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IL GLADIATORE II è un bel film? Analisi falotica


18 Nov

gladiatore 2 posterUn Falò imperiale, osé, no, os(iam)o dire, di pluralis maiestatis, magistrale, principesco e/o re(g)ale. Ragazzi, lasciate al Falò, no, al Fato e alla vostra forza combattiva la suprema libertà sacrosanta della vostra vita, forse in passato angariata e violata, e risorgerete in tal dura battaglia che è la vita nostra. Siate amletici, ovverosia dubbiosi, etici, moralmente giusti e risplenderete nello stellato firmanento da star(s) di Hollywood? No, semplicemente da stelle (ri)lucenti delle vostre anime sanamente rabbiose, guerrigliere e potenti. Un Falò magnifico, siamo e siate sinceri, dite il VER(b)O, non siate menzogneri ma ero(t)i(ci). Stoici e storici. Siate voi stessi, remoti da tutte le più stolte vanaglorie futili e brillerete di nuovo, rivivendo ex novo in forma smagliante e portentosa. Così sia scritto, così sia fatto. Abbandonate, talvolta, la falsa grandeur del Cinema mainstream e ad alto budget più presuntuoso e troppo retorico, datevi alla grandezza e amate questo film di Ridley Scott, grandissimo! Ah, Falò possiede e sa sfoderare, quando vuole, una notevole ars amandi e una superba ars oratoria! Comunque, ripeto, siamo vicini al capolavoro! Eh già, a dispetto delle mie peggiori aspettative, davvero poco rosee, questo è un sandalone, sì, ma anche un filmone! Avercene, miei porci, no, proci, no, prodi. Non siate più proni, non cedete ai ricatti dei padroni, non prostratevi dinanzi alle ingiustizie degli oppressori e degli haters, alias odiatori e/o detrattori che dir si voglia, la vostra mission di rinascita non è impossib(i)le, sarà forse inizialmente giudicata improbabile ma, dopo tanta fatica apparentemente improba, vincerete e otterrete la Glory!

Firmato il vostro principe di Danimarca o di Rom(a)e? No, Stefano Falotico. Redentore? No, scrittore, recensore, forse il vostro salvatore.

Cosa ne pen(s)ate di San(t)o Falò o di Francesco by Liliana Cavani?


26 Sep

Rourke San FranescoFrancesco Rourke Carter poster

Falò, new Modì, genius maudit & Art Collector as Al Pacino del film di J. DEPP. E Heather Graham?


28 Jun

heathergrahamfaloticofestivalvenezia0:01, incipit e calvizie incipiente. E il caldo è troppo hot, sì, il clima è eccessivamente caliente. Inizio, inoltre, con forti freddure, eh eh. 3:09, Al Pacino, presto nuovamente al lido, nei panni di Maurice Gangnat. 4:46, Peter Fonda. 5:50, Heather Graham. 6:58. Donna da (af)fresco? 7:23, Johnny Depp. 11:46, Bologna insanguinata – Il carnato di una città escoriata. Coming Soon, Il commissario Falò 4! 13:30, Lucy Russell. 16:18, Olivia Williams è, anzi, fu la versione bruna di Greta Scacchi. 18:34, Jerzy Skolimowski. 20:29, ah ah. 21:15, Nanni Moretti. 25:06, il richiamo della f… a? Via da Las Vegas, Vacanze in America ed Elisabeth Shue. 26:49. 27:19. 31:51, un Picasso originale.

Leonardo DiCaprio fu agli Uffizi, il Falò è giocondo in quanto anche La Gioconda! Ah ah!


20 Jun

Nel mondo, vi fu anche da Vinci. Voi, invece, cosa vinceste? Siete vinti, qualche volta avete vinto? Il Falò è un vincente? No, ma avvince.

dicaprio uffizi firenze

WONDERFUL LIFE – I miracoli esistono? Anche la forza dell’amore, della poesia, dello Sturm und Drang: fate della vostra vita un masterpiece! Evviva i pazzi come Hamlet!


24 Jul

amleto gibson

Vado in giro con fare a volte da tonto, spesso semplicemente sono iracondo. Meditabondo nel mio cogito ergo sum, poche volte invero godo nel/del coito del mio ego soffocato e sofferto che, soffrendo di disistima, non quaglia molto in termini di f… a e, per l’appunto, divengo cogitabondo ma voglio regalare ai comuni mortali un po’ di tenerezza, di godibile lietezza, riempiendo la mia donna di succosa prelibatezza.

Sono un uomo caldo che ama le freddure e qui ve le elargirò con saporita squisitezza del mio prendere la vita con filosofia, con stimabile savoirfaire encomiabile, folle e, al contempo, savio di fenomenale destrezza funambolica.

Il giusto abbigliamento crea nell’occhio altrui un attraente abbagliamento. Cioè, sì, ciò è innegabile e l’abito fa il monaco se uno appare come un monco. Molta gente comunque è bigotta e miope, non usa neanche il monocolo. Insomma, è mongola.

Dopo tanti miei auto-abbattimenti e inutili lamenti, giunse il tempo del fottuto godimento. E, dopo tanti miei patetici, esistenziali tormenti, dopo che più che altro fui dai bulli tormentato, risplendetti come il Sole a mezzogiorno anche se oggi, a Bologna, impazza una fortissima tormenta. E la gente, per proteggersi dalla pioggia scrosciante, è segregata in casa, vivendo da sola la loro (non) vivente sola e forse mangiando una sogliola.

Quando voglio sono un portento ma sinceramente, ecco, debbo esservi onesto, sono soventemente solo… parecchio scontento.

Di che rallegrarsi, difatti, v’è poco e quindi non merito la patente di porco. La vita mi fu parca e, in quegli anni miei di durissima depressione da Cinema bergmaniano, non mi svagai neppure nel parco.

Non mi concessi nessuna vacanza ma la mia anima non fu mai però davvero vacante. La coltivai e di sogni arricchii, volando sulle ali della fantasia per non ammettere a me stesso di soffrire soltanto di gravissima, pressoché incurabile melanconia.

Ma la vita mia non volò del tutto via, la riafferrai al volo malgrado avessi ricevuto molti pugni in faccia, sì, in volto. Ho scritto in volto, non in volo! Hai capito? Altrimenti, a te voleranno! Ti perdono. Sarà per la prossima volta.

Dopo tantissime batoste, dopo essere stato inviso, schiaffeggiato in viso solo perché proposi generosamente il mio “bel”, pulito faccino, dopo aver ricevuto millefoglie, no, mille torte in faccia, so ancora ammirare un roseo tramonto. In quanto sono romantico e non mi arrendo al primo colpo. Al millesimo, però, sì. Grazie al c… o, ti hanno spaccato pure il setto nasale e non riesci/o più a respirare.

Strozzato dagli aguzzini, non mi darò al pugilato per guadagnare du’ lire. Non m’indebiterò con gli strozzini e non mi lascerò mai più asfissiare nel cuore dagli uomini poveri d’animo. Ché fanno tanto, per l’appunto, gli estetisti e i moralizzatori etici delle vite altrui ma andrebbero, in modo poco amorevole, bensì amorale, sol che ripuliti e puniti come dei “bravi” bambini.

Combatterò come un dannato al fine di non mollare. Anche se, come tutti, a causa del fegato amaro, qualche volta verrò afflitto da flatulenza e, reagendo male dinanzi agli attacchi più volgari della gente pusillanime e sfrontata, sarò nuovamente aggressivo e a tutti ne mollerò tante. In quanto sono un lottatore anche se in passato mi diedero solamente la patente di sfigato. Non solo addirittura di iellato, eh già, bensì pure di iettatore. Che disdetta. Che disfida di Barletta! Mangiamoci una barretta!

Ma io gusto il mio caffè bollente e macchiato caldo in un tranquillo baretto, standomene isolato. Macché! Sono adesso ben accompagnato. Giammai barai ma la mia lei è più bella di ogni sexy barista. Lei adora la schiuma del cappuccino. Amò un uomo di Bari?

Sì, meglio i cappuccini ai finti monaci e alle foche mon(a)che.

Come una saetta fui dalla beltà più suprema ancora folgorato. E, innatamente illuminato e innamorato, ora ho ancora acciuffato la venustà dolce del tempo mio perduto che, nei baci cremosi e zuccherati dati con parsimonia alla mia lei stupenda e per voi inarrivabile, rende ogni mia giornata veramente deliziosa, sfarzosa e profumata.

Lei è adorabile ed adora che io non usi nessun profumo. Affinché, nudo e crudo, le emani il mio naturale odore anche se non sempre gradisce i miei disgustosi, repentini cambiamenti d’umore. Ma è il mio intoccabile, inviolabile amore!

Come fui io da iddio creato e da madre natura partorito, in verità da mia madre e basta, rimango un uomo puro che, nonostante tempo addietro fu(i) fanatico dell’onanismo ché credetti sarebbe stato per me imperituro, cioè fui un idolatra quasi “laringoiatra” degli atti impuri, penso/ai pure al mio sopravvenente, difficile futuro anche se non sempre cammino/i con aria sicura.

Sì, il cammino sarà ancora lungo ma intanto buttiamo della legna nel camino poiché stanotte desidero che io e la mia lei verremo… scaldati alla faccia di cazzo di tutte le fighe di legno. Il mio è di marmo.

Proteggerò il mio amore con la scure e non più cadrò nell’antro, oh sì, miei bei tenebrosi, della tristezza più oscura.

Sì, spesso la vita si rivela una fregatura. Cosicché non risulta sempre gustosa come un’ottima confettura.

La vince chi la dura anche se Umberto Bossi pensò che a vincere sarebbero stati i leghisti… ché ce l’hanno duro! Salvini invece perderà le prossime erezioni, no, elezioni. Allora, per lui bisognerà comprare solo molte salviette.

Silvia ama i tortelloni con burro e salvia mentre Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi amò soltanto il burro con la Schneider Maria. Giacomo Leopardi amò Silvia ma Silvia forse andò con uno co’ più soldi, cioè il Berlusconi Silvio di turno, sì, di quell’epoca tanto decantata quanto, come voi tutti, andata/i a puttane.

Scusate, ho scritto male. Volevo dire… come quasi tutte. Eh sì, ci sono anche le lesbiche e sono la maggioranza. Ah ah. Fidatevi, uomini di spirito. Ah ah.

Qui è tutta una ruffianata, tutta una leccata di culo per arrivare… non solo in quelle zone basse. Su questo statene sicuri. Avete sfondato! Siete dei mafiosi siculi! Andate con le lupe, usate anche la lupara!

Sì, perché tutti vogliono arrivare in alto e allora si prostituiscono, delinquono, non conoscono neppure l’italiana Lingua ma se ne sbattono… delle più sporche bassezze. Che schifezza! Insomma, diciamocela! Zucchero è un grande.

E io invece? Io sono quel che sono. Spesso non sono. In quanto Amleto e, se non la finisci di rompere i co… i, te meno! Carmelo Bene girò, non so se benissimo, Un Amleto di meno, io invece girerò la nuova versione dell’Amleto di Franco Zeffirelli. La mia lei mi ama in maniera disinteressata e gratuita. Vorrei darglielo, no, darle di più. Ma non ho i soldi per comprarle uno zaffiro. A voi ne darò quante ne vorrete. Botte a tutt’andare.

Ohibò, borbotto e do di matto! In quanto sono Mad Max come Mel Gibson, vera Arma letale di testa dura.

Morale: è uscito in Blu-ray il bellissimo Dragged Across Concrete. Acquistatelo e non rompete le palle!

Infine, ricordate: in questa vita siamo tutti impazziti. Nella prossima, non succederà. Anche perché di vita ce n’è una sola. Chi crede a dio è un povero idiota!

Dunque, godetevela fin in gola!

 

di Stefano Falotico

Blade Runner 2049, stiamo attenti a gridare al capolavoro


06 Oct

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Insomma, già alcuni critici nostrani si sono espressi a sfavore del film, reputandolo bello ma non paragonabile all’originale. E credo che mi accorderò a questi giudizi, sperando di non accodarmi quando andrò a vederlo. Perché, nel mio essere indubbiamente un replicante di ardita “sadness”, non amo la massa e le file. Se nessuno mi fila, io altre patatine infilzo. Buone da digerire, da piluccare, ah ah, vanno gustate croccanti, ardenti, per il piacere erotico non solo dei tuoi denti. Ma non mangiatele in sala, fate schifo, datevi all’ottima forchetta in casa. Non al cinema. Lì, potete “fornicare”. Ah ah. Ecco, sono preoccupato dal comportamento della Critica statunitense. Adesso, 2 film su 3 vengono incensati incessantemente di lodi e si urla al masterpiece con troppa facilità. Le cose sono due. O il Cinema è migliorato o, paradossalmente, il mondo è talmente peggiorato che appena esce qualcosa di decente pare insuperabile e mirabile. Opto per questa possibilità, e rivango nel passato alla ricerca delle cose che voi non potreste nemmeno immaginarvi. Quando il Cinema, più libero dall’industria di oggi, che pretende il marketing furbo e non vuole svelare gli spoiler come mossa pubblicitaria appunto per le masse, mi pareva più stimolante.

Le grida non mi son mai piaciute. E questo giubilo mi terrorizza. Sono impaurito dalle unanimità. Anche se, è parere “unanime” e non umano, che io sia un elemento destinato all’estinzione e le mie son lacrime che non si perderanno né fra la pioggia né nella neve. Essendo intangibile come un ologramma che va e viene, si vede e non si vede, appare e probabilmente svanisce, come una visione che non è memorabile come quella dello Scott. Vi siete scottati, ditelo!

di Stefano Falotico

La Critica americana esalta Nolan, ma ci sta, ne sa qualcosa?


21 Jul

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Basta farsi un salto su Rotten Tomatoes, per rendersi conto della media altamente “devastante”. Tutti d’accordo. Pare che Nolan abbia firmato il suo film più compiuto e bello, libero dai discutibili voli pindarici e cervellotici che hanno sin a ora contraddistinto la sua filmografia. Eppur io rimango perplesso e mi mantengo moderato. Non posso esprimermi sul giudizio, non avendolo visto, poi garantisco a tutti che manterrò la sufficiente onestà intellettuale per giudicarlo senza infingimenti e quei condizionamenti che adesso mi mantengono appunto sul chi va là. Un chi va là che forse riecheggerà una volta che il film avrò visto. Se ben scorriamo le critiche, ne troviamo però una ventina assolutamente negative. Quasi tutte quest’ultime concordano con quello che è il mio vago pensiero sul Nolan e il suo Cinema. Anche per questo film pare che Nolan non si sia smentito. Poco cuore e per niente umorismo. Al solito il suo modo di girare è elegante e sontuoso, conosce il mezzo fin troppo, ma pare che quando filmi non vi metta l’anima. Sarà vero? A fine, spero finissimo, Agosto per saperlo. Nel frattempo, elucubrate di congetture.

Beccatevi questa stroncatura!

 

 

di Stefano Falotico

“Mud”, il Trailer, Best Matthew McConaughey ever


28 Apr

Gran Torino – Night of the Hunter – Siamo soli io e te…


01 Nov

Una tenera paura serpeggiò d’impeti sull’eretta, impettita Giustizia, per voli di libertà intessuti nelle vene lucenti

Soleggiato, direi assolato, a rassodar le delinquenze “gioviali” d’una società “pudicissima”, pulita come i giochini psicologici di strafatti colmi e zeppi di neuroni fradici di sperma assai grigio nel “guazzabuglio e cianfrusaglie” cervello appannato, di “pallottole” tese e protervissime ai tendini e alle meningi delle altrui dignità. Da incenerir d’amene calunnie, “garbugli” e “impiccagioni”. E poi celar i reati nel “nascondiglio”. Porta che spaventa l’orrore agghiacciante dell’abominio perpetrato, reiterato e assai recidivo a costituirsi. Omicida e sacrilego. Immondo e molto “nobile”. Oh, appiccaron il fuoco d’intimidazioni, sventrando col piombo i vetri da infrangere e ledendo i civili confini, “recintando” le purezze, circuendole, inondandole di “goliardia” esplosiva d’ormoni un po’ troppo “bollenti”, a prender fiato dopo altre Lune “romanticissime” di bagorda combriccola da (ba)lordissimi. Davvero dei “baronetti”, tutti boriosi a saccheggiarsi a vicenda e a scheggiar le verginità e le “senili dolcezze” per ironizzar di “gaudio” davvero “fertilissimo”. Partorito da aberrazioni per abortire innocenze, a infangarle, deturparle di “turpiloquio” anche fisico, di violenza a “castigare” e creder di fuggire senza macchia, nel vigliacco “addio” dei convenevoli che prima stupraron e arsero di “cenette” assai “illibate”.

Ma i nodi vengon al pettine e anche i nani, ché la verità è corta di bugie, e i criminali non scorazzeran più tanto a zonzo insudiciando l’onore di chi ammonì la loro “superba” congrega di spaventapasseri, così “bravi” a spararle “grosse”. Che “palle”.

Un Uomo, pian pian, “carezzevolmente”… si avvicina nella casina dei malviventi, sta per aprir bocca ma vien subissato d’offese e altre “mortificazioni”.
Accenna a un gesto che gli costerà cara, carissima, la pelle.
Ma lo fa apposta. Per incastrarli.

Perché ricordate le parole dell‘Indio, uno così è meglio ammazzarlo subito anziché trovarselo in posizione orizzontale.
Uno così ti disintegra solo aggrottando la fronte e fissandoti negli occhi si a farti crollare.

Parola del Signore…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

      1. Per qualche dollaro in più (1965)
      2. Gli spietati (1992)
      3. Gran Torino (2008)
      4. La morte corre sul fiume (1955)

 

“Shining” – Recensione


21 Oct

Shining

La casa del fantasma fra le nevi d’un albergo maledetto



Grey luccicchii o Mr. Grady, “compassato cameriere” nella “vacanza” dai soliti incubi degli spettri di Jack Torrance, enigma “torreggiante” nell’orrorifica memoria “assopita” d’una labirintica mostruosità gelidamente “sepolta viva”.

Quale aberrazione si nasconde nella room 237? Red ascia del lupo affamato, macchiata di sangue “rabbonito” nell’identità celata d’un signore fin troppo ligio al dovere?

L’Incipit si (s)taglia delle sequenze “finali” del Blade Runner davvero “director’s cut”, “evirate” dai limiti imposti dalla produzione, qui inanellate negli stupefacenti, “lacustri”, ghiacciati panorami “floridi” d’un nightmare già “flemmaticamente” scandito di brivido denso, endemico, “corrucciato” nelle vertigini d’altopiani a planarvi foschi(a) nel bosco sperduto. Ove, come nitido bagliore d’“arredati” misteri, s’“inarca” l’Overlook Hotel, “nevralgia” d’ogni pericoloso esaurimento ne(r)voso, solido e granitico in mezzo alla grandine, alle piogge invernali, alla “valanga” terrificante d’una perversa mente lì lì a “squagliarsi”, a sgelare appunto l’orco ch’era scomparso.
Attività paranormali come scossa tellurica a svelar la visione, ad allucinarla d’occhi spaventati, tremolanti e rabbrividiti da lugubri riemersioni d’un assassinio che mangiò l’innocenza, divorandola nella “beatitudine” (ri)composta di Jack, del chi è Jack?
Un triste figuro da mattino con l’oro in bocca?

Jack Torrance, “inebriato” nel sobrio Jack Nicholson più “arricciato” di “controllo” mimico, scrittore fallito in cerca di “serenità” e di un lavoro tranquillo che possa “illuminarlo” dai “blocchi” dell’ispirazione smarrita.
Sostiene, di beffarda “irrisione” forse già rivelatrice, il classico, “incravattato” colloquio per l’“assunzione”. Per “assolversi?”.

Forse già la soluzione degli arcani? O dissolvenze, kubrickiane “maschere” eyes wide shut d’uno Stephen King “traslato” e qui livido di traslucida detection-“detentiva-intuitiva?”.

Jack vorrebbe farsi assumere come “guardiano” di un albergo, proprio l’Overlook.
Il direttore lo prende subito “in simpatia”, con tanto di firma (faustiana-nefasta?) al cont(r)atto.
Sì, prima d’apporre la “calce”, Jack è stato avvertito dalla “vocina” del direttore.

Il lavoro è “semplicissimo”. La “manutenzione” appunto di un albergo nei mesi di chiusura, cinque “tondi tondi”. Ma…, in questi cinque mesi, il clima “lassù” è rigidissimo e costringe all’isolamento perché tutte le strade (i collegamenti col Mondo esterno) sono “intasate” a causa, o per cagione (cacciatrice?), della “sventura termica”.
Anni fa, un altro signore con una situazione “identica”, accettò l’incarico, un “tale” Delbert Grady, che si trasferì nell’aspro eremitaggio con moglie e due figlie gemelle.
Ma, per colpa della solitudine, impazzì e massacrò la sua famiglia.

Jack, dapprima un po’ “impaurito” dal macabro “racconto dell’ orrore”, poi giovialmente “ridacchia” che, per quanto gli concerne, questa sorte è davvero poco avverabile. Si dichiara un Uomo stabilissimo, imperturbabile. Desidera solo “staccare un po’ la spina” dalle frenesie cittadine, sgombrare la mente dall’ansia asmatica dei turbinii chiassosi, solo perché possa riscaturire la “limpidezza” appannata del suo fervore creativo, momentaneamente spento. La “pace” d’una vita estemporaneamente lontana dalle “oculatezze” d’una “normale” esistenza, ché sarebbe facile a “distrarsi” per via degli “attriti” sociali, e la tranquillità potrebbe essere ciò che cerca per finire il suo romanzo “interrotto”.

Così, la famiglia Torrance va a vivere, appunto, all’Overlook.
Il figlio di Jack si chiama Danny. Danny è in effetti dotato dello shining, il sensitivo potere, dunque sesto senso, di vedere i “morti”, oppure è un bambino “disturbato?”.

No, forse Danny possiede davvero questo dono “speciale”.
A rivelarglielo è Mr. Halloran, il cuoco dell’albergo che, all’arrivo dei Torrance, fa i suoi “onori di casa”, “porgendo” a Torrance le “chiavi” delle “camere”… segretissime.
Mr. Halloran ha visto in Danny qualcosa che lo turba, lo spaventa. Ma Danny è un bambino, e deve essere protetto dal Male che si annida nei “nascondigli” del “castello”, ove potrebbe imbattersi in una vera “cella frigorifera”, scoprendo un mistero raccapricciante, che non va, per nessuna ragione, “sprigionato”…
Danny invece scorrazzerà liberamente, “abbandonato” a se stesso lungo i cunicoli della magione. E, inabissandosi col suo triciclo, dedalicamente “a zonzo”, riporterà alla Luce la fiaba, nerissima, di Charles Perrault, “Le Petit Poucet”.
Il nostro piccolo Danny trasmuta quindi in Pollicino nel gioco degli inganni e degli incastri.

Il resto è Storia consolidata del Cinema, “ossidata”, anzi… pelle e ossa.

Jack Torrance lo sa…
(Stefano Falotico)

 

 

 

 

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