Posts Tagged ‘Malinconia’

Ad Iron Man ho sempre preferito Batman


11 Mar

Downey Jr. Iron ManBatman

“Marcio”. Marcissimo di marcia sul “pipistrello”, ch’è sempre meglio usar l’“attrezzo” della “carrozzeria” a(r)mata piuttosto che celarsi dietro una faccia di bronzo…

Nessuno si salva da solo? Forse sì, anche no, sicuramente non si salverà da Scamarci(o) con una che “Trinca”, bevendosi l’ennesima delusione di Castellitto, a cui preferirò sempre un castello con le streghe rispetto alla moglie Mazzantini, da prendere a mazzate, regalandole il “premio” Strega per averci ammorbato con un’altra storia di “peste” e corna da Lipton Ice Tea, la bevanda prediletta da chi adora i piccolo borghesi più noiosi degli inglesi all’ora del mio “Tiè!”.

La solitudine, invece, rende l’amarezza zuccherosa ed è meglio la mia cap(r)a da zucca rispetto alle zucchine e alle feste di Halloween, ché Berlusconi è stato assolto dalle concussioni e dalle prostituzioni minorili mentre io vengo “accusato” di essermi (pro)sciolto per una vita da non prostituito alla massa di “prosciutti”. Vita di fighetti, ricottine e cottarelle, meglio la “bruciatura” di scottarsi con chi non (s)conta la realtà di bolliti e “Cotto e mangiato”, ricette per “casalingue” ero(t)iche quanto una Parodi semi-“scocciata” di cosciotte al “pollo” tifoso della “Zebra”, Caressa, uomo “caro” a chi ama i telecronismi appunto da “Te” negli spogliatoi e non darsi, di fair play, il “Tu” in campo, perché i calciatori, di “palle” e (at)tributi con le tribune piene, si svuotan le “palle”, (s)calciando sui menischi ambidestri di “falli” in regola “piena”, compresa la punizione dell’area di “rigore” non tanto (im)morale quando (s)batton sotto l’incrocio dei “peli” una “velina” comprata durante l’intervallo pubblicitario, (s)vendente il “Pibe” di “modelli” in mutande per il pubblico pube(scente).

L’amore è stucchevole, lo sanno i “Coldplay”, il cui cantante ha chiesto il divorzio all’oziosa Gwyneth Paltrow perché troppo innamorato di Tiziano Ferro, una coppia da “(In)canto”.

Gelo lo stupore nella mia “psicopatia” da uomo di notte, passo le serate senza passere e non credo che mi passerà, miei passerotti solitari.

Robert Downey Jr. mi sta infatti, in “fallo”, sul cazz’. È un puttaniere “mascarato” a cui va sempre “dritto” tutto tutto…, mentre il bel Bale non se lo caga nessuno/a, tranne la gatta morta di Catwoman, una andata da un pezzo di manzo alla Incredibile Hulk, non è Balotelli ma il “vendicatore” di ogni donnetta alla Scarlett Johansson, dalia nera che te lo fa “venir” scarlatto, “scardinando” ogni difesa da “scudiere” alla Captain America.

Sì, sono cinico, dunque notturno, idolatrante la misantropia misogina e il fascino di chi non deve chiedere mai… alla Luna di esser fastidiosamente solare.

Meglio la solitudine alla Solaris a questo “lampadato” di Iron Man.

Meglio l’uomo “debole” che ama il suo “gentil sasso” scagliato alle finestre degli “estrosi”, quelli che si dichiaran creativi e poi s’indeboliscono soltanto se i lor capelli perdon il pelo e non il vizio della Cre(a)tina.

Con questo mio, “deposito” la mia ur(i)na, spero che i poster(i) mi sian amici da perenni teenager senza manifest(ant)i politici.

Meglio una vita fredda da Polo Nord rispetto all’“Isola dei Famosi” di Siffredi mai freddo “lì”, ficcante un po’ ad Est(e) e anche a “sud(ato)”, offrendo alle sue concubine una tazzolina di “macchiato” caldo.

Come si sta bene senza “pene” da uomini “vin(cen)ti”.

Come si sta da Dio nel dolce fa(r) niente.

A temperatura (in)stabile, zero gradi Fahrenheit, senza donne “in gamba” che si “scaldan” con la farina della tua sacca scrotale.

Prendiamo a pugni un “Saccottino”, questa vi(t)a non è da Mulino Bianco.

Io lavo i miei panni (s)porchi, il mio film preferito è Taxi Driver, tu guarda Porky’s.

“Cari” cafoni porcelloni pazzi da quelle di porcellana, meglio un “porcellino” alle par(ti)celle vostre, meglio un salvadanaio (s)carico rispetto ai pet(t)i delle vostre ai(uol)e.

Ahia!

Faccio male? Meglio che mangiar le marce mele.

Facciam Melin(d)a?

 

di Stefano Falotico

A Christmas Carol, miei (i)cari, Dickens in Falotico di Can(to) di Natale contro ogni male, io ammal(i)o, non più fatemi ammalare


04 Dec

Il canto di Natale

A Christmas Carol

In questo video, recito interamente il famoso “A Christmas Carol”, libro benaugurante per ogni Natale gioviale, frizzante, frenetico, di vita ribaldo e gioiosamente esuberante, rinascimentale in mio uomo monumentale, risorto dagl’incancreniti ardori affievoliti, cagionati da gente malevola, che mi punse affinché mi deteriorassi ma, di malasorte, come dico io, iddio, mal gliene sortì. Lo spregevole malocchio di tal aff(r)ettati scellerati e bifolchi si ritorse lor contro d’anime da me morse, insomma, non m’avvelenarono e, invecchiati bruttissimamente, per colpa delle lor terribili malefatte da viventi morti, generanti sol a lor, oh sì, poco si(gno)r(i), un fegato amaro insostenibile, adesso non posson altro che (non) plaudirmi e, dalla (ver)gogna, pensar a gesti (mal)sani per la lor (di)strutta “san(t)ità”, da me gustosamente lesa di maestà incarnata in Principe altissimo, non fregato ma sfregante i lor sfregi in me ne “freg(i)o” di tutto stile (no)bile.

Suadente in lor su(p)ini, che gioia immensa di libido a botte in “testicoli” delle lor di cazzo teste da me qui ribaltate di gran testo attestatissimo, da Re Salomone anche non necessitante di (l)auree, dette pure attestato, per p(r)enderli a testate…

Ecco il mio Testamento.

Colpi in lor testoni, insomma, di mia testé testolona. Dura contro i “duri”. Rude contro i bar(bar)i.

Un tosto…, mie testine. A tastoni, camminando a carponi, son a lor stato un doloroso mascarpone contro le lor creme da for(n)i crematori ché vollero (s)cremarmi in ragazzo “dolce”. Sì, io son sempre più tiramisù e a lor DO sol pollici giù, da me succhia(n)ti LA. E mi lecco, dopo le lor beffe di tristi “bluff”, i miei baffi, ancor più sbeffeggiandoli e, se di nuovo mi tratteranno da sodo “uovo”, dicendomi che non valgo un bucato soldo, i lor noiosi vuoti da uffa io stantufferò, offrendo loro un “plof”, mie “cari” prof…

Tanti soli!

Sì, sono un Puffo, un “pazzo”, uno Scrooge, e dunque a lor si(gnori)a scoreggio perché la mia voce è d’alta maestria fonetica contro i lor schiamazzanti, volgari rumori di fondo. (S)fondati, non vi resta che i fondi del barile raschiare, v’ho affondato. Pensavate di affogarmi e invece io, di “affogato”, vi bagno nel latte vostro alle ginocchia da borghesi annacquati. Il mio bicchiere è sempre genialmente pieno, mi fate pena, state quasi in apnea. Ma io, uomo buono, non mi brucio e, dalle maree delle vostre amare la(cri)me, (de)cantando qui di tutto petto tal Canto di mio Conte, espettorando i vostri pet(t)i crud(el)i da cinici ispettori spappolati, vi servo la lezione, miei “leziosi” da lezioncine e da maestrini.

Sentite che modulazioni di frequenze, come (s)monta il diaframma, son infiammato, acceso, malinconico in queste immagini che “scottano”, scorrenti fra un Ronin malinconico e il torrenziale calore di Heat, appunto, cotti a punt(in)o mio vincente.

Tanti popò di Diabolicus Totò, miei “uccellacci”, il mio “uccellino” vola e volteggia da Carmelo Bene di “pene” alla Pasolini, di gran (di)verso svoltante è al(i)to contro le vostre infernali fiamme infamanti. Io ho fame del mio cuore, della mia anima s’incendia l’estasi alata nei vostri ficcati lati aleatori.

Come B… rucia la mia serie A. A come altro(ve), come Jim Carrey… nei vostri polli al curry.

Io, Icaro, non ardo, volando quassù, bensì voi schiattate di rabbia come Belzebù, non avendomi arso, siete “aridi” (non) vivi e vi deste sol delle a(r)ie tanto fini quanto finte. Io son raffinato!

Io son il paradisiaco.

Ascoltate il Ver(b)o e pen(s)ateci due volte prima d’ancor altro azzardare.

Non azzannate, io non faccio le cose campate per aria, io non tiro soltanto a campare, bevete pure i vostri Campari ché io bado al Badi come parlisa(pete)?

Ed è gran sapere. Salire, non esalare, non addosso sal(t)atemi.

Siete sol degli esaltati.

Mentre io esulto.

E, giammai dalla vera vita esule, vi(ri)li, io (non) rivivrò. Che Sole, miei uomini “soli” sempre a caccia di sol(i)di.

Sbiancate!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

 

Lucio Battisti, John Carpenter e Sergio Leone


21 Oct

Fra John Carpenter e Lucio Battisti, scelgo entrambi con l’opzione di un salto in C’era una volta in America

Quando cala la sera e il sipario, eclissandomi, mi gela in stati bradi, nessun mi caga di striscio ma “serpenteggio” in ac(u)me che sposa letizioso una suora, la svergina all’occorrenza e quindi prega alla Celentano un (in)valido altare…
Sopravvivo fra errori “letali” e l’esser preso a pedate, travolto dal “letame” ed eppur m’amo. Amidi di burro e amminoacidi a meno che tu non mangi a modo tuo la mer(da).

Non sono Mogol ma brindo ai goal, quando di doppiette son rime esultanti del tifo, certosino dell’attaccante chedribbla secco in spazi stretti, spiazzar gli avversari e quindi depositar le “palle”, anche del portiere schienato, sotto incroci dei pali a spiazzo d’una a sinistra, anca distrutta, ala destra del pollo difensore sfiancato.
Anche per te… amore che nulla ho amato, oh mio Shakespeare, (s)vieni con me in “gobbo” Re Riccardo e sii ricc(i)o nel doppio Hamlet, joker fra il Nicholson e il Ledger, un po’ felice sul goliardico vicin al lardo Jack e poi magro ad andatura sbilenca dell’Heath defunto col carro funebre di Batman che, avviluppato in furioso (s)degno, si (s)maschera ciecamente Daredevil.
Al vento avrebbe detto sì e inserirei un “La” a UT(ero) del Cobain, detto anche non gli “DO” una lira, sebbene non abbia un Euro per pagare il caffè.

Pen(s)o e vivo di “rimpianto” alla Al Pacino, rabbioso ma i capelli reggono senza parrucchino, nonostante i parrocchiani odino il mio Diavolo…
Non cago il moralismo, sterzo a sinistra salvo sterno d’un dolorino “strano” anche quando provo a rintanarmi ma son avaro di (e)virarlo.
Di mattina, mento e, nel mentire, medito con le dita medie, rendendomi superiore per divinità dinastica. Icastico e senza castità son astio a tutto, quindi lutto e poi fiuto, anche la vecchia che sa il “fatto” suo fra i rifiuti dell’immondizia, ove raccoglie i pomodori per adorare il “nettare” andato dei falli già “spremuti”.
E compongo il mio “Vaffanculo a Battiato”, leggero e sospeso mentre faccio la spesa su culo moscio e “vibratore” moscerino tra sportelli, cassiere e un “duro” incassarlo “gelato”. Sì, “acquisto” molti “insaccati” e, in saccoccia, svuoto le tasche prima di riempire il sacchetto e la scrotal sacca su sperma 3 per 2.

Un anziano “saggio” vorrebbe assaggiarmi, come una palpatina alla mia nudità o meglio Nutella e fa quello “tagliente”, cinico. Io lo smonto, gli spruzzo della panna montata e quindi chiedo a quanto ammontan le pere di quella vicina al banco dei salumi.

Battisti (non) mi assomiglia: tu, alla mattina, mesci lo zucchero in un caffettino rock, poi attorcigli le labbra nella mistura esperta del lupo di mare, sei ateo e non mendichi eppure vivi attimi melanconici di sobria trascendenza, folgorato dall’amore per Carpenter nella chiesa gotica dei tuoi incubi.

Is this mouth of madness?
No, sono pugni e poche pugnette. La prugna “viene” a meno. La dà gratis.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Out of Time (2003)
  2. Ender’s Game (2013)
  3. Last Vegas (2013)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)