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Al Pacino vs De Filippi Maria


16 Apr

Quest’attore “scarmigliato”, capelli danzanti su tintura corvina a tocchi alteri di brizzolata ingordigia, (s)composto nella “senilità” arzilla, brillo e ridente, occhi penetranti d’un colorito “emaciato” in voglia ancor strafottente, viene “imboccato” dal microfono della De Filippi per parole a mille volt, addensando il suo cremisi gusto affamato nell’infrangere la medietà conforme della piccola borghesia tricolore ancor ancorata a faide infantili e a troiette “adulte” di “trucchi”

Alfredo strappa la “voce” a Maria, donnicciola “costanziata” previo raccomandazione per un programmino a base di “cultura giovanile” stantia, irregimentata nel canale “privato” dei destrorsi “ambiziosi”, lobotomizzati sulle onde grezze, catodiche “rilassatezze”, “nutrizione” di pance “esaltate” nel più bieco capitalismo annodato ai “valori” della nostra Nazione “unita”, forse amputata già di secessionismo fin da quando Garibaldi fraintese Mazzini per “saldare” solo la discrepanza fra il Sud di ribellioni e il Nord ludro, inflessione “dialettale” a (de)finire le carogne “salite”, grazie al sale sulle “strade”, nel “potere” esecrabilissimo da scannar’.

Intervista:

– Lei, signor Pacino, leggo qui… nella sua biografia, d’adolescente si “prostituì” per “pecunia”. Il denaro non ha odore”… del sesso da carne “in scatola” intessuta per mercificare la carriera gloriosa da bacheca?
– Più volte, senza le “mie vergogne”, “tirai” questa storia “peccaminosa”. Ma non ha macchiato la mia flmografia, solo le “fibre” della puttana che mi “manteneva”.
– Era così disperato tanto da vendere il suo corpo per quattro spiccioli?
– No, meno “affranto” di “lei”, signora De Filippi che, per ottenere la prima “serata”, ha corrotto Maurizio, tradendolo “a man bassa” ma “rispettando” l’anello nuziale dietro delle scopate Viagra nella “Sottovoce” alla Marzullo. Sottane!
Dico “male?”. Ho messo il dito fra moglie e “marito?”.
– Scusi, credo di non aver sentito bene. Come ha detto, prego?
– Non amo le preghiere. Consolano la plebe quando il cazzo è troppo “tenuta stagna”.
– Signor Pacino! Si moderi! Ci stanno guardando famiglie intere.
– Ah sì? Davvero? A quanto am-monta l’audience dei coglioni?
– Otteniamo un gradito, enorme share.
– “Ottimo”. Preferirò sempre Sarkisian LaPierre.
– Chi è? Una P.R.?
– Intesa in senso lato, potremmo dire “Sì”.
Invero, il suo nome d’“arte” è Cher. “Attrice-cantante” soprattutto di tanti maschi nelle sue mutande. “Quella” è peggiore di lei. Ha una “concorrente” che può (s)batterla quando “vuole”, a “uso e consumo”, sa?
– Pacino! Ora basta! Altrimenti, blocchiamo la registrazione e la rispediamo a Los Angeles. Reciti con De Palma ma non sconfini di battute scarface.
– Lei con chi crede di parlare?
– Faccia silenzio! Si limiti a un faccia a faccia.
– Invece, che venga (o)messo a Verbale. Carta canta. Scripta manent! Tutti “in alto!”.

Io non ho ancora finito! Entrando qua dentro, ho sentito queste parole: «la culla della leadership». Be’, quando il supporto si rompe, cade a pezzi la culla, e qua è già caduta, è già caduta. Fabbricanti di uomini, creatori di leader, state attenti al genere di leader che producete qua. Io non so se il silenzio di Charlie in questa sede sia giusto o sbagliato, non sono giudice né giurato, ma vi dico una cosa: quest’uomo non venderà mai nessuno per comprarsi un futuro! E questa, amici miei, si chiama onestà, si chiama coraggio, e cioè quelle cose di cui un leader dovrebbe essere fatto. Io mi sono trovato spesso a un bivio nella mia vita; io ho sempre saputo qual era la direzione giusta, senza incertezze sapevo qual era, ma non l’ho mai presa, mai. E sapete perché? Era troppo duro imboccarla. Questo succede a Charlie: è giunto a un bivio e ha scelto una strada, ed è quella giusta: è una strada fatta di princìpi, che formano il carattere. Lasciatelo continuare nel suo viaggio. Voi adesso avete il futuro di questo ragazzo nelle vostre mani, è un futuro prezioso, potete credermi. Non lo distruggete. Proteggetelo, abbracciatelo. È una cosa di cui un giorno andrete fieri, molto fieri.

L’è piaciuta la sparata?

– Pacino! Chi sarebbe Charlie?
– Charlie è uno che non ha niente da spartire con quest’ambientino di morti di fame e di fighelle.
Charlie è uno che ha scelto di vivere senza sputtanarsi con amorucoli e Alessandra Amoroso!
Mie facce “toste!”.

Cazzo! Put… la Madonna che, comunque, era omonima al suo nome di “Battesimo”.

In quest’Italia, prima c’era uno che ve le “suonava”, Fabrizio De André.
Adesso, chi c’è? Scanu Valerio, un ebete che vedrei bene con la zappa assieme a Cremonini Cesare.
Cremoni! Dico a te! Guardami nelle “palle”… degli occhi! Ti sto fissando dallo schermo, scemo!
Tu e le tue stelle di Broadway! Io ho recitato Shakespare in quel Teatro, e quest’anno la versione di Americani! In platea, le donne non sono delle isteriche piagnucolose bimbe a cui “regali” le tue “perle!”. Porco!

– Pacino! Io le tolgo la parola! Ora sta esagerando!
– “Glielo faccio vedere” io che cosa vuol dire esagerare! Lei non sa che cosa divento quando esagero, De Filippi! “Glielo farei vedere”, ma sono troppo vecchio, troppo stanco, e anche troppo cieco! E se fossi l’uomo che ero cinque anni fa, oh, io verrei col lanciafiamme in quest’aiuola!
– A che sta alludendo, Al?
– Al lupo, al lupo!

Qui, state “educando” una massa d’imbecilli. Arriveranno a quarant’anni in giacchettina e fiocchettino, con un lavoretto da impiegatucci col cappuccino, la Domenica “sportiva” e Ilaria D’Amico per la masturbazione “indiscreta” sulle cosce-reggipetto di un’altra che leggerà Fabio Volo, versione “femminile” per l’“uomo” Gillette. Sì, Fabio è un panettiere del “lievito di birra” buonista, il Paulo Coelho dei miei “stivali”.

Io sono uno che va una Donna, “estrae” il suo Lucio a tal “lucciola”, e la illumina di Luce!

Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi
le tue calzette rosse
e l’innocenza sulle gote tue
due arance ancor più rosse
e la cantina buia dove noi
respiravamo piano
e le tue corse, l’eco dei tuoi no, oh no
mi stai facendo paura.
Dove sei stata cos’hai fatto mai?
Una donna, donna dimmi
cosa vuol dir sono una donna ormai.
Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai
per diventar quel che sei
che importa tanto tu non me lo dirai, purtroppo.
Ma ti ricordi l’acqua verde e noi
le rocce, bianco il fondo
di che colore sono gli occhi tuoi
se me lo chiedi non rispondo.
O mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me
o mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me.
Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi
noi due distesi all’ombra
un fiore in bocca può servire, sai
più allegro tutto sembra
e d’improvviso quel silenzio fra noi
e quel tuo sguardo strano
ti cade il fiore dalla bocca e poi
oh no, ferma, ti prego, la mano.
Dove sei stata cos’hai fatto mai?
Una donna, donna, donna dimmi
cosa vuol dir sono una donna ormai.
Io non conosco quel sorriso sicuro che hai
non so chi sei, non so più chi sei
mi fai paura oramai, purtroppo.
Ma ti ricordi le onde grandi e noi
gli spruzzi e le tue risa
cos’è rimasto in fondo agli occhi tuoi
la fiamma è spenta o è accesa?
O mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me
o mare nero, o mare nero, o mare ne…
tu eri chiaro e trasparente come me.
Il Sole quando sorge, sorge piano e poi
la luce si diffonde tutto intorno a noi
le ombre e i fantasmi della notte sono alberi
e cespugli ancora in fiore
sono gli occhi di una donna
ancora piena d’amore…

Quindi, le “strappo” gli stivaletti e le entro di “Emozioni”.

Maria, vaffanculo!

Da tale “sfogo” paciniano, deduco il mio wolf nei frontali, assolutamente irriguardosi, e lo ribadirò in ogni sede opportuna, ri-volti a una famiglia di cannibali avvoltoi, conciati per le feste in tribunali luoghi ove già genuflessi piansero di “cordogli” e altre invettive. La lezione del “servo”, stanco d’esser servile, non servì e quindi su mie invenzioni spiccate saran fracassati-spaccati, come il frassino spezzato “armoniosamente” da un furibondo e lanceolato sparo mirato nel buio della loro demenza!

Mi chiamano a testimoniare in merito al delitto aberrante che “certosini” chirurghi della borghesia opulente bolognese, di nascita anchilosata a ire “tenute a bada” da “lessical” retorica “aureola” duetro carte e “attestati”, “praticaron” testardi  d’operazione ai miei mentali circuiti per il fine, “propedeutico”, d’“assottigliarmi” nelle baraonde lor orrende da circo degli insipienti.
Non calcolarono il “finale”.

Grassetto corsivo necessario e violento a “impiccagione” di chi non scagionò i propri peccati ma scagliò “incandescenti” pietre “adirate” per dettarmi regolette di “letti”, affinché mi “stuprassi”, da stupido, al precetto “dilettevole” di tal ar-m-ata.

Sono fastidioso, sottoscrivo ogni mia forza “ibernata” da crasse lor risate “inamidate” a “inumidirmi” nelle loro anime traviate, e confermo, per filo (di spago) e segno (di marchio) ogni atto “apostolico” che mi “costrinse” a reagire dinanzi a tale ottuso non transigere.
In quanto “intransitivo” dei miei addendi e del dente sfoderato con fame poco “gradita” dal loro carnale “appetito”, “fuorilegge” della loro “legalità” che protende a “innervare” i tendini d’una “pecorella” non tanto ammansita ma di “liana” alla Tarzan. Selvaggio che idolatro, baciandone i pettorali ruvidi da King Kong “sguaiato” e increspato su forsennati “richiami della foresta” mai “screpolate” di burrocacai ma a “inguainarli” nell’“impercettibile” burron’ con tanto di mio non “cagarli”.
Sì, tra gli alberi, a differenza delle vacche allattate dal “latte” degli idioti “pastorizi”, stuzzico le foglie “morte” del mio umor cangiante fra autunnali “malesseri” color muschio irlandese e le radici muscolari della mia dinastia che mai s’arrenderà ai castori con mosse “furbette” da scoiattolini.
Adesco, ogni topolino, figlio di tal formicolare, ah come brancolano di branchi e come banchettano di “bacchette”, adesco con la trappola del “formaggio”. Disgustati dal mio “fuggitivo recalcitrante”, aizzano i cani alani per sbranarmi ma cucino ai “buongustai” una cena foderata della stessa lor pelle “chic” nel mio “pellicciotto”, coccolando le loro “orsacchiotte” con un sorrisino da Panda, specie protetta dal WWF, in quanto a pois di bianco pelo vs nero fascista spelacchiato per un fottuto fuck the world che “pascola” contemplativo fra chi non guarda alle sfumature. “Vegetariano” fra anali carnivori-vegetali, immiseriti da un lavoro che “sprona” al marcio marciar per “trombette” in bocca sul “sereno” trombare nell’atmosferico rompere le “sfere” in bon ton-o- “volenterose voluttà” d’infierir loro di “supreme” baionette “issate” ad abbaiarmi del non assumere “lassativi” ma lasciarmi andare in una carnascialesca tribù ove i tabù son i panni sporchi da non lavar in piazza seppur Capricciosa pizza, condita di “peperoncino” e salame “piccante” dell’ipocrisia collettiva nei colletti “bianchi”.

Sì, per diventare così hanno “studiato” di “sacrifici” e, per “guadagnare” l’orifizio, tanto han “leccato” i “potenti” d’“inchino”. Oggi posson esser “orefici” a donar i “gioielli”.
Ben platinati, di dentatura, appunto, ai massimi gradi dei “carati”, per dispensar “carezze” ad “additate puttane”.

La loro follia “sana” è davvero “degna” di “minzione”.
Non sputo a codesti, ma vi piscio.

Anche perché già fui seminale mentre costoro si son ridotti a far… gli “idraulici” con pensieri “al mertallo pneumatico”-statici-“termodinamici” per “calori” da “profumati” odorini e, quando “tira” malissimo, si rivolgon le loro “spose” alla banca del seme.

Per gravidanze ancor più “omertose”.

Ho detto tutto…

Sono pacchiano? No, ti picchio.

– Dunque, signor Pacino, Lei non fa retromarcia rispetto alla sua ribellione?
– No, assolutamente. Anzi, se tornassi indietro, mi comporterei peggio, quindi meglio. Perché nessuno mi può obbligare a prostituirmi per seguire i dettami imborghesiti di una massa teutonica e sciovinista del più retrogrado Credo, grazie alle maschere dietro le quali nascondono i più sporchi reati.

Tale gentaglia non aveva previsto le loro taglie.
Se provochi e torturi quando uno è minorenne, potresti anche fermare una coscienza, se perseveri in tal oltraggio, otterrai solo un agguerrito che indurirà le proprie covinzioni.

Perciò, che la guerra, legale e non, proceda e non abbassi la guardia neppure un istante.

Potrebbe risultar fatale, invece saranno sfatati!

E affinché attecchisca tale proclama, ecco quello che penso di te, Donna che non desidero Maria, ma mia:


Assolutamente divina, sexy e maudit di Sguardo provocante come piace a me. Emani una profonda, quasi perversa voglia capricciosa di tuo charme ad abbattere chiunque in 3 secondi netti se non è armato di Cuore ma cinico solo per quello. Non sono uno in ciabatte, battimi.

Protendo alla poesia, immaginandomi sconfinato nelle mie opere letterarie che ti regalerò, docciando la tua pelle schiumosa se mi consentirai più del lecito, sessualmente avvinghiata a conchiglia nel tripudio di bollicine schizzanti!


Ora, spogliati, altrimenti il tuo abito sarà deflorato senza troppo attendere quel che sai non può.

Finiamola con le bagasce!

Applauso!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Scent of a Woman – Profumo di donna (1992)
  2. Carlito’s Way (1993)
  3. Heat La sfida (1995)

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