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L’episodio n. 1 di Black Mirror 5 è un capolavoro: la vipera che morsicò mia suocera morì avvelenata


08 Jun

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Fa ridere, no?

Questa frase oserei dire tremenda più di Vipera di Sergio Citti (da non confondere con Franco e ora state zitti) è una massima incisa in una piastrella nella casa sgarrupata di mia nonna paterna. Un fatiscente tugurio anticamente affascinante. Puro modello pregiato di antiquariato raffinato. Sì, certo…

Gli altri miei nonni, compreso suo marito, sono tutti purtroppo morti.

Un aforisma degno del carattere irascibile di mia nonna. Donna che ama tuttora le telenovele argentine e conosce tutti gli attori ispanico-brasiliani a memoria. Mia nonna non ha mai imparato nessun ballo latino-americano ma va matta pure per Ballando con le stelle. Ho detto tutto…

A proposito, campa ancora Grecia Colmenares?

Mah, io son sempre stato invece un tipo da C’era una volta in Messico. Come Sly Stallone di Cobra, vado da una donna come Brigitte Nielsen e, con sguardo provocante al massimo, le dico di stare attenta perché quelle patate affogano nella salsa

Vero?

A mia nonna piaceva Julio Iglesias e voleva essere da lui messa incinta. Invece a me è sempre piaciuta Hero del figlio.

Un videoclip capolavoro ove anche un eterosessuale convinto non sa se innamorarsi, appunto, di Enrique, di Jennifer Love Hewitt oppure del solito strepitoso gigione Mickey Rourke.

Chiariamoci, Mickey Rourke ha carisma da vendere. Guardatelo in questo video. Questo tamarro da Man on Fire di Tony Scott, da Domino che la scena domina, fingendo di saper suonare il pianoforte, scioglierebbe Salma Hayek di Dal tramonto all’alba senza aver bisogno di tatuarsi come quel fake di George Clooney.

Lo sapete, no, che la prima scelta di Tarantino per il suo Stuntman Mike di Death Proof fu Mickey?

Mickey rifiutò la parte, andata come sappiamo a Kurt Russell, perché il ruolo del maschilista puttaniere disse che gli stava stretto.

Ah ah, questa è bellissima!

Ma chi vuole prendere in giro? Mickey non sa niente di Musica. L’unico pianoforte che conosce è il ritmo basculante che offriva alla sua ex, Carré Otis. Un allegro vivo da Vivaldi con tutte le sinfonie di orgasmiche corde vocali e letti strapazzati più di una chitarrina di Jimi Hendrix.

Erano amori fra loro da Orchidea selvaggia, schifezze da filmacci quasi pornografici come tutta la produzione, artisticamente censurabile, di Zalman King.

Ma che fascino, però, il Mickey.

Non dimenticherò mai la sua smorfia di delusione nella notte degli Oscar quando perse la statuetta. A mio avviso sottrattagli ingiustamente dal manieristico Sean Penn di Milk.

Sì, uno scandalo di proporzioni ciclopiche. Mickey, in questo caso, pregustò davvero la vittoria tanto agognata. Vinse da poco il Golden Globe, battendo proprio Penn. E, sebbene gli allibratori azzeccarono la previsione, avendo alla vigilia posizionato proprio Penn come pretendente numero uno per intascare lo zio, Mickey, diciamocela, ci fece un pensierino.

De Niro presentò Penn. E Mickey pensò: questo De Niro mi ruberà l’anima un’altra volta come il suo Louise Cyphre di Angel Heart.

Per un attimo infinitesimale, può darsi pure che gli barcamenò questa folle, irrealizzabile idea: no, Bob, farai la fine di Louis Gara di Jackie Brown, povero coglione. Penn è anche amico mio.

 

Purtroppo per lui, da grande attore qual è, dissimulò la tragedia di questa sconfitta epica, sorridendo come dire… tanto me ne fotto.

In cuor suo, in quel momento si sentì come il personaggio del suo cammeo ne La promessa.

Detto ciò, mie vipere, la vita è come Street Fighter, un videogame arcade.

Pensa te. Credi di essere un tipo da Roxette, un mezzo effeminato e invece scopri di essere uno che deve solo ascoltare il suo combattivo cuore da Lionheart, sì, Listen To Your Heart.

Chi ha visto l’episodio numero uno di Black Mirror 5 sa a cosa io stia alludendo.

Con questo che voglio dire? Che vorrei segretamente fare sesso spinto col mio migliore amico?

No, gli do un pugno se farà ancora lo stronzo e vorrà fottermi.

In realtà è il mio più grande fan.

Parimenti a Citti (Franco o Sergio) al Maurizio Costanzo Show – Uno contro tutti, sa benissimo chi sono.

E pensa: ti stanno prendendo tutti per il culo platealmente ma io credo in te visceralmente. Perché come Pasolini e come Carmelo Bene sei un genio.

 

Man on Fire. Come in Vipera, c’è Giancarlo Giannini.

Vi ricordate cosa gli dice Christopher Walken?

Dunque, all’ennesimo colpo basso vigliacco, poveri codardi, sappiate che non saprete a che ora, a che minuto, a che secondo arriveranno i miei colpi.

C’è una sottile differenza fra me e voi. Io, dopo tutte le batoste prese, mi rialzo sempre.

Voi no. Non fatevi male.rs20-2

 

di Stefano Falotico

A Settembre compirò 40 anni ma sono Tim Roth di Un’altra giovinezza, Brad Pitt di Benjamin Button, forse quello di Ad Astra oppure il principe dei francescani


05 Jun

61975191_10213795712789889_129681301937586176_n 62046967_10213795712389879_2804465850168377344_n brad pitt benjamin button

Sì, il tempo passa, miei passerotti e miei uomini grassi e ripieni più dei panzerotti. Per voi, per me no. Col tempo anzi, la mia brillantezza, levigata sempre più in simpatica asciuttezza, s’è eternata in un viso che, senz’ombra di dubbio e senza più ubbie da medioevalistici oscurantisti qual siete così come i praticanti della magia nera a Gubbio, mi rende simile al Joker, un intrattenitore che mette follemente di buon umore un’umanità sul lastrico e manicomiale.

Io do pepe ai vostri spenti ardori in quanto uomo di buon cuore che, al solo battito del sopracciglio destro, sa far sì che sui vostri volti sinistri, devastati da invidie e gelosie fratricide, si stampi un sorriso leggiadro ammantato di calore. Io santo non sono ma sano ogni vostro malestro, miei falsi maestri invero assai maldestri.

Ecco, cuccatevi questa foto, scattata da poco. Quanti anni mi dareste?

Che cosa? Cinquanta?

Mio cugino, su Facebook, roso dall’invidia, non si è smentito. Lui non mi fa un complimento nemmeno se dovessi avere i soldi per regalargli un residence. Invece, anche se dovessi sbancare alla SNAI, scommettendo che il Bologna Football Club, il prossimo anno, vincerà lo Scudetto, ipotesi tanto irreale quanto quella secondo cui Silvio Orlando, in un immediato futuro, diverrà più sexy dell’eternamente fascinoso Brad Pitt, non gli donerò proprio un beneamato cazzo.

Oggi, ero in macchina e ho acceso la radio. Al che su R101 quell’ex gran figa di Lucilla Agosti, ora indubbiamente inaciditasi nella maturità poco attraente da classe ‘78 un po’ troppo impigratasi, anche fisicamente, nella pasciuta maternità scarsamente eccitante da donna andata, ha intervistato degli ascoltatori, chiedendo loro se si sentano vecchi e spacciati.

Alcuni sono stati onesti con sé stessi. E hanno confessato la verità. Come se stessero cantando di riso amaro, pianto (a di)rotto e nodo in gola l’intramontabile Non ho l’età di Gigliola Cinquetti.

Ammettendo che, sì, in effetti, un tempo erano come Mickey Rourke di 9 settimane e ½ ma, nonostante la loro ancor furiosa grinta da lottatori della vita come Randy “The Ram” Robinson di The Wrestler, oggettivamente, e di ciò ne sono ammirevolmente coscienti, non vengono più cagati dalle loro ex ammiratrici alla Kim Basinger.

Sì, un tempo stavano con bionde tutte d’oro come Kim e come Alec Baldwin. Adesso, non sapendo come buttarla a ridere, cicciottelli, passano le loro giornate a scimmiottare i politici porcelli che loro detestano, trattandoli da cicciobelli. Un tempo erano magri come Spillo Altobelli, ora vanno in giro con le bretelle.

Sì, Baldwin al Saturday Night Live prende per il culo Donald Trump. Loro invece, distrutti da condizioni socio-economiche tristemente infognatesi nella merda, non sanno fare altro che sparare a zero su Di Maio, Salvini, Berlusconi, su Giorgia Meloni, urlando a costoro che sono tutti dei troioni. Che poveretti.

Quindi, ora che sta arrivando l’estate, eh sì, già me li vedo a mangiare prosciutto e melone in piatti che piangono l’effervescenza di notti ubriache non più di vino. Scusate, volevo dire divine. Notti in cui dormono come dei bambini. I bambini dormono sogni tranquilli perché per loro il futuro non esiste. I rincoglioniti fanno la stessa cosa. Per loro, infatti, non v’è domani. Hanno una vita sempre identica e immutabile.

Quindi, si recano dal chirurgo plastico per rifarsi il look. Sì, fino a qualche anno fa, la chirurgia estetica era una prerogativa femminile. Una peculiarità, diciamo, il cui primato di operazioni alle labbra era detenuto dalla celeberrima donna scosciata per antonomasia, l’Alba Parietti nazionale.

Oggi invece pure i maschi che una volta si rifacevano gli occhi su Alba quando lei accavallava da infarto a Galagoal, eh già, hanno preso gusto a scarnificare le loro pelli come fossero nella pellicola Il macellaio.

Vanno sempre in palestra ma gli effetti della rimodellante cura anatomica stentano a vedersi. Cosicché si recano appunto dal butcher, ordinando pezzi di salsiccia più grassi delle caviglie di Valeria Marini. Altra donna che fu un loro idolo. Bambola!

Che uomini putrefatti.

Io adoro Mickey Rourke. A mio avviso è stato forse il più grande attore degli anni ottanta. E tuttora, quando lo vedo così bravo e figo in Rusty il selvaggio e L’anno del dragone, mi vengono dei dubbi riguardo la mia eterosessualità. Dubbi che sciolgo però subito, riguardando Francesco di Liliana Cavani.
Sì, il protagonista di questo biopic sul santo di Assisi, invero, non fu Rourke. Il suo nome stava in cartellone e nella locandina del dvd come specchietto delle allodole. Il protagonista fui io.

Sì, erano tempi per me asessuati in cui solo tizie lontane anni luce da Helena Bonham Carter volevano parlare…., ci siamo capiti. Ero un passero solitario ed Helena compiaceva onanisticamente il mio Massimo Troisi di Ricomincio da tre.

Helena è una finta santa ma soprattutto una vera gnocca.

Kenneth Branagh, ad esempio, quando stava con lei, non azzeccò un film anche se il suo Frankenstein è quasi un capolavoro. Tim Burton, invece, da quando l’ha sposata, ha perso ogni gusto della fantasia più vivamente poetica e i suoi film recenti son stati delle porcate.

Diciamocela!

Big Fish, comunque, è stupendo.

Eh sì, sono sempre stato uno che ha preferito vivere di fantasie piuttosto che battermi il petto villoso per donne come Jessica Lange.

E dire che ho scritto La leggenda di King Kong.

 

 

di Stefano Faloticoroth altra giovinezza vastano banfi bar dello sport francesco rourke

Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi


12 May

ritorno al futuro crispin glover

 

Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.

Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.

Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.

E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.

Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.

Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.

Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.

I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.

Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.

Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!

Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.

Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.

Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.

Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.

Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.

Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.

Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!

La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.

E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.

Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.

Ah ah.

I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.

Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.

Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.

La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.

Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.

Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliereThere Will Be Blood!

Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.

Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.

Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.

Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.

Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.

E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.

Ma questa è la verità.

Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.

Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.

A me va sempre.

A te non va.

Per forza, hai sposato un cesso.

Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…

Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.

Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.

Detto ciò, succhiatemi Il corvo.

Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.

Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.

Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.

di Stefano Falotico

 

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JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE


06 May

59702567_10213585721380235_2265742226715836416_nSì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.

L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.

Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.

Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.

Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.

Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.

Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.

Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.

Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.

E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.

Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.

M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.

Cornificandoli.

Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.

 

di Stefano Falotico

 

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Come Pinocchio, Bukowski e Carmelo Bene, sì, io scelgo la poesia, la virulenza della fiamma dell’animo giammai estinto


29 Apr

58961700_10213539899714722_5114225405699555328_o«L’essermi come Pinocchio rifiutato alla crescita è se si vuole la chiave del mio smarrimento gettata in mare una volta per tutte. L’essermi alla fine liberato anche di me.

Il rifiuto alla crescita è conditio sine qua non alla educazione del proprio “femminile”. È rifiuto alla Storia e alla conflittualità delle historiette del quotidiano»

Così tuonò Carmelo Bene dinanzi all’ignoranza di questa puttana chiamata mondo. Con sibillina e perentoria, oserei dire imperitura forza sovrumana.

Provocando ancora e ancora inarrestabilmente. Per colpire, scalfire e abbattere gli idioti, la gente che parla e apre bocca senza saper nulla, che si nasconde nella retorica, che cerca nelle scemenze della psicologia la ragione dei propri immani disagi ma non ha il coraggio, mai e poi mai, a differenza dei grandi uomini, di guardarsi in faccia, di riconoscere i propri errori, dunque di cambiare, di evolversi, di scegliere vie meno indirizzate all’autostrada a quattro carreggiate della massa stupida e becera. Che al posto del cuore ha un clacson stonato e schiamazza di urla deliranti, accapigliandosi contro nuovi capri espiatori, accusando il prossimo dei propri limiti di velocità, multando chi ha la potenza di fuoco di sfrecciare nei suoi luccicanti ardori, frenando con castighi moralistici, con punizioni scellerate, con castrazioni psichiche i diavoli stupendi della notte.

Oh sì, non imputridirò mai nel porcile di massa, non verrò oliato dagli ingranaggi sociali d’una società compostamente falsa, assai bugiarda. Che, ladra e laida, sin dalla nascita, educa giustamente ai valori e poi, quando arrivi all’età adulta, almeno anagraficamente parlando, ti ripudia orribilmente se non t’allinei ai precetti più miseri della svendita di te stesso.

In questo ludibrio senza manubrio ove la gente, sistematasi che ha, dimenticato ha pure la virtù prodigiosa delle proprie innocenze oramai schiacciate, asfaltate, macerate dal poltrire sovrano, in cui l’imbecillità impazza e i pazzi hanno capovolto le ragioni a favore del tremendo pensiero unico e pericoloso. Fascista, impertinente, abrasivo, violento!

Oh sì, sani di spirito e di mente, sfuggite dalla macchina che uccide l’essenza della nostra umanità più vera. Per far sì che s’attracchi, noi stelle fiammeggianti, lontani anni luce dal porto fintamente felice d’una equilibratura a modo, d’un perbenismo stantio ove tutti, a mollo, dimostrano che i propri sogni hanno mollato, prostituendosi all’etica delle etichette, dei titoli e delle formalità miserrime.

Concimandosi giorno dopo giorno nel qualunquismo, nella visione approfittatrice e opportunistica, nella rincorsa smodata al successo e ai soldi a tutti i costi.

Oh, temerari, infrangete queste barriere, questo Paese dei Balocchi ove trionfano i più furbi allocchi.

Aprite gli occhi e allungate vistosamente il naso dinanzi a coloro che incarnano Mangiafuoco.

Non c’arderanno nel loro teatrino dei piccoli da maschere pirandelliane, non ci manovreranno come marionette incoscienti, schiavizzandoci al palcoscenico dei facili applausi da parte d’una platea altrettanto stolta e plagiata a lor piacimento. A lor folle gradimento.

No giammai, in noi vibra il più titanico ardimento. La verità bruciante.

Nel ballo delle ipocrisie, queste sì, scostumate, nel tripudio osceno d’aver rinnegato per sempre i tormenti sanissimi della giovinezza a favore d’un adattamento orrendo, ecco che sul carro dei vincitori salgono gli uomini-toro, i più bavosi, materialistici e volgari. Attorniati da donne parimenti mercificatesi al piacere più meschino e comprato. All’edonismo dei truffaldini.

In radio, istericamente, schiamazzano le voci odiose delle oche che banchettano con colleghi ruffiani a perpetuazione d’un buonismo comunicativo soltanto della mediocrità più mentecatta.

Tutti vogliono ballare, mangiare, ridere di grana grossa. Sempre più morti, imbalsamati e tristi, corrotti e irrecuperabili.

Cosicché i matti presuntuosi deridono e sbeffeggiano i poeti nell’innalzare calici alla tavola rotonda dell’esser sempre più tonti, soprattutto stronzi.

Sì, come Charles Bukowski, io credo che molta gente non impazzisca mai perché ha semplicemente paura inconsciamente di venir rinchiusa. Ma s’interna da sé nell’esistenza più protettrice e magnaccia delle proprie limitatezze, per suonarsela e cantarsela.

Allora meglio l’onestà de La canzone dei folli. Libro che scommetto, oggigiorno, han letto in pochi. E quei pochi li state abbattendo. Reprimendoli nei loro slanci più vivi e urlando loro che devono curarsi!

In questi anni ho visto matti veri e matti finti. I matti veri hanno tutto il mio appoggio, la mia stima. Basta guardarli negli occhi e capisci dopo tre secondi che soffrono. I matti finti sono quei poveri figli di puttana che son conigli. E se n’inventano sempre una per giocar sporco. Sono quelli che aspettano dallo Stato i soldi assistenzialistici ma poi vieni a scoprire che hanno più soldi di te. E come se li siano procurati non l’hanno detto allo Stato. Chiedono ed elemosinano solidarietà ma sono egoisti perfino con la loro immagine allo specchio. Poiché non rispettano nemmeno i mostri che sono diventati. Fingendo di essere buoni quando sono i primi a viver come porci.

Come Alice Krige/Tully in Barfly, bisogna purtroppo ammettere che a volte, nella vita, s’incontra uno che vuole vivere proprio così.

Sì, per la maggioranza ciò appare assurdo, inconcepibile, perfino tristissimo. Ma quel qualcuno sa che solo quando vive così è sé stesso, allora sì che ama, è romantico e la mente vola alta proprio nell’apparente bassezza lontana da ogni fradicia, ipocrita, finta benevolenza. Finalmente, dopo una vita, i dementi hanno capito chi hanno di fronte. Sì, scusate, ho mentito. Proprio in maniera spudorata. Io non soffro di disturbo di personalità Soffro di tre miliardi di personalità, sono tutte le voci, le emozioni, le parole, le anime dei grandi pensatori, sono i migliori fotogrammi cinematografici registrati, analizzati dal mio cervello. No, se da me vi foste aspettati che avrei vissuto da ritardato come voi, no, meglio la follia!

Sai che palle svegliarsi la mattina accanto a una a cui puzzano i piedi, regalare i buondì per stupida cortesia e aspettar che la borghesia ti dica un giorno… condoglianze, è finita.

No. Non lo dico per vantarmi, lo dico perché è la verità. Parliamo di una persona di un’altra categoria. Ah, volete un’altra fottuta verità? L’altro giorno, ho sentito quanto segue per radio. La conduttrice, una svampita, ha recitato a pappardella le frasi belle e carine, pasquali di circostanza…

un anziano signore, la mattina di Pasqua, ha portato delle uova di cioccolato davanti alla caserma dei carabinieri, lasciando loro nel plico un messaggio ove li ringraziava per il lavoro che svolgono.

E la scema, alla radio, semmai pregustando già il suo dopolavoro col burino sozzo che ha come moroso, ha aggiunto…

eh, sono questi i gesti che rendono la vita più gustosa.

Invero, quel signore forse è vedovo, sta morendo, non sa neanche giocare a carte al Circolo Arci, non gli tira più e a Pasqua sperava di far colazione con dei ragazzi per sentirsi di nuovo giovane e cazzuto.

Sì, personalmente quella troia della radio, con le sue falsità, può prenderselo tranquillamente nel culo.

 

 

di Stefano Falotico

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Faye Dunaway, un’ex grande attrice con delle belle gambe?


29 Apr

58543785_10213538399437216_2566063507036438528_nSì, dopo tanto tempo, ho rivisto Barfly.

Film che mi fu consigliato molti anni fa da un uomo alquanto balzano, abbastanza lercio con cui svolsi lavoro di archivio di manifesti e locandine presso la Cineteca Comunale di Bologna.

Per meglio dire, lui era l’addetto di quest’ufficio, potremmo dire, di manutenzione d’antichi manufatti, opuscoli, poster e dépliant, io ero un semplice obiettore di coscienza che stava prestando servizio civile in tale ameno luogo di amanuensi cinematografici, di burocrati e data entry di vecchie perle della Settima Arte da conservare e custodire gelosamente, liberandole dalla polvere, posizionandole in appositi compartimenti.

In verità, io lavoravo al posto suo. Lui pigliava lo stipendio, a me arrivava dallo Stato solamente un misero compenso retributivo davvero irrilevante se paragonato alla mole di fatica da me spesa. In poche parole, pochissima roba rispetto al culo pazzesco che mi facevo.

Comunque, con quei risparmi ottenuti, mi comprai un lettore dvd di ottima fattura. Adesso peraltro superato e da buttar via. Ah ah.

Una volta, venne a farci visita perfino il mitico Tatti Sanguinetti. Sì, la Cineteca era ed è ancora spesso bazzicata da gente del settore. Il Sanguinetti, critico sanguigno e anima al sanguinaccio, dopo aver mangiato avidamente una pizza capricciosa, incapricciatosi del manifesto d’un film del quale or mi sfugge memoria che, a suo dire, era molto bello, senza pulirsi le mani, coi polpastrelli unti e bisunti, totalmente macchiati perfino d’olio di peperoncino, estrasse il suddetto manifesto e ne palpò la lieve, zigrinata superficie, accarezzandola morbidamente come si farebbe con le gambe delicatamente eccitanti di una donna bellissima che si ama.

Come le gambe di Faye Dunaway in Barfly.

Sì, la Dunaway è andata sempre orgogliosamente entusiasta e fiera dei suoi quadricipiti, al pari di Alba Parietti.

IMDb infatti, proprio nella pagina di Barfly, inserisce a mo’ di specchietto per le allodole, come frame del trailer inserito, esattamente il belvedere di Faye.

Nel film interpreta la parte della matta fatalona Wanda, donna che invero avrebbe avuto bisogno di una lavanda. Però non gastrica, bensì mentale.

Una donna sbandata, andata, dal rossetto sbavato. Donna che riesce nonostante tutto a far sbavare i maschi. Una donna che non è una puttana ma vive in un appartamento piuttosto confortevole, non facendo niente da mattina a sera. Poiché ha trovato un vecchio nababbo innamorato platonicamente di lei che la mantiene.

Bel coglione, questo qui, ah ah. Wanda infatti non gliel’ha mai data ma passa le sue giornate a darla agli altri. Eppure costui le fa da benefattore. Insomma, un pappone sui generis. Ah ah.

A dirla tutta, con una come Wanda, dunque come Faye, non andrei neanche se mi pagassero tutto l’oro che la stessa Dunaway deve aver guadagnato coi suoi film.

Trattasi di una donna indubbiamente toccata, anche quando non scosciata, marcia, mangiata dalla vita, dall’alcol e dal sesso.

Una donna comunque assai romantica. Quasi incantevole. Per cui potresti perdere la testa, a meno che tu non sia già matto come Henry Chinaski.

Faye Dunaway, checché se ne dica, è stata un’attrice magnifica. Non sto adesso parlando del suo piacente aspetto fisico, parlo della sua recitazione. Perversamente attraente. Ammaliante, conturbante.

È stata protagonista di alcuni dei più grandi film degli anni settanta e ottanta.

E la sua filmografia è impressionante. Sì, perché soltanto un anno dopo Barfly, recitò perfino per Carlo Vanzina!

Oggi ha la sua età. E non poco mi dispiace che assieme al rimbambito suo ex e anche compagno di set, Warren Beatty, alla Notte degli Oscar abbia rimediato una delle più grosse figure di merda della storia.

Sì, oggi Faye è alquanto rincoglionita, ha recitato perfino in un film inconcepibile di nome e di fatto, l’abominevole Inconceivable con un Nicolas Cage totalmente sputtanatosi.

Be’, che si può dire di me, invece?

Sono esattamente spiccicato a Bukowski, il quale partorì questo: accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire.

Bukowski disse anche che non stimava il gentil sesso e che delle donne, sinceramente, gli piacevano solamente le gambe.

Sì, ad esempio, io non sopporto intellettualmente la giornalista televisiva Tiziana Panella. È faziosa, ha una voce sgraziata, è insomma odiosa.

Ma che gambe, ragazzi!

Bukowski vergò tante cosce, no cose come quest’altro suo epocale aforisma:

alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.

Frase recitata da Mickey Rourke proprio in Barfly.

Sì, io sono una persona onesta con sé stessa e con gli altri.

E ammetto, appunto in tutta onestà, che impazzii varie volte in vita mia.

Credo che s’impazzisca perché si provano emozioni troppo forti e incontenibili.

Perché non si crede che la vita sia andare solo a lavorare, aspettare il sabato sera per fare gli scemi e sposarsi una racchia che ti tradisce pure.

Forse, a volte la vita può essere ammirare le gambe di Tiziana Panella alla tv.

Gambe che mettono di buonumore come un cremoso tiramisù.

Come no? Se dici di no, ti sbattiamo subito fra i pazzi di Barfly.

di Stefano Falotico

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Il fascino delle persone libere, la demenza (ar)ridente di John Belushi contro gli irrisori deficienti arsi in partenza e, mi dispiace per loro, nati dementi


24 Apr
NEW YORK - 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

NEW YORK – 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

 

Ho acquisito una forza spaventosa.

Tempo fa, scrissi un libro, L’ultimo dei romantici libertini. Quando ero all’apice del mio istrionismo follemente letterario.

Io son sempre stato una persona libera. Ciò, soprattutto a Bologna, cittadina provincialissima ove se, appena compiuta la maggiore età, non vai a lavorare e possiedi invece il coraggio sfacciato di affermare, con potenza, voglio vivere così, induce ai sospetti più atroci e dunque vi si scaglieranno contro come dei vermi, delle serpi.

Non si fermeranno, vi aggrediranno e, se vi ribellerete, vi faranno passare per malati di mente.

Per questo io amo Mickey Rourke e Chris Walken. Perché sono puramente sé stessi. Come voglio io.

Così, la gente cattiva, se sei un intellettuale amante di Cinema senza un salario regolare, ti vuol far credere che sei infantile e fa di tutto per relegarti in una zona tetra. Sfregiando le tue sensibilità con veemenza clamorosa. Alludendo con far cretino alla tua sessualità, mettendo in dubbio la tua virilità, dicendoti che ascolti i Village People solo perché indossi un giubbotto nero di pelle.

Come dire… avete scambiato Woody Allen per Silvio Muccino. E non avete capito che i suoi intellettualismi, i suoi atteggiamenti schivi e riservati sono tali perché vuol star lontano da un mondo violento. Ma, se uno poi viene sfregiato violentemente, ecco che torna fuori l’indole rourkiana. Difficile sedarla.

Era finalmente ora che sfoderassi il mio fascino.

Perché, ripeto, i borghesi e gli ipocriti non mi sono mai piaciuti.

E quando sento dire che Mickey Rourke è un attore pessimo, ah ah, rido.

Certo, tu sei un cesso.

Vai pure a fare il giornalista corrotto. Che lagna quella politicante. Bellissima donna ma che barba. Meglio un po’ di barbetta incolta. Ah ah. Ma tu ti sposeresti un’altezzosa del genere che, fra uno stress e l’altro, canta i Beatles e manco conosce l’inglese perché al Ginnasio ha imparato la lingua del Paese di de Robespierre? E manco quello perché pensava ai baci alla francese da dare a quello medio-orientale? Forse siculo mezzo mafioso?

Mi tengo il mio carattere indomabile.

E, se mi va, faccio pure il John Belushi di turno.

Dalla mattina alla sera, senza pensarci due volte.

Siamo stanchi di questa gente che parla di rinascite spirituali, di miracoli dell’animo, di animismo, siamo stufi di questi buonismi, di questi ricettari del viver bene e sani.

Meglio essere demenziali piuttosto che accettare un sistema di dementi.

Meglio essere cupi. Tristissimi. Dunque allegrissimi.

Perché noi conosciamo la vita. Gli altri, al massimo, possono conoscere le canzonette.

Sì, una società ingrata e irriverente di folli.

Ove tutti si credono grandi attori, musicisti di rilievo, geni ciclopici.

A volte nasce però uno che sa prenderla in giro alla stessa maniera.

Contro cui nessuno può fare niente. Perché è un genio davvero.

 

 

di Stefano Falotico

Mickey Rourke è passato da Orchidea selvaggia a essere un orco selvatico


23 Apr

otis wild orchid

Chris Walken è più maudit del Rourke?

Su tale questione dannata, anzi, annale, si potrebbe discutere per ore.

Entrambi hanno recitato varie volte assieme. Grandi in Homeboy, pure in Man on Fire.

Walken ha sempre posseduto un fascino strepitoso ma, indubbiamente, a livello di sensualità, Mickey Rourke è imbattibile.

Sì, onestamente, quando lo vedo nei suoi cult, sono travolto dal feroce, atavico dubbio di essere omosessuale.

Dubbio che scompare all’istante quando il suo volto, gonfio e rozzissimo, mi appare però in Orchidea selvaggia.

Un film indecente. No, non perché contenga una scena di sesso al limite della censura (in tv viene sforbiciata), semplicemente perché Zalman King è uno dei registi più impresentabili della storia.

Ragazzi, se Zalman King è diventato ricco e voi credete che non ce la farete mai, non demordete.

Girare i suoi softcore da quattro soldi, con tanto di riprese d’onde marine su effetto blu patinato tendente al flou, miscelato alla peggiore imitazione della fotografia opaca di Robert Richardson, poi mischiata allo stilema anni novanta della pubblicità pseudo Chanel, roba talmente superata da far gridare allo scandalo, altro che l’amplesso abbastanza ridicolo del film stesso, saprebbe farlo meglio un neonato.

Sì, in Wild Orchid, che aveva fatto il signor Mickey al viso? Ha delle gote che paiono quelle di Marlon Brando ne Il padrino.

Ecco, se Mickey imita Brando in Rusty il selvaggio, ci sta. È quasi meglio del Brandone.

Se invece, come in questo filmato, al min 4 e 12, finge di scervellarsi su sigaretta Marlboro e giubbotto di pelle d’ordinanza, è penoso.

Io adoro Mickey Rourke. Mi piace da impazzire.

Ma non sono omosessuale, ci tengo a ribadirlo.

Anche perché quando invece compare Carré Otis ho la certezza matematica, abbastanza visibile e virile, e se qualcuno mi vedesse in quel momento lo constaterebbe inconfutabilmente, di essere uno degli uomini più eterosessuali della storia. Sì, si può toccare con mano. Ma solo le donne possono, anzi, devono farlo. Giù le mani invece tutti gli altri!

Comunque, anche la sua faccia al minuto 3, non scherza. Parlo ora nuovamente di Mickey.

Sembra quella di un mugnaio messicano punto da troppe zanzare sulle guancine dopo che ha preso troppo sole. Ah, è colpa solo della lampada. Dite? Scusate, non c’è Mickey in C’era una volta in Messico? Ah ah.

Sì, Orchidea selvaggia, film abominevole da cancellare subito. Cosiddetto film così sporco sotto tutti i punti di vista tanto da macchiare un’intera carriera.

Sì, Mickey all’epoca era veramente innamorato di burro, no, di brutto di Carré. Si narra anche che, anni dopo, quando lei lo lasciò, si sia tagliato il mignolo di una mano, non so se quello della destra o della sinistra, e che gliel’abbiano ricucita al pronto soccorso.

Anzi, secondo me, diciamocela platealmente. È stata la Otis a rovinarlo. In quel periodo, Mickey era diventato un demente. Un imbambolato.

Non pago di aver abboccato alle grazie di Carré come neanche uno che non la vedeva da dieci anni, ha girato anni dopo pure il seguito con Angie Everhart.

E dire che Zalman King, a vederlo in questa foto con Jacqueline Bisset, pare una persona seria.

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Invece, ribadisco, a guardare Mickey in quest’altra foto, è esattamente come ho detto io.

Uno scemo.

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Occhio da cento gocce di Valium da rincoglionito per colpa di quella…

 

di Stefano Falotico

Buona Pasqua: The Late Night Show with Robert De Niro and Mickey Rourke


20 Apr

Sì, grande interpretazione di Rourke nel film di Liliana Cavani.

Ma io e Rourke, fotogenicamente parlando, siamo tanto simili alle iconografie di San Francesco riportateci nelle tele e nei documenti storico-biblici quanto Salvini nei panni del Redentore.

Insomma, questo qui vi sembra un santo?

Mah.

Comunque, parimenti al Salvatore nostro Signore, non quello de Il nome della rosa, io sono resuscitato. Le Sacre Scritture dicono che sia salito al settimo cielo il terzo giorno.

Di mio, salgo solo al piano quarto, ove abito.

Mi pare però oramai evidente il look miracolistico da Johnny il bello.

O no?

Vi perdono da ogni vostro peccato. Lei, signora, vuole ascendere?  Allora, posso spingere sul pulsante rosso?

Sì, la signora con me prende l’ascensore per il Paradiso.

Auguri, amici. Le uova e lo Zucchero salvano dall’anima in depression.

Senti che vibration…

Eh eh, sì, me la rido beffardo come il mitico Bob De Niro.

Un po’ Louis Cyphre e un po’ Johnny Favorite.

Tu, invece, invidioso Giuda, non girarmi questo:

Angel Heart – Ascensore per l’INFERMO.

Sì, mi vedi e capisci al volo che sono veramente di un altro pianeta. Occhi languidamente stellari.

E, gelosissimo, bestemmi.

Io ti assolvo da ogni imprecazione e ora vado a mangiare dolci con la crema…

Uomini, non esistono santi che tengano.

Io sono il più sano. Colui che ha più ano.

Oggi indosso il saio, non ci son più soldi nel salvadanaio.

A differenza, però, di San Francesco, non parlo con gli uccelli, bensì con le passere. Che a loro volta parlano col mio, cioè quello.

Migrando di qua e di là e poi ancor mirando. In quanto merito ogni ammirazione da parte del gentil sesso e soprattutto vado onorato per via del mio carisma oltre ogni possibile adulazione.

Io vengo adulato. Voi non venite e basta.

Stringetevi un segno di pace mentre, coi miei capelli ondulati, forse solo corti così tagliati, ancora me la squaglio. Sì, io sono colui a cui ogni donna non può rifiutare la mia quaglia.

Tu quagli? Tu, in verità, voli basso.

 

 

 

di Stefano Falotico

francesco rourke

I migliori film sulla boxe: scritto dedicato a ogni uomo BOMBER


16 Apr

wrestler rourke

Sì, l’altro giorno ho visto Hands of Stone. Film da me anche recensito. Nell’ultima mezz’ora il film emoziona ma oramai è troppo tardi. Comunque non del tutto disprezzabile.

E, sulla base delle emozioni suscitatemi, ispirato, come spesso accade, dal fascino muscolare di tale storia grintosa, ho deciso di scrivere tale pezzo.

Sì, io di film sulla boxe ne ho visti tanti. Compreso proprio Boxe. Uno dei peggiori film con Gene Hackman. Che c’azzecca in questa pellicola pessima uno dei più grandi attori di tutti i tempi?

Va be’.

Sì, facendo un po’ di promemoria, credo di aver visto tutti i massimi film sull’arte nobile.

Ma nobile di che?

La boxe è quanto di meno nobile possa esserci. Gli uomini sfogano rabbiosamente tutti gli istinti più bassi e animaleschi per primeggiare sull’avversario. Massacrandolo.

Chiariamoci, infatti. Oggi, questo genere di sport con tutte le sue varianti, kickboxing e jujutsu, è praticato da gente esibizionista che vuol mostrare i suoi fisici bestiali. Uomini che fanno sfoggio edonistico delle loro virtù atletico-combattive per aver presa su donne culturiste, spesso di scarsa cultura, che vanno matte per questi uomini palestrati che, anziché mangiarsi un bel piatto di maccheroni, curano la loro asciuttezza, soprattutto del cervello amorfo, in diete a base di proteine e Gatorade.

Insomma, uomini che potrei smontare soltanto col montante di un mio neurone ambidestro.

Un tempo, invece, la boxe era perlopiù praticata da gente povera. Gente morta di fame proprio come il mitico Roberto Durán.

Ecco, ora vi racconto questa. Il mio leggendario, ah ah, zio Nicola, prima di fare il muratore, fece per qualche mese il pugilatore. Eh sì.

Perché onestamente Nicola non era particolarmente acculturato. E, prima di rimediare il lavoro appunto di muratore (e già gli andò grassa perché nel Mezzogiorno il lavoro ha sempre scarseggiato), per sbarcare il lunario, pigliava la gente a pugni.

Un uomo pugnace, come si suol dire, Nicola.

Con un fisico della madonna. Senza paura di niente.

Andò anche a lavorare in Germania. Prima di rincasare nuovamente nel suo paese.

Fra quei crucchi, si ubriacò e scoppiò una rissa. Nicola, testa calda, prese a sberle chiunque. Poi, i suoi sfidanti, ripresisi dalle batoste devastanti, in massa lo inseguirono per i viottoli tedeschi. In segno di accesa vendetta.

Nicola allora se la vide brutta. Era tarda notte. L’appartamento, in cui alloggiava, distava miglia dal bar ove era avvenuto il tafferuglio.

Al che, Nicola si dileguò in un cimitero. Scavalcò il muro di cinta, non quello di Berlino, ah ah, e si nascose fra le lapidi.

Era però, come detto, sbronzo. E si addormentò. Di lui, i suoi inseguitori persero ogni traccia.

E Nicola passò tutta la notte, cullato da Morfeo, in compagnia dei morti. Roba da film di Romero.

Dico questo per farvi capire che la boxe era all’epoca un modo per riscattarsi socialmente.

Certo, avevi solo la quinta elementare e non ti assumevano neppure al banco dei salumi come Mickey Rourke di The Wrestler.

Mitico Mickey. Uno degli attori più belli del mondo, secondo me anche uno dei più bravi e carismatici.

Ma Mickey non poté più accontentarsi delle sue grandi interpretazioni nei film di Coppola e di Michael Cimino, allora divenne un homeboy.

Uh uh ah ah.

Divenendo, per un po’, anche pugile nella vita vera. Eh sì, dopo gli schiaffi di gelosia sferrati a Carré Otis, Mickey capì che, a differenza di Mike Tyson, non doveva maltrattare il gentil sesso ma sfogare le sue corna con stronzi più bastardi di lui.

Vinse perfino qualche incontro, peraltro più truccato della sua attuale chirurgia plastica e del suo odierno makeup.

Uh uh ah ah.

Ora, bando alle ciance. I più bei film sul pugilato sono questi:

Lassù qualcuno mi ama con uno forse più figo di Mickey, Paul Newman, Città amara – Fat City di John Huston (film che però vidi cinquemila anni fa e dovrei rivedere), ovviamente Rocky, Toro scatenato, The Boxer di Jim Sheridan con uno strepitoso Daniel Day-Lewis e Ali di Michael Mann.

Ce ne sono altri? Sì? Scusate, se non mi sovvengono. Suggeritemeli voi perché non ho voglia, adesso, di rammemorare tutto. Uh uh ah ah.

Sì, c’è anche The Fighter.

Film però come Rocky, Toro scatenato e The Boxer non sono propriamente film sulla boxe. Bensì film su personali storie difficili di uomini che, rispettivamente incasinati, trovarono la loro salvezza, il loro fuoco vitale nella gloria del ring.

Be’, Jake LaMotta non è che fece però una bella fine come il Balboa. Ma questo è un discorso sul quale potrebbe illuminarvi un altro campione assoluto. Però di Calcio. Diego Armando Maradona, forse più autodistruttivo di Jake.

Uh uh ah ah.

Comunque, amici, il più bel film sulla boxe è naturalmente, non ci sono dubbi, Bomber di Michele Lupo con Bud Spencer, Jerry Calà, Mike Miller detto Giorgione e Valeria Cavalli, una delle mie donne preferite della storia. Quando non era ancora una milfona.

Sì, epico!

Cinematograficamente davvero bassino. Ma altro che Stallone che le suona a Dolph Lundgren.

Qui parliamo di emozioni mille volte superiori.

Quando Bud guarda il suo ragazzo, lo rimprovera e poi capisce tutto.

E allora Bud diventa una furia scatenata, distruggendo Rosco con Gegia che incita la folla!

Apoteosi!

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi!

 

Infine, qual è il vero nome di Mike Miller? Potrebbe essere uguale al mio?

 

 

di Stefano Faloticohomeboy bomber spencer

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