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Sulle scalinate della nostra vi(t)a, il Falò delle vanità incontra Del Sorbo e partono soffici discussioni su Joker e sulle True Lies della società


31 Oct

true lies


Sì, questo video de La Repubblica è da avere e conservare in memoria dei posteri. Anzi, bisogna che salvi di fermo immagine la Joker al min. 0:54 perché secondo me vale il prezzo del biglietto.

Questa ragazza stupenda in minigonna è vivamente emozionante più del capolavoro di Todd Phillips, un film devastante.

E questa ragazza, diciamocelo, è indubbiamente arrapante.

Il mio amico Antonio, uomo dotto ed erudito che sbaglia la pronuncia di Joaquin Phoenix e secondo me anche la sua analisi del film suddetto, da lui ritenuto banale in più punti, però mi provoca e, come se io fossi Christopher Walken de La zona morta, ironizza sul mio cambiamento travolgente, così tanto stupefacente perfino per me stesso.

Poiché, dopo essermi da solo affogato e infognato in notti d’interminabile malessere esistenziale, in me è risorto un vulcanico ardore. Non siatemi esiziali, non fatemi altri danni. Datemi un altro anno e avrò più culo, fidatevi. La vita è questione di ani.

E ora assomiglio, a tratti, ad Al Pacino di Cruising. Un uomo affascinante che indossa una nera canottiera quasi sadomaso allineata alla mia corporatura sia atletica che taurina, intonata al bestiale carisma d’un menestrello che fluttua nella notte e, a differenza di Batman, non usa maschere di doppia personalità da psicopatico.

Il Falò entra nei caffè con aria disinvolta, è un uomo ammantato dalla sicumera del suo tormentato passato oscuro. Che, fra le tenebre dei suoi torpori, emana ero(t)ico calore, conservando però intatta la sua sessualità ambigua o forse la sua intonsa figura che, di primo acchito, potrebbe apparire addirittura  asessuata.

Un uomo che, col solo potere del battito cigliare, accende ogni donna in maniera amabile, ascendendovene di corpi cavernosi e robuste, calorose vene, sorbendosi le invidie di chi vorrebbe storpiarlo e nella cupezza perpetua obliarlo per sempre.

Poi, fa come Michael Beck di Warriors. Se la donna fa troppo la strafottente, la manda a fare in culo in modo poco galante ed irriverente.

Tanto questa è una che ascolta Arisa. Senza di me, può già prenotare il loculo al cimitero. Ah ah.

Il Falò cammina, sapendo il fatto suo, estrae dal taschino una sigaretta e canta lontano da ogni moda ma mettendo su i Modà.

A volte, i suoi modi sono scorbutici e burberi poiché, così come Al Pacino di Scent of a Woman, trascorse solitudini che non videro più lo splendore anche solo del suo ardimentoso cuore, figlie dell’incomprensione altrui, partorite malvagiamente dalle pseudo-adulte pressioni che lo vollero precocemente un comune troione.

Invece, il Falò non sa che farsene di un normale lavoro e dei vostri volgari sudori.

Egli naviga nell’interzona delle sue prelibate, fantasiose (dis)illusioni, mette pepe alle anime spente e insaporisce chi un cazzo capisce. Sfiorando i deficienti delicatamente, sa donare gioia e virtuoso amore non solo alle donne di bocca buona ma anche agli uomini di pregiato e incandescente, riscoperto valore.

Spesso racconta balle poiché, essendo poeta e romanziere, è giusto che esageri. Egli è circense, usa iperboli e, da trapezista, in questo mondo di squilibrati, usa il bilanciere non solo per rafforzare i suoi bicipiti ma anche per moderare gli uomini che si credono fighi ma hanno delle facce da pirla mai viste.

Sì, è vero che fu al Festival di Roma e che The Irishman è un capolavoro. Così come è vero tutto il resto. Cioè che, in mezzo alla platea, il Falò spiccò in mezzo a falsi intenditori di Cinema poiché il Falò non abbisogna di una squallida laurea per attestare la potenza del suo scibile tremendo.

Per l’appunto, non usa trucchetti e giammai imboccò facili scorciatoie. Ovvero, non comprò la stima altrui dietro un pezzo di carta. Pulitevi il culo coi vostri attestati.

E tu, donna facile, devi fare meno la complicata. Allora, deciditi. O sei facile o sei difficile. Non fare la troia, suvvia. Ah ah.

Egli è un uomo misterioso e libero come un uccello in volo.

Dai bigotti viene reputato un depravato, persino quasi un pervertito poiché mai si piegò ai farisei ricatti d’un sistema malato che, se sei nell’anima diverso, ti vuole omologato.

Se ne frega se sarà poco amato, boicottato, sgambettato, deriso e ancora umiliato.

È un uomo che non deve rendere conto a nessuno e non deve spogliare la sua anima per dimostrare se, la sera prima, consumò un coito o, a notte inoltrata, insonne si alzò dal letto per cucinarsi una cotoletta.

Il Falò incarna la dignità di colui che non lecca il culo al mondo per essere apprezzato, baciato, toccato oppure anche ancora più picchiato.

Agli uomini calpestati e complessati, feriti e anneriti, puniti e martoriati, dice loro di non assumere mai psicofarmaci perché, anziché migliorare, verranno solo ingannati e imboccati con sostanze atte a renderli compressi, repressi e fessi.

Il Falò è colui che ebbe il coraggio di sputtanare tutto il sistema ipocrita come nessun altro ed ebbe la forza di ribellarsi anche a sé stesso. A sé steso.

Joker è un capolavoro.

Ora, scusate, devo prepararmi per Halloween.

Farò il cretino, mascherandomi da Michael Myers per provocare una sexy Jamie Lee Curtis di turno.

Ah, quella è da una vita che si fa dei problemi.

Invece al buio, farò come Schwarzenegger di True Lies.

Lei si spoglierà ma poi mi scambierà per un maniaco e mi sbatterà… il telefono in faccia.

Insomma, sarà un’altra batosta.
Sono onestamente fottuto.
Ma è quello che volli, ho voluto e anche lei lo volle, insomma, ha voluto quello.

Ah ah.

Cosa voglio dalla vita?

Ho appena pre-ordinato il Blu-ray di Joker.

Per ora voglio questo. Poi non so che verrà, se verrà. Chissà che cazzo succederà.

 

di Stefano Falotico

Immagini pirandelliane della realtà, anche piramidali del Cinema


25 Sep

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Scusate se, essendo io “anomalo”, nel panorama odierno disserti delle maschere e dei vol(t)i con sfacciata (pres)unzione. Ma è un compito che debbo assolvere per ottenere, da parte di molta gente che mi denigra, una cosiddetta assoluzione.

Come già ribadito in più sedi, e questo pensiero sedimento in quanto essere possedente una mente non di demenza, in passato molto peccai. Ma credo che, al di là dei castighi “inflittimi” dalla religione e dalla mia “sacra regione”, peccherò ancora, in quanto come tutti gli umani piccante, no, volevo dire peccante.

Ecco, assisto impotente, pur non soffrendo d’impotenza, a Bob De Niro che, davanti a Obama, presidente tutt’ora in carica (e sua moglie è cara), ha recitato estratti di poeti afroamericani, recitandoli con un piglio da uomo imbolsito, di panza più che di creanza, lontano anni luce dal Max Cady che fu. Un pingue settantenne che ha sciorinato con poco ardire e molto di labbra salivare. Ma è Bob De Niro. La gente lo ammira estasiata e qualsiasi stronzata faccia lo applaude. Se così avesse recitato un “disadattato”, l’avremmo preso per coglione.

Questo per entrare pian piano, molto alla larga, nel mio discorso.

Uomo che son lontano dai cori, di mio cuore spesso remoto anche da sessuali corpi. Da anni, professo (inde)fesso, la volontà di essere libero. E scrivo libri. M’accorgo però che questo mio (pro)cesso d’intellettualizzazione sortisce l’effetto contrario. La gente mi tratta da persona “alta” e dimentica che ho anche (bi)sogno di scherzare, di “schizzare”, di esser ilare, giullare e d’ira talvolta sbandare. Essendo uomo e non macchina. Così, vengo “uni-dimensionato” in un’infinitesima parte di me “apparente”, ove Stefano è il dotto, il saggio, quasi uomo che, ieratico, indosserebbe bene il saio. In verità, possiedo solo un bonsai e so quel che (non) so. Per il mio compleanno, un caro amico s’è ricordato dei nostri glory days in cui, io mezzala e lui difensore “mezzo pollo”, giocavamo nel Lame Ancora, spadroneggiando di tiri micidiali e “palle” fra le mutande. Poi mutammo. Lui non so che lavoro svolga, io non svolto.

Eppure per me lui resta un difensore e io un semi-attaccante. E in quest’immagine di noi legata ai ricordi si fa il mio discorso. Viviamo di etichette appioppate al prossimo. E vediamo di lui quel che la nostra mente s’è costruita nel farsi l’idea di chi lui (non) è.

Molta gente pensa, ad esempio, che George Clooney sia un brav’uomo. A me ha dato sempre l’impressione di essere un ma(ia)le. Ma è un mio George, il suo Clooney è forse diverso sia dal brav’uomo che dal porco.

Detto questo, vi benedico e vado a vedermi Inter contro Bologna. Sperando di beccare la scommessa.

 

di Stefano Falotico

 

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