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Ma a voi interessa davvero che Marcello Fonte abbia vinto il premio come migliore attore a Cannes? Si vede che non siete dei dogman


19 May

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Ma a voi interessa davvero che Marcello Fonte abbia vinto il premio come migliore attore a Cannes? Si vede che non siete dei dogman, provocazione serale

Su Facebook, son scesi i lacrimoni di molta gente che, finto-commossa, ha applaudito alla vittoria di Marcello. Un uomo tenero ma non quello de La dolce vita. Rabbrividendo, sciogliendosi, scambiandosi abbracci fatti di Mi piace e zuccherando la serata di questo Sabato mesto e inconsolabile, nel patriottismo più sfrenato, in adorazione di un’Italia ove avremo Salvini e Di Maio al governo col loro “patto solidale”, e inneggiando in gloria forse un attore di cui non ci frega molto. Sinceramente, con tutta la simpatia possibile, anche se vinceva un curdo-islamico non mi cambiava niente. E onestamente credo che neanche a voi freghi qualcosa. A una filippina che pulisce le scale fregherà qualcosa di questo Fonte?

A proposito, per il titolo del film Dogman della locandina che font hanno usato? Non è male.

Sì, Marcello dopo questa vittoria andrà a festeggiare nella locandona e perderà con qualche donnina ogni residua infantilità del viso. Lo sapete meglio di me, troioni.

In fondo, basta col nazional-popolare. E finalmente avremo un Mondiale di Calcio senza questi Buffon! Sì, basta con queste persone che prima litigano tutto l’anno e poi si riuniscono per la spaghettata con birra incorporata per vedere il pelato Chiellini che marca a zona Cristiano Ronaldo e puntualmente lo prende in culo. Ronaldo sforbicia e Chiellini resta impalato come un panzone in smoking sulla Croisette che assiste alla sua signora che guarda quello in prima figa… e pensa: che mancava a me per avere quel francesino? Invece ho la villa al mare ma le villiche tamarre se la spassano di più. Non hanno soldi ma son passerotte. E in riviera fan il loro figurone tra un tormentone e un pedalò del bagnino che le bagna quanto il fiume Nilo. Da cui il giallo di Agatha Christie, Death on the Nile, storia infima di ricche ereditiere…

Che poi queste donne la dovrebbero smettere. Vado da una e le chiedo che taglia porta di reggiseno. Lei mi caccia una sberla e io le chiedo scusa per l’avance troppo plateale, ma le dico che volevo scoparmela in galleria. Lei mi perdona e mi dice che fa l’attrice di Teatro, ma ci tiene a ribadire che prima devo guardare al suo cervello e poi, solo se le avrò leccato il culo “perbenino”, potrebbe pensare di “abbassarsi”… al mio uccello peperino. Al che metto in scena un monologo tragico shakespeariano, per inscenare appunto la mia disfatta. Ma, siffatta con un altro, m’immalinconisco e deprimo, e annuncio il suicidio in diretta social con la scritta The End e anche i titoli di coda con tanto di marcia funebre.

Una vede il mio video e mi scrive… vergognati, non si scherza sulla morte, pensa a quelli che muoiono di fame, mia madre è malata terminale. Nel frattempo, tra un’offesa e l’altra, inserisce la foto di lei al circo tutta semi-ignuda con un sorriso più finto delle labbra della Parietti. Ho detto tutto.

Si può prendere seriamente una zoccolona del genere? Secondo me sua madre, sì, è terminale, perché ha visto un suo spettacolo e ha capito che l’onore di casa è andato a puttane.

La dovremmo finire anche con la dignità. Tutti parlano di dignità ma poi vogliono il reddito di cittadinanza. Di mio, morirò povero in canna, ma al massimo ho fumato tre canne in vita mia. Tutti questi parastatali che parlano di dignità, col culetto parato, timbrassero le segretarie lor ruffiane e mi lasciassero vedere un film di Ingmar Bergman. Al che, davvero mi sento troppo abbattuto e allora “rispolvero” la Demi Moore di Striptease di un altro Bergman, Andrew. E opto per una saggia mezza misura, Ingrid. Sì, donna non volgare come la Moore, elegante, che potrebbe prepararmi un’insalata delicata. Ah ah.

Insomma, se ero figlio di Benetton quella di cui vi ho accennato probabilmente mi avrebbe detto subito la taglia. Invece, ho dovuto “tagliarlo” corto… e dire che pensavo a un orgasmo extralarge.

Ah, rimanete pure in mutande, con le donne vale sempre l’espressione mutatis mutandis non te la dà se non le prometti la Costa Azzurra. Di mio, d’estate talvolta indosso la Lacoste. Con sguardo appetibile alla Kevin Costner.

Ma questa che mi ha fottuto la vedremo vincere un giorno a Cannes? Insomma, questa qui ha la stoffa…? Mah, secondo me non piglierà proprio niente se continua a fare lo snob del cazzo…

Io ho sempre detestato i premi. Ma che vuoi premiare? Su uno che vince, altri mille perdono e saranno derisi al Carnevale di Cento. Basta con queste derisioni! Che poi la gente s’incazza e si comporta come il Canaro! Quindi, basta con queste elevazioni, vedete di elevare la vostra vita invece di continuare a giocare di classifiche, di stellette, di Palme e coppe che trasmettono solo tristezza. Che poi che volete elevare? Tutti, appena non vengono cagati, trovano la scusa che si sono elevati. Son talmente elevati che non sanno riconoscere il Sole di Ponente con quello di Levante perché vivono sulla Luna, visto che sulla Terra son rimasti soli come dei cani. Uscite in istrada e accoppiatevi alle cagne, fate l’amore con le gatte e filosofeggiate, solfeggiate a tarda notte quando le stelle vi chiederanno di essere come Jena Plissken ma voi sognate di diventare presidenti e manderete a scatafascio il Paese. Non sapete neanche governare un piatto di melanzane, perché la melanzana va gustata lontano dalle paillettes e da questa Montée des marches che non ho mai capito che significhi. Cos’è questa montée? Io conosco il Nick Nolte/Bob Montagnet di Triplo gioco, uno che va al casinò e sbanca pure con la ragazzina. Hai una voglia quella là! Basta con queste ragazzate! Ecco il mio palmo, miei impalmati, della mano. Attento che ora arriva il pugno. Dai su, non conviene far casino solo per una pugnetta…

Ora, io scherzo spesso e sono contento per Marcello.

Ma dico… possibile che noi dobbiamo vincere sempre con pellicole tristissime? Benigni e il Gran Premio della Giuria con La vita è bella, Elio Germano con La nostra vita, e ora con la storia disperata di uno che, dopo mille umiliazioni, non gliela fa più, crolla e succede l’irreparabile.

È quasi mezzanotte. Vado a prepararmi gli spaghetti aglio e olio. Sì, io ceno di Sabato sera, anzi, già domenica, mentre gli altri pensano di avermi cucinato come bollito.

Ricordate: io soffro a volte di ebollizioni del cervello ma so ballare meglio di Roberto Bolle.

 

E applaudo. Così, perché mi tira.febbre_16 02838107

 

di Stefano Falotico

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