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Mickey Rourke! Evviva. Evvai! A puttane! Ah ah!


09 Aug

 di Stefano Falotico

Più fa “schifo” Mickey Rourke e più “mi piace”, una “Facebook” da San Francesco bugiardo, brutto, sporco, “cattivo”, praticamente (dist)rutto

Assisto all’entrata in scena “oscena” di Mickey Rourke al “Jimmy Kimmel Live”. Abbigliato, come da anni c’ha abituato, in modo giullaresco, da pagliaccio di corte, risponde alle domande con far da buffone, su “portamento” d’un volto inguardabile, d’orbite oculari “spappolate” in voce roca da ex “boxer” d’una vita auto-sputtanata di brutto da sex siymbol che fu.

Un grande, insomma.

L’uomo, ambito dalle “troie” di mezzo mondo, per via di quel faccino ammiccante da 9 settimane e ½ che tutte le donne faceva bagnare, compresa quella pinocchiesca di Kim Basinger, non smentisce la sua “fama” di faccia da e come il culo, annesse appunto le parti di “palle”, oh oh, no, di pelle dalle natiche per rifarsi il “look” facciale. Ma Kim è donna che “troppi” ne ha visti per sfanculare Mickey. Sì, quando le chiesero se, durante la lavorazione del film, ci fosse stato qualcosa con Mickey, rispose da “signora”: – Con Rourke? Ma figuriamoci… è stata solo “finzione”. Rourke lo userei come posacenere.

E io, facendo il Clint Eastwood di turno, che sa sempre la “calda” verità su occhi di (rompi)ghiaccio da “texano” di freddura, le replicherei: – Sì, come posacenere dopo che la sua “sigaretta” attizzò nel tuo retto, bruciandola di labbra… inumidite ad aprire e ad aspirar lentamente il flusso abbrustolente dell’uomo che “se la fuma”.

Kim mi darebbe uno schiaffo in faccia e un calcio piazzato lì, ma sarebbe soltanto un gesto rabbioso, dovuto al fatto di aver rivelato il “fallo” che lei confessar non vuole, ne andrebbe della sua reputazione, ma io so invece che lo volle, e ancora, non solo “quello” di Mickey, vuol che in lei dentro “v(i)olino” eccome. Ben “accomodandoli” di “posacenere”.

Sì, mi faccia il “piacere”, Basinger del cazzo. Sei sempre stata un’attrice “bona” solo a far la bellona. Hai vinto, infatti, un Oscar immeritato nella parte della puttana, appunto, come volevasi (di)mostrare…, per L.A. Confidential. Kim, rimanga fra noi, molto in “confidenza”, non sparga la voce in giro, lei mi fa però… ancora “crème caramel” e dica la verità, suvvia, via tutto! Lasci che, “lascivo”, il “mio” scii “canterino” in lei ignuda per un dolce caramello da 8 Mile crudo. Sì, ce l’ho lungo e (non) faccia la dritta, ché stia (di)dietro.

Mi sta facendo… incazzare e poi m’arrabbierò, “ululando” nella sua “mammona” il mio “Eminem” pub(bl)ico… Sia impudica e punita! Vecchiaccia milf del cazzo!

Invece, guardi com’è invecchiato di merda vera il signor Mickey. Tutto rifatto, a differenza di lei, che s’è rifatta solo il seno. Mickey ha il coraggio d’aver mandato proprio a totale “puttana” l’intero corpo ma s’è svenduto solo a sé stesso.

Solo all’orgoglio d’annunziano del piacersi masturbatorio d’una “perversa” libidine del suo uomo allo specchio, che gli sputa un “Fai schifo! Guardati!”, ma Mickey appunto se ne sbatte.

Passando le nottate allo Chateau Marmont con un mucchio di Escort che monta, prima vi “entra” senza chieder permesso ma pagando a caro prezzo, (dis)turba, a queste fa ribrezzo ma lui le paga, appunto, e dunque, o (“lo”) vogliono o no, devono dargliela, quindi Mickey (fuori)esce, indossando il montone e grattandosi la pelle? No, proprio le palle, coi paparazzi che lo fotografano in atteggiamenti “scandalosi” perché non ha vergogna delle sue “vergogne”. Anzi, sculetta come indossasse la gonna, quand’invece porta sempre pantaloni di “cavallo” aderente al fottuto andato oramai da un “pezzo”. Sì, lo “sbattessero” in prima pagina, accusandolo di “scoop” perché scopa, dando nell’occhio, nel tentativo di (in)castrarlo per atti “osceni” in luogo (suo) pubblico.

Sì, accusato perché si tocca il pube. Ma dai! Mickey ha una natura putrescente, sì, ma perdonatelo per la sua tendenza “pubescente”. È creaturale.

Poi, secondo “Wikipedia”, non è accusabile proprio di un cazzo. Ecco il nostro (est)ratto, che io (s)corregg(i)o nel metter le virgole al posto e anche posteriore (in)giusto! Di “cattivo” gusto!

La definizione di atto osceno è contenuta nell’art. 529 del codice penale, secondo il quale: “Agli effetti della legge penale, si considerano osceni gli atti e gli oggetti che, secondo il comune sentimento, offendono il pudore”. Si tratta, com’è evidente, di una definizione molto vaga, che lascia di fatto un ampio margine di apprezzamento all’nterprete. Il concetto di oscenità è collegato a quello di pudore che, tuttavia, va qualificato più precisamente come pudore sessuale e può essere inteso come il sentimento di verecondia che viene offeso da fatti e manifestazioni contrarie alle regole etico-sociali attinenti alla sfera sessuale. In questo senso, il pudore si distingue dalla pubblica decenza, la quale non fa riferimento alla sfera sessuale. Secondo la giurisprudenza, è atto osceno qualsiasi manifestazione di concupiscenza, sensualità, inverecondia sessuale, compiuta su altri o su se stesso, che offende così intensamente il sentimento della morale sessuale e il pudore da destare, in chi possa assistervi, disgusto e repulsione. Con una norma del genere, il legislatore opera, di fatto, un rinvio a norme sociali extragiuridiche, per loro natura mutevoli da persona a persona e nel tempo; al riguardo, il legislatore precisa che l’offesa al pudore dev’essere avvertita “secondo il comune sentimento”, espressione anche questa piuttosto vaga, intesa da dottrina e giurisprudenza nel senso che il parametro per valutare l’oscenità dev’essere ciò che avverte l’uomo medio, non chi è particolarmente pudico né chi è particolarmente impudico”.

Almeno, questo secondo la legge italiana. Non so la Costituzione americana, ma “freghiamocene”…, dai, Mickey! Solo solo delle puttan(at)e! Penale fa rima con “pene” e, se l’“allungheranno”, tu lo “srotolerai” in cella, con tanto di carta igienica al second(in)o del tuo orgasmo secco, cagato da stronzo, del “topo”, ah ah, “Taglia corto”.

Quindi, ti pagheranno la cauzione ma ancor non sarai cauto.

Sì, Francesco della Cavani è come me e te. Uno che manda a culo ogni regola sociale del cazzo, appunto.

E prega di sua (in-com)presa “cappella!”.

Nove settimane e mezzo Mickey Rourke con aggiunta di Basinger sul basilico della Basilicata


30 May

 di Stefano Falotico

Personalmente, associo questi tre capolavori ad altrettanti capolavori musicali, ed è poesia

Prefazione

 

Ho una strana, stupenda percezione che mi pervade ma, insistente, credo sia quella giusta, cioè la via imboccata d’una ritrovata felicità. Quanto durerà? Ciò non importa, quel che conta è un racconto, e questo è un grande racconto da storyteller puro… come l’alabastro scolpito negli zigomi taglienti di un fabbro con smussature del cuore d’artista e il vento nei polmoni che, ancheggiando nel suo sangue, respira la “pelle” morbida del marmo, lo colpisce duramente, prima non lo scalfisce, un cazzo capisce di quel che è venuto fuori, un pastrocchio, un obbrobrio e poi, con certosina pazienza, egregiamente lo rifà daccapo, solleticando gli angoli affinché possano restaurarsi in ripristinata armonia delle forme. Sì, son grazioso. Grazie, applauso. Anche se non faccio molto per meritarmele… spesso, me le gratto ma vi sto lavorando “duro”.

Generando dal nulla, o meglio dalla rozzezza, una perfezione stilistica che grida al miracolo. Le donne invece fan gli urletti ma non sono affari miei. Anche sì, sì, ancora.

Ebbene, non perdiamoci in chiacchiere, anche se adoro le donne scultoree e decanterei la Monica Bellucci che fu in modo “irreversibile”, tanto che, stupefatta da tanta beltà riflessa, mi bacerebbe nobilmente, (non) dando a vedere ai suoi spasimanti che preferisce maggiormente la mia Gioconda. E ridendocela bellamente, di brutto, con un po’ di burro che facilita la mia anguilla di olive e la sua giuliva grulla, combatteremo l’ipocrisia, mordendola a fasi alterne in un balletto ipnotico d’ansie soggiacenti al cristallino torpore della notte e alle sue meteore fottutamente vampirizzate da uno stellare firmamento con tanto di nostre firme, “in cal(i)ce”, appunto.

Questo racconto s’intitola “L’estate più bella della mia vita”. E non raccontatevela, volendomene suonare. È molto sexy, sì, da morire, fa quasi paura da brivido caldo… e molto effetto doccia fredd(ur)a.

Ieri sera, son stato da un mio amico. All’improvviso, mentre stava giocando a un video-poker, mi fa:

– Stefano, hai mai visto Nove settimane e mezzo? Sai, ho quasi quarant’anni ma non l’ho mai visto. Le ragazze, quando frequentavo ragioneria, me ne parlavano sempre. Ma no, preferii mantenermi “vergine” alla visione.

– Sì, hai fatto bene, anche se non lo so… ti mancano i soldi per il “visone”.

– Cosa non sai? Se ho fatto bene, a quei tempi, a non “sverginarmi” col “dolciume” di quella roba?

Che intendi con visone? La pelliccia o la mia faccia da schiaffi (s)fatta?

– No, potevi essere Mickey Rourke e invece oggi assomigli a Kim Basinger. A volte, la vita va così, non sai che “donna” prenda… Comunque, “visone” sta per faccia da culo. E tu non ne hai avuto molto…

– Che cazzo vuoi dire? A che stai alludendo? Che sono frocio e lo piglio lì e basta?

– No, ma piaci agli uomini. Questo è inevitabile, prendine cosc(i)e(nza, e fattene… una ragione e poi anche qualcuno. Va così, è andata… insomma, dovevi “spingere” in quel frangente. L’attesa, dolcificandoti nella melanconia, t’ha reso melenso ed eppure è meglio una mela oggi che un domani marcio. Quindi marcia e lascia che ti manginino.

– A parte gli scherzi. Di che parla quel film?

– Non parla. C’è uno spogliarello storico verso la metà ma la storia è più semplice che non si può, vorrebbero sposarsi ma si spossano troppo presto. E, alla fine, (si) mollano. Per tutto il film, non aprono bocca ma riempion le loro labbra.

Prendono una sbandata, s’innamorano, scopano come conigli, lei non rimane incinta e non dovrà dunque aspettare nove mesi prima di chiedere il divorzio. Sarà una separazione “amichevole”, che abortisce dopo la durata della settimana del “titolo”.

Tutto qui.

– Un film per ragazzine, dunque?

– Sì, su per giù… Mickey Rourke però continua a eccitar le donne. Sarà il “movimento lento” del tempo che passa eppur ci son sempre le passere. Anche se oggi le sue amanti son le vecchie galline che fanno il brodo. Mickey, oggi, mangia risotto in bianco come alternativa.

Ma, si sa, se questo è un uomo, nella frittata ci vogliono le uova.

– Sai, io non (ti) capisco.

– Mah, è giusto che tu non mi capisca. Ora, posso andare a pisciare? Dov’è il cesso?

– Il cesso sono io.

– Sì, ma speravo in un cesso migliore. Insomma, fai cagare.

Comunque, amico, il film è la storia di una mia re(l)azione… gastrica.

An(n)i fa, m’innamorai di una, ci stava, un po’ resistette, le fui “resistente”. Poi, a lungo andare, m’ammosciò e con lei fui impotente…

Ci salutammo. Io, arrabbiato, la mandai a prenderlo in quel posto. Lei incassò…, io ringraziai da maleducato ma, comunque, è tutto bene quel che finisce male.

Altrimenti, il film non ha quel qualcosa di rude che fa “tosto”, il troppo miele è “zucca” al palato di chi mangia i film vuoti. Come le sceme. Tu però sei scemo. Scemo più scema fa “shampoo”. Ciao.

Ah, dimenticavo. Sei pelato ma ora ho fame. Mi preparerei una pastina. Ci son dei palati per insaporir la salsa?

– Io sono calvo, vuoi ballare?

– No, preferisco far impazzir le donne come la piccante maionese Calvè.

 

Sì, come racconto è una stronzata.

Ma in fondo la vita è peggio.

Ed è per questo che il Cinema, accoppiato con dell’ottima mus(ic)a, m’ispira di più.

Bando alle ciance e alle gomme da masticare, ecco tre film per tre canzoni. Poi, ordinerò un calzone. Nel senso di pizza “a portafogli?”. No, di pantaloni di velluto per “intascarmele”. Ce la vogliamo dire? Sono un cazzone meraviglioso.

No, nessun film. Scopatevela!

Il barista, ex Travis Bickle 1979


14 May

Vi racconto questa, da me inserita sul sito sotto citato.

Salve, gentile utenza di FilmTv.it,

come avrete notato Travis Bickle 1979 non esiste più.

O meglio: domenica notte, un hacker ha violato il mio account (già, chi vi parla è Stefano Falotico) e ha eseguito scelleratamente la cancellazione, eliminando così un ricchissimo materiale da me firmato che, in questi anni, ha accresciuto il sito.

Il tizio è stato denunciato alla polizia postale e, mi auguro a breve, sarà identificato e punito.

Miracolosamente, si potrà recuperare il backup ma forse il materiale in esso contenuto sarà destinato ai miei blog, in memoria del defunto Travis Bickle, giammai morto perché da tali atti spregevoli non si lascia abbattere.

Anche perché, anche se non in forma di post, molta della roba da me scritta è stata persino pubblicata nei miei libri e conservata scrupolosamente in cassaforte. Al vigliacco, dunque, non resta altro che alzar le mani in alto e arrendersi alla disonestà del suo gesto ripugnante e assai punibile, purtroppo per lui.

Ripeto, molta roba indelebilmente ho, e pian piano reinserirò.

Per dunque decretare il mio ritorno, cioè del mai ex Travis Bickle, scrivo per voi, amici del sito, questa mia presentazione, che fa già parte del capitolo 2 di un libro da me pubblicato.

So che a molti invidiosi sto antipatico e le escogitano tutte pur di demoralizzarmi.
Ma io sto qui.

Ebbene sì.

 

Così sia.

 

Nulla cambierà se non l’immutabilità d’un fato natoci avverso e la presa di coscienza che, irrimediabilmente, brindiamo contenti del nostro alcol, non ci convertirete e non ci pentiremo, alzandoci, nonostante i costati da voi, i maiali che castrate, mangiati a mo’ di costolette “spremute”, in fantasie supreme e maestre, mai meste, al fine di nutrirci di quel che a voi resta, che siete la merda. Un cazzo di nulla! Sì!

Optando sempre per baraonde a manca e a destra, cosa ci mancò in questo innato mondo storpio? Forse la troppa clemenza ci fregò e ora, a fregiarcene, non c’arrestiamo.

Assopiti in sogni lesti, domani io, Clint Steele, lesto a rubarti la faccia da schiaffi con un pugno di presa diretta e ficcandoti per i testicoli, da cornuto qual sei, dal cesso in giù, sciacquandoti il visetto e le tue dita medie da menefreghista con un più bastardo “Fottiti!” formato dinamite ché se ti spari è meglio e noi mangiamo la nostra minestra, un po’ mostri alla Cagliostro e un po’ di tutto lustro, e basta… che vuoi?

Se non i cazzi tuoi ti farai, qui noi per quell’unico che hai ti piglieremo per il culo.

 

Così è, così dev’essere. Basta!

 

Io sono il barista!

 

Un segmento allegro per ritornare felici come prima dopo la stupida vigliaccata del mentecatto!

E buon Cinema a tutti!

Hollywood sex, Mickey Rourke


19 Feb

I miei problemi di re(l)azione non sono sorti quando non piacevo alle (ra)gazze, per vi(t)a della mia indole “refrattaria” di lui “ritirato”, bensì quando, piacendo, furono cazzi amari e gatte… da pelare, comunque “innanzitutto”… (s)tirante…

A petto in fuori e pancia dentro, vorrei scagionarmi da ogni infondata accusa d’omosessualità.

Sì, so di esercitare un fascino “accalappiante” involontario sui maschi della nostra specie bipede col “cavallo” in mezzo a “terza gamba” d’entrarti sghembo nel didietro, ma ribadisco che sono etero, non so se “inte(g)ro” e preferisco i baci alla francese al fondente dei Perugina. Ora, vi chiederete: che c’entra quella marca con le “inclinazioni?”. Mah, io so che nella mia esistenza ho visto mangiare i Perugina soltanto dai “cherubini”. Mai fidarsi delle facce d’angelo, quelli ti pappano “ingurgitandolo”.

Al che, dopo tale riflessione “serissima” come un’indigestione di mascarpone durante il pranzo di nozze del Principe d’Inghilterra, debbo anche ammettere che prima me la spassavo di più.

Insomma, fotografavo spensierato gli uccelli… dal terrazzo e poi scoprii di esser osservato maliziosamente dalla vicina dirimpettaia, una passera su cui non bisogna passarci sopra di troppa “facilità”. Sì, la vicina sembra timida nella stanzetta mirante la sera tramontante, ma vorrebbe che di “chiave” le sbloccassi la serra(tura) come una libellula ululante. Sì, la conosco, a me non l’ha mai raccontata giusta. Voleva darmela anche per via “telematica” con stampe in fax repellente, su formato recapito da “Capito cosa voglio?” in maxizoom lì a sua focale, ma io spingevo… solo off e non suonavo di drin drin il suo grilletto. Cercasse un altro “pistolero”, il mio pistolino deve star nella fondina per sparare solo se lo richiede la mezzanotte di fuoco.

Sì, debbo dire che la mia adolescenza fu molto “movimentata”, un (tram)busto. Tran tran, (non) tirando. Come si suol dire, trascorrevo le mie giornate a letto… perché ero depresso mentre i miei coetanei premevano quelle malinconiche al fine di ringalluzzirle e poi spedirle in manicomio appena avessero fatto pressione di spo(s)sarsi. Si sa, una volta rese (s)fatte, iniziano a chiederti giustamente soldi. E i maschi non danno più Nu(te)lla. Una volta avuta, chi si è visto e un sal(u)to… per quelle… che soffrono di manie suicide, vero?

Da quando invece, compresi il fascino mio da maledetto “intoccabile”, me lo toccai ancora di più per saturazione.

Sì, il motto è farsele a più non posso. Meglio chi fa da sé fa per tre.

Fidatevi, lo prenderete in culo. Come la metti la metti, te lo metteranno…

Adesso, vado a mangiare un cioccolatino…

Comprate “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, assoluto capolavoro del Falotico


24 Sep

 Evviva il nostro Cuore! Lunga vita e amore! 

Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne

Da oggi, è ufficialmente disponibile il mio nuovo libro. Complessa e intarsiata miscela dalle squisitezze deliranti innestate e innervate dentro le fratture torturanti, tonantissime, martoriate e poi a volteggiarsi a onirismo d’impalpabilità mia fascinosa, sobria, avvolgente profumo che s’immerge in anima lirica ed eccelsa, elevata eleganza intattissima, superlativ’ascesi mia mistica che si morsica aulica all’effusione di cereo, presto incendiato color marmoreo, esangue e perciò eburneo delle mie versatili, inafferrabili intelligenze poetiche.

Austero decadentismo che abbranco in personal palpito della respirata, abbracciata, baciatissima trascendenza su sangue animato, fiero d’intrepidezza sonante, musicale odore della vita lucente nel vederla suadente.

Vita vera e dunque “virtuale”, fra crepuscolari lanterne ermetiche d’una viva e imbrunita Notte lunarissima e acquiescente, placida come un lago sfiorato dall’alba del primo roseo mattino emozionale, innaffiato ai virtuosi, funambolici dardi solari d’ammorbidito nevischio in mio “demoniaco”, divino Cuore (s)ghiacciato. Altissimo!

Le ragioni, o forse appunto le misteriose regioni divinatorie di tal creazione tinta all’heart letterato più avventuriero d’arcaica, raffinatissima Arte, son enunciate nella postfazione.

Ma non tutto il significato dell’opera in essa svelo. Spetterà allo “spettatore”, ché il lettore chi è se non un “grande schermo cinematografico” dei suoi candori (in)consci abbacinati e meravigliosamente infuocati, fruirne a suo Piacere.

Posso sol qui accennarvi che s’ispira al film “satanico” di Alan Parker con protagonisti Rourke e De Niro il “Lucifero”, ma cambia anima “rubata” e rotta nella sua “detection” appena svolta “manicomiale” nel Johnny Favorite forse “doppio” e reincarnato.

“Amleto” quasi faustiano come d’estratto iniziale di Goethe, un investigatore dalle gote rubescenti, pallide quindi da “deturpato” e turlupinato, quanto “arrossato”. Di vendetta (in)giusta e impossibile?
Oh sì.

Quindi, compratelo. Perché io sono lo scrittore più “rubacuori”. Vanitoso come il Diavolo.

Ah ah!

E mai mi disancorerò dall’accorarmi al me più romantico.

Non disarcionate la Passione!

Applauso!

E che sia scrosciante. Soprattutto spero che diventi “(ap)pagante”.


Un capolavoro assoluto firmato Stefano Falotico

 

Facebook non “Ci piace”


04 Jun

Introduzione vera come pretendo quando lo tendo!


La mia guerra, non freno il morso ché mai demorderò contro una borghesia “altolocata” sol nei loculi senza più solarità, da me inculata

Da anni, odio con irriguardosa malevolenza, tutta questa schiera indaffarata e “severa” d’umanoidi arresisi ai più anodini e ricattatori “buoni” costumi. Transumanza d’un gregge impecorito, issante sventolati “pettorali” da “forti” guerriglieri con sacche scrotali formato atomiche “bombe(tte)”. Flatulenze e trombanti. Granate macellanti, oh sì, sgranan gli “occhiolini”, illanguidendoli dinanzi a una fighettina “bellina belante” ch’asservisca il lor “divino culo sfiancante e ficcandolo”, prostrati alla “crostata” ogni Notte per appunto insaccare altre anali “scimitarre”, eredi della scimmia mai domata del lor tanto inveito istinto bradi(pi)ssimo. Congetture a stremar chi non s’adatta a tal “allattati”, professan la casta per (in)castrar quelli che han (non ano) l’intrepidezza di non attenuarsi a queste “fredde tiepidezze”. Pavoneggiano, saccheggiano nel “d-i-ritto” elevato in “gloria” d’orali retoriche. Ossessionati dal lavoro, che inver ripudiano ma mantengono, per celebrarsi nel celar il vero animale che (non) possa insospettire “simili” impettiti. Che (i)denti(ci). Inappuntabili, quanti appuntamenti con le Escort per poi “scoreggiarci”. Che “coraggiosi”. Presentan cere “intonse” della tosta aderenza a quel che “adorano” come “aurea” nomea delle arie (fritte) e dell’aure a cui, intonati (di stonar gracchianti, i “presenti-de-menti d’arte, eh arredano ammantati questi lampadari-allampanati”), ne son intonaco per un “pulito” affresco che non sveli le macchioline di sangue delle loro sveltine, assai caudine e carnali, che invece il mio Sguardo indagatorio scova nel tanto porcile di “scopare”.

Attribuiscono, nel secondo decennio di questo nuovo Millennio, ancora “valore” ad ameni, a mano armata, pezzi di carta (lauree, specializzazioni, sì, altri “alti” gradi militari da “not-a-i”, da sceriffi di Nottingham), a giudizio plebiscitario del prossimo, appunto “valutato” second(in)o metriche di tal vetustissimi, nazi-fascisti “suffragi universali”. Non mi asseconderò, verecondo sarò fecondità!
Quindi, invalidato se di stesso “cazzo” non “vaglia”. Imbavagliano!

Come se quest’“igienica garanzia” della scaletta “gerarchica” li  rassicurasse. Eh sì, un’assicurazione da “parati”.
Addobbati per ingobbire e maltrattare coloro che, per scelte, circostanze, rinunzie, superamento di tal aberrazione da catalogo della “biancheria intima”, non s’attiene, mai ne sarà “atterrato”, a questa base di “cacciatorpedinieri”, già, scacciano, demonizzano, a esorcismo demoralizzante che “tranquillizza” la lor coscienza “(e)retta”. Diciamocela, puzzolente.
Asservita a vecchissime regole “sociali” che a me paiono soltanto poco di solidarietà. Classismo lo definisco, e con questa gente mai la finirò. Li sbatterò nelle lor da morti “casse”.

Saranno, sì, sfiniti, annientati, massacrati, spiati, “videocamerizzati” dall’esterno per addentrarmi all’interno delle co-deste “interiora” camerette mai sazie in cui sudano come bestie.
Guardati a vista, di mio “vispo” esser vespa (p)ungentissima, scorticati, urto a loro “urla”, sorvegliati e sgridati, rastrellati e, strillando, rispetteranno. E, se non obbediranno, “pettinati” saranno, di pari “gel” spermicida, di molto “calienti”.

Ne ho visti e li combatterò a costo di venir deriso, picchiato, vilipeso, linciato e ferito fin all’ultima goccia della lotta. Oh, borbottano, da me solo in testa botte!

Frivolezza, sono la peggior incarnazione speculare delle vostre assurde, assordanti speculazioni, sono la “copulazione” action esplosiva alle vostre infide “fornicazioni” fragranti, sono il “mostro” che, lentamente, t’ucciderà. In flagrante, ecco la deflagrazione, mio fraudolento!

Prenditi Freud e fottitelo, maniaco sessuale.

Poveri stronzi.

Paragrafo 2 della punta stilografica nelle facce “comunitarie” del network “sociale”

Seppur iscritto e “dotato” di pseudo-amici, tutti dei leccaculo quando hanno bisogno di un paio di pinze per far “pinzimonio” con le loro cervella annacquate, eh sì, sono un meccanico Fonzie “salva-baracca” pur con viso da sberla, insomma un menefreghista “spingente” meglio di te che lo prendi senza saper, fra l’altro, da che parte “pendon” le labbra delle tue “dipendenti”… sulle rotelle, sostengo a iosa che tale “mezzo” è un abuso spazientente e incita alla (non) violenza.  Spazzatura di merde! Affusolando imbecilli nel “Mi piace” collettivo ruffiano, solo de­leterio e improduttivo.

Post di sfottò, di “ohibò”, di tristi da popò, frasi e citazioni da Totò, di Oscar Wilde tirato “in mezzo” ma non c’entra, di pederasti con manie “missionarie” da redenti dell’ultima ora nelle ventiquattrore che nascondon profilattici iellati e “bucati” di siringhe a lor “gemellate”, di professori esibizionisti a “linkare” l’ultimo “capolavoro” che hanno evacuato-vomitando “intelletto”, dal titolo propedeutico, “Salinger nelle saline della saliva su un’eremita da Re Mida”… sinossi: la storia di un insegnante che vuole scoparsi le sue studentesse ma rimane sdentato con sogni esterofili in quanto al “suo” non filantrope.

E questo sarebbe poco. Si spalleggiano, si lamentano perché qualcuno assecondi lo “schizzo” del non esser venuti nell’altra “chattata” figuzza in quanto merluzzo. Truzzi, citrulli, cetrioli, Rocco Siffredi che “scalda” una Lucarelli con glassa ardita da glande nel bon ton del prime time, bollino verde quando su Twitter non c’è censura, troie a (dis)misura… per il maschio “figo”… a me sembra un cesso, la mia opinione è sacrosanta, si benedica e non “impenni”, l’esorcizzo io nello strizzarglielo-“bloccandolo”, eliminatorie, competizioni, rivalse, falsi invalidi, depressi che osannano sitarelli di fondoschiena da “sciatori”, un trattore a mo’ di Mercedes, Parigi fotografata da un “mouse” spento, occhi semaforici, forum, di-battiti di applauso e una senza battiscopa a Battipaglia.

S’accaniscono contro Renzi ma io li vedrei barboni in Piazza Re Enzo, Lorenza, insomma la demenza.

Una mi provoca. L’avverto. Non mi crede.

Tre ore dopo…
Si trova al traumatologico pur non essendomi spostato dal PC.

Questo il Mondo che avete voluto, per cui avete “combattuto”.

Da me solo calci in quel posto. Ed è il minimo se non volete passare tutta la vita al cimitero.

Sono un reazionario? No, uno che spara.

Una cretina, già fottuta dalla nascita, poi “evolse” in qualche succhiare, mi ricorda che nel 1946 nacque la “democrazia” e i Savoia furon “dimessi”.

Glielo metto da boia e poi strangolo il fidanzato del suo “Savoiardo”. Savonarola? No, sangue alla pummarola.

Eh sì. Come volevasi dimostrare.

Che volete fare? Bruciarmi la casa? Non potete!

Il fuoco sono io.

Sì, m’incaponisco contro gli Al Capone e, dato che son cape toste, finiranno “tostati”.

Non prendermi sul serio, non sei la serietà?

Dunque, nel sedere!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Francesco (1989)
  2. Rispetti la scelta assurda.
  3. Quando meno te lo aspetti (2004)
    Caccio un peto.
  4. All’ultimo pugno (2013)
    Una bella scazzottata ante litteram. Vai vai!
  5. Malavita (2013)
    The Family? Domani, il trailer. Puttanazzoni, non perdetelo!

Quali ruoli sono stati rifiutati da Mickey Rourke, cioè me stesso?


25 Jan

Preambolo allineato alla faccia porcellina, da “salvadanaio” e anche da “salvietta” post operazione chirurgica, di Mickey Rourke. Di Lui parliamo, no?

Tremende socialità nello spargimento di spari terrificanti aspergenti nel detergente dell’assorbirlo nel femminile, lo sconvolto nemico chinò la guardia e sorseggiò un amaro Chinotto, con famiglia inchinata e afferrata dal “cappio” ai piedi caprini

Analisi della nostra tanto vostra amata society, luogo che defenestrerei, gioendo d’una pace da eremita su “ballerine” mobili dentro le cosce mie in minigonna, con “chiuso” di miniatura, da garbare nell’intersecarle a un “sofisticato” tal sofismo:
“Ove soffio, dentro la pelle di te, Donna, ti struggerai depurata dalle impurità di tuo marito, nel beneficio d’una figa vivaddio a te nei diletti sopraffini da cagnolino Fido nella gatta affidabile”.

So che molti m’odiano, attaccabrighe che, scelleratamente, vuoi la vecchiaia lor non coercibile d’una giovinezza nei rimpianti di pantaloni sempre “a modo”, mi furon e fiondaron piantagrane e guerrafondai di granate, il cui “ingegno” culminò negli insulti a me, il sottoscritto, per sottomettermi al non “metterlo”. Invece, fra tante “gaie” ipocrisie, ove gli spergiuri s’affiliano al luogo comune, le verità emersero allucinanti, illuminando proprio le teste di rapa d’ogni “rasata” (al suolo per se stessi), barbarica, appunto, intimidazione ad assoggettarmi a questo delinquenziale status di symbol sempre “prodighi” di mendaci consigli per “merendine” assortite delle tavole (im)bandite.

No, con altisonantissimo, “gentile” sdegno, con “cordialità” senz’alcun timore reverenziale, io scoreggiai a costoro, vilissimi impostori e signorotti di prediche da “buoni pastori”, e di mio “flauto” sarò irrefrenabilmente detonante e irreverentissimo a tali “reverendi” subissati nelle regole fascistoidi, acciuffando i loro moralistici pistolotti e “inveendo”, di vene ben “affinate”, ai lor pistolini.
Tante cartucce “sparano” quanto se lo “parano”, sparlando a destra e a “manico” dietro il ricatto del pezzo di carta a cui, “in culo”, come Totò me ne pulisco d’igienica, ché genio d’una scuola che non necessita d’assetarsi nella loro fame (in)dotta, a mio avviso distorta da torcer di braccini spezzati per spiedini alla brace, senz’amorucoli ruffiani da “Baci e abbracci”. Sì, al taralluccio e al vino, ho sempre preferito il mio “eroino” De Niro, e non intendo rammaricarmi per ammainare il mio ne(r)o a castigarlo nei delitti anneriti dell’omertà perniciosa. La caccia alla pernice, infatti, è per me sinonimo di pietra pomice, a cui prediligo il mio pomo d’Adamo senza calli e caligine, ma urlo a diveller giugulari troppo da giullari. Ah, questi son come una zia da ripulire in lavastoviglie, rotolandola nel “fango” dei suoi lavaggi mentali con tanto di sputo smacchiatore a 360 gradi nell’infilar a 90 una mia forchettata col forcone. Sono Louis Cyphre, amo Angel. Eh già, sono un Rolling Stone che simpatizza per il Diavolo…

Sono un furbone? Certo, amo le volpi quando sgattaiolano nelle “tope”, quando un lupacchiotto le assale affinché non “salga” nelle chiappe. Io salto addosso a tutte di saliva, come Mickey Rourke e non me le ingoio.. Picchiatore, scopatore col trattore, pugile della mia vita, e non tollero chi mette mano al mio viso. Poiché sono trasformista, oggi scompaio, domani ti faccio il “paliatone”, e ieri mi son fottuto tua sorella nella mia riscaldatissima “minestra”.
Poi, siamo andati alle giostre del “Luna pork”, Lei mi chiese lo zucchero filato, ma la spedii nella casettina degli orrori, optando per una farfalla più fresca, “pescata” di sue pesche nell’attrazione chiamata “Il bruco evolve nei buchi, a differenza di chi si buca”.

E il “mio” se la “buscò”. Fra una coccola e l’altra, volle anche la cioccolata della locanda “Mescolando va tutto il frappé”. Un frate geloso ci guardò, e io gli rubai la “monaca”. Suonandogliela di armonica.

A parte questa maialatella, meglio le tagliatelle. Sì, prima o poi, Mickey… incontrerai una che te lo taglierà.

Meglio la panza. La panza si sazia e non corre il rischio del rasoio. Al massimo, se sono lunghe, usa il coltello. E nessuna te lo sminuzzerà.

Fidati, sono l’Uomo che ama il formaggio, non le trappole. Sono come te, Mickey, però mouse.
Ieri Notte, contattai una Escort chiedendole l’indirizzo del suo amante che m’ha denunciato per averlo “cotto” in flagrante e “sformato”. La buttai giù giù, d’altronde è una battona, sebbene provai ad abbattere “lei” e il pappone con tale battutina: “Se la tua Escort entra in menopausa, io sono il tiramisù”.
Non capirono un cazzo, quello dei clienti, però, sì.

48 ore

Rourke nella parte di Nolte. Ci poteva stare. Entrambi sono la cartina al tornasole dei pugni dati e presi.

Brivido caldo

Si rifarà con Orchidea selvaggia.

L’attimo fuggente

Rourke nella parte del professore Keating? Ma che sta’ a di’! Ve lo sareste visti in cattedra?
Perché no? In fin dei conti, ha la cultura della strada. Infatti, è un culturista, parafrasando Nino Frassica. Sì, alla lavagna, egli scrive col “gesso”, delle ossa spappolate da sue concubine che glielo strapparono di “Capperi, mio Capitano!”.

Rourke è uno da “cappelle”. Infatti fu Francesco per Liliana Cavani.

Grindhouse

Prima che andasse a Kurt Russell, Quentin voleva il Rourke. Sì, bello rozzo, stronzo, cafonaccio, puttanierissimo, paninaro, cazzarissimo. Ci stava di “Bruto”.

Gli intoccabili

Elliot Ness al posto di Costner. Ruolo invece calzante. Rourke piglia Capone, sempre De Niro, e urla da meridionale alla sua testa da Lino Banfi un “Cì vulev’  pigghia’ pe’ fess’?.
In carcere, salutam’ mammet’!”.

Quindi, esce dal tribunale e si fotte il giudice, toccando la giuria, composta da varie donne gloriose.

Sì, sono come Mickey Rourke, duro a morire e certi ebetucci me li mangio a colazione, regalando loro le chiavi del carcere a cui li consegnerò se oseranno ancora infrangere le mie perentorie scelte, lontane dalla loro squallida borghesia di amoretti, stronzetti, fetentelli, pasciutelli col ciucciotto, madri castratrici, padri lobotomizzati da una televisione scosciatrice nei loro capricci arricciati di fiacca crassezza ripugnante.

E ostinatamente li combatto, senza batter ciglio. Anzi, rimarcando, per filo, segno e “spago” ogni altra porcata.

Consegnandoli al verdetto finale a modo mio di berretto verde.

Giustizialista d’un impressionante monito pauroso.

Mickey è il posacenere “coniato” dalla tanto biondona Kim Basinger, l’emblema della “bellezza” all’acqua di rose. Ogni mattina beve acqua Evian e poi si depila col “dentifricio di qualche ganzo di Beverly Hills. Non è un’attrice, dubito che sia una donna. Era sposata ad Alec Baldwin, ex “figo” oggi in pigiama stronzeggiante su faccione “simpatico” da “Buttiamola nel patetico”.
Quindi, aveva ragione, come sempre Mickey. Le assaggiò il seno da Joe Cocker, cagnaccio che stuzzica e pizzica di piccantino negli spogliarelli al sesso suo misogino.
Mickey lo vogliamo così, stronzo, animalesco, sudato, sbagliato, semifreddo al gelato di pistacchio sulle fragoline delle pubescenti, cresciuto male, spericolato, guance da guasconcello di guanciali ove tira i capelli in posa da dominatore senz’arte ma in “quella parte”, punto G delle sue nevrosi, arguto bicipite di “deltaplano” strozzato nell’alcol pusillanime a sputarti in faccia. A sputtanarti dalle tue troiette, da Stuntman Mike, incubo peggiore delle sciocche, del suo petto color albicocca a “scoccartelo” nel didietro con fare di tutto tirarselo nel giubbotto che ti dà delle “botte”.

Al che, una mignotta mi s’avvicina, come dico io, da micina. Annusa ma poi “struscia” questo:
– Sei pazzo!
– E del mio cazzo non te ne deve fregare. Altrimenti, non mi freno e fermo le mani del tuo cliente abbottonato nella camicina a quadri. Io glielo squadro, e lo divoro da squalo. Quindi, “pappina”, datti al Plasmon prima di beccarti la sifilide del mio “plasmare” il tuo “amico” di miccia esplosiva.
Insomma, zoccola stai zitta e imbocca lo zietto. Basta, con gli zainetti, ingroppati questa zanna.

Sì, sono un “malato” di buffoneria nelle mie ore disperate.

Turbato, esasperato, dalle ragazze ossessionato che voglion solo ciò che a molte di loro non mostrerò, scrivo in modo ossessivo, patologico, anche scatologico, “defeco” le brutte fighe, faccio il fighetto e poi l’oca nei laghetti, spruzzando a tutt’andare nel “lacustre” mio Uomo Lombroso d’acque apparentemente chete su zigomi adirati per colpa delle zampe da gallina d’una senza ovuli, scovo chi vuol sculacciarmi, m’inabisso come una medusa e trombo anche le corna alle muse mie ispiratrici nell’aspirare, di trombetta, ciò che è “proboscide” quando, pachidermico, eppur spinge nelle muliebri epidermidi, dormo e, nonostante tutto, perdono.

Sì, una coppietta s’apparta, aspetto l’attimo “giusto”, poi spalanco la portiera e assalgo il manigoldo col fazzoletto delle di lei mani lorde, quindi urlo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore sono io. Tocca a me maledire di ditina”.

Dopo di che, non so come, sgommo e lascio il “marchio”, imbrunendo nella Luna che ulula un’altra inculata.
Non si sa se mia o “preso”.

Ricordate: c’è solo un Uomo che appare come Clark Kent e invece è Superman, doppiatore anche di stesso nella voce radiofonica che è più bella di quelle di Tonino Accolla misto a Filippo Timi più Paolo Villaggio a (t)ratti di Giancarlo Giannini paciniano ed emulazioni alla Diego Abantuono.

Costui è il messia. I quadrupedi sanno sempre la verità. E guardano la miseria umana nel recinto.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Domino (2005)
  2. La promessa (2001)
  3. Man on Fire (2004)
  4. Johnny il Bello (1989)
  5. I cancelli del cielo (1980)
  6. C’era una volta in Messico (2003)
  7. Sin City – Una donna per cui uccidere (2013)

Il Cinema di Sean Penn mi tiene caldo


05 Jan

La promessa, tu servi messa? E chi apre ai messi? Hanno il permesso?
Toc toc, premesso che mi sembrate dei fessi, posso affossarvi?

A Facebook e ai social network prediligo non esser diligente ma lavorar di “nettare”

Analisi di Sean Penn, la prenderà larga. Perché, “al largo”, l’Uomo nell’oceano sa che, se ingrasserà, il lardo lo trascinerà nell’abisso dei lordi.
Lode a Dio nell’alto!

Sì, mi guardo allo specchio e Lui mi porge un affettuoso “Baciami dentro, di carta vetrata saremo ruggine e ossa, riflettendo dei nostri problemi, ansiosi nello scorticarci fra un’immagine repulsiva e un istinto abrasivo”.

Lo specchio non mente mai. Sa quando, di mattina, il tuo pene già eretto e “inaffrontabile” dovrà cimentarsi nel cemento armato delle amene quotidianità. Ove smonterai calce con voce “truzza” nello strozzarti sedimentato di tua fatiscenza.

Ah, la scienza è sempre inesatta. Come gli esattori dei conguagli. Bussano alla porta per riscuotere il debito ma non hanno calcolato le mie percosse. Su “bonifico” postale della spedizione al mittente. Con tanto di calci, appunto e francobollo.
Più un plateale pugno in faccia che sacramenta questo: “Non ci provare a estorcermi, altrimenti torcerò tua moglie che sa come attorcigliare le sue gambe, guarnendolo di torta con la ciliegina torrida, rossa e bollentissima, cotta fresca a puntino di ricotta”.

L’esattore fugge tumefatto, in preda a spaventosi oneri da oberare dopo che operai nel suo fegato orrendo con colpi a rinsecchirne i coglioni da rompiballe.

Ah, io e la vita. La amo… Ci sarebbe d’allestire un romanzo intitolato: “Ove c’è una bistecca al sangue, il mio contorno ama l’aceto spruzzato sui manzi”.

Di mio, son romantico ma, come i romani, afferro delle cosciotte di pollastrelle e le spolpo fin al midollo più spinale delle colonne di Ercole insuperabile nelle vertebre vertiginose dell’orgasmo con tanto d’origano e ricamo.

Sì, molti tentarono di spazzarmi via, ma li spiazzai dopo averli spiati. E, se non basterà la mia talpa, palperemo anche le loro donne, recapitandolo loro dei video “amatoriali” di quando, d’amanti, cornificarono il già traditor marito col bagnino delle maree depressive da ormoni mestruativi su un oceano in balia delle sue rotonde ciambelle col buco.

Me ne frego di tutto. M’accusaron di soffrir d’ansia e mi chiusero senz’aria. Invece, so che come “arieggia” il mio non è sfogo ma foga d’evacuazione. Non è fuggiasco ma guascon bomba di scoreggia a suonar un ritornello martellante su libera detonazion’ con tanto del pirotecnico fuoco artificiale nell’orifizio finale. Che botto, ah, tutto svuotato lo stomaco è adesso rilassato dopo che lo riempirono dei loro frustrati metabolismi.

Quanti ne ho visti. Ragazzi liceali con l’uccelletto d’una ragazza vergine, professori col flessore occhialuto nel guardar quelle nelle flessioni dei compagni di banco. Fra una gomma da masticare e qualcos’altro d’arcuare. Modulandolo a interezza del toccarlo per stimolarne la fornicazione “studentesca” dell’adescato sul leccarlo in tanto irrigidimento dai godimenti frivoli.

Metallari con complessi d’inferiorità, psicologi della mutua che non mutarono da retrograde manie d’egocentrismo non commutabile, tanto che il capo della psichiatria è sposato con una “patita” di Nostradamus nelle profezie messianiche del carabiniere a metterla a novanta con tanto di manette sadomaso.

“Maestri” che recitan a memoria la lezioncina dei loro disagi adolescenziali tardivi, citando sempre Leopardi ma sognando, con un pessimismo amaro, le leopardate docenti superiori e (a) posteriori del corso Garibaldi, la via delle prostitute di massa, inton(n)ate a tacchi lievi nell’accennarti un segnale di “fiamma”. Che femminaccione!

Ripetenti che, dopo innumerevoli bocciature, sono adesso dirigenti d’azienda per la rovina dei (tele)dipendenti del precario “Dipende se non m’appenderanno alla cassaintegrazione”.
Integralisti e moraliste tutti nel dogma dei fondamentalismi americani.
Terroristi camorristi nelle mafie delle politiche italici nello spago per il suicidio dei disoccupati senza neanche il gorgonzola nel frigo.

E soprattutto mignotte che voglion un lavoro “dignitoso” per la pagnotta ma, per lo più, un cazzo per il “pienotto”.

Quindi, guardate questi e, se tua sorella vuol farsi suora, rendete clausura la sua bocca.
Come ogni fratello deve “farsela” d’incesto con la fragola nel “cestino” della sua “merendina”.
Soono l’ossessione che non si vuol curare e, se un curato proverà a catechizzarmi, “verserò” il mio macabro gesto più blasfemo al suo lavabo di candelabro ad arderglielo.

Sì, m’impunto contro l’idiozia e contro chi non tollera le scelte. Vi potranno apparire, sempre questa fissazione dell’apparenza, disgustose, io adoro provocare per tastar con mano… che ho ragione io a non tollerarvi.

Proletari sempre in cerca di trombate, tromboni che si fottono di filosofie, zie che fan le madri su uno che sverginano per scoparsi la vita che non s’ubriacò, gentucola d’amorucoli svestiti di vestito lindo come le macchie del prete pedofilo.

Allora, viva la rucola!

E ti brucio la casa se scasserai. Sì, tu scassini e io faccio casino.
Diamoci alle cascine!

Forza, tutto la “viuuulenza” d’Abatantuono, tuoni, fulmini, saette e la mia setta. Voglio una con l’ottava di “DO” maggiore nei pentagrammi del suo diaframma. La infiammo, che puttana!

Ficcatelo in culo, bagascia!
Ecco, se rompete, giungerò con le asce e vi disgiungerò, untori!

Ecco il marchio che ammacca, ti divelle come il petrolio di mio martello bombardante nel tuo ano inseminando.

Il panico…

Ne soffrirà quella scema di tua madre, signora alta e piccolina di borghesuccia con la sportina.

Con uno sportivo mai mettersi, perché te lo mise senza Miss.

Sparati il videone e stai zitta. Se no, ti dissenno. Io dissento, poiché sono il sentire!

E ricordate: ogni genio ama mangiar gli spaghetti alla carbonara in questo locale, “Ristorante La Fenice”,

Via della Beverara, 95  40131 Bologna
051 634 5313

ove tutti siam felici nel lieto fine da carbonari col carbone nella stufa e, di stantuffo, in una “cotoletta” su cui tuffarci con tanto di “capperi”, acciughe e alici. E spruzzatona di peperoncino!

Applauso!

Sean Penn è come me, oltre.
Tanto che può permettersi tutte le porcate che desidera, in quanto meravigliose e acquose, così:

1) Son un fanatico del guilty pleasure delle caviglie femminili. Registro i tuffi della grande Tania Cagnotto, e zoomo sul suo costumino nell’inguine più sublime d’un pelo bagnato.

2) Federica Pellegrini è triste, brava e anche fallace. Non sa parlare e balbetta, ma le sue tette non sono tanto “peregrine”. Sanno che hanno la mia cittadinanza.

3) Tutte le tenniste e le pallavoliste. Perché le tenniste giocan di palle nel “dritto” sul “rovescio” e “schiacciata”, le pallavoliste san come fartelo volare di gambe a rete.

Da quindici anni sogno di scoparmi una gnoccolona che fa, se li fa tutti, Prampolini di cognome. Ah, sarò la sua nomea, enumerandole tutti i trampolini nel letto dei suoi pannolini.

La folla è in visibilio!

Anche la follia!

E la troia? Chissà dove sta? Voi la conoscete.

 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Lupo solitario (1991)
    Cinema di compagni di sbronzebukowskiani, cazzari, menefreghisti del fottere, dello sfottersi, del “fanculo” a tutto,  fratelli di sangue springsteeniani, di tragedie annunciate evitate, di calme che scoppiano, di nevrotiche scopatrici, anche a terra, di Viggo Mortensen disfatto, strafatto, fottuto, macilento, prima di Cronenberg, di David Morse nella morsa del ragno, dell’Arquette già da spalmare nonostante sia matta. Meglio, la matta ne va “in folle”, si sospende per il pen che penzola rombante. La matta sa che l’Uomo vero desidera la lingua e non le casalinghe. E, in macchina, non tira il freno a mano. Ma spinge.Sì, fra Patricia e Rosamund Pike, però scelgo quest’ultima. Una di prima… ah, me la immagino seduta di gambe accavallate su scarpe già d’ammorbidire, da trangugiar aprendomi dentro nello “scompisciarsi” fra un biondo su(g)o e tutta mia nell’onda.
  2. 3 giorni per la verità (1995)
    Due poveri Cristi. Sempre Morse che sconta una pena ingiusta, d’omicidio (in)volontario per colpa del volante, e di Nicholson violato dell’affetto paterno per un’autostrada maledetta.
    La Huston, anziché alleviare, se la spassa con un minorato impiegatino, e Jack s’incazza, vuol farsi giustizia, poi comprende l’elaborazione del lutto e del missing, una perdita incolmabile, da entrar in coma. Va da David, gli punta la pistola, poi dice fra sé e sé “Ma che son impazzito?”. Lo abbraccia, si recano al cimitero e piangono.Un capolavoro, tutto penniano. D’altronde, uno che si sbatteva Madonna, ha più spine nel Cuore di questi qui. Sì, Madonna rende subito maturo chi, “duro”, “la” intenerì. Perché lei sempre tradirà.
    Sean lo sa, e tradì Robin Wright, ma la Johansson lo lasciò al “palo” della cuccagna.
    Ripiegò su Shannon Costello, una figa pazzesca. Ma stronza pure Shannon. Prima volle il castello, poi capì che Sean ha un uccellin’ da villetta.
    Meglio, Sean dev’essere villano senz’anali fedi nuziali.
  3. La promessa (2001)
    Già.
  4. Into the Wild. Nelle terre selvagge (2007)
    Chi contesta tal film, merita una stelletta sulle palle.
    Sì, sono così. Mi diagnosticarono un Cancro ai testicoli perché non m’ero sverginato, il Giorno dopo mi trovaron spompato nell’harem dell’Arte.Per me la vita è curiosità. Le certezze le lascio ai “grandi”.
    Anche Sergio Leone, sebbene lo adori, e ne abbiam celebrato la scomparsa, la sputò sbagliata. Secondo Sergio, non si può invertire la rotta della vita e neanche accelerare.Una grande puttanesca! Io rappresento il non luogo comune, perché mi distinguo.
    E so tingere più di quando avevo tredici anni. All’epoca mi masturbavo su Valeria Cavalli, adesso le donne mi fan bere delle valeriane perché altrimenti patirebbero di troppe mie “infusioni” da cavallo nel purosangue!

“Barfly” secondo Stefano Falotico


12 Dec

    Mezzanotte con Charles e Charlie Brown

 

C’era una volta un grigio topo Gigio

Un Tempo, non molti anni fa, visse Charles Bukowski, gaglioffo, perdigiorno,post del suo office mobile e vago da vagabondo. Fu unico nel suo genere e nella sua posa trasgressiva per Natura e non per anticonformismo di maniera, come invece va di moda oggi. Rabbioso, cinico eppur romantico, perché il suo amore nasceva dalla solitudine, dalle emozioni rubate di baci sognati e poi spellati, storia sua personalissima di angoscia, di calci alle porte, di guascona risatina beffarda per esser irriverente prima di tutto a se stesso, quindi autoironico per dar schiaffi in culo a tutto senza riverenza. Quale timor reverenziale! Ti scaravento in bocca a Satana, mio “reverendo!”. Svaccato e poi elegante anche quando, “nudo”, danzava innamorato di prostitute nell’America sempre puritana e stronza. Che ti sbatte le porte in faccia se non t’affacci “come si deve”, “presentabile” di tutta classe bifronte. Egli ti prendeva a testate perché testardo, il classico testone. Per questo mi piace, mi rispecchia. Non sono un tipo facile né affabile, affamato sì, detesterò appunto sempre i “brillantoni” che poi, a conti fatti, hanno un cazzo che tira solo ove (con)”viene” il vento della vena arrivista e affaristica.
Così, un po’ cane, un po’ briccone e un po’ riccone della mia anima, che ha poco da spartire con chi le spara a freddo, i cosiddetti estranei che si permetton sempre di giudicare e farsi (ah, se le fan’ tutte, “bravi”…) proprio gli affari altrui. Sporcaccioni, Bukowski era ed è Chinasky e, come ogni Henry, ti è “pioggia di sangue” di fauci spalancate a sputarti la verità e a sperare che, un Giorno, aprendo il giornaletto ove tu, pennivendolo, scribacchi ben (ap)pagato, possa trovare la tua foto con tanto di memoriale funebrissimo di tal, già (gialla…), scritta: “Ieri, in seguito a un incidente spaventoso, è crepato il figlio di puttana e noi, suoi colleghi che non potevamo licenziarlo in quanto gran lecchino, andremo a festeggiare rallegrati da tal notizia che l’ha ficcato all’Inferno, luogo deputato del suo corpo da maiale, in cui sarà finalmente traviato come voleva nella sua vita da merda. Nella terraccia è internato. Eternamente!“.

Distinti saluti,
un nobile, al di là delle miserie collettive e dei colletti “bianchi”.

P.S: “Sentite” condoglianze al defunto, sarò io a “celebrare” il suo funerale e a scavargli la fossa. Mi chiamano il becchino. Modestamente, lo beccai prima d’esser beccato dal Diavolo che gl’infilerà il forcone su per…
Sì, ti mischi a certa roba, gente svelta a parole e poi a buttarla in rissa appena si “scortican” le loro certezze, che io reputo lecito annacquare, infilando i caproni nel lavello. E lavarli con approfondita “analisi” mentale, al fine di “appurar” che tornino, torchiati e non “torniti”, lindi come un Tempo quand’eran floridi e briosi di soave innocenza. La ripudiarono con repulsione appena entrati nell’età “adulta”, ove son adesso avvezzi al cazzeggio in tinta “pulita” dietro pose fanfarone da “signori” della più “altolocata” borghesia frivola. Frivolo per me è sinonimo di odio che “spingo” nel cesso, posso respinger tale sentimento per un po’ e “biascicare” le loro recite parrocchiali, di predicozzo, salvo pentirmene immediatamente senza inchini e senza voler risalir la china. Son io che li schieno, e il malfattore, ora ben nascosto, ammetterà i suoi vili scempi, prostrato d’implorante perdono se giugular vorrà preservarsi da una lama inferta con sottil “acume” parimenti uguale al suo “alto” disprezzo verso chi, a tal sociali animali, non vuol proprio omologarsi né “accollarsene”… le ridicole buffonerie tanto “fighe”. Sì, integerrimo al Verbo del mio Io, son trino a sbudellarlo senza calma e senz’indugi con fiuto da segugio ove lo scoverò mentre starà scopando altra “vacca” di sue “varichine”, nell’ingrediente miscelato tutto “spensierato” del suo pen’ “censurato” con decisione “recisa”.

Perché così nacqui, e tal morirò, senza se e senza ma, con un plateale menefreghismo al suo “eroico” esser “adatto”. Io m’adatto a me e, chi non mi vuole, sarà azzannato e non più s’azzardasse.
Io accelero e non intendo attenuarmi.

No, meglio il nero dei negri, qual la maggioranza è “bellina” e abbronzata. Osservate il mio fisico bronzeo e sarete rapaci di Riace.

Sì, porto avanti una guerra da anni contro una famiglia di criminali calunniosi e costoro avrebbero dovuto accorgersi prima d’esser cascati sulla persona sbagliata. Perché qualcosa non deve aver quadrato nei loro quadretti. Le feroci ostinazioni, la loro “caccia” persecutoria da damerini piccolo borghesi buoni a nulla se non a “pappardellegiare” frasi prese in prestito da gente che (non) stimano per vender la loro merce e spacciarla per “acculturata” esibizione di “vittorie” che appenderei solo sul soprabiti, adocchiandole perversamente, sì, con tutte le iridi mie più torve e lancinanti d’imperdonabile punizione, al fine d’affinar davvero il loro gusto e non soverchiar le regole del rispetto coi sospetti, tipici di chi nutre antipatie a pelle per “sfigati” scelti a massacro della lor “vanagloria”. Sempre lì ubicata, bieca nel “fiero” portamento da fiere tanto “fini” quanto sgarbate di scostumatezze ignominiose della più indifendibile vergogna.

Sì, sono così e non recedo da alcuna posizione. Mi “pescheranno” in trincea queste “linci” e le attanaglierò di sproporzionato e “inversamente” bombardamento a occluderli in ogni poro alle vite vilipese e “uccise” dal lor scellerato arbitrio tanto “succoso” quanto così scorbutico da pervadermi solo di lebbroso lederne ogni gesto e abbatterli con furia tanto devastante che sarà udita anche dalla loro oratoria più morta.

Così è, così sarà. Ora portate i bambini a dormire ché altra gente vedrà il loro esorcismo peggiore a incubo “aperto”, oserei dire squartati.

No, non sarò mai graduate perché “sgradevolezz’”, e a te che cazz’ te fregh’?
Già, io sono colui che “tomeiggia” in Marisa.
Col “maritozzo”.

Nonostante tutto, sono oltre le scuole dell’obbligo, in quanto hobbit e obiettore.
E, se non ti va bene, a me sì. Di “brutto”.

Ah-ah!

Finisco con questo: molte tope provarono a “strapparmelo” trattandomi da “tappo” perché “stappasse”, ma risposi “Tornatevene nella topaia, zoccole!. Il mio spumante merita me”.

Anzi no, concluderò con tale racconto proprio bukowskiano, bucolico e piccante-“aromatizzante”:

Brodaglia fa rima con brodaglia. In tanti tentarono di “tagliarmelo” con “bontà” per ribollite e minestroni di fegato. Vollero svezzarmi.
Invece, a una certa età, dopo aver constatato che il Mondo faceva già schifo, sarà stata quella mezza ragazzina che “li” faceva tutti a pezzi, decisi con estrema calma e acuta riflessione di essere-non essere pazzo. A tale scelta approdano pochi uomini, i più celestiali, quelli tenuti in auge dall’Arcangelo che, ogni sera, bacia le loro gotine e stimola il sonno senza bisogno di “metterlo al caldo”.
Sì, mi ricordo che, durante la pubertà me ne “praticavo” parecchie.
Indelebili, tanto di “sfregamento” quanto (parecchi centimetri…) di rafe mediano sanguinante.

Durante l’Estate, ad esempio, rincasavo presto dal mare per “faccende da sbrigare e sbrogliarlo”.
Alle due, infatti, del pomeriggio, due eminenti stangone stavan lì sedute molto fresche sotto la finestra della casa vacanziera di mia nonna. “Sgusciavo” l’arnese e osservavo il panorama, sganasciando di risata con qualche “pioggia” che cadeva a picco dopo lo “scrollato”.
Ah, impagabili giochetti da vero adulto.

Da allora, ho fatto passi da “gigante”.
Già.

Dall’onanismo a Biancaneve.

Ho vinto io, come sempre.
E la folla esulta scrosciante di donne scosciate.

Ora, se fui testa di cocco, ti posso spaccar la testa di noce?
Ora, su Sky c’è Riva Martina.
Riva fa rima con “saliva”. Inteso in senso lato e non.

Ho detto tutto.

Sparatevi questo video e faloticate.

Quello che stava sopra, come me. Oltre tutti. Superuomo. Vaffanculo!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Barfly (1987)
  2. Senza esclusione di colpi (1989)
  3. I gladiatori della strada (1992)

 

Incipit di “Barfly” secondo Stefano Falotico


11 Dec

Da questo libricino formato sceneggiatura, il film omonimo con Mickey Rourke. Un Rourke favoloso quasi quanto me.

Un Tempo, non molti anni fa, visse Charles Bukowski, gaglioffo, perdigiorno, post del suo office mobile e vago da vagabondo. Fu unico nel suo genere e nella sua posa trasgressiva per Natura e non per anticonformismo di maniera, come invece va di moda oggi. Rabbioso, cinico eppur romantico, perché il suo amore nasceva dalla solitudine, dalle emozioni rubate di baci sognati e poi spellati, storia sua personalissima di angoscia, di calci alle porte, di guascona risatina beffarda per esser irriverente prima di tutto a se stesso, quindi autoironico per dar schiaffi in culo a tutto senza riverenza. Quale timor reverenzial! Ti scaravento in bocca a Satana, mio “reverendo!”.
Svaccato e poi elegante anche quando, “nudo”, danzava innamorato di prostitute nell’America sempre puritana e stronza. Che ti sbatte le porte in faccia se non t’affacci “come si deve”, “presentabile” di tutta classe bifronte. Egli ti prendeva a testate perché testardo, il classico testone. Per questo mi piace, mi rispecchia. Non sono un tipo facile né affabile, affamato sì, detesterò appunto sempre i “brillantoni” che poi, a conti fatti, hanno un cazzo che tira solo ove (con)viene il vento della vena arrivista e affaristica.

Così, un po’ cane, un po’ briccone e un po’ riccone della mia anima, che ha poco da spartire con chi le spara a freddo, i cosiddetti estranei che si permetton sempre di giudicare e farsi (ah, se le fan’ tutte, “bravi”…) proprio gli affari altrui. Sporcaccioni, Bukowski era ed è Chinasky e, come ogni Henry, ti è “pioggia di sangue” di fauci spalancate a sputarti la verità e a sperare che, un Giorno, aprendo il giornaletto ove tu, pennivendolo, scribacchi ben (ap)pagato, possa trovare la tua foto con tanto di memoriale funebrissimo di tal, già (gialla…), scritta: “Ieri, in seguito a un incidente spaventoso, è crepato il figlio di puttana e noi, suoi colleghi che non potevamo licenziarlo in quanto gran lecchino, andremo a festeggiare rallegrati da tal notizia che l’ha ficcato all’Inferno, luogo deputato del suo corpo da maiale, in cui sarà finalmente traviato come voleva nella sua vita da merda. Nella terraccia è internato. Eternamente!”.

Distinti saluti,
un nobile, al di là delle miserie collettive e dei colletti “bianchi”.

P.S: “Sentite” condoglianze al defunto, sarò io a “celebrare” il suo funerale e a scavargli la fossa. Mi chiamano il becchino. Modestamente, lo beccai prima d’esser beccato dal Demonio che gl’infilerà il forcone su per…

Con odio o con amore, sono il Genius d’eccezione.
Applauso!

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