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Una vita da artista, da scrittore, da critico di Cinema che non soccombe dinanzi agli screanzati attacchi dei villain, dei vili e dei villani


09 Aug

angel heart rourke rampling

Che io mi ricordi, mi dissociai dai miei coetanei non perché fossi malato mentale o social-fobico, bensì un artista lontano dal porcile di massa e lo dimostrai, distruggendo ogni regola del tedioso, ammorbante, perverso pensare comune. Be’, frequentare me, se ne aveste voglia, non è propriamente semplice. Dopo cinque minuti di una conversazione che verte sulle cosiddette limonate e sulle fighette lerce e “cool”, dagli ottimi culi, possibilmente più “fattibili”, cioè discussioni spesso adatte alle persone “normali”, gli adattati (a che?), ovvero gente la cui carnalità più sporca e puttanesca esce da ogni espressione volgarissima dei loro ammiccamenti e dei loro furtivi sguardi indagatori la “biancheria “intima” del tuo animo e specialmente di qualcosa di più “profondo” e “ancestrale”, ecco, mi stufo e preferisco dinoccolarmi, passeggiando fra un caffè macchiato caldo e un’occhiataccia, data di sbieco, a un’altra bava, no, a una nuova “brava” personcina bieca. Si nota che sbaglio apposta a scrivere come se fossi un finto rimbambito alla maniera di Clint Eastwood di The Mule? Almeno su questo ci arrivate? A voi non frega nulla, basta che arriviate con qualche bagascia raccattata al mercato ortofrutticolo delle banane e dei pompelmi. Io la so lunga. Se ce l’abbia lungo, lo sanno le mie mutande. Soventemente devo cambiarle perché me la faccio sotto… e nello struscio lei ha usurato la lana. Sì, da circa trent’anni a questa parte, combatto contro la demenza precoce della gente. Su quel disturbo sessuale dei maschi, altrettanto precoce, lotterà semmai lei. Ma non gliela può fare. È moscissimo. Si fidi. Da quando decisi di farmi i ca… miei, fui assediato dai peggiori sospetti. Perquisito, deportato, pseudo-curato, etichettato, marchiato, stigmatizzato, in una parola perseguitato. La gente bugiarda e ipocrita volle perfino additarmi come persona disturbata affetto da manie di persecuzione. E dire che sono affettuoso, spesso invero odioso. Ah ah. Per forza, come sopra dettovi, l’interesse del 90% delle persone a modo, perbene e soprattutto moralmente menzognere, è che l’altro sia una merce, un prodotto da esporre e il cui intimo valore interiore, per l’appunto, si debba calcolare in base alla mendace apparenza più edonisticamente esteriore.

Si vergognino. Perché vogliono essere dei detective delle altrui vergogne? Queste sono le persone peggiori. E, dato che sono la maggioranza, continuerò a essere un semi-disoccupato il cui massimo interesse sarà occupare la mia mente con cose che abbiano poco da condividere con i c… zi e le cosce sociali. Definitemi pure matto, affibbiatemi le patenti meno da automobilista, bensì da autistico, offendetemi con potenza enorme, insomma, provate a distruggermi e io sarò sempre più menefreghista e bello come la Luna. Sì, solitamente si dice… sei bello come il Sole. Mah, il Sole non è un granché, a dirci la verità. Soprattutto in queste giornate afose ove l’umidità sale allo zenit del sudore che fa, per molti di voi, il paio con bagnato sex appeal e sudore. Ecco, tuffatevi in acqua e detergetevi. Al “bagnasciuga” ho sempre preferito infatti una secca acciuga, a Fabio Incerti, ex centravanti di sfondamento della mia ex squadra di Calcio, il Lame Ancora, il quale fu fanatico del cantante Shaggy, preferisco fare Boombastic contro questa società nazifascista che vuole bruciare le anime diverse, usando non la svastica, bensì “castrandoti” con l’elastico. La mia mente invece è elastica, spesso sparo cazzate ma è il mio modo di essere il Principe della notte.

Non so se io sia Joker oppure Louis Cyphre. Quello che so è che io sono un artista, uno scrittore e voi no. Al massimo, potete essere dei recensori-censori di voi stessi. Insomma, non valete una mi… a. Siete dei totali flop. Ah ah.

Su Facebook, un imbecille, mi scrisse: signor Falotico, lei non ama la vita e non ama sé stesso, se ne faccia una ragione.

Gli risposi: – Ha ragione, non me ne faccio una ragione. Però mi feci la tua ragazza. Ora, lei diverrà manesco. Se ne faccia un’altra.

 

Diciamocela, io ricordo tutto, ho una memoria che fa invidia a Guy Pearce di Memento. Ah ah. Sono un uomo Falotico, detto altresì mnemonico.

A Paolo Mereghetti, col tempo preferii Marta Menegatti. Giocatrice di beach volley con la quale giocherei volentieri a bagher di vere p… le in volo. Per schiacciate migliori delle schiacciatine emiliane. Più buone, diciamo, soffici, croccanti. In una parola piccanti.

Al pandoro Melegatti, tanti anni fa preferii Elsa Di Gati. Giornalista, secondo me, incapace ma di gambe assai levigate. Anzi, da scosciate per rovesci e dritti vincenti fra i suoi upskirt eccitanti di natura dannatamente provocante.

Sì, tutte le memorie sono tornate a galla, miei galli.

Tantissimi anni fa, un’amica di un mio amico (siamo sicuri che lo fosse? Non mi sovviene, ah ah), di cognome faceva De Marinis. La pigliavano tutti per il culo perché era Brutta come una canzone famosissima di Alessandro Canino. Le cantavano, a mo’ di sfotto, il tormentone estivo del 69, no, del ‘99, ovvero Troppo bella, in funzione ironica, di un Davide omonimo di cognome.

Onestamente, impazzii come Mickey Rourke di Angel Heart.

Tra le mille fatalità della mia vita incredibile, la seconda ragazza con cui feci all’amore si chiama(va), neanche a farlo apposta, Marcella.

Potrebbe essere questa?marcellaIMG_20200808_124824_683

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Quello che so è certamente ciò: ogni sera, prima di andare a letto, riguardo il poster di Taxi Driver e De Niro mi chiede: io e lei non ci siamo già visti prima, Mr. Angel?

Sì, sono schizofrenico. Adesso, De Niro mi parla pure. Robe da matti!

A parte gli scherzi, la mia attuale lei batte Charlotte Rampling soltanto col mignolo sinistro delle sue magnifiche unghie da diavolessa.

E questo è quanto.

E questo sono io.

Questa dicasi… faccia da schiaffi.
Insomma, lasciate perdere il passato, dimenticatelo, riniziate daccapo. Sfanculate ogni De Marinis, tanto personalmente non le/li ho mai cagate/i.
Presto, questa roba carpenteriana-lynchiana, oserei dire apocalittica nostrana, crescerà e ne vedrete delle belle. Forse solo una, poi un mio amico che reciterà con me.

Ce la vogliamo dire senza peli sulla lingua? Sono il Mickey Rourke della Pianura Padana ma sono più bravo di De Niro quando va a cagare e sta sul water. Ah ah.
Ah ah. Marlon Brando non valse nulla. Sì, era un povero bovaro.

E su questa stronzata sgattaiolo ancora. Forse nella mia latrina, nella mia gattina, forse con fare da volpino, rimango sempre un Falò che spinge assai benino.

 

di Stefano Falotico

MINDHUNTER: Is There Method in the Madness? Per molti di voi, no, nasceste pazzi e morirete, sperando nei sogni della vostra Hollywood, più che da Memento, da dementi


16 Aug

anna torv

pacino pomeriggio da cani

Innanzitutto, prendiamola a ridere subito. Sì, iniziamo con una battona. No, con una battuta.

Le donne meretrici ridono sempre. In verità vi dico che tristissimamente ne vedo tante per strada. Sono poverissime, non solo moralmente, eppure offrono sorrisi a gigolò, no, a gogò, ballando allegramente.

Ah ah.

Ora, molte di queste ragazze, a causa delle loro adolescenze da schizofreniche, nonostante si siano normalizzate col subentrare della loro vita adulta, sono però rimaste troppo indietro. Dunque, si sono date a prenderlo nel didietro completamente.

Piuttosto che farsi il culo, ritornando a studiare, hanno scelto la strada, appunto, più facile…

Sì, il loro inserimento sociale è ecumenico. Lasciano che tutti gli uomini più sistemati, cazzo, sistemino loro qualcosa d’inserente. Ah, è tutto un inserimento a vicenda. Tu me lo metti in quel posto, (s)cavalcandomi, io poi mi affilio al comunismo, vero cavallo di battaglia di chi, essendo stato trombato, combatte il sistema bastardo.

Uh uh.

Sabina Spielrein, interpretata da Keira Knightley nel film A Dangerous Method, sì, docet.

Se si fosse affidata alle cure mediche di Sigmund Freud, sarebbe rimasta fottuta. Ah ah. Per sua fortuna, incontrò Jung.

Sì, Freud e Jung ebbero un confronto-scontro riguardo la psicologia della posologia, diciamo, d’applicare a Sabina al fine che lei non diventasse isterica irrecuperabile:

– Carl, secondo me quella donna è incurabile. È come lavare la testa a un’asina. Si perde tempo e sapone.

– No, Sigmund. Non è incurabile. A mio avviso è inculabile.

– Cosa? Che vorresti dire?

– Voglio dire che vorrei praticare su di lei un esperimento mio sessuale per vedere se posso salvarle la vita e offrirle un sociale, oserei dire consenziente, solidale inserimento che possa donarle una vita meno speciale e più economicamente stabile.

– Ah, fai pure. Sei sicuro di quello che stai facendo? Fin dove vuoi spingerti…?

– Sigmund, stasera la metto a novanta. Tanto, più a pecora di così, la nostra Sabina non può stare. Sta malissimo.

Spingerò parecchio.

– Carl, non è che tu sei Andrea Roncato/Loris Batacchi del capo ufficio pacchi di Fantozzi subisce ancora?

– Un po’ sì.

 

Uh uh.

I giovani d’oggi si riempiono la bocca, parlando a vanvera della New Hollywood, sì, stando sdraiati al mare da palestrati e allenati alla panza piena, ah ah!

Guardate, io non sopporto Christopher Nolan. È tutto ciò che disprezzo, dal mio profondo del cuore, del Cinema odierno.

Un Cinema di pacchiana grandeur cucinato per un grande pubblico di spettatori che, dinanzi a questo venditore d’aria fritta, inchinandosi a quest’imbonitore di giochi di “prestigizzazione”, s’esaltano dirimpetto alle sue furbissime prodezze registiche, si fa per dire, basate sulla suggestione lobotomizzante di coscienze già marce.

Sì, la gente vive in una tale agiatezza che parla sempre di tristezza appena entra in contatto con storie più realistiche rispetto al loro distorto concetto di realtà probabilmente sofistico. O sofisticato?

La realtà di questa gente che, di fronte a Nolan, s’esalta e magnifica ogni sua iper-commerciale buffonata, consta di selfie su Instagram nei quali fan sfoggio di addominali-tartaruga e di culi spropositatamente più curati degli effetti speciali utilizzati da Christopher.

Sì, ieri pomeriggio son rimasto scioccato nel vedere la foto di una.

La scritta, da lei appioppata con tanto di font da blockbuster sbanca-botteghino, soprattutto la bottega del suo fidanzatino, era/è questa:

in quest’ano, no, in quest’anno mi sono fatta il culo e ora me la godo.

Sì, una foto con tanto di zoom sulle sue natiche fisicamente asciutte nonostante fossero bagnate dall’acqua marina e, a mo’ di collage, la miniatura di lei e il suo ragazzo con quest’ultimo che le bacia il fondoschiena, ancora vividamente in primo piano, da cui il famoso espediente cinematografico-televisivo definito   Picture-in-Picture e la faccia ridente di questo “lucky guy” su espressione loquace che pare dire da rapace e da uomo (in)capace:

stasera il mio non si rimpicciolirà, anch’io mi son fatto il culo e stasera me lo farò ancora, lavorando duro. Di brutto e di burro.

 

Sì, aveva ragione Arnold Schwarzenegger quando, in Danko, scopre che pure in Russia si sono corrotti. Entra nella sua camera d’albergo e in tv passa una scena inequivocabilmente pornografica.

Arnold, su sua consueta espressione granitica, pronuncia disgustato la lapidaria, secchissima parola… CAPITALISMO.

Sì, questa società (s)fatta di salute e benessere, questa società all’apparenza impeccabile, è una società schifosamente andata completamente a puttane.

E ora vi spiego perché.

Parlano tutti di crisi ma io questa crisi non la vedo.

Dopo lunghe meditazioni, ho compreso che il PD fa schifo. Il mio pc va cambiato, Salvini non v’ha salvato.

A me sinceramente il sesso fa schifo. Schifo, schifo, schifo, lo ripeto, ripetizione, schifo. Dunque, non prendetemi seriamente. Anche se combatto per un sistema egualitario, dunque anche se dovessi emanciparmi, ripugno sia le donne emancipate che quelle sottomesse, ah ah. Vi espugno. Viva le pugnette!

Sì, sento al massimo l’esigenza di noleggiarmi un porno come quello vede Schwarzy. Nel sesso virtuale, puoi essere “violento”. Meno del mondo cosiddetto reale, violentissimo davvero.

Nella realtà sociale e nel senso così carnascialesco e frivolo, in cui voi sguazzate a tutt’andare, il mio pesce è fuor d’acqua.

Sì, è sempre stato così. Da quando mollai tutto per annerirmi, dunque splendidamente vivere nel sottosuolo delle mie eterne memorie d’una vita da me già mandata a farselo dare nel culo.

Odiavo i miei coetanei, questi ragazzi già iscritti al codice fascista del classismo che frequentavano scuole ove, fra videogiochi da The Games Machine simili a Inception e canzoni dei The Cure, mi odiavano. Poiché, secondo questi pappagalli, io necessitavo di cure. Si attennero alle prescrizioni impartite loro da genitori il cui unico interesse era quello di educare i figli a essere dei prodotti da mercanzia, avviandoli al puttanesimo falso del raggiungimento ruffiano di titoli e referenze inutili, atte solo ad attestare una presunta superiorità e un suprematismo radicalchic di natura capziosamente culturale.

Per poter così soggiogare i cosiddetti deboli.

Sì, oggi uno come Pasolini sarebbe sbattuto e centrifugato, inculato e sedato in un centro di salute mentale.

Poiché i suoi discorsi contro l’omologazione di massa sarebbero visti come disturbo borderline o doppia personalità da aristocratico socialmente pericoloso che ha i soldi ma se la tira da stronzo.

Sì, Pier Paolo lo sottoporrebbero a demagogiche pedagogie per uniformarlo al porcile d’illogiche idiozie.

Soltanto dopo che avrà abiurato al consumismo delle carni Manzotin, solamente dopo che si sarà plastificato e piegato ai ricatti d’un sistema (ba)lordo, potrebbe continuare a girare film. Sì, però quelli di Nolan.

Perché è questo che la gente vuole.

Non vuole più storie perturbanti come ne Lo spaventapasseri di Jerry Schatzberg, non desidera più Taxi Driver perché oggigiorno il motto è vivi sano e scemo. Non fare il coglione, appunto, goditela.

Vai alle feste, divertiti, ubriacati e poi, da bravo bambino, inchinati alle responsabilità adulte del nuovo fascismo ideologico, lavorando come un negro, stando zitto e aspettando il sabato sera per fare appunto il porco.

Oh, mi raccomando, non azzardarti a trasgredire l’ordine costituito, non dire per alcuna ragione la verità, sennò subirai nuovi terrorismi psicologici. Non piagnucolare! Sei un uomo!

Sarai minacciato di ricoverato psichiatrico.

Sì, prova solo a scrivere un libro come questo, Dopo la morte, e ti distruggeranno. Lo trovate in vendita a mio nome. Cercatelo e ficcatevi tutte le vostre bugie ove sapete che vanno messe.

Sì, questa gente filistea va anche a messa.

Mah, io più che Joker e villain, se mi fate incazzare, divento villano. Faccio casini della madonna e sveglio tutto il villaggio.

Questo è body horror, filosofia della nuova carne cronenberghiana.

Falotico, Scanner totale. Pensaste di far scoppiare il cervello a me ma non prevedeste che il mio nome è Stephen. Stephen Lack. Io vi vedo lungo. Voi invece ce l’avete pure corto. E ora sono cazzi vostri!

Abbiamo finito coi funny games? No.

Sì, guardate. In questi anni, ho visto un sacco di donne che si professano psicologhe. Ma di che? Queste qui, dopo aver passato tutte le estati a Ibiza, hanno imparato du’ nozioncine a memoria e le hanno applicate, peraltro malissimo, sui malcapitati pazienti loro di turno.

Ah, poi hanno dei turni in cui iniziano alle nove di mattina, alle due vanno in pausa-bagno col direttore del centro psichiatrico, alle sei e mezza devono già scappare perché devono fare l’aperitivo con le amiche.

Sì, devono darsela sempre a gambe levate. Sono impegnate. Più che altro, impregnate. E hanno pensato a come fare i soldi, sfruttando la dabbenaggine della gente normale che, in quanto normale, soffre questa vita animalesca e bestiale. Queste mentecatte vogliono solamente scopare e festeggiare con lo spumante.

Sono molto, molto cattivo.

Sono Matthew McConaughey di True Detective.

Non l’avevate capito?

 

di Stefano Falotico

Chris Nolan e i fan


06 Dec

Nella mia passata “Inception”, acclamavo Chris Nolan, adesso basta con i sogni nelle nuvole e gli “Interstellar”, son De Niro/Gil Renard e non più suo fan… mi fa venir sol dolori intestinali e grossi, annoiati testicoli…

mi fa venir sol dolori intestinali e grossi, annoiati testicoli…

Attendo con ansia, emozione
Poi applaudo e mi sbraccio per la mia formazione
È la prima giornata e la mia 

fedeltà

È premiata da un senso di gran 

voluttà


Ritorna il mio eroe ed illumina il giorno
Dei miei guai per un po’ si sfuma il contorno
Egli è grazia, armonia, che esalta lo stadio
E riporta i miei giorni all’orgoglio primario
Sono un f
an che del baseball coglie ogni finezza
Io giocavo, capite, e sarei ancora all’altezza
Una volta ho battuto una palla alle stelle
Fui portato in trionfo, non stavo più nella pelle
Si gelò dentro il sangue e questa passione l’ho trasmessa a mio figlio
Futuro campione
Certo, lui è piccolino ed ancora maldestro
Ma lasciatemi il tempo e sarò un buon maestro
Con un po’ di fortuna, ci sono ad un passo
Sistemo le cose e poi mi rilasso
Aiuterò la mia squadra a riavere la gloria
Con un tocco imprevisto alla solita storia
Dice oggi l’atleta: “Io gioco per me”
Ci sto male a sentirlo e mi chiedo: “Perché?”
Non è il fan, il tifoso che paga il biglietto
A far ricco e famoso il suo prediletto
Se gli parlo, lui sente, ma, in realtà, non mi ascolta
Mi dimostra freddezza per l’ennesima volta
È attaccato al denaro in modo inaudito
No, così non va bene, io rivoglio il mio mito!

Tutta la “bella” gente acclama Christian Bale, “figliol prodigo” di Nolan, il nuovo Colombo Cristoforo.
Prima, vidi in loro l’America dei sogni. Adesso, Nolan s’è venduto all’oro.
E gira Cinema a culo, esagerando di soldo e abbassando la qualità ai facili smerci.
Non m’impressioni neanche tu Bale, non basta un riporto in American Hustle a riportarmi tra i miei preferiti, nonm’inganni di “falsa” apparenza, lurido porco vicino alla demenza.
Io non sono un perdente, ti spacco i denti, oh oh mio Batman dei poveretti.
Mi sbattono in prigione, evado, mi sbottono e ti inculo a tuo carcerato e cariato con cariche sonanti. Ho un caratteraccio. Assonanza e cassa da tuo morto di non più risonanze. Del vostro Cinema non parleranno i posteri, solo un austero calcio nel posteriore, da me di superiorità. Ne son parco, ne son ad archi, ti frantumo il naso e le arcate gengivali.
Che due palle.
Dammi Amy Adams e succhia il mio De Niro di torta “Cameo”.
La vita è un Victor Tellegio.

http://www.cameo.it/cameo/html/default/home

Non sono un burino ma lecco i budini e ogni buchino “inforno”.
Di glassa, m’inaridisco nell’indurente a “caramello” gustoso.
Tu lecchi armoniosa, il resto è Storia del “mio” ondoso…
Soffice e cremosa, spalanchi il “microonde”, presto si scalda e il dolce ti servo di “desertificarla”, con ficcante dessert io son lo chef.
E, di prepuzio, lievita di burro.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Insomnia (2002)
  2. The Fan. Il mito (1996)
  3. Memento (2000)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)