Cammino, e le noie perlustrano il mio corpo che non si fa persuadere da un’umanità allegra, sì, ma pervasa da allegria mortifera. E malata di alterigia. E prendo sempre più coscienza che le mie clausure son l’unica mia possibilità di salvezza. E persevero nella solitudine più incendiaria, che agli altri rattrista e invece per me è fonte di sana creatività, di letiziosa ubiquità del mio animo oggi qui e domani di là. Senza fissa dimora, così come dovrebbe essere l’animo di ogni uomo non ancor contraffatto dagli imperiosi dettami di una società edonistica, avvilente, la stessa società tanto da quelli di sinistra osteggiata, poi costeggiata, lambita e infine tristemente assorbita, combattuta a parole ma poi accettata e alla quale hanno abdicato, tutto sommato, di buon cuore. Il loro è solo finto malumore. Perché non hanno fatto niente per cambiarla, anzi, son stati i primi ad abbracciarla, soffocati dalle loro limitatezze e dalla necessità egoistica, come tutti, di tirare a campare come possono. O meglio come vorrebbero, come bramano in astratte fantasie retoriche, e poi dalla quale non sfuggono e si son lasciati intrappolare per meri fini utilitaristici e i soliti, abominevoli, solipsistici lor patetici stili mentitori.
L’altra sera ho rivisto, nel tepore silente della mia anima giammai dormiente, Essi vivono. E l’ho recensito finemente.
E poi ho pensato. Ah, quanta gente ha strumentalizzato questo film. Sì, quando uno si sente incompreso, si sente emarginato, ecco che trova la sua valvola di sfogo in questo capolavoro. E si rannicchia nel pensarsi illuminato, e al che gli succede spaventosamente che, sempre in maniera solipsistica, vede il film a modo suo. Il film allora, nei suoi occhi ottenebrati da un pazzesco soggettivismo, diventa il manifesto delle sue rabbie mai sopite, per un po’ riassopitesi ma invero sempre dal profondo del suo inconscio scalcianti. Ma non posso prendere seriamente questo tipo di persona. Perché è un bugiardo, uno che lui stesso vive di mascherate e pagliacciate. E il messaggio del film gli serve quando gli fa comodo, appunto, per declamare e sbandierare valori sociali di solidarietà e di risveglio delle coscienze, salvo poi tradire questa visione, a livello formale e teorico perfetta, nella quotidiana realtà, ove come sempre si dimostra insensibile, vile, fascista e asservito al più pigro consumismo soprattutto delle sue scarse vedute e dell’ostinata, incurabile sua mentalità bigotta.
Poi, ci sono quelli, e non starò a dire chi, che pensano in effetti bene. È un film contro la schiavitù del pensiero, un grido di ribellione per emanciparsi da un sistema di cose fasullo improntato soltanto al piacere individuale, e un atto d’accusa filosofico sull’ebetudine di massa. E allora costui dice che il lavoro, così com’è inteso nella società occidentale capitalistica, non dà niente a livello umano, perché in una società equa dovremmo lavorare solo 1 ora al giorno e poi avere i mezzi per poter godere delle nostre passioni e interagire costruttivamente col prossimo, nel fiorire d’idee brillanti, libere da ogni condizionamento e ipocrita dogma o precetto.
Però lui lavora 8 ore al giorno, perché comunque senza soldi non può andare avanti, e quindi ha accettato il conformismo dell’adattamento imposto dall’alto. E quel che gli rimane sono chiacchiere da Festa dell’Unità, perché il suo stipendio ce l’ha ma fa discorsi di sinistra per ammantarsi di rispettabilità e farsi accettare per un uomo che propugna valori nobili quanto poi vuoti perché da lui stesso non applicati nel giornaliero suo vivere. Stolto ma che si copre dietro una parvenza colta…
Non c’è da stupirsi dunque se oggi abbiamo una gioventù d’idioti ove tutti si credono Marlon Brando e continuano a farsi shooting dei loro bel visini quando invece non sanno recitare neanche la letterina di Natale dei loro agghiaccianti buonismi “politicamente corretti”. Son tutti all’apparenza belli, inappuntabili, con addominali scolpiti e sorrisi raggianti, ma in verità son più imputriditi e marci dei vecchiacci di ottant’anni.
E in questa riflessione vi lascio. Non ho più tempo da perdere coi cretini.
di Stefano Falotico