Eh eh.
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Diabolik dei Manetti Bros, la morte di Joel Schumacher, The Lighthouse e, dopo The Vanishing, il faro… no, il Falò a rilluminarvi nella vostra Linea mortale
Ebbene, abbiamo visto il promo poster di Diabolik.
Su Facebook, tutti a postarlo con hype a mille. Ma per piacere…
Innanzitutto, Luca Marinelli si dovrebbe vergognare di aver leccato il culo a Paolo Virzì, presidente di giuria della scorsa edizione del Festival di Venezia, per aver defraudato Joaquin Phoenix della Coppa Volpi.
Ah, un bel volpone questo Martin Eden.
Di mio, ho sempre preferito Il richiamo della foresta e Martin Scorsese a Martin Mystére.
Dopo Speculare ipnosi, ode romantica quasi selvaggia come i migliori scritti di Jack London, sto attualmente iniziando a imbastire un libro provvisoriamente intitolato Bologna insanguinata.
Un romanzo giallo con venature pulp mescolate all’hard–boiled con punte di notevole, svergognato hard core. Scritte col cuor’!
La minimum fax me lo rifiuterà mentre la Newton Compton pubblicherà un altro tomo rieditato di Dostoevskij.
Bologna insanguinata, una storia di reminiscenze di ragazze che andarono a Rimini e, durante il viaggio, ascoltarono Mare mare di Luca Carboni quando ora sono cresciute e sono diventate più depresse di prima poiché passarono dal perdere ogni Riccione, su permanente del ritornello Silvia lo sai che Luca si buca ancora, alla cover di Elisa della suddetta canzone dell’uomo ché ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita…
Sul cucuzzolo dei colli bolognesi, resi celebri dai Lùnapop, svetta il santuario della Madonna di San Luca, per l’appunto. A Cesare Cremonini, ho sempre preferito un buon Cremino.
Sì, dai bolognesi, Carboni viene considerato alla pari della statua del redentore di Rio de Janeiro. Sulle sui spiagge, il grande Andrea Roncato de L’allenatore nel pallone, anziché essere un procuratore di calciatori, fu un bel figlio di puttena per dirla alla Lino Banfi e volle forse solo commerciare coi culi.
Io incontrai un certo Calzolari. All’epoca era iscritto a Economia e Commercio ma voleva solo “uccellare”. Forse plagiando e circuendo qualche disadattata felsinea, descritta dal natio della città delle due Torri di cognome Pasolini, con gang bang da Uccellacci e uccellini.
Bologna insanguinata, un’intricata vicenda d’investigazioni private fra detective della narcotici che, corrotti, chiudendo un occhio, si riforniscono dai pusher di Piazza Verdi e della Montagnola ma un uomo alla Bob Montagnet se ne fregherà, sniffando ogni loro abuso di potere.
Una storia che si snoderà serpeggiante dal parco Talon a qualche nascosta toilette della Stazione fra uomini molto meno belli di Alain Delon e piccolo borghesi pseudo-adulti più tromboni del dottor Balanzone.
Al che, adolescenti palindrome, dopo i loro studi al Rubbiani, corteggeranno un ragazzo dell’Aldini soltanto affinché costui regali loro un rubino.
In Diabolik, vi è pure Claudia Gerini. Una che, dopo averla data a Gianni Boncompagni, fu accompagnata di Viaggi di nozze da Carlo Verdone a cui urlò: lo famo strano?!
Lei lo tradì con Fabrizio Lombardo e Carlo s’istupidì quasi quanto Federico Zampaglione.
Che coglione… come Zora la vampira.
In Diabolik, avremo, come se non bastasse, pure Miriam Leone. Ex reginetta di Miss Italia, la diede a Tiberio Timperi. No, non la diede della sua Vita in diretta a Tiberio ma a tutti gli italiani arrapati, sì, che la bramarono, vedendola quasi ignuda a Unomattina in famiglia.
Nel cast (non) comparirà anche un mio ex amico che, per anni, fece la comparsa per i film di Pupi Avati.
Sì, dopo circa tre decadi in cui cercò di essere il nuovo Marcello Mastroianni, adesso è stato “bannato” anche dai credits ufficiali della pellicola e sarà ricordato solamente come non accreditato.
Al Liceo Classico, ricevette comunque qualche credito…
Cosa penso sinceramente di Claudia Gerini? La stessa cosa che di lei pensò Keanu Reeves in John Wick 2.
Ma sì, è una matrona romana e bisogna liquidarla.
Uno scritto memore delle nostre memorie, miei smemorati e non più innamorati. Siete dei mori veneziani oppure delle bionde alcoliche? Amate ancora l’alcova o gatta ci cova?
Non fatemi, donne, la fine della Franzoni. Donna assolta da ogni colpa che forse nasconde ancora nell’armadio tanti scheletri o, nel paniere, molte uova. Donna che mise al mondo la prole, anzi, il figlio Samuele Lorenzi, a cui raccontò l’antica storia che i bambini vengono consegnati ai genitori grazie alla cicogna. Il delitto di Cogne!
Ma forse non fu lei l’infanticida bensì Michelle Williams di Shutter Island. Una troia mai vista che non uccise solo un bimbo, bensì tre.
Per questa qua, ci vorrebbe Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, vale a dire il sottoscritto. Sì, magari…
Anche se, malgrado spesso io tutto marinai e rifuggii la vita da coniglio, a dispetto di panzoni che attaccarono il mio insospettabile John Rambo, detto il fuggiasco, da non confondere con Il fuggitivo con Harrison Ford e Tommy Lee Jones, tanti consigli agli altri io elargii da vero marinaio, ovvero da provetto lupo di mare, onestamente molto provato, che riuscì a essere anche un gran volpone senza neppure essere stato mai una volta in vita sua e durante l’infanzia un boy–scout.
Eh sì, miei lupetti, voi perde(s)te il pelo ma non il vizio. Alcuni di voi si sono dati al Vizietto da Ugo Tognazzi, eh sì, Amici miei.
Ah sì, sì, sì, sì. Una settimana davvero infuocata. Talvolta infervorata, soprattutto quando ignobili calunniatori, malgrado siano stati anche istituzionalmente sbugiardati, smascherati integralmente da ogni loro vile, invero assai poco virile, menzogna delle più squallidamente inaudite e volgarmente smodate, ancora contro il sottoscritto inveiscono e insistono al fine che mi possa spazientire, perdendo la pazienza in modo assurdo. Evviva Totò Diabolicus e lei è un paziente che non ha pazienza!
Mi spiace, Delitto e castigo è un’opera stupenda e io non sono L’idiota di turno.
Sebbene, ammetta che Le memorie del sottosuolo, ispiratrici di Taxi Driver grazie a uno Scorsese, un De Niro e, in particolar modo, a uno Schrader in grande spolvero, abbiano cementato la mia visione del mondo notturna e sana. Eh, come no…
Ché poi si apre a squarci di serena solarità più belli e sexy di Tatjana Patitz di Sol levante.
La prima volta che la vidi in questo film con Harvey Keitel, pensai di essere sporco come Sport del capolavoro scorsesiano appena succitato. Tatjana comunque non era minorenne affatto, a differenza di Jodie Foster/Iris, dunque peccai piacevolmente solamente di crescere…, tirandomene anche sulla ragazza reale dell’epoca che, indubbiamente, m’eccitava in maniera tremenda vita-natural-durante, oserei dire masturbatoria ma potente, Tiziana.
Il primo amore non si scorda mai. La prima cotta e la prima infatuazione non si dimenticano facilmente. Specialmente se Tiziana era patrocinatrice, alla pari di Tatjana, grazie alle sue magnifiche cosce da pattinatrice, cosce lisce che sghiacciarono la mia pubertà poco angelicata come la dantesca Beatrice, dei miei giochi onanistici da “pallavolista”. Poi, buttavo tutto in lavatrice e tornavo infelice. State tranquilli.
Sì, che f… a, T… a. In quel periodo, me la tirai di brutto. Pensai di essere Sean Connery dei tempi d’oro. Al che, a malincuore, la ragazza che mi sverginò molti an(n)i più tardi, eh già, comprese che ero più dotato di un nero alla Wesley Snipes, minchia…
Perché a malincuore? Perché ci lasciammo e lei ancora non riesce tuttora a trovare uno, non solo in quella erogena regione, rispetto a me… migliore. Qualche mese fa, ritrovandomi lei invece su Facebook, mi ruppe i coglioni. Che palle! Che giramento di “marroni”.
Attualmente, amo una bionda più bella di Sharon Stone.
Anche se, sino a un paio di anni fa, va detto, più che a Michael Douglas di Basic Instinct, assomigliai a quello di Un giorno di ordinaria follia.
Scegliete, ragazzi, il Michael giusto. Un po’ invecchiato, forse, ma senz’ombra di dubbio ancora affascinante. Vale a dire quello de Il metodo Kominsky.
Per molto tempo, amici o (a)nemici che voi siate, fui Il grande Lebowski misto al White Russian con scaglie di gelato al cioccolato da Pupo miscelate a Bukowski, ad Henry Chinaski e a dell’ottimo whisky.
Suvvia, non vi arrabbiate. Gigioneggio come Bob De Niro di Ronin quando prende per il popò Sean Bean.
Vissi un sentimentale-sessuale-mentale Coma profondo ma tutti pensarono che fossi solo un paraculo e uno più stronzo di Douglas di The Game. Ah, bella inculata…
Dovetti quindi farmi il culo per dimostrare a tutti di non essere un povero cazzone. Roba da schizzare veramente più di come eia… i per Tiziana, Tatjana e anche, qualche volta, per Moana. No, non la celeberrima, defunta e da voi compianta attrice pornografica qui in Italietta beneamata. Bensì una che trovai a caso, segando la scuola. Sì, la trovai a casa su un giornaletto del cazzo.
Non ci stavo dentro, sebbene dessi di matto parecchio e, spesso, ci davo (basta col congiuntivo) di qualcos’altro. Sì, tutto me lo lucidavo. Che cazzo volete? Non fate del moralismo castrante, odio la catechesi, Dio santo e Giuda bastardo e ladro! Cristo! Per la madonna! Ah ah.
Ora, padre, mi perdoni perché ho peccato. Dopo che mi avrà assolto e benedetto, stasera andrà a dormire con sua sorella, vero? Va bene, reciti tutto il Rosario e continui a dire alla gente di non mangiare carne di maiale il venerdì. Apposto? Che dio la benedica, lei è davvero un diavolo apostolico.
Sì, sono un maledetto. Volete forse impalarmi come Thomas Ian Griffith di Vampires?
Non facciamo porcate, dai.
Beccatevi questo scritto, una sorca, no, sorta di lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi e salutatemi vostra madre. Si chiama Patrizia e si laureò con una tesi su Atene e i patrizi?
Mah, contenta lei, contento lo spartano di suo marito.
No, non sono un ribelle come Spartacus.
Non credo nei partiti, a differenza dell’italiano medio, non guardo più le calcistiche partite, non so leggere uno spartito e, in passato, come già dettovi, fui non solo nel cervello… partito…
Ve le so ancora suonare, però. Preferite un ritmo allegro vivo o un’omelia funebre?
Ah ah.
Sì, nella mia vita mi suicidai più volte come Kiefer Sutherland di Flatliners.
Ma rimango Flawless – Senza difetti. E ho detto tutto. Ah ah.
Non sono Colin Farrell di In linea con l’assassino ma ogni stalker e ogni bullo, miei belli, sarà punito dal mio Farrell di Tigerland.
Se non mi credete, sparatevi il viaggio prima che sia troppo tardi. Poiché mi sa tanto, poveracci, che della vita non avete ancora capito nulla.
Usate il bianchetto perché con me sbiancherete. In realtà, voi sbancaste, io sbiancai e allo stesso tempo mi annuvolai ma in verità vi dico che non lavorerò mai in banca.
Ah ah.
Sì, me ne fotto. Anche se solo una donna, la mia, fotto.
Per quanto mi/ci riguarda, andate a farvi fottere.
Se continuerete nelle offese e nei colpi bassi, fate pure. Chiamate perfino un centro di mentale salute.
Sì, è meglio che lo chiamiate subito, altrimenti lo chiamo io per voi, oltre al traumatologico.
Nel Cinema, questo si chiama colpo di scena.
Nella vita reale, pugno allo stomaco. E, se non ti ha commosso, non solo a livello cerebrale, ti regalo anche un pugno in faccia.
Ah ah.
Ah, capisco, mi dai del depravato e del sociopatico narcisista?
Tutto qui? Sei veramente un gentleman.
Ti ringrazio, pensavo che volessi darmi la tua faccia da ipocrita mostruoso. Ah ah.
Orbene, orsù, ecco la verità. Consigliai a Tiziana d’iscriversi a Geometra. I suoi volevano che frequentasse il Classico e un tipo da film con Aldo, Giovanni e Giacomo, cioè da Ragioneria. Lei sopra vi ragionò, si diplomò al Pacinotti e poi si laureò in Ingegneria Edile. Io, nel mio isolamento, amai De Niro e Pacino, non ricevetti molti bacini e quando, alcuni anni fa, appresi che lei sposò un mio amico delle scuole elementari, divenni Christopher Walken de La zona morta e perciò sragionai. Più che altro, pensai fra me e me: è andata così, lei è andata con quello e non c’è un cazzo da fare oramai con questa.
Mi ricordo anche che un ragazzo che frequentai, non nel senso sessualmente malizioso che potreste pensare, eh sì, uomini malelingue, fu bocciato al Liceo Scientifico. Ove veniva giorno e notte bullizzato dai compagni poiché considerato ritardato. Gli consigliai non solo di cambiare liceo, bensì indirizzo. Spero che oggi, dopo che costui si fece i soldi e non solo quelli, mi ringrazi di avergli detto di prendere l’industriale…
Sì, cazzeggiai molto, troppo. Praticamente mi feci solo i cazzi miei. Manco quelli, in quanto mi rompevano tutti le palle, dicendomi di tirare fuori gli attributi.
Debbo ammettere che gioco a Calcio assai meno bene di prima, confesso di avere qualche capello in meno rispetto a John Travolta col parrucchino, ma rimango ancora più pazzo di Willem Dafoe di The Lighthouse e più piacente di Robert Pattinson di Twilight.
E questo è quanto…
Anzi no, beccatevi questa video-recensione e sapete cosa dice Macaulay Culkin a Joe Pesci in Mamma, ho perso l’aereo?
– Fanculo a mammata in puro stile Goodfellas su faccia da schiaffi da Ray Liotta.
Eh sì, va detto. Emano un certo fascino da Ray… Charles o da John Belushi coi Ray-Ban, miei Blues Brothers.
Salutatemi anche sorrata.
E ricordate:
– La signora Tarantella?
– No, Tarantino…
Non sono un ladro, miei puttanieri. Basta con Nanni Moretti, i nanetti e i Manetti, voi meritate solo le manette.
E spingo sempre più a manetta.
Forza, smanettoni, dateci dentro!
Sì, queste sono invece le offese che a 40 anni ancora devo ricevere da idioti.
di Stefano Falotico
A distanza di 5 anni da Birdman, tornerò al festival di Venezia, ed evviva la nuova carne di Cronenberg
Sì, quest’anno, se vuole iddio, se le troppe sigarette che fumo non essiccheranno i miei polmoni, se il pneumologo mi dirà che, nonostante il possibile cancro, potrò restare piuttosto in forma per fine Agosto, tornerò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del lido di Venezia.
L’ultimo film da me visto, visionato ma non vivisezionato in codesto luogo rinomato ove l’Hotel Excelsior ospitò Sergio Leone e Bob De Niro di C’era una volta in America, è stato Birdman, uno dei film della mia vita.
Ma, quando lo vidi per la prima volta al PalaBiennale, tendone da circo appositamente allestito per la kermesse veneziana e poi, tutto l’anno, smontato e forse adibito a baraccone ove la rediviva Moira Orfei, morta nel 2015 ma rinata grazie a un trucco digitale migliore dei suoi ex ceroni, gigioneggia pachidermica con far elefantesco fra trapezisti e Joaquin Phoenix di Joker, non mi piacque.
Per un ovvio, comprensibile motivo. In quel periodo, ero talmente rincoglionito che non mi accorsi di aver perso tre gradi all’occhio sinistro. Così, non munendomi di occhiali, vidi ben poco.
Avvistai da lontano un omuncolo di nome Michael Keaton che viveva come me.
Io sono un uomo del sottosuolo, amante di Dostoevskij e di Taxi Driver.
Un uomo che, nella vita, ha fatto una cosa simile al sottoscritto. Ovvero imbeccò, perfino un po’ sbeccato, l’imprevedibile virtù dell’ignoranza da vero Genius-Pop inaspettato.
Un uomo misantropo, sepolto vivo da questa marcia società, un uomo che sogna di essere una star di Broadway e brama di calcare il palcoscenico come Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio.
Un uomo che, nella sua esistenza rancorosa, timorosa, schiva e ritrosa, capisce che lo stronzo Edward Norton non è in confronto nulla rispetto alla merda schifosa di quella critica altezzosa e così ottusamente puntigliosa.
Decide di spararsi in testa per rendere la scena più reale, molto teatrale.
Superando Eleonora Duse e Antonin Artaud con una prova talmente veritiera e follemente istrionica da meritare l’applauso a scena aperta e, oserei dire, il visibilio della folla incantata, perfino lo stupore entusiasmante della boriosa critica esaltata eppur sfigata e frustrata che, impressionata da tanta arditezza alata, scriteriata e sinceramente umana, rimane talmente allibita da scappare a gambe levate.
Alla fine, Michael si ucciderà lo stesso, nonostante la protesi facciale e dopo (non) averci perso appunto la faccia.
O forse, come un falco elevato, guarderà la miseria del mondo dall’alto della sua grandezza obiettiva da Orson Welles de Il terzo uomo.
Io, dopo tante bastonate, inculate, fottute delusioni spropositate, ora scrivo per Daruma View e Ciao Cinema, due testate migliori, senza dubbio, di voi testoni che mi prendeste per coglione, avendo io ottenuto in passato pochi istituzionali attestati da dimostrare.
Sono invero un fine conoscitore di Cinema in ogni sua segretezza infinita e più raffinata. Anche se talvolta cazzeggio da Quentin Tarantino dei quartieri bassi.
Ecco, dopo quella visione, ne patii ancora. Dopo quel viaggio a Venezia, brutte news mi aspettarono.
Anziché leggere Variety, ricevetti a casa comunicati che vollero attestare se volevo commettere qualche gesto pericoloso. Fui indagato per essermi ancora incazzato in modo smodato contro esponenti irriconoscenti del mio eccentrico uomo esagerato eppur carismatico.
Così, da allora, non misi più piede a Venezia. Tantomeno nella mia sanità mentale.
In quel periodo mi affiliai a una testa di cazzo che si professò essere il mio talent–scout. Lo conoscevo da anni e lui, al telefono, mi disse un bel giorno che mi aveva da sempre considerato un genio spaventoso. Insomma, per lui, io fui un colpo di fulmine. Ma 15 min dopo mi arrivò perfino la telefonata di Andrea Diprè.
– Buongiorno. Il signor Falotico? Un suo amico mi ha detto che lei è uno che si crede un artista migliore di Caravaggio. Sono qui per aiutarla.
Sì, un amico davvero speciale. Ma, si sa, io sono amico di tutti. E decisi, sciaguratamente, di recarmi con costui al Festival per vedere chi avrebbe vinto il Leone d’oro. Alloggiamo in un ostello gestito da preti. E lui per tutta la notte volle condividere con me la sua passione sfrenata e onanistica per Miriam Leone, l’ex Miss Italia, sì, lei.
– Stefano, quella donna mi fa impazzire.
– Cosa ti provoca?
– Appena la vedo, arrossisco più dei suoi capelli.
– Capisco. È solo un arrossamento dovuto all’’imbarazzo?
– No, mi diventa tutto rosso e rizzo.
– Capisco. Ora però dormiamo.
– Stefano, abbiamo letti separati.
– Perché avresti preferito una stanza matrimoniale?
– No, ma vorrei che, per stanotte, mi facessi capire che non devo più fantasticare su Miriam. Devo darmi a donne rosse come te. Sei il mio M. Butterfly.
– Perché io sarei una donna?
– No, però con questa luce solare di fine Agosto, i tuoi capelli, da castani, son diventati vermigli. Posso offrirti uno shampoo smacchiatore per rifarti il look?
– Tu vorresti farmi e basta. Non tirare in bagno, no, in ballo il balsamo. Mio bello.
– Sì, ti vedo un po’ imbalsamato. Facciamo una doccia insieme?
– Sì, questa è la doccia. Fredda però.
– Ehi, che fai?
– Vado a dormire. Vai nell’altra stanza e tirati una sega, pensando a Miriam. A me ci penso io.
– E chi pensa a me?
– Nessuno. Comunque, se dovessi avere mal di stomaco, ricordati che qui, a Venezia, molti turisti hanno il mal di mare.
Se proprio non ce la fai, basta che ti butti sotto un motoscafo e non devi soffrire più pene d’amore.
Sì, senza dubbio era un ragazzo alle prime armi con molti sogni nel cassetto e soprattutto nel fazzoletto.
Ma era simpatico. Era ossessionato da Cronenberg.
– Stefano, concordi? David è un genio. No?
– Sì, tu no, però. E secondo me hai travisato tutto il Cinema di Cronny a tiramento di culo e di uccello.
– No, io l’ho capito benissimo. E sono Tom Stall di A Histoty of Violence.
– Il bambino de La zona morta, no? Tuo padre non ti capisce, giusto? Vorrebbe che tu fossi un calciatore. Se lo fossi, non dovresti sudare sette camicie per avere Miriam. Mi sbaglio? Invece tu sei iscritto a Filosofia Teoretica. La vedo molto dura. Miriam te lo farà pur diventare duro ma ama gli uomini duri.
– Cioè, secondo te, è una zoccola? È dolcissima, invece.
– Sì, quando le dai diecimila Euro.
– Ma no! Lei è famosa perché è bellissima. È stata madre natura a regalarle il successo. Lei è purissima, un angelo.
Sai chi invece credo che sia una troia? Selvaggia Lucarelli. Guarda questa foto.
– Fa’ vedere, da’ qua. Cazzo, ma questo sei tu assieme a lei.
– Sì, l’ho scattata alla Feltrinelli di Padova. Lei stava lì presentare Che ci importa del mondo.
– E invece, visto che la consideri una troia, che ci facevi tu, lì?
– Mi trovavo da quelle parti.
– Uhm, capisco.
– Stefano, a me è piaciuto da impazzire A Dangerous Method. Grande prova di Keira Knightley.
– Mi pare ovvio che ti sia piaciuto. Quello che non è tanto ovvio è perché tu dica… da impazzire. Sei già la Knightley del film, lo sapevi?
– Che vorresti dire?
– Niente, hai mai letto Freud e Jung?
– No. Dai, Stefano, piace anche a te Miriam, vero?
– No, le preferisco Emma Stone.
Questo mio amico molto “particolare”, dopo questa mia risposta ambigua come la fine di Scanners, è ancora, a distanza di cinque anni, rinchiuso in camera.
Non di quell’albergo. Di un manicomio.
Io invece volo sempre più alto. Tutte lo vogliono ma io sono troppo malinconico per tutte queste bagasce da festivalini.
E sono La mosca!