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JOKER, Il Principe della notte: non ho età, non sono né vecchio né giovane, non sono infantile, non sono adolescente, sono solo registrato all’anagrafe, non sono mai nato e dunque non morirò


25 Aug

Ra Stargate

Come no?

Sì, dopo appurate analisi, dopo indagini approfondite, dopo psicanalisi da me stesso inflittemi, dopo immani scavi, oserei dire, archeologici per rinvenire il reperto storico perfino di me che finii in un reparto da Spider di David Cronenberg, asserisco con totale onestà di non avere età.

Non ho talloni d’Achille, non mi sbriciolo di fronte alla criptonite, se estrarrete il carbonio 14 dalla mia scatola cranica, non riuscirete a misurare la mia età. Se invece estrapolerete, donne, dalla patta dei pantaloni il mio velociraptor, potrete misurare invece le dimensioni di qualcosa di bestiale che forse possedettero soltanto gli uomini di Neanderthal.

Ah ah.

Io non ho età, sono oltre ogni tempo e, se un giorno schiatterò, non dovete elevare in mia memoria nessun tempio.

Poiché celebrereste soltanto il sarcofago vivente d’una mummia comunque più viva di voi che amaste l’omonimo film con Tom Cruise. Una pellicola mortifera che non divertirebbe neppure Tutankhamon reincarnato in quel cazzone del re Ra di Stargate, ovvero Jaye Davidson. Un uomo o pseudo-tale che è un ibrido fra il compianto cantante Prince, la deceduta Whitney Hosuton e Michael Jackson prima della sua morte, ovviamente, ma soprattutto prima che volesse diventare Kevin Costner di Guardia del corpo.

Ah ah.

Sì, che attore della minchia questo Davidson.

Al suo attivo ha solo due lungometraggi, ovvero il già succitato Stargate e La moglie del soldato, più un mezzo tv movie e un corto che avrà visto solo lui.

Comunque, a proposito de La moglie del soldato, vi racconto questa…

Qualche mese fa, fui contattato su Facebook da uno, forse una, che mi ripescò:

– Stefano, mi riconosci? Ci siamo visti al meeting di FilmTv.it del 2006. Ti ricordi di me?

– Mah, di mio non mi ricordo neanche cos’ho mangiato a pranzo. No, non mi vieni in mente. Chi sei?

– Ecco, ci vedemmo (usa anche il passato remoto, stavolta) solo di sfuggita. A differenza tua, io mi ricordo eccome di te. Sebbene avessimo scambiato solo due parole. Tu sei indimenticabile. Ora, comunque posso capirti. Ho cambiato sesso. Adesso non mi chiamo più Federico ma Federica. Si nota dalle foto?

– Mah, se lo dici tu… Fammi ben vedere. Dammi due minuti ché devo sfogliare un paio di tuoi album. Aspettami.

– Fai pure, tanto ti ho aspettato, anzi, t’aspettai lungamente per 13 anni, 5 min. in più non sono importanti.

– Che vuoi dire?

– Niente. Tu intanto sfoglia. Poi, dimmi.

– Ecco, a esserti sincero, sì, noto che sei mezza svestita in quasi tutte le tue foto. Ma entro i limiti del consentito dalla censura di Facebook. Però, ci sono un paio di tue foto in cui ho ravvisato una certa protuberanza…

Dunque, non sei donna a tutti gli effetti, diciamo.

– Effettivamente, no, hai ragione. Sono un trans. Vuoi il mio numero WhatsApp?

– Va bene. Passamelo…

– Ti mando un messaggio così mi aggiungi subito ai contatti. Ti è arrivato?

– Sì.

– Ottimo, instauriamo immediatamente un certo contatto. Si è capito che mi piaci?

– Sì, me l’hai già detto mille volte. Dunque, che vuoi?

– Mi manderesti una tua foto proibita? Dai, scattatela ora.

– Va bene.

 

Gli mandai la foto, quindi gli scrissi:

– Soddisfatto, ora?

– Ancora no. Dammi tempo. Mi sto toccando. Ci vuole un po’…

– Va bene, intanto vado a mangiarmi un gelato.

– Fai, fai…

 

Finito che ebbi di leccare tutto il Cucciolone, riprese la nostra conversazione del cazzo:

– Sei venuto? Sei a posto, adesso?

– Felicissimo. Comunque, tu hai leccato, sì, leccasti tutto il gelato. Ho avvertito una certa freddezza da parte tua, nevvero?

Cosa c’è che non va in me? Mi hai appena inviato una tua foto “sputtanabile”. Sai che ti dico? Non mi piaci più. Ora, sai che faccio? Piglio la tua foto del cazzo e la spargo in rete, così ti rovino.

– Ah sì. E che cazzo hai in mano se non l’immagine di un cazzo? C’è la mia faccia, forse?

– No. No, non c’è. Ma perché non ti piaccio? Cazzo!

– Se mi piacessi, avendomi tu dato il tuo numero WhatsApp, ti avrei già chiamato, non credi?

– Chiariamoci, stronzo. Io ti ho appena rifiutato! Vattene a fanculo!

 

Sì, che dire? Un uomo che sa davvero che cazzo voglia dalla vita. Ah ah.

Di mio, ho un viso da sfinge, un volto talmente espressivo che non ho bisogno di cambiare, appunto, espressione poiché soltanto con l’aggrottare impercettibile della mia fronte comunico molte più emozioni di Buster Keaton.

No, non sono Batman come lo fu Michael Keaton e non sono Arthur Fleck. Non sono nessuno, detta onestamente.

Però, nel 2003 scoprii di aver perso tutta la mia vita, facendo il clown.

I pagliacci fanno ridere la gente, infatti la gente mi chiamava solo per scarrozzarla avanti e indietro per tutta Bologna. Insomma, le persone ti sfruttano per opportunismo.

Quando le accompagni a un discopub e, mentre loro tracannano birra e gozzovigliano di lingue nei bagni caldi, raccattando qualche Catwoman, insomma, quando fanno i loro porci comodi, tu resti acquattato e soprattutto acquietato, già immensamente lontano dai giochi triviali e tribali di un’adolescenza tua mai avuta, mai venuta…

Forse solo svenuta o di sapida, saggia melanconia imbevuta. Sì, tutti si fanno delle grandi bevute e, alle tue (s)palle, delle matte risate, invero scontate e risapute.

Credendoti pazzo oppure, appunto, pensando che non capisci un cazzo.

Ciò che di me è inquietante, io stesso l’ammetto in maniera disarmante, è che io pensai e penso a tutt’oggi la stessa cosa di costoro. Mentitori, impostori, vili e malfattori. Puttanieri e sfruttatori.

Sì, penso che furono, sono e saranno irrimediabilmente, eternamente persone malate di mente. Incurabili e irrecuperabili. Come dico io, nemmeno inculabili. Poiché, come detto, a me non piacciono manco per il cazzo. Questi qui si fottono da soli, fidatevi.

Ah ah.

Poiché, a mio avviso, non capiscono la realtà. Non la capirono, giammai la comprenderanno. Debbo solo, più che compatirli, biasimarli e disprezzarli per la loro abietta miseria morale, accettarli e comprenderli.

Poveretti.

Perlomeno, la maggioranza. Vivono di automatismi, cioè in modo meccanico, ragionando d’istinto o, al massimo, ripeto… per mero opportunismo, per volubilità ed estemporanee emozioni che, come un raptus momentaneo indomabile, fanno le cos(c)e senza pen(s)are. Senza meditare sulle conseguenze dei loro impulsivi gesti partoriti unicamente dai circostanziati istanti, appunto, figli di quel fugace, pericoloso, instabile istinto lor abrasivo, lurido e belluino.

In quell’attimo circoscritto, non so se conciso o circonciso, i loro gesti s’iscrivono e adempiono all’animalità delle loro viscerali, esecrabili passioni oscene non propriamente finissime, però finalizzate ad allettare la primitiva fame d’orgasmi, sessuali ma anche no… più miserrimi.

Agiscono per avarizia, per indolenza, per noia o addirittura per pigrizia. Sì, può apparire contradditorio il termine pigrizia se associato all’azione. Alle loro masturbazioni.

Non lo è. Le azioni di molta gente sono animalesche, dettate inconsciamente, soprattutto incoscientemente, da un innato spirito di conservazione, da un barbarico, sebbene imborghesito e apparentemente civilizzato, meccanismo di sopravvivenza atavico di natura scimmiesca, proteso ad aderenza di una volontà primaria, dunque da primati, fatta di repentini palpiti, di capricciose voglie assai fuggevoli di palpate e amplessi che svaniscono nel labile, impercettibile battito di ciglia che a sua volta, in un baleno, dopo il tintinnarsi ruggente, s’eclissa nella monotonia di un’esistenza già fuggente, già di mano sfuggita.

Appunto, giammai ca(r)pita nella sua vera essenza profonda come una pepita nel deserto delle loro aridità da uomini e donne scipite.

Sì, è per questo che molti miei coetanei sono tutti depressi cronici. E si scolano soltanto insipide bibite.

Esperirono già troppa vita porcellesca e ora precocemente si son condannati al supplizio delle nostalgie passatiste, ubicandosi nella calma omeostatica di emozioni placatesi, di umori collocati nel posto fisso della routine lavorativa delle loro giornate illimitatamente, ripetitivamente uguali a sé stesse. Trascinandosi nell’apatia mascherata da ruffianeria ove fingono di prodigarsi socialmente, prostrandosi ai buonismi più moralistici, semplicemente per non guardare allo specchio le anime dei loro spettri ambulanti già patiti, già nell’anima partiti.

Io chiamerei per loro un’ambulanza. Sono tutti matti ma non sanno di esserlo.

Aspettano il sabato sera per fare baldoria, poi si svegliano per immusonirsi nelle domeniche pomeriggio tediose, rattristandosi, prima di prendere sonno poiché consapevoli che da lunedì mattina, cioè il giorno dopo, la solita loro vita lavorativa, assai ipocrita e meschina, inevitabilmente si avvicina.

Sono la prole di questi padri rincoglioniti che educarono appunto tali lor figli debosciati e (de)generati all’etica della dignità maschilista, se parliamo di figli del cazzo col cazzo, di femminismi scassa-minchia se ci riferiamo a queste figlie che fanno tanto le fighe ma rompono solo le palle.

Ah ah.

Di mio, vado a ficcarmi in bocca un altro gelato.

 

di Stefano Falotico

Sono poliglotta, uso le lingue di tutto il mondo in ogni grotta in quanto lupus in fabula


21 May

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Senza però mai andare a mignotte.

Sì, son uomo da Accademia della Crusca. Più che altro da bruschetta. Siate stati troppo con me bruschi.

Io sono un acculturato nobilissimo e principesco che fui inculato in fallo, no, infatti in maniera impertinente e villana da voi che avete le ville ma, sappiate questo, non ci metto niente a ribaltarvi così come il filosofo Stefano Bonaga faceva con la sua ex Alba Parietti, una che un tempo, indubbiamente, era una bonazza, specializzata in scosciate e giochi linguistici in senso prettamente orale. Poco semantico del termine, bensì fantastico delle sue labbra rifatte.

Sì, la dovreste finire di fare i filosofi esistenzialisti. Coi vostri panegirici, ci girate sempre attorno. E mi riferisco anche a voi, donne che vi celate dietro parvenze virtuose da suore inviolabili ma io so che, nella clausura delle vostre menzogne, nelle vostre finte chiusure, siete delle monache di Monza quasi da denuncia alla pretura. Voi, false santarelline, siete una fregatura. E (s)fregate eccome soprattutto voi stesse.

Sì, nel totale buio ecclesiastico ma soprattutto morbosamente entusiastico, cioè vale a dire le vostre webcam segretissime, vi denudate senza vergogna in accesi calori silenti eppur assai roventi. Così, dopo una giornata di oneri e impellenze burocratiche molto frustranti, date libero sfogo in piena notte alla vostra intrinseca, connaturata, immutabile indole sputtanata, in particolar modo senza mutande, alla vostra impudica indole ruvida e bruciante. E vi date e donate smodatamente al divertimento più sconcio e brado dei vostri repellenti onanismi fetenti.

Roba che Sally Hawkins de La forma dell’acqua vi fa un baffo. Donne baffute a me sempre dispiaciute. Donne invece un po’ paffute, sì, aiutano il gonfiamento per stantuffarle.

Non più mi fotterete.

Sì, questi uomini e donne che si credono metafisici e fanno i fighi, nella virtualità dei loro amori in chat, ripudiano e impugnano tutte le pugnette che sparano durante la giornata.

Persino le donne più sexy, le donne che un tempo non avevano pudori a mostrarsi ignude, vogliono spacciarsi per donne elevate. Eh sì, si capisce. A queste piace elevare invero solamente quello che sappiamo.

Di(c)o, siamo uomini o caporali?

Voi volete e dovete venire al sodo. Dunque, i falli, no, i fatti sono sempre questi. Fate i sapientoni e i pensatori, in verità vi dico che non valete una beneamata minchia.

Parola di un uomo che si fa i cazzi suoi.

E malandrino occhieggia nell’intimità del suo lupo solitario. In quanto linguista finissimo, miei voyeuristi.

di Stefano Falotico

 A RAINY DAY IN BULAGNA, è uscito il trailer del nuovo film di Woody Allen


16 May

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Memorie del sottosuolo di un depresso cronico che guardò tutti i film di Woody

Caro amico,

ti scrivo per dirti che, secondo me, gli ultimi venti film di Allen sono delle grandissime stronzate.

So che sei occupato a corteggiare le tue Diane Keaton e le tue Mie Farrow per potermi dedicare tempo. Ma, appena loro ti denunceranno, soprattutto la seconda, per abusi sessuali, ricordati del movimento femminista del cazzo, il MeToo.

E capirai solo allora che non valeva la pena prendere questa decisione, questa delusione, bensì dedicare tempo alla mia metafisica riflessione.

La vita reale è stressante. Impazza oggigiorno la pornografia. Abbiamo siti come Blacked.com ove neri con membri BLACK+DECKER BDV090 Carica Batteria e Mantenitore di Carica, 6 V e 12 V, cioè che durano con queste bombe sexy un’ora di energia atomica, fanno sesso con Samantha Saint. Una che ha lo stesso sguardo di Scarlett Johansson ma è persa solo nella lost in translation di uomini che non conosceranno mai la malinconia di Bill Murray.

Horsemen come Jason Brown, Rob Piper, uomini che senza dubbio non hanno mai meditato al suicidio come Allen in Manhattan.

Loro, sì, non si sono mai sdraiati sul divano, registrando le cose per cui vale la pena di vivere. Citando Marlon Brando. Loro si son fatti registrare pene con donne stupende da Bulli e pupe.

Titolo del filmaccio: Le cosce per cui vale passare per King Kong.

Donne biondissime come Samantha, Brandi Love, Natalia Starr, Cherie DeVille, insomma uguali a Naomi Watts nel film sul gorillone di Peter Jackson. Solo di faccia però. Il resto è tutto rifatto e palestrato con proteine anabolizzanti.

Solo che, al posto di un amore puro da belle e la bestia, hanno scelto di essere ricordate come Cheeta.

Donne certamente fisicamente superiori a Mariangela Fantozzi per il Loris Batacchi/Andrea Roncato di nome Manuel Ferrara che non vive però in Romagna ma vive non facendo un cazzo da mattina a sera però facendosele tutte.

Mica come quel coglione di Ugo Fantozzi/Paolo Villaggio.

Certo, Manuel è uno che ha capito tutto.

Ah, perché pensare quando si può solo penare in quel senso lato? Sì, oggigiorno il Cinema di Woody Allen non lo guarda più nessuno. La gente si è svenduta, gli uomini al posto del cuore hanno un monolito, le donne non leggono più libri. Tanto hanno capito che basta rassodare i glutei per godersela.

Chi sono io? Il mio motto è uguale alla celeberrima massima onanistica di Woody:

non condannate la masturbazione. È fare del sesso con qualcuno che stimate veramente!

In questo mondo di polli e tacchine, di salsicciotti e cosciotti di galline, è meglio il mio wurstel anche alla Wudy. Sì, è uno schifo, guardate. Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene.

Era meglio se fossi rimasto vergine a vita. Almeno sarei passato per santo. Invece, se mi ammazzo, diranno che non gliel’ho fatta. Ah, certo, per farsi Samantha devi avere gli stessi soldi di Woody Allen.

Eh già, sono proprio un uomo che mille ne pensa e nessuna se ne fa. Ma se la tira con qualità.

Sì, il mio è un j’accuse imperioso contro la società, contro tutti.

Dal primo all’ultimo. E oserei dire senz’eccezione alcuna.

Sono misogino. Non mi sposerò mai. Quasi tutte le donne sono delle puttane.

Gli uomini, pure.johansson match pointmanhattan

 

di Stefano Falotico

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Non sono intollerante al lattosio o allergico al polline, ma mal tollero le vite penose di chi sceglie di stare assieme a qualcuno/a, ah, avrete solo pene


29 Nov

 

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Sì, io oso sempre controbattere i luoghi comuni. E l’Italia n’è pregna, incinta da secoli di oscurantismi ideologici difficilissimi da estirpare.

Dunque, sebbene ancora una volta mi creerò gigantesche antipatie e odi raccapriccianti, nonostante scatenerò moralismi ingordi della mia pelle e rischierò il linciaggio, ancorché sarò ancor più discriminato e incriminato per aver detto platealmente come la penso, benché mi attirerò le ire dei preti, delle persone sposate e piccolo borghesi, e malgrado sarò perseguitato sin sopra il K2 o sulle nevi del Kilimangiaro, ecco, la sparo con onestà (im)morale che lascerà basita la mentalità ottusa di questo nostro Belpaese legato a valori vetusti e a visioni assai ristrette della vita e anche della figa.

Siamo uccelli liberi! E voliamo alti. Senza cattivi aliti.

No, anni fa, quando decisi di avventurarmi, dopo vari esili, nuovamente nel mondo, la gente assai limitata s’illuse che avessi fatto giusto dietrofront rispetto alle mie scelte semi-eremitiche e autoerotiche molto radicali da me già intraprese in primissima adolescenza e che, come ogni comune mortale, nell’esperire i piaceri carnali e gioiosi del sesso, nello sperimentare nuove sensazioni emotive, affettive e perfino lavorative, sarei cresciuto da uomo “normale”.

Ebbene, a distanza oramai di un ventennio da questa mia avventata e tragica scelta di aver rinunciato alla mia virtù per voler omologarmi, squallidamente conforme, alle regole di massa, posso altresì affermare con estremo orgoglio, che le provocazioni, le pressioni psicologiche che balzanamente m’indussero estemporaneamente a distaccarmi dal mio stile di vita da auto-recluso, da auto-esclusosi, da uomo apparentemente chiuso e invece apertissimo d’idee nella mia libertà autarchica, solitaria e da fiero anacoreta, non sono servite proprio a un cazzo.

Se prima di questo miserabile avermi ributtato nella mischia e nel porcile, ero convinto che non sarei cambiato, se non simulando una finta giovialità di facciata, ora, dopo tante prese di coscienza maturate nel mio intatto animo turbato, asserisco vanagloriosamente che preferisco di gran lunga farmi le seghe e mandare a fanculo chi non rispetta la mia insindacabile, irreversibile, irriducibile scelta. Lo so, è una scelta molto invisa e osteggiata, attaccata e vilipesa ma, per quanto possiate schifarla, per quanto la sgradiate e infamiate, credo fermamente che sia la scelta giusta. L’unica possibile per come sono fatto. E voglio farmi.

Sì, anni fa, mi piovvero addosso sfrontate, vergognose reprimende atte a castrarmi e punirmi se quanto prima non mi fossi attenuto a una planimetria esistenziale ipocritamente (cor)retta. Rimproveri, castighi e ignominiosi insulti che si tacquero per un po’ perché, dando io a essi orrendamente retta, asservendomene come un bravo scolaro e come un eterosessuale accettabile, oscenamente rinnegando la mia natura innatamente ribelle, per compiacere tale fascistico affronto sconsiderato alla mia anima e alla mia non condivisa sessualità, m’instradai nell’apparente, pacato e noiosissimo perbenismo beota.

Al che incontrai una ragazza. E durò… anche miracolosamente troppo. Un an(n)o abbondante… la nostra sorta di relazione. Ma lei mi spazientì perché voleva sempre leccare il mio petto, anche qualcos’altro, e invece io avevo bisogno in quel momento di scaldarmi un uovo al tegamino.

Poi pure un’altra, la mia rovina totale. Che, per bonificare le mie sanissime aggressività, mi dava da leggere scemenze buoniste e mi stava facendo diventare fan di Riccardo Scamarcio! Perché mi voleva come lui, il ritratto del perfetto idiota. Dalla presenza macha, simpatico come il culo, uno con le palle.

Gli esiti di tale educazione malsana, come detto, furono nefasti, agghiaccianti.

Così, dopo mille e più crisi depressive, sono ancora abbonato a Celebrity Movie Archive e a Game Link, ove posso scaricare tutto il materiale “godibile” per cazzi miei che perseverano in un irredento atteggiamento masturbatorio verso questa vostra vita pornografica di carezze cretine, di culi su Instagram e pose esibizionistiche da animali allo zoo.

Sì, affermo e qui sottoscrivo, senz’alcun ripensamento, che è sempre meglio tirarsela… che recitar la parte di uno che, normalizzato e di sesso-successo, va in giro tirandosela.

A me fa alquanto ribrezzo il cosiddetto sesso reale. Mi ero già ampiamente espresso su questo. Perfino, esplicando e sbudellando ciò in altre sedi psichiatriche più attendibili di tal documento della mia anima. Che esigo venga messo agli atti, impuri e non.

Basta coi lavaggi del cervello e altre purificazioni del mio uccello.

Sì, ma come cazzo fate a sopportare per tutta la vita la stessa donna, gli stessi odori, le stesse puzze e scoregge, le stesse isterie, le stesse urla da matta?

Molto meglio il silenzio di una vita appartata che “lo” sa lungo…

 

Questa mia villania inaudita, questo mio profondo sgarbo impertinente, serva di lezione a chi mi parlò di amarezze.

Per me, nella solitudine, vi è solo dolcezza. Senza stress e, appunto, rotture di coglioni.

E, come dice Yul Brinner de I dieci comandamenti, così sia scritto e così sia fatto.

Adesso, vado a cucinarmi una bella faraona.

 

In fede,

Stefano Falotico

 

Harvey Weinstein, anziché “abusare”, perché non si è abbonato a Celebrity Movie Archive?


16 Oct

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Ora, questo mio scritto può essere visto in due modi. C’è chi, maligno e ipocrita, vi vedrà una “schifezza” di rara sconcezza, chi invece “denoterà” il mio umorismo figlio di una purezza mia innata tale che nessuno può imputarmi di andare a pute.

Hollywood, nome inglese composto da Holly & Benji? No, da holly, cioè agrifogli(o), e wood, cioè il bosco.

E Harvey era ben conscio di tutte queste addormentate nel bosco che sognavano la grande minchia. No, scusate Mecca. Tanto che, ricattandole, per quella ricotta, forse sedandole, drogandole e dunque addormentarle, voleva “inalberarlo”.

Ora, non inalberatevi, donne, per queste mie battute. Voi non siete delle battone, siate come me delle battutiste. Se volete sfondare, non recatevi da Harvey, lui è interessato principalmente allo “sfondamento”.

Harvey abusava tantissimo, tant’è vero che aveva costruito anche dei palazzi abusivi nel centro di New York. Insomma, voleva “piazzarsi” dappertutto senza autorizzazione, ma molto rizzamento.

Ecco, Harvey probabilmente sa(peva) che esiste un sito che l’avrebbe distratto da queste fighe di legno.

In cui poteva divertirsi senza incorrere nel fall(iment)o.

Un sito aggiornatissimo, sia mai, in perenne “evoluzione” per l’uomo scimmia. Ove ogni giorno vengono archiviati culi e tette di attrici famose (e anche no-n) con una precisione meticolosa da far invidia all’avveniristica biblioteca sesquipedale, da “perderci la testa”, di Blade Runner 2049. Insomma, se volete perdere i vostri testicoli, questo è il sito che fa al “cazzo” vostro. Donne di ogni forma e fattura, scaricabili affinché possiate “scaricarlo”. Non c’è bisogno di torrent, ma di una connessione veloce per la masturbazione lenta un po’ da ritardati, da godere comunque di “effetto” ritardante. Donne, insomma, “torreggianti”. Tutte da scorrere per “scorrimenti” che poi esploderanno in maniera “torrenziale”.

 

Dopo averle “selezionate”, potrete venire e, ben lieti di esservi sfogati, potrete danzare come degli scemi sulla canzone di Mario Venuti… ballare… ballare, oh oh!

Insomma, non voglio fare il maschilista, a differenza di Harvey, che tutte voleva farsi, e non sono sessista. Ma tutte queste donne che, dopo aver dato la passera, hanno ottenuto il lasciapassare, e ora lo denunciano, non hanno un cazzo da fare?

 

Sì, scherziamo su Harvey che amava il “tiramisù”. Insomma, Harvey avrà pensato: perché essere in gamba quando posso essere in tante gambe?

 

Di “mio”, sono sempre preoccupato che, per il caffè, sia finito lo zucchero… ho detto tutto.

di Stefano Falotico

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