Posts Tagged ‘Miles Teller’

AFTER EXILE con De Niro finalmente si farà, ah ah


05 Aug
Dopo la regia che doveva essere di Joshua Michael Stern, dunque di Nick Cassavetes, dopo il sì e poi no di LaBeouf, a quanto pare la regia sarà di Dito Montiel. Di nuovo con Shia! E non Miles Teller che pareva averlo rimpiazzato.
Mentre, dopo il no di De Niro per The Son of No One, per cui subentrò Al Pacino, alla regia Dito Montiel! Ma Production Weekly inserisce ancora Teller al posto di Shia, mah!after exile
Oh oh!after exile de niro labeouf

TOO OLD TO DIE YOUNG: la questione araldica di Nicolas Winding Refn


02 Jul

Augusto+Aguilera+Screening+20th+Century+Fox+d3G9uob17Jol

Avete finito di vedere la serie Too Old to Die Young?

Innanzitutto, pare che William Baldwin sia stato un mezzo profeta. Nell’episodio uno, dice a Miles Teller che è bello come Elvis.

Di poche ore fa infatti la notizia secondo cui Miles Teller, attore oramai lanciatissimo, è fra i nomi più in lizza e papabili per interpretare il re del rock nel biopic di Baz Luhrmann.

Too Old to Die Young sta già facendo discutere i fanatici dell’estetismo, forse anche le estetiste che vogliono assomigliare a Jena Malone. Poi, per via del loro narcisismo e della loro civettuola propensione all’ombelicale ballo del qua qua delle loro frigide, a mo’ di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti versione donne frustrate, danzano per le loro stanze arredate a regola d’arte. Dunque, esauste, si stravaccano sul divano in vestaglia e recitano il monologo millenaristico, assai moralistico scandito da Jena distrutta. Soprattutto nei polmoni dopo essersi scalmanata come un’indemoniata. Sfiancata da sé stessa, esasperata da troppi dildo e monologhi della vagina.

Un soliloquio da donna delusa forse fanatica statunitense di Vasco Rossi.

Già, Nicolas Winding Refn, dopo i primi due episodi soporiferi da latte alle ginocchia, negli episodi 3, 4, 5 e 6 aveva/ha trovato la giusta amalgama, spingendo sull’acceleratore e tirando fuori un’interpretazione ipnotica da Augusto Aguilera nei panni di Jesus. Un pervertito esecrabile come tutti i protagonisti di questa serie.

Aguilera, uno che non ha il fisico a pera ma la faccia di Leonardo DiCaprio messicano e il fisico palestrato di un pornoattore sadomaso. A metà fra il portoricano e il bovaro che, dopo un pranzo luculliano, beve un faraonico amaro. Rilassandosi da solo sul divano, forse guardando Yellowstone con Kevin Costner.

Augusto qui non gliela fa proprio. Ha sposato una donna statuaria ma lui, in confronto a lei, nonostante la sua ricchezza e la sua dinastia regale, si sente un bambino col pigiamino.

E sua moglie Yaritza/Cristina Rodlo asseconda ben volentieri questo povero sfigatello. Divertendosi con lui a fargli da mamma… Divertendosi tanto a tiramento di suo uccello…

Infatti, echi di The Wolf of Wall Street si avvertono in più punti in questa villa angusta di Augusto eppur principesca, quasi da modello Scarface depalmiano.

Alla fine la spunta proprio Yaritza. Dopo nove episodi interminabili di un’ora e mezza circa cadauno, tranne un paio di un’ora e poco più, Refn fa il figo. E fa vincere la super figa.

Per distinguersi dalla consuetudine dei canoni standard delle serie tv, ove di solito l’episodio finale è il più lungo, lui invece ha girato, per l’occasione, uno spezzone di manco mezz’ora.

Regalandoci uno dei finali più insulsi della storia.

E John Hawkes che fine ha fatto?

Secondo me, il sito www.spietati.it impazzirà per questa serie con in prima linea il recensore “maudit” Luca Pacilio a piangere d’amozione.

Su rottentomatoes.com, questa serie di Refn ha invece ricevuto un 64% di voti positivi. Non un granché, a dirla tutta.

Un mezzo flop, insomma. Gran parte del pubblico ha lasciato stare già a metà dell’episodio 2 quando il rincoglionito nonnetto ripete sino allo sfinimento che il più grande calciatore del mondo sia/è stato Pelé.

Chiariamoci, Edson Arantes do Nascimento non era niente. Il suo goal più bello l’ha fatto in Fuga per la vittoria. Dopo cinquemila volte che hanno ripetuto la scena.

Ho detto tutto.

Mi spiace anche per Maradona ma era solo un mezzo panzerotto da circo Togni.

Lionel Messi è il più grande di sempre anche se c’è chi gli preferisce Ronaldo, cioè le donne.

Messi, come uomo, è un cesso. Ronaldo invece assomiglia ad Augusto Aguilera. Un altro mammone…

Oggi, d’altronde vanno di moda i modelli semi-froci.

Ho detto tutto.

No, io non sono nichilista. Ma non credo ai nazionalismi, alla retorica patriottica e neppure alla bioetica.

Stamattina, ho ricevuto peraltro in chat le offese di un trans. Transitava…

Che mi ha definito omofobo. Pensa te:

– Stefano, non devi incazzarti se ti ho rifiutato.

– Pensavi che volessi provarci con te? Guarda che, di punto in bianco, mi son trovato lo spam delle tue esibizioni illegali da prostituta/o online. Ti avevo semplicemente bloccato.

– Sì, ti è andata male. Dunque sei un intollerante sessista. Io vi odio tutti! Non potete capire.

Scusa, ora però ho uno che mi aspetta. Sai com’è, carissimo. Il mondo non mi accetta per quel che sono ma questo è un cliente che può aiutarmi…

 

Ma che voleva questo qui? Oltre a essere pazzo, racconta falsità. Adesso va a dire in giro che c’ho provato con lui e che ho semi-stroncato il film Flawless di Joel Schumacher perché vi è una drag queen.

Ma che dice? Che farnetica? Io adoro A qualcuno piace caldo. Questo qui l’ho bannato non perché sia un diverso, perché è scemo. Gli deve entrare… nel cervello.

Comunque, è un’umanità fredda.

Un altro bimbetto come Augusto Aguilera mi ha scritto su YouTube che si prodigherà affinché io possa essere curato e ricevere le migliori assistenze psichiatriche solo perché non voglio mettere su famiglia.

Ah, mettesse pure lui su la famiglia. Gliela lascio tutta. Compresi i litigi coniugali e i piatti che voleranno. Così, considerando la sua “nobiltà” d’animo nei confronti del prossimo suo e la sua finezza pedagogica, suo figlio a vent’anni si suiciderà in quanto massacrato da un padre perbenista che volle sedare gli altri ma non comprese di essere, dalla nascita, affetto da infermità mentale e da manie sessuali mai sanate.

Per forza, considerando la racchia di donna con cui fece il figlio (de)generato, cosa poteva aspettarsi? Una figlia più scema di lui, più ebete del fratello e più brutta della strega sua consorte?

Sì, uno di questi padri medi italiani. Che schematizzano fin dall’adolescenza la vita dei figli, obbligandoli a scelte e a tappe forzate. Tarpando sempre le loro ali.

Se poi, a trent’anni si credono Thor, cazzo, una ragione imbecille di questo depauperamento era già da addursi all’albero genealogico della mentale loro malattia ereditaria. Di mio, ammetto con enorme orgoglio e spudoratezza sfrontata che gran parte della vita sociale disgusto. Ma non sono Augusto.

Non sono comunque pietistico e non urlo, a differenza degli asociali da asilo, che il mondo sia ingiusto. Sono un uomo giustissimo.

Basti vedere Too Old to Die Young per capire che avevo e ho ragione su tutta la linea.

Sono l’ultimo dei paperini, in fondo un romantico pauperista.

Insomma, ricapitolando, nel mondo e in questa serie non si salva nessuno, tranne io.

Ecco il promemoria. Uomini e donne, tempi bui ci aspettano, tenetelo ben a mente:

Miles Teller/Martin Jones: un poliziotto corrotto sin al midollo, fa l’amore con una minorenne e finisce massacrato da Jesus, il ritardato par excellence.

Nell Tiger Free/Janey: assomiglia alla ragazza tipo, un po’ topa, di una prestigiosa scuola media superiore. Prende bei voti per fare carriera ma sceglie di sverginarsi con uno che non sa manco chi sia Jung, ovvero Martin/Teller.

William Baldwin/Theo, il padre di Janey: tutti i soldi gli sono serviti solo per scoprire che ha avuto sempre fantasie erotiche piuttosto spinte su sua figlia depressa.

Uno schifo d’uomo.

John Hawkes/Viggo: uno che non ha nessun problema ma dovrebbe curarsi dal fumo e comprare una sigaretta elettronica.

Yaritza/Cristina Rodlo: simbolo del femminismo MeToo.

Ovviamente, concludiamo col top(o) già, più e più volte, menzionatovi “lodevolmente”, ovvero Aguilera/Jesus: è Lapo Elkann versione sudamericana che manda in vacca la famiglia Agnelli di Once Upon a Time in Mexico.

E fa pure il porcellino, ammazzando, oltre a Teller, un altro poliziotto che gli aveva forse solamente rubato due euro dal salvadanaio di porcellana.

Insomma, la morale di Refn è questa: siamo tutti psicopatici, tutti marci, tutti schifosi.

Solo che c’è chi vince la Lotteria di Capodanno e fa il signore distinto e chi, la maggioranza, che ha pochi soldi e semmai casca nel crimine.

Chi pensa, insomma, che se si comporterà in maniera rispettosa di tutti, perfino dei più bavosi, ladri e miserabili, dopo la morte andrà in paradiso, be’, dopo la morte… come tutti finirà solo sotterrato.

Chi pensa che un pazzo sia una persona poco dotata, ah ah, è da manicomio.

Chi pensa soprattutto che fra vent’anni esisteranno ancora le arene estive e i cinema non scompariranno, demonizzando Netflix e Amazon Prime Video, è meglio che si spari in testa subito.

Questo è quanto.

È il mondo che avete creato e Refn ha fatto bene a sbattervelo in faccia. Senza ipocrisie.

di Stefano Falotico

Nicolas+Winding+Refn+Old+Die+Young+Photocall+fjqdeLeySTll

 

Elogio della follia, siamo troppo vecchi per morire giovani!


25 Jun

erasmo lentigginoso miles teller

Uomini, diciamoci la verità!

Allora, state guardando o no la serie di Nicolas Winding Refn, Too Old to Die Young?

Macché! Voi bevete sempre il mojito in queste triviali movide.

Ebbene, pischelli, se Erasmo da Rotterdam scrisse L’elogio della follia, io dico che vi sarà sempre uno dell’Erasmus, forse Bill Mumy di un famoso film con James Stewart, che a Brigitte Bardot preferirà una mora di Bordeaux. E Bill Murray poteva sposarsi con Scarlett Johansson di Lost in Translation ma le disse solo qualcosa nell’orecchio, miei ricchioni, con estrema signorilità. Sparendo nel traffico della sua melanconia da volpone.

Ah ah!

Sì, Miles Teller in questa serie è un gigante. L’episodio 5 si apre con un’altra scena sconvolgente. Un ragazzo timido in minigonna, dalla sessualità discutibile o forse non ancora del tutto svelatasi, infatti costui si dichiara vergine, timido eppur svergognato, dichiara a un pornografo maniaco sessuale che vuole essere violentato “in diretta”.

E il pornografo, dopo averlo psicanalizzato, ordina a omaccioni con giubbotti da Village People di stuprarlo.

Agghiacciante.

Quindi, Martin/Miles s’intrufola nel sottobosco di questi uomini sporcaccioni ove forse, di cammeo invisibile, vi è anche Manuel Ferrara con qualche bagascia di Brazzers, oppure Marc Dorcel.

E qui ci starebbe una famosa battuta del mitico Paolo Villaggio.

La conoscete, no?

Credo, se non vado errato, come si suol dire, che al Festival di Sanremo del 1972, Paolo Villaggio disse al direttore d’orchestra Franck Pourcel:

– Sa, Frank, se fosse nato a Bologna, cosa le avrebbero detto? Che lei è il più grande pursel’ della città!

Cosicché, Miles si fa amici questi motherfucker viscidissimi, poi il produttore pornografico gli chiede se vuole girare una scena a luci rosse senza neppure la biancheria degli Intimissimi.

Miles pare che ci stia. Non oppone molta resistenza, lascivo, abbandona la sala da biliardo con le palline e, assieme a una stangona coi boccoloni e al pervertito producer cazzone, entra a passo felpato, di soppiatto, nella cameretta ove vengono filmati gli accoppiamenti dei bestioni.

Al che, il produttore è tutto eccitato, in quanto voyeurista irrecuperabile, la stangona già scombussolata poiché pregusta di accoppiarsi con Miles il palestrato ma Miles spiazza tutti e ammazza sia lui che lei in modo inaspettato.

Grande!

Sì, un folle mai visto questo Miles. Uno che sa cosa vuole dalla vita. Nell’episodio 1, ad esempio, una bella patatona gli dice che vorrebbe farselo subito e lui, dinanzi a quest’offerta a cui pochi uomini avrebbero detto no, appunto dice NO.

Lei, sconvolta, ci rimane malissimo. Non le era mai successo di essere rifiutata in questo modo. D’altronde è una bellissima donna, sebbene drogata marcia.

Miles però, senza battere ciglio, malgrado lei continui a insistere, la saluta e, sottovoce, la manda a farsi fottere in maniera spinta. Senza risparmiarsi in sottili prese per il culo.

Tanto che gli fotte? Sta con una diciassettenne che s’è fatto quando lei ne aveva 16.

E suo padre, un grandissimo William Baldwin, il messia liberale par excellence, anziché denunciarlo, gli fa pure i complimenti.

Come dirgli… ah, non so che fare con mia figlia. È matta, mezza schizofrenica, per fortuna sei arrivato tu a sbloccarla.

 

Sì, ragazzi perduti nelle vostre ipocondrie, non fatevi fottere il cervello da gente neo-romantica falsissima come Tiziano Ferro. Uno che, cazzo, lo guardi e ti sembra un tuo coetaneo, quindi apre bocca, cantando come un maiale scannato, e la sua voce pare quella di un vecchio di novant’anni col vinello.

Per non parlare di Ligabue. Leccaculo delle donne da competizione.

Uno di Correggio a cui io offro sempre e solo le mie scoregge. Un troione da bettole.

Ed evviva Laura Betti!

Tutto ciò, ragazzi, mi ricorda le parole sagge di quella buon’anima di mio nonno:

– Nonno, ma quell’uomo è disoccupato, non fa un cazzo da mattina a sera, sta sempre assieme alle donne mentre gli altri della sua età sono medici, avvocati e si fanno il mazzo, provando a educare i figli e a mantenere moralmente saldo il loro matrimonio.

Quell’uomo è una merda.

– No, affatto. Mi pare giusto che gli altri si fottano la vita dietro onori e gloria e lui invece se ne fotta.

È un uomo vero, non un ipocrita del cazzo.

– Nonno, ma che dici?

– Stefano, è così. Gli altri sono dei coglioni. Quell’uomo va elevato in santità. Va beatificato. Sì, sì, sì.

Anzi, sai che faccio adesso, nipote? Vado dal parroco del paese e gli chiedo se domenica può dedicare a quest’uomo una predica.

Se la merita.

 

 

di Stefano Falotico

Un grande attore è nato, forse, Miles Teller


23 Jun

Miles+Teller+Old+Die+Young+Photocall+72nd+Ueiz_JYOHzblNon so se state guardando la serie tv, si fa per dire, di Amazon Prime, Too Old to Die Young.

Una serie che, invero, serie non è, così come ho scritto nella mia recensione. Inizia in maniera turbolenta, con una scena alquanto disgustosa che può ricordare, più che Il cattivo tenente di Abel Ferrara, la versione remake di Werner Herzog con un Nicolas Cage viscido da fare schifo.

La scena in cui il corrotto Cage ricatta i due ragazzini fuori dalla discoteca e poi scopa la ragazza del tipo davanti a lui, cazzo, è veramente vomitevole, moralmente parlando.

Ecco, nell’incipit diToo Old to Die Young non assistiamo a uno stupro “legalizzato” bensì forse a qualcosa perfino di peggiore. I due sbirri, fra cui il protagonista, ricattano una ragazza. Il nero macho osceno le dice che lui e il suo collega chiuderanno un occhio se lei acconsentirà a dar lui un bel gruzzoletto.

Altrimenti, con l’accusa di detenzione di droga nel bagagliaio, la ragazza sarà spedita per direttissima in carcere, avrà la fedina penale indelebilmente macchiata e potrà immantinente dire eternamente addio ai suoi ambiziosi sogni da reginetta della città.

Un patentato motherfucker mai visto. Ma anche il suo amichetto, l’apparentemente innocente Martin, eh già, non gli è affatto da meno, è infatti parimenti al bastardone suo collega, cazzo, un lurido figlio di puttana porcellone da denunciare per criminosa umiliazione inflitta gratuitamente, previo mancia onorevolissima per disonore di oltraggio al pudore più intimo, alla castità emozionale dell’incastrata, ingenua sprovveduta, molto figa ma in tal contingenza sfigatissima.

Chiariamoci, una ragazza viziatissima, probabilmente non tanto affetta, ah ah, diciamo da immacolata verginità, una sciocchina che sta rincasando da una calda, scalmanata sera di bagordi. Dopo suoi amplessi con ragazzetti insetti molto balordi, dopo opportune sue precauzioni per non venire, in maniera venerea, infetta. Però, sebbene lorda, non meritava quest’illecito affronto virile davvero netto e poco lordo, figlio degenerato dei marci abusi di potere di una polizia merdosa e soprattutto assai vile da farci rivoltare la bile.

Cosicché, incassati i soldi che la ragazza, da loro tenuta psicologicamente in ostaggio, ha elargito ai falsi tutori dell’ordine, i due manigoldi col manganello si spartiscono il bottino, abbandonando la poveretta in mutande… economicamente parlando.

Succede un casino, un macello ed ecco che assistiamo, episodio dopo episodio, alla scalata al potere di Martin, alias Miles Teller.

L’attore spettacolare della serie è però William Baldwin. Qui, sorprendentemente, alla sua migliore prova recitativa di sempre. Sebbene appaia po’ imbolsito con una pancetta ottimamente dissimulata in camicie di manica larga… eh sì, è un riccone e il suo maggiore scopo nella vita è proteggere la figlia minorenne dalle violenze e dalle crudeltà di un mondo oramai andato a troie. Regalandole ogni lussuria, no, lusso e privilegio.

Anche se non gli fa né caldo né freddo che la sua ragazza dai capelli d’oro, ex enfant prodige come Dakota Fanning, sia stata trombata da nientepopodimeno che da Martin. All’inizio, il Baldwin non ha capito bene chi sia davvero questo Martin. Certamente non uno spiritualmente elevato come l’omonimo Scorsese. Questo Martin non sa neppure, peraltro, chi sia Jung.

Sì, è uno che bada solo a farsi il culo. Non si è mai posto domande esistenzialiste sulla vita, non ha mai psicanalizzato sé stesso per sviscerare l’escremento vivente, il verme solitario che vegeta nella sua pancia da testa di minchia. Al che Martin/Miles Teller incontra lungo il suo cammino, ecco, Freud, ovvero Mortensen di A Dangerous Method? No, John Hawkes, detto semplicemente Viggo, uno che deve aver imparato a memoria tutti i libri di Sartre e deve essersi immedesimato troppo nel cinismo della poetica pessimistica dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi.

Poi, in questa serie ne vediamo davvero delle belle.

Pezzi di gnocca inauditi come Cristina Rodlo. Nell’episodio 2, il regista Nicolas Winding Refn pare che voglia fare l’amore con lei attraverso la cinepresa. Vi è una scena interminabile in cui Refn inquadra Cristina semi-discinta in primissimo piano lunghissimo. Cristina in questa serie interpreta al top la parte di Yaritza. E a noi maschietti, vedendola così topa, diviene sinceramente lungo e rizz’.

In questa serie abbiamo anche la gnocca Jena Malone. No, non Gemma, Jena come Kurt Russell…

Jena Malone, da non confondere con Jim Malone/Sean Connery de Gli intoccabili.

Siamo schietti, signor Connery. Lei, nel capolavoro di De Palma, interpretò la parte di un metronotte integerrimo. Ma se, sul suo ponte, fosse passata Jena, non il ponte del finale di 1997: Fuga da New York, avrebbe abbandonato subito chiacchiere e distintivo per una serata da mezzanotte e dintorni, baciandola tutt’attorno. O no?

Dico! Siamo uomini o caporali?

Ebbene, questa serie è un noir, Miles Teller ha gli occhi chiari e io invece ce l’ho… come un nero? No, neri.

Sia il sottoscritto che il personaggio di Miles in questa serie, cazzo, spiccichiamo parola ogni era geologica. Roba da fare un baffo a Celentano, roba che intanto lo spettatore medio nostro interlocutore può finire in prigione, scontare tre anni per averci trattato da autistici e minorati mentali, poi può uscire con la condizionale, farsi pure un giro in tangenziale, riapprodare finalmente nella sua home sweet home e, solo allora, sentirà la nostra risposta.

Ma che carisma questo Miles.

Io e Miles, onestamente, siamo molto diversi. Lui è stato appena ingaggiato per recitare nel prossimo film di Sean Penn, Flag Day.

Di mio, tutti i giorni sono uguali con poche variazioni. Varie Jena Malone mi contattano su Facebook. Vorrei fotterle ma mi fotterei la vita.

A differenze di Martin/Miles, ho troppi sensi di colpa e scrupoli di coscienza.

La gente, da non confondere con l’agente, mi dice che dovrei fottermene. Ma è la stessa gente che di me, in fondo, se ne fotte.

Veramente una figata, cazzo.

Una situazione imbarazzante.

 

Miles+Teller+Old+Die+Young+Press+Conference+ZA7mnNLkgSvl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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di Stefano Falotico

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