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RIFKIN’s FESTIVAL è poi così brutto come io stesso asserii, scherzandovi però sopra, e chi è in verità Woody Allen?
Be’, ieri scrissi una recensione decisamente sui generis sull’ultima opera cinematografica di Woody Allen. Alcuni addirittura pensano che sarà veramente the last opus di Allen. In quanto, dopo le ennesime accuse sessuali molto ridicole rivoltegli da femministe ipocrite, appoggiate peraltro dalla fedifraga, artisticamente parlando, Kate Winslet, non sono in pochi a credere fermamente che Allen sia arrivato alla frutta.
Malgrado i rimandi dovuti al Covid, Rifkin’s Festival è finalmente uscito. Ufficialmente doveva essere distribuito nei cinema nello scorso inverno, invero, ancora non è sui grandi schermi italiani. Esce giovedì prossimo ma se ne può già fruire della visione sub ita in streaming a ottima qualità audio-video.
Dunque, dopo i problemi riscontrati da Allen con Amazon, dopo i disagi insorti per colpa della pandemia dovuta al Coronavirus, sebbene i complottisti, fra cui il sottoscritto, pensino che i vari, severissimi lockdown siano stati creati ad hoc per fermare inopportunamente la nostra vita socio-economica e lavorativa, andrei qui fermato e non dire altro in merito?
Ebbene, prossimamente uscirà il mio libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid. Ma non voglio fare spoiler e vi sorprenderò, scioccherò, perturberò oppure disgusterò a tempo debito. Se mai sia, quando tale mio romanzo sarà in vendita, voleste per cortesia, gentilmente acquistarlo per salvarmi dai debiti occorsimi nel frattempo. Ah ah.
A scuola non ricevetti mai alcun debito in quanto me ne fregai altamente d’istituzionalizzare il mio sapere, ah ah.
Trascorsi gran parte dell’adolescenza nell’infanzia simile ad atmosfere oniriche paragonabili a Il posto delle fragole, dunque nella prematura senilità non abbisognante di maturarsi nella cazzata del cosiddetto diploma di maturità?
A un certo punto, essendo stato io ingiustamente paragonato al disertore Martin Sheen di Apocalypse Now, fui violentato psicologicamente da sedicenti educatori, invero persone assai maleducate, le quali credettero che io vivessi nel mondo delle fragole? No, delle favole. Comunque loro limonavano…
Ah, che Arancia meccanica!
Attentarono alla mia salute mentale, questi pazzi, poiché credettero che fossi un ignorante come Max Mazzotta/Enrico Fiabeschi del film Paz!
Chiariamoci molto bene, conosco a memoria Joseph Conrad, il capolavoro succitato di Coppola, Heart of Darkness di Nicolas Roeg con Tim Roth e John Malkovich, poche volte frequento la Conad, sono malato di mentine, sì, le caramelle balsamiche all’eucalipto(lo), devo prima o poi vedere Apocalypto di Mel Gibson, lessi molti fumetti e so benissimo chi è Igort. Quello di 5 è il numero perfetto.
Non fatemi perdere la pazienza e anche Andrea…
Comunque, ho visto pure Edge of Darkness di Martin Campbell con Gibson e Ray Winstone che sostituì Bob De Niro. Film da noi intitolato Fuori controllo, a proposito d’Ipotesi di complotto.
Uh uh. Avete mai visto, peraltro, Ransom di Ron Howard? Eh eh.
Sì, fui preso in ostaggio da persone che si spacciarono amanti di Woody Allen e della Nouvelle Vague e che, a prima vista, parevano uomini fighi come Jean-Paul Belmondo di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Appunto…
Spesso, nelle relazioni amicali e amorose, può innescarsi una fascinazione verso i criminali.
Poi, mi stufai come Jean Seberg ma furono loro a denunciare me poiché vollero insabbiare i loro reati e il loro sequestro di Persona alla Bergman?
Ecco, per capire queste mie precedenti righe, bisognerebbe aver vissuto il mio vissuto stesso, altrimenti considererete quanto da me vergato qualcosa di diagnosticabile come disturbo delirante paranoide.
Oppure, abbisognereste di cultura omaggiante i classici di Bergman, di Godard, di Truffaut e di Orson Welles? Ah, Rosebud di Quarto potere. Quel trauma… In effetti, ho sempre reputato la psichiatria una balla colossale. Uno psichiatra forense, infatti, desidererei che diagnosticasse le ragioni psichiche che indussero Federico Fellini a girare 8½. Non esistono, vero? Poiché l’arte non è materia da parcellizzare in trattati biochimici. Così come il fondoschiena di Polly Walker, in 8 donne e ½ di Peter Greenaway, è qualcosa per cui sarebbe uscito matto Jung/Fassbender di A Dangerous Method.
Sì, alle schizofreniche un po’ anoressiche come Keira Knightley/Sabina Spielrein, preferisco un’aspirina e un po’ più di carne felliniana, amante difatti delle donne alla Botero.
Sì, sono un protestante come Martin Lutero. Ho raggiunto il Nirvana? No, non mi piacque mai Kurt Cobain, nemmeno In Utero.
Amici, vi garantisco che vi furono tempi in cui fui scambiato per Mia Farrow de La rosa purpurea del Cairo, furono veri Radio Days impagabili.
In Rifkin’s Festival, Allen cita anche Claude Lelouch, marito da una vita di Alessandra Martines.
Sì, vi fu un tempo in cui la gente stupida pensò che io fossi Alessandra di Fantaghirò per la regia di Lamberto Bava.
Appena post-puberale, io vidi Alessandra in reggicalze che ballava alla tv e mi veniva… la bava.
Sì, sono un divoratore di caffeina e non frequento la cosiddetta crème de la crème. No, amo di più le cremerie e detesto gli arrivisti, gli esaltati cinici e le cretinerie. Sono uno sfigato come Jesse Eisenberg Café Society? Non è che fui già un genius come Lex Luthor, no, come Mark Zuckerberg?
Louis Garrel è davvero l’erede di Delon Alain, di Belmondo e di Vincent Cassel? A Laetitia Casta piace parecchio. Va be’, a Laetitia piacque anche Stefano Accorsi. Mi spiace per Stefano… di Veloce come il vento ma Irama è più figo. Il video musicale, sotto mostratovi, è un po’ commerciale ma spinge, eccome se spinge. Ah, mi deste precocemente del vecchio e il mare…
Chiariamoci molto bene, lupetti e furbetti. Io amo sia Ernest che Mariel Hemingway. E ho detto tutto… Alla pari di Woody Allen, Mariel mi piaceva anche quando era troppo giovane…
Era così scabroso farsi… dei film, poveri moralisti, su Tracy di Manhattan? Forse distorcevo tutto ma a me pareva Brooke Shields di Laguna blu. Onestamente, Allen è un genio e io sono Joaquin Phoenix di Irrational Man. Che vi devo dire? Molte donne pensarono di essere delle grandi attrici come Kate Winslet e invece, nonostante si laurearono, recitando le pappardelle a memoria durante le interrogazioni orali in stile Melanie Griffith di Celebrity, non sanno recitare neppure la loro sceneggiata patetica.
Altre sono come la Casta, cioè Gina Gershon. Non una castissima, diciamo. Forse castana? No, mora. Ah, le more, le fragoline, i limoni, i gelsomini e i bravi bambini. Gli uomini non sono niente. Pensano tutti di essere Marlon Brando ma di Woody Allen ve n’è uno solo? Eh no, due. O no? Ah ah. Comunque, sì, esistono due Woody Allen. Uno di questi è bello come Brando.
Sono un Cuore di tenebra. Insomma, sono un romantico tenebroso. Molti sostengono che io possieda una bella voce. Non lo so. Giudicate voi. E dire che, dalla nascita, faccio tutto da solo. Se avessi i milioni di dollari di Allen e uno studio non solo di registrazione, forse della Warner Bros. Comunque, a parte Irama, sono un cinefilo enorme. Avete mai visto Faccia di rame? Io sì. Scommetto che voi no.
I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio
Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.
Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film sci–fi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.
Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.
Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.
Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.
Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.
Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.
Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.
A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psyco–movie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.
Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.
Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.
Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.
Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.
La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…
Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.
Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.
Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?
In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.
Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.
Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.
Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.
E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.
A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.
Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.
Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.
E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?
Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.
Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.
Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.
Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.
A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.
Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.
di Stefano Falotico
JOKER non è un villain, è un uomo che si ribellò ai villani con la villa che lo vollero villico: lo sa Marlon Brando de L’isola perduta
Sì, chi non capisce il film Joker di Todd Phillips necessita, a mio avviso, immediatamente di un TSO, ovvero d’un trattamento sanitario obbligatorio.
Come ben sostenuto, seppur in forma generalista e pediatrica, cioè infantilmente, da Wikipedia, poco addentro comunque la faccenda, per TSO s’intende il trattamento sanitario obbligatorio, rehab!
Atto a ripristinare, dopo la psicosi, le normali funzioni cerebrali in linea, secondo l’antico proverbio latino mens sana in corpore sano, con una buona, fisiologica compensazione fisica.
Tale pratica medioevalistica, a tutt’oggi applicata coattamente a molte persone in modo brutale e cruento, disumano, psicologicamente violento e spesso in forma arbitrariamente oscurantistica, è ancora vigente in molti paesi sviluppati.
Sviluppati di che? Il paziente, infatti, indotto soventemente da forti eventi stressori, così come direbbe Anna Torv di Mindhunter, la quale usa esattamente il termine stressori, anziché stressanti, provocato in maniera quasi sempre ingiusta e incalzante dal bullismo, ahinoi, in vigore presso gli uomini che, fallacemente, si credono tori-vincitori, dunque vigorosi, di questo carro carnevalesco ch’è la vita nel suo acrimonioso scremare le persone tra falliti e arrivati (poi, chissà dove…), ecco… crolla a pezzi e diventa pazzo.
Nella maggior parte di questi casi incazzati, comunque umanissimi, la psichiatria interviene in modo, come sopra già specificato, da me qui evidenziato e assai sottolineato, erroneo.
Anzi, orrido.
Poiché, piuttosto che venir incontro alle esigenze della persona ammalatasi di fortissima depressione, ascoltandola con doviziosa premura, dunque aiutandola con delle sanitarie, sacrosante e sane cure, la seda con farmacologiche contenzioni. La incula!
Ché, anziché debellare il male interiore, lo accentua. Paradossalmente, punendo il paziente e reprimendolo potentemente persino con pesantissime, intramuscolari iniezioni.
Così (dis)facendo, la persona viene destrutturata e nient’affatto sanata. Non viene per niente salvata, bensì in molti casi addirittura internata.
Ecco, la gente che non capisce Joker è meglio che vada a mietere il grano e a coltivare le cicorie, preparando le uova.
È gente incolta ed economicamente, si fa per dire, emancipata. Che non è mai stata emarginata. O forse, ancora peggio, è gente sbandata, addirittura squattrinata, che si crede capace e invece non saprebbe girare non soltanto il filmino della prima comunione, bensì neppure decenti e presentabili stories su Instagram. Semmai, queste persone si riprendendono anche mentre mangiano la colazione dei campioni. Io direi, più che altro, dei coglioni.
Gente, difatti, che ha le palle e si dichiara fottutamente cazzuta, cazzo.
Non capisco come non si possa non capire Joker, (mal)trattandolo alla stregua del solito cinecomic.
Cristo, quest’atteggiamento snobistico e cinematograficamente aprioristico, è davvero tragicomico in modo illogico.
Joker è la storia di noi tutti persone normali e comuni mortali che, dinanzi a talune circostanze sbagliate, non sanno dove sbattere la testa. Sinceramente, detta come va detta, vorrebbero sbattersene una ma vengono… pure castrati nei testicoli.
Poiché, come sopra da me esplicitato, non trovano sostegno morale neppure fra le più veterane psicologhe. Donnacce immorali, brave solo a imbavagliarli nella demagogia più scontata, chiedendo loro se lavorino o se siano felici a portare gioia alla gente che stronca Joker.
Nessun ascolto, nessuno ascolta. Poiché la gente non sente e non sa auscultare il battito del cuore.
Preferisce refrigerare le anime in qualche diagnosi alla buona. Etichettandole come se fossimo bestie da soma esposte al mercato delle macellazioni. Somaroni!
Facili, sbrigative e convenienti, squallide, moralistiche retoriche e soprattutto stantie classificazioni retrograde.
Che purtroppo si stanno diffondendo a macchia d’olio nel pensiero comune più del coronavirus.
Un contagio fascistico che detta legge severa e intransigente contro la stessa gente che vota, poiché ignorante e facilmente suggestionabile, Salvini. Pensando oscenamente che si possa risolvere l’italica situazione penosa senza essere minimamente ponderati, pensosi, ponderosi e calorosi. Tanto da attuare vetusti coprifuoco pericolosi.
Joker è un capolavoro. E non è banale solipsismo denominarlo tale.
Immaginate, per esempio, quei poveri dementi del Liceo Classico, retaggio istituzionale da Altare della Patria più vicino al nazismo con la svastica.
Quei ragazzini spastici, ebefrenici, a volte pure incurabilmente epilettici e con gravi turbe psichiche, con problemi non solo nel piccolo loro cervello, i quali pensano furbescamente che basti tradurre un testo di greco per essere degli dei ellenici.
Si dice, orridamente, che il Classico forgi la corretta forma mentis.
Non diciamo puttanate, suvvia! Ci vorrebbe Al Pacino di Scent of a Woman che entri in queste aule di degenerati col lanciafiamme!
Ragazzini che non vanno scannati, no, non esageriamo ma la dovrebbero finire di chiamare sfigati coloro che non la pensano e pensino come loro e non si acco(r)dano, quindi, al loro programmatico, ignominioso e (in)dignitoso, filisteo (de)coro.
Conobbi molti disgraziati di questa stirpe di serpi velenose. Dei poveri diavoli che incontrarono San Michele, patrono delle folle, protettore di ogni fobia scagliata contro i lager psichiatrici, contro le foibe e le donne foche fintamente acculturate che fanno le fighe da maestrine della minchia.
In meridione, le definiscono sciammerie. Donne che si bardano dei loro titoli del cazzo per detronizzare chi, a differenza loro, non si prostituì al mercimonio.
Donnacce da manicomio! Ma sbattetele, forza. Ché sono pure frigide.
Invece, volete mettere il culo della pornoattrice Chanel Preston? Questo culo liscio, duro e al contempo morbido che ispira tenerezze e, di dolci carezze, te lo rende ritto più di Jessica Rizzo.
Sì, uomini cavallerizzi, basta con le sciammerie da teatrino dei nani. Basta con queste ipocrite sceme, con queste racchie scimmie.
Meglio gli onanismi. Ben vengano, tutti!
La masturbazione è condannata dalle donne. Woody Allen la adora.
Sì, guardate attentamente Woody. La faccia dello spermatozoo c’è tutta.
Masturbazione! C’è chi la pratica, nella sua intimità, non solo domestica, da cane Cujo alla Stephen King, cioè da quadrupede simile a un lupo mannaro, chi, senza troppi convenevoli (di)viene svenevole, pure svenendo, chi, morbidamente, se lo alliscia come se accarezzasse una gatta morta.
Ah, bella roba.
Chi, troppo arrapato, non fa in tempo neanche ad aprire la foto di una modella su Instagram che viene ancora prima di aver aperto non solo la virtuale potta-topa, bensì la sua patata, no, patta da da topo.
Per quanto mi cerniera, no, concerne… credo che siamo attorniati da zoccole.
Con estremo carisma, indosso il mio giubbotto di Drive e guido con una faccia da Ryan Gosling, cioè da culo, (ig)nobile. Con espressioni un po’ da autistico e un po’ da ottimo autista.
Anche oggi abbiamo sparato la stronzata serale.
Giornata dura, fratelli. Col mio editor, correggemmo il testo del mio nuovo libro. Impaginandolo in tutti i formati possibili e immaginabili.
Sì, come il grande Marlon Brando de L’isola perduta, anziché truccarmi da Joker, esco di casa con tanto di crema sul viso, bianchissima. Tutti sbiancano.
E spargo benedizioni alle bestie. Cioè a quasi tutta l’umanità che va col branco.
Così è.
Ora, qui al banco, mi serva non un prosciutto, bensì un White Russian asciutto.
Devo rifarmi la bocca.
E se mi va, dico, faccio pure pubblicamente un rutto.
Vorreste crocifiggermi e prescrivermi, per questo, un TSO?
Ma andate a dare via il culo, va’.
di Stefano Falotico
JOKER di TODD PHILLIPS con JOAQUIN PHOENIX – Dal 6 Febbraio di nuovo al cinema e in Blu-ray & Dvd, mamma mia che rinascenza questo Falò!
Sì, sono indubbiamente un personaggio rinascimentale. Se abitassi nella Firenze degli artisti cullati dal mecenate Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, sarei già celebrato come Leonardo Da Vinci.
Sì, più che altro come Paolo Bonacelli di Non ci resta che piangere. Ah ah.
Sì, come Massimo Troisi e Roberto Benigni del succitato film, credetti che avrei avuto una vita modesta, cioè bella che già fritta, invece finii a Frittole nel quasi 1500 del mio essermi rinnovato e, di colpo, ringiovanito come se avessi attraversato uno Stargate quadridimensionale.
Sì, la mia mente da James Spader, più che altro da ex Spider di Cronenberg, uh uh, mi permette questo ed altro. Di essere, cioè, l’incarnazione del Tempo ritrovato di Proust e di guidare una macchina su giubbotto di Drive alla Ryan Gosling futurista più di Miami Vice.
Sì, patii calvari interminabili, mi stressai talmente tanto da diventare perfino quasi calvo.
Ma non ne feci una tragicommedia come La cantatrice calva di Eugène Ionesco. Poiché, essendo per natura autoironico, essere falotico, quindi stravagante e burlesco, trasformai il mio Aspettando Godot, più che altro finalmente di godermela, ah, questa vita puttana che tutti noi fotte e che, lungo il cammino, presentò, presenta e ancora presenterà molte dure fregature, in una filosofia esistenziale mai come oggi così sicura.
Sì, da circa un anno a questa parte, dopo essermi inabissato nelle notti più melanconiche, diciamocela, tragicomiche e quasi da manicomio, mi ributtai nella mischia. Io sono un fan pure dell’ex pornostar Brooks Mischa.
Sì, il mio fu un culo pazzesco migliore di quello di Mischa. Più che altro di (s)figa mai vista. Ah ah.
Sin dalla prima adolescenza, professandomi io un uomo amante di Taxi Driver, estraniandomi dal troiaio generale dei miei coetanei straniti, drogati, frivoli e certamente dementi, fui scambiato per un disadattato alla Travis Bickle e per un mammone col complesso di Edipo come Rupert Pupkin di Re per una notte.
Ma rinacqui come O’ Sole mio. Ah ah.
Sì, dopo tanto tempo da God’s lonely man, cioè da uomo solo e poco solare, più che altro da metafisico come Solaris, anziché arrendermi e cantare a vita Uomini soli dei Pooh, decisi di diventare un dio delle città e dell’immensità. Ah ah.
Portando la mente a un livello superiore della realtà. Ih ih.
Sì, da Principe della notte della mia Gotham City del cazzo, dopo aver scarrozzato tanti pagliacci per anni in lungo e in largo per Bologna ed essere stato preso per un mezzo handicappato, disgraziato, super sfigato tutto scassato e pure rompi-cazzo, durante un viaggio a Roma, avvenuto nei primi mesi del 2003, compresi dall’alto dei cieli di essere un illuminato.
Rivissi, ritornando a Roma, in pochissimi istanti quei gaudi amorosi della mia giovinezza smarritasi nella tetraggine più tenebrosa.
Improvvisamente, come Bradley Cooper di Limitless, riacquisii la vista e anche, di conseguenza, la vita.
Chi mi frequentò, non credendo al mio mutamento tanto repentino quanto incredibile, quando io provai a spiegare quello che successe e cosa provai, mi diede ancora di più del cretino e del provato. Ah ah.
Ancora qualcuno mi tormenta e, come un gufo, intimamente gode col suo pipistrello, sperando che io mi lamenti in mezzo a tante altre tormente, no, a miei atavici tormenti.
Ah, questo è solo un teppistello, un coglioncello a cui avrei da raccontarne davanti a un bicchiere di vino per confrontarmi con lui in merito ai nostri stupidi, reciproci duelli.
Gli narrerei di come mi sverginai ma lui, ottuso, ancora una volta non mi crederebbe e, se gli dicessi di chi mi oggi mi corteggia, di maggiore gelosia nel suo animo invidioso a morte, eh sì, creperebbe.
Oppure, piacevolmente sconvolto, assieme a me riderebbe a crepapelle.
Poiché That’s Life e la vita, fratelli della congrega, è ancora purtroppo lunga.
Lo prenderemo in quel posto numerosissime altre volte, avverranno altre svolte e c’illumineremo di nuovo come una lampadina di Alessandro Volta. Lo daremo a chi ce la dà ma l’importante è che come dice James Woods (o fu De Niro?) in C’era una volta in America: noi siamo come il destino, chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!
Sì, non so quante volte morii in vita mia. Quando pensai che fosse finita, cazzo, almeno mi sarei messo l’anima in pace, dio mi bussò a tarda notte e mi ricordò di essere lui.
Domenica notte, Joaquin Phoenix vincerà l’Oscar.
Entrerà nel mito. Come Brando Lee de Il corvo, come Marlon Brando di Fronte del porto, come Robert De Niro di Toro scatenato e forse come qualcun altro…
di Stefano Falotico
Cambia il Cinema, cambiano le mode, cambiano i sex symbol, siamo passati da John Lennon a Norman Reedus, gli altri cambiano le ragazze, loro li cambiano, cioè li effeminano, io purtroppo non sono cambiato, presto morirò o forse mangerò una brioche
Che io mi ricordi, sono sempre stato un diverso. Un menefreghista assoluto del sesso reale.
A tredici anni, le ragazzine sceme, a scuola con me, andavano matte per gentaglia come Luke Perry e Jason Priestley di Beverly Hills 90210. Di lì a poco, sarebbe iniziata l’altra mega-puttanata di un’altra serie per pubescenti frustrati, corredata di cinquemila puntate, ovvero Melrose Place, epigono pure peggiore del capostipite e campionario di bellocci da mettere sul comodino e spolverare come Elisabeth Shue, la sorella di Andrew, uno dei protagonisti dell’appena menzionata, semi-adolescenziale cagata sesquipedale.
Sì, con la Shue serve un panno con l’alcol per disinfettarla dall’animalità che scatena, sì, è una gatta che fa le fusa e sa rendere gli uomini confusi. Sì, gli uomini sono dei cani, abbaiano. Infatti, vedendola, si allupano e sporcano di acari dopo aver insudiciato il fazzoletto, ululando.
Al fratello di Elisabeth, invece, come dicono a Bologna, servirebbe solo una ripassatina su quella testolina.
Sì, so che siete scioccati da quello che dico. Mica tanto. Chiedetelo a uno di Facebook che non avrebbe mai sospettato che un tipo apparentemente timido come, eh già, una settimana fa in piena notte lo fece sobbalzare quando in chat lo aggredii con una potenza vocale da orco. Sembrai il cantante Mario Biondi. Credo che, assalito in questo modo, il giorno dopo comunque, il malcapitato se ne sia fregato, mangiando nuovamente il Buondì.
Credo sia ancora traumatizzato ma guadagna parecchio col suo lavoro, quindi finché la sua panza andrà, non vi saranno psichiatri a incularlo a dovere.
È quello che si andò a cercare. Io sono uno che vuole vivere appartato, oramai lontano da tutti. Anzi, esco e incontro gente solo per sentirmi uno zombi come gli altri. Fa ridere? Sì, è un’umanità di morti viventi. Anzi, di scimmie. Parlano solo di chi s’inchiappetterà chi e dell’abito migliore da indossare per far sì che l’ingroppata sia dissimulata con più eleganza dietro un vestito di Armani.
E arriviamo dunque a Norman Reedus, divenuto famoso con The Walking Dead.
Norman Reedus è il classico esemplare di debosciato che, dopo aver lavorato con Carpenter per Cigarette Burns, è poi divenuto più scemo di quello che sospettai dopo averlo visto in The Boondock Saints.
A dire il vero, già in Dark Harbor (film che vidi solo per masturbarmi su Polly Walker quando mostra tutto il suo ambaradan nella scena in cui è sdraiata a letto con Alan Rickman), la sua voglia… di fare il Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi c’era già tutta.
Sì, come Marlon nel film di Bertolucci, il suo personaggio non ha nome ma è belloccio. E lui se la tira da ragazzo perso con pose da maudit. Più che altro da drogato e basta. Comunque, sempre meglio del marito di Laura Chiatti, Marco Bocci. Uno che mi fa girare le palle e va quanto prima bocciato prima che c’ammorbi con altre sue incursioni cinematografiche.
Pensasse piuttosto a dar da mangiare a Laura, ultimamente la vedo sciupata.
Dopo il suo cortometraggio improponibile, Incline al benessere: forse perde la salute cercandola, già orripilante a partire dal titolo, infatti, dopo salute ci voleva la virgola, fra pochi giorni il Bocci uscirà con la sua prima regia nel lungometraggio. Cioè col film A tor bella monaca non piove mai.
Ho detto tutto. Oggi, Marco fu ospite in tutte le radio nazionali. Ove, per l’appunto, pubblicizzò questo suo film coming soon. Aggiungendo:
– Mia moglie è figa ma, quando vado in giro, essendo pure io figo, le donne che incontro per strada mi chiedono di metterle incinte.
Secondo voi è presentabile uno spermatozoo del genere?
Mah, tornando invece a Norman, io a questo qui non darei nemmeno da recitare la parte di Franco, interpretata da Franchi Franco, in Ultimo tango a Zagarol.
Sì, in tale succitato film, Franchi riesce a emanare persino un fascino da Alain Delon nonostante sia uno zotico mai visto.
Reedus, invece, che adesso sta spopolando col videogioco Death Stranding, più che ad Alain Delon, assomiglia all’icona del beota finto-maledetto che piace tanto, per l’appunto, alle donne di ogni età.
Sì, se uno piace a molte donne, non è bello. La maggior parte delle donne sono ritardate.
Reedus piace alle meridionali da cognomi come Sorrentino, Bertacci, Berarda, Bernalda, a nordiste con cognomi come Messaggino, Massaggiata, sì, non conoscete Susanna Massaggiata, famosa personal trainer che tutti li assaggia grazie all’edonismo palestrato del suo culo sempre a novanta che ama, col movimento basculante delle natiche, servirvi la frittata?
Sapete che i piedi di Norman puzzano? Che forse puzzano più di quelli di John Lennon? Un altro che fece impazzire migliaia di donne negli anni sessanta, cantando canzoni più mielose di quelle del Coro dell’Antoniano.
No, non ebbi e non ho nulla a che spartire con l’umanità.
Pensate che a me fa pure schifo Diane Kruger. Cioè la moglie di Reedus. Voi dite che è bona.
Che cazzo volete dire con bona? Ma smettetela. Bona è la marmellata, una donna al massimo può fare le torte di mele…
Queste, sì, che fanno leccare i baffi. La Kruger, secondo me, dovrebbe mettersi assieme a Freddy Krueger.
Un uomo che saprebbe bene come servirle lo strudel.
Io sono un tipo da Clint Eastwood. Con la differenza che Eastwood scopava molto, io dopo le prime volte, capii che la mia scelta d’isolarmi, già a tredici anni, fu quella giusta.
La ragazza che mi fotté pure la follia che sempre mi contraddistinse, cazzo, ci rimase malissimo dopo che le sparai nel grilletto il mio Ispettore Callaghan.
Poi, qualcuno mi disse che impazzii dopo aver fatto sesso perché lei non era adatta a me. E mi persuase a trovarne un’altra.
Sì, di pazzia in pazze e vai di foll(i)a.
La trovai.
Abbiamo visto i risultati.
Ricoveri psichiatrici, sedazioni, psicofarmaci, cinquemila libri da me partoriti e la freddezza che ho oggi.
Pari, appunto, a quella di Clint, specialista delle freddure. Lui le spara di brutto.
Sì, una donna viene da me e, peraltro, vorrebbe venire con me:
– Sai, sei bello.
– No, non lo so e non lo sono. Tu, comunque, non avrai il mio pisello. Vai adesso a cucinare pasta e piselli.
– Sei un fallito e un coglione!
– Sì, ora però vai anche a preparare la besciamella.
Al che, se uno solo mi fa una smorfia, divento Bob De Niro di The Irishman.
Sento dire che Joker sia un film puerile. Puerile sarà quella zoccoletta di vostra sorella.
Joker è un capolavoro. Se lo considerate puerile è perché vi piace la fighella e venirle bene nel buco come una cremosa ciambella. Sì, è così. Non è altrimenti spiegabile. Sì, la figa o il cazzo, se siete donne, appartengono alla stimolazione dello stimolo vitale. Quindi, in teoria, anche se non ne disponete, v’illudete che potrete avere in futuro dei carnali godimenti poiché in voi c’è l’Eros. Ovvero lo slancio e la passionalità che spinge…
Io amo il Thanatos. Come Fleck, ho solo pensieri negativi. Infatti, mi piace dire la verità alle persone. Uno, per esempio, mi contatta e mi dice:
– Sono felice, ho trovato l’altra mia metà.
E io:
– Sì, mi fa piacere. Sì, sono sincero. Pensa però che lei potrebbe morire di Cancro e la tua felicità finirà per sempre.
– Perché dici questo?
– Potrebbe accadere. Oppure, lui o lei farete un incidente mortale e rimarrete invalid(ati) a vita. Tu l’ameresti anche sulla sedia a rotelle? Lei ti amerebbe se non avessi più il tuo faccino da culo?
– Sei un mostro.
– No, sono realista.
In verità, Arthur Fleck altri non è che Tom Stall di A History of Violence.
Buono e caro finché non lo aggrediscono. Poi, dall’inconscio (prima lezione di psichiatria), ritorna la furia sedata dall’ipocrisia. Perché Tom Stall è cattivo, lo è sempre stato, anzi, è qualcosa di disumano e terrificante.
Adesso, per piacere, voglio gustare un cornetto alla crema.
Quello che gustò, fra l’altro, in maniera fragrante, tua moglie ieri sera ma non con te…
Nemmeno con me.
Ve l’ho detto. Alle dolcezze, preferisco le scemenze.
Qui sotto, potete ammirare Marilyn Manson col bambagione di cui v’ho parlato nelle righe precedenti.
Il mondo è cambiato.
Un tempo, questi due sarebbero stati internati a Shutter Island, adesso se lo danno pure a vicenda.
Non so se anche a Vicenza.
Questo mio scritto è disgustoso?
Ah sì?
Vi accontento, subito, ora regredisco al vostro livello, ecco una poesia migliore di quelle di Ugo Foscolo:
i fiori sbocciarono nel mattino ove la rugiada si rifletté nei tuoi occhi di giada e tu, quando calerà il tramonto, sognerai speranzosa come Rossella O’Hara ma ricorderai che tuo marito, ieri notte, scopò Yara e dunque, via col vento, stanotte per te, oh, dolce amata cornificata e dunque resa nell’anima amara, prevedo un’altra insonnia pesante, eh sì, mia cara. Ti alzerai dal letto in maniera leggiadra, ti recherai in cucina ove leccherai tutta la cioccolata e canterai sottovoce, sin a luce del giorno inoltrata, Albachiara.
Sì, diciamocela. Che cazzo campo a fare?
Rispetto a me, siete dei poeti. Sì, della minchia e dello sticchio.
di Stefano Falotico
MOTHERLESS BROOKLYN di e con Edward Norton – TRAILER REACTION: guardate che charisma jokeriano, brandiano, oserei dire deniriano, deppiano, appunto nortoniano
Sì, si nota che sono particolarmente in forma?
Abbastanza, no?
Il prossimo 13 Settembre compirò quarant’anni. Ma dove?
Ho un viso diabolicamente angelico, sì, non ho età.
Per anni, a causa della superficialità altrui, fui scambiato per un ragazzo semplice, cioè elementare.
Molti invece, oggi come oggi, sono convinti che io sia un personaggio non solo monumentale, bensì elementale.
Sì, la mia vita è stata talmente assurda, rocambolesca, grottesca, imprevedibile e inaspettata che nessuno si riesce a spiegare come sia possibile che io possegga un viso così delicato, un viso che induce a lievi baci e poi a un crescendo rossiniano di amori vigorosi e irrefrenabili.
Sì, so che molti di voi sono invidiosi e mi addebitano patologie mentali abbruttenti e invalidanti come la sindrome di Tourette della quale soffre Norton in questo film.
Ma vi va sempre male.
Io assolvo ogni vostra malignità, volando nell’aldilà. Soprattutto amando un’altra ragazza al settimo cielo con estrema qualità e in particolar modo in quantità.
Sì, sono insaziabile. Le ragazze devono chiedermi di fermarmi perché altrimenti finirebbero al reparto di rianimazione. Da non confondere con l’animazione.
Sì, sono conigliesco come Roger Rabbit per ogni Jessica in carne e ossa di puro, potentissimo live action.
Sì, malgrado le batoste devastanti, la malinconia iper-pesante, i miei trascorsi disagi inauditi e sesquipedali, riesco a conservare un carisma pari a quello di Johnny Depp, di Joaquin Phoenxi, di Robert De Niro, di Marlon Brando, di Al Pacino e, appunto, di Edward Norton.
Sta succedendo il finimondo.
Su Instagram, ho delle fan giovanissime. Mi chiedono d’incontrarle ma, se le incontrassi e accadesse quello che sapete, i loro padri mi verrebbero a cercare anche in capo al mondo.
Nel frattempo, in queste giornate super frenetiche, sembro Ray Liotta nel pre-finale di Quei bravi ragazzi.
Tutto sudato, devo districarmi fra mille impegni. Sì, mia madre s’è assentata e devo prepararmi da solo le polpette al sugo, dieci amici su Facebook mi chiedono dei favori, un altro mi chiede una recensione, l’albergo presso cui ho prenotato per il Festival di Venezia mi bombarda di messaggi su WhatsApp, chiedendomi continuamente a che ora arriverò.
– Le ho detto il 27.
– Falotico, sì. Ma il 27 quando? A che ora, a che minuto? Di mattina o nel pomeriggio?
– Forse il pomeriggio. Anzi no, prima di mezzogiorno.
– A chi devo chiedere, scusi? Il 27 è martedì, mancano pochissimi giorni.
– Sì, ma devo anche andare a ritirare l’accredito stampa al Palazzo del Casinò. Mi hanno comunicato gli orari in cui posso ritirarlo. Ma sa com’è. Ci sarà una fila pazzesca. Se riesco a sbrigarmi, le ripeto, entro mezzogiorno. Però, devo anche pranzare.
Facciamo alle 14. Anzi, no. Non lo so. Le faccio sapere domani.
Che casino!
Per fortuna, il mio talento e la mia calma olimpica, come no, da Ed Norton… mi mantengono sempre al top.
Lo sapevate? L’avreste mai detto? Edward Norton è laureato in Storia e Cultura Orientale.
Sì, è un filosofo zen. Come me.
Come no?
Un mio amico del cazzo cerca però di demoralizzarmi:
– Stefano, tu ti fai troppi film, sai?
– Tu invece non ti fai né troppi film né qualcos’altro.