A Interstellar e alle vostre illusioni “spaziali”, preferisco le “stelline” della mia vita di “buchi neri”, in quanto “ermetico” d’irresistibili orbite” oculari, ammiccante d’iridi scure, a “schiarir” tutte le donne frust(r)ate, anzi, oculato tutto inculante, spalmante, fra solari amplessi e universali stronz(at)e, incantato da come incaute mi rendon scatenato, tirandomi le orecchie da Spock. Star Trek? Mah, a Leonard Nimoy, ho sempre preferito il limone e al melone, che sei tu, i pompelmi. Son spocchioso, lei mi fa il succhiotto, pure il sugo oltre al filo, adocchio e poi lecco… Lei mi tocca… il pomo, quindi, spingendo fa la salsa di pomodoro in me che la gusto di saliva, a te invece non sale più, dolcemente in Eva e poi in Anna, di ano tutto l’anno, il “mio” alla grande va, alla faccia d’un (im)piegato e di mio culo alla segretaria che nasconderà tal “segre(ga)to” al marito cornificato, mentre di “tiramisù” timbro il cartellino di pelle e ti espello. Le spelo nel peletto di pisello. Tu, dal disgusto, mi sputi e io non getto però la “spugna”, assorbendomene un’altra. Adult(er)a e milf, ecco il fall(it)o che non t’aspettavi, il quale, mie “quaglie”, questa società, che sogna la fantascienza, sputtana, volando “basso” a “innalzato”, infil(z)ato vol(t)o da sberlone… nel quagliarle di “squa(g)l(iat)o”. Voi, invece, avete il corto… fiato e d’ernia agl’iati fate… vomitare. Cari porcellini, spolverate quelle di porcellana. Dammi una “penna” e, di “Verga”, le sarò “Malavoglia”, non perché non mi vuole ma perché ancor più bene, nonostante le diedi pene e poco “vino”, io mi fotterò una ancora e ancora alt(r)e, lievitando di “burro” dopo una birretta, mentre lei piangerà il mio “duro” tanto amante, diamine, le fui di amianto, oramai di sborra mia in una tutta “sol(id)a” non molto adamantina per farla “incazzare” di brut(t)o e di (s)monta(ta) panna, sapendomi fra le cos(c)e d’una non in periodo mestruante e quindi disponibile ai miei giochi basculanti, “tutto” spingente in lei pun(i)ta mentre voi andate a “pute” di pugnette. Ingrassando, come se foste incinte/i. Ma che allacciare le cinture?
Slacciatelo! Ma quali ghiacciai!
Sì, difficile battere il mio “zoccolo”, sempre meglio che votare per il tricolore, in questo Paese son tutti “santi, poeti e navigatori”, tutti “eccitati” appena esce Nolan ma io noto che la lor notte sta (a)scendendo sempre più in crisi nera, eh già, siete cazzoni amari, incoscienti, sul mio scoccarlo a un’altra che scoscia per venir… imbiancata di “bagn(at)o” oceanico, titanico e di titanio, marinando le vostre regole fottute, sempre nei (rim)pianti e vai piano e vai poco (lont)ano,che scoccianti più di Cocciante, ecco, io di cocc(i)o rendo le donne dolci come i cachi, frutti prelibati di polpe rosse alle poppe succhianti, miei piantagrane, io sono quindi melograno, grammo dopo grammo del lib(e)rarlo, placidamente va a “razzo” eppur non eiacula precoce, nonostante sian fighe galattiche, non da vibratori per frigide, e a voi questo brucia perché a me arde a fuoco “lento” del cuocer’ strapazzandole, cari uomini da sveltine, siete delle uova e, a forza di riempirvi la testa di cazzate “intellettuali”, non i testicoli (s)premete nel “vuoto”, mentre io lecco il femminile menisco e tu, di meningi, non ottieni proprio una minchia, neppure la tua, “partita” da un pezzo da pazzo qual sei. Sì, mi scoreggi e fai le puzze perché mi consideri (s)porco, allora, per altra (stra)fottenza irriverente, ti porgo una “riverenza”, ti chiamo Reverendo e ti cucino una pizza a mo’ d’altre capricciose della tua crosta secca.
Domenica, segui il Papa, eh? Mi raccomando, stai ai posti dei (tele)comandi. Io intanto me la pappo ai posteriori. Al tuo balcone, preferisco il balconcino. Da cui il tuo esser sbiancato, attaccato al muro come un posterone. Fammi la faccetta. Sì, continui a dann(eggi)arti perché il moralismo t’ha infornato nella malinconia più da compresse. Invece, io mi prendo pure, col purè”, delle represse, loro mi danno le pazze che sono, ma è meglio una ninfomane oggi di una tua “femmina” vera.
Sì, a forza di “elevarti”, ti sei (in)castrato e, al “massimo”, dunque tuo minimo storico, poco “stoico”, raccatterai una che canta oltre alle gambe c’è di più.
A esserle sincero, poco “signore”, io vedo soltanto una racchia. Di uccelli, sta messa male, anche il suo cervello non mi stim(ol)a.
Avete notato? Quelle brutte la buttan sui “neuroni”. Ah, per forza. Danno a tutti/e delle buttane ma io le butterei e basta(rdo), non le sbatterei nemmeno se dovessi bruciarmi l’uccello, volevo “ardere”, no, dire cerv(ell)o.
Sì, pigliati l’ultimo film di Nolan e un libricino di (d)istruzioni, io mi rendo sempre più “libero”.
Mi piscerete e, da intellettuali della minchia, ve ne scompiscerete. Sì, pisciandomi, continuate a capire un cazzo e a tirarvela. Sappiatelo: può anche tirare, ma finirete a stirare.
Di suo, McConaughey è sposato, di mio son più bello e dubito che mi spos(s)erete.
Questo si chiama (s)pompato.
Allora, è nata una stella?
No, uno stallone…
Sempre meglio che finir come Battiato…
Un rincoglionito a trent’anni, di suo, Franco non credo abbia mai usato il “pipistrello”.
Di mio, ora vado a cagare, per oggi ho già (t)rombato troppo.
Morale della fav(ol)a: dopo anni di “evoluzione”, gli uomini scopano meno di quand’erano scimmie e sognano di più, rimanendo con un pugno di mosche(e) nelle città “religiosamente” democratiche, “spiritualmente” razzisti a voler i musulmani fuori dai coglioni ma pagando una magrebina affinché renda la lor vita meno magra, sì, scelgono l’“accompagnatrice” da portar al cinemino perché, se v’andassero con una bella “bambina”, li prenderebbero per bimbi-minchioni.
Così, in questo “spielberghiano” fottersi a vicenda, io me ne fotto.
Buona (s)cena.
Trovo una di buon culo che vorrebbe vedere Interstellar ma non ho bisogno di farla sognare nel darle da guardar le stelle. Me la faccio nella stalla e lei vede oltre…
Da cui L’infinito di Leopardi.
Famoso e affamato, grande testa… di cazzo.
Giacomo però rimembrava Silvia, poco dandoglielo nella “selva”, di “mio”, son un “membro” diverso dai soliti depressi.
E va in “sella”.
Vai di ca(mpa)gna pubblicitaria, meglio le cagne pubiche.
Ricordate: Balle spaziali è più bello.
di Stefano Falotico