(le) dentro.
– Ah, capisco. Per questo non ha funzionato fra te e quella che t’ha sverginato? Le sei entrato dentro ma, a lungo andare, non hai sentito un cazzo perché tu ami il Cinema di Clint Eastwood mentre lei vuole solo ragazzi con la 44 Magnum.
– La 44 potrebbe esservi stata, anzi, vi stette anche fra le tette, onestamente, ma non sono un tipo da grilletto facile… e mezze calzette.
Dopo questa freddura, accendo il termosifone.
Insomma, accendo il mio Falò. Fu solo Molto rumore per nulla.
Nel bel mezzo di un gelido inverno, incontrai Emma Thompson ma lei mi mandò a fanculo.
Al che divenni Charles Bronson e le suonai l’Harmonica da stronzo, giustiziandola nella notte Fonda come Henry, senza però pioggia di sangue, trattandola da Claudia Cardinale de I soliti ignoti.
Poiché in fondo in fondo, sì, posso garantirvi ch’è una mignotta e le preferisco un Gianduiotto.
di Stefano Falotico