Posts Tagged ‘Michael Mann’

Miei mohicani, aspettiamo Michael Mann e il Genius-Pop non è morto, egli non è un nemico pubblico ma un uomo pubico alla Jamie Foxx e spinge


31 Jan

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Pictured: Max (JAMIE FOXX) and Annie (JADA PINKETT SMITH) wonder if they?ve come to the end of the line when they try to escape from Vincent on Los Angeles? Metro in DreamWorks Pictures? and Paramount Pictures? thriller COLLATERAL.

Pictured: Max (JAMIE FOXX) and Annie (JADA PINKETT SMITH) wonder if they?ve come to the end of the line when they try to escape from Vincent on Los Angeles? Metro in DreamWorks Pictures? and Paramount Pictures? thriller COLLATERAL.

In attesa che Mann pubblichi il libro prequel su Heat, quanto dovremo invece ancora aspettare per un suo nuovo lungometraggio?

Intanto, sparatevi questo.

Sì, il sito geniuspop.com/blog rischiava di essere crepato. Chissà perché, su Aruba, da anni pagavo il doppio Hosting Windows e Linux. Finalmente, ho deciso giustamente di risparmiare perché qui, fratelli, i tempi sin fan magri e bisogna star attenti anche sul più minimo centesimo. E non possiamo concederci spese inutili.

Al che trasferisco tutto solo Linux. Ma non avevo preventivamente salvato il backup e tutti i dati rischiavano di essere andati perduti nella “conversione”. Anzi, erano già persi non avessi io ferocemente insistito. Dopo cinquemila ticket all’assistenza, dopo svariati chili persi, in extremis, fra tecnici impazziti e io quasi svenuto, per il rotto della cuffia, come si suol dire, ho ripristinato la biblioteca, ah ah. L’intero archivio è rimasto illeso e il pericolo è scampato, fortunatamente.

Il Genius viaggia, cade, prende batoste micidiali, esagera con le provocazioni ma vigila pur non essendo un vigile. Giammai vile, egli fronteggia i nemici impavidamente in quanto oggi sensazionale, domani deficiente, ieri amante, probabilmente uno che sa quando salvarsi e cammina con aria da sbruffone tra i buffoni.

 

di Stefano Falotico

Provocazione serale: ma voi non vi siete ancora scocciati di continuare ad andare al cinema? Necessitiamo di una visione animalista… da ragazze dark


04 Jun

Darkchylde

 

Sì, l’uomo divenne ben presto animista. Cosicché, dopo aver passato nella preistoria molto tempo a cacciare gli animali per ingroppare le donne, l’uomo si scocciò di questa sua visione animalesca, e cominciò a credere che ci fosse una realtà meno terragna a dominarlo. E nacquero le religioni. L’uomo alzò lo sguardo al cielo e pensò (male) che i disastri naturali che gli piovevano addosso erano da attribuire a qualche entità superiore. Nacquero i culti, e addio quei bei culi di quelle donne selvagge che, sotto il battito vorace delle piogge torrenziali, venivano modellati, come argilla pura, dall’acqua piovana. Sì, l’uomo cominciò a perdere il suo istinto primordiale e si smarrì nell’evoluzione. Prediligendo, rispetto alla sua parte carnale, ludica e godereccia, la parte spirituale. Ecco allora che i sumeri, che somari, innalzarono al dio An e alla dea Ki dei templi (si può dire anche tempi? Ah, mi scoppian le tempie!) ancor conservati nel tempio, no, tempo, e Roland Emmerich girò Stargate, ove il Re era Ra, un alieno nelle fattezze di Jaye Davidson, essere asessuato divinizzato dai poveracci.

I cristiani da quel po’ tengono in auge il Papa. Quando si dice… quello fa la vita del papa, per dire che non fa un cazzo da mattina a sera ma tutti i suoi “fedeli”, degli amici leccaculo, lo venerano appena apre bocca, neanche recitasse la Bibbia. Lui se le fotte tutte alla faccia di lor “signori” che aspettano la pausa-pranzo. Quando si dice… è uno che ha fame…

Qui in Italia la religione ha fatto danni immani. Ho visto giovani perdersi in deliri schizofrenici per eseguire la sacrosanta esegesi di The Young Pope che, ve lo posso dire col senno di poi, è una cagata micidiale. Avevamo bisogno di Sorrentino per sapere che, nella sua intimità, il Papa fuma ed è amante col pensiero, come tutti, di Ludivine Sagnier? Quella donna ha un seno che fa invidia alla terrazza di San Pietro.

Diciamo che è una con cui farei la comunione di sacra unzione, no, unione, non sono necrofilo.

Ecco, da questa visione distorta, che l’uomo ha sviluppato, sono sorti tutti i conflitti psicologici, le ritrosie, le guerre fra i popoli, le invidie, le ipocrisie, le omertà, i fondamentalismi, i terroristi radicalizzati, solo perché uno crede in Allah e invece uno tifoso del Liverpool crede in Salah. Ah ah.

Al che, la gente, per elevarsi spiritualmente, dice che va sempre al cinema a vedere film per arricchirsi dentro. Invero, son sempre meno i film degni della nostra elevazione. Siamo invasi da super minchiate, ogni giorno escono cinquemila trailer di film che nessun uomo mortale con una vita “normale” può vedere. Avrà pure il diritto di sputtanarsi su Instagram, no? Mettendosi l’effetto speciale delle orecchie da orso?! Abbiamo anche il seguito di Top Gun, tripudio elevato al quadrato del tonto Tom Cruise che, dopo aver fatto la pubblicità a Reagan, adesso ammicca a Trump. Ma ancora non hanno sparato a Tom Cruise? Mi chiedo. Secondo voi, è accettabile che bombardino in Siria e a Tom non facciano saltare la sua faccia da culo? Credo sia umanamente inammissibile uno schifo del genere. Poi, diciamocela, Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson è un film che, se soffrite d’insonnia, è più potente di tutti i sonniferi del mondo. E la prende, e la lascia, e la bacia, ricusa, cuce, stira ma non gli tira, lei non vuole più tirarsela, lui sì, perché non sa soddisfarla, è geloso, gelatinoso, elegante ma stronzo, assieme ammirano il tramonto, mano nella mano, aspettando la fine dei giorni col buonismo del prenderla come viene. E se non viene? Non è che poi ti chiederà il divorzio?

Sì, volevo come un matto che John Carpenter realizzasse questo film. La storia di una ragazza che s’incarna nelle creature dei suoi incubi. Ecco, questo è Cinema, altro che Wes e Paul Thomas. Ed è invecchiata pure Pamela.

– Guarda che Pamela Anderson era una zoccolona.

– Perché tu no?

– Ma, cazzo, possibile che tu riesca a vivere così senza darti pena? Credi all’amore?

– Sì, io come Dante vivo all’Inferno: Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 

Adesso, fammi fare una scoreggina. Ciao.

 

E dire che lo sapevo che, di nuovo a contatto con questo mondo di merda, non avrei più sognato. Un incubo, amici, un incubo maledetto. Comunque, in caso di depressione acuta, non fatemi la fine di Michael Myers.

– Forte, Mike Myers, mi ha fatto morire… in Austin Powers.

– Io ti farei morire un’altra volta.

 

Ritorno dal mio amico:

– Allora, hai contattato quella là?

– Quella che t’ha bloccato?

– Sì, e chi, se no?

– Guarda che ci scambierà per due maniaci.

– Maniaco de che? E poi, secondo te, non siamo tutti maniaci?

– No, molti non lo sono.

– Perché mentono. Sono più maniaci degli altri. Basta vedere i soldi che hanno. Nella vita, se uno è miliardario, o è figlio di un pezzo grosso, oppure è corrotto. E corrompe.

Di mio, son solo uno che rompe.

 

In parole povere, l’uomo odierno è peggio degli animalisti che non sopporta. Si preoccupa se hanno ammazzato un cane per strada, ma non si preoccupa se hanno licenziato uno di sessant’anni col mutuo della casa.

 

di Stefano Falotico

Chi sono i registi che sanno scrivere un film?


16 Aug

00520810

Ora, la prenderò larga, anzi “allagata”. Perché, dovete sapere che, ieri sera, al calar tramontante del Sole desto (in)cedente di Ferragosto, una donna di altezzosa allegria, con disinibita “lingua” zuccherata dopo aver trangugiato un caffè, volle rendermi amaro, no, amarmi. Che incidente!

M’adocchiò fuori dal locale mentre stavo “bevendo” una sigaretta consumata con noia altera e con notevole “alterigia” m’apostrofo ero(t)icamente:

 

, bello guaglione, che ne dici di fumare anche me?

– Come, scusi?

– Non scusarti, non ricusare il tuo volermi “scucire”.

– Lei è ermetica. Si apra meglio alla comunicazione. Altrimenti non intendo.

– Non devi intendere, ma “tenderlo”, dai, tenerone. Fra le tue cosce tienimi e cingimi per salti euforici di passione. Ficchiamola assieme… questa notte. Bando alla tristezza. Abbimi!

– Abbimi? Signora, non so cosa vuole da me, so che ha voglia ma ho cosce più serie, no, me la doni, mi perdoni, ho cose più serie che dar “dritto”, dare retta alle sue avventatezze di gonna (in)felice.

– Stronzo. Che mondo di merda. La gente, al giorno d’oggi, non desidera neanche più una sana scopata.

– No, non desidero le scoppiate.

– Buona sega.

– “Arrivederla”.

 

Ecco, questo per dire che molte donne, essendo io misogino, non capiscono che si deve “scrivere” una seduzione con ponderata discrezione e non “darla a vedere” errando di troppa “montagna russa” del proprio “volerlo”. Il divertimento va gustato con calma.

Volenti o nolenti, diamoci alla scrittura, cari registi di (giro)vite.

 

Christopher Nolan non sa scrivere, infatti per le sue sceneggiature si affida al fratello, lungimirante e geometrico, razionale e sin troppo meravigliato d’Interstellar basato su conclamate teorie della relatività. Troppo Einstein per i miei gusti “country”. Ma vedremo con Dunkirk, storia sulla Storia. Eppur c’è il cavallo di Troia.

Michael Mann, invece, basa quasi tutto sulla musica. Dialoghi veloci e battute rapidi su colonne sonore scelte addirittura prima di pensare alla (s)cena. Da cui l’heat del suo calore dinamico da ultimo dei mohicani degli insider dei nostri script.

Scorsese si dà a Schrader, poi a Zaillian, quindi a Jay Cocks. Bella compagnia.

 

Ridley Scott invece va a f(r)asi gladiatorie del suo fu Blade Runner.

 

 

Scena uno, esterno notte

 

Una donna è incinta e chiama l’ambulanza.

L’ambulanza arriva ma il bambino è già nato.
Scena due, esterno giorno

 

La donna partorì morendo e oggi si eseguono le esequie.

 

 

 

Film sintetico sul valore della vita.

 

 

 

di Stefano Falotico

Michael Mann & De Niro, sfida heat per Ferrari


16 Apr

Ferrari De NiroEh sì, a quanto pare avremo, quasi in contemporanea, due progetti cinematografici su Enzo Ferrari.
Se qualche giorno fa, è stata riportata la notizia secondo cui De Niro sarà interprete del fondatore della famosa casa di Maranello, poche ore or sono, ufficialmente è stata data anche la news che, per un film ambivalente ma in competizione con quello deniriano sopraccitato, Michael Mann, guidato dalla produzione di Cecchi Gori, dirigerà la sua versione differente e ispirata a fatti, diciamo, quasi contrastanti.

Intanto, da qui prendiamo un bellissimo articolo che io copio-incollo a ludibrio del grande Cinema così ben argomentato e vividamente esposto.

È un film che aspettavamo. Lo aspettavamo da tempo immemorabile, dopo essere stati costretti per oltre quarant’anni a sciropparci pellicole contrabbandate per capolavori quando invece altro non rappresentavano che retorica anti-italiana, intimità minimaliste, stravolgimenti per fini politici della grande madre che si chiama Storia.

È Ferrari, opera cinematografica sulla vita di Enzo Ferrari, creatore e anima della leggendaria Ferrari, prodotta da Gianni Bozzacchi, nome nuovo per le nostre orecchie, bene così: la speranza, che sul piano dell’intuito, del “naso” del cronista, riteniamo fondata, è che Bozzacchi s’imponga come un caposcuola, caposcuola di una generazione di produttori i quali detestino il “facile”, lo scontato, il convenzionale: vale a dire tutta la retorica dell’antiretorica firmata fratelli Taviani, Lizzani, Monicelli; tutta l’oleografia firmata Salvatores, Tornatore, Fellini: sì, Fellini, avete capito bene, care lettrici e cari lettori, il sopravvalutatissimo regista romagnolo, capostipite d’una schiera di registi e aspiranti-registi incapaci come lui di cogliere il vero aspetto epico della natura umana, del carattere italiano; cantori d’una miseria raccontata malissimo, affronto alla miseria stessa e quindi all’oggettività sociale e morale; presi da una malsana attrazione verso il brutto, verso l’orrido, il nauseante. Lontani anni-luce dal realismo inglese degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, e dal cinema sociale americano degli anni Quaranta e dei primi anni Cinquanta.

Le riprese dovrebbero iniziare ai primi del 2016. Il protagonista si chiama Robert De Niro. Sarà infatti il grande debuttante di Mean Streets a interpretare la figura di Enzo Ferrari, di un Ferrari che il celeberrimo attore, in unintervista rilasciata in queste ore al ‘Messaggero’, ha definito “uomo fuori dal comune, personaggio grandioso sotto ogni aspetto”. E ha aggiunto: “Sarà un onore per me portare nel cinema il ‘Drake’, l’uomo che col proprio genio conquistò tutti noi”.

Ci convince De Niro nel ruolo di Enzo Ferrari. De Niro è attore possente, ma anche duttile. Nella grande tradizione cinematografica americana, come Humphrey Bogart, Gary Cooper, Gregory Peck e altri ancora, risulta efficace, disinvolto, “vero”, sia nei ruoli drammatici che nei ruoli brillanti. A differenza di nostri attori “impostati”, “scolastici”, incapaci di disincagliarsi dalle pastoie del manierismo che inghiottirono perfino il primo Gassman, De Niro afferra all’istante la natura, “l’animus” del personaggio affidatogli. È un eclettico. Un artista serio. L’attore appunto americano che manco si sogna di vivere di rendita, d’andare, già, sul “facile”. Che non ci pensa affatto a ingannare sé stesso, a ingannare produttore e regista; a prendere in giro il pubblico, che per lui è sacro.

Non c’è ancora il regista. De Niro punterebbe su Clint Eastwood. Idea brillante, questa, non c’è che dire. Eastwood è forse il regista americano più versatile, il più preparato, quello fornito d’un pensiero, di un’indole cosmopoliti; persona di eccellente cultura, tanto da rifiutare d’indossare i panni dell’intellettuale di professione il quale passa la vita a fingere modestia e umiltà quando invece rappresenta l’esatto contrario e riesce a imbrogliare un mucchio di gente e a riscuotere il plauso di quelli fatti della sua stessa pasta, insapore, stracotta… Basti ricordare Invictus per avere un’idea delle straordinarie qualità del campione di Per un pugno di dollari, diventato poi regista con “somma sorpresa” di un assai mediocre cineasta romano incontrato nel 1998 al “Caffè Greco”, qui a Roma…

Ci volevano quindi un co-produttore italiano “sconosciuto” e una casa di produzioni cinematografiche americane, la “TriBeCa”, di cui De Niro è fondatore e “deus ex machina”, perché fosse varato il progetto, appunto, di un film sulla vita di Ferrari dall’immediato dopoguerra al 14 agosto 1988, data della morte dell’Ingegnere, nato a Modena nel 1898.

Enzo Ferrari. Uomo complesso, come del resto tutti i personaggi che fanno la storia, che contraddistinguono i propri tempi, stabiliscono un indirizzo, creano perfino un’epoca, lasciano insomma un timbro, il più delle volte una grande impronta. Ferrari, il padre che perse il figlio Dino, nel 1956, a ventiquattro anni, stroncato dalla distrofia di Duchenne. Il padre che il proprio, immenso dolore, lo tenne sempre, e soltanto, per sé. Il papà che in qualche suo pilota intravedeva l’amatissimo rampollo già ingegnere automobilistico di alto valore e pilota di talento, ma che teneva ben stretto in sé anche questo toccante, molto umano, stato d’animo, per farne parola solo con suoi vecchi meccanici…! Soltanto con loro.

Enzo Ferrari democratico e assolutista… Cosmopolita e “casareccio”, d’estrazione emiliano-romagnola… Conservatore e progressista. Chiuso, introverso, eppur espansivo. Esigente, ma al tempo stesso comprensivo. Duro, e comunque umano. Nel complesso, un generoso; ma non voleva che lo si sapesse, e questo è il tratto del signore; del signore d’animo, non tanto di quello per via del censo. In fondo, il tratto del timido, quale egli era dietro la “corteccia” dell’uomo deciso, autoritario, a volte impulsivo, per poi pentirsi, e pentirsi coi fatti, dello scatto di pazienza.

Così, un film su Ferrari. Un film che ci voleva davvero. Una grossa, forte idea dinanzi alla quale dovrà pur rimpicciolire certo Cinema italiano che si perde con gusto malsano nella politicizzazione della Storia, mostra un’assai morbosa attrazione verso i peggiori istinti umani, soffre tuttora d’un provincialismo di cui non sa, o forse nemmeno vuole, liberarsi.

Eccolo qua il cinema italiano… Con tutti i “compagni” potenti, ricchi, influenti che abbiamo avuto fino a poco più di vent’anni fa, non siamo riusciti a realizzare nemmeno un film come si deve sulla figura di Antonio Gramsci, figura notevole, interessante, comunque la si pensi in termini storici o in termini politici… Non siamo stati capaci neanche di fare un film sulla Grande Guerra che non fosse un soggetto di rissosità social-massimalista inneggiante alla diserzione… Ma abbiamo sfornato pellicole di dubbio gusto e storicamente scorrette, mendaci, tipo quel Mediterraneo del conformista Salvatores con il monocorde Abatantuono quale protagonista. Non era, no, così il Regio Esercito nella Seconda Guerra Mondiale: fu altro, fu ben altro.

Non abbiamo un film vero, aderente alla verità, sul Risorgimento o sulla Repubblica Romana del 1849 o sulla Repubblica Partenopea del 1799. Non un film sui Fasci Siciliani! Non un film, uno vero, profondo, su Cesare, Augusto, Adriano; sulle Guerre Sociali romane; su Mario e Silla. Non un film-affresco, con luci e ombre, sul Boom italiano, sul Miracolo Economico.

Non un film su Sigonella o su ascesa e caduta di Craxi.

Che povertà, che tristezza.

Omaggio a Mango, R.I.P. a un cantante “mediterraneo”, poeta circense dei baci sfiorati, dei sogni e de “La rondine”


08 Dec

Mango

 di Stefano Falotico

Accasciatosi per un “misterioso” malore in quel della provincia di Matera, durante un concerto autunnale, nel torrido freddo d’una morte che ci fa rabbrividire, ricordandolo nel “ruscello” delle sue note leggere, ballerine d’un uomo libero come i gabbiani sorvolanti le onde del Tirreno, passeggiatore “bislacco” del suo artista unicamente pittoresco come un melodico personaggio da colorito presepio in mezzo alla “siccità” di statuine tristi più impietrite, nelle anime squallidamente borghesi, dei duri sassi rupestri.

Un uomo “murales”, un graffi(t)o armonioso, un uomo dagli occhi s(i)curi, un attore dei palchi meridionali, a svettar in picchiata su notturne note libranti, soffici come seta, come acqua “sciolta” che “digrada” piana in  spaziali (rim)pian(t)i e “brulle” pianure su lieve, magnetico, frenetico (s)piovere nel sangue delle emozioni più vivide, un corridore melanconico di liriche suadenti, carezzevoli come le mani romantiche d’una donna febbrile d’amor florido, risbocciata nella sua dolcezza, nelle sue nostalgie imprendibili, muore il grande Mango nella sua città…

O forse in zona limitrofa, a Policoro…

I miei genitori son di Pomarico, paesello collinare ove son sempre pullulate mille leggende da “stolti”. Leggende del santo patrono come quella su San Michele, cavaliere che distrusse Satana, regalando poi ai contadini il grano per stagioni più d’armonia fertili. Gli zoccoli del suo bianco, purissimo cavallo scapitavano di premonizioni ben auguranti per chi credeva al suo “mito”.

Mio padre mi raccontò una bella “superstizione” a tal proposito. Correva… voce che, chi si risvegliava di notte, sentendo lo scalpitio d’un cavallo, avrebbe ricevuto presto una fortuna dal Cielo. Poi, avrebbe dormito sonni più tranquilli, perché la vita, laggiù, al Sud “povero”, è sempre un continuo lottare per il (bi)sogno affamato d’avventuriere chimere spesso fugaci e da (d)eludente “(Dis)incanto”…

Mio zio, che invece era di Prato, e non credeva a queste stronzate, prendendolo per il culo, gli diceva che quel suon disturbante “di fondo” era soltanto un agricoltore col suo mulo a spaccar le pal(l)e e il sonno dei poveri fessi troppo “dormiglioni” e coglioni.

Comunque sia, ogni credulone è bello a mamma sua, forse ci sarà il Sole nelle stanze in fondo agli occhi tuoi, amore che non ha più sogni…

Storie e “lotte” di uomini po(po)lari…

Di lune “rudi”, da lupi abbaianti perennemente la voglia di (ri)scatto, di grintosa fame libertaria, ribellanti per non farsi sbranare da una bigotta mentalità schiacciante, per fuggir lontano, anche sol (dis)illusi, da un ambiente che opprime, soffoca le ali ai sognatori nati virtuosi di poesia nell’anima, ché non possono accettare una vita “grama” e, allora, al Nord emigrano per far sì che riesploda grandissimo il (ri)piacer(si), dopo il temporale e la grand(in)e… caduta degli “dei”… e delle leggende a cui non crede più nessuno, perché si son tutti imborghesiti nel tirar a campare, perché si riaccenda il ritornante (co)raggio rifulgente d’una speranza che non s’afflosci, che pur fioca rifiocchi migliore nell’infuocarsi nitrente un amore superiore…

 

Io di te, io di te non mi stancherei mai…

Forse amore o forse amore… sei ora sei amore immenso, sei disincanto…

Tu sei…

Io con te, io con te 

a prescindere che 

tutto quello che volevi 

trova spazio dentro me, 

sogna ancora amore mio 

frase di canzone 

che spinge all’emozione 

 

Molti mi chiedono dove io trovi sempre la forza di vivere.

Io la trovo nella poesia.

 

Accosto Mango e le sue canzoni al finale de L’ultimo dei mohicani.

Perché è… “(de)fu(nto)” un uomo di un’altra era, con le sue origini che combatte/é affinché ogni purezza non sia/fosse deturpata, perché ogni anima non venga violata. Vola/i via!

Se i cattivi vogliono uccidere i sogni, il “padre” s’incazza, se gli ammazzano il figlio, se una figlia dei “fiori” muore per le brutalità d’un mondo crudele, dalla “cancrena” delle amarezze, risorge il furore e, crepitando la rabbia potente nei c(u)ori vin(ci)t(or)i, questo è l’immenso Michael Mann, questo per me è anche Mango…

Buonanotte.

Un altro giorno nella vita.

 

 

ultimo dei mohicani Daniel Day-Lewis Last of the Mohicans

 

Vendicatore cinematografico


20 May

Il Cinema estivo, sette film senza tempo ma di atmosfere eterne, quasi d’etereo (ecto)plasma qual sono, reincarnato o forse scarnito perché fanciullesco resterò e non m’arresto…

di Stefano Falotico

 

Stand by me, sarà la mia estate migliore da blues brother, nonostante il “caldo” (s)premente son rimasto un diverso, vige l’urlo sempre in me della forestale latenza da “disertore”, sì, meglio il deserto…

 

Alle ore 1.02 di tal mattina bolognese, un po’ “albina” e po’ appunto di qualche ora dopo l’alba grigia, a causa della nebbia fitta su mie fitte non smaltite, gastriche insomma da insonnia ancor perdurante, dopo aver aperto Facebook e aver preso nota della Parietti (ex) nazionale imbruttita senza trucco da vecchietta ché nessuna “oca” più tira di scosciate che “spinsero” catodiche su sgabello al cardiopalma, vengo contattato, non so se con tatto, da un mio amico totalmente “denudato”, seppur la sua foto principale del profilo, aggiornata di barba da uomo rude e trasandata, non s’allinei col messaggio chat che presto m’inviò, prima di “partire”…, lasciando ogni traccia sparire. Non vorrei si sia, invero, sparato ma abbia mentito, raccontandomi la vecchia storia dell’uomo “duro” che, rottosi il cazzo della società sempre più dura ed esigente, decide d’intraprendere un selvaggio viaggio, cioè l’oblio nelle terre più “nere”, dette anche morte e ricordate che la notte è lunga purtroppo… chi vivrà, non vedrà nulla perché le tenebre c’hanno oscurato nella chiusura più sigillante, castrandoci nel blackout “sempreverde” ma senza interruttore d’emergenza della Beghelli. Eh sì, il mio amico si dà il ton(t)o, anzi la tonalità a foschissime tinte, della botta di vita da uomo “riaccesosi” ma io scorgo, fra le sue righe, il crepuscolo malinconico via via spegnendolo per un “atterraggio” aspergente lassù da fu terreno secco e, nell’aldilà, scomparirà del tutto. Prevedo una tragedia, devo evitare il lutto, ma non opterò per la “lista nera” bensì per uno spam. Lo spam scuote, lo spam fa da defibrillatore per chi lancia messaggi allarmanti mascherati da vitalistiche euforie. No, non credo alla sua versione, quindi meglio dargli la scossa perché non mi disturbò ma è troppo disturbato e solo un pazzo non leggerebbe nel suo messaggio un suicidio annunciato.

– Stefano, sei in linea?

– No, ho perso la linea anni fa, quando divorai me stesso. Da allora, non riesco a smaltire i suoi 21 grams di troppo, ed è “grasso che cola”. Comunque, dimmi pure. Stavo mangiando del purè come tarda colazione, tra una forchettata e l’altra ci sta la chiacchierata.

– Volevo dirti che sei un grande. Te lo dico perché da oggi sparirò da Facebook. Mollo tutto. Troppe delusioni e non devo più dimostrare nulla a nessuno. Ho qualche soldo da parte e girerò il mondo per un po’…

– Ecco, per un po’. Una volta finiti i soldi, come farai a pararti il popò?

– Ah, questa è una cagata, Ste. Mi arrangerò in un modo o nell’altro.

– Attivo o passivo?

– Cioè? Non capisco.

– Sui viali, come ti “presterai” al “miglior offerente?”. Dandolo o prendendolo? Non è che oltre a prostituirti, senza una lira ma (im)bucato, io veda sinceramente altre s(ol)uzioni possibili. A meno che tu non voglia far la fine di Dondolo? Il nano di Cenerentola. Sì, in effetti molte “balie” (te lo) mantengono basta che, come loro personale gigolò, qualche volta faccia… tu con loro il giochino dell’altalena, basculante ma mi raccomando (e)retto.

– Ah ah, dai, hai sempre voglia di “schizzare”. A parte gli scherzi, no, mollo davvero.

– Devo usare i tamponi per le orecchie o devo abbassare la cornetta?

– Che dici?

– Guarda che il peto echeggia di maggior rimbombo nel cavo telefonico. Non senti la puzza ma i timpani si rompono. Se ti sei rotto, non rompere me.

– Ah ah, “brum brum”.
Fine lapidaria della conversazione. Sarà una lapide e memoriali dopo il funerale?

Silenzio di “tomba”. Già.

 

Sì, ultima “botta”.

Più morto che vivo? Non ci son dubbi, solo nel cimitero i (ci)pressi.

 

Qui, in verità, c’è poco da stronzeggiare e da ridere. Sempre più giovani, sfiancati da una società (cor)rotta, frenetica, spaccante le palle, vola… talvolta giù dalla finestra. La classiva svolta, certo, più che altro giravolte a tuffo nel vuoto.
Io, che sono il Signore Dio tuo, vi rivelo che le peggiori profezie si sono avverate.

In questo declino della società, i giovani, svalorizzati e mangiati vivi, o partono in senso (a)lato, leggasi s’ammazzano, o decidono di viverla come madre natura li ha fatti.

Dio mio!

Rendiamo grazie… agli “adulti” che tal società han (de)costruito.

Sentite condoglianze, chi si è visto si è visto, chi no, chi può, chi non ce la fa, chi non ha altro da fare.

Se non altro è stato un viaggio.

Senza ritorno…

Rimangono le memorie…

E, come cantava Rino Gaetano, il cielo è sempre più blu.

Di mio, prevedo che Interstellar di Nolan sarà un grande film anche se potrebbe rivelarsi un buco nero.

E, viaggiando, incontreremo un alien(at)o più umano.

Stand by Me

Battiato e la stagione dell’amore viene e va.
A te va?

Ah, era meglio quando si era bambini.

 Into the Wild

Interstellar

Tornerò.

Siamo sicuri? Come si suol dire, non è che lo perderemo fra le stelle con la testa fra le nuvole?

Mission

La scena di De Niro che scala come Sisifo lo strapiombo fra le cascate e si redime è una delle più grandi scene della storia del Cinema.

L’ultimo dei mohicani

Epico, Michael Mann.

Prendere il classico di Fenimore Cooper e renderlo quasi un action con finale mozzafiato. In ogni senso.

The last of the mohicans, dopo lo scempio del cattivone, fissa negli occhi il nemico e gli trancia il capo.

Interceptor

Spazio-tempo siderale, nessuna era, barbarie, modernità e futurismo da età della pietra.

Vendetta devastante.

Alla fine, lo ammazza fuori campo.

Collateral

Altro capolavoro di Mann. Tutto in una notte. Quando scopriamo che il buon taxi driver è più spietato del sicario Cruise, scoppia la furia.

Come se, a tarda notte, udissimo dei colpi al portone e abbiamo intravisto un fantasma che svanisce nel nostro incubo peggiore.

 

Buon compleanno, Michael Mann e inculate al sangue!


06 Feb

di Stefano Falotico

Della sua signorilità, ne son pieni gli oceani dei temerari che, veleggiando in sue dinamiche incendiarie, compreranno assolutamente, inderogabilmente il mio libro a lui dedicato, “Fracture, la Luna marmorea…”, disponibile in cartaceo per “accartocciarvi” nel mar fantasioso della mia poesia cinefila mesta, forse irrequieta, ai tempi d’ogni templare ardito in vene metalliche di carrozzeria oggi pesante domani (caval)leggera.
Leggere è un ordine futurista da non prender legger-mente, abbinato al Cinema distopico, di stroboscopie manniane. Manhuntersei solo agente Vincet Hanna, mani in alto McCauley Neil! I suoi adepti respireranno l’aria salubre della “malasanità” in celluloide vivace, scoppiettante, fra dualità (a)nemiche ed ere contro i colletti bianchi, l’incarnazione rivoltante della squallida cera delle carnali e non sognanti cere.
C’era una volta… Sergio Leone, poi lo Zio Sam e quindi Friedkin. Poi, fu la (s)volta di Mann, che io congiungo a idolatria mai del suo Cinema sazia, in quanto saccente e schierato, a tambur battente, contro una famiglia di dementi, (tele)guidata da un padre, spacciatosi per giornalista e invero portantino dell’ANSA, oggi in patetica, flatulentissima e pantofolaia pensioncina, su scoregge a iosa della sua bor(i)a nazifascista da bolognese della malora, trapiantato con una moglie più loffia delle cicorie di Bari, eppur proveniente dalla Sicilia con limoni della sua secca frigidità. Ah ah!
Sì, io adoro Mann contro tal nucleo d’infelicità e ne son sfacciata, a “frontali” come i suoi inseguimenti mozzafiato, spericolatezza dell’essere “socialmente pericoloso” a inondarli di schegge in faccia, da merdosi che se le meritano di gran strombazzate.
Scabrosità falotica! Perché osanno Colin Farrell, conclamato erede di Don Johnson a inchiappettarli con sterzate feroci su ciuffo di gel alla cazzo di cane d’attore mediocre, dunque che buca lo schermo, che è da ficcante corridore in ogni vostro ipocrita corridoio. Ed è corrivo, sì, fottuto a sbattervelo al Gong (Li) da ultimo dei mohicani.
Michael Mann, battete le mani!
E spaccate culi e teste, anche di testacoda, di Heat!
Io sono un cyber!

Racconto tiepido come una botta devastante!

L’astrazione del caos e della “necessità”, cioè il pene (e)rettile di tal teoria (ba)lorda, innamorata davvero, eccome, eccolo… sparire in modo magico nel buchino del dottor con la “cappella” a cilindro…
In smoking e di papillon di grand’affare…, dissimula il pancione con il panciotto. Fiero-felpato, cammina tutto impomatato, ippopotamo però su portamento “di classe”, ricco a uscirgli da tutti i buchini…
Ma il mio “cowboy” (non) ci sta, con far “ficcante” (s)frega il lestofante elefantone a gambe “levate” e in mezzo, strafottente, scrotale di budella a mio inacidirlo…, dentro va di “(ca)risma”.
Sì, questo tizio tozzo, che beve col mignolo posato dalla tazzina del caffettino, lucidato in bicchieron di vetro, incontra me, il menestrello a “inzupparlo” di minestrone.
Mi dà della zucca vuota, al che gli propongo un quiz:
– Sa cos’è l’astrazione del cazzo?
– No, e detesto la sua volgarità.
– Eh già, lei è giornalista delle testate…
– Dove vorrebbe andar a parare?
– Lei (s)parla eppur ce l’ha parato. Carta straccia e bianca come la merda. Ma io le ripeto la domanda. Sa cos’è l’astrazione del cazzo?
– No, grazie. Preferisco non saperlo.
– Sì, ma io so e glielo voglio “dare”, scusi, volevo dir appunto dire…
Ecco, astrazione non sta per sparizione ma ermetica elevazione… siamo d’accordo? Bene, a (c)ottimo…, ora… se c’è, in senso fisico e della quantistica fisica, eppur non c’è ma è altrove da qualche altra parte…, dove potrebbe essere-non essere?
– Lasci stare. Ah, è una zingarata, una cazzata…
– No, un’inculata. Spiegata l’entrata dello sparito eppur presente (in)giustificato.
Lo sente?
– No, badi al suo culo.
– Sì, ma lei badi a questi manigoldi vicino a me. Ciao.

  1. La fortezza (1983)
  2. Cyber (2015)
  3. Nemico pubblico. Public Enemies (2009)

“Cyber” di Michael Mann, primi dettagli della trama


01 Oct

From Bestmovie.it

Chris Hemsworth finalmente svela alcuni dettagli su Cyber, il nuovo e attesissimo film di Michael Mann dopo il lontano Public Enemies.

Era da un po’ che non avevamo notizie di Cyber, il nuovo progetto da regista di Michael Mann con Chris Hemsworth protagonista. Ora arrivano buone nuove proprio dalla star di Thor: The Dark World. Durante l’intervista ad un sito web tedesco, Filmfutter.com, in occasione della promozione in Germania di Rush, l’attore ha aggiornato sullo stato del film: «Abbiamo appena finito le riprese. È ambientato nel mondo del terrorismo informatico. In pratica, qualcosa di simile al Chicago Board of Trade (ossia la camera di commercio di Chicago, NdR.) viene hackerato e ciò dà inizio ad una serie di eventi in tutto il mondo che bloccano il mercato finanziario. Il mio personaggio, che si trova in prigione per crimini informatici, è colui che ha progettato il codice usato per l’hackeraggio, quindi si accorda con l’Fbi e il governo cinese per aiutarli a trovare il colpevole». Il film spazierà in diverse location, da Chicago ad Hong Kong e Jakarta: «La storia inizia a Chicago, poi si sposta a Kuala Lumpur, Hong Kong e Jakarta: è una specie di heist thriller che si basa sul gioco tra il gatto e il topo». In ultimo, Hemsworth ha aggiunto: «Non sapevo niente di quel mondo, è stato affascinante. Sono incredibili gli effetti che può avere il terrorismo informatico, capace di far crollare griglie energetiche di intere nazioni. Nel nostro film, ad esempio, il villain spegne il sistema di raffreddamento ad acqua di una centrale nucleare, creando il caos generale. È qui che realizzi quanto sei vulnerabile in realtà».

“Heat” di Mann, calore di mani!


20 Aug

Heat, videorecensione: reportage al “calore” di una giornata “indimenticabilissima”, molta bile e anche un salto nell’immondizia da bidone, almeno c’è scappata la figa(ta)… anche la faccia(ta)

 
La carriera letteraria del Falotico è un Daniel Plainview de Il petroliere. Emersi dal pozzo nero per espandermi a macchia d’olio. Ah ah! Salvo complicazioni, causa fortunosa di “miracolo” e annesso “a rotto della cuffia l’inascoltabile, ”indimenticabile Antonello Venditti” che mi turba in radio, a cui preferirò sempre irradiare di mio Pacino mischiato con un De Niro da all night long! Bang! E anche il radiatore della mia macchina scassata in mezzo a questo Mondo “solare” ma senza raggi neuronali.
Io sradicai il “ragno” e di pari morsa fui mossa strategica! Ah ah!


Appena mi accorgo che mi sto rilassando troppo nel dormir sugli allori, mi reco in quel della Torre Asinelli, ubicata in centro del culo di Bologna, assieme a due “amici” che odio, Stefano Accorsi e Pasotti Giorgio.
Essendo Accorsi leggermente più simpatico per via del nome omonimo, non lo rendo “anonimo” in memoria dei posteri. Mi spiego meglio. Saliamo le scale che conducono in “alto”. La “piazzetta” dell’“attico” è “disabitata”. Solo noi tre, il Buono, cioè me, il Brutto, Accorsi che però sta con Laetitia Casta (stia “bona”, altrimenti solo la sagrestia, altro che sangria francesina, cintura strizzata!), il Cattivo, il “figo” semi-castrato Pasotti, un mezzo bassotto che, nonostante sia penoso, sta “salendo”, soprattutto nel collezionismo di “carne”. Sì, oggi si fidanzacon una vacca dello spettacolo, domani in un filmetto sbattuto lì. Lo vedremo a prezzemolino. Va fatto a pezzi. Ma quale pezzo d’uomo è mai costui? Al che, lo piazzo nel mezzo di “comunella” con Accorsi, gli sputiamo sul visetto e, “buffetti”, lo gettiamo giù per un volo “libero”, incluso urlo “emiliano”, cioè “Socmel, Dio bonin, finirò come un tortellino in brodo”.
Al che, Accorsi e io andiamo al bar del corso, ove io strappo i corsetti dei pants d’una da corsette in Via Indipendenza nel tradimento a suo marito di “cornetto” e “ripieno cremoso”, “pendendolo” torridissimo di “vasca” a diagonale della decumana nell’ano perpendicolare, e lui stappa un bignè con un omosessuale in pantaloni aderenti simil Carrie Anne Moss di Matrix, una che di fisico attizza, di volto ambiguo ti rende androgino in un frame “immobile”, nello scatto (ir)reale che stava saltando addosso, regalandoglielo”, ed è rimasto invece immortalato nello stop su “mozione” di sfiducia al tuo “frammentato” di “Chi cazzo è questa, una Donna di uccello volante, me lo mozzicherà?”.
Sì, Stefano lo lascio col “lascivo”, un mezzo debosciato con la “S” strascicata da bolognese DOC “alla besciamella”, io mi credo Al Pacino. E faccio bene. Anche il ragù. Pacino non è originario di Siracusa né di Ragusa, i suoi vengon da Palermo e il “mio” ti viene “vulcanico” come l’Etna di “Tieni qua la lava dello sperma”. Canto con Beppe Maniglia vicino al Nettuno, prendo una scema che applaude e la gonfio di polmoni da “scaldabagno” col forcone. Emulando Beppe, cantante “pompato” su muscolo “dilatatore” e infil(z)ante.

Perché incastrai De Niro nelle mie iridi. Sono freddo, meticoloso, e mi affeziono solo se il mio… può sganciarsi in 30 secondi netti quando m’accorgo che è troppo cagna. Una così va sfinita subito, altrimenti finisci male.
Sì, in questo film, De Niro s’impunta col traditore, poteva scappare e scoparsela per sempre. Invece, per manie vendicative da “perfezionista maniacale” come a proverbiali suoi puntigli attoriali, cazzeggia troppo di ripicca e si becca da Pacino il due di picche. E pure il finale commovente, quasi gemendo.

Problemi col Kindle, meglio di un Kinder con la “R” moscia dei bimbetti “dolci” come da educazione di genitori “buonisti”

Sì, la generazione attuale crebbe con Nicole Kidman ad adorarla. Ma, perdendosi in fantasie, ha perso pure Nicolina e le affiliate women semi-monche. Sul canale “di scolo” 66trombato di Sky, programma “Appuntamento al cupo”, danno in onda puttane su cui inonderai. Se non ti piace, c’è il Dvd di Kids, Larry Clark per uno da Clerks, come te, nerd del caz’.

Recatevi su Amazon.it, e comprate “Lucifero è vergine”, opera del Falotico, naturalmente.
C’è però il però, non il Perù né Piero Pelù, di un Much Ado About Nothing, la clausola “rompiballe”, detta papale papale ti scassan per boicottarti.
Vengo contattato dallo staff, che mi segnala il “contenuto” della revisione:

“Abbiamo notato che alcune parti del Kindle son già presenti nel web. Provengono dal suo www.geniuspop.com/blog”.

Poi, confermo e loro: “Allora, va bene, il sito è suo”.

Io: “Gentili saluti, sì, il sito è mio e tua sorella, con me, non si contiene come il fiume dell’Amazzonia”.

In poche parole, la vita è come Heat di Michael Mann. (S)fatta di relazioni interpersonali, depistaggi, chi ti fuorvia, i furbi che te lo voglion ficcare, traditori, donne balorde un po’ da fottere e un po’ da farti piangere, casini, puttanate, io sparo a te se mi dai il fucile perché quella fedifraga non m’ha dato la figa e non ha rispettato la “patta”, lotte intestine, “patatine” e ketchup,  inseguimenti, sospetti, “Porco Giuda quant’è bona Ashley Judd!”, una pistola scarica e tuo marito come Danny Trejo, il che sarai una palindroma. Fidati.

Al che, ascolto il programma cinematografico condotto da Guido Bagatta

Cambio “stazione”, Guido perse il treno dalla nascita, ecco le ragioni…

Solo una, sua moglie non lo ama e adesso s’è dato alle colonne sonore d’associare a “Secret Garden” di Jerry Maguire.
Anch’io amo Springsteen. Ma c’è una differenza fra me e Guido. Lui è Renee Zellweger, io sono la palla da football.
Comunque, Jerry Maguire è l’unico film decente di Cameron Crowe.
Per gli altri, han utilizzato sempre i Pearl Jam. Cattive an(n)ate.
Se scelgo il Boss è perché incula Eddie Vedder con il mignolo del “catarro” roco, davvero rock, senza “alternative” di “chitarrine” mielose. Quando si suona, si carica. Lo sa Patti Scialfa. Di Notte, Bruce diventa rossa Luce.
Il resto è una stronzata. Fidati. Beccati la musica della minchia e non la userai.
Sì, il Mondo è peggiorato. Si è rallentato di ritmi. Siam passati, rimanendo in ambito italiano, da Luigi Tenco a Mengoni. Fra i due malinconici, scelgo uno coraggioso. Luigi si suicidò, Mengoni da me otterrà solo che lacerati coglioni.
Poi quell’altro ritardato, Jovanotti.
Adesso il tormentone estivo è la conchiglia…
Di mio, voglio pulire Sandra Bullock a mo’ di Demolition Man con la conchiglietta.

Questo sono io, uno Stallone. Beccati la “leggera”, ché io spingo pesante son “spumeggiante”.
Beccati la piuma, io la rimpinguo sotto il piumino.

Ecco il “bambino”.
Puro come il duro, idrocarburi e carboidrati e Lei s’idrata, dal freddo assiderante al sedere con la “serenata” e il mio “idrante”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Heat La sfida (1995)
  2. The Canyons (2013)
  3. Motel (2013)

“L’ultimo dei Mohicani”, “Fuga per la vittoria”, “Il cattivo tenente”, recensioni


13 May

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)