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Stranger Things 3 & il Joker: sarà una pasoliniana, lunga estate di titoli caldi, roventi e calienti in attesa, come sempre, del gelido uomo invernale di The Irishman


06 Jun

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Il Joker è un’altra storia di ordinaria foll(i)a. Come in Manhunter, è difficile in questa società di verità capovolte riuscire a discernere chi sia il sano di mente e chi lo psicopatico

Sì, partiremo il 4 Luglio coi nuovi episodi molto attesi di Stranger Things 3. Serie che a molti di voi sta antipatica perché la reputate soltanto un pacchiano potpourri di citazioni, una modaiola serie che fa del sincretismo culturale americano la ragione del suo successo. In quanto, attingendo da Spielberg, da Joe Dante, dalle istanze perfino fumettistiche d’una nostra generazione cresciuta coi GooniesAlien e i mostri pure della Hammer, non vi trovate in essa niente di davvero innovativo e originale. È invece, lo ribadisco orgogliosamente, un’elegia fantasmagorica mio avviso bellissima che voi invece disprezzate poiché in verità vi dico che siete solo tristi adulti con troppe pesantezze retoriche ad annacquarvi il cervello più degli oceani solcati dal capitano Achab, personificazione della becera invidia putrescente da colui che, invero, malgrado fingesse di voler uccidere la balena bianca Moby Dick, era invece in gran segreto un suo accanito fan sfegatato. In quanto, in codesto cetaceo femminile rivedeva la sua purezza e la sua libera, spensierata giovinezza per sempre estintasi. Intinta nelle sue capillari, stinte, brizzolate tinte volgari dei suoi pochi capelli svolazzanti solo nella brezza del darsi tante inutili arie da uomo finto.

Sì, lo so, vi conosco. Siete adulti oramai demoralizzati a causa del vostro matrimonio scalognato e del vostro lavoro che tostamente odiate eppur conservate perché, se vostra moglie dovesse chiedervi il divorzio, oltre a non prepararvi i toast, in banca almeno avrete qualcosa da darle più dell’insalata e della lessa zuppa delle vostre cervellotiche, sterili, esistenziali frittate.

Siete uomini totalmente sfatti, gemete in silenzio l’orrore dei vostri insondabili abissi mentali purtroppo irreversibilmente insanabili. Così, insabbiate gli ancora residui vostri sogni speranzosi, gli ultimi rimastivi, dietro maschere ciniche da sapientoni cattedratici, in realtà solamente inaciditi e annoiati come da me già evidenziato e sottolineato sopra il rosso oramai smorto delle vostre (an)affettive anemie. Siete anime e visi pallidi che, per ritrovare un briciolo sparuto di epica sparita nei vostri romanticismi scaduti e svaniti, rimettete su Balla coi lupi, tifando per gli indiani da yuppies in tinta un(i)ta. Poltrite non solo sulle poltronesofà (sì, tutto attaccato) piene di acari, bensì vi svaccate vergognosamente nell’apatia di polverose esistenze prosciugate nell’anima avara in cui la fantasia vostra maggiore, misera e vana, è che la prossima bolletta della luce, anziché recapitarla a voi, sia spedita a un eremita che abita in una buc(hett)a del Sahara.

Sì, stamane ero in vena di belle donne. Allora mi son fatto… una cultura sulle telegiornaliste più sexy, scartabellandole su YouTube in cerca di video ove le più sensuali rappresentanti del costume da bagno, no, della scostumatezza audiovisiva spacciata per informazione di classe con tanto di tacchi a spillo e calze a rete arrapanti, potessero mostrarsi al sottoscritto, uomo ardimentoso ed eternamente caloroso, messo da codeste sottosopra, arditamente impudiche e ammiccanti nella trasparenza delle loro gambe suadenti, lunghissime e piccanti da regine sovrane degli ammalianti sgabelli eccitanti.

Cosicché son venuto, no, son rinvenuto i video di LA7 ove la bionda Luisella Costamagna, su In Onda, nel 2011 esibiva il suo disinibito, fiero piglio, sessappiglio da dizionario Morandini, elegante da figona da monta, associandolo a una parlantina, sì, molto intelligente, ma anche da arrivata un po’ antipatica e stronza.

Luisella è donna dal viso che subito ti prende, magneticamente fotogenico e avvolgente. Grazie al belvedere delle sue cosce magnifiche, ti stende. E con questa fa immediatamente caldo anche se ci sono zero gradi all’ombra e il lavoro quotidiano ti fotte il cervello e ogni vanagloria, appunto, ti sfonda.

Ah, poi tal fregna con l’ombretto e con quel suo malizioso sorrisetto, col suo dolce rossetto, che ci frega se indossa solo una prima nonostante per anni abbia indossato, appunto su LA/, la parte della giornalista numero uno che avrei visto, oltre che passerona qual è, benissimo a calcare una hollywoodiana passerella?

Dunque, dimenticando l’oramai invecchiata e troppo dimagrita Ilaria D’Amico, ho voluto appurare con mano… se Diletta Leotta sia realmente quella gnocca inaudita che dite.

Spingendo col mio dito sul mio mouse, cliccando di qua e di là, devo ammettere, scrivendo qui di mio pugno, che Diletta non poco mi diletterebbe a letto ma è, onestamente, un’ochetta per dilettanti. Presenta programmi calcistici ove si celebra Ronaldo, il più professionista, centravanti da marcare a vista, ma oltre al seno e al culo superbo non vedo altro. E di quadricipiti sta probabilmente messa meglio l’intramontabile eppur ancora montabilissima Carolina Morace. Donna verace.

Chi si accontenta, comunque, con Diletta molto gode. Soprattutto se è il padrone di Sky e, sfruttando i dipendenti, con Diletta si gongola, miei mongoli, e le regala il suo ciondolo anche in gondola.

Al che, ho beccato una da potenti palle in diretta, tale Barbara Francesca Ovieni. Una che tira più di un fendente di Boninsegna. Questa non ha nulla di valido da insegnare ma è assai bona.

Una che, quando fa l’amore con qualcuno, non ha bisogno di stimolarlo, sussurrandogli:

– Dai, vieni o no?

E lui:

– Barbara Ovieni, ora vengo ma aspetta ancora un momento. Lasciami altri 5 min dentro. Forse svengo.

– Ho fretta, fra cinque minuti devo fare la p… a non solo per te ma per te degli ospiti tromboni che parlano in trasmissione di calciomercato, sperando che io simpatizzi per uno di loro e al fortunato possa dargliela gratis in cambio di “pubicità”, no, pubblicità.

Sì, quel sessantenne panzone che, in giacca e cravatta, parla d’istinto, no, distintamente delle prodezze balistiche del signor Mazzola e dell’ex parlamentare Gianni Rivera, mi ha promesso che, se glielo smazzo nel camerino della romagnola riviera, mi sposerà e non avrò bisogno di fare mai da mattina a sera un cazzo.

Be’, anche adesso non è che io lavori veramente duramente, faccio solo la valletta strafottente, detta come va detta, ma io mica sono una comune fessa, so bene a chi va data per avere una vita nient’affatto sfigata da povera in(s)etta. Anche se un po’ sfruttata. Prestigiosamente inculata, disonorata e sputtanata.

Ma, in fondo in fondo, si fottano tutti e sprofondino. Sono una donna che sa quello che vuole e soprattutto ha ben chiaro come ottenerlo, eccome. Non mi faccio dei problemi. Voglio stare comoda.

Sì, in effetti, Barbara si fa tutti. Barbarella! Che siano belli e brutti non è né un irrisolvibile problema né una Leotta Diletta, no, scusate, volevo dire un dilemma.

Dunque, lemme lemme ho rivisto alcune puntate ove Daria Bignardi, a Le invasioni barbariche, chiedeva ad attrici pessime, dunque a non attrici come Luisa Ranieri se, a suo avviso, fosse meglio Balotelli o Totti. Oppure il commissario Montalbano…

Sì, domande di rilevanza oserei dire shakespeariana riguardo le vite davvero elevate di uomini che hanno dato molto all’umanità, domande sartriane da non dormirci la notte. Con milioni di telespettatori invece a soffrire d’insonnia, ponendosi quest’amletico quesito oserei dire imprescindibile per la vita di noi tutti.

Vero?

Sì, io non sono ipocrita. Ho salvato vari video in HD di Barbara Ovieni, potrebbero tornare utili nel caso che fra poco mi trovi, più che morto di figa, di fame. Al che, completamente pure senza mutande, dunque impuro, la masterizzerò su dvd per fare qualche soldo, vendendola su eBay. Tanto sulle emittenti locali, è già inflazionata e svenduta.

Ecco, la verità del mondo è solo una. O una sola…

Se sei un diverso, ti fanno credere di soffrire di turbe psichiche come il Joker.

Se scopri l’inganno e ti ribelli per la tua giusta ca(u)sa, ti urlano in faccia… che pensi di fare, cocco mio bello? Ah, bellino lui…

Sì, se non vi adatterete al porcile triviale di massa assai belluino, vi tratteranno da pagliacci e vi combineranno per le feste con far caudino. O vi bastoneranno come dei cagnolini.

Poiché, cari coglioni, arrivati a una certa età, bisogna farselo. Altrimenti ti sbattono.

A letto? In manicomio? Forse sia a letto che in ospedale psichiatrico.

Ti legano a letto e ti sedano come un cavallo. Visto come accavalla?

Quello che ho scritto è abominevole, ignominioso, cattivissimo.

Lo so, chiedo venia.

Comunque sia, cara fottuta, alta borghesia e vostra pregevole signoria, se volete che vi faccia un sorriso per mettervi buoni e tranquilli, eccovi serviti.

Visto che uomo carismatico e dal pauroso sex appeal bestiale?

Molti si stanno chiedendo come io abbia fatto a salvarmi dalla morsa della società andata a zoccole.

Be’, basta che rileggiate questo pazzo, no, pezzo e lo capirete, mie teste di cazzo.

Gli altri pazzi non sono come me. Non ci arrivano, come si suol dire.

Se volete che meglio tutto ciò argomenti e ve lo espliciti, questi pazzi assomigliano alla maggioranza. Nella quale vi riconoscete.

Eh già, avete avuto, avete e sempre avrete una vita superficiale, ridanciana, sguaiata.

In parole povere, da troie oppure da babbei e idioti, maniaci e falsi.

Mentre, dementi, il sorriso del Joker sa il Falò, fallo, no, fatto suo.

Perché questo no?

Come sostiene a ragion veduta Rust Cohle, guidato nella bocca dalla mente di Nic Pizzolatto, soltanto quando si è vicinissimi alla morte si riesce, di sfuggita, in un attimo di sospiro inequivocabile, a esplorare l’abisso delle occidentali vacuità. Delle pusillanimi ambizioni smodatamente egoiste, accorgendoci che tutta questa giostra di rivalità e competizioni altri non è stato un sogno che si è svolto fra le pareti sigillate della nostra ombelicale visione.

È una verità a cui nessuno può sfuggire. I più fortunati nella vita riescono a imporre la loro arroganza in virtù di circostanze e vantaggi psicologi e non a loro favorevoli. Quelli con meno fortuna, invece, per quanto vanitosamente abbiano inseguito i loro sogni innati, semmai pure da intellettuali dannati, prima o poi soccomberanno, verranno invalidati, mutilati e matti diverranno se quanto prima non si adatteranno, omologati e spersonalizzati, alle logiche irrefutabili di questo triste mondo schiacciante e insano.

Come dice invece il “true detective” William Petersen di Manhunterce l’hanno fatta quasi tutti. O qualcosa del genere.

Sì, la vita nostra è un carnaio, un macello ove vince, forse, chi ha più fame e voglia di vincere.

Joan Allen la cieca dovrà dunque indissolubilmente vivere nell’oscurità sin alla fine dei suoi amari giorni, sublimando le perdite affettive, elevandosi nella poesia e nella dolcezza per non soffrire o internamente meno patire. E per lei sarà sempre più dura, dolorosissima resilienza. Soltanto un pazzo, paradossalmente, potrebbe amarla o perlomeno stimarla. Accogliendo le sue infinite dolenze e le sue trattenute, represse ire.

Perché il pazzo Dente di fata ha sofferto delle stesse umiliazioni e derisioni, delle identiche emarginazioni, difficilmente rimarginabili, della cieca. E quindi può vagamente capire. Ma forse nemmeno lui poiché, comunque, la sua vita è stata diversa da questa donna a sua volta diversa. Ed è certamente diversa da quella di Petersen, per quanto analogamente speculare.

Ogni pazzo non nasce tale, lo può diventare in seguito a frustranti, reiterate provocazioni sempre più protrattesi inestinguibilmente nel tempo. Mai sanate ma solamente, ipocritamente sedate.

Qui, in Italia, per esempio molta gente, fino a vent’anni fa credeva che se fosse stata puntualmente, gentilmente rispettosa del prossimo, sarebbe stata parimenti stimata e amata. Piaciuta e benvoluta. Si è accorta che era solo un sogno. Chi ha ragione in un mondo ove il labile confine fra sanità e pazzia è andato a farsi fottere? Un tempo era abbastanza chiaro che se perseguivi una vita moralmente retta, oh sì, t’avrebbero, impegno e talento tuo permettendo, perfino eletto in parlamento. Ma così non è e forse non è mai stato. I pornoattori sono oggi i divi più imitati e osannati. Non sono un moralista. Hanno fatto le loro scelte. Ma, per piacere, almeno non facessero gli influencer. Mi tengo fieramente la mia malata mentale influenza, stando sempre più lontano da cattive, stupide compagnie con le loro condizionanti, immobilizzanti, deficienti, ricattatorie, stronze influenze. Le persone mute oppure portatrici di qualche handicap vengono salutate, come sempre, dal prossimo in modo compassionevole. E dovranno mentire, nascondere sottilmente la loro ira, fingendo pure di divertirsi, prendendola a ridere. A ridere quando un gigante di due metri sfotterà platealmente i loro umanissimi difetti fisici e dirà loro falsamente… siete dei grandi.

È questo che la mia generazione ha capito. L’orrido errore che sta alla base del mondo tutto. Di quest’immane lutto. È quello che da tempo cova nelle anime di chi nella sua intima lealtà s’è sentito ferito e tradito. Perché non è stato accettato e con sincerità applaudito quando era importante essere capiti.  Le tardive scuse, appunto, son avvenute troppo tardi. Quando oramai i danni irreparabili son incurabilmente così tanti. Prendiamo quello lì. È solo, afflitto da gravissima depressione. Be’, ci pensi tu? Ecco, ora gli trovi un lavoro. Sì, e poi? Lavorerà come un negro per essere sottopagato da gente culturalmente e umanamente più sottosviluppata di lui. Comunque sia, avrà iniziato a lavorare in quanto, qualcuno, premuroso, già dapprincipio avrà cominciato (in)volontariamente a vederlo e percepirlo come diverso e lebbroso. E quello invece? Ha avuto solo quattro donne in vita sua e ha cinquant’anni. Allora tutti lo inciteranno a darci dentro. Sì, così spenderà tutti i risparmi in puttane per piaceri effimeri che si bruceranno come neve al sole al primo battito d’un nuovo giorno malinconico o, peggio, da manicomio. Per gli altri, forse vi saranno albe ridenti, per i ciechi e quei dementi ancora speranzosi che il mondo vedrà la luce, illusi che il mondo sarà per i giusti e che gli uomini e le donne avranno buon gusto. Purtroppo, se t’incattivirai, servirà solo a metterti nei casini, se ti rabbonirai, ti diranno che sei troppo buono, vale a dire non adatto e un po’ tonto.

Se pensate che io menta e sia un esaltato, non venite però un giorno da me a dirmi che era esattamente, invece, come qui io vi dico. E già prima vi dissi. Ma non voleste ascoltarmi e continuaste con le vostre fisse.
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di Stefano Falotico

Il nichilismo al Cinema e nella mia vita fottuta, lezione di come dovete stare al mondo e imparare dalle mie “testate”, non giornalistiche ma rudi di “botte/i” in “testicoli”


20 Nov

di Stefano Falotico

Giù la testa

Avete accattato il libro di Cronenberg, miei divorati?

Ma che volete comprare? Voi siete tizi tozzi a cui basta un maritozzo nella colazione deicampioni” e un po’ d’ipocrita leziosità per quattro racchie maestrine che, tradendovi di “pastine” e corna, v’impestano mentre io mangio il pasto nudo al pest(at)o. Madonna dell’impestata, che diavolo son diventato?

Iddio David, che sconfisse Golia, sia lodato, mangiandovi miopi con una caramellina Alpenliebe.

Ma quale Gabriella, quella scosciava e aveva un nasone da bugiardona, perché il gobbo Berlusconi gliela leggeva, non tanto alla leggera, da cui ogni analfabeta è bello a papà suo.

Imparate a leggere, bugiardoni. Partite dal bugiardino più bravo a fregarvi, Silvio.

Sì, dopo an(n)i d’impal(lin)ato, inculate a raffica a causa di fighe in case con “altri” cazzi per la testa, Dracula l’impalatore mi fa un baffo e me “lo” arriccio, altro che eleganze dei ricci e sfumature di grigio, son nero letterato a cui dei vostri bestseller importa un “fico” di quella scema non secchiona che dà sempre via ipocritamente il culetto, alla faccia di voi stronzetti che mi (mal)trattate da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Io volo alto e di buon alito, miei brutti (av)volt(o)i, cari miei (dis)illusi, ché penarmi per bagasce non son affari del mio “affare”. Prevedo per queste solo pene, e un’altra “presa” per il popò, “ahimè”, che dolor’.
Son pesante, un peso, un calpestato.

Abbiamo Michele Santoro che fa il tuttologo con quell’altro impotente di Travaglio, due polli politici contro il Polo, s’accaniscono vs la Destra ma a tali qualunquisti polemici… preferisco Costamagna Luisella sullo sgabello. Bella è bella e vorrei che con me “belasse” nel partito “democratico” del “fancazzismo” di mio “martello” in sua “falce” rossa ché avanti oh popolo alla (ri)scossa e dalle una “mousse” se dolce di “stracciatella” non le hai segnato una “crocetta” su La7, lasciandola licenziata dopo che, essendo Luisella una perversa, volle da me anche una “testata” di post la gran linguina allo sco(g)l(i)o della scopata “sc(r)osciante”.

Sì, sono un paraculo come pochi, miei comunisti porci. Ché, a forza di tenere il santino di Stalin in mano e a “giravi i pollici” di dar giù a chiunque nel vostro credervi Che Guevara delle guerre inesistenti, vi siete (s)posati con una destrorsacchiotta santina e personcina, che severa prima vi dà il “sederino” e poi, per farvi… cont(ent)i, vi riverisce con un triste tiramisù della sua fighetta (s)caduta nella muffa di Pannella, da cui i radicali liberi delle budella, detti fe(ga)tini amari e du’ fettuccine della mia facciona con tanto delle ciliegine sulle torte e tutta la fetta d’in(f)etto.

Internatemi, in manicomio noleggerò The Intern con De Niro e Anne Hathaway, film su un “vecchio” che lo sbatte in quel posto a quella giovincella, o(r)ca e carnivora tanto caruccia, miei ebetucci, pigliatevi questa da “ciucciotti”, statem’ boni/e voi, che mi date del lei, pensa tu in che Stato vi siete (ri)dotti, che tette, pensavate d’esservi meritate/maritati una vita “(d)a nobili posteri(ori)” e foste (s)battuti dall’arzillo Bob, uno da tè, in camicia slacciata in tiè. Altro che farle nere, “puro” neo alla Max Cady. Ti faceva male così?

Anne, di seno annamo bene, di senno no. Di seggio(lino), vai “imboccata”, inchiappettata e “segata”.

Insomma, sono atterrito da questa società terragna. Terroni, fottetevi le nordiche, sudisti, guardate un western e capire che Clint Eastwood amò i mezzogiorni di fuoco alla Sergio Leone.

Da cui Unforgiven, miei (s)freg(i)ati, e i vostri “viados” del tramonto. Sì, dopo giornate di “duro” lavoro, ve lo fate… “tosto” di nascosto, la moglie non vede, infatti vede quello di un alt(e)ro, da cui l’adulterio dei (di)versi di Uccellacci e uccellini, ah ah, miei pisellini da I soliti ignoti, le vostre notti son uno “scasso”, che spasso, che passero/a, per il mio Totò.

Evviva Pasolini!

Salutam’ a sorrata! E fu Cimin(o).

Da cui Il cacciatore e Verso il sole.

Uno in radio fa il radioso di loghi e ragionamenti (il)logici, invero, si finge amico di tutti perché la radioattività l’ha reso “elettrico” nello sparar cazzate da malato di “etero”. Sì, a forza di star nell’etere, è diventato un extraterrestre, alien(at)o, asessuato e senza sesso, né etero, né carné né pesce, le modulazioni di quelle cattive frequenze l’han raso, (ar)reso al s(u)olo del microfono e d’un paio di cuffiette a leggere le notizie per le casalinghe e ad annotar un altro morto “locale”, da cui il prendilo in (lo)culo.

Sapete che vi dico?

Di là, ho un piatto di gnocche/i di patate da metter in “fornicazione”.

Non voglio “informarmi”, sformatemi pure. Meglio essere uno sfornato che (non) esistere come voi, i deformi.

Che splendida “forma”.

Sì, sono un topo.

Meglio di voi, le zoccole.

Giù la pasta!

Genius-Pop

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