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Le nuove z… e del web, un delirio da Non aprite quella porta della psicopati(c)a erotica di massa, evviva i Pesci!


01 Jan

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Coi puntini di sospensione volevo dire zotiche? No, avete capito benissimo cosa volessi dire.

Sì, quelle topolone che stanno nelle cantine, lerce, sporche, putride, che campano su poveri disgraziati che sbavano per attimi “calorosi” e guadagnano soldi a palate e patate nel grufolare nelle notti più escorianti, ove la pelle, mista a soldi, bustarelle, droghe pesanti e sniffate di ogni genere, si squama in amplessi goderecci di una vita andata, appunto, a puttane.

Oggi, siamo invase da questa topologia, no, tipologia di donna.

Ella espone le sue grazie, indubbiamente armoniche, fatturate in culi prelibati e pose discinte ottimamente distillate in foto ai limiti del pornografico. Con tanto di contatto mail e la scritta CHIAMA.

Delle megere che, camuffate da modelle, son invero delle Escort di bassa lega, forse solo per basse seghe. Sì, dev’essere stato il nuovo fascismo culturale odierno, questa mentalità imbarbarita e tribale ad averle generate.

Oggi, la donna in carriera non è più quella che prende, da pendolare, la corriera. Bensì è una che, in tal nostra peninsulare Italia di pene, guadagna con servizietti vari. Stando in casa a ballare nel far una minchia. No, a farsene tante.

Sì, stabilisce il presto della “prestazione straordinaria” a priori. Non è una donna certamente benedetta dal priore ma una che, appunto, mostra tutto il suo tornito, sodo e tonificato posteriore.

Per lavoretti… dietro un bel favore. Ah ah.

Ora, con questo cazzo di movimento MeToo, ché oggi Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio sarebbe in un manicomio perché accusato di essere troppo aggressivamente sexy e socialmente “pericoloso”, ah ah, queste femministe in calore, davvero accaloratissime, stanno sfruttando l’onda, cavalcando… il momento giusto per insaccare… quella scrotale? No, i soldoni della querela falsissima rifilata ai danni del fesso che abboccò alle loro capziose provocazioni libidinose.

Sì, attenti. Statevi accorti! Con queste vi diventerà cortissimo! Non allungate… la mano e non allargatevi.

Prima, vi bombarderanno di foto strepitose delle loro forme ignude e sfiziose, voi ci cascherete e direte loro un semplice… cara, sei tanto bella, voglio fare l’amore con te.

E due giorni dopo vi beccherete, con tanto di “timbro” della mittente, un’inculata fetente.

Sì, siete stati denunciati per molestia sessuale!

Sì, cazzo, mica avete minacciato loro di violentarle, non vi erano nelle vostre parole allusioni o espressioni intimidatorie, ma la denunciatrice del cazzo vi ha querelato perché non eravate suo marito e dunque non dovevate permettervi di dirle un romantico… voglio far con te l’amore.

Ah, una gatta da pelare questa z… ona. Senza dubbio. Bene, fatevi l’assicurazione du caz’ alla Burt Young di C’era una volta in America per evitare di essere evirati. Soprattutto nel portafogli.

Con queste meretrici ipocrite dovete tirar fuori le palle… se non vorrete venir inchiappettati a sangue.

Sì, se da una di queste va uno con la Ferrari, parente di Ferrero, a porgerle una dichiarazione d’amore, state tranquilli che costei ha subito trovato il coglione, a cui poi farà le corna, trombandolo di brutto, col quale sistemarsi. Se invece da una di queste andate voi, uomini figli d’Ivanhoe, potreste trovarvi fra le sbarre. Assieme A Ferrero. Certamente… quello della barretta di cioccolato che il secondino vi dà come premio fra un negro e l’altro. Uno di questi è il super dotato Eddie Murphy di Una poltrona per due. Uno che entra, eccome se entra, senza chiedere permesso col suo Bel(l)o an(n)o a Lei!

Per salvarvi, dovrete chiamare mio cugino Vincenzo…

Sì, con le donne C’era una volta. In America?

No, c’era una volta e basta. Adesso sei fottuto e misogino, come Sergio Leone.

 

di Stefano Falotico

The Score: i vostri patetici omaggi e attacchi a Bertolucci, sono Marlon Brando/Kurtz


27 Nov

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Credo che, ieri, dopo la morte di Bertolucci, abbiate toccato davvero il fondo.

Innanzitutto, partiamo da quelli che si atteggiano a intellettuali. Penosi, ridicoli. Cosa vuoi che ne sappiamo questi babbei, laureatisi al DAMS, ove si sono esibiti davanti al professorino, recitando pappardelle a memoria, apprese su Bignami del Cinema per neonati.

Ecco allora che abbiamo il critico in erba, che si crede rinomato, che riempie e infarcisce la sua bacheca di Facebook con tutti gli omaggi di altrettanti critici, più vecchi di lui ma che sono rimbambiti, rispetto a questo giovinastro già rincoglionito, almeno per colpa di aver vissuto davvero le “rivoluzioni”.

Dunque, il suddetto omuncolo, copia-incolla le parole di Emanuela Martini. Sì, un’eterna strega di Benevento dai capelli vermigli che ha leccato il culo a chiunque nella sua carriera “giornalistica”, osannando a destra e a manca. Il cui regista preferito è Scorsese, il quale però non la chiamerebbe neppure nei panni di Vera Farmiga, una rossa di fuoco, fra cinquant’anni. Sì, se Scorsese dovesse campare ancora, oppure dall’alto dei cieli volesse filmare assieme a Dio un altro film arrabbiato e intendesse realizzare il sequel del suo film più brutto, ahinoi, oscarizzato, quello di The Departed con la Farmiga oramai imputridita da una senile apparenza mostruosa, sì, forse potrebbe scegliere Emanuela Martini. Dandole il contentino di apparizione terrificante. Con Mark Wahlberg però che, dopo cinque minuti dall’inizio di questo sequel “paradisiaco”, ammazzerebbe la Martini, silenziando ogni altra sua ruffianeria omicida.

Queste le sue testuali parole, direttamente dal Torino Film Festival:

un visionario, un intellettuale, soprattutto un sognatore. Bernardo Bertolucci, dopo la rivoluzione, ha fatto il cinema come non immaginavamo più di farlo: più grande della vita, e per questo capace di restituirci tutta la vita, e la Storia, e la memoria, e il futuro, nella loro profondità.

 

Sì, la caccia alle streghe nel Medioevo è stata un’atrocità quasi quanto i lager nazisti, ma con la Martini io sono un inquisitore che l’arderebbe al rogo. Hai stufato! Ecco, or ti ficco nella stufa!

Sì, la Martini, colei che, anziché scrivere critiche, fa apologie elegiache su tutti i “grandi”. Per una retorica peggiore di Vincenzo Mollica.

Alla Martini, si accoda quell’altro demente di Roberto Benigni. Uno che ha esordito col fratello di Bernardo, Giuseppe. Berlinguer ti voglio bene. Un “mostro” che ha evitato il manicomio perché la RAI lo pagava per fare il clown da circo. Un altro che si è sempre professato di Sinistra e per un’ospitata, appunto, in tv ove recita Dante Alighieri, mischiandolo a battutine da Littizzetto, si cucca 5 milioni di Euro al minuto. Per dati Auditel di un’Italietta che applaude. Perché in Italia tutti pensano che Berlusconi sia un maiale come Liam Neeson de La ballata di Buster Scruggs, ma in fin dei conti sperano di farsi pubblicare dalla Mondadori. Vedi Daria Bignardi…

Che invasioni barbariche! Ma sono uomini e donne da Risorse umane. Infatti, qua da noi va forte un altro cazzaro, Paolo Virzì. Uno il quale afferma che chi oggi vota 5 Stelle è uno che fa così per rivalersi di esser stato un asino a scuola. E intanto piazza quell’analfabeta di sua moglie, Micaela Ramazzotti, in tutti i film perché Micaela mica è stata scema. Ha trovato il fesso a cui piace la sua gnocchina per diventare ricotta, no, ricca.

Come se non bastasse, addirittura abbiamo il delirio vaginale e uterino di una super frustrata, tale Ilaria Dondi, una che su un giornale femminista da MeToo si permette di scrivere una porcata immonda di tal livello:

 

nessuna parola può togliere nulla alla caratura artistica e all’arte di Bernardo Bertolucci, però, per favore, spendiamone una per dare valore alle priorità o usiamo la coerenza di non parlare più, indignati, di violenza contro le donne. (Già, di per sé, una frase che grammaticamente e sintatticamente sta in piedi a stento).

 

Perché nessuna pretesa artistica e nessun mostro sacro possono giustificare una scena di violenza reale su una donna. Perché la vittima non è – come è accaduto anche in questo caso, tanto per cambiare – solo un effetto collaterale.

Qualcuno spenda una parola per Maria Schneider, perché negare, nonostante le parole dell’attrice, che ci sia una responsabilità precisa nelle nevrosi, nelle crisi psichiatriche, nelle scelte autodistruttive di questa donna – peraltro in seguito licenziata da un altro set perché si rifiutò di girare scene di nudo -, significa ancora una volta sminuire la vittima o, peggio, non crederle o ritenere la sua la reazione esagerata di un donna in preda all’isteria.

Se oggi qualcuno ha Ultimo tango a Parigi da acclamare e da guardarsi non è grazie al genio artistico di un regista e di un attore. La realtà è che abbiamo il nostro capolavoro perturbatore e sovversivo perché è stato girato sulla pelle di una donna, che oggi in molti tendono a dimenticare.

 

Ecco, il povero Bernardo, in poche righe, si è preso la patente di stupratore, pervertito, misogino e “sciupafemmine”.

Ma andate a dar via, appunto, il culo, e usate anche il burro. I problemi psicologi della compianta Maria non credo proprio siano addebitabili a Bertolucci e Brando.

In fondo, non sono tante, anzi nessuna, le donne che potevano vantarsi di averla data pubblicamente all’uomo più desiderato del mondo, ovvero Marlon.

Se fossi stata in lei, altro che crisi depressive. Mi sarei sentita la donna più figa di tutti i tempi.

Quindi, smettetela!

Ilaria Dondi. Una che si presenta così, secondo voi, è credibile come donna? Scrivere delle storie degli altri è un modo per raccontarsi restando nascosti.

 

Innanzitutto, prima del gerundio ci vuole sempre la virgola. Regola basica dell’Italiano. In molti articoli e libri non compare, ma sbagliano. Tanto in Italia ce ne si fotte della “lingua”. Siete tutti “intellettuali”, sì, con la parlata da Christian De Sica fra una porchetta e l’altra.

Poi, cos’è questa: una guardona? Storie degli altri… per raccontarsi, restando nascosti.

Ora, mi segno la stronzata.

Perciò, la smettesse, costei… di farsi i cazzi altrui.

Sì, questa qui è invero Debra Winger, Una donna pericolosa.

Ah ah, ora vi racconto una delle mie.

Quando avevo quattordici e, in piena fase post-puberale, mi tirava come un cavallo, essendo forse l’anno 1993, registrai la prima visione televisiva de Il tè nel deserto.

E me lo sparai. Anzi, me ne sparai tante. Debra Winger, in questo film, è una donna enorme. Un culo stratosferico. Delle gambe magnifiche. E John Malkovich, in mezzo alla sabbia, che fa tanto orgasmo ruvido, gliele palpa in maniera deliziosa. Tanto che quella scena mi spappolò le palle negli an(n)i a “venire”… in modo sfizioso.

Grande passerona, la Winger. Una da mille e una notte, anzi, da Novecento… posizioni. Altro che quella scema di Liv Tyler in Io ballo da sola. E quelle ragazzine eccitate che pendevano dalle labbra di Vasco Rossi nella sua “parodia erotica” del succitato, succinto, ah ah, video di Rewind.

Sì, voi della mia vita non avete mai saputo un cazzo. Quindi, finitela di emanare giudizi moralistici così come, ieri, vi lanciaste in disamine ignorantissime su Bernardo.

Un tempo, allora, in cui ero minorenne e non potevo noleggiare un porno. Internet non esisteva. Le uniche maniere per tirarsi un segone erano due: o corrompevi l’edicolante affinché, “illegalmente”, ti elargisse una rivista con qualche scosciata stimolante, semmai pagandola… il doppio, oppure ti registravi i film con le scene “proibite”.

Che figa divina, la Winger.

E comunque, voi, sessantottini e anche sessantenni finto-trasgressivi avete creato un mondo peggiore di quello che volevate combattere.

Avete per anni, solo manifestando come dei pappagalli, esecrato la borghesia perché da voi, giustamente, demonizzata, in quanto nemica di ogni libertà, soprattutto giovanile.

E i giovani d’oggi sono tutti “malati di mente”.

Ma meglio di voi. Grassi, lardosi, porci e troioni. Unti e bisunti, rancorosi, lendinosi, forse solo lebbrosi.

 

Comunque, voglio buttarla a ridere.

di Stefano Falotico

I miei personaggi preferiti sono Travis Bickle, Max Cady e Jena Plissken, anche Harry Powell, da qui il mio alto livello di stronzaggine impareggiabile


19 Jul

Sì, il mitico Bobby Mitchum de La morte corre sul fiume.

Stronzaggine: Abito mentale spregevole, che si palesa in comportamenti scorretti.

Talvolta, nei momenti di forte cupezza, il mondo mi sta sul cazzo. Ciò avviene spesso.

Ad esempio, stasera ero in cucina a fumare una sigaretta, con le gambe comodamente accavallate, al che fuori facevano casino. Ho riempito dei gavettoni e gliel’ho rovesciati addosso.

– Guarda che ti denunciamo! Figlio di puttana!

– Ah ah. Ma che volete denunciare? Per un po’ d’acqua. Vedete piuttosto, anziché cazzeggiare, d’innaffiare le vostre bambine che son tre ore che aspettano di essere bagnate e invece voi state a parla’ de stronzate!

– Saliamo su, dove abiti, e ti riempiamo di botte.

– State attenti che non scenda io e vi spedisca al traumatologico.

– Senti, stronzo, che cazzo vuoi?

– Volevo solo rompere i coglioni.

– Fottiti!

– E voi fottete!

 

Al che, accendo Instagram e incappo in una ventiduenne di “ottima fattura”, dalla pregiata confezione di cosce, “architettonicamente” molto tonica, che dice di abitare a Bologna.

Per pura provocazione, le mando questa foto.

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– E tu chi sei? Nasconditi, scemo!

– Vedi di nasconderti tu ché a troppo darla di qua e di là finirai peggio della Parietti.

– Ma che vuoi? Chi sei? Ma va’ là. Va’ la’ è la classica espressione bolognese dei maleducati.

– Volevo solo fare due chiacchiere con te, scusa.

– E per questo mi mandi, a tradimento, una tua foto. Dov’è il nesso?

– Varie volte, in passato, mi sono approcciato a te in modo più garbato. Sai, da parecchio ti tengo d’occhio e, nei momenti di maggiore sconforto, due tre tue foto servono “all’occorrenza…”. Solo spedendoti questa faccia da schiaffi potevo stimolare in te una reazione, che infatti c’è stata.

– Senti, ho già un uomo che soddisfa ogni mio desiderio.

– Su questo permettimi di dubitare. Ma soprassediamo. Allora, ce la facciamo una… chiacchierata? Schietta, un po’ rustica?

– Non ho piacere a parlare con te. Mi stai antipatico già dalla faccia.

– Sei una bellissima donna. Ora, donna forse è un po’ troppo per te, ma sei sulla buona strada. Utilizza bene la tua bellezza e non finirai sui viali.

– Basta. Hai rotto le palle.

– Volevo utilizzare il tuo viso, così dolcemente stronzo, per la prossima copertina di un mio libro. Il titolo del libro è Donna gatta ama la sua topa. Ti piace?

– Non c’è pericolo.

– Pericolo? Ma hai fatto le scuole in Cambogia?

– Ah, pure razzista sei.

– No, sono un purista della lingua come Moretti in Palombella rossa.

– Chiamo il tuo ragazzo e ti farà capire lui come si parla.

– Non c’è pericolo. Sarà un arretrato come te. Mi basterà fargli un sorrisino e gli cascheranno le palle.

Bimbetta, vedi di crescere e vai a dormire.

 

Quindi, ho indossato il pigiama.

 

di Stefano Falotico

Il mi(sogin)o, Magic in the Moonlight, ad ogni an(n)o, un mio Woody Allen


05 Dec

Donne, prenditelo con ironia, tu, donnaccia, (s)tira

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Una donna mi angoscia, mi mostra sempre le sue cosce al fine che possa renderla lieta a letto, visto che sempre non gode da frust(r)ata.
Io mi avvicino a lei con far felpato, le tendo qualcosa di losco, sì, una subdola esca del mio che quasi esce, perché lei abbocchi alla provocazione. Simulo il gesto della fellatio e quindi le chiedo di essermi fellona. Lei sostiene, insostenibilmente, che non desidero solo una semplice amicizia. Al che, mi (s)copro, non la scopo ma le dico, con farmela tirante, che potrebbe funzionare, e lei deve star solo che tranquilla. Lei si agita, ha le convulsioni, crede che davvero la voglia e scop(pi)a.
Le sussurro con calma di mantener la calma ma poi chiamo la polizia e la faccio arrestare. In commissariato, viene interrogata sul misfatto del suo avermi dann(eggi)ato di fallo, per giustificarsi, mostra la coscia al carabiniere e il carabiniere le spara con la car(ab)ina di una segretaria tuttofare. Questo è il mondo, sappiatelo, donne.

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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