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Omaggio a Mango, R.I.P. a un cantante “mediterraneo”, poeta circense dei baci sfiorati, dei sogni e de “La rondine”
di Stefano Falotico
Accasciatosi per un “misterioso” malore in quel della provincia di Matera, durante un concerto autunnale, nel torrido freddo d’una morte che ci fa rabbrividire, ricordandolo nel “ruscello” delle sue note leggere, ballerine d’un uomo libero come i gabbiani sorvolanti le onde del Tirreno, passeggiatore “bislacco” del suo artista unicamente pittoresco come un melodico personaggio da colorito presepio in mezzo alla “siccità” di statuine tristi più impietrite, nelle anime squallidamente borghesi, dei duri sassi rupestri.
Un uomo “murales”, un graffi(t)o armonioso, un uomo dagli occhi s(i)curi, un attore dei palchi meridionali, a svettar in picchiata su notturne note libranti, soffici come seta, come acqua “sciolta” che “digrada” piana in spaziali (rim)pian(t)i e “brulle” pianure su lieve, magnetico, frenetico (s)piovere nel sangue delle emozioni più vivide, un corridore melanconico di liriche suadenti, carezzevoli come le mani romantiche d’una donna febbrile d’amor florido, risbocciata nella sua dolcezza, nelle sue nostalgie imprendibili, muore il grande Mango nella sua città…
O forse in zona limitrofa, a Policoro…
I miei genitori son di Pomarico, paesello collinare ove son sempre pullulate mille leggende da “stolti”. Leggende del santo patrono come quella su San Michele, cavaliere che distrusse Satana, regalando poi ai contadini il grano per stagioni più d’armonia fertili. Gli zoccoli del suo bianco, purissimo cavallo scapitavano di premonizioni ben auguranti per chi credeva al suo “mito”.
Mio padre mi raccontò una bella “superstizione” a tal proposito. Correva… voce che, chi si risvegliava di notte, sentendo lo scalpitio d’un cavallo, avrebbe ricevuto presto una fortuna dal Cielo. Poi, avrebbe dormito sonni più tranquilli, perché la vita, laggiù, al Sud “povero”, è sempre un continuo lottare per il (bi)sogno affamato d’avventuriere chimere spesso fugaci e da (d)eludente “(Dis)incanto”…
Mio zio, che invece era di Prato, e non credeva a queste stronzate, prendendolo per il culo, gli diceva che quel suon disturbante “di fondo” era soltanto un agricoltore col suo mulo a spaccar le pal(l)e e il sonno dei poveri fessi troppo “dormiglioni” e coglioni.
Comunque sia, ogni credulone è bello a mamma sua, forse ci sarà il Sole nelle stanze in fondo agli occhi tuoi, amore che non ha più sogni…
Storie e “lotte” di uomini po(po)lari…
Di lune “rudi”, da lupi abbaianti perennemente la voglia di (ri)scatto, di grintosa fame libertaria, ribellanti per non farsi sbranare da una bigotta mentalità schiacciante, per fuggir lontano, anche sol (dis)illusi, da un ambiente che opprime, soffoca le ali ai sognatori nati virtuosi di poesia nell’anima, ché non possono accettare una vita “grama” e, allora, al Nord emigrano per far sì che riesploda grandissimo il (ri)piacer(si), dopo il temporale e la grand(in)e… caduta degli “dei”… e delle leggende a cui non crede più nessuno, perché si son tutti imborghesiti nel tirar a campare, perché si riaccenda il ritornante (co)raggio rifulgente d’una speranza che non s’afflosci, che pur fioca rifiocchi migliore nell’infuocarsi nitrente un amore superiore…
Io di te, io di te non mi stancherei mai…
Forse amore o forse amore… sei ora sei amore immenso, sei disincanto…
Tu sei…
Io con te, io con te
a prescindere che
tutto quello che volevi
trova spazio dentro me,
sogna ancora amore mio
frase di canzone
che spinge all’emozione
Molti mi chiedono dove io trovi sempre la forza di vivere.
Io la trovo nella poesia.
Accosto Mango e le sue canzoni al finale de L’ultimo dei mohicani.
Perché è… “(de)fu(nto)” un uomo di un’altra era, con le sue origini che combatte/é affinché ogni purezza non sia/fosse deturpata, perché ogni anima non venga violata. Vola/i via!
Se i cattivi vogliono uccidere i sogni, il “padre” s’incazza, se gli ammazzano il figlio, se una figlia dei “fiori” muore per le brutalità d’un mondo crudele, dalla “cancrena” delle amarezze, risorge il furore e, crepitando la rabbia potente nei c(u)ori vin(ci)t(or)i, questo è l’immenso Michael Mann, questo per me è anche Mango…
Buonanotte.
Un altro giorno nella vita.
Adriano Celentano, lyrics di Pregherò by Falotico
Il (ri)montato
di Stefano Falotico, il sottoscritto
Con le donne son fantasioso, piaccio perché non inibisco la mia voce caratteriale alla Celentano misto al roco del rock asciutto in fisico “marcio”. È una strana convergenza di fascino rozzo, primitivo, adamantino di barbetta incolta su colpi da colto e occhi da cotto, in pa(de)lla se mi prende bene, al sugo se lei succhia di “scarpetta” a prosciugarmelo. “Bianco” purissimo viene… fuori, talvolta “vola”, altre volte, (s)composto a tavola, non felice mi accontento solo di un tovagliolo per la bava non sfamata nel suo foro e spesso mi consolo con una crostata di mele lievitata nel fornetto se, metaforicamente evirato, devo così virar alla fame riempiente il bucaniere che non fui in tal però, capperi, occasione “al dente”. Era prelibata, da collo vampiristico per una leccata da colpo di culo nella cottura dalle orecchie sin giù ai capezzoli (s)venendole. Era avvenente ma non venne una minchia. Era da svenimento, infatti collassai, altro che colli e, arrabbiato al risveglio, tentai di “sguinzagliarlo” ma gli inferm(ier)i mi legarono con un collare. Mi trascinarono in un monastero affinché mi convertissi a una maggiore castità, oh, bau bau, e dir ardentemente che né tastai e neppur gustai il pasto. Di notte, m’allupai lo stesso, senza sesso, ficcato da fesso e fegatino amaro nell’abbazia dei monaci nel “giogo” della pecorina sarda e, dall’abbaino, abbaiai ma, inascoltato, mi rabbuiai. Che botta, che buio, e dir che son un bel bue se di cavallo spinge il muscolo con le bo(vi)ne. Comunque, mi servon dei manzi niente male, “al sangue”, m’inculano di osso buco. Però va di traiettorie “balistiche” veloci, “dinamitarde”, poi con rallentamenti da temporeggiatore che insacca dopo aver sfondato ogni difesa delle suore ortodosse grazie al mio marcamento a zona di erogeno su faccia fendente, quasi da fetente, come po(r)che posson permettersi. Sì, parto in “retrovia”, nel didietro, schivando le “bombe” delle punizioni di lor lingue muliebri da biforcute taglienti in rasoterra mia, schienato in un punteggio apparentemente irrecuperabile. Ma rimonto, le smonto con accelerazione intraprendente, di pressing quasi da “stalker” fra il lor prima maltolto, aver beccato un mal rovescio su spaccato malleolo e menisco spappolato di queste gnocche di patate in calci alle palle da latte alle ginocchia ma, da allenato di “(s)gonfiato” oramai con (at)tributi in platea, calorosi nel tifar che venga, anzi che (la) vinca, torno nello spogliatoio, fra lo stupor generale dei “paganti” che vanno con le puttane suddette e ancor da sudare, ritirandomi a tirarmela da solo, da puro fresco.
Sono un montato, sì, un misantropo, faccio la doccia, sgocciola, lo scrollo, mi rivesto e indosso il montone.
E sarà Sole. E sale.
Fuori piove. Forse era meglio l’ombrello.
La fantascienza della mia anima alla Lou Reed, sono lurido, e allora?
di Stefano Falotico
Credo che molta mia vita mi sia sfuggita, ed è inutile volerla afferrare, eppur ruggiva, oggi è spesso e molto volentieri… lascivia.
Così, mi sentirei in pace col mondo come un blues armonico d’un celeberrimo feeling good alla Louis Armstrong ma non ho scoperto mica la Luna, ché gli umori li abbiamo tutti, miei uomini, e talvolta rallentiamo con un jazz strambo di nostro assaggiarla in soggettiva personalissima da ballerini metodici su moderate frequenze dalla modulazione tiepida nel caso ci siam scaldati troppo e temiamo di bruciarci.
Ma così va e ieri giocai al calcio nel culo nella giostra. Comunque sia, i fatti stan così, ed è (s)fatto.
Ora, signora mia, ove vuole che invece il fallo sia? N’è turbata? Sa, io da anni non pratico catechismo e non prego nelle sagrestie, beviamoci sopra… della sangria, anche sotto se preferisce la missionaria, l’importante è che venga, mi sembra che usi poco lei la tromba. Sa, deve darsi fiato, altrimenti sarà solo una donna affaticata e batterà, si fidi, stancandosi, la fi(ac)ca. Non mi prenda per un uomo volgare, ho varie (e)dizioni a portata di mano dell’enciclopedia Treccani da sbatterle a muso duro se lei vorrà credersi più fine di eloquio. Lei sa cosa vuole, non ci giri attorno, viviamo nel (mappa)mondo e si tolga quella maschera da Gioconda. Giochi, non ha da render conto, con me, al suo (di)retto(re.
Domani, sbrigar dovrà altre scartoffie e soffierà sol sulla polvere. S’innaffi. Si tolga i vestiti di dossi, non sia loffia, insuffli e non sbuffi. Non faccia la snob, domani avrà perfino e sportina da far la spesa alla Coop. Non soppesi. Guardi che “muscolo” questo mio stantuffo di tutto teso. Indosso scarpe sportive, basta che tolga i lacci.
Ora, suoniamo la chitarra e vai di Rock’N Roll Animal intro lei, mia Sweet Jane.
Sono Tarzan, credo che ci evolveremo quando avremo scoperto tutto, cioè quel che siamo nati.
Nudi e crudi come mamma natura vi ha fatti. Di mio, sono un alieno. La voglio allenare per un orgasmo oltre i confini della sua (ri)dotta realtà.
Ciao.
Ho, ora, da esplorare lo spazio confinato, un lungo viaggio m’attende.
Sono il capitano della mia anima. Mi baci sulla bocca, attenta a non sbavare. Poi, altrimenti, in mancanza di me, remoto lassù (s)perduto, piangerà troppo e le si scioglierà il trucco.
Eppur perdura.
In poche p(a)role, non voglio figli. Non vedo un gran futuro per loro. La vedo da rude, da bruto, da bello durissimo.
Chiuda gli occhi, è una merda.
Comunque, il suo limone sta dando i suoi frutti.
Si ricordi di ciò quando mangerò un’altra pesca.
Lou Reed, evviva il lurido mio!
Il mio omaggio a Lou Reed: sono orgoglioso di essermi vendicato e il massacro ci sta(va), video di murder incorporated, quello è il Boss e io odio i crimini omertosi!
Ora, lunga è la storia, crudele e mostruosa ché il calunniatore non s’arrese mai dinanzi alla purissima evidenza. E, di tenacia davvero “lodabile”, lordò perseverante per cacciar sempre negli altrui sederi. Lui, “emerito” da bocche di rosa, carnale “maschietto” con troppi “grilletti” nella testa, più bugiardo però di Pinocchio a invadere le altrui dignità con ingratitudine da lasciar rabbrividenti. A costui interessa(va) solo sgraffignare, e goder di chi, troppo d’indole arrossente, si ficcò… in testa d’umiliare. Che “egregia” nobiltà davvero di “nobiltà”. Un signore da metter “paura” anche a chi voleva murare.
Ma stavolta, dal cilindro del suo coniglio, pescò un duro che mai avrebbe lontanamente sospettato. Tanto architettò il suo omicidio, con “dosi” insistite di menzogne e ignobili appunto “congetture”, che lo iettatore è ora bianco come i denti da latte e nero nelle mutande.
Molte volte l’avvisai ma continuò d’altro volermi avvistare e “segnalarmi” per avviare un delirio tutto personale, da vetusta caccia allo “stregone” che proprio non poteva sopportare. L’invidia nasce dal nulla, si può invidiare anche un miserabile migliore di lui soltanto perché ha degli occhi affascinanti. E volerlo acce(r)c(hi)are d’odio e induzione allo spargimento di sangue. Ma il cattivo s’è dimenticato d’un particolare.
Il Buono non dimentica e il duello è di nuovo (ri)partito.
Dostoevskij sosteneva i riti delle inquietudini, di mio rimango Travis Bickle e non muto, anzi sono sempre più il mutismo fra mutazioni deniriane.
Parte prima: l’inculata va dosata con calma apparente
Io sento di antenne d’alienato. Sono antenato! Innatismo falotico sfanculante! Menefreghista a (s)fregarmelo!
In tanti attentarono ai miei equilibri psichici, che ho perseguito con abnegazione sacrificale durata offese banali di “Sei uno sfigato”. Ma nessuno è riuscito ad abbattermi. Anzi, più loro suonano la carica per spronarmi e più io mi (s)carico. “Celebre” batteria con “basso” versione chitarra melanconica su catarro e opacizzarmi “cieco” in cataratte per non vedere appieno l’orrore del Mondo.
Dostoesvkij, che detta fra noi era uno che abusava dei suoi masochismi più di Aldo Busi, una volta scrisse che si può incontrare per caso una persona e scoprirla quando meno te l’aspettavi. Sì, questa sua racchiude la sua (s)contentezza.
Fra Leopardi e Dosto, non so chi era più sognatore. Malati di pessimismo su farsi le seghe al “colpo di fulmine”. So per certo, ho le mie “fonti”, che venivan presto eiaculanti anche se onanisti. Per contenere tali “fontane”, riversavano la “tensione” in scritti vergati e mai sverginati. Un continuo farsi… male.
Di mio, so che ebbi solo una (s)figa nella vita, la bionda di Taxi Driver.
Sbagliai l’ultima mossa prima che me la potesse dare. Inizialmente, le avevo azzeccate tutte.
Il mio “tampinarla” orgasmizzante stava per raccogliere il suo “frutto”.
Poi, la condussi a vedere The Canyons al cinema.
Non è un porno, è lo specchio della società di oggi, una merda.
Se non le piace, si attenga alle letture buoniste e al ruolo della signorina Silvani di turno.
Ogni stronza ha la sua scrivania.
Cosa penso del Cinema di Paul Schrader? Tortura, angoscia, non molla l’osso, scarnifica, s’incula. Come me.
Capitolo 2: l’umorismo ci salva dalla gente comune, sono tutti umorali, cambiano sempre “amori”
La gente vive nell’ignoranza, son colui che scoperchia le frasi fatte e se le fa a fasi.
Afasia o apatia? Questa è consonante che fa, può alterare.
Vivo di allucinazioni, ieri fui Robert De Niro, domani anche.
Nel frattempo, devo andare dall’estetista. Prima, il mio neo piaceva, adesso si sono annoiati.
Buonanotte.
Capitolo 3: due più due fa tre? E il terzetto viene dopo il duetto? No, è un triangolo con un duo, senza picche ma di “spaccata”
Su questo titolo stronzata, chiedo di riflettere.
Domani, potreste (non) esserci. Quindi, non pensate troppo.
Gli uomini fanno sesso? Si sa, ma tua moglie non te lo dice.
Capitombolo
Capita d’incontrare chi te lo fa a strisce… pedonali, poi ti spacca di nuovo il cranio se non te l’ha ammaccato parimenti al tuo “pneumatico”
Capa tosta uguale tua testa a testicoli spappolati
Sì, McConaughey gira con Scorsese per Dolce & Gabbana. Per un paio d’inquadrature, riceve milioni. Se vado in giro io, in macchina, con quello sguardo da ebete innamorato, non mi lavano neanche i vetri e mi lanciano, più che una Johansson, vari ortaggi.
No, non credo nelle streets of dreams, meglio quelle fire di Walter Hill.
Insomma, agli ebeti, cioè il 90 per cento… una mogliettina e qualche trombatina da tromboni con delle prostitute a p(r)ezzo d’oro. Carati o cariatidi.
Di mio, ho qualche carie ma non ti sarò “caro”.
Adesso vado a masturbarmi, come Jena Plissken.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Brevissimo omaggio alla Notte di Frank Sinatra
Prima del Sinatra di Scorsese e delle lyrics sparse qua e là del Tempo, Stefano Falotico, “picassiananamente” sghembissimo, omaggia il celebre “Strangers…”.
“Into the wild”, Tribute
Scalpitan gli zoccoli dell’ombra maledetta e, dal buio, franta in dardi fratturati d’arcobaleno mistico, si spande la Luce a illuminar i binari neri degli uomini vagabondi, nel mio Tempo senza dimensione, approdando a una spiaggia selvatica di primitive erosioni a sgualcir tra le foglie malinconiche di un’isola ove alberga King Kong, creatura parsimoniosa “ottenebrata” per assolate, salvifiche e salubri adorazioni superomistiche di me nell’abbacinante estasi miracolosa d’una giungla nella sua essenza palpitante.
Udite come vergo il mio sangue meravigliandolo d’oriental decadenza nella vacuità dell’infinito, a me indomito e domato, mio scettro rubicondo di Gioconda metafisica dalle iridi acquiescienti di senziente “Buona Notte” alla meditabonda scelleratezza:
It’s a mistery to me
we have a greed
with which we have agreed
You think you have to want
more than you need
until you have it all you won’t be free
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
When you want more than you have
you think you need
and when you think more than you want
your thoughts begin to bleed
I think I need to find a bigger place
‘cos when you have more than you think
you need more space
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
[Society Lyrics on http://www.lyricsmania.com)
I hope you’re not lonely without me
there’s those thinking more or less less is more
but if less is more how you’re keeping score?
Means for every point you make
your level drops
kinda like its starting from the top
you can’t do that…
society, you’re a crazy breed
I hope you’re not lonely without me
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me
society, have mercy on me
I hope you’re not angry if I disagree
society, crazy and deep
I hope you’re not lonely without me
Ricordate: il Maestro è tornato…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Memorie Rock-y
Incitiamoci nel “Burning Heart”.
Ogni Uomo ha una colonna sonora, portante, del suo portamento, della sua dignità, della sua forza, del suo “combattimento”. Cadere e rialzarsi ancora.
Sempre!
Spacchiamo tutto!
Anche Rocky Balboa ha chi lo butterà giù, è quel ragazzino che amava il capolavoro di John G. Avildsen
Mi “sminuzzarono”, e li polverizzai, mi “spezzarono le gambe” e li trancia di netto, mi “amputarono” l’anima e incrinai loro le costole con “biblico” superomismo.
Al che, mi guardai allo specchio, il mio labbro “pendulo” ammiccava ancora a Sylvester, e, fra un occhio della tigre, un’occhiataccia della vecchia, e i malocchi sconfitti, scalai un’altra montagna.
Dopo averli spaccati in due, dopo il K2, dopo l’Everest e le “foreste”, mi preparo per il mio nuovo film: Rocky 7, sottotitolo, I peccati capitali d’uno schiacciassi “veniale” ma che ama le vene.
Sì, la saga balboiana non si regge solo sulla splendida, titanica, epica colonna sonora di Bill Conti e su Philadelphia, ma anche su alcune track pazzesche.
Di quei pezzi, anzi, che quando sei “sul moscio” ti “viagrizzano” più d’uno “stallone” purosangue da scommesse per i cavalli.
Fidatevi. Non vi fidate?
A parte il “Living in America” d’un James Brown che “gigioneggiava” alla grande, da nero che fa sbiancare tutti, perfino il russo omicida Drago, e la storica, incitante, “animalesca” e portentosa “Hearts On Fire” di John Cafferty, quello che spinge di più, non raccontatevi cazzate per compiacere qualche oca, è “Burning Heart”…, sempre dei Survivor, gli autori dell’Eye…
Con una musica così, è poi importante che il filmone sia tamarro?
Evviva, allora il tamarro!
Burning Heart
Two worlds collide
Rival nations
It’s a primitive clash
Venting years of frustrations
Bravely we hope
Against all hope
There is so much at stake
Seems our freedom’s up
Against the ropes
Does the crowd understand?
Is it East versus West
Or man against man
Can any nation stand alone
Coro incazzato!
In the burning Heart
Just about to burst
There’s a quest for answers
An unquenchable thirst
In the darkest night
Rising like a spire
In the burning heart
The unmistakable fire
In the burning heart
In the warrious code
There’s no surrender
Though his body says stop
His spirit cries – never!
Deep in our soul
A quiet ember
Know it’s you against you
It’s the paradox
That drives us on
It’s a battle of wills
In the heat of attack
It’s the passion that kills
The victory is yours alone
FORZA!
In the burning heart
Qui c’è tutta la mitologia, l’Est contro l’Ovest, l’Uomo contro lo stronzo, la lotta, la frustrazione, la sofferenza, la rinascita, il combattimento, la vittoria!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Quel “Nothing Man” del mio Springsteen
In un’esibizione pazzesca, qui a Berlino, in un concerto già storico.
E “qui”, io, Stefano Falotico, il Genius, un Nothing Man…
Sì!
Stefano Falotico, “in Arte” (“me, medesimo, di persona, impersonatissimo, di gran personalità), interpreta, con alcune “sfumature” e varianti sensibilissime, una delle canzoni capolavoro di Bruce Springsteen, la suadentissima e magnificamente ipnotica “Nothing Man”, dall’album “The Rising”.
Applauso! Un uomo che “coniuga” il Verbo della vita vera, dell’anima, con “cadenze” alla Jim Morrison “impastato” in Tom Waits, su geniali, rochi “tintinnii” imprevisti.
Già…
I don’t remember how I felt
I never thought I’d live
To read about myself
In my hometown paper
How my brave young life
Was forever changed
In a misty cloud of pink vapor
Darlin’ give me your kiss
Only understand
I am the nothing man
Around here everybody acts the same
Around here everybody acts like nothing’s changed
Friday night club meets at Al’s Barbecue
The sky is still the same unbelievable blue
Darlin’ give me your kiss
Come and take my hand
I am the nothing man
You can call me Joe
Buy me a drink and shake my hand
You want courage
I’ll show you courage you can understand
Pearl and silver
Restin’ on my night table
It’s just me Lord, pray I’m able
Darlin’ with this kiss
Say you understand
I am the nothing man
I am the nothing man
(Stefano Falotico)