Aforisma cult coniato oggi dal sottoscritto:
Molti ragazzi volevano prendermi a modello e modellarsi a me, adesso loro vanno con le modelle e io devo rimodellarmi.
Fratelli della congrega, cinti attorno a questo falò. So che negli scorsi giorni le vostre pelli, abbrustolite dall’erotismo di massa, hanno sofferto intensamente spasmi lancinanti.
Noi, uomini intellettuali, veniamo straziati e strangolati da questo macello ove sono però i maiali a scannarci e a schiacciarci come “malati”.
E siete stati bombardati dalla pubblicità malsana, subdola del Grande Fratello. Spettacolo indegno, oserei dire ignominioso attraverso il quale, però, noi uomini saggi possiamo misurare il livello d’imbecillità sociale, ahinoi, sempre impazzante. Così volgarmente imperante.
Sì, ancora esiste quest’obbrobrio, lo mandano in onda per rincitrullire le coscienze di un’Italia alla deriva ove la gente pensa che per diventare una star basti esibire una parlantina da coatti su capelli stirati dal barbiere alla moda con tanto di pizzo vintage che dà un tocco di sottile cafonaggine in più al già impresentabile pascolatore di pecore mal sbarbato. Un tosatore di pecoroni. E lui stesso s’acconcia in maniera sconcia.
Sì, siete uomini da promontorio dell’Argentario a cui il grande Bob De Niro di Cape Fear, sì, il promontorio della paura, avrebbe rinfacciato in totale franchezza la vostra farisea piacevolezza da quattro soldi, eh già, poco argentea, inveendovi contro come una furia pazzesca.
Sì, siamo invasi da piacioni, da piccioni merdosi, da piccini libidinosi, da bellocci col ciuccio, da ciucce che pensano solo a c… lo con le loro seduzioni morbose. Tristi e noiose. Appiccicose!
Siamo attorniati da bellimbusti che camminano tutti dritti e da palestrati coi viscidi mocassini lustrati lungo le strade degradate della caduta dell’impero occidentale. Tutti impettiti, ritti, sono solo dei rettili.
Uno schifo. Non sono un moralista, sono un oggettivista. Un’analista di questo mondo di fascisti, di statuine tanto belline a prima vista eppur pneumatiche più d’una gomma, peraltro bucata, della Michelin.
Sì, come l’omino della pubblicità di questa celeberrima marca di pneumatici, siete degli esaltati. Esseri gonfiabili, invero già dei palloni gonfiati, però altamente infiammabili. Perché il vostro cervello, da tempo immemorabile, ha perso le rotelle, macerato dall’edonistica tangenziale della vostra vita frivola e oscenamente sessuale nell’accezione sua più bruttamente carnale e triviale.
Insomma, siete degli animali dall’aspetto fisico persino aitante, esseri gioviali quando apparite superficialmente in questi selfie micidiali con tanto di falsissimi sorrisi stupidamente abissali. Da dementi.
Avete perso il buon gusto chissà in quale zona remota della vostra nascita non solo mai esistita bensì partorita da un aborto mal riuscito da cui, sfortunatamente, sopravviste e ahinoi usciste.
No, noi di questa congrega, non siamo matti né frustrati. Vogliamo soltanto, cari incoscienti e beoti, ammonirvi e ricordarvi che, procedendo così, secondo un calcolo di probabilità assai attendibile, farete la fine del Joker/Phoenix.
E anche del signor Philip André Rourke Jr, in arte Mickey.
Un uomo che un tempo era uno spettacolo vivente e ora ti chiede da mendicante:
– Come sto? Sto bene così?
E tu, per non infierire, lo accontenti come si fa coi deficienti e gli rispondi:
– Ti sono amico. Sai, Mickey, io amo essere sincero. Stai così così.
E lui:
– Cioè sono un cesso?
– No, abbastanza sì, però.
Insomma, amici, fratelli e sorelle, i fatti stanno proprio così. Eh sì.
Sì, dico a voi sorelle.
Da puberali, amaste Pretty Woman e sognaste di essere Julia Roberts di questo film. Ma come mai siete ora in questo convento?
E tu, ragazza che amasti Al di là dei sogni con Robin Williams, come mai ti trovi qui dopo che non sei riuscita a mantenerti neppure con la pensione d’invalidità?
Sì, questo è un grande asilo. Asini.
Solo io posso permettermi di essere Johnny il bello. Ah ah.
Voi no.
Perché sì.
Dunque, come Matt Dillon di Rumble Fish vado da mio fratello maggiore Motorcycle Boy e gli chiedo:
– Ehi, brother, ho ragione io?
Come si suol dire, chi tace acconsente.
di Stefano Falotico