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JOKER e Festival di Venezia: amici e clown, ci vediamo tutti al lido col papillon, che annata storica da Neo(n) delle nostre avventure, che figata da Sharon Stone, sono il PRINCE, super video mai visto!


19 Aug

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Nella mia vita, ne ho viste tante: fui scambiato per Eminem e invece ero Michael Douglas di Wonder Boys

Innanzitutto, avete cliccato sul CAZZO di audio?

Ora, provate a recitare velocemente questo pazzo pezzo come se fosse del tosto rap. Senti che musica, maestro! Qui arriviamo a livelli di sublime estrosità per assoluti estrogeni. Sì, sono un uomo che sogna gli astri ma non crede negli oroscopi di Astra, talvolta dalla realtà mi astraggo ma che male c’è a essere uno che vuole masturbarsi dietro uno schermo, ammirando una virtuale cubista irreale senza la pretesa di essere a questa un pittore come Kandinskij oppure un surrealista metafisico come Giorgio de Chirico?

Allora, sarò uno che amerà a dismisura Franco Battiato e Cucurrucucú paloma?

Macché, sono un po’ come Il sarto di Panama di Geoffrey Rush, sì, alla fine molte donne che appaiono fighe a prima vista, cazzo, sono solo trash. Meglio la veterana Jamie Lee Curtis, adatta al mio uomo che si auto-inganna di True Lies.

No, in effetti i miei calunniatori sanno pochissimo della mia vita privata. Meglio così. Altrimenti capirebbero che sono forte come Schwarzenegger.

Avanti, donne, cantiamo di Zucchero:

Funky il gallo, come sono bello stamattina

non c’è più la mia morosa

e sono più leggero di una piuma

oh e intanto Zio Rufus sta

coi suoi pensieri in testa

portando in giro la vita a fare la pipì

per colpa di chi chi chi chi chicchirichì

Aveva ragione Robin Williams di Will Hunting.

Quel troione arricchito di Stellan Skarsgård voleva manipolare un genio come Will per poter lucrare sulla sua pelle, togliendogli le palle con la scusante che l’umanità non poteva perdersi un futuro Shakespeare.

Invece William detto il Bardo, no, Williams detto il saggio, disse a Stellan che a Will non interessava di diventare una stella.

Sì, inizialmente fra lo psicologo e il paziente, ovvero Will, non corse buon sangue. E Will forse v’andò troppo giù pesante. Ma Williams capì che le offese di Will, indubbiamente stronze e bastarde, furono soltanto il segno di reazione affinché avvenisse tra loro l’empatico transfert.

Sì, non v’era criminosità in quei suoi gesti da bulletto, bensì disperazione, solitudine e alienazione.

Cosicché Williams capì che per Will, nonostante le sue immani potenzialità spropositate, non fregava sostanzialmente di fare il professore dell’università di Harvard.

Infatti, che può farsene un ragazzo di una prestigiosissima cattedra accademica con tanto di cornice della lodevolissima laurea se poi, come sempre, gli manca la materia prima?

Cioè la poesia dell’anima del mitico cantante Michele della super-(s)cult Dite a Laura che l’amo?

Che canzone meravigliosa e purissima, profuma di romantica, autentica sincerità molto più stimabile di tanti laureati senz’anima.

Sì, questi miei ricordi affievolitisi nelle membra(ne) del mio appartamento, no, dissipamento, oh sì, dopo tanto scoramento, stanno ribalzando in gloria di tutta gola.

Tremano le pareti e io sono sempre più indiavolato, divorato dentro da un enorme abbattimento scatenato.

Molta gente, arrivata a livelli così atroci di sconforto e silente, inascoltato, tormentoso lamento, trova conforto nella solidarietà socialmente più penosa. In verità vi dico, eh sì, assai pericolosa e senile.

Molte persone, difatti, distrutte dalle loro rabbie e soffocate dalla loro allarmante solitudine disarmante, s’iscrivono a qualche partito comunista per alleviare in compagnia demagogica la mancanza di democrazia delle voci contradditorie dei loro interiori demoni voraci.

Al che, nelle loro ferite anime afflitte da incapaci e poco cresciuti, si alleano, dandosi manforte in leccate di culo impressionantemente incresciose e pietose.

Sì, mangiando assieme le crescentine, si fanno i pompini a vicenda per ottenere soltanto un po’ di “mi piace”.

Ma per piacere!

Piace invece la mia voce genuina, roca e rocciosa, oserei dire cavernosa, una voce sinuosa e armonica che, serpentesca, bacia carezzevolmente le corde dei cuori ancora speranzosi, spronandoli all’azione e al gusto dell’onestà morale che, malgrado le batoste ricevute e mai restituite, sa commuoversi dinanzi al vostro tramonto e a nessuno dei suoi cazzi trascorsi, forse da agnellino o da orso, deve più dar conto.

Non ho rimpianti se non due soltanto: quello di non aver mai spinto, quando potevo, dentro una che, durante una sera per lei fredda, rimase a pecora, cioè terra con le ruote, chiedendomi caritatevolmente… scusi, mi darebbe una spinta?

Mi fermai, le gonfiai la ruota sgonfia ma lei mi guardò con aria stronza. Poiché comprese che io non compresi la sua metafora. Sì, non abbisognava del mio meccanico fai da te, semplicemente a quell’ora tarda della notte, eh sì, desiderava solamente gonfiarmelo. Per consolare reciprocamente i nostri vuoti pneumatici. Quello mio emotivo e il suo oggettivamente ubicato sia davanti in mezzo alle gambe che, in maniera perpendicolarmente simmetrica, dall’altra parte, da cui la famosa espressione lato b.

Sì, lezione di matematica sessuale: lato per lato si ottiene l’area del quadrato, se a una donna lo dai prima in quel lato e poi nell’altro, lei ti avvolgerà di calore a sfera.

Un cerchio concentrico! Ah ah.

Ma io la spompai subito, fraintendendo che cazzo volesse.

Poi, il mio più forte secondo rimpianto fu quello d’essere stato zitto e troppo signorile per troppo tempo. Cosicché, i miei coetanei non poterono mai appurare la scrittura creativa della mia anima che apparve poco reattiva. Facilmente addussero che io fossi un disagiato e mi cacciarono vari mancini tiri.

In parole povere, scambiarono Michael Douglas di Wonder Boys per Eminem.

Mi diedero del mammone, così com’è infatti Eminem in 8 Mile, ma in verità vi dico che ho tutta la collezione privatissima dei migliori nudi di Kim Basinger.

Kim anticipò molti ani, no, anni addietro le milf più fighe dei porno americani che ora lo prendono nel didietro.

Sì, Brandi Love, Brianna Love, Brianna Beach, entrambe peraltro ritiratesi ma che ancor me lo tirano, non potranno mai competere con la Kim di Getaway.

Lo so, voi mi farete la fine di quel porcellino di Michael Madsen del film suddetto ove l’ex di Kim, il grande Alec Baldwin, dovette sudarsela… per fotterlo.

Voi, uomini oramai corrotti e persivi (persivi è da Nobel, ah ah) nell’olezzo di un’umanità porcellesca che spesso mi fa ribrezzo, smarriste nel vostro percepire la vita oramai senza più stile e ogni pudore vostro senziente è adesso stato abbattuto dal sopraggiungere mendace della vita adulta più volgarmente pugnace o solo puttanesca, quella purezza che un tempo scalpitò giustamente tormentata nelle vostre anime linde, oh sì, non c’è più. Né rinascerà giammai!

In quanto, angariati da genitori pressanti e da vostri coetanei ripugnanti, soltanto nei sogni inviolabili del Cinema più elevato, nella musica sanamente arrabbiata, eh già, trovaste la quiete e il porto felice, lontani da ogni male e, appunto, da ogni squallida bidonata.

Poi, col passare degli anni, col subentrare delle prime passerine e il vostro furbetto entrare in qualche ano con l’uccellino, le vostre depressioni scomparirono, la carnalità prese il sopravvento, l’animalesco barbarismo consumò ogni vostro pulito sentire.

V’adagiaste al compromesso più meschino. Sì, anche voi che una volta andaste puntualmente a messa, oh sì, so io ove ora andate, inchinandovi alla dea del piacere più genuflessa al vostro dio danaro, oh sì, sbandati, sbavate in giro con un solo pensiero in testa e soprattutto nei testicoli. Non passa infatti, oserei dire in fallo, un solo minuto in culo, no, in cui… in mezzo a queste strade bagnate dall’ipocrisia battente dei vostri peccati sempre più fetenti, la vostra mente non pensi ad altro, sì, in verità vi dico, se non a trovare qualcuna da raccattare per le vie del vostro viale non più vitale, in realtà così aridamente bestiale, da ricattare e pagare affinché possiate sfogare con lei ogni vostra giornaliera inchiappettata.

Andate dai ragazzi non ancora toccati dalle vostre perdizioni insanabili e urlate loro, con protervia e presunzione altera, che le loro emozionalità diverse, dette altresì vive, vivaddio, sentimentali alterità immacolate, debbano essere quanto prima sanate.

Fate i santi e i sani ma invero siete appunto, da tempo, andati. Andate solo ora sputtanati!

Oddio, mi stanno bombardando di messaggi tutti i miei contatti su WhatsApp.

Mi sto “orgasmizzando” per il Festival di Venezia.

Le donne mi mandano richieste (im)proponibili, hanno avvistato da qualche parte la mia bellezza magnifica, le ragazze mi corteggiano, è un’esplosione sensoriale che non sentivo da immemorabile tempo.

Mi stanno scoppiando le tempie, sono divenuto il re d’ogni tempio. Sta deflagrando la mia mente e anche qualcos’altro…

Non posso soddisfarvi tutte. Non posso rispondere a ogni amico. Ritirate il biglietto e fate la fila. C’è una figa che m’aspetta. Finito che avrò, sarò da voi.

Le persone malvagie vollero sputtanarmi, gettandomi addosso del fango e sputandomi, ma invece spuntano come funghi amici dimenticati e recuperati. È tutto un pullulare!

Ora, ho pure messo zizzania nel rapporto lesbico fra due tipe assai tope di vent’anni. Anzi, la mia prescelta ne ha 18. Va benissimo. Sono come Miles Teller di Too Old to Die Young. Sì, io non ho età, abbatto ogni regola! Quel Marcel Proust lì non serve a nulla!

Sì, c’è una tizia che m’arrapa non poco. A lei piaccio molto. C’è però un piccolo problema.

Le inviai, qualche giorno fa, un messaggio inequivocabile. Mi rispose, infuocatamente, la sua ragazza:

– E tu chi sei, scusa? – chiesi io.

– Sono la fidanzata di Alice.

– Ah, quindi Alice è…

– Già, sta con me e me la scopo io.

– Be’, suvvia, il verbo scopare fra donne un po’ stona. Non c’è la penetrazione. Diciamo che è tutto un leccalecca. Sì, prendete quel Mahmood e company con Calypso… basta, mette angoscia.

Donne, ecco a voi invece il mio gelato Calippo, sono simpatico come lo fu Claudio Lippi. Uno che sapeva cosa volle da Ravegnini Luana, sì, lei era mora ma lui le offrì la sua “birra” bionda di luppolo…

– Sì, comunque lei sta con me.

 

Intervenne Alice dopo che la sua ragazza, ingelosita a morte, prese su il telefono, appunto, per suonarmele:

– Stefano, ho provato a spiegarle che io e te siamo solo amici ma ora è incazzata e mi sta facendo il culo.

 

Al che, ritornò a parlare la sua ragazza:

– Allora, bello. Guarda, io ho appena ascoltato per sbaglio il messaggio che hai da poco mandato ad Alice.

– Sì, era per lei.

– Lo so, appunto!

– E allora come mai l’hai sentito tu?

– Vedi, è arrivato questo messaggio. Alice ha dovuto assentarsi per un po’. Le ho detto… c’è un vocale per te, Alice. Lei mi ha risposto…  di chi è?

E io… di un certo Falotico. E lei… sì, ascoltalo pure, è un mio amico.

Amico un par de palle! Ora, Stefano, mi devi rendere coito, no, scusa. Secondo te, a un’amica si manda un messaggio di questo tipo?

Peraltro, Alice, devi stare zitta. Zitta, ho detto! Con me te la vedi dopo! Tu lo chiami amico, questo qui? Un amico, diciamo, un po’ troppo intimo. O no?!

Allora, adesso esigo delle spiegazioni da entrambi!

– Senti, io sono solamente amico di Alice.

– Cazzo! Ad Alice non piacciono gli uomini. Lo capisci o no?

– Mah, ne sei sicura? Comunque, a me piacciono le donne. Anzi, stavo pensando a questo. Avete mai visto Vicky Cristina Barcelona? No, per chiedere, a voi garba Javier Bardem?

– Alice! Hai sentito che ha detto? Allora è proprio uno stronzo.

 

Riprese a parlare Alice:

– Lo so, è fatto così.

. Alice, come fai a sapere che è uno stronzo?

– Ho appurato.

– Hai appurato? Che significa che hai appurato?

– Ho constatato con mano, diciamo.

– Con mano?

 

A quel punto, successe il finimondo.

A parte gli scherzi, no, fra me e Alice non c’è niente.

Sì, questa è la versione con la quale la ragazza di Alice si mise l’anima a posto.

Ah ah. Sì, che volete che possa esserci? Al massimo, qualche confezione di detergente.

Fallo sta, fatto sta che fervono i preparativi per Venezia. Sono fervido, effervescente! Cazzo, la mia vita è stata davvero strana. Son passato dal mutismo a corteggiare una molto più figa di Ornella Muti.

In passato fui taciturno, come si suol dire, non spiccicai parola. Adesso sono appiccicoso. E se mi scassi la minchia, ti avverto, al muro ti spiaccico.

Una volta che mi attacco a una, non mi stacco più. Le offro tutto il mio gelato al pistacchio.

Ma non nel senso che non mi levo più dalle palle poiché sono un moroso morboso, nel “seno” che diventa più denso e cremoso.

Che gigione! E sono anche amico di Stanzione!

Ancora devo districarmi fra mille hater. Ma chi se ne frega dei calunniatori se posso essere un dongiovanni? Un pazzo mi dà del vecchio ma Giovanna sa che io sono più giovane di lui e con me lei ha imparato anche a usare meglio la lingua italiana…

Sì, sono un linguista. Oggi con una dea greca gioco di latinismi, donandole ogni declinazione di rosa rosae, da cui il famoso dato, no, detto, rosso di sera bel tempo si spera, domani con una rossa la rendo viola, ai cattivi faccio le linguacce in quanto son più bravo a scrivere del Boccaccio.

Sono proprio un insanabile diavolaccio. Voi, uomini freddi e tristi, ah, poveri cristi, dormite alla diaccio e da me non meritate nessun abbraccio.

Tu, donna, come ti chiami? Cristina? Dammi un altro bacio e annodami il fiocchettino. Dai, forza, struccami, rendimi il tuo pagliaccio.

Sì, odio i tipi in giacca e cravatta, spesso in casa io sto in ciabatte ma eccome se mi arrabatto, poiché nessuno mi batte.

Le tentarono tutte per incularmi. Ma io sempre sgattaiolai, le donne con me miagolano, gli stronzi mi pungolano ma rimango perennemente intatto e, con enorme charme, cammino tutto ritto e compunto.

Che cazzo volete da me?

Sono un uomo che mette pepe a questo mondo di pendolari che fanno pena. Hanno delle vite orribili. Persero il treno della vita ma ogni mattina prendono quello per lavorare come schiavi negri.

Della serie: dopo la vita non c’è il paradiso, bensì la speranza per la tredicesima. Una volta v’era il Tredici, adesso manco quello.

E quello che autobus prende? Il 18? Ma il 18 non porta alla stazione. Ah ah.

Gli sbirri arrestano gli innocenti, Vincenzo s’è comprato un’auto d’epoca dell’Innocenti, Innocenzo fa l’amore con Vincenza, un altro sta con una di Vicenza, la vicina di casa se la fa con i topi delle cantine, tua sorella invece sta come una gatta morta ma so che a lei piace da morire Joaquin Phoenix.

Si dichiara pudica, virtuosa e virginale ma in verità le dico che, avendo costei trentacinque anni, se avesse voluto farsi monaca, l’avrebbe già fatto.

Dunque, bugiardi, non ci provate mai più.

Mille ne penso, duemila ne peno, tre mi faccio ma così va per tutti.

Se pensate di fare i furbi, credendo che la vita sia solo rose, appunto, e fiori, ricordate che io son un oratore da foro. Sì, tutti i mondiali più prestigiosi fori sono miei. Ah ah.

Dall’Arena di Verona a una di Cremona, dal tramonto sin all’aurora, prendo per il culo te, tonto con una faccia da mona, come dicono a Padova, mentre bagno il mio Pavesino anche a una d’un piccolo paesino.

Se sei invidioso, il primo centro di salute mentale t’aspetta.

Sì, uomini grigi, pensate alla salute.

Intanto, vi saluto.

Voi siete ingrigiti, non vi posso aiutare. Siete oramai andati. Già troppo tempo mi faceste perdere con le vostre stronzate. Stasera devo irrigidirlo a una assai meno rigida della vostra mentalità da idioti.

Mi spiace.

Ho vinto io. Ora vi prendete tutte le vostre bugie e ve le ficcate in culo con tanto d’iniezione intramuscolare.

Sì, capisco, ho il cervello piccolo.

Sì, col vostro modo di ragionare stava diventando davvero piccolo.

Invece è molto grosso.

Ammazza, come v’ho preso un’altra volta pel culo. Ah ah.

Già, qual è la frase finale di Robin Williams in Will Hunting?

Ah ah. Ora, sì, devo andare a confessarmi in chiesa come un bravo bambino, poi vi farò di nuovo la catechesi. Poveri malati di mente.

 

 

di Stefano Falotico

 

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Dubbio amletico: nel Cinema e nella vita, secondo voi, malattia fisica e psichica sono sullo stesso piano? Sono comparabili, equiparabili o incomparabili?


07 Aug

hamlet branaghCaro diario…

Copio-incollo da Wikipedia il famoso monologo di Amleto. Sì, ne ho il libro cartaceo, ovviamente, ma mi darei troppa penna, no, pena a scannerizzare la pagina e a fare copia-incolla dalla medesima scansionata.

«Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna
o prender armi contro un mare d’affanni
e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire…
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell’oppressore, l’ingiuria dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione.»

Me lo ricordo pressoché tutto a memoria ma potrei sbagliare in qualche virgola o invertire qualche frase e il refuso, la svista e gli errori, di vita e non, non si addicono al Principe della Danimarca.

Io non sono principe di niente, però.

E, sebbene talvolta gli assomigli, non sono neppure Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, detto appunto il Principe Antonio De Curtis, nazionalmente conosciuto come il Principe della risata, ovvero Totò.

Non sono come quel pornoattore orribile, Prince Yahshua, nonostante me ne tirai tante su Brooks Mischa, minchia, e alcuni mi dicono che, se avessi una brava insegnante di canto personale, potrei potenzialmente essere il Rogers Nelson italiano, ovvero il grande Prince e basta.

Purple Rain!

Non intendevo causarti nessun dolore

Non intendevo causarti nessuna pena

Volevo solo vederti ridere una volta

Volevo solo vederti 

ridere nella pioggia viola

, Purple Rain è una delle canzoni più malinconiche di tutti i tempi. Vedo molti giovani insipienti e incoscienti che, quando la mettono su nei locali da ballo, si scatenano tutti belli, pensando che sia una canzone allegra.

Perché l’italiano medio canta le canzoni senza conoscere una sola parola d’inglese. Storpia non solo i testi ma anche le teste altrui.

Poiché, da analfabeta della musicalità delle anime del prossimo suo, da lui visto con troppa superficialità, combina più danni di un bambino di cinque anni se gli dai in mano una chitarra.

Ché, a chi non s’adatta al ritmo generale, gliene suona di santa ragione.

Anche questa storia della santa ragione e della santissima religione. Chi l’ha detto che esista la ragione assoluta e dogmatica, assolutistica? L’illuminismo è stato giustamente soppiantato dal nuovo misticismo, il misticismo a sua volta è stato fottuto dal moderno oscurantismo e qui, in questo mondo buio e triste, fintamente ridanciano, prevedo lacrime amare come quelle di Rutger Hauer di Blade Runner per le più sensibili anime.

Le anime ingenue e pasoliniane, semplici e pure che, in maniera però proporzionalmente inversa all’androide Rutger/Roy Batty, una volta entrate nell’età adulta, bruceranno al doppio della velocità di una persona considerata, anzi, cosiddetta normale.

Quest’arsione da sociale-sessuale tenzone e “inversione di tendenza” non avverrà dal giorno alla notte ma, state pur certi, che molti crolleranno. Ripeto, non sarà una caduta immediata ma progressiva. Anzi, degenerativa e regressiva sino al finale spegnimento emozionale delle loro anime nelle ali tarpate.

Così come avviene per una tumorale malattia fisica. Che puoi attaccare, combattere, cercare di vincerla ma alla fine impietosamente ti uccide, non lasciandoti scampo.

Ebbe ragione Clint Eastwood di Million Dollar Baby quando, dinanzi alla straziante sofferenza provata dalla povera Hilary Swank, fregandosene della legge dell’uomo e di dio, la ammazzò per risparmiarle un calvario senza fine.

Ebbe anche ragione Jack Kevorkian quando, di fronte a malati in stato terminale, praticò loro illegalmente l’eutanasia.

Tanto i miracoli non esistono, non sono mai esistiti e giammai esisteranno.

Azzardo qualsiasi persona sana di mente a contraddirmi. Se mi dimostrerà che è stata miracolata davvero, sì, le prenoto seduta stante un trattamento sanitario obbligatorio alla psichiatrica clinica più vicina.

Per tamponare e contenere subito la sua follia da sedicente illuminato e folgorato sulla via di Damasco.

Ecco, io consiglierei subito una riabilitazione anche agli amanti di Rossi Vasco, gente che s’illude che il Blasco conosca la via lontana da ogni ipocrisia. Poiché loro l’hanno eletto come messia.

Quasi tutti di costoro appartengono alla piccola borghesia oppure non credono più alla Chiesa e pensano che il Vasco abbia rivelato loro chissà quali profezie.

Io non credo alla Chiesa, credo a qualcuno purché non sia chicchessia. Non è che posso andare in giro e stringere la mano al primo venuto. Però, detto ciò, stringerei la mano a qualsiasi ragazza bella con cui venire. Sì, su questo non ho nessun dubbio amletico.

I miracoli non esistono. Io sono un miracolato ma mi son fatto il culo per esserlo. Mica come questi lagnoni che si crogiolano nel piagnisteo. Se la vostra vita vi fa schifo, basta che andiate a rifare il Battesimo e tanto sarà peggio di prima. Ah ah.

Ah, di gente strana ne vedo tanta. C’è un tizio su YouTube, il quale si fa chiamare Silverblacksky 01 che inserisce tutti i video della sua dea, Susanna Dellavia, milf model che ho pure io fra i contatti su Facebook, sebbene io abbia però la foto-profilo vera e non mi nasconda nei l(u)oghi ambigui col faccione di Kevin Spacey.

Susanna è un figone, almeno su questo non ci piove.

C’è un altro, non mi ricordo però in tal caso il nome, che passa il tempo a filmarsi sotto la doccia, cacciando scoregge a tutt’andare.

Coi soldi ottenuti dalle visualizzazioni, il giorno dopo filma di nuovo le sue aerofagie, il suo meteorismo e le sue incontinenze, viste ma fortunatamente non sentite in ogni continente.

In molti, nello spazio commenti, lo mandano a cagare ma lui, imperterrito, ai suoi hater emette e promette, soprattutto, altri video che, dopo che li avrete visionati, a causa del voltastomaco dovrete andare dal gastroenterologo.

Purtroppo, la malattia psichica esiste. Nel novanta per cento dei casi non è di natura genetica od organica.

Si sviluppa per tutta una serie, appunto, di fattori sfavorevolmente concomitanti.

Per malattia mentale s’intendono una serie di comportamenti ano(r)mali rispetto alla normalità reputata conformisticamente ordinaria, data per assodata, cioè azioni atte a compromettere gli equilibri altrui, soprattutto la mente stessa e il corpo di chi n’è affetto. Cazzo.

Sono stato telegraficamente generalista e superficiale in quest’ultima frase ma la brevità di un post mi obbliga a esserlo. A essere o a non essere?

La tragedia pura è ritornare a essere quello di prima ma il prima non c’è più e il dopo chissà cosa può essere. Ora, amici, vi lascio con uno dei miei video più spontanei. Credo che sia il mio più bello. Il più sentito.

Su Facebook, hanno eliminato l’audio finale. Con la scritta: la UMG ha preso provvedimenti.

Provvedimenti di che? Fra l’altro, l’audio si sente pure prima.

Siete voi che non sentite niente. Ah, su questo vi metto la mano sul fuoco. Sì, tanto è uno che non serve a nulla. Possiamo anche bruciargli non solo la mano. Su quella, invece, brucerei qualcos’altro.

E anche stavolta, dopo essere andato da dio sino alle ultime due frasi, ho mandato tutto in vacca. Ma ci sta o non ci sta questa qua? Chi lo sa? E voi invece siete He-Man o Skeleton?

Chissà.

Ecco, sia per quanto riguarda la malattia fisica che quella psichica, la medicina ufficiale non ha ancora trovato i farmaci adatti, nella maggior parte dei casi, per allentare il decorso delle malattie stesse.

Ecco, Michael Douglas è riuscito a curarsi dal Cancro. Sì, vero. Ma perché è Michael Douglas e deve aver sperperato miliardi su miliardi per sottoporsi a cure massacranti dalla mattina alla sera. N’è uscito per miracolo, appunto. Ha potuto, cioè, permettersi il fior fiore di tutta un’iper-specializzata equipe tecnica adeguatamente preparata.

Ora, se la malattia gli fosse stata diagnosticata in fase avanzata, sinceramente, poteva chiamare a raccolta e al suo capezzale Catherine Zeta-Jones, numero uno in fatto di capezzoli, no, i più grandi e dispendiosi luminari ma sarebbe morto lo stesso. Gli è andata, diciamo, fatta bene. Ah, più fatta bene di Catherine, c’è solo Santa Caterina da Siena. Con l’unica differenza che quest’ultima Caterina non ha mai indossato la maschera di zorro per essere beatificata in tutto il mondo.

Che voglio dire con questo? Chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione non sarà mai il suo Antonio Banderas. Secondo me è così… poi fate come cazzo vi pare.

Micahel s’è comunque salvato, come si suol dire, per un pelo, per il rotto della cuffia. Quella da lui indossata durante la chemioterapia.

Ma almeno a Michael Douglas è stata offerta la possibilità di curarsi e di poter ricevere le migliori cure mediche possibili e immaginabili.

Perché aveva e ha i soldi. Molti, come detto, li ha spesi. Ma tanto gli sono stati restituiti dalla banca. Il suo capitale gli frutta molti interessi. Inoltre, tutti i suoi colleghi di Hollywood, visto che s’era salvato, per leccargli il culo, gli hanno pure mandato molti assegni.

Alla gente comune ciò non è permesso. Spesso, si trovano medici superficiali che fanno diagnosi alla buona, i cosiddetti medici della mutua. E i farmaci che prescrivono, eh sì, anziché vincere la malattia, ne accelerano addirittura l’implacabile evoluzione.

Bello schifo.

A mio nonno, ad esempio, fu diagnosticato un cancro al pancreas o al fegato, se non vado errato, se non sono erroneo.

Pareva che fosse stato preso in tempo. Tant’è che lo dimisero dall’ospedale. Poi, pochissimi mesi dopo, cominciò ad accusare fortissime fitte allo stomaco. E vomitò sangue.

Mia nonna chiamò immediatamente l’ospedale. E mio nonno salì dal sud al nord, proprio qui a Bologna, ove abito io, perché gli avevano detto che Bologna è una delle città più all’avanguardia in fatto di malattie tumorali.

Ecco, mio nonno, di lì a poco morì. Le metastasi oramai l’avevano flagellato irreversibilmente.

Stesso discorso per le malattie cosiddette psichiche. Vi auguro per voi, figlioli cari, che non finiate mai in un centro di salute mentale dei dipartimenti statali.

No, non voglio mettere in dubbio la buona fede, la preparazione, la disponibilità e la cultura degli psichiatri che praticano qui il loro lavoro al massimo della diligenza. Ma prendono ordini dalla dirigenza…

E vi posso garantire che hanno troppe persone.

Ora, a volte mi reco da uno psichiatra anche se, onestamente, mi serve solo per fare due chiacchiere e confidare segreti intimi che non si rivelano neppure agli amici per la pelle. Perché qualche amico potrebbe pensare male riguardo certi miei pensieri da beat generation. E potrebbe malignamente tradire i patti d’amicizia, farmi lo sgambetto e stigmatizzarmi in modo cattivo agli occhi degli altri vicendevoli amici, trattandomi da degenerato.

Mi troverei sguarnito, senza difese, se non quelle immunitarie della mia forza di volontà atte a contraddirlo e combattere le sue calunnie. Ma una volta, come si suol dire, che si sparge la voce in giro, la gente parla ed è impossibile fermare le stronzate. Quello che Philip Seymour Hoffman ne Il dubbio chiama, appunto, il pettegolezzo.

Bene, sapete che io non ho nulla da nascondere e dunque, in tutta sincerità e a cuore aperto, posso dirvi che lo psichiatra sopra citatovi, bene, è addivenuto a una conclusione piuttosto tragica. Conclusione a cui, peraltro, io ero arrivato da solo già a vent’anni.

– Devo dirti la verità. La diagnosi è sbagliata, dalla a alla z.

– E come mai nessuno dice niente?

– Sai com’è. Ti hanno dimesso ma scoppierebbe uno scandalo se chi t’ha fatto la diagnosi, diciamo, la smentisse. Ne andrebbe della sua reputazione.

– Questo si chiama insabbiamento.

– Anche inculata con “coglionamento”. Purtroppo, sì.

– Però come mai lei è riuscito a capire tutto e gli altri medici no?

– Anche gli altri hanno capito tutto. Ma la legge parla chiaro.

– Si chiama allora ingiustizia.

– Infatti lo è, anche mostruosa, se proprio vogliamo dircela tutta. A questo aggiungiamo, appunto, il fatto che quelli del pubblico, avendo così tante persone, non hanno il tempo e non hanno neppure la voglia di (psic)analizzare caso per caso ogni singolo paziente. Hanno anche loro i cazzi per la testa, soprattutto le psichiatre. S’innamorano degli infermieri. Preferiscono sbrigare le pratiche con diagnosi a buon mercato e qualche medicinale prescritto ai pazienti da farmacisti, più che da umanisti.

– Lei, quindi, è un umanista.

– No, non sono un fascista.

– Io chi sono?

– Non l’hai ancora capito? Mi troveresti un altro “pazzo” che sappia scrivere un pezzo così?

– Ah, ma allora questa è una super tragedia mai vista.

– No, assolutamente. Molto di più.

 

 

di Stefano Falotico

 

Il ritorno di Sharon Stone, l’ex donna più bella di tutti i tempi, attrice con 147 credits e un solo capolavoro, Casinò? No, il suo sguardo da casino


08 May

Sharon+Stone+Arrivals+amfAR+Inspiration+Gala+tKKytMxC8vjlSì, che fine ha fatto Sharon?

Ieri sera, mi è capitato di dare una sbirciata, ancora una volta, a Basic Instinct 2.

Una porcata micidiale. No, non perché sia scandaloso, bensì perché è scabrosamente orribile dal punto di vista cinematografico. Il film col quale il suo regista Michael Caton-Jones s’è sputtanato del tutto.

Ah, che spettacolo, Sharon, però. Aveva già il seno rifatto ma era ancora devastante. Possedeva uno sguardo fulminante da leonessa. Tant’è vero che quel bambagione di David Morrissey ha già una faccia da pesce lesso prima d’incontrarla nel film e poi, quando lei lo ammalia, lo seduce e lo fotte, diventa catatonico del tutto. Imprigionato dalla sua bellezza spaventosa che lo avvinghia lisciamente fra le sue gambe maestose. Una donna con una potenza sessuale eguale alla virilità di Viggo Mortensen in A History of Violence.

Sì, raffrontiamo questa donna dalla venustà titanica al maschione Viggo. Altrimenti poi voi femministe dite che siamo sessisti.

Tom Stall/Viggo, quest’uomo che sta nel suo bar e serve bomboloni con la crema, prepara caffè macchiati caldi con tanto di spruzzo di panna montata, un uomo squisito, delizioso ch’è sposato a Maria Bello ma da tempo la trascura, non la zucchera, diciamo. E, nel suo locale, mette su le canzoni di Michele Zarrillo per addolcire e dare un tocco musicale disneyanamente infantile appunto agli avventori rozzi della sua tavola troppo calda.

Fregandosene anche dei bullismi che il figlio riceve a scuola. Pedagogo in stile Gandhi che professa la non violenza anche quando è plateale che stiano mordendo i loro gioielli come Mike Tyson contro Evander Holyfield, come il pistolero Luis Suárez contro Chiellini.

Sì, a me nella vita son successe varie aggressioni sessuali. Essendo un semi-ascetico, a volte pure scemo e coglione, a un certo punto, son stato sbranato vivo come Sean Astin di Stranger Things 2.

Sì, questi demagoghi, no, demogorgoni, questi uomini cagneschi, sconvolti dalla mia purezza da hobbit, attentarono alla mia verginità, scarnificando la mia anima protesa alla metafisica trascendente e, non paghi del cannibalismo da Hannibal Lecter, m’indussero coattamente ad accoppiarmi alla prima cagna che avessi trovato per strada. Per una notte d’ululato da Joe Dante.

Da allora, come un licantropo, vago sconsolato nella brughiera della mia sessualità spelacchiata da cittadino felsineo. Un lupo mannaro molto italiano a Bologna.

Sì, mi obbligarono a un puttanesimo denudante ogni mia lindezza splendente poiché, dopo le loro analisi pediatriche della mia psiche, da loro reputata troppo fantasticante, addivennero follemente alla conclusione che andavo svezzato con qualche bagascia fattissima e arrogante. Scuoiandomi con offese molto pesanti da uomini sprezzanti. Oserei dire la mia anima spezzanti.

Figli di un’educazione arretratissima da anni trenta, vi andarono duro…

Al che, la mia indole rabbiosa e lupesca, acquietatasi in anni di letture elevate da filosofo zen, venne… abbattuta in un batter d’occhio, annientata in un nanosecondo dopo tanto cauto, lieve onanismo sognante, e fu trivellata, spolpata, macellata da questi iper-aggressivi machi deficienti.

Roba che, appunto, Michael Douglas, celeberrimo sciupafemmine incallito, avrebbe riso da matti. Consapevole che costoro, dinanzi a lui, donnaiolo conclamato ma anche uomo distinto quando non si piegò ai ricatti di Demi Morre di Rivelazioni, sono soltanto dei topi da topoline di fog(n)a. Delle zoccole, insomma.

Ma non perdiamoci in merde e stronze, no, stronzate.

Sharon Stone non è mai stata una grande attrice. Ha un solo capolavoro all’attivo nonostante cinquemila film da lei interpretati, ovvero Casinò. Ove recita la parte di Ginger, prostituta di classe.

Un ruolo che le calzò a pene, no, a pennello. Infatti sfiorò l’Oscar, ovvero le belle statuine che siete voi quando la vedete e l’adorate, volendola dorare.

Questo lo faccio anche io. Ma io posso, voi no. Ah ah.

Un giorno, prima di morire, vi narrerò di quando in fallo, no infatti, nel 2005 la incontrai a Beverly Hllls. Lei mi invitò a casa sua ma io rifiutai. Perché altrimenti sarei morto subito.

Una donna, sì, talmente bella che diventi omosessuale perché, se la fissi per più di tre secondi, capisci che, a lungo andare, potresti batterti il petto come King Kong. In quanto eccitato in maniera gigantescamente scimmiesca da Tarzan bestiale? No, perché t’è preso un infarto. Ah ah! Pensate alla salute!

Allora è più conveniente non guardarla proprio… ah ah.

La vedremo in The New Pope.

Paolo Sorrentino non ci ha ancora rivelato se farà la parte della suora… non credo, comunque.

E ho detto tutto.

Sì, la bellezza di Sharon, sino a qualche anno fa, ora è un po’ invecchiata, non si poteva discutere.

Ad esempio, io ho un metodo per capire se un uomo è malato di mente. Gli mostro Sharon in Basic Instinct e in Sliver.

Se costui, dopo dieci secondi abbondanti, non mostra la più minima reazione emotiva e la benché visibile erezione, bene, anzi malissimo, è subito da internare con tanto di sedazione.

Trattasi di un uomo socialmente pericoloso.

Ah ah.

Eh già, tutto si può dire di Sharon, tranne che non sia indubbiamente la donna più bella di sempre.

 

Altro che Eva Green e mignotte varie di sorca, no, di sorta. Anche di sorrata!

Qui, parliamo della super figa par excellence.

 

Sì, col tempo son diventato maestro delle freddure.

– Ah, ti piacerebbe essere stato con Sharon, vero?

– Be’, sono stato con lei e con altre donne ancora meglio di lei.

Potrebbe non essere vero ma tu sei frocio, quindi non mi interessa convincerti e sedurti.

 

Ah ah. E su questa faloticata adesso sgattaiolo.basic instinct 2

 

di Stefano Falotico

L’ultimo dei maschilisti, forse l’unico maschio ancor vivente, inculato, fottuto, a castrazione di ogni vostro coglione


27 Nov

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Sì, una delle scene secondo me migliori della storia del Cinema è quella in cui Michael Douglas, in Basic Instinct, dopo essere stato arrapato dall’accavallamento, appunto, sto(r)ico di Sharon Stone, che all’epoca era allo zenit della super gnocca liscia come il burro, rincasa e ad accoglierlo vi era un’altra patonza esagerata, Jeanne Tripllehorn. Una donna che ti prosciuga ma che sa esser sciolta come Waterworld. Michael, un lupo imbattibile, ancor sconvolto da quell’eccitamento sensoriale dovuta alla figa bestiale di Sharon, senza motivo afferra Jeanne, le strappa tutto e la sodomizza di brutto.

Perché, come si suol dire, gli tirava il culo. Una delle mie scene must che d’adolescente mi scioccò quanto me l’indurì più delle zoccole sceme che vedo oggi in giro. Sì, le donne di oggi, imborghesite, son tutte da mandare a cagare. Odiano gli uomini e li considerano tutti falliti. Uomini, ahinoi, son finiti i tempi in cui potevamo essere degli orgogliosi, veraci falli. Eppure io sono un Falò.

La dovrebbero finire con lo sbandierare il femminismo. L’uomo è nato per essere un bel porcello e non lo si può castrare in moralismi fetidi e più puzzolenti dei piedi delle telegiornaliste. Sì, queste sinistroidi-destrorse tutte ben vestite che han leccato talmente tanto da essere diventate un mezzobusto.

A queste manca la materia prima robusta.

Il cosiddetto ciddone. Il ciddone, come già vi dissi, è quel muscolone situato in mezzo alle virili gambone che, se provocato a dovere, diventa grosso grosso come Schwarzenegger.

L’uomo ne va fiero e mi par giusto non inibirlo.

Sì, le donne sognano il principe azzurro. Ah, rimpiango i tempi in cui sognavano solo di essere principesse sul pisello. Tempi in cui stavano in casa a far la sfoglia, a sfogliare una rivista, a preparar la cena e ad aspettare il marito che le fornicasse dopo essere arrivato alla frutta.

Poi, si misero in testa la parità dei sessi. Qualcosa di nefasto per l’umanità e per la società.

Al che, abbiamo tutte queste donnette, figlie di Madre Teresa di Calcutta, che si son diplomate alle magistrali e già distorcono i poveri bambini con le loro educazioni cattoliche da Jodie Foster di The Dangerous Lives of Altar Boys.

Sì, ah ah, in effetti il femminismo osceno è stato spronato da Jodie Foster. In Taxi Driver faceva la prostituta che voleva essere liberata dall’Harvey Weinstein, no, Keitel di turno, in Sotto accusa denunciò, vincendo l’Oscar, i manigoldi da bar perché la stuprarono dopo che praticamente, seminuda, gliela offrì su un piatto d’argento? No, su un flipper, con tanto di palline e “segnapunti”. Un film orribile, peraltro, a prescindere dal moralismo di fondo.

Ne Il silenzio degli innocenti, invece, si capisce lontano un miglio che vuole ciucciarlo ad Hannibal Lecter, l’unico uomo che lei stima perché lui non è un’ipocrita, ed è cattivissima contro Buffalo Bill. Come si suol dire, gli strappa le palle a morsi di “grilletto”.

In Contact, preferisce la new age a quel pezzo di manzo di McConaughey e, infatti, uno così lei se lo sogna e vede col telescopio. Si dice col microscopio? Binocolo, mio occhialuto? Ah sì, insomma, non se lo scopa ma le stelle sposa. Bello, eh?

In Nell, addirittura, stufa degli uomini in generale, è mezza muta. Si chiama autismo schizofrenico dovuto a un alterato rapporto con la sua natura di donna repressa che fa la selvaggia perché è lesbica e Liam Neeson non glielo darebbe mai. Oh, Liam Neseson l’avete visto bene? È alto più di un metro e novanta. Deve avere un ciddone mostruoso. E di una come Jodie non sa che farsene.

In Inside Man, Denzel Washington, insomma, uno dei Tartufoni Motta più dotati del mondo, la corteggia di brutto. Lei gli accavalla le gambe e fa la superiore. Ma quale superiore. È un’inferiore, una da Dio minore. Questa è timidissima. Conosco donne che pur di venir leccate da Denzel, si farebbero suore.

Poi, Il buio nell’anima. Altro tremendo film giustizialista molto femminista. Lei viene aggredita e diventa Charles Bronson de Il giustiziere della notte.

Oh, cazzo. Attenti a una così. Anche se non l’aggredisci ma te la scopi, è capace che poi diventa Glenn Close di Attrazione fatale.

E torniamo a Michael Douglas.

Un uomo che avrei visto bene al posto di Waltz in Carnage. Ho detto tutto.

 

Insomma, dopo vent’anni di rotture di coglioni, io non sono cambiato per niente.

Sono la solita testa di cazzo di prima. Anche peggio.

Prendetevelo nel culo!

Sì, basta. Siete tutti dei coglioni. Uomini e donne.

Io sono il re della foresta.

 

Se non ti sta bene, ti starà di pene. Pene a volontà!

 

 

di Stefano Falotico

Il fatto che un uomo e una donna non possano rimanere solo ottimi amici è una balla messa in giro dai maniaci sessuali


16 Nov
FATAL ATTRACTION, Glenn Close, Michael Douglas, 1987, (c) Paramount

FATAL ATTRACTION, Glenn Close, Michael Douglas, 1987, (c) Paramount

ABOUT SCHMIDT (2002) Kathy Bates, Jack Nicholson Ref: FB Supplied by Capital Pictures *Film Stills - Editorial Use Only* Tel: +44 (0)20 7253 1122 www.capitalpictures.com sales@capitalpictures.com (f/sd013)

ABOUT SCHMIDT (2002)
Kathy Bates, Jack Nicholson
Ref: FB
Supplied by Capital Pictures
*Film Stills – Editorial Use Only*
Tel: +44 (0)20 7253 1122
www.capitalpictures.com
sales@capitalpictures.com
(f/sd013)

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Sì, esistono molte dicerie e luoghi comuni duri da sfatare. E molte fate che te lo fanno diventare duro, difficili da stantuffare.

Sì, è così.

A parte gli scherzi. Credo ad esempio che Pasolini fosse davvero un intellettuale molto avanti. Ma che sparasse molte stronzate. E la sua anima non è che fosse lindissima. Sì, in quelle brughiere, fra quei cespugli Pier Paolo rinnegava il suo porcile e diventava un porcospino.

Questo va detto per dovere (im)morale. Eppure, Pier Paolo, con viso smunto e cristologico, criticava aspramente la società borghese, scopandosi i ragazzini proletari.

Ecco, una delle più grosse stronzate, ahinoi attecchita nella testa della gente e nel testosterone, è che gli uomini non possano essere amici delle donne. E viceversa.

Sì, secondo la maggioranza della gente, un uomo e una donna non saranno mai davvero amici. E aggiungo io: perché non possono esserlo per la pelle? Ah ah.

Sì, mi trovavo l’altra sera, dopo aver succhiato un brodino coi passatelli, a discettare di tal tematica con una che voleva la imbrodassi e la farcissi come il ripieno dei tortellini.

Ma non la intortai e preferii mangiarmi tre torte. Leccandomi i baffi.

Sì, lei sosteneva che un uomo, per quanto inizialmente o molto “a lungo…” possa sembrare amico di una donna, per quanto possa apparire sessualmente poco interessato a colei a cui confida i suoi intimi segreti, prima o poi, anche se tal lei è un cesso osceno, se l’inchiappetterà bellamente, tradendo ogni patto d’amicizia e trovandosi, da solo che era a tavola, con due piatti e forse anche di più, per via dei figli che potrebbero scaturire e venir partoriti dall’attrazione tardiva eppur fatale. Dunque, spermatozoica nell’ovularla fetale.

Ecco, chi partorisce queste troiate?

Io sono amico, ad esempio, di moltissime donne. M’intrattengo in interminabili conversazioni telefoniche con loro, quando la notte si fa dolcemente buia e, sdraiato a letto, apro a esse il mio cuore. E la patta dei pantaloni. O forse rovino il pigiama, ben stirato, sì, le lor amabili chiacchiere indubbiamente me lo rendono tirato, dunque me lo tendono di cavallo con mio adirato nitrito. Perché so che, mentre parlano con me, il marito ha la sua testa fra le loro gambe.

Sì, può esistere l’amicizia fra un uomo e una donna. Certamente. Posso giurarvelo. Posso mettere la mano sul fuoco che sia così. E anche le mie dita bollenti nei vostri buchi sacri, lo so, già ardenti.

Può essere! Soprattutto se il marito non sa che la sua donna ha un amico che la rende più felice di come sta a pecora con lui.

Comunque, sostanzialmente, io ho in verità una grande amica donna. È Kathy Bates, ma non l’ho mai incontrata dal vivo.

E le altre che non sono solo tue amiche? Nemmeno quelle. Ah ah.

E qui potrei anche mentire. Ma si sa, il mio naso si allunga mentre qualcosa forse s’ingrossa. Quando mi tradiscono. E m’incazzo.

 

di Stefano Falotico

Basta un attimo e, dalla rabbia alla Charles Bukowski, passi a Il metodo Kominsky con Michael Douglas e dire che volevo scoparmi Valérie Kaprisky


13 Nov
THE KOMINSKY METHOD

THE KOMINSKY METHOD

La femme publique [1984]

Sì, questa Kaprisky mi rendeva un uomo d’inconfessabile capriccio. Sì, bellissima, sodamente ignuda, sfrontatamente troia nel poster de La Femme Publique.

Il regista Andrzej Żuławski è uno che nella vita ha avuto non solo un culo pazzesco, bensì due. Sì, si scopava sia la Kaprisky che Sophie Marceau, altra passerona inaudita adesso imbruttitasi.

Ah, ma quel tempo delle mele rendeva ogni uomo un ingordo del miele…

Di mio, ricordo quando, anni fa, in pieni tormenti post-adolescenziali, mi riconoscevo nelle rabbie di Charles Bukowski e, di notte, al plenilunio ululavo i miei ardori, uscendo di casa mentre la gente dormiva e spogliandomi in mezzo alla piazzetta del centro commerciale. Con la fontana limitrofa che accompagnava i miei tormenti carnali nello zampillante tintinnio suo acqueo misto al portentoso mio fluido corporeo donato alla pavimentazione che, bagnata dalla cascata del mio spruzzarle l’acme dei miei ripetuti, esagitati orgasmi, mi ringraziava. Sì, erano mesi di siccità e la siccità provocava crepe fra le piastrelle. Che, disgiunte le une dalle altre, non potevano incastrarsi a piacimento, pietrificate dall’arida solitudine delle loro sterili solidità inconsistenti.

Ah, la mia non fu stolidità ma scostumatezza di gran ilarità. Di beata, fottuta immoralità.

Ah ah. Sì, attimi di sconsiderata impudicizia svergognata. Giunse sul luogo la polizia perché uno, dalla finestra, assistendo a questo “spogliatoio” inverecondo, anziché chiamare la neuro, elevò in grido un tifo bestiale per spronarmi a una maggiore, ancor più imbarazzante masturbazione immonda.

Svegliò tutto il vicinato che, ammirato dai miei impuri, dunque purissimi atti ero(t)ici, fu anch’esso indotto in tentazione. E a ruota libera tutti gli abitanti del quartiere scesero in istrada, denudando ogni loro finto pudore e cantando alla luna i loro promiscui, selvaggi amori lisci… con soavi, stuzzicanti odori poco san(t)i.

Sì, col promiscuo ci sta il liscio, senti che assonanza di ritmo. Pigliatelo!

Accorse perciò la polizia, allertata da questo fracasso per colpa di una bigotta di merda.

Ma la polizia, anziché arrestarci tutti, suonò altre sirene. E, in questo ululante amplesso collettivo, qualcuno osò, fra l’osé, dire:

– Ecco, Falotico ci ha dimostrato ancora una volta come bisogna amarsi per amarci tutti. Abbasso questo lavoro che ci schiavizza in vite inculate, trombiamo i fascisti, ficchiamoli fra le sbarre, fottiamoci!

– Che la pace sia con te. E con il tuo spirito del cazzo, sì, del tuo magnifico cazzo – disse una donna prima di possedere suo marito in piazza nella puzza profumata di tal orgia belluina e pazza, rifulgente di cotantissima beltà (s)venente.

– Dammela con qualità e poi ne fotterò altre in gran quantità- rispose il marito infervorato e poco modesto.

 

Finita che fu la schifezza stupenda, ognuno tornò nelle proprie (di)more e in piena notte ordinò pizze capricciose perché anche il pizzaiolo aveva fatto lo straordinario…

 

Voi davvero credete a tutte le stronzate che dico? Sì?

Ottimo.

 

 

 

di Stefano Falotico

Per anni credetti di essere Bruce Willis di Unbreakable, invece mi scoprii Samuel L. Jackson, o forse solo un supereroe, perfino Michael Douglas


31 May

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Sguaiatezze

Eh sì, non sto mentendo. È raro che io menta, dico sempre la verità anche se, come sappiamo, la verità è suscettibile di variazioni, perché nel momento in cui si pensa una certa cosa si può essere condizionati dalla schiavitù, a cui è duro fuggire, del balzano e distorsivo pensar comune. Allora si pensano e dicono certe cose perché indotti a dirle, ma nel profondo probabilmente mentiamo a noi stessi e diciamo sol quello che ci è più conveniente, rifuggendo con bugie bianche dalla verità intrinseca stessa.

Sì, non ero un campione di socialità e, certamente, uno come me forse era giusto fosse molto asociale. Io, ammiratore sconfinato di Paul Schrader, cos’avevo da spartire con coetanei chiassosi, carnascialeschi, ossessionati dalle loro scoperte sessuali e tenacemente imbavagliati alle direttive farisee di lor genitori preoccupati solo che i figli si attenessero a precetti ipocriti, semmai frequentando scuole prestigiose per celarsi dietro l’apparenza di bravi ragazzi integerrimi, leali e puliti, che poi sbugiardavano mentitori sé stessi, appunto, in sabati sera triviali, cafoni, piccolo-borghesi e incivili, in cui passavano il tempo a divertirsi alle spalle degli handicappati, dei diversi e degli omosessuali, dei paraplegici e dei vecchi, sollazzandosi nella goliardia più tacitamente criminosa, complice in falsa amichevolezza delle più impunite porcherie?

Quindi, non uscendo tantissimo di casa, non venendo molto a contatto con germi e batteri, in quel periodo sterminatamente languido non mi ammalai pressoché mai. Non mi venne mai la febbre, il freddo non attecchiva su di me ed, essendo dotato di un’ormonale bilanciamento termico del mio corpo perfettamente omeostatico, d’estate, nonostante quaranta gradi all’ombra, non sudavo mai. Anche il mio allenatore di calcio, negli allenamenti pre-campionato, nonostante lunghe corse sotto il Sole battente, rimaneva sempre allibito che alla fine delle interminabili corse campestri la mia fronte non era sfiorata dalla benché minima goccia di sudore.

Poi, la vita si riaperse schietta e nuovamente meschina col suo carico di spine e indubbie, tremende delusioni e, dai oggi e dai domani, batoste su batoste (quando si dice… ci ha sbattuto la testa), il mio cervello cominciò a vacillare e i miei alterati equilibri emozionali, sin ad allora controllati e affinati in anni e anni di DOC, disturbo ossessivo-compulsivo, che era la sintomatica conseguenza compensativa di un’ansia emotiva sempre tenuta a bada, perché l’inquietudine esistenziale-adolescenziale e il sovraccaricarmi troppo visceralmente senziente all’essenza della vita, nella sua nitida nudità cruda e dolorosa, tostissima m’assaliva e tormentava, mi giocarono brutti scherzi. E mi spaccai in mille pezzi.

Premetto che di DOC sono affette migliaia di persone in tutto il mondo e non è assolutamente da confondersi con la pazzia. Anzi, tutt’altro, è spesso l’iper-sensibilità, quindi una maggiore coscienza percettiva della realtà e del mondo, con le sue brutture e i suoi orrori quotidiani, a generarlo. A far sì che nasca e sorga. Molte persone, purtroppo, ne saranno malate tutta la vita, perché non sono me.

Disturbo infatti che, con tenacia e colpi di genio della mia mente mai doma, sconfissi anni e anni fa in una landa solitaria di mie sterzate miracolose. Quando si dice come ha fatto? Su questo e altre mie prodigiose, incredibili trasformazioni, forse un giorno si occuperà un moderno Kafka, non sono interessato personalmente a darmi delle spiegazioni.

Devo dire che in quel periodo cominciai a essere molto confuso. Conobbi una ragazza e, travolto da un’istintività quasi animalesca, devo confessarvi che provai estrema vergogna di me. Perché, a un certo punto, nel putiferio abissale del mio impeto selvaggio quanto atrocemente romantico, con lei che si contorceva indemoniata, splendidamente dominandomi col suo culo marmoreo, vidi il mio volto paonazzo allo specchio, e mi tornò in mente la scena di Rivelazioni quando Michael Douglas avverte un istantaneo ribrezzo per sé stesso, e si schifa di esser stato fottuto… per ingenuo desiderio carnale irresistibile. E si domanda… ma che cazzo sto facendo? Come mi son ridotto?

Ora, premesso che Rivelazioni è uno dei film più brutti di Barry Levinson (del quale stasera su Sky danno Paterno, tanto per rimanere in tema di sesso scabroso e illecito), va detto che Demi Moore a quei tempi era una figa mostruosa, disumana, per cui non possiamo biasimare Douglas se abboccò come un lumacone…

Un mio vecchio video su YouTube, intitolato Sguaiatezze, che non voglio oscurare perché è testimonianza, bella o brutta che sia di quanto appena scritto, ah ah, è ancor visibile, tanto per dimostrare che io appunto non mento mai. Sì, ero un coglione da guinness dei primati. Primati in ogni senso.

Ma la verità trionfa sempre, alle volte ci vogliono decenni affinché risalti in tutta la sua inquietante bellezza.

Dico soltanto che io perdono sempre le persone malvagie. Anche quando scherzano sadicamente su disagi presunti o veri che siano o sian stati.

Le maldicenze e i cattivi pettegolezzi prima o poi vengono finalmente smentiti.

Che Dio vi benedica, figliuoli. Andiamo tutti in pace in quest’incredibile viaggio.

Adesso, vado a rileggermi questo libro. Che vi posto storto, apposta.

Parola del Principe, sempre sia lodato.

Poe Arabesco

di Stefano Falotico

Ieri era il compleanno di quel degenerato di Ridley Scott, oggi è il compleanno osannato di Woody Allen, mentre anch’io festeggio, in atmosfere alla Black Rain in Midnight in Paris


01 Dec

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Sì, questo è uno scritto spaziale, uno di quegli scritti che, quando avrete un figlio, comprenderete sia voi come padri che lui come pargoletto che dovevate fin da subito educarlo al mio scibile, anziché gettarlo in questa società macellante ove lo abbruttirete e l’abituerete, lo so, figli di pu… a, a giocare di bullismi e a disprezzare le malinconie alla Manhattan miste al Blade Runner. La malinconia, se ben dosata, se “osservata” con spirito umoristico, come facciamo io e Allen, può sortire opere d’indubbia grandezza, di cui i posteri parleranno come sosteneva quell’uomo, anche lui fosco, del Foscolo. Sì, secondo Foscolo, uomo sepolcrale, la poesia vive più della tomba. E, su questo suo aforisma micidiale, chiederei, fratelli della congrega, di riflettere in remissione di ogni peccato tombale. A onor del vero, una stronzata sesquipedale. Io so che quando uno è morto è morto. Che poi altri leggeranno le sue poesie lo sapeva la figlia racchia di Silvia di Leopardi, una che figliò con tutti tranne che con l’autore de L’infinito. Sì, per pene… d’amore il nostro Leopardi presto si sfinì. Tant’è che la sua poetica fu quella secondo cui la poesia stes(s)a rende libero l’uccello prigioniero…

O meglio passero solitario… a differenza di Silvia che invece pare fu una passerona molto “amica di tutti”. Non lo fu appunto sua figlia, racchia, che leggeva poesia dalla mattina alla sera per consolarsi dal fatto, o dai mancati “falli”, che i suoi coetanei preferissero alla sua compagnia farsene altre in campagna.

Sì, uomo deluso il Leopardi, talmente deluso che neanche Naomi Campbell di vent’anni fa, leopardata in “passerella”, poteva “ringalluzzirlo” e fargliela vedere… be(l)atamente. Era lui quello messo a pecora.

Sì, Leopardi dopo il primo amore fallimentare, non si riprese più…

               

Ahi come mal mi governasti, amore!

Perché seco dovea sì dolce affetto

Recar tanto desio, tanto dolore?

E non sereno, e non intero e schietto,

Anzi pien di travaglio e di lamento

Al cor mi discendea tanto diletto?

 

Eh sì, questo Giacomo di Recanati era uno che nella malinconia “impotente” trovava gioia “strabiliante”, non essendo uomo di-letto… che però, trasognando “diletti” non suoi, trovava appagamento. Non andava neanche con quelle a pagamento.

Ecco, Leopardi avrebbe amato molto Woody Allen… Volete sapere cosa amo della masturbazione? Beh, il dopo, le coccole.

Il sesso è come il bridge: se non hai un buon partner, devi avere una buona mano.

Io ero sempre molto timido in fatto di ragazze. Ricordo che da piccolo presi di nascosto un libro pornografico stampato in braille e stropicciavo le parti sconce.

 

Eh sì, quel Leopardi lì deve essere uno che sentiva talmente tanto che nella (s)figa nessuna voleva “sentirlo”.

Ma parliamo di me… L’altro giorno, uno psicanalista mi ha chiesto se ho avuto molte donne. Ho risposto che mi sono “arrangiato” ma che sono il più grande amante contemporaneo. Sì, credo che nessuna bella donna di Hollywood sia sfuggita al mio “piacere”, ho sognato di fare sesso con tutte. Anche più di Ercole, oltre cinquanta in una notte sola.

Adesso, direi di spostare l’attenzione su Ridley Scott. Ha girato solo tre capolavori in vita sua. Che comunque sono pur sempre meglio di niente. Cioè, I duellantiAlien e Blade Runner. Il resto, a parte qualche atmosfera di Black Rain e la “bellezza” delle manie compulsive di Nic Cage ne Il genio della truffa, è robetta sopravvalutata.

Sì, Scott è un regista “tecnico”, mirabilmente sofisticato nelle scene d’azioni e ottimo coreografo, ma i suoi film non sono mai sinceramente viscerali, e non possono minimamente ambire a essere presi seriamente.

Allen, invece, per tutta la vita si è preso così sul serio che è stato anche un grande comico.
Ora, vi racconto questa… so che c’entra come i cavoli a merenda ma io sono uno che dei ca… i altrui è maestro indiscusso. Le f… e sono però poco altruiste con me…

Sono stato al bar, il barista aveva il televisore acceso su un canale ove trasmettevano un concerto di Claudio Baglioni, il “re” degli amori piccolo borghesi, (s)gridati, sbandierati ai quattro venti, adolescenziali e onestamente osceni.

Baglioni piaceva a tutte le ragazzine che lo ascoltano anche ora che sono adulte, o meglio adultere…

Pare che abbia avuto molte donne ma non era un gran poeta…

Prendiamo questo pezzo “storico”, un gioco davvero “raffinatissimo” di onomatopeiche e assonanze… direi da vero “suonato”…

 

la realtà mi ha fatto atterrare

il mio errore fu di errare

e non ero un eroe

ma sono vivo

e sono qui

 

Mah, a quest’uomo di baci alla francese, preferisco la solitudine di Wilson nella capitale della Francia.

 

Prendete questa foto di Michael Douglas. Sì, il fascino “macho” alla Falotico c’è tutto. Come no?

Ah ah.

Sì, non è black rain ma puro, purissimo… black humor.

 

Finirei con una mia battuta alla Woody. Nei film per adulti c’è molta “pioggia sporca”, anche solo porca.

 

di Stefano Falotico

 

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Fra una sigaretta e un vagito ormonale, amo il Calcio e il Cinema, “dissuadendomi” dalla società ciarliera, inalo un po’ di me (ere)mitico


28 Aug

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Con queste epistole, “eludo” la pistola dalle mie tempie e medito sul tempo, pensando che, oggi, andrò a visitare un tempio. Forse egizio, forse non piramidale, ché detesto le scale gerarchiche e il nazismo a oltranza delle mentalità stagne. Dopo aver visto la serie di Netflix su Daredevil, mi “accecherò” d’umanità “pescata” dal mio profondo “stadio” (im)mobile, anche se domani gusterò in diretta Sky la seconda partita di Serie A fra le contendenti “rissaiole” Bologna-Sassuolo, con una birra in mano e l’altra sulle “palle”. Attento al telecomando e anche al colpo d’anca di troppo poltrir sul (di)vano. Fallo!

Ché la mia vi(t)a sia (s)finita lo sanno le donne, a cui oramai concedo solo la foto selfie del mio bello ma non dando… nessun ballo. Una rotonda sul mare e Settembre si appropinqua dopo le “calure” delle chiappe chiare e del mio nero senza gli “ombrelloni” sotto agli occhi. Eppur, che purè, mi “masturbo” di cazzate. Do a(r)ia al mio “uccello”, come un gabbiano viaggio. Alle calli del Festival di Venezia, preferirò quest’an(n)o la mia misantropia, detta anche Black Mass. Stian lontane da me le mass(ai)e, datemi un Depp Johnny e gli farò una smorfia da Sparrow. Annaspo nell’oceano della mia apatia, passando oltre i confini della mia fine e tagliando la “fune”, in un suicidio che resta metafisico, molto pen(s)ato e poco attuato, ma della mia attualità importa solo a qualche Escort che io non p(l)ag(i)o, prediligendo invece una sana spaghettata e qualche presa innocua per il culo, sperando che un “topo” incazzato non mi ammazzi perché ho dato della zoccola alla sua topa. Eppur son due tipi.

Di “mio”, toppo, essendo senza toppe, esagero troppissimo.

E, negli intoppi, resto un tappo, aumenta la distanza fra me e te, cioè sempre io sdoppiato in mille personalità del personale Giro del mondo in 80 giorni.

Datemi un “verme”, no, un Verne, e mi taglierò le vene.

Molta gente sostiene che la vita vada presa così, a cazzo(ne). Si tenessero i loro cazzi e le donne si facciano la loro.

Sono sfacciato? Sì. Meglio che essere falciati in area. Altrimenti, è rigore.

Alla morale preferisco il Mondiale.

Sostanzialmente, ciò che ho scritto è una grande stronzata, ma sono Michael Douglas di The Game e faccio quel che voglio.

Mi lasci passare, lasciamo star le passere.

Passerà.
Ora, mangio un passato di verdure. Con qualche mer(da) a rompere il mio pisello.

E qualche (s)figa(to) a massaggiarmelo.

 

di Stefano Falotico

Sfacciato


23 Nov

Pecco di molti “sbandamenti” con guide brusche nel bermi il Lambrusco di sigaretta avvinazzante e briosa, mi segnalano perché suono ai campanelli ma “spingo” d’altri “posteriori”, detto enorme fottersene…

Stamane, dopo una lieta colazione dal grondar fra un’occhiatina alla scosciatrice del tavolo 3 su profumo “Chanel n. 69” e una dotata matrona slinguazzante un panino con la porchetta e il suo compagno impiegatino già “insalsicciandolo” dell’annusargliela con “zucchero” mescolante occhiolini per il suo muscolino da “cappuccini”, dopo un girello “mascalzone” in questo lazzaretto di cittadella, torno a casa e vorrebbero rovinarmi la mattina, perché di sveltezza mi spoglio in nuda sfacciataggine del mio pisello avanti a me specchiante su eretto petto robusto e fiero, ma ricevo una telefonata che vorrebbe rendermi scalzo. Di nuovo, eccola là, gatta ci cova, una mezza matta psichiatra depressa del CSM, che mi chiama a colloquio perché renda conto, rendiamocene…, d’una segnalazione a me perpetrata, non a mio danno come desidererebbero ficcarmelo nel sedere, bensì ad altro incularli d’anno in ani. Che nani sono se vogliono fregare un gigante come me?

Mi presento a dissertare di tal sciocchezzuola formale in abiti poco consoni all’ambiente.

Odorante sperma della sera prima fra le mie mutande, da qualcheduna “inzaccherate” in “losco” affondarlo e poi esplosa nel goderselo, propagante questo sudato odor di maschio inaffondabile (eppure sfonda…) e “pennellante” affreschi memorabili alle mie donne imploranti impagabili “tinte”, mica le parrucchiere… la mia lozione pettina il pelo e irrobustisce nel “rinfoltirla”, non sbianco ma incalzo, lei s’incazza e io, sempre con spavalderia invidiabile, espongo per filo e per segno di come taluni delinquenti, gelosi della mia autentica, vera libertà golosa, che mai sarà contraffatta per svendersi alla prostituzione del porcile, ambiscono ancora allo spegnermi con “denunce” formato cazzo di cani che sono.

Sarei, a detta di tali egregissimi, “colpevole” di tale “accusa”, quindi totalmente consapevole di non poter essere toccato e averli solamente che fatti, nel fegato, ribollire, rimestando nel loro specchio della vergogna tutte le gonnelle che di falsità pregano sotto la “cappella” perché s’innalzi nell’osanna di alleluia. E dagliela, dai!

L’abbiamo avvistato sotto casa con una sigaretta in bocca e una posa da Humphrey Bogart, s’è sporto poi dal finestrino, salutandoci con la manina, ha azionato il motore e ha svoltato in modo sgommante. Forse, in bocca, aveva anche una gommina da masticare. Divincolandosi dalle buche, quindi, s’è eclissato al buio. Apparendo, riapparirà e questo ci fa paura. Perciò, abbiamo ritenuto “obbligatorio” rivolgerci al reparto competente ché possa “ricoverarlo” di castrazioni chimiche e sedanti le sue impennate…

La psichiatra non con-testa (eh, è una strizzacervelli) e constata la mia totale lucidità mentale, non predispone nessun intervento “chirurgico” né momentanee lobotomie, l’assistente infermiere mi fissa e trattiene la risata, poi non resiste e platealmente scoppia in un liberatorio: “Stefano, come lo piazzi nel culo tu a questa gente standotene solo fermo nella piazzetta del cortiletto, neanche Max Cady di Cape Fear quando sta appollaiato sul muretto dell’avvocaticchio della minchia…”.

La psichiatria rimane basita dinanzi a tale megalomane menefreghista. Perché non ho commesso nessun reato, d’alcuna infrazione ho trasgredito, e perciò posso perfino agire legalmente assieme al mio avvocato, Gregory Peck.

Morale: nella vita faccio quel cazzo che mi pare e, con beffardo Travis Bickle, “orgasmizzarmi”. Se provi a farmi male con espedienti “rabbonenti”, curo la tua demenza e paghi un risarcimento per danni morali. Chiaro, porcellino attentatore?

Insomma, con classe, guida “manubriante” da James Dean, li ho fottuti.

Ciao, ciao.

Adesso, mi aspetta un gelato alla stracciatella, detto anche scioglimento del cioccolato bianco in una nera appetitosa. Non una con cui va questa gente, ma una modella di glassa succosa.

E succhiandomelo… fra il “dito” e il farmela “normale”, da dietro lo ficco in total sco(m)par(ir)e. Ecco, sta scappando! Sì, rimettilo dentro! Ah ah!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Heat La sfida (1995)
  2. Il grande match (2006)
  3. Dietro i candelabri (2013)

Genius-Pop

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