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Tutto ciò che è successo al Joker negli ultimi anni da saggio Holden ma voi non avete mai osato chiedere, epico!


30 Apr

Ora, vedo molti giovani iscritti alla scuola di scrittura creativa Holden che non hanno mai letto il capolavoro di Salinger.

Cazzo, questa scuola però non è tanto per eterni adolescenti. Il costo d’iscrizione viene più di 5000 Euro.

Fidatevi, con 5000 Euro, piuttosto che seguire questi corsi didattici tenuti su da gente frustrata, potete comprarvi una miriade di libri e farvi da soli una cultura che vale l’enciclopedia Treccani.

Ecco, ora vi racconto cosa mi è successo negli ultimi anni. Anzi, cosa non è accaduto.

Tanto tempo fa, fra le brughiere del bolognese, in questa landa della pianura padana ove abitano pure delle padovane, ove va ancora alla grande Samuele Bersani con le sue piadine romagnole, ah no, scusate, Bologna è in Emilia, io mi comportai esattamente come il mio idolo, ovvero Walt Kowalski/Clint Eastwood di Gran Torino.

Sì, quegli scapestrati arrogantissimi meritavano una lezione morale davvero indimenticabile. Mi fermarono per il mio coraggio da leone e cercarono di rimbambirmi, ficcandomi nelle cliniche psichiatriche. Posti comunque più sopportabili del novanta per cento degli uffici comunali ove il grigiore è all’o.d.g. e tutti si fingono brave persone che votano Democrazia Cristiana quando invece non hanno l’anima per apprezzare quel povero cristiano del Joker, uomo della DC.

Sì, in questi manicomi, la vita assume la levità della malinconia più euforica, la gente, in preda a urla devastanti, canta liberamente di rivoluzioni sessuali e sogna un mondo egualitario ove non avvengano più segregazioni da CasaPound.

I matti soavemente son sedati, imbottiti di psicofarmaci mentre gli psichiatri son più pazzi di loro e imboccano le apprendiste psicologhe su pratica applicata all’Eros freudiano, forse solo ano, con infermieri che vagheggiano la cuoca della mensa sul riso bianco dei loro sorrisi di plastica abbottonati ai loro camici intonsi.

Si tirano su le maniche ed effettuano depot, vale a dire punture a base di sostanze chimiche altamente nocive all’organismo umano, ficcate insomma a scopo contenitivo, al fine di alleviare le sofferenze psicologiche dei presunti malati di mente attraverso arbitrarie somministrazioni intramuscolari di neurolettici che li paralizzano, rendendoli catatonici, impotenti in ogni senso.

Sì, questa è la cura. A scopo, diciamo, propedeutico. Una cura che ti castra se vuoi scopare. Sessualmente parlando. Peraltro, così distrutto, dopo che ti hanno dimesso, non trovi lavoro neanche per scopare i pavimenti delle stesse cliniche ove ti hanno raso al suolo.

Come la vedete?

Insomma, una vergogna mondiale effettuata in quasi tutti gli Stati del mondo liberali e progressisti, tranne nelle regioni sottosviluppate dell’Africa. Ah ah.

Questa è bella, è bellissima. Segnatevela, ragazzi, quando qualcuno oserà dirvi che, visto che non legate coi vostri coetanei, schizofrenici e maniaci sessuali, soffocati da genitori più infantili di loro, siete socialmente pericolosi come Léon soltanto perché non leccate il culo a nessuno, amate una vita appartata e discreta, simpatizzate per la nevrotica Natalie Portman e siete dei Ronin, mercenari senza padrone che non si prendono la Laurea per scrivere sotto dettatura al fine di riscuotere uno stipendio puttanesco elargitovi dal caporedattore fascista che vi obbliga, peraltro coattamente, a redigere articoli di Spettacolo ove venite corretti, no, costretti, sennò vi licenziano, a dire che Luc Besson è uno affiliato a Cose nostre – Malavita.

Tenetela a mente quando qualcuno vorrà reprimere la vostra Nikita giustamente incazzata, lanciandovi offese perché siete ribelli rispetto a quelle della vostra età che a 18 anni hanno già 1 milione di followers di guardoni, delle gnocche, sì, ma anche palestrate oche e vuote, mica anoressiche stupende come Anne Parillaud, e insulteranno la vostra bella, raffinata magrezza perché i canoni di bellezza odierna esigono una bionda più formosa come Bridget Fonda di Nome in codice: Nina.

Be’, sinceramente, come quello “Zio Nino” di Bob De Niro di Jackie Brown, io spingerei a fondo sia su Bridget che su Anne. Anche sulla Hathaway de Lo stagista inaspettato.

Sì, The Intern, un uomo fuori tempo massimo il Bob. Sia nell’eiaculazione precoce con la femminona Fonda di Jackie Brown sia nella ricerca di lavoro interinale nel suddetto film di Nancy Meyers, una femminista.

Sì, un Nonno scatenato che senza vergogna spara battute vaginali a fica, no, a raffica.

Fottendosene… della moralità e del perbenismo. Si caccia una pippa su un porno e poi serve, con le mani ancora macchiate di sperma, al sano nostro Ted Bundy/Zac Efron una bevanda che mette calore.

Io adoro le attrici di Hollywood. Soprattutto quelle che non vinceranno mai un Oscar. Sì, attrici che venero, delle veneri secondo me comunque più oneste di quella rotta in culo di Nicole Kidman: Kendra Lust, Brandi Love, Nicole Aniston, Gracie Glam, Mischa Brooks. Per non parlare di una delle mie prime fiamme, Penny Flame, la quale infiammò la mia quaglia, squagliandola, di attimi impuri da puro Falò delle vanità. Sì, uno dei miei capolavori letterari è Hollywood bianca. Rieditato e ripulito dai refusi ma rimasto integralmente cattivo, arrabbiato, romantico e un po’ sporcaccione. Scorretto.

Quando qualcuno mi dice che sono una persona sola, gli consiglio Il fascino e la seduzione della solitudine. Quando qualcuno sostiene che sono innamorato di De Niro e non di quella scema di Scarlett Johansson, gli consiglio Robert De Niro, l’intoccabile su immagine di copertina, con tanto di diritti personalmente contrattati, di Jordi Ambro. Guardate i suoi lavori su YouTube e sappiate che io scelgo sempre i maestri.

Insomma, se mi mettete contro di me, sappiate che io sono più pazzo di voi. Ecco cos’è successo. E non vorrei che, alla prossima burla, miei sadici giocherelloni, potreste trovarvi di fronte Christian Bale di Batman. Un American Psycho che vi apre in due come una mela. A proposito, la dovremmo veramente finire con queste richieste d’amicizia inviate da tutta questa gente “carina”.

– Ho accettato. Chi sei?

– Sono una parrucchiera. Sei interessante e sembri una brava persona.

– Ah, ho capito, sei la solita zoccolona che vuole tirarmi a lucido le doppie punte.

 

Ah ah, poi mi contatta quell’altra vecchia conoscenza che giustamente mandai a farselo dare nel culo:

– Perché mi hai chiamato al telefono?

– Eravamo amici, ricordi? Possiamo tornare a esserlo. Ma prima devi dirmi se ora lavori. Ti sei inserito?

– Sì, sto lavorando veramente duro. Infatti, scusami, ora sono occupato.

– Ah, ottimo. Ci sentiamo dopo, ok? Ma puoi dirmi almeno subito che lavoro è?

– Va bene. Tua moglie mi paga per fotterla in tua assenza. È un ottimo lavoro. Fallo anche tu.

 

 

di Stefano Falotico

leon

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Oggi, come sta la famiglia d’idioti?


01 Oct

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Mentre nel “vaticinar” fra una vagina e l’altro, pen(s)o al mio dest(in)o, da “principessine” che dormon sul mio pisello, m’è tornata alla mente una famiglia che volle tormentare il mio (tor)mento, dandomi del demente per “puro” (s)fregio di essa “elevata”, “acculturata”, io direi… a cu(cu)lo.

Sì, ero sinceramente stanco di quella matriarca tutta “imbarcata” che, dietro il “mascara” da “professoressa”, così “gentilmente” desinava nel ridacchiar dirimpetto ai programmi di “varietà culturale”, solleticando la sua frigidità d’Interiors alla Woody Allen, suo idolo a cui darei, personalmente, solo lo stato libero della mia “banana”. Sfondava il suo (di)vano, tra un “formaggiare” la sua donna finto-saccente e il marito, trombone di calvizie non solo incipiente ma ignorante da Balanzone coi tortellini nel suo cervellino da montato della “sobrietà” del suo veder la vita come guadagnati la “panna”.

I due scriteriati figliocci, degl’insani giovinastri, sempre con la testa fra le nuvole fra uno spossarsi con delle fighettine e l’ipocrita additar i lor coetanei di poca posatezza da “fighetti” viziati, si viziavano tutto l’anno del “prenderla” al lazo dei lor cazzi per la testa. Sì, ragazzi sempre in cerca di gazz(ell)e-puledre “ladre” dei testicoli succhia-succhia e “bevitelo” senza cannuccia, insomma, degli ebetucci che volevan di lor fringuelli far farfallina con le “ciucce”. Sì, più davan dell’asine alle lor amichette-ochette, più ci davan di “(s)o(r)ca”.

Questo è un pezzo sprezzante di “alta” volgarità. Sempre meglio che una famiglia di tal schifosa (im)moralità.

Dovete sapere che è, contro costoro, degli impostori che si credon tor(ch)i, ancor in atto, poco apostolico, un processo giudiziario nei miei riguardi. Che irriguardosi, voglion che mi “curi”, insomma, “onestamente” desider-ano che “venga” inculato, (in)castrato, lobotomizzato, che stia (in)fermo seduto-sedato e che nessuna possa darmela.

Date loro il mio dato di “fallo”. Si chiama nessun fairplay contro questi fallaci.

D’altronde, sono un Falotico.

Il “De Mentis” bell(ic)o, trattato “j’accuse” che si sbellica di fronte a una famiglia borghese di dementi… che, di stalking, m’accusa(n) senza scuse…


15 Mar

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… Con cui si scontrerà di nuovo in (c)appello!

Le mie son le urla d’un “vagabondo”, d’un “immondo”, d’un disperato che, però, dirimpetto a tal uomini “in pectore”, non si scappella e non mangia i tortellini, oppure, se preferite, i cappelletti.

Di fronte a questa schifezza, la mia ira (s)tira…, cari (s)tiratori “scelti” della borghesia ruffiana, arraffate, colpite di buff(ett)i e spaparanzatevi davanti, e “didietro”, al mio buffet.

Ché di “patate” vi contornate, mi sfottete da tor(n)i perché son “cotonato”, sì, amo non aver contorni, cibandomi unicamente della mia metafisica “mentina” senza “(s)fighe” su (ca)pel(l)i elettrizzati. Che sfigato! Gridatemelo.

Queste mie parole danzan soavi nel vostro piatto “prelibato”, c’incontreremo di (s)cont(r)o, cari osti che con me non avevate fatto “pen” i conti, in tribuna(le) elettorale, ove mi eleggerete poco da “elegia” e non elogerete la mia “mal(att)ia” aleggiante.

Di mel(in)a mi turlupinerete ancora, saran sol, poco Sole, che SOLA e solitudine, evviva Sansone, psichiche turbe nel vostro insultarmi d’offese turbinose e deturpanti, metti il turbo, dai, furfante, ridammi il mio fantino, son Falotico di bizzarro e non mi rizzo per le tue (ra)gazze che sghignazzano, tutt’ora di rischio azzardo e il fondo del barile, che “bile”, raschio, “innalzandotelo” perché “meriti” il tuo esser bravo “marito(zzo)” di melassa e Balanzone di panza. Non te la do vi(n)ta di b(r)ava. Son il Bravo! Imbizzarrito, mi sbizzarrisco in tal mio stile bizantino, senza la tua retorica stra(va)cca(ta), oggi vivo a Bisanzio, domani, gotico, è già passato Marzo, mio “marzapane” di ros(s)e gote. Non m’intimidisco, ti “liscio” e di striscio non ti faccio lo struscio. Ti (s)turo da “duro”. Son gran presa pel cul’. Son la pena alle tue pen(n)e. All’arrabbiata, detesto, di tal “testata”, il tuo farti passar, di passere, per giornalista che se “le” spassa. Non mi passò, ecco il ripasso, t’accerchio di compass(at)o. Tu, abbasso! Evviva Campobasso, località ove tu non hai traslocato ma che, di (lo)culetto sempre tuo, fa rima con la legge dei “contrabassi”, sì, son “bassissimo” e non ascolto “The Cure”, cantanti oramai (sor)passati d’un oscuro, adolescenziale passato senza cur(i)a ché son “suon(at)o” come la banda Bassotti, vai di Léon(e), a(g)nello di Dio da “Giovanna d’Arco”, nel Cinema “Malavita” di B(r)esson.

Son Cose Nostre, meglio dei Pater Noster e della tua donnetta con le sue cosette e la tua cas(s)etta.
Son incazzato! A bestia! La Via Latte(a)! Di tua glassa, non togliermi le mie  “tristi” galassie! Io son gelante di non esserti galante, non son grande di “glande”.

Battiato! Battuto! Sbattitene, evviva Battipaglia e il battiscopa di scientifico “scopone”.
Ti scop(r)o! Non ho alt(r)i scopi, son “piccolo” da miscroscop(p)io.

Eccomi, lupo contro i volponi!

 

di Stefano Falotico, firma assonanza di quasi rima baciata, mia incarnata stronza(ta)!

Meglio delle puttan(at)e!

(S)punta(mi)! Ecco che rispu(n)to!

Due punti, di virgola (o)metti(amo)!

 

Malavita e Cose Nostre son (er) meglio di quel buona vita ipocrita vostro. Buon Pater Noster!


01 Nov
Malavita De Niro

Tu guardi me, guardatelo!

Credo che ogni genio sia “pericoloso” perché dice la verità in tal palude di vecchi morti viventi e, da che mi ricordi, son sempre stato nel “buco nero” e coi miei nei da uomo noir

E dico No!

di Stefano Falotico

Credo che Superman non creda a nulla, essendo stato concepito da Marlon Brando.

Nessuna cripta, no, kryptonite, “decripterà” il suo Nietzsche, e Dio (non) c’è.

Volando alto, sa che l’umanità è poco rattoppabile e, se vuoi mettervi una pezza, incontri solo dei guastafeste, cioè dei pezzi di “topi” che stupran le tope e poi al crimine metton del pezzente di omertà del “castigato” tutore dell’ordine. Il quale, pagato di bustarella, tiene la bocca chiusa sul fattaccio. Inoltre, se lo “paghi”, anche lui tira fuori il “fallo”, copre i fatti “disordinati”, e questi son cazzi della gran presa per il culo generale. I caporali violentano di “fasci”, il qualunquista fa di tutta un’erba un fascio, e i comunisti falsi si dan alle “canne”, tanto il buonismo di massa(ie) addolcisce ogni “fumata bianca”, pregando il Papa che predica cazzate rabbonenti e tenendo buono il marito, guardone della collega bona, cucinandogli la sua forchetta “buona”. Sì, prima la moglie lascia che di “pene” ammorbidisca la sua quotidiana la(sa)gna da casalinga sulla mollic(ci)a, gli “rosola” il salsiccione da pezzo di “pane” e gliela dà di “tiramisù” in crem(os)a “leccaculo”, affinché non slingui con quella sua (a)mic(h)etta cagn(olin)a, “laureata” in Lingue ecumeniste, cioè è una, fra “tante”, che limona sia quelli del suo “Stivalone” che gli stranieri, per un nazional-popolare-mondiale che avrebbe risolto i problemi dei Mille e di Mazzini. Da cui la barba di Garibaldi, che s’era rotto i coglioni di “farsela”. Che noia! Sei uscito col solito nodo alla gola, indossi un sorriso da Dustin Hoffman di Papillon oppure canti incravattato la vita spericolata di quell’“impiegato” per ragioniere di Vasco? Uno “idolatrato” come Steve McQueen ma, se Jenny è pazza, lui ha solo la panza. E gioca sulle facile suggestioni delle “deluse”, fottendosi pure Deborah. Siamo ancora ai tempi di “Non è la Rai”, pigliati un “gelato al cioccolato” in quel del Roxy Bar. Sogna con Bob Marley, don’t cry. Dai!

La Ciccone è stata Evita, ma Sean Penn la lasciò perché gli avrebbe fatto la “shanghai surprise” da “gioco del falco” in un’evirazione “indian runner”.

Sì, già così è abbastanza pazzo, Sean, ma almeno il suo Cheyenne ha trovato il “place” della Theron. Un “must” di colpo di culo. Da sudafricana, Charlize “imbionda” nel “masticarselo” da cannibale, cioè gliela dà “tranquillamente” e da Sean ottiene la “spinta”. Sono animali sacri. I musulmani non mangiano i maiali ma qualcuno di loro crede agli Oscar di The Millionaire.

Con Sean, Charlize sta girando un film della Madonna?

Insomma, come “la giri la giri”, le donne te le fan girare…

Sean è come me, uno stronzo. E ti piscia in testa.

Miei “giovini”, tornando a Mazzini, alla “non capisci una Valeria Mazza”, a farti il mazzo, aveva ragione Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo. Un “nano” così scopò Tomei Marisa. Una che avrà pure i denti da castoro ma, a meno che non “stiate sul frocio”, miei “guerrieri”, te lo rende “wrestler” in 3 cm di gambe su tacchi a spillo del possibile infarto, eiaculante precocissimo anche se sei il Mickey Rourke più figo dei tempi d’oro, da “duro”. Ti (s)viene in nonasettimae mezzo d’un urlo ululante, baritonale, “altissimo”, preso “basso” di tuo pipistrello da Kim Basinger.

Da cui il film Batman, nome composto da “Vorresti sbattertela ma te lo batti di mano, cari watchmen”. Povero Michael Keaton. È una tragedia “vivente” oramai da uomouccello”. Tim Burton non lo salverà, miei freaks.

Ed ecco che torna Penn con i suoi 21 grams a dargli l’estrema unzione.

Guarda un film d’Iñárritu, uno che “spinge”… al suicidio e il dramma è servito.

Ed ecco che le vostre maschere “saltano”… addosso a ogni Carla Gugino, dopo una vita “oscura” da sodomizzati a ca(u)sa sfigata delle occhiate storte eppur poche volte da “dritti”.

Battisti cantava il suo presto presto, voi quando “verrete” alla verità? Finirete come Mimmo Calopresti, uno che preferisce il rumore del mare e ora fa il sindacalista di mar(tell)i perché onestamente dubito che senta… il scent of a woman da uomo sincero.

“Cieco”, strabico, magro, “albino”, un cesso, insomma. Preferisco Pacino.

Dategli un “bacino” e cantategli “Love Me Tender”. A Mimmo, prediligo Elvis e ai movimenti “politici”  il “pelvico”. Evviva Silvio Pellico!

Uomo che seppe cosa significa morire per un (non) Credo a nessun cazzo.

Usate invece a Mimmo la “falce” e tagliategli il coglione. Legge del Taglione, stai in occhio e stringi il dente per dente quando “calerà” la mannaia.

Evviva i lupi mannari! Ci salvi Allah!

Ma cos’aspettarsi d’altronde un “culo e camicia” di Nanni Moretti? Uno che diresse il film Bianca ma secondo me, dopo che Morante Laura lo tradì di cornetto, mangiò la Sacher per non ammettere che Laura gli prosciugò la scrotale sacca del suo rimasto a secco.

Dai, Nanni, pigliati un Saccottino a “pelo” e ricorda che La stanza del figlio è una storia finta per famiglie alla Mulino Bianco.

Ad Accorsi desti dello “scemo”. Intanto, la Casta Laetitia gli dà la sua “isterica”. Finiranno in analisi. Buon an(n)o, Stefano.

E le figlie? Sono come la Trinca. Prima fan le brave “bambine”, studiano al liceo e metton la testa al solito posto, cioè ove ti fan “venir’ du’ palle”. Una volta “dottorate”, queste trombone si tromban i tromboni.

Reggetevi il moccolo. Queste da Moccia vi han ammosciato.

E, in questa “grancassa” del casino delle ex Madonne che furono, poi da frustate bestemmiano in p(i)azze appena non vanno di ruolo eppur ancor se le “rollano”. Bagnate, sì, ancor se le “tirano”, poi si lamentano delle mano mort(adell)e di quelli in tram. S’attaccassero al cazzo e non si toccassero.

Toccatevi, uomini di Napoli. Quelle lupe di Roma voglion farvi all’arrabbiata.

E voi, bauscia, impanatevi con le milanesi e lasciate star le cot(ole)te.

Sono speranzoso della mia generazione?

No.

E ricordate: il “malvivente” è come De Niro di Malavita.

È l’unico uomo puro in mezzo a tanta mafia.

Rimpiangiamo, miei Goodfellas.

Insomma, che io mi ricordi, ho sempre voluto sbattervi.

Mi sbatterete in carcere ma ne sarà valsa la pena.

Se un negro vorrà prendermi per il culo, glielo faccio ne(r)o.

Da cui Cape Fear.

De Niro, Fred Blake


12 Oct

LOS ANGELES — «Si può uscire dalla violenza della criminalità? Questa è la domanda cruciale del mio nuovo film». A 70 anni Robert De Niro dopo averci regalato un’immensa galleria di personaggi sembra divertirsi nel tornare ad essere un mafioso. In fondo, don Vito Corleone non solo gli ha dato uno dei due Oscar: Il Padrino ha in qualche modo segnato l’eclettica carriera del grande Bob. In The Family è un pentito, deciso a ricostruire la sua vita con la moglie (Michelle Pfeiffer) e i due figli adolescenti. «Mi era piaciuto il copione (dal libro Malavita di Tonino Benacquista). Con Michelle ci eravamo già incontrati in film corali ma mai avevamo recitato fianco a fianco». De Niro interpreta l’italoamericano Giovanni Manzoni. Sottoposto a un programma di protezione, l’ex capoclan si nasconde in Normandia con il falso nome di Fred Blake. «Ha la mia età, è un attento padre di famiglia e cerca un nuovo inizio». Ma le abitudini radicate non si possono cancellare, i metodi «vecchi» legati al mondo dei gangster tornano prepotentemente alla ribalta.

Michelle Pfeiffer si è molto impegnata nel lancio del film, da sei settimane sugli schermi americani. È esplicita nel delineare il senso della storia diretta da Luc Besson: «Non si esce dalla mafia, sembra suggerire il film. Il crimine resta un’attitudine, una ragnatela che ovunque ti invischia. La mia Maggie Blake, che molte ne ha passate, è complice del marito. Cerca, sapendo che sarà arduo, di dimenticare le vecchie radici. La famiglia, non quella della mafia, ma quella vera è ciò che conta per i due protagonisti. E le relazioni tra genitori e figli, in un mondo diverso e lontanissimo da Brooklyn, rappresentano il senso vero di questo impegno».

La commedia dai toni dark, venata di malinconia, uscirà presto in Italia distribuita da Eagle con il titolo Cose Nostre-Malavita. «In tutti i film che ho interpretato sulla mafia ho voluto motivare, non legittimare, le azioni dei mafiosi», spiega ancora De Niro. Una risposta indiretta alle vecchie polemiche di alcune associazioni Usa che lo accusavano di alimentare pregiudizi contro gli italo-americani. «Ci sono moralità e amoralità nel film di Besson. Il mio personaggio, fingendosi scrittore, scrive davvero le sue memorie di lontane cose nostre, prova con decisione a vivere in modo normale… Abbiamo molto lavorato con studiosi di mafia e giornalisti, per dare verità a ogni momento della famiglia del mio Giovanni, che vuole scrivere un libro su ciò che aveva fatto, su come Cosa Nostra aveva condizionato e divorato la sua vita».

In gran parte girato in Normandia, il film tocca anche il tema dei rapporti non sempre facili tra Francia e America. «Ma in toni scherzosi — sottolinea De Niro —. Vorrei molto che in Europa questa commedia divertisse nel modo giusto anche negli accenni a un certo antiamericanismo che traspare soprattutto nella vita quotidiana dei due ragazzi».

Sempre legato a Martin Scorsese, che infatti è produttore esecutivo di Cose Nostre-Malavita, l’attore è attento ai rapporti del cinema americano con quello europeo. «Da anni mi divido tra questi due mondi. Esattamente come tra gli studios e produzioni indipendenti. Il film di Besson è un esempio di come sia possibile collaborare con autori francesi. In fondo, come la famiglia di Manzoni-Blake, il cinema deve continuamente cercare strade».

Quelle di De Niro sono tante e variegate. L’attore sarà presto impegnato nel lancio di Last Vegas in cui ritorna con gli amici Morgan Freeman, Michael Douglas e Kevin Kline nella città dalle mille luci nel deserto per un bachelor party; nei cinema Usa appare già nel trailer di Grudge Match in cui è un pugile al fianco di Stallone; è nel cast di American Hustle accanto a Christian Bale e Jennifer Lawrence. E pensa già al prossimo Tribeca, il Festival da lui creato a New York.

Giovanna Grassi

Cose nostre (Malavita) – Clip “L’idraulico”


02 Oct

“The Family”, De Niro visiting the doctor


20 Sep

Il 13 Settembre 1979 nacque il Genius


11 Sep

Storia di un maledetto che si “denirizzò” nel neo anomalo, spuntato sulla guancia per empatie a pelle di Andolini Vito…

Meglio che suonare il mandolino!

Sì, sto assumendo un look sempre più somigliante al Bob. Ieri pomeriggio mi “rivolsi” allo specchio e notai che la lentiggine sulla guancia s’è ingigantita a forma nera, dunque deniriana, di verruca. Una mutazione “metacinematografica” da far impallidire Kakfa e Cronenberg. Ma tutto ha una “regione”. Sì, Bob veniva chiamato Milk da giovane, io sono solo Bobby con la lacrima sul viso… comunque, meglio il colorito ceruleo, pulito al “cloro” e non annerirsi nelle rughe, poi liftate con incuria, delle corali voci di massa.
La mia pubertà fu umorale a pois. Precoce di masturbazioni in solitaria, le “avvenenti” mie compagne delle medie, mediocri in termini fisici nonostante ambizioni da scienziate di Fisica (sarà stata colpa di quello “laureato” all’ISEF, un povero paraplegico che s’eccitava dinanzi a tante fiorenti “gioventù”, impartendo flessioni “ginniche” al suo senza rotelle eppur in carrozzina), un po’ me la mostravano nell’accavallar di gonnelline sotto i banchetti birichini quanto poi, “tirandomi” un affettuoso bacino, concupivano schifezze per eccellenza, leggasi bifolchi maniaci che, di “manesco”, già agitavan le “acque” appena mestruanti. Sì, tutto un mescolio di ormoni appena venuti a galla, fra galli che poi avrebbero dimenticato ogni putrefatta “prima volta” con tali gallinazze nello svoltar, previo “sviolinate” da lacchè, a impiegati col “bianco” colletto.
Sì, prima non sapevano coniugare, poi impararono a memoria la pappardella nell’adolescenza più da papaveri con le “paperine” sboccate-imboccantissime, “solari” quanto depresse ma bastava un “poco di zucchero” e andava giù… glup glup. Galoppate d’arrivisti sulle “bimbe” che emulavano, già mule, le modelle sulla copert(in)a della (ri)vista…

Fu allora che mandai tutti a farselo dar nel culo. Questi paraculi non meritavano un Travis Bickle “straniero” al porcile già avviato… M’innamorai di De Niro e scomparvi nella Notte più “allegra”. Quegli animali scopavano, cazzi che non mi riguardavano. Nessuno/ anche ora mi caga? Per fortuna? Già la mia merda basta. A bestia! Ci mancan solo le racchie, dei cessi e la coprofagia. Per quanto mi concernette, a tal “cenetta”, ho sempre prediletto farvi i “grilletti”. Polemico, asociale, contro ogni convenzione e talvolta, guidando nello “sbandare”, anche punito di contravvenzioni. Meglio di chi si punge nelle vite artificiali! Ah, per rimediar la figa, vendereste le siringhe anche a un barbone senza stringhe. Sarò stringato se non mi capite. Se sei un drogato, ti slogo. Il braccio è mio.

Non ci vedo della perversione. Ognuno ha la sua. Se la tenesse quella zoccola… sta sol che nella gatta ci cova. Altro che cicogne. Queste partoriscono già a dieci anni, previo aborto pagato dalla madre che si fa il lor teen.
Sì, un figlio di papà per minorenni e milf.

Mi terrò sempre bene, conservato di fascino al pepe di pene, al buon come il pandoro, e faccine con la “sordina” da Corleone, Brando a “venire” come miglior attore della sua generazione. Anche se Pacino lo surclassa. Va detto. Tutta la saga, non seghe mentali perché Coppola conosce i mafiosi “ipocriti” ch’eppur pregan sotto la “cappella” nel togliersi il cappello col “baciamo le mani”, è costruita su Michael.
“Puro” da proteggere così tanto che diverrà, appunto, il più cattivo.
Bacerà di Giuda suo fratello Cazale e poi lo ammazzerà! Porco…!
In Quel pomeriggio di un giorno da cani, al nostro Cazale andrà peggio.
Credeva di aver trovato un amico come un “tesoro”, leggasi “rapina” per far il bott(in)o e spartirselo ma invece, oltre che senza colpo gobbo, sarà ucciso di pallottola.
Comunque, anche Pacino ebbe molte gatte da pelare. Cazale aveva la pelata, Michael incontrò, nella vita reale, una Keaton Diane che gli succhiò le palle.
Infatti, negli anni 80, causa lo “spompamento”, Al girò soltanto Cruising, Scarface, Papà sei una frana e Seduzione pericolosa. I nomi glielo dicon “lungo”.
Cominciò a riprendersi la virilità con Profumo di donna… Vinse l’Oscar e Diane, dalla platea, applaudì commossa mentre Al la guardò come a gridarle: “Ecco, mi usasti a statuina per ingessarlo. Tieniti Woody Allen e i suoi o-nanismi, puttana!”. Ma ancora ebbe un crollo psico-sessuale-affettivo, ravvisabile in Paura d’amare.

E dire che Michelle Pfeiffer conobbe un Tony Montana che la montava… Heat significa calore ma Diane Venora chiese il divorzio ad Hanna. Che casino! Pure Natalie Portman che si taglia le vene prima de Il cigno nero!

Ora, che c’entra De Niro? De Niro c’entra eccome. Venerdì uscirà Malavita in America.

Finalmente, una bona Michelle, seppur un po’ invecchiata e scialba. Per la serie: dopo due volte senza neanche una (s)cena assieme, leggi Stardust e Capodanno a New York, Bob fotte Michelle.

Ce la vogliamo dire?

Come vi prendo per il popò io, neanche il padrino.

“Cose nostre – Malavita”, “Director’s Cut” Red Band Trailer


10 Sep

Affascina sempre più questo nuovo Luc Besson. Qui, tagliato proprio dal regista, per uno straordinario trailer R rated. Che abbina action improvvisa a virate comiche di umorismo nero. Il tutto mescolato a citazioni da Goodfellas, come da esecutivo produttore, che non a caso è Martin Scorsese, e di altrettanta novella, da cui è tratto il film. Ma i ben informati san già tutto. Mi pare inutile ribadirlo.

(Stefano Falotico)

“The Family” interviews, De Niro e Pfeiffer


29 Aug

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