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Strange Days: 12 Agosto 2019 o 29 Settembre? Seduto in quel caffè, io aspettavo solo il tè ma la cameriera tardò a servirmi pure un tiè


11 Aug

strange days juliette lewis

Sì, sono nevrotico. Ché fa rima con Falotico!

Ero al bar, m’ero accomodato ma la lentezza della cameriera ogni mia più santa pazienza scomodò.

E qui ho trovato solo questo posto a sedere. Non sto neppure comodo. Sbattuto in un angolo. Ah, la storia della mia vita.

Avevo ordinato un tè a mezzogiorno e non m’è stato ancora servito. Abbiamo già fatto le tre.

Per fortuna almeno che la cameriera è bona e sto ammirando il suo culo notevole con tanto di gamba mia accavallata mentre lei è indaffarata a girare per i tavoli e, fra una portata e l’altra, di scorcio in mezzo a questo casino adocchio il suo fondoschiena da girarrosto.

Per molto tempo, la gente superficiale addusse e dunque disse, in quanto non sanno mai placare la loro bocca, che io non fossi molto a posto. Ma come? Sono qua, siedo su quest’arrugginita sedia, vedo il lato b della cameriera che mi sta facendo girare i coglioni non solo per il suo ritardo cosmico, cazzo, e dovrei credere che a metà Agosto del 2019 io non ce l’abbia tosto? Sta pure da tre ore composto.

Eh sì, non diamo spettacolo…

Sì, ah, il caldo si fa sentire. Squama le pelli, si gronda di sudore.

Sì, solo di quello. Perché tanto, eh già, voi parlate sempre di sesso ma che volete grondare? A chi la volete raccontare? Voi siete più gelati di una granita. Fidatevi.

Da un po’ di tempo a questa parte, sono diventato uno scanner(izzatore) delle anime. Sì, le passo ai raggi x poiché io scarnifico le intimità altrui grazie al potere mio da veggente alla Chris Walken de La zona morta. Appunto. La vostra erogena zona assai moscia da tempo oramai vive una eXistenZ figlia soltanto dei ricordi realmente erotici che furono. Quindi oramai virtuali.

Sì, come Lenny Nero/Ralph Fiennes di Strange Days, non vi riprendeste più da quando la vostra passerina Juliette Lewis vi lasciò per spassarsela con un animale. Le avete provate tutte. Prima partiste, per elaborare il lutto ma soprattutto l’inculata, con la psicanalisi. Appunto. A Danherous Method docet.

Poi, arrabbiati a morte, vi credeste cattivissimi come Tom Stall di A History of Violence. Diventaste aggressivi, indomabili. Dovettero calmare i vostri tiramenti di culo e i vostri umori bollenti, dandovi al Pasto nudo di un centro di salute mentale. Ove vi ficcarono siringhe sulle natiche con sedative iniezioni a base di tranquillanti potentissimi. Tanto potenti che se già foste semi-impotenti e amareggiati, cazzo, vi ridussero quasi come dementi inchiappettati. Pigliandovi appunto pel cu’ bellamente.

Sì, non andate mai da questi strizza-uccelli, no, strizzacervelli.

Conobbi un tizio, per esempio, che era più dotato di Ricky Johnson e adesso è amante di Arisa.

Poi, prepara il riso amaro con tanto di patate, condendolo con un po’ di sale e leccandosi pure il dito.

Ho detto tutto.

Sì, voi affermate che capite tutto di una persona a prima vista. Infatti, s’è visto.

Se mi fossi attenuto alle vostre aff(r)ettate impressioni riguardo la mia persona, sarei ancora un uomo invisibile e molto inviso. Totalmente fottuto. Sì, segregato nella tetraggine insalvabile e straziante delle mie depressive e oppressive, ossessive notti fosche a urlare-ululare il mio dolore esistenziale a causa delle vostre calunnie esiziali e anali, no, annali, mangiando come un lupo e un ludro tutti i libri di Dostoevskij e alienandomi, disgustato dalla società, come in un romanzo di Sartre. Sì, ci vuole il sarto!

Non mi curerei il vestiario per colpa delle vostre deduzioni poco simpatiche e sbrigative da uomini appartenenti al carnaio e al più volgare, porco bestiario.

Sì, totalmente incupito e da nessuna donna concupito, scambiato per uno che della vita un cazzo ha mai capito, griderei silenziosamente nel rumore sordo della mia opacità incarnata in una solitudine senza speranza.

Sì, mi sarei davvero convinto di essere eternamente stupido. E invece siete voi, poveri coglioni, che siete rimasti da me stupiti ma soprattutto sempre incurabilmente tonti e stolti.

Mah, a dire il vero, non è che anche adesso, dopo molte mie scopate, sia proprio allegrissimo e incline al porcile di massa.

Considero a tutt’oggi, infatti, la vita sociale piuttosto noiosa. Un luogo infimo, la realtà, ove tutti si leccano il culo e si scambiano cortesie per due Mi piace in più su Instagram. Sì, è un’orgia di ruffianerie mai vista, appunto.

Conosco, ad esempio, un tizio che si dichiara bon vivant e di compagnia. Sì, ogni sera sta in discoteca, gozzoviglia a palla, tracanna birra con gli amici a tutt’andare, si fa sempre foto assieme a delle fighe incredibili. Sì, tant’è che nemmeno lui ci crede. Non è mai sicuro di essersi scattato le suddette foto, di essersele sudate, diciamo. Ogni giorno le (ri)stampa come fa Guy Pearce di Memento.

Poi le guarda:

– Sono io questo? Sì. Ma questa chi è? Non mi ricordo. A me comunque pare bona. Amico, sai chi è? Qual è il suo nome?

– Il nome non lo so, è stata con te, mica con me, eh già, è quella che ti ha fatto un ottimo lavoro la scorsa notte.

– Io son stato con questa? Sei sicuro? Come fai a saperlo?

– Tanto, anche se ti dicessi il contrario, fra qualche giorno mi faresti la stessa domanda.

 

Ah ah.

Sì, selfie a gigolò, no, a gogò. Insomma, fa la vita del gagà. Però, non riesce a godersela del tutto.

Ecco, sono uno che non si limita alle apparenze. Sono un indagatore che esplora ciò che si cela nel profondo arcano e misterioso, sovente malsano, laddove apparentemente tutto sembra allegramente felice e intoccabile.

Al che, dopo oculate ricerche dovute all’insonnia, sì, non sapevo che cazzo fare da semi-nottambulo e vampiro ante litteram, iniziai a indagare riguardo la vita del succitato smemorato.

Come Mickey Rourke di Angel Heart, scoprii che il ricercato, scomparso dal mondo, sono io.

Sì, ora vi dico tutto. Su certe cose sono serissimo. È su certe cosce che la prendo a ridere. Per forza, le Bone(t) la danno al diavolo, mica a me. Che posso fare? Farne una tragedia? Ah ah.

Anni fa, all’ennesima mia crisi psicotica devastante, giunsero a casa mia i carabinieri.

Mi calmarono, poi servii loro un caffè.  I carabinieri erano due. Uno dei due mi chiese:

– Stefano, ti ricordi di me, vero?

– No, sinceramente no. Ci siamo già visti prima di questa brutta serata? Ah, fra l’altro, chiedo a entrambi perdono. Ho perso un po’ la testa.

– Tranquillo. Cose che capitano. Tu eri il capitano di una squadra di calcio, lo sai, questo?

– Io, il capitano?

– Sì, il vostro allenatore quel giorno era indisponibile per la febbre alta. L’ho sostituito io. Questo te lo ricordi? Tu facesti pure goal, quel giorno. Com’è possibile che tu non ti ricorda di me?

Be’, in effetti, fui il tuo allenatore solo per quel pomeriggio. Ma, essendo l’allenatore della prima squadra dello spogliatoio accanto al vostro da Juniores, c’incrociavamo spesso.

Ma che ti è successo? Anzi, cosa non è successo?

Stefano, non è che tu sei proprio Orson Welles di Quarto potere? Tutti quanti, idioti, chissà che razza di deliri hanno allestito su di te e invece il “problema” è stato solo quello della tua “orsetta” del cuore?

Sai, siamo uomini o siamo caporali?

Anche perché ti dirò una cosa, Stefano. Quel pomeriggio, essendo io il vostro allenatore, vidi tutti i vostri pisellini negli spogliatoi.

Diciamo che il tuo e quello di un altro erano paragonabili a quello di Mark Wahlberg di Boogie Nights.

O no? Conoscerai almeno i cazzi tuoi?

 

Detto ciò, finalmente è arrivato il tè.

– Eccolo, signore.

– Cara, che fai stasera?

– Tu piuttosto che pensi di fare?

– Non si sa mai. Chi fa da sé fa per tre.

– Appunto. Vai a fare in culo, tiè!

 

Sì, sono un cazzone, va ammesso. Uno che riesce sempre a dire la stronzata giusta nel momento sbagliato e, puntualmente, ritorna malinconico come prima. In manicomio, no. Ah ah. Comunque, ieri sera, dopo aver offerto alla cameriera la cenetta, dopo lei che s’è fatta fare la ceretta con un lupo di candela, ah ah, no, a lume di candela con tanto di cannamela, mi son scaricato una bella scenetta fra Bruce Venture e Cherie DeVille. Non mi credete? Ce l’ho pure in alta definizione, in 1080p. Come diceva la pubblicità, profumato.

Morale della fav(ol)a: se gente supponente vi affibbia delle etichette e vi vuole storpiare senza sapere nulla della vostra anima, distruggetela. È un ordine! Imperioso! Secondo me, a questi ci vorrebbe un candelotto in quel posto.  Visto che la buttano sempre sulle battute sessiste o a sfondo sessuale, col candelotto, staranno di uccello sturato e curato da ogni altra stronzata ben ficcata come una supposta all’oste?

Sì, alla fine, alla cameriera serviva solo una botta per darsi una mossa.

 

di Stefano Falotico

L’estradizione di Cesare Battisti spetta soltanto a Giovanni Battista, evviva Dave Bautista e io rimango un imbattibile battutista


14 Jan

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Ah, ma non avete niente da fare che fingere di essere interessati alla questione Cesare Battisti? Si stanno alimentando faide e il popolo, in rivolta, con la clava, inneggia al più becero giustizialismo.

Appoggiato dal suo emissario Salvini, nuovo Duce camuffato da populista. Sì, un ritorno tribale all’animalità più pericolosamente ferale sta di giorno in giorno attecchendo nelle coscienze di quest’Italia sprovveduta e abbandonata. Che, assillata dai debiti e da una vita miserabile, si è ora affidata a quattro pagliacci d’avanspettacolo meno degni di Pippo Franco del Bagaglino.

Di Maio, il quale non sa neppure chi sia Gabriel García Márquez ed è stato salvato dai suoi cent’anni di solitudine grazie a un Grillo parlante, continua a imperversare da Pinocchio e indubbiamente con la sua faccia da finocchio.

No, non sono omofobo ma personalmente preferisco i finocchi conditi con l’aceto, non i Di Maio acidi in questo governo “integrale” come la nuova, poco florida insalata parastatale.

Sì, che sono questi fondamentalismi? Mi par fondamentale aver le basi per poter governare. E qui mancano i presupposti basici anche per coltivare una piantagione di basilico. La piantasse questo contadino del Di Maio a seminare il suo subdolo mais e a invogliare la gente incolta che si sente tradita e rivendica abissali vendette bibliche, nello stimolare capzioso, bieco populismo d’accatto, a elemosinare il suo potere con un facile consenso popolare. Mai dire Mai? Invece sì, non sarete mai Sean Connery.

Siamo ritornati nella barbarie. Sì, adesso non vanno bene neanche le bambine che giocano con la Barbie.

Vengono prese per bimbo-minchia, termine da abolire, dalle loro madri che si scopano i toy boy. E le ricattano perché non sono economicamente autonome. Gli uomini, anche i più sfaticati, vogliono la casa di Big Jim ma son talmente paradossalmente ridicoli che non fanno ridere neanche Carrey Jim. Affittatevi una palafitta e vi passeranno al fegato le fitte. Tu, donna, visto che frittata?

Sì, la gente, avendo capito che non vale un cazzo, urla Voglio vivere come nuovi Nomadi!

L’ha preso troppo in culo per an(n)i (im)memorabili e, non memore della storica, italiana memoria, ha eletto in gloria Salvini. Sì, non contenta dei danni del fascismo, adesso rivuole il coprifuoco e desidera incendiare la pelle dei negri perché questi immigrati son dei clandestini troppo accalorati, piacciono alle donne bianche e invece vanno bruciati come il carbone.

Eppure Salvini, nel suo armadietto, ha tutta la collezione di Lexington Steele. Lo so.

I privilegiati, poi, a loro volta strumentalizzano la questione del Battisti per portare acqua al proprio mulino. E non vedevano l’ora che accadesse la cattura di Cesare per fare opposizione “culturalmente” virtuosa, sciorinando retoriche più false della buoncostume. Che casino! Ma quale battistero! Date a Cesare quel che è di Cesare, cioè il carcere. Date alla zona Cesarini un goal che ci salvi dalla serie B.

Interviene anche la super zoccola per antonomasia, Valentina Nappi col suo manifesto Sono stata stuprata da Salvini. Non esageriamo, continua a dar via il culo. Vittorio Sgarbi, che comunque non sopporto, conosce la Venere di Botticelli e non la bottana venerata da chi vuole la botte piena e il marito ubriaco che, senza la moglie, si guarda i tuoi filmetti. Basta con le tue bottarelle, io non mi scandalizzo per le tue leccate, Valentina.

Tu hai scritto ciò:

perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete, e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia. Babbo Natale, la Befana, niente Ramadan, sì al panettone rigorosamente a Natale, la colomba a Pasqua, la cucina tradizionale, i gay sì ma la famiglia solo quella tradizionale, i crocifissi rigorosamente nelle aule, Dio nei discorsi degli esponenti politici e tutta la plebe unita comunitariamente dai vecchi ‘sani’ valori identitari nazionali tradizionali. Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani. La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è — e soprattutto sarà — necessaria), è una questione culturale. Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea. Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado.

 

Ma che vuoi saperne tu di cultura italiana, Valentina? Tu oramai vivi all’estero, sei interraziale e, più che marxista, mi pari filo-fancazzista. In ogni senso e anche nel tuo grosso seno. D’altronde, come dice il detto, Spagna o Francia basta che se magna. E tu, fra spagnole o baci al francese e anche a un irlandese, basta che te lo pappi con tanto di maionese che fa più patatina da cagnolina a caprese. Manco hai il pappone! Autogestisci tutto! Ah ah.

Che ne sai, Valentina, degli amori alla Rodolfo Valentino?

Ché, fra un Rocco Siffredi e un Manuel Ferrara, canti con Lucio Battisti, sì mia Linda, mica tanto, balla e bela come sai.

Non mi sembri un’innocente da La canzone del sole. A quello, dinanzi alle tue poppe, sale ed è un viaggiare, evitando le buche più dure ma non evitando affatto quello suo duro nei tuoi buchi. O no?

No, non sono un moralista, fai pure quel cazzo che vuoi, tanto non te ne fai solo uno. Ah ah. E non sarò certo io a mettere il dito. Ah ah.

Amarsi un po’

è un po’ fiorire

aiuta sai

a non morire

senza nascondersi

manifestandosi si può eludere

la solitudine

Quindi, basta con queste manifestazioni di amore. Ma che manifestate? Che sono tutti questi baci e abbracci da Giuda?

Io sono Giovanni Battista e vi benedico. Che la pace sia con voi. E con il tuo spirito? No, con la vostra pece. E mettetevi l’anima, appunto, in pene.

Poveri cristi, lasciatemi ora vedere un cazzo di film.  Ho il mio culo da portare avanti. Quindi, se voi avete tempo da perdere, fate pure.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra! Tu sei più buona, Petra. Lascia che te lo pietrifichi con bon ton e apriremo le porte del Paradiso come San Pietro, mangiandoci poi un tonno e tutti questi tonti. Mi raccomando, non scagliatevi contro di me. Non sono Vallanzasca, non sono un santo, non so se sono del tutto sano eppur evviva Batistuta che gridò Irina Te Amo!

Allora non servì a niente Garibaldi a Teano né scacciare i nazisti da Teramo.

Sì, lo so, Salvini è un bugiardo. Ce l’ha con i diversi e non sopporta il colore viola. Ma io so che, quando scopava la Isoardi, da cui il famoso detto tanto la va gatta al lardo che ci lascia lo zampino, metteva in sotto(s)fondo Rihanna con la sua hitTe Amo? Appunto? No, Umbrella ed evviva Rossella!

Diciamocelo! Siete, chi più chi meno, tutti colpevoli! Io no. Io no? No, no, no e non sono un nonno! Nonnetti rincoglioniti, via dai coglioni, donnacce, via dai marroni! Uomo, prendi questo! Donna, prendi quello del mio amico. Stasera, mi hai rotto le palle. Lasciami cazzeggiare da solo!

Applauso! E fottetevi. Ergastolo di massa. Su, secondini, sbatteteli tutti al fresco e sbatteteli anche al caldo. Ah ah.

Quello che ho scritto è vergognoso?

No, è cosa buona e giusta.

Sì, avete stancato. Meglio un film tosto col Dave Bautista. Guardate che uomo. Tiene per mano la sua bella e incula. Fra un Blade Runner 2049 e Dune, Bautista si fa la sua bionda e anche un altro film di Denis Villeneuve.

 

 

di Stefano Falotico

 

Sì, viaggiare, vagare evitando le rughe più dure


23 Feb

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Lucio Battisti, John Carpenter e Sergio Leone


21 Oct

Fra John Carpenter e Lucio Battisti, scelgo entrambi con l’opzione di un salto in C’era una volta in America

Quando cala la sera e il sipario, eclissandomi, mi gela in stati bradi, nessun mi caga di striscio ma “serpenteggio” in ac(u)me che sposa letizioso una suora, la svergina all’occorrenza e quindi prega alla Celentano un (in)valido altare…
Sopravvivo fra errori “letali” e l’esser preso a pedate, travolto dal “letame” ed eppur m’amo. Amidi di burro e amminoacidi a meno che tu non mangi a modo tuo la mer(da).

Non sono Mogol ma brindo ai goal, quando di doppiette son rime esultanti del tifo, certosino dell’attaccante chedribbla secco in spazi stretti, spiazzar gli avversari e quindi depositar le “palle”, anche del portiere schienato, sotto incroci dei pali a spiazzo d’una a sinistra, anca distrutta, ala destra del pollo difensore sfiancato.
Anche per te… amore che nulla ho amato, oh mio Shakespeare, (s)vieni con me in “gobbo” Re Riccardo e sii ricc(i)o nel doppio Hamlet, joker fra il Nicholson e il Ledger, un po’ felice sul goliardico vicin al lardo Jack e poi magro ad andatura sbilenca dell’Heath defunto col carro funebre di Batman che, avviluppato in furioso (s)degno, si (s)maschera ciecamente Daredevil.
Al vento avrebbe detto sì e inserirei un “La” a UT(ero) del Cobain, detto anche non gli “DO” una lira, sebbene non abbia un Euro per pagare il caffè.

Pen(s)o e vivo di “rimpianto” alla Al Pacino, rabbioso ma i capelli reggono senza parrucchino, nonostante i parrocchiani odino il mio Diavolo…
Non cago il moralismo, sterzo a sinistra salvo sterno d’un dolorino “strano” anche quando provo a rintanarmi ma son avaro di (e)virarlo.
Di mattina, mento e, nel mentire, medito con le dita medie, rendendomi superiore per divinità dinastica. Icastico e senza castità son astio a tutto, quindi lutto e poi fiuto, anche la vecchia che sa il “fatto” suo fra i rifiuti dell’immondizia, ove raccoglie i pomodori per adorare il “nettare” andato dei falli già “spremuti”.
E compongo il mio “Vaffanculo a Battiato”, leggero e sospeso mentre faccio la spesa su culo moscio e “vibratore” moscerino tra sportelli, cassiere e un “duro” incassarlo “gelato”. Sì, “acquisto” molti “insaccati” e, in saccoccia, svuoto le tasche prima di riempire il sacchetto e la scrotal sacca su sperma 3 per 2.

Un anziano “saggio” vorrebbe assaggiarmi, come una palpatina alla mia nudità o meglio Nutella e fa quello “tagliente”, cinico. Io lo smonto, gli spruzzo della panna montata e quindi chiedo a quanto ammontan le pere di quella vicina al banco dei salumi.

Battisti (non) mi assomiglia: tu, alla mattina, mesci lo zucchero in un caffettino rock, poi attorcigli le labbra nella mistura esperta del lupo di mare, sei ateo e non mendichi eppure vivi attimi melanconici di sobria trascendenza, folgorato dall’amore per Carpenter nella chiesa gotica dei tuoi incubi.

Is this mouth of madness?
No, sono pugni e poche pugnette. La prugna “viene” a meno. La dà gratis.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Out of Time (2003)
  2. Ender’s Game (2013)
  3. Last Vegas (2013)

Ai giardini di marzo preferisco il matto nel secret garden


22 Sep

Come “rovinare” Battisti quando ti senti “rovinato” e rumini senza neanche una tua rumena. Adesso, in poche “scrofe”, ti meno!

Al “bel” Lucio Battisti ho sempre preferito Gabriel Batistuta e alle luci a San Siro una vacanza in Siria, ove c’è più “vita”, sto scherzando ma non troppo…
Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati
al 21 del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
e alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti “tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori”
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri
Che anno è che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell’anima
in fondo all’anima cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l’universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere quello ancora non c’è

Quasi quasi son meglio Le Idi di George Clooney. Se dobbiamo buttarla in tragedia…

Ai giardini di Marzo prediligo il primo Maggio tutto l’anno, in cui si cazzeggia a tutto spiano. Stando una spanna sopra agli altri e, come Alberto Sordi de I vitelloni, urlare “Lavoratori?!” con tanto di pernacchio alla De Filippo.
Io appartengo a tutte le hit d’una parade alla Fonzie di Happy Days. Che son queste malinconie d’oggi come ieri mai cambiate? Ammodernate il Tempo, state al ritmo.
Appassisco solo quando una passerotta non me lo alza in versione “Ehi”. Sono uno stormo dei tanti miei “usignoli”. Voce melodiosa di una che la dà al mio “DO” sul LA versione remix in pentagramma anche di note stonate come i gabbiani dell’autoerotismo solitario e neanche una puttana da tangenziali. Uscita n. 7 che porta all’osteria numero “uno”. Un due tre, oh quante figlie Madama e qui ficca il “RE”.
Ciò non (av)viene mai perché, “di mio”, tendo a scalare tutte le “posizioni” anche quando non “spingo” di volume.
Le mie donne sanno come alzar il rumor di fondo, mixer di gridolini e lenzuola tumefatte, nel tumulto dei vicini che chiamano la Rossa perché venga “incrociata” di “sinistro”. Vero colpo che sfodero piazzante a incroci di peli, ficcando in rete su “garza” del sanguinarlo.
Sì, l’Italia è sempre stata amante delle canzoni da “funerale”.
Bisogna rinnovare con delle vitali faloticate.
Miscelare questi Jovanotti alla Modà e dar del minchione a Mengoni.
Comunque, meglio di Adamo e Amedeo Minghi. Uno da Prima Comunione. Puttana Eva! Per non parlare di Alessandro Manzoni e “I promessi sposi”.
Sì, Don Rodrigo fu un gran coglion’. Solo a ordinare “Questo matrimonio non s’ ha da fare” ma Lucia poteva farsela in modo bravo e “Innominato”. Chi l’avrebbe saputo?
Don Abbondio era uno stolto il cui riso abbondava e Renzo un sempliciotto da Malafemmina, finto intellettuale di quel Totò “provinciale… adbondactis, adbondanctum”. Mica tanto “dritto”. Renzo abboccava e in poche bocche entrava. Mi par un miracolo che si sia sposato, dopo tanto “disossarselo”. Quanto “lo” spossò per quella “sposa”.
E della minchia di Faletti, il signor “cattivo” tenente, specie delle sue “vendite”, pessimo come comico, a Sanremo per quindici minuti di miei ortaggi e scrittore da baracchine, bancarelle, mai in bancarotta e da fregati burattini di legno, caro Giorgio Pinocchio pennivendolo, vogliamo sparlarne come Joe Pesci di Casinò?
Sì, sono uno stronzo. Mannaggia all’impestata! Lo sono sempre stato. E quindi starò nella Storia, nella tua Sharon Stone, come il basilico dappertutto del basic instinct, mentre voi andrete sempre a coltivar le cicorie assieme a Benedetta Parodi. Lo sanno tutti. Pur di farsi pubblicare il libro “culinario”, ha dato il culone da tardona, finta “Madonna”, a Gori della Mondadori, marito della sorella che ha una voce da “patata” in “gola”. Comunque, leggermente più bona.
Meglio Sora Lella. E pure quel “fall(it)o” di mano da Maradona!
E alle “belle” do la mia “besciamella…”.
Cantando questo mio ritornello…

Il cartoccio alle “mandorle” passava e, agrodolce, leccava “gelati al limone”…
al 21 del mese, tal gigolò riscuote lo stipendio di come sempre lo “appende”,
pensavo alle vostri madri e le rivedevo senza vestiti,
la più bella era “nera” coi “fori” ancor da “ripassate”,
all’uscita dal culo, i cazzi si vendevan ad altre labbra,
il mio restava a guardarli cercando i raggi per “mirarle”,
poi afflosciato mi ritiravo a scop(pi)ar con la demente e le sue tare al darlo,
e alla “sega” con lei di “microfono” tu mi chiedevi perché non la urli?

Che ano è,
che gioia non è,
sì, non è più tempo di trombette
né di “tifar” con te, dammi del tu o anche del tè,
meglio se le tette,
come vedi le mie mani tremano ancora,
perché sono eccitate…
“Aiutami se non riesco a tirartelo fuori”…
In fondo alla rubata “anima”,
ho culi immensi
e “amore intenso”,
anche se non lo tendo dietro le tendine,
sono qui al vizioso circo come un elefante nel tendone…
ho “grinta” da vendere, acuisci i miei “tendini” da leonina…
hai visto che sono un “volpino?”…

Sono un latin lover,
ma non guadagno una “figa” manco di crepacuor’,
figurarsi quelle di Leonardo DiCaprio… lui mangia tutte le “faraone” coi dollaroni e una vacanza italiana vicino al più grosso “fenomeno” da faro, farò e faraglion’. Altro che il Falotico!
Tantomeno un cazzo.
E quindi “Vaffanculo!”.
Per star dietro alla poesia, questa è stata la ricompensa mia. Mi hanno ridotto come il compensato!
E neanche ho i soldi per la minima spesa.

Verso la fine del “testo”, della lyric, ho perso un po’ di smalto. Le rime non baciano. Figurarsi se scopano.
Lo ammetto. Ma comunque che puoi dirmi del resto?
D’altronde, per il mio genio non ricevo una lira…
Figurarsi l’arpa eolica, prenderò un elicottero e cagherò in testa a te sulle Eolie assieme a delle fritte fenicottere.
Sì, devo tirar gli artigli e le “unghie”.
Come no.
Prevedo, più che altro, un altro farmacologico coma.
Sono polemico e rancoroso? Senza Cuore?
No, i miei sono originari di Pomarico, provincia di Matera.
Ove gli uomini sono veri. Duri e da cime di rapa, essendo limitrofa la Puglia.
Mie orecchiette da pugnette, non getto la spugna.
E tu, fascista del Nord “lavoratore”, pigliati il nasino bugiardo con tanto di pummarola in coppa.

Altrimenti, altri pugni in testa!

Ecco il “lavoro sporco”.

Ti è piaciuto!?

Come si dice a “Bulagna?”.
Hai combinato un paciugo.

E io ti ripulisco merda!
mo’ che succederà?
Che ho fatto goal alla facciaccia tua!

Dico io basta alla mia malinconia, se mi va!
Se no, ti spacco la faccia.

Adesso, piglia la tua puttana e falle ascoltare tutta la discografia. Altrimenti, la graffio con la puntina.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Miss Detective (2000)
  2. Zatoichi (2003)
  3. The Score (2001)
  4. Shutter Island (2009)

Genius-Pop

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