Posts Tagged ‘Luca Ward’
Non c’è più religione, De Niro è peggio di me mentre Russell Crowe recita ne L’esorcista del papa
Sì, Ferruccio Amendola è stato uno dei peggiori doppiatori italiani di sempre, Sorry.
Ne sento di cavolate e di doppiaggi pessimi. Con tanto di accento romanesco da se famo du’ spaghi. E che fine farà Mario Draghi? Sì, non appartiene al Sacro Ordine dei Dragoni come Il divo di Paolo Sorrentino? No, come Gary Oldman del Dracula di Bram Stoker? This Must Be the Place, clown alla Fellini.
L’Italia è come ne La dolce vita. In cui apparve Adriano Celentano. E, dopo mezzo secolo, a quando il nuovo programma televisivo con la rediviva Raffaella Carrà? Ah ah.
Dinanzi a me, siete come Sbirulino. Necessitate del rinforzino. Forza, dateci dentro. Oh, miei bambini, nani e cretini. Inetti, incapaci totali, retrivi, conformisti, tradizionalisti, nostalgici, pessimi imitatori copioni da Tik Tok, ignorantoni e furfanti, lestofanti e uomini elefanti. Mangiate delle caramelline Tic Tac. E voi, sì, voi, donne stupide, piccoline e sciocchine, mostrate minigonne e bikini, oh, mie birichine, continuate ad osannare Il conte Tacchia e ora alzate i tacchi. Parla THE MASTER.
Ove un grande Philip Seymour Hoffman “curò” Joaquin Phoenix con un rivoluzionario metodo alla Dario Fo. Ma la “scienza ufficiale” non volle dargli retta. Volle, metaforicamente, infilarlo a entrambi nel retto. Perché, si sa, la “rettitudine” e lo schiavismo alle istituzione farisee, eh già, rendono l’uomo infelice e poco libero. L’uomo “vero”, è ovvio, ah ah, si sente appagato se è un demente come quasi tutti.
Poi, Phoenix, in Joker, impazzì di nuovo. Ah, ma assomiglia costui al Falò.
Non vuole stare zitto e buono come un bravo ragazzino e ottuso soldatino. Sembra anche Michael Shannon di Revolutionary Road. Eh già. Se volete la verità, questa è. Se volete gli “idioti”, a voglia… quanti ne troverete. Che “amici”, “se ride e se balla”, se fanno du’ canne(lloni) e ‘an vedi quanto so’ bon’.
di Stefano Falotico
Se volete essermi amici, sappiate che tutte le prove di Robert Pattinson mi piacciono, da cui il detto Pattinson chiari, amicizia lunga
Finalmente, è uscito Tenet.
E, a ragion veduta, lo stronco in quanto posso giudicarlo obiettivamente dopo averlo visto in sala?
No, non l’ho ancora visto e penso che lo guarderò in streaming fra un’Insomnia e sicuramente una racchia come Hilary Swank che mi tormenterà come Robin Williams del film suddetto, praticandomi stalking al fine di corteggiarmi? No, di risvegliare la mia migliore rabbia alla Pacino. M’indurrà a una recitazione dal sublime manierismo à la Quel pomeriggio di un giorno da cani.
Cerchiamo d’ironizzare un po’ sulle star ché, con l’avvento di Instagram, siamo passati dal divismo delle celebrità d’oltreoceano di Hollywood all’esaltazione narcisistica di sé stessi esposti a mo’ di macelleria da catalogo Postalmarket. Sì, siamo passati dalle vendite per corrispondenza dei propri corpi edonistici esibiti per un puttanesimo collettivo da Cinema maggiormente morboso di Paul Schrader, ah ah, alla verità dei falli, no, dei fatti. Basta. Un tempo, erano le donne a farsi cagare, eh sì, facendosi anche catalogare come merce, dandosi alla mercé del virile, più che altro pervertito sguardo da voyeur del maschio falso italiano che voleva essere bello come Richard Gere ma avrebbe poi perfino permesso a sua madre di prostituirsi con Woody Harrelson di The Walker, con James Deen di The Canyons o semplicemente del James Deen normale, pur di avere una vita da Hardcore, da uomo però agli antipodi rispetto a George C. Scott del film appena eccitato, no, citatovi, cioè da libertino in zona schiettamente pavoneggiante il suo sfrontato e svergognato Amerigan Gigolo senza fronzoli.
A proposito, che significa la mia frase… James Deen normale? Mi riferisco al James scritto as Dean, ovvero quello de La valle dell’Eden, Gioventù bruciata e Il gigante, oppure a colui che, con le pornoattrici, non solo americane, sempre ce l’aveva e ha duro e dritto?
Ci vuole chiarezza, dobbiamo ritornare a una primigenia nudità e lindissima purezza anche se abbiamo la nostra età e faremmo onestamente ridere i polli se ci vestissimo alla maniera anagraficamente regressiva di bebè da Prénatal. In verità vi dico che anche Ethan Hawke, nel finale di First Reformed, un film enormemente sopravvalutato, risultò più patetico di Richard Chamberlain di Uccelli di rovo.
La società di oggi è divenuta un carnaio ove le persone si scannano come maiali in lotte al massacro, soprattutto fi(si)co, spappolandosi i feti, le feci, no i fegati, da Carnage. Polanski fu esperto di jeu de massacre e sa ancora che tutta questa farsa, no, falsa, svenduta joie de vivre è più mostruosa dello stupro e dell’omicidio compiuto ai danni della sua ex moglie, Sharon Tate, nell’eccidio di Cielo Drive.
Sì, C’era una volta a… Hollywood è un brutto film. Non si può reinventare, in maniera dolcificante e a mo’ di consolatoria elegia nostalgica, una disgrazia irripetibile come quella vissuta, anzi, per fortuna non vista dal vivo eppur per sempre, sino alla morte, penetrata indelebilmente nel tormentato vissuto di un Roman eternamente distrutto. Un uomo che ha dovuto compensare un abominio del genere, reinventando, lui sì, sé stesso e la storia della sua vita e della sua, purtroppo, irreversibilmente magnifica storia d’amore così vigliaccamente e schifosamente trucidata immoralmente. In modo immensamente repellente, mortale. Dunque è giusto fare i pagliacci quando nell’anima si viene ammazzati come (in) Joker. Poiché, essersi attenuti al rispetto del prossimo anche più bastardo, permise a quest’ultimo di prendersi gioco della buona fede di chi forse, un tempo, credette in dio ma, adirato a morte a causa d’idioti adoratori del demonio, cioè dei malati di mente peggiori di Frank Langella de La nona porta, è ora più cattivo di Charles Manson.
Hilary Swank… Lei, un maschiaccio da Boys Don’t Cry che frequentò già uomini vecchi come Clint Eastwood di Million Dollar Baby, cioè gli unici che potessero minimamente incoraggiarla in quanto, sebbene fossero già anzianotti, perciò dando gli ultimi colpi, come si suol dire, con questa bruttona non gliela poterono fare neanche se avessero dissotterrato l’ascia di guerra come in Gran Torino.
Infervorandosi accalorati come lo stesso Pacino di Scent of a Woman dinanzi a un’ingiustizia delle più atroci che madre natura potesse concepire. Una diavoleria agghiacciante come in Rosemary’s Baby.
Ah, la vita è un parto funesto, nefasto oppure da patto faustiano. Bisogna vendere l’anima difatti al diavolo pur non di vendere il culo sui viali.
Insomma, basterebbe che rileggeste le mie ultime dieci righe per capire che, se reputate Tarantino un genio come sceneggiatore, io forse sono il Salvatore… di Nicolas Cage di Al di là della vita.
Ah, che strazio carnale ch’è la vita e L’ultima tentazione di Cristo, eh sì, docet.
Come può essere invece spiazzante il Cinema di Scorsese. Capace di passare dagli script d’un sofferto Schrader da Toro scatenato e Taxi Driver, a un Jay Cocks che allestì, da writer, L’età dell’innocenza, Gangs of New York e Silence.
E ho detto tutto.
In Black Dahlia, comunque, la Swank riuscì a essere sexy. Sì, semplicemente perché il genio di De Palma riuscì a farci credere che Hilary fosse, a volte, Scarlett Johansson sdoppiatasi nell’hitchcockiana Kim Novak de La donna che visse due volte su Femme Fatale alla Rebecca Romijn.
Una come la Swank, nella vita, aveva e ha, eh già, Oscar a prescindere, due possibilità per farcela e riuscire soprattutto a farsi qualcuno. Ho scritto qualcuno. Per farsi e basta, bastava che si facesse e faccia un produttore che le desse e dia la sua dose da Marcellus Wallace. Ma per cortesia!
Cioè interpretare, per l’appunto, la parte della dark lady che poteva, grazie alla sessuale virtù tenebrosa del recitare la bella statuina da Academy Award della minchia, tirandosela da pupa probabilmente del gangster Harvey Weinstein, ammantarsi di un vago fascino da Marlene Dietrich dei cog… i.
Sì, sono cinico come Orson Welles de L’Infernale Quinlan. E so che l’Orson de Il terzo uomo non era un orso, bensì avrebbe odiato i film buonisti come The Bear di Annaud.
Quando si suol dire… ah, un Orso(n) d’annata.
Di mio, invero, non amo molto Pattinson. Forse, Robert fu amato però da Kristen Stewart. Donna magnifica da fottere in culo. Seduta stante di standing ovation in “eiaculation” che celebri la sua celebrità in modo però non celere. Sì, bisogna gustarsela senza venire subito al sodo. Cristo della Madonna, Kristen è anche una bravissima performer. Prestazione straordinaria, interpretazione super brillante come un orgasmo con lei, oserei dire, eh sì, spumeggiante!
Sicuramente, amai e amo ancora molto Robert De Niro ma De Niro non sa neppure chi io sia.
Mentre De Niro e Pattinson avrebbero dovuto girare assieme, qualche anno fa, Idol’s Eye. Film mai realizzato di Olivier Assayas. Film nel cui cast doveva esservi anche Rachel Weisz.
Colei che, potremmo dire, rappresenta l’antitesi della Swank. Sì, Rachel è figa, Hilary è più esteticamente improponibile del Pinguino/Colin Farrell di The Batman.
Di mio, invece, sino a un anno fa pensai di essere un cretino. Invece, repetita juvant, forse sono più bravo di Tarantino.
Con la sottilissima differenza che lui è molto meno bello di Pattinson ma più ricco di Roman Polanski.
Dunque, sono troppo stanco per credere alla balla secondo cui, solamente perché Pattinson ha/abbia lavorato con grandi registi, sia il nuovo De Niro.
Sapete, io non ho gusto. Secondo me, il capolavoro dei fratelli Safdie non è Diamanti grezzi, io invece sono assai grezzo e amo maggiormente, quindi, i film “sporchi” come Good Time.
E devo dirvi la verità, il ritornello di Ghali, per l’appunto, voglio stare in good time, non è male né per tamarri.
Io voglio morire in sala, no, in santa pace perché incontrai, lungo il mio cammino da peccatore, molti porcellini ma tiferò sempre per Ezechiele Lupo e per il versetto Ezechiele 25:17 recitato da dio da un Samuel L. Jackson al massimo storico:
«Ezechiele 25,17. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.».
Jackson fu, in tal caso, doppiato da Luca Ward.
Uno che deve essere fissato coi personaggi vendicativi. Il gladiatore insegna, miei porci, no, proci. No, miei prodi!
Io, a differenza dei pazzi, perdono e assolvo i pazzi stessi e non credo alla balla rifilatami da una donna, semmai benevolente e in vena di tirarmelo, no, di tirarmi su. La quale, pur di essere consolata dalla sua vita grama, mi dice che assomigli(o) a Robert Pattinson.
E che sia identico a De Niro.
Purtroppo, è vero. Ah ah.
Ma, il 13 Settembre prossimo e alle porte, compirò 41 anni.
Sono troppo intelligente per credere che io non sia, ahimè, Nicolas Cage di Via da Las Vegas.
Molta gente, di questi tempi, mi sta attaccando su tutti i fronti.
Urlandomi che sia diventato un debosciato ad andare in giro a fare il John Belushi di The Blues Brothers.
Non è autocommiserazione né patetismo.
Chi conosce la mia storia, se fosse stato al posto mio, si sarebbe già suicidato.
Mi pare dunque giusto che muoia lentamente da uomo dal cuore di un bambino Arthur Rimbaud che crede, come in Twilight, ancora ai vampiri e agli idoli.
Penso che i bambini di Satana, guidati da Marco Dimitri, fossero dei maniaci e penso che l’Italia sia un Paese di catto-borghesi più falsi di quelli che ora, dopo aver visto Tenet e il trailer di The Batman, gridano che Pattinson sia un grande ma domani, invece, quando io sarà morto, diranno che io stesso fui un grande ma non fecero nulla per evitare che non fossi nessuno.
Questa è la vita? No, questa è una tragedia.
Comunque, me ne fotto. Sono cazzi amari. Sì, sono camaleontico come Robert, Robert De Niro e non ci sono cazzi per nessuno. Per la mia lei, sì, di glande alla grande. Fottetevi, altrimenti v’inculo.
di Stefano Falotico
Il mito di Robin Hood e le più belle storie d’amore del Cinema e non solo
– Già una volta ho detto addio a un uomo che andava in guerra e non è più tornato.
– Chiedimelo con grazia.
Cate Blanchett e Russell Crowe nel Robin Hood di Ridley Scott. Una delle scene più struggenti ed epiche, emozionanti di sempre che batte ogni pathos de Il gladiatore solo con la forza rocciosa della voce del doppiaggio di Luca Ward e con gli occhi languidi, innamorati di una straordinaria Cate/Lady Marion, a sua volta doppiata dalla calda, non so se solo di gola profonda, Roberta Pellini.
Ora, a molti uomini, dopo la prima volta serve la penicillina, altri non si riprendono più e spellati, facendo pena, patiranno solo pene… d’amore perduto.
Sì, una scena magnifica girata da uno Scott molto ispirato, forse in quel momento tremendamente innamorato di sua moglie. Innamorato Scott, no, cotto, insomma Scottissimo!
Sua moglie altri non è che Giannina Facio, detta anche Gianina, sì, l’ex di Fiorello.
Eh, si sa. Care oche, fiorin’ fiorello l’amore è bello soprattutto se lo fai con (il) Rosario, non quello per cui si prega la Madonna. Bensì col Rosario con la coda di cavallo ai tempi di Karaoke.
Ah, che scena. Rimembrante tempi davvero leggendari.
Commovente, peraltro, quasi quanto un uomo innamorato “a bestia”, non so se imbizzarrito come lo stallone cavalcato da Russell, forse poi reso cornuto.
E rimasto solo come un cane alla maniera dell’Harrison Ford di Blade Runner a sognare l’unicorno. Ah ah.
Ah, è bellissimo andare in pasticceria con una donna e mangiare assieme un cornetto alla crema. Quando il fornaio, a tarda notte, come in Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson ed Helen Hunt, sforna Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda o pasticcini semplicemente stomachevoli come i film più pateticamente dolciastri e stucchevoli.
Intanto, il sindaco Merola di Bologna sostiene che molta gente, abbattuta dalla quarantena, non tornerà più alla normalità a livello psicofisico. Nel senso che, dopo tale privazione e quest’indotta, subliminale e non tanto sublime castrazione, non farà più all’amore? Vai di andropause e menopause.
Ma sì. Tanto alla tv daranno il film melodrammatico per eccellenza. Ovvero I figli… so’ pezzi ‘e core diretto da Alfonso Brescia. Uomo, non so però se regista stimabile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Al Bradley.
Invece Dino Abbrescia di Cado dalle nubi con Checco Zalone con chi amoreggiò? Col suo compagno, ah, con tanto di burrata.
Checco osservò la scena, disgustato. Dino gli chiese:
– Com’è la pasta?
– Uhm, è cotta, è cotta.
Filmaccio che vale un’ottima battona, no, una splendida sbattuta, no, una meravigliosa battuta caduta “a fagiolo” nel momento topico…
Marmellata e cioccolata, ci può stare anche la frittata!
E il pesce pure fritto!
Comunque sia, voi preferite la coppia Kevin Costner e Mary Elizabeth Mastrantonio del Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds oppure i succitati, molto eccitati Russell Crowe e Cate Blanchett?
Quello che so io è che molti uomini, a letto, macchiano piacevolmente le donne e le donne amano più questo tipo di bianchetto rispetto a quello che serve per cancellare gli errori delle brutte copie. No, scusate, delle brutte coppie.
Cioè, per farla breve, si copia, a volte si copia male, spesso molti di voi malissimo copulano.
E poi scoppiano.
Va be’, è sporco a terra. Non basta il bianchetto, serve la scopa. Ma, soprattutto, la serva scopa?
Cambiando i fattorini, uno di loro due è più robusto rispetto all’altro e carica meglio le valigie. Invece, invertendo i fattori, il prodotto non cambia anche se i fattori sono uguali.
Da cui il famoso libro La fattoria degli animali. Ah ah.
Io non sono omofobo, quindi fate quel cazzo che vi pare e piace. Basta che non mi diate dell’invertito.
Sono uno spostato? Non lo so.
L’amore, in verità, è bellissimo finché dura. L’amore, indubbiamente, leggermente rincoglionisce.
Provoca stati di estasi che rimbambiscono colui che ne è affetto. Ma si vive comunque di grandi affetti.
A meno che non siate troppo affettati oppure affrettati. Nel primo caso, lei non vi sopporterà poiché voi vi dimostraste poco spontanei, nel secondo caso, non vi saranno i preliminari e, in caso di troppa fretta, neanche il resto. Arriverete subito alla frutta.
Innamoratevi, uomini, della donna giusta. Una donna non si sceglie al banco degli affettati. Non abbiate, cioè, il prosciutto davanti agli occhi. E, quando troverete la vostra metà della mela, non fate i salami e, mie teste da meloni, offrite lei la vostra banana.
Se invece v’innamorerete della cassiera ma lei amerà, al posto vostro, un uomo che mangia solo la porchetta, recatevi al banco frigo e scegliete un buon tiramisù.
Vidi uomini amanti del Bardo come Kenneth Branagh che, appena la loro Emma Thompson li tradì con uomini meno scespiriani ma più sospiranti, fecero Molto rumore per nulla.
Di mio, so che per Kate Beckinsale farei un gran casino.
Ah, è meglio farlo il più a lungo possibile. Sì, non abbiate paura di sbagliare. Piuttosto, anzi molto tosto/i, spingete a più non posso.
Sin all’osso.
Resisterete o, stancativi presto, sbadiglierete?
Dunque, prima di sba(di)gliare o prendervi in pieno, prima di fallire, corteggiate con ardire, ardendo come dei cavalieri di distinto portamento. Anche di egregio istinto. Uomini di cor(t)e, non siate taccagni in quanto a sentimenti. Siate lunghi! Le lusingherete.
Non dovete avere il braccino corto. Tanto, anche se vi mancasse o vi moncaste un braccio, lei può abbracciarvi lo stesso. Un bacio, comunque, non vale la candela.
E che ve ne farete di tanti bacini se non pot(r)ete abbacinare la vostra lei con qualcosa che una donna non ha e per cui perde spesso la testa in maniera avvinghiante?
Sì, dovete essere avvolti, lì. A meno che, là, in quella zona, qualcosa vi manchi.
Alle donne manca, sì, poiché non ce l’hanno e vogliono arrossare la loro parte lilla ma sanno compensare il vuoto, non solo emotivo, in maniera più che empatica se al loro uomo invece può anche mancare tutto ma, in fatto a quello, non commette mai un fallo. Ah ah.
Sì, non avete mai usato il cosiddetto bianchetto? Io, sinceramente, con Lorena Bianchetti avrei usato anche l’evidenziatore.
Sì, comunque molti uomini confondono il Monte Bianco, sulla cui sommità fa molto freddo, detto anche Mont Blanc, in quanto si trova in Francia, al dessert omonimo.
Di mio, parafrasando Lino Banfi di Al bar dello sport, preferisco una vita dolce da montepremi.
Nanni Moretti, in Bianca, rese celeberrimo il dolce citatovi sopra. E in questo film leccò anche una confezione gigantesca di Nutella. Solo quella…
Per leccare invece il seno di Laura Morante dovette aspettare La stanza del figlio. E ho detto tutto.
Insomma, la dovreste finire di leccarvi. Qualcuno non leccherà più e sarà un pasticcio. Anzi, un pastrocchio.
A proposito di cose dolci e piluccanti, forse solo piccanti, di baci alla francese e di donne eleganti, Juliette Binoche guarda Johnny Depp in Chocolat. Colpo di fulmine all’istante! Appena incrocia il suo sguardo, se lo vuole, infatti, cuccare seduta stante. Johnny ha delle iridi stupefacenti. Ho detto cuccare. Potevo anche usare un altro verbo quasi uguale, aggiungendo due i e non una c. La c di…?
Non pensate male. La c di Como. Poiché, sulle rive del lago di Como, questo matrimonio non s’ha da fare, sostennero i bravi, capeggiati da Don Rodrigo, ne I promessi sposi.
Ebbene, se Lucia non fosse stata liberata dall’Innominato, si sarebbe data solo al cucito e al cucinare?
E amate di più Danny Huston nei panni di Re Riccardo Cuor di Leone nel film di Scott o il cammeo di Sean Connery?
Ursula Andress di Dr. No lo sa.
Orsù, uomini che da tanto tempo non più amoreggiate, sì, non amareggiatevi.
Mare, profumo di mare…, sapore di sale. Sale tutto.
Smettetela, suvvia. Sean compare tre minuti e batte Danny col solo potere del suo coronavirus, no, della Corona, malgrado avesse, già all’epoca, molti meno capelli del Principe Carlo d’Inghilterra.
La povera Lady Diana fece bene a non volere che Carlo indossasse la Corona, bensì un bel paio di corna.
Carlo, un uomo ricco fuori ma povero dentro. Infatti, secondo me Lady Diana ebbe una fortuna sfacciata.
Meglio morire tragicamente, imboccando un orribile tunnel, baciando però colui che davvero si ama, piuttosto che farlo tutte le notti con chi si odia.
Sì, è ovvio. Fu solo un matrimonio di convenienza.
Carlo fu da camomille, no, da Camilla.
Ora, a dire il vero, Russell Crowe nei panni di Robin Hood appare un po’ troppo panzone e, se non fosse stato per il suo carisma più contagioso del COVID-19, sarebbe risultato solo demenziale e un uomo in calzamaglia come Cary Elwes del Robin Hood di Mel Brooks.
Infatti, inizialmente, prima che alla regia subentrasse Scott, Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo di Nottingham. Anche se così fosse avvenuto, avrebbe comunque sfigurato dinanzi alla cattiveria del magro Alan Rickman.
D’altra parte, il vero Robin Hood rimane e rimarrà Errol Flynn.
Certamente non Luc Merenda di Superfantozzi. Colui che ruba ai ricchi per dare ai poveri…
Sì, non lo sapevate? Alla fine di Trappola di cristallo, quando Bruce Willis fa il culo a Rickman, Rickman pronuncia:
– Com’è umano lei…
Che c’entra? C’entra eccome.
Sì, Patrick Bergin, in Robin Hood – La leggenda, chiese a Uma Thurman:
– Amore, siamo qui a letto e abbiamo fottuto, inculato lo sceriffo. Ora, possiamo godercela. Insomma, io me la godrò e tu te la/o godrai. Ma sono un attore molto dotato, infatti sono così versatile che potrei incarnare perfino una maschile pornostar.
Ecco, Uma, secondo te c’entrerà?
– Robin, si dice… c’entrerà, entrerà o centrerà? Ragguagliami. Non lo so, sono un’ignorante popolana da centrini. Ma domani, che è domenica, mi porterai al Centro di Imola a vedere il castello medioevale? Informami, intanto adesso infornami.
– Sì, va bene. Hai ragione, pensiamo al ponte levatoio.
Ecco, questa è una battuta, come si suol dire, del cazzo.
Comunque, i migliori film d’amore sono I ponti di Madison County e Un amore splendido con Cary Grant e Deborah Kerr.
Quindi, non fatemi più vedere puttanate come Dirty Dancing o Pretty Woman.
Altrimenti, con voce da Luca Ward, doppiatore di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, se mi farete davvero arrabbiare, farete la figura delle sceme come Amanda Plummer e dei cretini come Tim Roth nel suddetto film.
Innamorati cronici senza una lira.
Meglio così. Le persone ricche si tradiscono. Invece Tom Waits e Lily Tomlin di America oggi lo sanno…
Le coppie con troppi soldi, eh sì, hanno parecchi interessi ed è tutto un giro di prostituzione.
Fidatevi.
Come storia d’amore leggendaria, non è male neanche Rocky.
Rocky non è un film sul pugilato.
È, per l’esattezza, un film che prende la boxe come metafora della vita, è la storia di un uomo, è la storia di un uomo, è la storia di un uomo…
Scusate, qui mi sono perso un’altra volta come Sam Elliott de Il grande Lebowski.
Amico, versami da bere un whisky.
A me quella non interessa. Quella, non solo si beve i film più brutti, bensì anche qualcos’altro dei meno romantici.
Comunque, tornando a Luca Ward.
La sua voce, a dircela tutta, non è un granché.
Può piacere solo a Giada Desideri.
E ho detto tutto.
A parte gli scherzi e i gusti, il Robin Hood di Ridley Scott è appena sufficiente.
Dura due ore e mezza ed emoziona solo nella scena del bacio speranzoso fra Russell e Cate.
Stessa cosa dicasi per Interstellar di Nolan.
Emoziona solamente quando la figlia incontra il padre. Sì, più giovane di lei. Inoltre io ebbi sempre questo dubbio.
Non è che la figlia di Matthew McConaughey desiderasse un rapporto incestuoso? Oh, con un padre bello come Matthew, non si sa mai.
No, che cazzata. Da grande sarebbe diventata Jessica Chastain. Avrebbe potuto permettersi più di un McConaughey. Ah ah.
Se proprio vogliamo essere onesti e non invidiosi, la mia voce è più bella di quella di Luca Ward.
Non ho gli occhi blu di McConaughey, però. Infatti, le Jessica Chastain di Bologna mi mandano a fare in culo. Sì, è bellissimo essere mandati a fanculo. Soprattutto se il loro fondoschiena è più bello di quello di Jessica Rabbit.
Ah ah.
Sono più bravo a scrivere di Quentin Tarantino e forse sono più autoironico di Mel Brooks.
Insomma, chi sono?
Forza, la verità la sanno tutti. Tranne io.
Tornando a Pulp Fiction e a Bruce Willis.
Dovevo incassare i soldi e perdere. Ora mi vogliono tutti morto. Cazzi loro.
Come dice il mio hater preferito, sono l’idolo delle folle.
Sono Joker e Robin Hood. E non ho niente di cui vergognarmi.
Ah ah ah ah ah ah ah ah ah.
Ho molte frecce ancora al mio arco.
Sì, e che me ne faccio? Viviamo nel 2020. Le frecce, oggigiorno, servono solo per segnalare alle autovetture che stai svoltando.
Dove? Io non vedo nessuna svolta. Ah ah.
Molta gente, invece, crede ancora a Cupido.
Sì, soltanto sotto San Valentino. Per tutti gli altri giorni, sfogliano solamente il giornale e non le margherite.
Per finire, tralasciando gli scherzacci e le cos(c)e goliardiche, il bacio fra Russell e Cate è una delle scene più ficcanti di sempre.
Scena masterpiece.
di Stefano Falotico
C’era una volta in America, meglio il doppiaggio originale con De Niro e la voce di Amendola oppure meglio De Sando?
Ebbe’, questo film immane, e chi non lo considerate tale, come Mereghetti, merita la forca…, ecco stenta a trovare la sua versione in Blu-ray definitiva. Lo scorso anno, per la Eagle Pictures, nella collana Indimenticabili, è stata rilasciata quella che doveva essere finalmente la versione perfetta, e invece il riversamento delle immagini è stato nuovamente, ahinoi, abbastanza granuloso e la compressione è stata esagerata, smodatamente strozzante la fotografia di Tonino Delli Colli. Solo qualche anno prima, in occasione della reintroduzione delle scene aggiuntive, era uscita la stessa “versione estesa” della Warner Bros, una mezza schifezza. Le scene aggiunte furono immondamente sottotitolate, creando un effetto straniante, per via della morte di Ferruccio Amendola che non poteva dunque ridoppiarle, mentre Sergio Fantoni, che dava la voce a Max, è tutt’ora in vita ma già quattro anni fa era troppo vecchio per poter adattare la sua voce a un James Woods, sì, nelle scene finali invecchiato, ma non gutturalmente arrochito quanto lui. Così si optò per un doppiaggio ex novo dell’ultima ora, con la voce adesso collaudata del fido “deniriano” Stefano De Sando e quella possente di Luca Ward per Max.
Devo dire che, visto con le nuove voci, questo doppiaggio in extremis non è affatto male, anzi, in alcune scene secondo me è perfino più pertinente dell’originale.
Anche se la voce di Giuseppe De Sando, detto Stefano, è troppo matura e rauca nelle scene in cui De Niro è soltanto trentenne. Assolutamente stona. Mentre nel finale è molto azzeccata, a mio avviso, quasi meglio di quella di Amendola. De Sando v’infonde maggiore pastosità e il suo timbro è più triste, malinconico e duro.
di Stefano Falotico
Meeting del 10 e lode di “fiorentina” croccante. No, se è cruda non è cottura
Firenze, tuo amour? Meglio la mora da “mirar”…
Domani, spero che un Giuda non contesti il mio Cristo
10 Novembre 2012, i Maya “avean” profetizzato la fine del Mondo. Sì, mangiavan l’avena nelle ciotola di “riso” a prefigurar che saremmo tutti “sfigurati” nell’apocalisse con tanto d’eclissi e angeli demoniaci a piantarci il forcon’ nei pantaloni, ribaltati d’aspirazioni perite nel perduto Dio canuto dai canini “mandibolari” del nostro patibolo dopo tante fatiche e oboli. Fidatevi, ai Maya preferisco i miei pettorali, ché a Maometto non s’inchinerà né si scalfirà la mia roccia ancor da “nessuna” sgretolata. Sono uno schiacciasassi che non ama il casino dei mondani, meglio il mulino “bruciato” nelle altissime montagne, ove puoi riscaldarti, abbrustolendo di “seme d’arachidi” una Donna che, come me, non soffre d’aracnofobia.
Sì, mi estraniai “molteplici” secoli fa eh, son secolar di quercia, moltiplicandomi in molte (con)versioni. Tanti, infatti, perlopiù gli infanti, ma anche le loro madri streghissime quanto decrepite, mi diedero per morto. Ah, non son ancor crepate? E dir che gravitaron nelle “VIP”-ere loro “materne” come il grembo delle “sacre” unzioni di così “dotta” presunzione, tanto “attorniata” da un marito “soffritto”, un bisonte bisuntissimo che sarà traghettato da Caronte nelle “corna” dell’Inferno, ove gli “amputeran” le cornee, e ove potrà morder, “mordacissimo”, dei “cremosi” cornetti, tali e qua(g)li(a) alle sue “taglie” di “pizza” in faccia “al taglio(ne)”, farcita come la torta con “ciliegina”, un po’ “soffice” come la sua “panna” da montato, letteralmente in tutti i sen(s)i, che poi si (ri)poserà nell’eterna “brillantezza” focosissima… Ardente come i suoi dentini “feroci”.
Ah, mogli ribellatevi e sbudellatelo, non servitegli più dei budini, ma solo del “burro” piazzato di “tanga” a uno meno smanioso di “percosse”. Gettate in aria le vettovaglie, svestitevi e lavatelo “detersivamente”, a voltaggio “90 gradi” nella lavatrice, depurandolo poi in lavastoviglia se ancor presenta qualche “macchia” da traditor nei sudori “bianchi” fraudolenti. Anche se foste fedifraghe, “fregatelo” e strofinatelo “all’asciutto” coi panni in mutande, impacchettandolo come un panino arrotolato sotto il ponte del Tevere, ove “pontificherà” da impostore ben “impattato” nell’aderenza suicida, “meritevole” di tal “impantanato” d’”acquolina in bocca”.
Plof, che “tuffo”. Se invece voleste offrirgli una seconda possibilità, impegnatevi a cercargli un lavoro “minerario”, parimenti “lucido” come la sua anima “adamantina”, nelle cave dei tufi.
Ora, in tal Domenica ove appunto il Papa farà i “punti” della situazione, predicando dal balcone, si disputerà anche il derby Lazio-Roma, con tutta la Capitale a sperperar i propri capitali d’ultimo biglietto nella “fossa” da bagarini.
Tifan da “leoni” e poi vivon da pecoron’.
In mezzo a tutti, con Totti al sorriso “ricotta”, spunterò io leprotto a gustar l’erbetta dell’Olimpico su formato Russell Crowe, sfoggiando un “doppiaggio” dribblante alla “tenore” Luca Ward, da tenuta fra questi calciatori “mantenuti”.
A Luca, essendo un Santo, preferisco anche per omonimia “martire” De Sando Stefano. Voce ufficiale del Bob De Niro, dopo che Amendola Ferruccio, roco di fettuccine, prima d’espirare dopo tanto desinar’, eh sì, non potè più mantenere Claudio, “l’erede” e pretendente al “trono” di raccomandazione a cui avrei sparato a vista, dunque a testa.
Sì, un pestaggio al “bravo ragazzo”.
De Sando non è un tipo da salmi, ogni Inverno si reca assieme agli orsi per procacciar il salmone. Dà la mano ai suoi “colleghi” irsuti d’egual voce “melodica” e poi, nello scambio di “pesci” cristologici, tira fuori il suo “pezzo forte” dal cilindro: Ma con piassscccerè.
Sì, ogni volta che De Niro s’ingrazia qualcuno, Stefano pronuncia tal battuta di dizione “spiccata” da Pizzo Calabro, località vernacolare nonostante gli allenamenti ad affinar il cavernicolo inguaribile dalla cadenza che fa cascar le palle. Dunque da latte alle ginocchia, anche quando De Niro recita solo con lo Sguardo, scotendo il capo malinconico e muto. Non ha bisogno delle intonazioni del De Sando, delle flessioni del suo diaframma, che ammutinerebbero anche lo spettatore più “partenopeo” che s’accontenta di due frasi “in Croce” molto “alla buona”.
Non è vero che De Niro, da un ventennio a questa parte non ha più interpretato dei capolavori. Siamo noi a vederlo così attraverso la “gola” di De Sando. Ora, obietterete. Ronin fu forse il primo film “del”… Sando.
Sì, recitò alla grande, ma era “alle armi”. Poi, non lo congedammo, “concedendogli” il “superbo lavoro” (s)fatto col resto “di mestiere”. Più che il solito De Niro con la sordina, meglio un sordo che non ascolterà Stefano.
Scusate la digressione, l’ho presa molto alla larga. Di solito, con le donne, bado più al sodo.
Molte mi prendon per stolto, quel che conta è come “glielo” racconti.
Il contorno è già infornato di “patate”. Il loro giudizio a come miscelai gli ingredienti è già tutto “entrato”. Che “preparazioni”.
Quindi, non importa se è andata male, ma come il “senno” delle donne fu “dissennato”. Il “poi” non interessa a “nessuna”. Se raschi il fondo del barile, è perché hai incontrato una “costei” solo balenottera.
Prima annusò la tua canottiera, quindi (pre)tese (non tanto…) solo un “amaro” da caffettiera.
Ecco, la mia brioche amerà solo le albicocche. Che ciocca di capelli…
Che “cioccolato”. Spellami tutto nella colazione “nutriente”.
Ora, a Roma ci saranno tanti amici. Non fate però i mici. Ammiccate senza “fusa”. Eh no, ho stima di voi. Non confondetemi le idee, addentandovi d’ammiccamenti alla signora dell’alt-ro, così “facendo!, miei faceti, v’inimicherete solo di “fusibili” come lo sballato, fuso Diego, e addio il fuoco amicale.
No, mi raccomando, nessuna rissa. Se proprio “dovete”, meglio presentarvi con un “testa-coda” di Ferrari rossa. Isabella con la Boccoli? No, “quelle” meritan solo la mia bocciatura e non saran “imboccate”.
Ah, come? Come dite?
L’incontro non è a Roma, ma a Firenze?
Ho già tracciato un lungo pezzo di strada, non ho più benzina.
Non posso tornare indietro di u–turn. Meglio rimanere Sean Penn con Jennifer Lopez.
A parte gli scherzi, non potrò gustar la (s)cena con voi.
Impegni improrogabili stan “allarmando” un equilibrio che, pianissimo, speriam s’appianerà. Speravo anche di pranzare nel tutti assieme, ma planerò per un’altra (circo)stanza.
Anche se, all’ultimo minuto, potrei catapultare dietro il cameriere a rubargli il dessert.
Sì, non sono mai alla frutta. Salto i pasti arrivando per il cacao che stupisce col suo inaspettato “Ciao”.
Ci sarà ROTOTOM? Non sa, ma glielo dico io. Anni fa, correva l’anno 2006, quella volta fu davvero Roma, monsieur Dying Theatre lo paragonò a Javier Bardem. Volete la verità? ROTO è molto più sexy, d’altra parte la sua compagna è cento volte superiore alla sopravvalutata Cruz. Tal Penélope ti rompe solo il pene, una cozza da indigestione di “spaghetti”.
Poi fa pena come attrice.
Maso, l’organizzatore è strenuo “sostenitore” di Catherine Bell. Ecco, qui ci siamo.
Catherine è meglio della Deneuve. Catherine fu la controfigura, fighissima, della Rossellini ne La morte ti fa bella. Basta “osservarglielo” quando esce dalla piscina, e chi non si bagnerebbe?
Solo Bagni, il commentatore “sportivo” dei cazzi altrui.
Invero, l’incontro non “era” domani, non fu, si “tenne” d’antenna ieri, forse prima, il 10? Quand’è il dieci?
Non so, tu credi al decalogo?
Sì, quando mi tira però mai.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
- SPRINT: Ritorno a Firenze (1966)
- Il bagnino d’inverno (1976)
… ove cova un “cavo elettrico”, non caverai i ragni dal “buco”…
… ma l’osso ti spolperà di costoletta con l’insalata delle acide anoressiche, per una dieta ipocalorica di carnali “sughetti prelibati”, cani di paglia pronti al furore di tutta la rabbia che non fuoriuscì ma di fucile uccise chi lo stuprò, “paglietta” nella stalla ove anche un asino può tramutar in Sylvester Stallon‘, migliorando dalle sue recitazioni “(anti)scolastiche” da “muscolo cresciuto” solo d’anabolizzante fin ad arrivar dove è arrivato d’immedesimazione alle sue origini meno “ambiziose” dunque più vere, cioè a Cop Land, film in cui esibì un trasformismo-“pancetta” alla Bob De Niro autodistruttivo-torello scatenato che poteva (t)esser se un incidente “acustico” non avesse acuito la miopia dei corrotti poliziotti, stimolando il “sordo che non vuol sentire” a far piazza pulita di tutti gli sporchi “giochi d’adulti”, soprattutto “quelli” delle lenzuola di Cathy Moriarty, il cui marito è il “cattivo tenente” Keitel Harvey che, quando si (dis)occupò nel “manico” affil(i)ato ai complotti mafiosetti, “venne” cornificato da Peter Berg, il qual’, “guaglione” di “prosciutton'”, “inserì” piacevolmente in sua assenza, assumendo le “veci” e la voce di Cathy “ripassata” anche se meno passera di “allora”, mentre Annabella Sciorra fece (eh sì, che merda di donna) la gatta morta con lo “sceriffo”, “glielo” illuse accarezzandolo ma poi lo lasciò (in balia del “cervo” più deerhunter e meno tirato, un po’ “tardo, oramai è tardi per far con te Notte tarda”), assieme all’allegra band del Bruce Springsteen a “bersela” tutta… A soppesar i rimpianti e poi optare per Vasco Rossi, negli spari sopra sono per voi.
Sì, la polizia, di quel postaccio d’animaloni, fu sconvolta dal suo tornar alla ribatala alla (re)azione che li ribaltò e, prima che potesse rivelare tutto lo scandalo dei “ribaltoni”, tentarono di storpiarlo del tutto, “stropicciandogli” la faccia nel selciato all’urlo “duro” da “ligi” dittatori della “quiete” da non turb(in)are: – Che cazzo ti sei messo in testa, testone? Hai capito come si sta al Mondo? Devi stare zitto e levarti dalle palle! Non scateniamo guerre a catena. Pigliati quest’altro orecchio “messo male”. Ah, sei già un finto tonto, e ora ti torchiamo, torturiamo, strigliamo, stritoliamo, “striamo” e “stiriamo”, non strillare, non piangere. Ecco il fazzoletto, asciugati le ferite e il naso che cola. Chiara l’antifona nell’Eustachio? La prossima volta, te “lo” stacchiamo… Vuoi fare il tosto e invece devi tornar a casa e spalmare del burro solo sulle fette biscottate, sciocco! Questo è il messaggio, sveltisci il “comprendonio” e tampona la bocca se non vuoi che ti rompiano del tutto i timpani, così non potrai più “campa(na)re”.
Invece, lo Stallone è ‘na capa davvero tosta, ostinatissimo, sì, un testardo. A costo d’esser violentato da tutta la comunità, umiliato, deriso, emarginato, fottuto “a sangue”, spappolato e spacciato-spiaccicato, va avanti con le sue ragioni per far venir fuori tutti i vigliacchi e poter sputtanarli da marcissime merdacce! Come si meritano!
Così, “bucherellato” e nient’affatto “imburrato” da quei burini, non s’arrende e marcia verso casa loro. Mettendo a soqquadro chi non lo inquadrò per “il verso giusto”, con la “messa a fuoco” bugiarda come i chiesaioli ipocriti.
E li ammazza senza batter ciglio, spalleggiato dall’amico Ray Liotta che ebbe una crisi di coscienza, capì tutta la storia di ricatti e “mutismo” indotto, trivellando “doviziosamente” il figlio di puttanazza.
Al che, Sly… anziché esser sbattuto al trattamento psichiatrico per “ingiustificato veder reati e ratti inesistenti” da “schizofrenico-disturbato”, dopo appurate diagnosi alle malsane menti di quei piccoli borghesi “tranquilli” quanto turpi e turlupinanti, riceve il premio Nobel per il coraggio valoroso da lupo.
Invitato come messaggero di pace a redarguire quel “venduto” stramiliardario e maialone che si spaccia da “prete”, Paul David Hewson degli U2, più “artisticamente” noto come “Bono”. Sì, “figo” quanto una grassona che lo “osanna”. Bono piace agli autistici, questo si sa. Solo loro posson “apprezzare” la sua musica che canta nel “coro” di massa.
Sly l’afferra per il bavero da “bravo” e glielo ficca in culo, cantando la melodia del suo peggior beautiful day…
Ad ogni “colpo”, mentre su botte sempre più potenti e “prominenti” spinge…, obbliga il Bono a “intonar” lo sweetest thing.
Poi, sempre con furia detonante, dopo il “suo cavallo del West“, lo consegna alla moral guidance di Clint Eastwood.
Grazie a Ottavio, ho saputo che a Firenze ve “la” siete (s)passata “a bestia”.
Che significa? Non è che vi siete a-r-mati a vicenda?
Scherzo…
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)